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Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,5-19
“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».”

 

 

 

 

TO.11.07.24

 

Intervento fatto al Collegio Carlo Alberto di Torino sulla censura assembleare dell’art.11 del Decreto Capitali

  • E’ sempre positiva una analisi storica democratica.
  • Qui in p.za Arbarello a TORINO c'era la Facolta' di Economia ed ho imparato l’ economia industriale  dal prof Goss Pietro.
  • Che dai 25 anni ho potuto applicare concretamente direttamente con Gianni Agnelli.
  • L’invidia dei docenti di Economia di TORINO per questa mia esperienza  formativa , mi e’ costata 16 anni di blocco per la laurea in Economia a Torino , ottenuta poi in 16 mesi a Novara, a cui e’ seguita una 2^ laurea in giurisprudenza a Torino per riabilitarmi con il prof.Dezzani di Economia e Commercio a Torino. Altri 20 anni mi blocca Economia e Commercio di Torino per l'esame da dottore Commercialista  che poi supero a Roma.
  • A 30 anni proposi a Gianni Agnelli  superFIAT, LA FUSIONE IFI FIAT , che mi chiese di portare a Cuccia, e che Gabetti e Galateri , con cui collaboravo, ed a cui chiesi un aiuto, mi bloccarono.
  • Umberto Agnelli attraverso Boschetti mi propose di rifare la Stilo, ma Morchio si oppose .
  • Muoiono Edoardo Agnelli  Gianni Agnelli  e Umberto Agnelli ,  Gabetti ,attraverso donna Marella e Yaky sceglie Marchionne  che privo di conoscenze automobilistiche, ha lasciato a  Yaky la sola scelta di VENDERE la Fiat che sta progressivamente riducendo la produzione negli stabilimenti italiani.
  • A cui Cirio Urso e Pichetto rispondono rifiutando l’esame del mio PROGETTO H2 PER AUTOTRAZIONE. Lo trovate sul mio sito www.marcobava.it. Mentre DENORA ne REALIZZA uno suo IN LOMBARDIA programmando il più importante stabilimento europeo di elettrolizzatori per produrre H2 , affiancata da  SNAM dopo che se ne parlato nell’assemblea aperta di Snam 1 mese fa, in cui viene convita del futuro della produzione dell’H2 con elettrolizzatori che fara’ appunto con Denora in Lombardia. Ed io prevedo che seguira’ la produzione  delle auto ad H2 in Lombadia invece che in Piemonte , che forse saranno finanziate da Unicredito e S.PAOLO. Queste sono visioni strategiche.
  • Tutto cio’ mentre a Torino ed in Italia il presidente del S.PAOLO ispirando l’art.11 fascista del Decreto capitali, censura, in Italia, unica nel mondo, la democrazia nelle assemblee, pero’ non applicata da Snam che forse non e’ un importante cliente di S.PAOLO.
  • Prof Goss Pietro E’ COSCIENTE dei danni che questa sua censura democratica sta provocando e provocherà rispetto alla storia del paese che avete illustrato ?
  • Perche’ lo sta facendo viste le conseguenze di impoverimento regionale e nazionale ?
  • Qual’e’ il fine ?  il POTERE FINE A SE STESSO come mi risposte anni fa Grande Stevens ?
  • La stessa decadenza si manifesta anche attraverso le assemblee Juventus in cui, anche se non sono state mai chiuse ,  sono stato aggredito 2 volte dallo staff. Tutto cio’ non puo’ che portare alla vendita della Juve come e’ successo per Fiat portando sempre piu’ il Piemonte verso la deriva democratica ed economica.
  • Senza democrazia in economia non ci può essere sviluppo. Siete d’accordo ?                                       Mb

 

 

TO.03.02.23

 

Ill.mo Signor Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera

Ill.mo Capo dello Stato Sergio Mattarella

Ill.mo Presidente del Senato

Ill.mo Presidente della Camera

Ill.ma Presidente del Consiglio

 

In questi giorni e’ in approvazione l’atto della Camera: n.1515 , Senato n.674. - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti" (approvato dal Senato) (1515) .

L’articolo 11 (Svolgimento delle assemblee delle società per azioni quotate) modificato al Senato, consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società. In tale ipotesi, non è consentita la presentazione di proposte di deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato unicamente prima dell’assemblea. Per effetto delle modifiche apportate al Senato, la predetta facoltà statutaria si applica anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione; inoltre, sempre per effetto delle predette modifiche, sono prorogate al 31 dicembre 2024 le misure previste per lo svolgimento delle assemblee societarie disposte con riferimento all’emergenza Covid-19 dal decreto-legge n. 18 del 2020, in particolare per quanto attiene l’uso di mezzi telematici. L’articolo 11 introduce un nuovo articolo 135-undecies.1 nel TUF – Testo Unico Finanziario (D. Lgs. n. 58 del 1998) il quale consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante pagato e designato dalla società. Le disposizioni in commento rendono permanente, nelle sue linee essenziali, e a condizione che lo statuto preveda tale possibilità, quanto previsto dall’articolo 106, commi 4 e 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che ha introdotto specifiche disposizioni sullo svolgimento delle assemblee societarie ordinarie e straordinarie, allo scopo di contemperare il diritto degli azionisti alla partecipazione e al voto in assemblea con le misure di sicurezza imposte in relazione all’epidemia da COVID-19. Il Governo, nella Relazione illustrativa, fa presente che la possibilità di continuare a svolgere l’assemblea esclusivamente tramite il rappresentante designato tiene conto dell’evoluzione, da tempo in corso, del modello decisionale dei soci, che si articola, sostanzialmente, in tre momenti: la presentazione da parte del consiglio di amministrazione delle proposte di delibera dell’assemblea; la messa a disposizione del pubblico delle relazioni e della documentazione pertinente; l’espressione del voto del socio sulle proposte del consiglio di amministrazione. In questo contesto, viene fatta una affermazione falsa e priva di ogni fondamento giuridico: che  l’assemblea ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto da esprimere. Per cui non e’ vero che la partecipazione all’assemblea si riduca, in particolar modo, per gli investitori istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare, all’esito delle procedure adottate in attuazione della funzione di stewardship e tenendo conto delle occasioni di incontro diretto, chiuse ai risparmiatori,  con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Per cui in questo contesto, si verrebbe ad applicare una norma di esclusione dal diritto di partecipazione alle assemblee degli azionisti da parte di chi viene tutelato, anche attraverso il diritto  alla partecipazione alle assemblee dall’art.47 della Costituzione oltre che dall’art.3 della stessa per una oggettiva differenza di diritti fra cittadini azionisti privati investitori che non possso piu’ partecipare alle assemblee e ed azionisti istituzionali che invece godono di incontri diretti privati e riservati con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Il che crea una palese ed illegittima asimmetria informativa legalizzata in Italia rispetto al contesto internazionale in cui questo divieto di partecipazione non sussiste. Anzi gli orientamenti europei vanno da anni nella direzione opposta che la 6 commissione presieduta dal sen.Gravaglia volutamente dimostra di voler ignorare.

Viene da chiedersi perche’ la maggioranza ed il Pd abbiano approvato questo restringimento dei diritti costituzionali ?

Tutto cio’ mentre Elon Musk ha subito una delle più grandi perdite legali nella storia degli Stati Uniti questa settimana, quando l'amministratore delegato di Tesla è stato privato del suo pacchetto retributivo di 56 miliardi di dollari in una causa intentata da Richard Tornetta che ha fatto causa a Musk nel 2018, quando il residente della Pennsylvania possedeva solo nove azioni di Tesla. Il caso è arrivato al processo alla fine del 2022 e martedì un giudice si è schierato con Tornetta, annullando l'enorme accordo retributivo perché ingiusto nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi colleghi azionisti di Tesla.

La giurisprudenza societaria del Delaware è piena di casi che portano i nomi di singoli investitori con partecipazioni minuscole che hanno finito per plasmare il diritto societario americano.

Molti studi legali che rappresentano gli azionisti hanno una scuderia di investitori con cui possono lavorare per intentare cause, afferma Eric Talley, che insegna diritto societario alla Columbia Law School. Potrebbe trattarsi di fondi pensione con un'ampia gamma di partecipazioni azionarie, ma spesso si tratta anche di individui come Tornetta.

Il querelante firma i documenti per intentare la causa e poi generalmente si toglie di mezzo, dice Talley. Gli investitori non pagano lo studio legale, che accetta il caso su base contingente, come hanno fatto gli avvocati nel caso Musk.

Tornetta beneficia della vittoria della causa nello stesso modo in cui ne beneficiano gli altri azionisti di Tesla: risparmiando all'azienda i miliardi di dollari che un consiglio di amministrazione asservito pagava a Musk.

Gli esperti hanno detto che persone come Tornetta sono fondamentali per controllare i consigli di amministrazione. I legislatori e i giudici desiderano da tempo che siano le grandi società di investimento a condurre queste controversie aziendali, poiché sono meglio attrezzate per tenere d'occhio le tattiche dei loro avvocati. Ma gli esperti hanno detto che i gestori di fondi non vogliono mettere a repentaglio i rapporti con Wall Street.

Quindi è toccato a Tornetta affrontare Musk.

"Il suo nome è ora impresso negli annali del diritto societario", ha detto Talley. "I miei studenti leggeranno Tornetta contro Musk per i prossimi 10 anni". Questa e’ democrazia e trasparenza vera non quella votata da maggioranza e Pd.

Infatti da 1 anno avevo chiesto di essere udito dal Senato che mi ignorato nella totale indifferenza della 6 commissione . Mentre lo sono stati sia il recordman professionale dei rappresentanti pagati degli azionisti , l’avv.Trevisan , sia altri ispiratori e sostenitori della modifica normativa proposta. Per cui mi e’ stata preclusa ogni osservazione non in linea con la proposta della 6 commissione del Senato che ha esaminato ed emendato il provvedimento e questo viola i principi di indipendenza e trasparenza delle camera e senato: dov’e’ interesse pubblico a vietare le assemblee agli azionisti per ragioni pandemiche nel 2024 ?

La prova più consistente che tale articolo non ha alcuna ragione palese per essere presentato e’ che sono state di fatto rese permanenti le misure introdotte in via temporanea per l’emergenza Covid-19 In sintesi, il menzionato articolo 106, commi 4 e 5 - la cui efficacia è stata prorogata nel tempo e, da ultimo, fino al 31 luglio 2023 dall’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 - prevede che le società quotate possano designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante designato, previsto dall'articolo 135-undecies TUF, anche ove lo statuto preveda diversamente; inoltre, la medesima disposizione consente alle società di prevedere nell’avviso di convocazione che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale potevano essere conferite deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF. L'articolo 135-undecies del TUF dispone che, salvo diversa previsione statutaria, le società con azioni quotate in mercati regolamentati designano per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono conferire, entro la fine del secondo giorno di mercato aperto precedente la data fissata per l'assemblea, anche in convocazione successiva alla prima, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole proposte in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto, è sempre revocabile (così come le istruzioni di voto) ed è conferita, senza spese per il socio, mediante la sottoscrizione di un modulo il cui contenuto è disciplinato dalla Consob con regolamento. Il conferimento della delega non comporta spese per il socio. Le azioni per le quali è stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini della regolare costituzione dell'assemblea mentre con specifico riferimento alle proposte per le quali non siano state conferite istruzioni di voto, le azioni non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per l'approvazione delle delibere. Il soggetto designato e pagato come rappresentante è tenuto a comunicare eventuali interessi che, per conto proprio o di terzi, abbia rispetto alle proposte di delibera all’ordine del giorno. Mantiene altresì la riservatezza sul contenuto delle istruzioni di voto ricevute fino all'inizio dello scrutinio, salva la possibilità di comunicare tali informazioni ai propri dipendenti e ausiliari, i quali sono soggetti al medesimo dovere di riservatezza. In forza della delega contenuta nei commi 2 e 5 dell'articolo 135-undecies del TUF la Consob ha disciplinato con regolamento alcuni elementi attuativi della disciplina appena descritta. In particolare, l'articolo 134 del regolamento Consob n. 11971/1999 ("regolamento emittenti") stabilisce le informazioni minime da indicare nel modulo e consente al rappresentante che non si trovi in alcuna delle condizioni di conflitto di interessi previste nell'articolo 135-decies del TUF, ove espressamente autorizzato dal delegante, di esprimere un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni nel caso si verifichino circostanze di rilievo, ignote all'atto del rilascio della delega e che non possono essere comunicate al delegante, tali da ARTICOLO 11 42 far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse conosciute, avrebbe dato la sua approvazione, ovvero in caso di modifiche o integrazioni delle proposte di deliberazione sottoposte all'assemblea. Più in dettaglio, per effetto del comma 4 dell'articolo 106, le società con azioni quotate in mercati regolamentati possono designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante al quale i soci possono conferire deleghe con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno, anche ove lo statuto disponga diversamente. Le medesime società possono altresì prevedere, nell’avviso di convocazione, che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF, che detta le regole generali (e meno stringenti) applicabili alla rappresentanza in assemblea, in deroga all’articolo 135-undecies, comma 4, del TUF che, invece, in ragione della specifica condizione del rappresentante designato dalla società, esclude la possibilità di potergli conferire deleghe se non nel rispetto della più rigorosa disciplina prevista dall'articolo 135-undecies stesso. Per effetto del comma 5, le disposizioni di cui al comma 4 sono applicabili anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione e alle società con azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante. Le disposizioni in materia di assemblea introdotte dalle norme in esame non sono state approvate dal M5S il cui presidente , avv.Conte, aveva introdotto tali norme esclusivamente per il periodo Covid. Per cui l’articolo 11 in esame, come anticipato, introduce un nuovo articolo 135- undecies.1 nel Testo Unico Finanziario, ai sensi del quale (comma 1) lo statuto di una società quotata può prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società, ai sensi del già illustrato supra articolo 135-undecies. A tale rappresentante possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell'articolo 135-novies, in deroga all'articolo 135-undecies, comma 4. La relativa vigilanza è esercitata, secondo le competenze, dalla Consob (articolo 62, comma 3 TUF e regolamenti attuativi) o dall’Autorità europea dei mercati finanziari – ESMA.

L’ESMA non e’ stata mai sentita dal sen.Gravaglia su questo articolo mentre la Consob ha espresso parere contrario che sempre lo stesso ha ignorato. Ma i soprusi non finiscono qui : il comma 3 del nuovo articolo 135-undecies.1 chiarisce che, nel caso previsto dalle norme in esame. il diritto di porre domande (di cui all’articolo 127-ter del TUF) è esercitato unicamente prima dell’assemblea. La società fornisce almeno tre giorni prima dell’assemblea le risposte alle domande pervenute. In sintesi, ai sensi dell’articolo 127-ter, coloro ai quali spetta il diritto di voto possono porre domande sulle materie all'ordine del giorno anche prima dell'assemblea. Alle domande pervenute prima dell'assemblea è data risposta al più tardi durante la stessa. La società può fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso contenuto. L’avviso di convocazione indica il termine entro il quale le domande poste prima dell'assemblea devono pervenire alla società. Non è dovuta una risposta, neppure in assemblea, alle domande poste prima della stessa, quando le informazioni richieste s

 

iano già disponibili in formato "domanda e risposta" nella sezione del sito Internet della società ovvero quando la risposta sia stata pubblicatma 7, del TUF relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti. Per effetto delle norme introdotte, al di là delle disposizioni contenute nell’articolo in esame che vengono rese permanenti (v. supra), sono prorogate al 31 dicembre 2024 tutte le altre misure in materia di svolgimento delle assemblee societarie – dunque non solo quelle relative alle società quotate – previste nel corso dell’emergenza Covid-19. Questo che e’ un capolavoro di capziosità di un emendamento della sen.Cristina Tajani PD , ricercatrice e docente universitaria, di indifferenziazione parlamentare negli obiettivi : dal momento che le misure previste dall’art.11 in oggetto prevedono per essere applicabili il loro recepimento statutario, lo stesso viene ottenuto nel 2024 per ragioni di Covid,  con il rappresentante pagato , che ovviamente non porrà alcuna opposizione neppure verbale.

Illustri Presidenti se questa non e’ una negazione degli art.47 e 3 della Costituzione,  contro la democrazia e trasparenza societaria , cos’e ?

Al termine di questa mia riflessione vorrei capire se in questo nostro paese esiste ancora uno spazio di rispettosa discussione democratica o di tutela giuridica nei confronti di una decisione arbitraria di una classe dirigente qui’ palesemente opaca.

Confido in una vs risposta costruttiva di rispetto della libertà progressista di un paese evoluto ma stabile e garante nei diritti delle minoranze . Anche perché quello che ho anticipato con Edoardo Agnelli sul futuro della Fiat dal 1998 in poi si e’ tristemente avverato, e solo oggi, forse,  e’ diventato di coscienza comune ,  anche se a me e’ costato pesanti ritorsioni personali da parte degli organi di polizia e giustizia torinese e della Facolta’ di Economia Commercio di Torino . Ed ad Edoardo Agnelli la morte. Non e’ impedendomi di partecipare alle assemblee che Fiat & C ritorneranno in Italia, perché nel frattempo non esistono più a causa anche di chi a Torino e Roma gli ha concesso di fare tutto quello che di insensato hanno fatto dal 1998 in poi anche contro se stessi oltre che i suoi lavoratori ed azionisti, calpestando brutalmente chi osava denunciarlo pubblicamente nel tentativo, silenziato, di fermare la distruzione di un orgoglio e una risorsa nazionale. Giugiaro racconta che quando la Volkswagen gli chiese di fare la Golf gli presento’ la Fiat 128 come esempio inarrivabile. Oggi Tavares si presenta in Italia come il nuovo Napoleone , legittimato da Yaky e scortato dalla DIGOS per difenderlo da Marco BAVA che vorrebbe solo documentargli che l’industria automobilistica italiana ha una storia che gli errori di 3 persone non debbono poter cancellare. Anche se la storia finora ha premiato chi ha consentito il restringimento dei diritti in questo paese la frana del futuro travolgerà tutti.

Basta chiederlo a Montezemolo che tutto questo lo sa e lo ha vissuto direttamente.

 

UNA ATTUALIZZAZIONE DEL:

DISCORSO DEL 30.05.1924
Giacomo Matteotti
Matteotti: «Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919».
Voci: «Non è vero! Non è vero! » .
Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno: «Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi! » .
Matteotti: «Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero, sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori, interruzioni)».
Finzi: «Non è così! » .
Matteotti: «Porterò i giornali vostri che lo attestano».
Finzi: «Lo domandi all'onorevole Merlin che è più vicino a lei! L'onorevole Merlin cristianamente deporrà».
Matteotti: «L'on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui nell'assemblea? (Rumori a destra)».
Teruzzi: «È ora di finirla con queste falsità».
Matteotti: «L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell'onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all'oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)».
Una voce "Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)".
Matteotti: «Allora rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono all'estrema sinistra)».
Presidente: «Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve, e concluda».
Matteotti: «L'Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per improvvisazione, e che mi limito...».
Voci: «Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti! » .
Gonzales: «I fatti non sono improvvisati! » .
Matteotti: «Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell'Assemblea... (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell'opposizione costituzionale, l'onorevole Amendola, e che fu impedita... (Oh, oh! – Rumori)».
Voci da destra: «Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d'accordo tutti! » .
Matteotti: «Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta elasticità! » .
Greco: «Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti».
Matteotti: «L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città.. .».
Presutti: «Dica bande armate, non corpi armati! » .
Matteotti: «Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!» .
Voci di destra: «Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)».
Farinacci: «Vi abbiamo invitati telegraficamente! » .
Matteotti: «Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche dell'avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che "qualcuno di noi ha provocato" e come "in seguito a provocazioni" i fascisti "dovettero" legittimamente ritorcere l'offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)».
Voci da destra: «L'avete studiato bene! » .
Pedrazzi: «Come siete pratici di queste cose, voi! » .
Presidente: «Onorevole Pedrazzi! » .
Matteotti: «Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni! » .
Voci a destra: «Avevano paura! » .
Turati Filippo: «Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano i briganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)».
Una voce: «Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato».
Turati Filippo: «Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a sinistra, rumori a destra)».
Presidente: «Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti! » .
Matteotti: «Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! » (Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)
Presidente: «Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevole Rossi...».
Matteotti: «Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)».
Casertano, presidente della Giunta delle elezioni: «Chiedo di parlare».
Presidente: «Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta delle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta».
Matteotti: «Onorevole Presidente! . ..».
Presidente: «Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di continuare, ma prudentemente».
Matteotti: «Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente! » .
Presidente: «Parli, parli».
Matteotti: «I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori. Interruzioni)».
Presidente: «Facciano silenzio! Lascino parlare! » .
Matteotti: «Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l'indomani o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero (Commenti)».
Una voce "Erano disoccupati! ".
Matteotti: «No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li boicottate».
Voci da destra: «E quando li boicottate voi? » .
Farinacci: «Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco! » .
Matteotti: «Uno dei candidati, l'onorevole Piccinini, al quale mando a nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)».
Voci: «E Berta? Berta!».
Matteotti: «Conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il destino suo all'indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni. (Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanzie più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal partito dominante – risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l'unica garanzia possibile, l'ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo, l'unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo – e l'onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere – fu data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati dall'opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza – con questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni».
Una voce a destra: «Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti! » .
Matteotti: «Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l'Italia è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate all'ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la "regola del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò eccellente».
Finzi: «Evidentemente lei non c'era! Questo metodo non fu usato! » .
Matteotti: «Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato».
Finzi: «Lo provi».
Matteotti: «In queste regioni tutti gli elettori».
Ciarlantini: «Lei ha un trattato, perché non lo pubblica? » .
Matteotti: «Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose. Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)».
Suardo: «L'onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula. (Rumori – Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)».
Teruzzi: «L'onorevole Suardo è medaglia d'oro! Si vergogni, on. Matteotti». (Rumori all'estrema sinistra).
Presidente: «Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell'Italia prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onore di essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo».
Torre Edoardo: «Basta, la finisca! (Rumori, commenti). Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento! (Commenti – Rumori)».
Voci: «Vada in Russia! »
Presidente: «Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della nuova Italia contro l'oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all'estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (Rumori)... per queste ragioni noi domandiamo l'annullamento in blocco della elezione di maggioranza. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni».
Terminato così il suo intervento, Matteotti dice ai suoi compagni di partito: «Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me». —

 

 

 

LO SFASCIO DI JAKY-MARCHIONNE:

 

https://www.la7.it/100minuti/rivedila7/100-minuti-autostop-30-04-2024-539867

 

Cara Giovanna Boursier

Ho visto il suo ottimo servizio ben documentato e non di parte .

La storia della targa della Ferrari Testarossa  grigia cabrio di GA che stava nel garage di Frescot entrando sulla destra e' che io come azionista Ifi l'avevo trovata nelle immobilizzazioni, chiesi a GA che ci stava a fare e lui la fece reimatricolare a suo nome con quella targa. Non la usava perche' mi disse che la trovava scomoda e preferiva le Fiat. L'uso' Giovanni Alberto Agnelli che ebbe un'incidente sulla Torino-Milano. Così mi disse Edoardo a cui il padre non la fece mai guidare. Edoardo aveva le Ferrari  in uso direttamente da Enzo Ferrari.

Chi sta chiudendo la Marelli e'  KKR che vorrebbe comprare la rete Tim pagandola 6 volte il suo valore come Enimont quando fu venduta da Gardini ad Eni.

A Carlo De Benedetti avevo proposto di acquisire la Fiat prima che arrivasse Marchionne, mi ha riso al TELEFONO.

Bianca Carretto forse dimentica che prima della Peugeot la Fiat fu offerta da Jaky a Renault a cui l'ho fatta saltare grazie a Nissan. Infatti poi i rapporti fra Nissan e Renault sono cambiati.

Poi Peugeot ha pagato la Fiat 2,9 miliardi rispetto ai 5 richiesti perché non c'era nessuno che volesse comprare FIAT.

Non e' vero che Marchionne ha saputo gestire la Fiat. Non capiva nulla di auto. Infatti non ha investito su LANCIA , come invece sta facendo Tavares. Maserati in 5 anni non poteva fare concorrenza a Porsche  che investe da 50 anni ! 

Marchionne non ha mai saputo scegliere un 'auto nelle presentazioni, chiedeva di farlo a chi lo avrebbe dovuto assistere !

La chimera del progetto fabbrica italiana ve la siete dimenticata tutti ?

Come le condanne per atteggiamento antisindacale a cui è stato condannato piu' volte Marchionne ?

Come De Benedetti non ne capisce nulla di computer visto che aveva il padre del Surface con Quaderno e ne' lui ne' Passera lo hanno capito.

Infatti il progetto della 500 elettrica e' sbagliato e voluto da Marchionne e realizzato da Jaky  investendo tanti soldi .

Proposte d'investimento agli Agnelli e De Benedetti vengono fatte da sempre da chi guadagna le commissioni, per cui quello che fa Jaky lo facevano anche Gabetti ed altri a NY con IFINT.

Inoltre i rapporti diretti internazionali sono tantissimo. Io in un we a Garavicchio a casa di Carlo Caracciolo mi sono trovato in piscina ed a tavola con il marito di Margherita, Giovanni Alberto, Edoardo e Carlo Caracciolo che mi ha chiesto come poteva difendersi da Carlo De Bebedetti. Io gli suggerii di entrare in Cofide e lui lo fece. 3 mesi dopo GA, dandomi il 5,  mi soprannominò in pubblico Mark Spitz,  per comunicarmi che sapeva tutto .

Il patrimonio di Gianni Agnelli io lo stimo in 100 miliardi , con dei parametri approvati da Grande Stevens, per cui a MARGHERITA hanno dato l'1%.

Il patrimonio di G.A lo gestivano Gabetti e Bormida.

Margherita e' come sua madre , prende tempo per allargarsi . Edoardo no infatti e' stato ucciso perche' non voleva rinunciare ai suoi diritto ereditari sulla Dicembre, a cui il Pm di Mondovi, Bausone non credeva , quando glielo dissi 2 giorni dopo l'omicidio di Edoardo.

L'ex Bertone finirà come Termoli.

IL RESTO glielo allego come anticipazione di un libro che forse uscira'.

La proposta del Marocco e' stata fatta ai fornitori gia' a Torino all'Hotel Ambasciatori nelle stesse ore in cui a 200 metri all'Hotel Concorde c'era il ministro Pichetto, a cui l'ho detto senza ricevere alcuna risposta, come per la mia proposta del progetto dell'H2 per autotrazione che rilancerebbe l'intera economia nazionale, produzione auto compresa che allego.

Tenete conto che dietro ogni persona c'e' un uomo nero, quello di Jaky per me e' a voi noto :Griva.

Resto a Sua disposizione per ogni chiarimento e documentazione,

Buon lavoro.

Marco BAVA

 

"L'Avvocato voleva adottare John Il controllo della Dicembre non cambia"
Jennifer Clark
"

Il libro
Così su La Stampa
Un rapporto difficile, quello dei tre fratelli Elkann con la madre Margherita, un problema «nato ben prima che lo scontro arrivasse nelle aule dei tribunali». Jennifer Clark, giornalista, già caporedattrice per l'Italia di Dow Jones dopo le esperienze a Bloomberg e Reuters, ha seguito per anni le vicende degli Agnelli. Recentemente ha pubblicato per Solferino "L'ultima dinastia" sulla loro saga famigliare.
Clark, in una intervista ad Avvenire John Elkann parla per la prima volta di "un clima di violenza fisica e psicologica" subìto da lui e dagli altri due fratelli Elkann da parte della madre. Da dove nasce, secondo lei, quella tensione?
«Per scrivere il libro ho parlato a lungo con gli esponenti della famiglia, a partire da John. Il problema dei figli Elkann con la madre viene da lontano perché, in un certo senso, è la conseguenza dei problemi di Margherita ed Edoardo con i genitori, in particolare con il padre, l'Avvocato».
Lei scrive che Gianni Agnelli era un padre poco affettuoso. Che rapporto c'è tra questo e lo scontro di Margherita con i tre figli Elkann?
«Lo squilibrio diviene palese quando Margherita divorzia da Alain Elkann e si risposa con Serge de Phalen. Due mondi quasi opposti: dallo scrittore parigino bohemien al nobile russo che sogna il ritorno della grande Russia dei Romanov. Margherita si converte alla religione ortodossa. Inizia a dipingere icone. E vorrebbe che diventassero ortodossi anche John, Lapo e Ginevra. Li costringe a dire le preghiere e a partecipare ai campi estivi dei nostalgici zaristi in Francia che ogni mattina li fanno assistere all'alza bandiera con lo stendardo imperiale dell'aquila a due teste. I figli del secondo matrimonio sono russi a tutti gli effetti e vivono a loro agio in quel mondo. I figli Elkann no. A questo punto intervengono i nonni».
In che modo?
«Chiamando sempre più spesso i tre nipoti a trascorrere lunghi periodi con loro. Per sottrarli a quel mondo estraneo. Per questo John dice oggi che è stata decisiva per lui e i fratelli la protezione dei nonni. Ma questo ha finito per rendere i rapporti tra Margherita e i suoi genitori ancora più difficili».
Il nonno aveva dato ai nipoti l'affetto che era mancato alla figlia come se l'affettività avesse saltato una generazione?
«Esattamente. Il rapporto tra i nipoti e il nonno è diventato sempre più stretto al punto che un giorno l'Avvocato accarezzò l'idea di adottare John. Come si sa poi non se ne fece nulla».
Se i rapporti erano tanto tesi perché allora, alla morte dell'Avvocato, Margherita accettò di rinunciare alle quote della Dicembre in cambio di denaro?
«Lei ha sempre sostenuto di averlo fatto nel tentativo di riportare la pace in famiglia. È anche vero che conosceva l'atto notarile con cui l'Avvocato, fin dal 1999, consegnava a John la gestione della Dicembre e quindi deve avere pensato che, persa la partita per il potere, tanto valeva giocarsi quella del denaro. Del resto, quell'atto del '99 era stato firmato da tutti i familiari, anche da lei».

NON E' VERO : EDOARDO NON LO HA MAI FIRMATO. PER QUESTO LO HANNO UCCISO. Mb
Lei ha poi tentato, e lo sta facendo ancora oggi, di rimettere in discussione quella scelta…
«Certo e questo è uno dei nodi delle cause legali. Ma la scelta di non partecipare alla Dicembre ha finito per isolare ancora di più Margherita. Si diceva che avesse confidato a Lupo Rattazzi le sue perplessità su futuro della Fiat: "Rischia di fare la fine della Parmalat". Erano gli anni in cui il fallimento della Parmalat aveva fatto molto rumore. Come se lei avesse scelto di scendere dalla nave nel momento di massima difficoltà dell'azienda. Già nel 2004, al matrimonio di John e Lavinia, la presenza di Margherita era stata incerta fino all'ultimo».
Da allora in poi la frattura si è andata allargando. Le battaglie in tribunale contro la madre Marella e ora contro i figli Elkann hanno aggravato la situazione. Quali conseguenze potranno avere secondo lei?
«Dal punto di vista della governance della Dicembre, la società che controlla la Giovanni Agnelli e, per il tramite di questa, Exor non credo che ci potranno essere conseguenze. L'atto notarile del 1999 non lascia scampo. Diverso è il discorso se passiamo dalla governance alle quote. È in teoria possibile che, se venisse accolta la tesi dei legali di Margherita, si riconosca il diritto della figlia di Gianni Agnelli ad avere la sua quota di legittima e dunque un pacchetto di azioni della Dicembre. Ma non credo proprio che questo impedirebbe a John di governare come fa oggi».

Si perché perderebbe il controllo in quanto il 75% passerebbe a Margherita ed il 25% Jaky 20% . Mb

 

 

 

 

 

TAVARES E  JAKY NEL 23

 

Un compenso da 36,5 milioni è adeguato per il ceo di una società capace di generare 18,6 miliardi di profitti e di versare ai soci quasi 8 miliardi? Per i proxy advisor […] no. In vista dell’assemblea del 16 aprile, […] Glass Lewis e Iss hanno raccomandato agli azionisti di Stellantis di votare contro gli stipendi percepiti […] dai manager del gruppo.



A loro giudizio, la paga del ceo Carlos Tavares è «eccessiva»: vale 518 volte il salario medio dei dipendenti di Stellantis che, intanto, sta attuando massicci piani di esuberi […].



[…] Iss ha criticato anche il benefit da 430 mila euro accordato al presidente John Elkann che ha potuto utilizzare l’aereo aziendale per scopi personali. I suggerimenti dei proxy sono di norma accolti dai fondi internazionali. Se al loro si aggiungesse il «no» del governo francese, socio di Stellantis al 9,9%, la relazione sui compensi potrebbe incorrere in una sfiducia. Dal valore consultivo, è vero; ma fortemente simbolico.

 

 

IL 10.12.23 PROGRAMMA TELEVISIVO SU L'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI SU  PIAZZA LIBERTA', il programma di informazione condotto da Armando Manocchia,  su BYOBLU CANALE 262 DT CANALE

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

https://www.youtube.com/watch?v=ej0LPowV9YI

 

OSSERVAZIONI

  1. IL GRANDE AMICO DI EDOARDO CON CUI FECE VIAGGI ERA LUCA GAETANI
  2. EA NON FECE MAI NESSUNA CESSIONE DEI SUOI DIRITTI EREDITARI
  3. NE' EBBE ALCUN DISSIDIO CON GIOVANNI ALBERTO AGNELLI, DA CUI SOGGIORNAVA ANDANDO E TORNANDO DA GARAVICCHIO.
  4. INFATTI QUANDO CI FU L'EPISODIO DEL KENIA FU GIOVANNI ALBERTO AGNELLI AD ANDARLO A TROVARE.
  5. I LEGAMI CON LA SORELLA MARGHERITA NON EERANO STRETTI COME QUELLI CON I CUGINI LUPO RATTAZZI ED EDUARDO TEODORANI FABBRI. INFATTI NON ESISTONO LETTERE FRA EDOARDO E MARGHERITA .
  6. DEL CAMBIO DELLA SUCCESSIONE DA GIOVANNI ALBERTO A JAKY EA LO HA SAPUTO DALLA MADRE CHE NE HA CONVITO GIANNI PER NON PERDERE I PRIVILEGI DELLA PRESIDENZA FIAT,
  7. L'INTERVISTA AL MANIFESTO FU PROPOSTA DA UN GIORNALISTA DI REPUBBLICA PERCHE' LUI L'AVREBBE VOLUTA FARE MA NON GLIELO PERMETTEVANO.
  8. NON CI SONO PROVE CHE EA FOSSE DEPRESSO,
  9. LA PATENTE DI EA LA TENEVA LA SCORTA E NON ERA SUL CRUSCOTTO MA NEL CASSETTO DELLA CROMA EX DELL'AVVOCATO CON MOTORE VOLVO E CAMBIO AUTOMATICO, NON BLINDATA.
  10. LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI EA SONO TUTT'ORA APERTE PRESSO LA PROCURA DI CUNEO.

 

 

GRIVA QUANDO ENTRA IN SCENA ?

L’IMPERO DI FAMIGLIA: ECCO PERCHÉ ADESSO RISCHIA DI CROLLARE TUTTO

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano”

È l’attacco al cuore di un mito: quello degli Agnelli. E a pagarne le conseguenze più dure potrebbe essere lui, l’erede che non porta più quel cognome, John Elkann.
A rischio di veder messo in ballo il ruolo che suo nonno gli aveva assegnato: la guida dei tesori di famiglia. Tutto passa per la Svizzera, dove Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, ha sempre dichiarato di avere la residenza sin dagli anni 70.
E con la cui legge successoria ha poi regolato i conti con la figlia: per escludere Margherita dalla propria eredità e, soprattutto, permettere al nipote di diventare il nuovo capo della dinastia.
[…] quella residenza […] ora piomba nell’inchiesta per frode fiscale della Procura di Torino. E i pm hanno poteri di accertamento rapidi e quasi immediati […]. Vediamo, punto per punto, che cosa c’è e che cosa indica quel documento e come potrebbe segnare i clamorosi sviluppi delle indagini.



1) La residenza svizzera. È decisiva: per stabilire se sono validi sia l’accordo e il patto firmati da Marella con la figlia a Ginevra nel 2004, sulla successione dell’avvocato e sulla sua, sia il testamento e le due aggiunte con i quali ha indicato come eredi i nipoti John, Lapo e Ginevra.
E infine per accertare la possibile evasione fiscale sul suo patrimonio. Trevisan spiega che la vedova dell’avvocato, dal 2003 sino alla morte nel 2019, non ha mai vissuto in Svizzera i 180 giorni all’anno necessari per poter mantenere quel diritto. “Ha trascorso ogni anno, in media, oltre 189 giorni in Italia, 94 in Marocco e solo circa 68 in Svizzera”. Se tutto saltasse, Margherita tornerebbe in campo nel controllo dell’impero Agnelli.



2) Gli “espedienti” sulla residenza. Il legale indica anche le presunte mosse per mascherare la permanenza di Marella in Italia. […] “Occorreva non far risultare intestate a Marella Caracciolo le utenze degli immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro... Un appunto del commercialista Gianluca Ferrero suggeriva che non fossero a lei riconducibili né dipendenti né animali, facendo risultare che i domestici fossero alle dipendenze di Elkann […]”.



3) Il personale delle ville. La ricostruzione di Trevisan […] sembrerebbe confermare i “consigli” di Ferrero. I magistrati […] stanno […] ascoltando le testimonianze di chi gestiva le residenze di famiglia. Il legale di Margherita ha contato oltre 30 dipendenti […]. I contratti erano intestati formalmente a Elkann, ma loro erano sempre al servizio della nonna.

4) I testamenti, veri o falsi. Nell’esposto, Trevisan affida alla Procura […] il compito di esaminare l’autenticità del testamento di Marella Caracciolo e delle due “aggiunte”, redatti dal notaio svizzero Urs von Grunigen. […] il legale aveva già sostenuto che, secondo due diverse perizie grafiche, almeno nella seconda “aggiunta” la firma della signora “appare apocrifa, con elevata probabilità”. Giovedì pomeriggio, la Guardia di Finanza si è presentata alla Fondazione Agnelli, proprio per acquisire vecchi documenti firmati da Marella e confrontare le firme.



5) Le fiduciarie di famiglia. Le Fiamme Gialle hanno anche prelevato migliaia e migliaia di pagine e documenti legati a quattro diverse fiduciarie, tutte citate nell’esposto di Trevisan. Due di esse, la Simon Fiduciaria e la Gabriel Fiduciaria facevano riferimento, un tempo, all’avvocato Franzo Grande Stevens e oggi sono state assorbite nella Nomen Fiduciaria della famiglia Giubergia e nella banca privata Pictet di Ginevra.
Che cosa può nascondersi in quegli “scrigni” votati alla riservatezza? Due cose, entrambe importanti. La prima […] riguarda il fatto se in esse sia potuto transitare denaro proveniente da 16 società offshore delle Isole Vergini britanniche, tutte intestate o a Marella Agnelli o a “membri della famiglia”, come la “Budeena Consulting Inc.” che, da sola, aveva in cassa 900 milioni dollari.
La seconda riguarda la possibilità che gli inquirenti possano trovare le tracce degli scambi azionari, tra la nonna e i nipoti, della “Dicembre”, la società semplice creata dall’avvocato nel 1984 per custodire il tesoro di famiglia e che oggi consente a John Elkann di gestire, a cascata, i 25,5 miliardi di patrimonio della holding Exor.


2. INCHIESTA ELKANN: LA GDF A CACCIA DI SOCIETÀ OFFSHORE

Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto quotidiano”

IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME

Margherita Agnelli […] dà la caccia ai capitali offshore di famiglia, che le sarebbero stati occultati nell’accordo sull’eredità. La Procura di Torino cerca i redditi, potenzialmente enormi, che sarebbero stati occultati al Fisco, attraverso fiduciarie collegate a paradisi fiscali.

Questi due interessi potrebbero convergere se cadesse il baluardo che finora ha protetto la successione della dinastia più potente d’Italia: la presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e madre di Margherita. Se saltasse questo cardine, le autorità italiane potrebbero contestare reati tributari e sanzioni fiscali agli Elkann, e questa storia, come una valanga, potrebbe travolgere anche i contenziosi civili sull ’eredità, aperti in Svizzera e in Italia.

Sono tre gli indagati nell’in chiesta condotta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: Gianluca Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e presidente della Juventus; Robert von Groueningen, amministratore dell’eredità di Marella Agnelli (morta nel 2019); John Elkann, nipote di Marella, presidente di Stellantis ed editore del gruppo Gedi.

L’ipotesi è di concorso in frode fiscale e in particolare di dichiarazione infedele al Fisco per gli anni 2018-2019. In base all’intesa sulla successione di Gianni Agnelli nel 2004 […] Margherita accetta l’estromissione dalle società di famiglia in cambio di 1,2 miliardi; ottiene l’usufrutto su vari beni immobiliari e si impegna a versare alla madre Marella un vitalizio mensile da 500 mila euro. Di questi soldi non c’è traccia nei 730, da cui mancano in altre parole 8 milioni di euro (3,8 milioni di tasse).

Il perché gli investigatori si concentrino su quel biennio è presto detto: per chi indaga Marella Caracciolo, malata di Parkinson, era curata in Italia. La Procura ritiene che passasse gran parte del tempo a Villa Frescot, a Torino, oltre 183 giorni l’anno, la soglia dopo la quale il Fisco ritiene probabile che una residenza estera sia fasulla. Per questo ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino […] ha sentito sei testimoni vicini alla famiglia: personale che di fatto lavorava al servizio di Marella, ma che era stato assunto dopo la morte del nonno da John Elkann o da società a lui riconducibili, un artificio che avrebbe rafforzato la tesi della residenza estera della nonna.

Questo è l’anello che mette nei guai l’erede della casata. Per i pm il commercialista Ferrero avrebbe disposto le dichiarazioni dei redditi infedeli, mentre l’esecutore testamentario svizzero le avrebbe controfirmate.

Ci sono inoltre le indagini commissionate da Margherita Agnelli all’investigatore privato Andrea Galli, confluite in un esposto in mano alla Procura. Lo 007 ha ricostruito le spese nella farmacia di Lauenen, villaggio nel cantone di Berna in cui sulla carta viveva Marella Caracciolo: dalle fatture fra il 2015 e il 2018 emergerebbe che le spese mediche coprivano il solo mese di agosto. […]

GLI INQUIRENTI cercano di ricostruire il flusso di redditi, la riconducibilità dei patrimoni e documenti originali in grado di verificare la validità delle firme sui testamenti. Se dovesse essere rimessa in discussione la residenza di Marella, si aprirebbe un nuovo scenario: il Fisco potrebbe battere cassa e contestare mancati introiti milionari per Irpef, Iva, successione e Ivafe (tassa sui beni esteri). Gli Elkann sono pronti a difendersi dalle accuse, e hanno sempre contestato la ricostruzione di Margherita.

 

 

DOPO 25 ANNI MARGHERITA HA PENSATO AI FRATELLI DI YAKY, LAPO E GINEVRA , COME GLI AVEVA DETTO EDOARDO:

Margherita Agnelli vuole costringere per via giudiziaria i suoi tre figli Elkann a restituire i beni delle eredità di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (2019).

Un’ordinanza della Cassazione pubblicata a gennaio mette in fila, sintetizzando i «Fatti in causa», le pretese della madre di John Elkann nella sua offensiva legale. Il punto d’arrivo è molto in alto nel sistema di potere dei figli: l’assetto della Dicembre, la cassaforte (60% John e 20% ciascuno Lapo e Ginevra Elkann) azionista di riferimento dell’impero Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Cnh ecc. (35 miliardi).


[…] La Corte suprema nella sua ordinanza si occupa di una questione tecnica laterale, annullando parzialmente […] la decisione del tribunale di Torino di sospendere i lavori in attesa dei giudici svizzeri. […] la Cassazione […] sintetizza in modo neutrale le richieste di Margherita e cioè, innanzitutto, «che sia dichiarata l’invalidità o l’inefficacia del testamento della madre».



E dunque «che sia aperta la successione legittima, sia accertata in capo all’attrice (Margherita ndr) la sua qualità di unica erede legittima della madre, sia accertata la quota della quale la madre poteva disporre e […] sia accertata la lesione della quota di riserva a essa spettante». A questo punto ci deve essere «la conseguente reintegra della quota mediante riduzione delle donazioni, anche dirette e dissimulate, e condanna dei convenuti (gli Elkann, ndr) alle restituzioni».

Il tema delle donazioni è fondamentale perché potrebbero essere i «mattoni» con cui si è costruita la governance a trazione John nella Dicembre. Margherita «in ogni caso ha chiesto la dichiarazione della sua qualità di erede del padre (...) e la condanna dei convenuti a restituire i beni dell’eredità del padre».



La manovra legale è dunque tesa ad azzerare tutto, proiettando Margherita nel ruolo di unica erede legittima della madre. E nell’eventuale riconteggio dell’eredità materna entrerebbero le donazioni anche «indirette e dissimulate».



JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO

Nella costruzione dell’attuale assetto della Dicembre con John al comando sono state decisive alcune transazioni con la nonna Marella dopo la morte (2003) di Gianni Agnelli. Secondo i figli de Pahlen, […] per il calcolo della quota legittima, nel perimetro ereditario della nonna Marella dovrebbe entrare anche il «75% della Dicembre, per il caso in cui si accertasse la simulazione degli atti di compravendita, il cui valore è stimato in euro 3 miliardi». Sostengono anzi che la nonna abbia «effettuato donazioni delle partecipazioni della Dicembre al nipote John per (...) circa 3 miliardi».



John Elkann e la madre Margherita entrano nella cassaforte come soci nel 1996, con Gianni Agnelli al comando. Nel ’99 l’Avvocato modifica lo statuto e detta il futuro: «se manco o sono impedito — è il senso — tutti i poteri vanno a John» che, alla morte del nonno, sale al 58%.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, tenendo l’usufrutto: John si consolida al 60%, una leadership che nel suo entourage giudicano «inattaccabile», a Lapo e Ginevra il resto. È l’assetto attuale di cui però s’è avuta notizia ufficiale nel 2021, dopo 17 anni di carte, transazioni e patti tenuti nascosti. Un bug temporale a dir poco anomalo per una delle più influenti società in Europa, inspiegabilmente tollerato per anni dalla Camera di Commercio di Torino. Anche su questo fa leva la strategia di Margherita per «scalare» il sancta sanctorum degli Elkann.

 

«La costruzione di una residenza estera fittizia» in Svizzera di Marella Caracciolo «ha avuto una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la successione» della vedova dell’Avvocato «all’ordinamento italiano»: lo scrivono i magistrati di Torino nel decreto di sequestro che ha portato al blitz di ieri (7 marzo) della guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e sulle presunte «dichiarazioni fraudolente» dei redditi di Marella Caracciolo. Per questo, è scattata anche una nuova ipotesi di reato: «truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico (Agenzia delle entrate)».

Eredità Agnelli, i 734 milioni di euro lasciati da Marella e l'appunto sulla residenza svizzera: «Una vita di spostamenti»
CRONACA
Eredità Agnelli, i pm e gli appunti della segretaria di Marella Agnelli: «Sono la prova che non viveva in Svizzera»
Tra i beni in questione - secondo il Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti - ci sarebbero 734.190.717 euro, «derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo».

Per la truffa aggravata sono indagati i tre fratelli Elkann, John, Ginevra e Lapo, lo storico commercialista della famiglia Gianluca Ferrero e Urs Robert von Gruenigen, il notaio svizzero che curò la successione testamentaria.
Gli investigatori - emerge dal decreto - hanno messo le mani anche su un documento di quattro pagine «riepilogante in forma schematica i giorni di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo»: morale, nel 2015 la moglie di Gianni Agnelli dimorò «in Svizzera meno di due mesi», contro i 298 giorni passati in Italia. Nel 2018 il conto è di 227 giorni in Italia e 138 all’estero. Significativa anche la denominazione dell’ultima pagina del documento: «Una vita di spostamenti».

 

Un secondo "round" si è combattuto ieri davanti al tribunale del riesame di Torino tra la Procura subalpina e lo staff di avvocati che difendono i fratelli Elkann, indagati per truffa ai danni dello Stato per non aver pagato la tassa di successione su una porzione di eredità della nonna, pari a 734 milioni di euro.



I penalisti hanno impugnato il decreto con cui i pm il 6 marzo hanno disposto un nuovo sequestro dei documenti […] già acquisiti dai finanzieri durante le perquisizioni del 7 febbraio. E gli inquirenti hanno risposto depositando ai giudici materiale investigativo finora inedito, tra cui delle intercettazioni e soprattutto i tredici verbali del personale al "servizio" di Marella Caracciolo.



La tesi accusatoria - secondo cui John Elkann avrebbe fatto figurare che domestici e infermiere lavoravano per lui, «al fine di non compromettere la possibilità che la defunta nonna fosse effettivamente residente in Svizzera» - «appare largamente confermato dalle dichiarazioni» degli ex dipendenti sentiti come testimoni in Procura. In sostanza, quasi tutti hanno confermato che prestavano assistenza alla signora Agnelli quando lei risiedeva nelle dimore torinesi, ossia per la maggior parte dell'anno.

Nel locale caldaie dell'abitazione del pupillo di Gianni Agnelli, […] i militari del nucleo economico finanziario di Torino hanno trovato una ventina di faldoni con i documenti di «domestici, cuochi, autisti, governante, guardarobiera, maggiordomi». Per realizzare quella che i pm ritengono esser una «strategia evasiva», ossia non pagare le tasse sull'eredità in Italia, John avrebbe assunto formalmente il personale delle residenze di Villa Frescot, Villa To e Villar Perosa che «assisteva di fatto Marella Caracciolo».


A sommarie informazioni è stata sentita anche Carla Cantamessa, che si occupava della gestione amministrativa delle abitazioni riconducibili alla famiglia Angelli-Elkann. […] «al momento della perquisizione (del 7 febbraio, ndr) contattava immediatamente Gianluca Ferrero (il commercialista di famiglia indagato, ndr), avvisandolo dell'arrivo della Finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto "nascondere"».



In quel momento, però, i finanzieri stavano bussando anche alla porta del commercialista, che quindi ha subito riagganciato il telefono. Tra il materiale che le è stato sequestrato ci sono anche documenti sui «giardinieri dismessi dal 2020», ossia successivamente alla morte di Marella. La "prova del nove" è che quasi tutti i dipendenti assunti da John sono stati licenziati dopo che sua nonna, il 23 febbraio 2019, è deceduta.


Secondo i legali degli Elkann non esistono gli estremi del reato di truffa ai danni dello Stato nel caso di mancato pagamento della tassa di successione. Avvalendosi anche di un parere del professore Andrea Perini, docente di diritto penale tributario, hanno specificato […] che al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per i pm, invece, gli «artifizi e i raggiri» previsti dal reato di truffa si sono concretizzati proprio nel trucco della residenza in Svizzera di Marella, con il quale i tre nipoti avrebbero «indotto in errore» l'Agenzia delle entrate […], e così facendo avrebbero tratto «l'ingiusto profitto» di risparmiare tra i 42 e i 63 milioni di euro di tasse.



Tra l'altro, la «strategia evasiva» è esplicitata nel cosiddetto «vademecum della truffa» redatto da Ferrero, in cui si consiglia a chiare lettere «di non sovraccaricare la posizione italiana di Marella Caracciolo», facendo assumere i suoi dipendenti al nipote maggiore. L'altro punto su cui insistono le difese è il «ne bis in idem», il principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto.

Ma la truffa ai danni dello Stato era già stata ipotizzata dalla Procura torinese prima che venisse eseguito il secondo sequestro, ora impugnato dagli Elkann e da Ferrero. I giudici, dopo quasi quattro ore di udienza, si sono riservati di decidere entro sabato prossimo. […]

EREDITÀ AGNELLI, 'I QUADRI SONO CUSTODITI AL LINGOTTO'

Francesca Brunati e Igor Greganti per l’ANSA

Sarebbero tutte rintracciate e rintracciabili, e donate dalla nonna ai nipoti Elkann, le 13 opere d'arte, parte del tesoro lasciato da Gianni Agnelli, e che un tempo arredavano Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, e ora reclamate dalla figlia Margherita, unica erede dei beni immobili dopo la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale ne aveva l'usufrutto.



E' quanto risulta in sintesi da una relazione depositata alla Procura di Milano dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf nell'inchiesta che ha portato il gip Lidia Castellucci ad archiviare la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore accusati di ricettazione e a disporre, su suggerimento di Margherita nella sua opposizione alla richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti.

L'informativa delle Fiamme Gialle è stata redatta in base alle testimonianze, riportate nell'atto, di Paola Montalto e Tiziana Russi, persone di fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati. Le due donne, sentite come una terza persona al servizio della moglie dell'Avvocato, hanno ricostruito che quelle tele di artisti del calibro di Monet, Picasso, Balla e De Chirico erano alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e che furono poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna.

Dichiarazioni, queste, a cui è stato trovato riscontro: come è emerso successivamente alle tre deposizioni, quasi tutte le opere d'arte sono state trovate al Lingotto durante una ispezione della Guardia di Finanza, delegata dalla Procura torinese nell'indagine principale sull'eredità. Una invece sarebbe in una casa a St. Moritz e una sua copia nella pinacoteca di via Nizza.

Dalle consultazioni di una serie di banche dati "competenti", in particolare quelle del ministero della Cultura e la piattaforma S.u.e. (Sistema uffici esportazione) è stato appurato che non ci sono state movimentazioni illecite né esistono particolari vincoli sui quadri e che il Monet, che si sospettava fosse falso, è stato sottoposto a una perizia che ne ha acclarato l'autenticità.



Visto gli esiti delle nuove indagini, i pm milanesi coordineranno con i colleghi di Torino, ai quali, non si esclude potrebbero trasmettere gli atti per competenza. Sul caso fonti vicine a Margherita chiariscono che "i quadri oggetto di denuncia nel procedimento di Milano (che prosegue) non possono essere stati donati, in quanto Marella non ne aveva la proprietà.



Peraltro, non risulta ad oggi formalizzato alcun documento di donazione. Comunque, qualora le indiscrezioni fossero confermate, vi sarebbero atti invalidi e verrebbe richiesta l'immediata restituzione delle opere che sono e restano di proprietà di Margherita Agnelli". Una questione, quella della proprietà, che potrà sciogliere solo la magistratura.


FAIDA EREDITÀ AGNELLI: IL GIALLO DEI 13 QUADRI E DEGLI ORIGINALI SPARITI

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano e Manuele Bonaccorsi per “il Fatto quotidiano”



Diventa un giallo milionario […] la verità sulle opere della Collezione Agnelli finite nell'inchiesta penale sull'eredità della vedova dell’avvocato, Marella Caracciolo.



Secondo un’annotazione della Guardia di Finanza di Milano, consegnata al procuratore aggiunto milanese Luca Fusco, 13 di quei quadri non sarebbero infatti scomparsi dalle dimore italiane della dinastia (come ha denunciato la figlia di Gianni Agnelli, Margherita), ma sarebbero state donate dalla nonna Marella ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann e ora sarebbero “rintracciati e rintracciabili” in un caveau della Fiat Security al Lingotto e in Svizzera.

Molto diverso, invece, ciò che emergerebbe dalle indagini che stanno svolgendo la Procura e la Gdf di Torino, dopo un esposto di Margherita contro i tre figli. Un fascicolo, al quale nei prossimi giorni sarà allegato quello di Milano, che ha portato i pm torinesi a indagare i tre Elkann per i “raggiri e gli artifizi” messi in opera per costruire una “inesistente residenza svizzera” della nonna.



Nei sequestri effettuati lo scorso 8 febbraio, i finanzieri avevano visitato anche un caveau nella palazzina storica Fiat del Lingotto, dove erano conservati arredi di valore un tempo presenti nelle residenze dell’avvocato di Villar Perosa, di Villa Frescot a Torino e nell’appartamento di Palazzo Albertini davanti al Quirinale.



Il Fatto Quotidiano e Report […] hanno ricostruito però che gli inquirenti torinesi hanno rinvenuto al Lingotto solo due originali, La Chambre di Balthus e il Pho Xai di Gérome, e invece tre copie di modesto valore di altri tre capolavori: il Glacons effect blanc di Monet, La scala degli addii di Balla e il Mistero e malinconia di una strada di De Chirico.
Ma dove sono gli originali? Secondo gli Elkann, […] sarebbero sempre stati a Sankt Moritz, nella villa Chesa Alkyon dell’avvocato. Per il momento, la Procura torinese sta approfondendo soprattutto le vicende legate alla residenza svizzera di Marella e agli eventuali resti fiscali. Ma è probabile che in un secondo tempo, […] i pm ordinino una perizia per accertare l’esatta datazione delle copie.



Se emergesse, infatti, che esse sono state realizzate dopo il 24 gennaio 2003, giorno della morte di Gianni Agnelli, allora le indagini potrebbero estendersi a verificare quando e come gli originali hanno lasciato l’italia per la Svizzera e sostituiti con le copie. Se fosse mai dimostrato che i tre quadri si trovavano in Italia, allora potrebbe trattarsi di un reato. E anche piuttosto grave: esportazione illecita di opere d’arte, punito dal Codice dei beni culturali con una pena dai 2 a 8 anni di reclusione.
Tutto potrebbe essere prescritto: ciò che invece non si prescriverà mai è il diritto da parte dello Stato di rivendicare il rientro delle opere in Italia, con un sequestro. A sostegno delle tesi degli Elkann, secondo la Gdf di Milano, ci sarebbero anche le testimonianze di due segretarie di Marella, Paola Montaldo e Tiziana Russi, e di un altro domestico che avrebbero confermato come la nonna avesse donato quei quadri ai nipoti.

Qualcosa che contraddice l’elenco delle opere acquisito dal procuratore aggiunto Fusco nel 2009, in un’altra inchiesta sull’eredità Agnelli, e di cui Report e il Fatto Quotidiano sono entrati in possesso. Una lista ritenuta veritiera da due personaggi chiave: colui che l’ha redatta, Stuart Thorton, storico maggiordomo inglese di Agnelli, ed Emmanuele Gamna, ex avvocato di Margherita che trattò la suddivisione delle opere tra madre e figlia nel 2004.



Il documento riporta quotazione (assai al ribasso) e collocazione delle opere. Il De Chirico si trovava a Roma: valore 7 milioni. Il Balla anch’esso era nella Capitale: 2 milioni. C’era infine il Monet che risultava essere a Villa Frescot: 8 milioni. L’originale non si sa dove si trovi.



I quadri di Roma […] erano lì almeno fino al 2018, quando un trasportatore, il torinese Giorgio Ghilardini, li prelevò: la bolla del trasporto è stata sequestrata dai pm torinesi. Infine, il professor Lorenzo Canova, direttore scientifico della fondazione De Chirico, ricorda che il suo maestro, l’insigne storico dell’arte Mauro Calvesi, aveva visto l’originale di Mistero e melanconia di una strada nell’appartamento romano dell’avvocato.

“Me lo presterebbe per una mostra”, chiese il critico ad Agnelli. “Preferirei di no, i quadri a volte voglio scambiarli, questo non voglio sia notificato al ministero”, avrebbe risposto il “signor Fiat”.

[…] Margherita Agnelli ritiene […]che le opere le siano state sottratte dall’eredità della madre Marella e, comunque, chiederà la nullità della presunta donazione ai figli. Ma il punto non è questo. Quelle opere, a chiunque spettino, devono rimanere in Italia. Così almeno dice la legge […]
 

 

 

 

 

LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA FORZA  E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e meteriologiche  imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.

Che lo Spirito Santo porti buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !

CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !  Mb 05.04.12; 29.03.13;

 

 

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Marco Bava ABELE: pennarello di DIO, abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista responsabile.

Sono quello che voi pensate io sia (20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)

La giustizia non esiste se mi mettessero sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni all'auto.

(12.02.16)

TO.05.03.09

IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI  IL PANE E LA ACQUA QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO, IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.

TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .

SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A TE.

Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile "d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale per questa ragione (12.02.16)

Non prendo la vita di punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)

La vita e' fatta da cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si vorrebbero fare.(20.01.16)

Il mondo sta diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per irresponsabilità politica (16.02.16)

I cervelli possono viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e' soggettivo. (19.02.17)

L'auto del futuro non sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono . Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno , e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto. INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone possono essere confrontate con i prototipi del prossimo salone.(18.06.17)

La siccità e le alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che invece che utilizzare risorse per cercare  inutilmente nuovi pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo, dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui rischiano di estinguersi . (31.10.!7)

L'Italia e' una Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)

La prepotenza della FIAT non ha limiti . (05.11.17)

I mussulmani ci comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)

In Italia mancano i controlli sostanziali . (09.11.17)

Gli alimenti per animali sono senza controllo, probabilmente dannosi,  vengono utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza alcun rispetto ai loro veri bisogni  alimentari. (20.11.17)

Ho conosciuto l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)

L'elicottero di Jaky e' targato I-TAIF. (20.11.17)

La Coop ha le agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato. (20.11.17)

Sono 40 anni che :

1 ) vedo bilanci diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?

2) faccio esposti e solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al Parlamento e' andato avanti ?

 (21.11.17)

La Fornero ha firmato una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)

Si puo' cambiare il modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)

La FIAT-FERRARI-EXOR si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la residenza fiscale in Sw (21.11.17)

La prova che e' il femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si sono rotte ossa, (21.11.17)

Carlo DE BENEDETTI un grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993 aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori CARENA-FIGINI. (21.11.17)

Quando si dira' basta anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)

Per i consiglieri indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo (11.12.17)

La maturita' del mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione dei bitcoin (18/12/17)

Chi risponde civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)

Non e' la FIAT filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI (13.02.18).

Infatti quando si comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella scissione

Tesi si laurea sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e' diventato il padrone :

https://1drv.ms/b/s!AlFGwCmLP76phBPq4SNNgwMGrRS4

 

Prima di educare i figli occorre educare i genitori (13.03.18)

Che senso ha credere in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito  Gesu' che e' il figlio di DIO come provato  per ragioni storiche da almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani  declassano Gesu' da figlio di DIO  a profeta perché riconoscono implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio di DIO. E tutti gli usi mussulmani  rappresentano una palese involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne (19.03/18)

Il valore aggiunto per i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)

I medici lavorerebbero gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi per pagarle ? (26.03.18 )

lo sfregio delle auto di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio alla polizia  con i loro autisti (19.03.18)

Se non si tassa il lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)

Quanto poco conti l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).

Credo che la lotta alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare tangenti (27/04/2018)

Non riusciamo neppure piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i mirtilli....(27/04/2018)

Abbiamo un capitalismo sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e degli operai (27.04.18)

Le imprese dell'acqua e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente (29.05.18)

Nel 2004 Umberto Agnelli, come presidente della FIAT,  chiese a Boschetti come amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang che avrebbe dovuto  essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128 che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO  venne licenziato da Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO ! Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI, molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)

(   vedi :  https://1drv.ms/w/s!AlFGwCmLP76pg3LqWzaM8pmCWS9j ).

La differenza fra ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.

FATTI NON PAROLE E FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA DIRETTA.  Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI GABETTI (04.06.18).

Piero ANGELA : un disinformatore scientifico moderno in buona fede  su auto elettrica. auto killer ed inceneritore  (29.07.18)

Puoi anche prendere il potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto (01.08.18)

Ho provato la BMW i8 ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete ! (20.08.18)

LA Philip Morris ha molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso, aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari. Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67 milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio 2018 ). E PROSSIMAMENTE  un'uomo Philip Morris uccidera' anche la FERRARI .   (20.08.18) (25.08.18)

verbali assemblee italiane azionisti EXOR :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pg3Y3JmiDAW4z2DWx

verbali assemblee italiane azionisti FIAT :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76phApzYBZTNpkGlRkq

 

Prodi e' il peccato originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo' l'ALFA ROMEO alla FIAT) ad oggi (25.08.18)

L'indipendenza della Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)

Ho sempre vissuto solo con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed oggettive. (28.08.18)

Buono e cattivo fuori dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza che i bambini non hanno (20.10.18) 

Ma la TAV serve ai cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri soldi ? PERCHE' ?

Un ruolo presidenziale divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una Repubblica Presidenziale (11.11.2018)

La storia occorre vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e' finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)

I SITAV dopo la marcia a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)

La storia politica di Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della lungimiranza di Fassino , (18.12.18)

Perche' sono investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione non vanno bene ? (27.12.18)

Le auto si dividono in auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di valore (28.12.18)

Fumare non e' un diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)

Questo mondo e troppo cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)

Le ONG non hanno altro da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli scafisti ? (11.02.19)

La giunta FASSINO era inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)

Quello che l'Appendino chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)

La spesa pubblica finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari  (19.07.19)

AMAZON e FACEBOOK di fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il Governo Americano ?

(09.08.19)

LA GRANDE MORIA DI STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)

Il computer nella progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed innovazione. (17.08.19)

L' uomo deve gestire i computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non annullarle  (18.08.19)

LA FIAT a Torino ha fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO ! Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo di saperlo ! (13.09.19)

Non potro' mai essere un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)

L'arretratezza produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a dx.sx, che costa molto (09.10.19)

IL CSM tutela i Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI  e Davide Rossi ? (10.10.19).

Le notizie false servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole (12.10.19)

L'illusione startup brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie al alto valore aggiunto (15.10.19)

Gli esseri umani soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)

Non e' logico che l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di lavoro. (22.10.19)

L'intelligenza artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori  (24.11.19)

Quando ci fanno domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)

La prova che la qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^ si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere (27.11.19)

Per combattere l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e nel pagamento (29.11.19)

La famiglia e' come una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti (25.12.19)

Le tasse sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa e sa non importa (25.12.19)

Il calcio e l'oppio dei popoli (25.12.19)

La religione nasce come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)

L'auto a guida autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini

Il vero potere della burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per crearli.  Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)

Gli immigrati tengono fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le etnie piu' queste  divideranno l'Italia sovrastando gli italiani imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio. (05.01.20)

La sinistra e la lotta alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere come ragione di vita (07.01.20)

Credo di avere la risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no a mangiare la mela ?  Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti. (07.01.20)

Le sardine rappresenta l'evoluzione del buonismo Democristiano  e la sintesi fra Prodi e Renzi,  fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta  (08.01.20)

Un cavallo di razza corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)

PD e M5S 2 stampelle non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)

non riconoscere i propri errori significa sbagliare per sempre (12.04.20)

la vera ricchezza dei ricchi sono i figli dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai genitori che credono di non avere nulla da perdere  ! (03.11.21)

GLI YESMEN SERVONO PER CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)

DALL'INTOLLERANZA NASCE LA GUERRA (30.06.22)

L'ITALIA E' TERRA DI CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)

La dimostrazione che non esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)

Cara Meloni nulla giustifica una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)

I politici che non rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)

Di chi sono Ambrosetti e Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb

Piero Angela ha valutato che lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ? (30.12.22)

Le leggi razziali = al Green Pass  (30.03.23)

Dopo 60 anni il danno del Vaiont dimostra il pericolo delle scelte scientifiche come il nucleare, giustificato solo dalle tangenti (10.10.23)

 

 

 

LA mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA  e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,  perche' DIO ESISTE,  ANCHE SOLO per assurdo.

IL MONDO HA BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO' CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !

PER QUESTO IL MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !

LA VIOLENZA DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI che potrebbe stare dietro a Berlusconi. 

IL GOVERNO DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI,  IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO perche' vetusto obsoleto e compromesso !

E' UN GIOCO AL MASSACRO dell'arroganza !

SE NON CI FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !

TU SEI UN SOLDATO ?

COMUNICAMI cio' pensi !

email

 

 

Riflessioni ....

Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo vincere  .Mb  15.05.13

Torino 08.04.13

Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria economica del valore che definisce

1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:

Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.

2) liberalizzazione dei taxi collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i cittadini.

3) tre sono gli obiettivi principali della politica : istruzione, sanita', cultura.

4) per la sanità occorre un centro acquisti nazionale  ed abolizione giorni pre-ricovero.

vedi PRESA DIRETTA 24.03.13

chi e' interessato mi scriva .

Suo. MARCO BAVA

 

I rapporti umani, sono tutti unici e temporanei:

  1. LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO E RISPARMIO.(02.02.10)
  2. Se non hai via di uscita, fermati..e dormici su. 
  3. E' PIU'  DIFFICILE  SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
  4. Ciascun uomo vale in funzione delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
  5. Vorrei ricordare gli uomini piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto fare !
  6. LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA  MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
  7. PIU' I MEZZI SONO POVERI X RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
  8. L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA MORTE.
  9. MEGLIO NON ILLUDERE CHE DELUDERE.
  10. L'ITALIA , PER COLPA DI BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
  11. IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3 VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU' POVERI ALMENO 2 VOLTE.
  12. LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',  QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ'  CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE  E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL 10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE CHIESE)
  13. la vita eterna non puo' che esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
  14. SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA VERAMENTE UNA STRADA.
  15. QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
  16. L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
  17. IL PRESENTE E' FIGLIO DEL PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
  18. L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
  19. L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
  20. BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
  21. GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
  22. IL DISASTRO DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
  23. Quante testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
  24. I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI  PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)

  25. L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne' temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la cruna di un ago ..."

  26. sapere x capire (15.10.11)

  27. la patrimoniale e' una 3^ tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)

  28. SE LE FORZE DELL'ORDINE INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117  PER UN PROBLEMA BANALE MI HA RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)

  29. GRAN PARTE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI ( DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)

  30. Spesso chi compera auto FIAT lo fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)

  31. Gli immigrati per protesta nei centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli  affinché  li redistruggono? (18.10.20)

  32. Abbiamo più rispetto per le cose che per le persone .29.08.21

  33. Le ragioni  per cui Caino ha ucciso Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)

  34. Quelli che vogliono l'intelligenza artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche telefoniche? (24.11.22)

L'obiettivo di questo sito e una critica costruttiva  PER migliorare IL Mondo .

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI.
  4. LA DEMOCRAZIA AZIENDALE

 

L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI GESU'. 15.06.09

 

DIO CON I PESI CI DA ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)

 

IL BAVAGLIO della Fiat nei miei confronti:

 

IN DATA ODIERNA HO RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi amministratori. Fatte salve iniziative autonome anche davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora, veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per tutelare le quali mi riservo iniziative esclusive dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09

 

TEMI SUL TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:

 

IL TRIBUNALE DI  TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE

Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto come e quando vuole, basta leggere la sentenza SENT.FIAT Mb

 

08.03.16

 

TEMI STORICI :

 

VIDEO DELLA TRASMISSIONE TV
Storie italiane
Puntata del 19/11/2019

SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI

https://www.raiplay.it/video/2019/11/storie-italiane-504278c4-8e8c-4b79-becc-87d5c7a67be6.html

 

10° Convegno
 
La grafopatologia in ambito giudiziario
L’applicazione della grafologia in criminologia, nelle malattie neurologiche e psichiatriche nel contesto giudiziario
 
Roma, 7 Dicembre 2019
 
Auditorium Facoltà Teologica “S. Bonaventura”
Via del Serafico 1 - Roma

 
alle ore 17,50
 
Vincenzo Tarantino
Gino Saladini
 
Elio Carlos Tarantino Mendoza Garofani
Grafologo giudiziario, esperto in fotografia forenseGiornalista, Criminologo
 
Il “suicidio” di Edoardo Agnelli: aspetti medico-legali criminologici e grafopatologici.

 

Edoardo Agnelli è stato ucciso?" - Guarda il video

I VIDEO DELLE PRESENTAZIONI GIA' FATTE LI TROVI SOTTO

LA PARTE DEDICATA AD EDOARDO AGNELLI SU QUESTO SITO

 PERCHE' TORINO HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?

Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI.  Gli feci presente che dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo delle indagini.

A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del "suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.

Mb

02.04.17

 

 

grazie a Dio , non certo a Jaky,  continua la ricerca della verità sull'omicidio di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il servizio de LA 7, e gli articoli di Visto,  ora il Corriere e Rai 2 , infine OGGI  , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10

 

LIBRI SULL’OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

www.detsortelam.dk

www.facebook.com/people/Magnus-Erik-Scherman/716268208

 

ANTONIO PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-

 

CRONACA | giovedì 10 novembre 2011, 18:00

Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".

Il giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di curiosità ed informazioni inedite

 Per dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli, precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano, sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare autopsia.

Anonime “fonti investigative” tentarono in più occasioni di screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia fu mai fatta.

Ora  Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante, pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa settimana presenta.

Perché la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo destinato a ereditare il più grande capitale industriale italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici però che riguardano la famiglia Agnelli.

Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi, Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che, nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano assai più di politici e governanti.

Il volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più importante d’Italia.

 

 

Mondo AGNELLI :

Cari amici,

Grazie mille per vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )

http://www.youtube.com/watch?v=QLnbFthE5l0

Thanks again,

Jennifer

Un libro che riporta palesi falsita' sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta. Intanto anche grazie a queste falsita' il prezzo del libro passa da 15 a 19 euro! www.marcobava.it

 

17.12.23

Il Sole 24 Ore:
 

La Giovanni Agnelli Bv ha deciso di rivedere anche il sistema di governance. Le nuove disposizioni, […] identificano tre interlocutori chiave tra gli azionisti: il Gruppo Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi. Si tratta di tre blocchi che raggruppano a loro volta gli undici rami famigliari storici. Il primo quello della Giovanni Agnelli coincide con la Dicembre e dunque pesa per il 40%. Segue il gruppo Agnelli con il 30% e il gruppo Nasi a cui fa capo il 20%. I componenti del cda della GA BV sono espressione proprio di questi tre “macro” gruppi famigliari della dinastia torinese.
Ognuno di loro esprime due rappresentanti nel board della Giovanni Agnelli Bv e uno nel board di Exor. Oggi il Gruppo Giovanni Agnelli ha indicato nel board della società olandese Andrea Agnelli e Alexander Von Fürstenberg. E questo nonostante Andrea Agnelli, che nel frattempo vive stabilmente ad Amsterdam, di fatto faccia parte di un altro blocco, quello del Gruppo Agnelli.
Per quest’ultimo i due membri del board sono Benedetto della Chiesa e Filippo Scognamiglio. Infine, per il gruppo Nasi Luca Ferrero Ventimiglia e Niccolò Camerana. I consiglieri del Cda della Bv sono nominati ogni 3 anni e decadono automaticamente al compimento di 75 anni. Ogni gruppo inoltre esprime un proprio rappresentante nel Cda di Exor che oggi sono Ginevra Elkann (Gruppo Giovanni Agnelli), Tiberto Ruy Brandolini D’Adda (Gruppo Agnelli) e Alessandro Nasi (Gruppo Nasi). Accanto al cda dell Bv resta in vita il Consiglio di famiglia, organo non deliberativo ma consultivo e formato da 32 membri.


Questa la nuova struttura societaria della
Giovanni Agnelli Bv per quote di possesso.

Dicembre (John Elkann , Lapo e Ginevra): 39,7%

Ramo Maria Sole Agnelli: 11,2%

Ramo Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli): 8,9%

Ramo Giovanni Nasi: 8,7%

Ramo Laura Nasi-Camerana: 6%

Ramo Cristiana Agnelli: 5,05%

Ramo Susanna Agnelli: 4,7%

Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia: 3,4%

Ramo Emanuele Nasi: 2,5%

Ramo Clara Agnelli: 0,28%

Azioni proprie: 8,2%

 

Dovranno andare avanti le indagini della Procura di Milano con al centro il tesoro di Giovanni Agnelli, 13 opere d'arte che arredavano Villa
Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, sparite anni fa e ora reclamate dalla figlia Margherita unica erede dopo
la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale aveva l'usufrutto dei beni.
Mentre riprenderà a Torino la battaglià giudiziaria sull' eredità lasciata dall'Avvocato, il gip milanese Lidia Castellucci, accogliendo in parte
i suggerimenti messi nero su bianco da Margherita nell'opposizione alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta, ha indicato al pm Cristian
Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco di raccogliere le testimonianze di Paola Montalto e Tiziana Russi, entrambe persone di
fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati, e di consultare tutte le banche dati «competenti»
comprese quelle del Ministero della Cultura e la piattaforma S.U.E.
(Sistema Uffici Esportazione).
Secondo il giudice, che invece ha archiviato la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore indagati per ricettazione in base
alla deposizione di un investigatore privato a cui non sono stati trovati riscontri (secondo lo 007 avrebbero custodito in un caveau a Chiasso il
patrimonio artistico), gli ulteriori accertamenti potrebbero essere utili per identificare chi avrebbe fatto sparire la collezione composta da
quadri di Monet, Picasso, Balla, De Chirico, Balthus, Gérome, Sargent, Indiana e Mathieu.
Collezione di cui Margherita ha denunciato a più riprese la scomparsa, gettando ombre anche sui tre figli del primo matrimonio: John, Lapo e
Ginevra Elkann, e in particolare sul primogenito.
I quali «della sorte o delle ubicazioni di tali opere», hanno saputo «riferire alcunché».
E poiché ora lo scopo è recuperarle dopo che, per via dei vari traslochi, si sono volatilizzate, «appare utile procedere all'escussione» delle due
donne che «si sono occupate degli inventari degli immobili» e che, quindi, «potrebbero essere a conoscenza di informazioni rilevanti» in
merito agli spostamenti dei quadri e alla «eventuale presenza di inventari cartacei da esse redatti».
E poi per «verificare le movimentazioni di tali opere, appare opportuno» compiere accertamenti sulle banche dati comprese quelle del
ministero.
Infine, per effetto di un provvedimento della Cassazione, torna ad essere discusso in Tribunale a Torino il procedimento penale, promosso da
Margherita nei confronti dei figli John, Lapo e Ginevra Elkann per una questione legata all'; eredità di suo padre.
Il processo era stato sospeso in attesa dell'esito di due cause in Svizzera, ma ieri la Suprema Corte ha respinto il ricorso degli Elkann, come
hanno fatto sapere fonti legali vicine alla loro madre, e ha stabilito essere «pienamente sussistente la giurisdizione italiana», annullando l'ordinanza torinese.
«Nella verifica che tali giudici saranno chiamati ad effettuare - sottolineano gli avvocati - si dovrà tener conto anche della residenza abituale
di Marella Caracciolo», che a loro dire era in Italia, «e della opponibilità dell'accordo transattivo del 2004 nella successione Agnelli, con
possibili rilevanti ripercussioni sugli assetti proprietari della Dicembre», la società che fa capo agli eredi.

 

 

Fiat Nuova 500 Cabrio
Briosa e chic en plein air

Piacevole da guidare, la Fiat Nuova 500 Cabrio è una citycar elettrica dallo stile elegante e ricercato. Comoda solo davanti, ha una discreta autonomia e molti aiuti alla guida. Ma dietro si vede poco o nulla.

Quando lo dicevo io a Marchionne lui mi sfotteva dicendo che ci avrebbe fatto un buco. Ecco come ha distrutto l'industria automobilistica italiana grazie al potentissimo Fassino, grazie ai suoi elettori da 40 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 27/07/2024 02.20.35

 

PUTIN ENTRA DEFINITIVAMENTE ALL'INFERNO E    Alexei Navalny IN PARADISO 

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In linea con l'omicidio di Gesu' Israele continua ad uccidere

 

PROPOSTA AI PARTITI DI COSTITUIRE IL FRONTE ANTIFASCISTA GIACOMO MATTEOTTI PER LA TRIOLOGIA DELLA PACE:

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI

 

 

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LA VERITA' SULLA FIAT E LA FAMIGLIA AGNELLI,  PERCHÉ QUELLA CHE FINORA E' STATA PRESENTATA NON E' LA VERITA':

  1. GABETTI, GRANDE STEVENS, DONNA MARELLA, MARCHIONNE E JAKY HANNO SFASCIATO TUTTO.

  2. L'AVVOCATO ED UMBERTO NON HANNO CAPITO I DANNI CHE POTEVANO CAUSARE ED HANNO CAUSATO GABETTI GRANDE STEVENS E DONNA MARELLA.

  3. GABETTI CON MARCHIONNE e DONNA MARELLA CON JAKY hanno danneggiato  la FIAT.

  4. GIANNI AGNELLI FREQUENTAVA BOBBIO , YAKY ELON MUSK.

  5. CARO YAKY GESU' AVEVA AUTOREVOLEZZA NON AUTORITA' ed il fatto che citi piu' spesso Marchionne che tuo nonno dimostra quanto poco avevate in comune.

 

LE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI

BOSSI PRODI DE BENEDETI GIANNI AGNELLI SCALFARI 1 SCALFARI 2 PANELLA GIANNI AGNELLI 2

ORIGINALI CUSTODITI DALLA BIBLIOTECA DI SETTIMO TORINESE  LETTERA SETT.T

SE VUOI AVERE UNA COPIA  DELLE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI  :

 https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pgSdXDIwzmDgGSLkE

 

COMODATO EA COMODATO D'USO DI VILLA SOLE DOVE VIVEVA EDOARDO AGNELLI

DOCUMENTi SULLA DICEMBRE SOCIETA' SEMPLICE CHE CONTROLLA JUVE, FERRARI, STELLANTIS

DICEMBRE 2021

DICEMBRE 1984

il mio libro sui Piani INDUSTRIALI

Libro Mb

LA MIA TESI DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA SUL PROCESSO AL SENATORE AGNELLI  PER AGIOTAGGIO

CON SENTENZA NEL 1912

TESI SEN AGNELLI

VEDETE  COME LAVORA UIBM   CHE MI HA BLOCCATO OGNI ATTIVITA' MENTRE CON EUIPO RIESCO A LA LAVORARE NORMALMENTE  

CACAO&MIELE\7228-REG-1547819845775-rapp di ricerca.pdf

 

Presentazione del libro “JUVENTUS SEGRETA”, autore Gigi MONCALVO

Martedì 5 marzo, alle ore 18, nella Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino

VIDEO:

https://youtu.be/jfPFSm35_W0

ALTRI VIDEO SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI :

 

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

 

27.07.24
  1. Dopo il rifiuto di collaborazione arriva l'intesa tra Comune, Regione e governo transalpin o
    La rivincita di Torino su Milano-Cortina "Il pattinaggio di Francia 20 30 all'Oval"
    giulia ricci
    Dove l'Italia dice no, la Francia ci guadagna. È il caso dell'Oval di Torino, che ospiterà il pattinaggio di velocità alle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2030. La notizia è arrivata da Parigi, dove il Cio ha assegnato i Giochi alle Alpi francesi. «È il frutto di mesi di lavoro in sinergia con la Regione Piemonte», dice il sindaco della città della Mole Stefano Lo Russo. «Siamo orgogliosi di questo importante risultato, significa che abbiamo tutte le carte in regola per ospitare le grandi competizioni internazionali», aggiunge il governatore Alberto Cirio. Che nel sottolineare l'orgoglio sabaudo fa riferimento a tutti i «no» ricevuti dal suo territorio.
    Il primo è arrivato nel 2018, quando i tentennamenti del M5S e dell'allora sindaca Chiara Appendino hanno portato all'esclusione di Torino dai Giochi olimpici. L'anno dopo, con la vittoria di Milano-Cortina, sono iniziati i tentativi di rientrare dalla «finestra», tentativi che non sono andati a buon fine, complici le spinte politiche del leader della Lega Matteo Salvini che ha sempre preferito le regioni più a Est. E così nella primavera dell'anno scorso la Fondazione Milano-Cortina ha ufficialmente detto no a Torino per il pattinaggio, nonostante a Rho debba essere costruito un impianto temporaneo da zero. A fine anno, la pietra tombale con la bocciatura della pista da bob di Cesana.
    Ma ad aiutare la sponda di Lo Russo-Cirio (che fanno politicamente coppia fissa nonostante le barricate opposte) è stata la scelta del Cio di organizzare Olimpiadi sostenibili e a impatto zero, e quindi cercare una sede entro 100 chilometri per non costruire nuovi impianti. Anche a costo di superare i confini francesi. Ecco perché i membri italiani del Cio, come Giovanni Malagò e Ivo Ferriani, avrebbero alzato la mano e indicato l'Oval, che aveva già ospitato il pattinaggio di velocità nel 2006.
    Il suo utilizzo, però, non sarà a costo zero per il Piemonte (che dovrà cercare l'aiuto finanziario del governo e probabilmente delle fondazioni bancarie). Come scritto nero su bianco nel vecchio dossier utilizzato per entrare nella partita Milano-Cortina, la struttura torinese avrà bisogno di un investimento di almeno 9,5 milioni di euro per ricostruire la pista di pattinaggio, le palestre, gli spogliatoi e rimettere tutto a norma. L'ultima volta che ha ospitato un evento sportivo, infatti, risale al 2009. —
  2. A TORINO C'E' UN PROBLEMA 112:       TORINO, IL RACCONTO DEI RESIDENTI: "ERAVAMO SPAVENTATI"
    Quattro chiamate al 112 la notte del pestaggio del giornalista "Ci minacciavano, ma le forze dell'ordine non sono arrivate"
    Quattro telefonate al 112 in un'ora e 23 minuti. «Ci sono cento persone che esplodono petardi e urlano cori fascisti. Mandate qualcuno». «Sono minacciosi, abbiamo paura». «Hanno aggredito un ragazzo, perché non siete ancora passati?». Nella notte - tra sabato e domenica - in cui il giornalista de La Stampa Andrea Joly è stato aggredito da un gruppo di sei militanti di Casa Pound fuori dal loro storico luogo di ritrovo torinese, l'Asso di bastoni, molti residenti hanno chiesto l'intervento delle forze dell'ordine. «Ma - denuncia uno di questi - non è venuto nessuno. Io ho telefonato tre volte: la prima alle 23,43. La seconda alle 23,58. La terza all'una e zero cinque. Non ho visto alcuna pattuglia. Eppure questi sono rimasti per tre ore in mezzo alla strada. E ci hanno minacciato quando, dai balconi, abbiamo urlato loro di fermarsi mentre picchiavano quel ragazzo».
    Quanto descritto dai residenti non sarebbe confermato dalla questura di Torino che, dopo l'aggressione, aveva fatto sapere che sarebbe stata operativa una "vigilanza dinamica" con il passaggio di agenti borghese su auto civetta. «Siamo stati spaventati per tutta la notte», sottolinea una delle prime persone che ha telefonato al 112 la sera di sabato, alle 23,42. «Ho sentito dei colpi che parevano essere di armi da fuoco, insieme al suono dei petardi e ai fuochi d'artificio. Ho chiesto alle forze dell'ordine di intervenire. C'era un fracasso inquietante. Erano in tanti. Siccome non è arrivato nessuno, sono scesa per la strada. Speravo che arrivasse una volante. Invece sono arrivati tre di loro vestiti di nero che mi hanno detto con fare minaccioso: "Vattene via, qui non c'è niente da vedere"» Nei telefoni di alcuni residenti in via Cellini e nelle strade vicine ci sono le tracce delle richieste di aiuto alla Centrale unica dell'emergenza
    Joly, quelle quattro chiamate disperate al 112 "I fascisti ci minacciano, perché non venite?"
    elisa sola
    La prima telefonata è delle 23.42. «Per favore mandate qualcuno. Ho sentito tre colpi che mi sembrano di arma da fuoco. Esplodono petardi e fuochi d'artificio». La seconda arriva un minuto dopo: «C'è una folla nera che fa saluti romani. Sento la strofa: "La Brigata siam di Mussolin". Vedo duecento persone rispondere, al richiamo di un militante: Presente! È da venti minuti che urlano. E qui abbiamo paura». Mancano 14 minuti all'aggressione di Andrea Joly. E in via Cellini, sbatao sera, davanti all'Asso di bastoni, il pub di CasaPound, più di un residente osserva un contesto che inquieta. Per questo motivo, già prima che il cronista de La Stampa venga picchiato, almeno due residenti chiamano le forze dell'ordine. «Ma non è arrivato nessuno», esclama la persona che ha fatto la prima chiamata. «Sono scesa per strada ad aspettare. Mi si sono avvicinati tre signori vestiti di nero. Mi hanno detto: "Vai via. Non c'è niente da vedere". Non avevo nemmeno il telefono». La terza telefonata è delle 23.58. Joly è appena stato picchiato. «Ma anche a quell'ora ci hanno lasciati da soli», dicono adesso, sull'asfalto che scotta davanti alle palazzine che si affacciano sul pub chiuso, i residenti che hanno visto l'onda nera. Tutti hanno solo una domanda: «Perché abbiamo chiesto aiuto e non è venuto nessuno?».
    C'è un uomo, che quella notte lavorava al computer di fronte alla sede degli estremisti di destra che ha fatto tre telefonate in un'ora e 23 minuti.
    Ricorda i particolari di ogni conversazione. La memoria di un'escalation di paura. «Alle 23.43 - racconta - mi hanno promesso che avrebbero mandato qualcuno. Non è stato così. Ho richiamato due minuti prima di mezzanotte urlando che c'era un ragazzo aggredito. Chiedendo aiuto. E ricordando che avevo già chiamato prima. Ma non è successo niente».
    Dalla seconda alla terza telefonata passa un'ora e dieci minuti. «Hanno continuato a urlare inni al Duce - ricorda il testimone - e a esplodere fumogeni come se nulla fosse successo. Anche dopo che avevano picchiato quel giornalista. Continuavano a fare saluti romani in mezzo alla strada. Prima e dopo il pestaggio. Hanno festeggiato per tre ore. Noi avevamo paura perché quella gente ci sembrava minacciosa. Fuori controllo. Ho richiamato per la terza volta all'una e zero cinque». Questa è la chiamata più concitata. Perché Joly è appena stato aggredito. E soltanto perché voleva filmare una manifestazione. Perché chi ha visto le botte non è riuscito a fermare il branco. Perché chi dal balcone gridava: «basta!» si è sentita dire «puttana». Perché anche altri residenti oltre a lei sui balconi sono stati minacciati.
    «Perché non siete ancora arrivati?», tuona alla terza telefonata. «Lei è in pericolo?», gli chiede l'operatore. Risponde di no. «Quindi perché chiama?». «Sono spaventato -dice - perché ci sono i fascisti che inneggiano a Mussolini. Perché hanno aggredito un ragazzo. Vi abbiamo chiamati prima e dopo e voi non siete venuti. Come facciamo a stare tranquilli?».
    Dalla questura fanno sapere che dalla mezzanotte in avanti, ovvero nella fascia notturna durante la quale la competenza degli interventi del 112 spetta alla polizia (prima della mezzanotte era dei carabinieri), sarebbe arrivata una sola telefonata. La volante è stata inviata, ma per motivi di ordine pubblico non si sarebbe fermata in via Cellini. Ma avrebbe atteso indicazioni poco più avanti, aspettando l'auto civetta della Digos che invece, mimetizzata, transitava davanti al pub di CasaPound. La pattuglia era stata chiamata per soccorrere Joly. C'è una testimone che ricorda di avere visto una volante bianca e blu anche in via Cellini. «Era l'una e mezza. E' passata senza fermarsi davanti all'Asso dei bastoni, dava l'idea di andare in un altro luogo, per un altro intervento, perché non ha rallentato. C'erano ancora una cinquantina di militanti rimasti per strada. Quando hanno visto la pattuglia hanno gridato "merde"». L'ultimo messaggio conservato che possa dare l'idea di quanto sia durata la manifestazione nera che ha spaventato San Salvario risale all'alba. L'uomo che ha chiamato tre volte il 112 scrive alla sua ragazza: «Alle quattro hanno chiuso il pub e se ne sono andati a casa. E' stato un inferno».—
  3. NUMERO CHIUSO A MEDICINA:   Con il Covid che avanza e gli anziani con malattie croniche che in vacanza non ci vanno, gli studi dei medici di famiglia chiudono per ferie. Perché con la carenza che c'è di camici bianchi quest'anno quelli che giustamente vogliono andarsene in ferie non trovano i sostituti che portino avanti i loro studi medici. Così in qualche caso c'è chi proprio chiude i battenti, anche se per legge non si potrebbe fare, chi si arrangia, come in Piemonte, con ambulatori di emergenza solo per i casi più urgenti e chi, magari tornato dalle vacanze, si sobbarca il compito di prendersi in carico anche i pazienti del collega in ferie. Con il risultato che i suoi 1.500 pazienti raddoppiano e per farsi visitare diventa obbligatorio prenotarsi. «Sapendo che l'appuntamento arriverà bene che vada dopo 5 giorni se non settimane», spiega il vice segretario nazionale della Federazione dei medici di base (Fimmg), nonché segretario provinciale di Torino, Alessandro Dabbene. Che ci tiene a precisare che il quadro è questo più o meno in tutta Italia, «anche se al Nord va peggio perché qui di medici di famiglia ce ne sono ancora meno».
    «Torino –spiega ancora– non ha grandi problemi, ma più ci allontaniamo dalle città e più troviamo un deserto, dove gli studi chiudono e le Asl, falliti gli altri tentativi, tirano su degli ambulatori di emergenza che però si occupano solo di fatti acuti come Covid o gastroenteriti oppure del rilascio delle ricette. Senza una vera presa in carico dei pazienti, con cronici e oncologici che di fatto non possono essere seguiti».
    «A Roma come altrove mancano i sostituti, ovvero i nostri specializzandi che pagati da noi ci davano il cambio durante il periodo di ferie, ma che ora o hanno aperto un loro studio o lavorano con la Asl, perché con la carenza che c'è di medici è facile trovare lavoro», spiega Pierluigi Bartoletti, anche lui vice segretario nazionale Fimmg, con uno studio nel quartiere casilino della Capitale.
    La soluzione più semplice è quella di farsi sostituire da un collega, che di assistiti solitamente ne ha però 1. 500 che a quel punto diventano 3. 000. Cosa significhi questo per i pazienti ce lo calcola il centro studi della Federazione. Considerando che a ogni paziente, proprio ad andare di corsa, bisognerebbe dedicare almeno sei minuti, immaginando di doverne visitare un decimo vuol dire che per vederli tutti ci vogliono almeno 30 ore. E poiché l'orario medio settimanale di apertura di uno studio è di 15 ore (visite a domicilio escluse), vuol dire che per ottenere un appuntamento d'estate si rischia di dover attendere due settimane.
    La situazione è così al limite che, come ammettono quelli della Fimmg, c'è chi arriva ad anticipare di un paio di mesi il pensionamento pur di non dover rinunciare a mare o monti. «L'altro giorno ho fatto un tampone e ho scoperto di essere positiva al Covid – racconta Simona L. , impiegata cinquantenne– ebbene quando ho chiamato il mio medico per avvisarlo e avere la terapia ho scoperto che era andato in pensione e che, quindi, non ne avevo più uno assegnato. Mi ha spiegato che non era riuscito a trovare un sostituto o altri colleghi disponibili a fare da "ponte" nel frattempo. Quindi, mi sono trovata in difficoltà e, alla fine, attraverso il portale regionale mi sono associata al primo dottore di zona che mi è capitato». E non si dica ai nostri dottori di fiducia che tanto d'estate la gente va di meno dal medico. «Gli studi e le farmacie – mette in chiaro Cristina Patrizi, segretaria dell'Ordine dei medici di Roma– sono stracolmi anche in estate. Senza contare che stiamo assistendo a una recrudescenza di forme influenzali e virali, anche di Covid. Per i medici di famiglia è un aggravio enorme, gli studi sono pieni di assistiti in fila che attendono di essere visitati, sentiti e di avere le prescrizioni, altro che pazienti in vacanza».
    «Arrivano nei nostri studi verso sera, sono i pazienti orfani del medico di famiglia e non sanno da chi farsi prescrivere farmaci e certificati», racconta Alberto Vaona, medico di famiglia veronese. «Sento di colleghi che trascorrono le notti a fare ricette e la situazione fino al 2025 con i pensionamenti in arrivo andrà ad aggravarsi. Tanto che la Asl di Verona sta definendo un accordo affinché le guardie mediche siano aperte anche di giorno la dove ci sono almeno 500 cittadini rimasti senza medico di riferimento». E i numeri raccolti da Istat e Agenas confermano che egli ultimi 15 anni tra medici di base, pediatri e guardie mediche si sono persi per strada 13. 788 camici bianchi schierati sul territorio. In pratica è venuto a mancare un medico su cinque. Uno spopolamento che d'estate si fa deserto.
  4. MEDICI CONTRO MEDICI: l'intervista
    Silvestro Scotti
    "Tra due anni sarà il deserto 15 milioni privi di assistenza base "
    Le soluzioni
    "
    roma
    Dottor Silvestro Scotti, da segretario nazionale della Fimmg, il sindacato di categoria, da tempo lancia l'allarme. Ma veramente il nostro caro medico di famiglia è in via di estinzione?
    «Ci crede se le dico che tra quelli che andranno in pensione e i nuovi che non arrivano nel 2026 avremo 15 milioni di italiani senza medico di famiglia? Oppure in alternativa ognuno di loro si troverà a dover assistere fino a 2.500 pazienti. Una situazione in entrambi i casi ingestibile».
    Già oggi siamo messi molto male però….
    «Si, c'è già una carenza cronica con il 30% in meno dei professionisti dei quali ci sarebbe bisogno. Il che vuol dire che già oggi 4 milioni di italiani sono senza medico o ne hanno uno che deve seguire troppi pazienti. Per questo adesso che arrivano le vacanze diventa praticamente impossibile trovare un sostituto per godersi il meritato riposo».
    Ma come si è arrivati a questa situazione?
    «Per la solita cattiva programmazione. Bastava che qualche anno fa si andassero a vedere i codici fiscali di chi era in servizio per scoprire, data di nascita alla mano, che ci sarebbe stata una fuga verso la pensione tra il 2023 e il 2025. E se una volta i medici di famiglia chiedevano di poter rimanere in servizio fino a 72 anni ora scappano in anticipo. Magari quando arriva l'estate per non perdersi le vacanze. Per non parlare dei carichi di lavoro, perché non solo sono aumentati gli assistiti da ciascun medico, ma tra loro ci sono sempre più anziani afflitti da policronicità che richiedono molte più attenzioni e tempo che non c'è».
    Perché un mestiere una volta ambito non attrae più i giovani?
    «Che è così ce lo dice il fatto che il 50% delle borse di studio per la formazione è andata deserta. Ma non deve stupirsene chi durante il Covid ha fatto un racconto della medicina di base che è quello di un fallimento. Che se c'è stato è dipeso da chi aveva il compito di organizzare l'assistenza territoriale, non certo dei medici che sono rimasti soli a sopportarne il peso. E poi ci stanno caricando sempre più di pratiche burocratiche. Pensi che durante la pandemia ci hanno chiesto persino di stampare i Green pass».
    Cosa si può fare per rendere la professione nuovamente attraente?
    «Tanto per cominciare investire sull'università, inserendo tra le materie dei primi anni anche la medicina generale, che qualcuno chiama "di base, ma che poi è quasi sempre ignorata nei corsi. Poi nella fase successiva di formazione specialistica servirebbe accreditare gli studi medici che hanno attrezzature e organizzazione al passo con i tempi. Infine, ma non da ultimo, sburocratizzare e garantire un coordinamento tra i nostri studi, l'ospedale e le università, che oggi invece sono corpi separati. I giovani cercano ancor prima della gratificazione economica quella professionale, mi creda».
    Intanto però manca chi sostituisca chi va in pensione…
    «È così. In Lombardia per 1.349 posti vacanti si sono presentati in 399, nelle Marche c'erano da coprire 227 studi medici, sono stati assegnati solo 15 incarichi. In Piemonte sono stati banditi 440 posti ma si è riusciti ad assegnarne solo 200, di cui 150 a medici in formazione».
    In attesa che ai giovani torni la vocazione quindi che facciamo?
    «Con pazienti sempre più anziani e affetti da più malattie croniche un medico da solo non può farcela. Per questo la mia idea è quella di promuovere micro-team all'interno degli studi, composti oltre che dal medico di famiglia anche da un infermiere e un impiegato con ruoli amministrativi. Così negli studi potremmo assolvere al meglio l'assistenza di base, lasciando alle Case di comunità il compito di dare risposte a bisogni di salute più complessi, ma non tali da richiedere il ricovero.
  5. SE QUESTA E' UNA EDUCATRICE : La 18enne astigiana palpeggiata durante la gita scolastica: "La dirigente mi ha detto che ormai sono maggiorenne e responsabile delle mie azioni"
    Su La Stampa
    "Io molestata, in lacrime dalla preside non mi ha dato neanche un fazzoletto"
    valentina moro
    asti
    «Sul pullman al ritorno vedevo ancora la faccia di quell'uomo». Anna, 18 anni, lo ricorda quel viaggio di ritorno dalla gita a Berlino. E quell'uomo che le ha palpato il sedere. Un episodio che il liceo di Asti da dove si è appena diplomata ha sminuito. Rientrata in Italia, Anna l'ha raccontato alla preside ricevendo per tutta risposta una frase che l'ha raggelata: ti ci devi abituare, denunciare non serve a niente. Una frase che ieri il questore di Asti, Marina Di Donato, ha stigmatizzato: ragazze, denunciate sempre. Una reazione, quella della preside, che ha sconvolto Anna al punto da indurla a raccontare pubblicamente la sua vicenda.
    Cosa ricorda di quel giorno?
    «Era l'ultima sera. Avevamo finito di cenare, ero fuori, all'ingresso dell'ostello. C'era un clima poco rassicurante: il posto era pieno di uomini adulti ubriachi, non c'erano famiglie».
    Era da sola quando è successo?
    «No, con due amiche. Dalla hall vedevamo uomini più grandi che facevano festa. Faceva freddo, ero in tuta. A un certo punto mi sento una mano sul sedere».
    Come ha reagito?
    «Mi sono girata e gli ho urlato in italiano: "Che cosa hai fatto?"».
    E lui?
    «Ridendo si è messo le mani in tasca chiedendomi in inglese se volessi un accendino. Le mie compagne mi hanno subito portato via, da uno dei professori che ci accompagnavano».
    Cosa gli avete raccontato?
    «Inizialmente ha parlato una delle mie amiche: io tremavo, non riuscivo a dire niente. È intervenuta anche la guida che ci accompagnava e la guardia di sicurezza dell'ostello. Io ho indicato l'uomo».
    Cosa hanno fatto a quel punto?
    «Niente. Mi hanno detto che non si poteva fare niente e non aveva senso denunciare, visto che saremmo partiti il giorno dopo».
    E lei?
    «Ero arrabbiatissima: stavano completamente sminuendo il fatto. Sono scoppiata a piangere e sono andata nella mia stanza. Sono rimasta lì tutta la notte».
    Qual è stata la reazione degli insegnanti?
    «Il mio professore è stato gentile, mi ha poi scritto che non si immaginava nemmeno cosa significhi subire pressioni e violenze quotidiane e che come scuola educano affinché questi episodi non avvengano. Gli insegnanti si sono poi dati il turno per fare la guardia fuori dalla porta della nostra stanza per tutta la notte».
    Una volta tornati in Italia cosa è accaduto?
    «Ne ho parlato con i miei genitori che hanno chiesto un appuntamento alla dirigente scolastica, ma la segretaria ha risposto che non c'era. Noi siamo tornati il venerdì; il martedì dopo mi convoca la preside nel suo ufficio».
    Non c'erano i suoi genitori?
    «No, ero sola. La preside mi ha subito detto: "Sei maggiorenne, sei responsabile delle tue azioni". C'erano anche altri tre insegnanti tra cui quello che ci ha accompagnati in gita. Sempre la preside mi chiede: "Cosa vuoi ottenere?". Io volevo solo parlarne».
    Ci è riuscita?
    «Pochissimo. Continuavano a interrompermi. La dirigente diceva che ci aveva messo mesi per organizzare una gita che andasse bene. Mi ha detto: "Sei una bella ragazza, ti ci devi abituare"».
    Come si è sentita?
    «Piangevo, non mi hanno neanche dato un fazzoletto. Continuavano a sminuire la cosa. Mi hanno solo voluto spaventare con quell'incontro, eppure la preside è sempre in prima linea nelle manifestazioni contro la violenza sulle donne».
    La dirigente sostiene che non si tratti di violenza, «al massimo di un apprezzamento per la gonna corta».
    «Non è vero. E io non avevo la gonna ma un giaccone e i pantaloni lunghi».
    Successivamente i suoi genitori hanno incontrato la dirigente?
    «No. Hanno provato a ricontattarla per un appuntamento, ma non si è mai resa disponibile».
    Come ha vissuto i suoi ultimi mesi al liceo?
    «Dovevo fare la maturità, mi sono buttata sullo studio e non mi sono permessa di elaborare il trauma. Di starci male. Ma sono rimasta disgustata».
  6. PIU' CIVILTA' AL SUD CHE NEL NORD DI ASTI: La Corte d'Appello dell'Aquila: 60 mila euro alla vittima, all'epoca 12enne come il suo aggressore
    Insultata e seguita da un bullo condannata la scuola: non la difese
    saverio occhiuto
    pescara
    La seguiva ovunque e la insultava: «Sei grassa, brutta, sporca come tua madre. Guardati, sei una p...». Un inferno costante per una ragazzina di allora 12 anni. Il tutto avveniva nei corridoi di una scuola media di Pescara che la studentessa e il suo molestatore, un coetaneo, frequentavano all'epoca dei fatti (9 anni fa). Avveniva in classe, all'ingresso e all'uscita dell'istituto, tra testimoni, anche gli stessi insegnanti, indifferenti o comunque pronti a minimizzare gli atti di bullismo con cui il ragazzo feriva la compagna con la costanza dello stalker.
    Uno stato di sofferenza inaudito per la vittima. Sino a portarla a rifiutare il cibo, a farle perdere molti chili, a dover ricorrere, ancora oggi che è una donna di 22 anni, al sostegno psicologico di specialisti.
    Ora, dopo i fatti del 2015, è arrivata la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila, che condanna la scuola a risarcire la ragazza con la somma di 60mila euro, ritenendo gli stessi insegnanti colpevoli di non essere riusciti a far fronte a una situazione che per quella ex bambina di 12 anni e i suoi genitori era diventata un buco nero per quasi un anno.
    Il bullo se l'era cavata con la sospensione di una settimana dalla scuola, e secondo i giudici di secondo grado anche questo è un segnale di sottovalutazione da parte degli insegnanti e della direzione scolastica, che per un periodo così lungo avrebbero lasciato la ragazzina in preda ai deliri di un adolescente pericoloso sia per la salute fisica che mentale della compagna.
    Erano stati gli stessi genitori della ragazzina a rivolgersi al Tribunale, esasperati anche per il modo con cui gli insegnanti rispondevano a ogni rimostranza su quanto accadeva alla figlia quotidianamente.
    I giudici della Corte d'Appello dell'Aquila ora hanno dato loro ragione accogliendo, le istanze degli avvocati e stabilendo che quei genitori avevano visto bene: a forza di ignorare e sottovalutare la gravità del comportamento del bullo di turno, la loro bambina aveva rischiato di scivolare in un vortice che avrebbe potuto comprometterne lo sviluppo in un'età delicatissima, con conseguenze imprevedibili.
    L'ex parlamentare aquilana Stefania Pezzopane conosce bene l'argomento. Da deputata e componente della Direzionale nazionale del Pd, ha seguito molto da vicino l'iter dei disegni di legge sul cyberbullismo. Lei stessa è stata al centro di una campagna di odio e di insulti pesantissimi via social. Sul caso specifico si affida a una riflessione: «Le sofferenze di quella ragazza e di tante come lei producono ferite che durano tutta una vita. Il fenomeno non può essere sottovalutato, né dal punto di vista sociale, né giudiziario. È la scuola il luogo dove certe cose spesso accadono, nel silenzio e nell'omertà. Questo non è più accettabile».
  7. Cinque condanne per 28 anni di carcere; per un imputato non c'è reato associativo
    Truffe imprenditori e traffico di droga il core business della 'ndrina di Ivrea
    Ludovica Lopetti
    Si è chiuso con cinque condanne tra 3 e 8 anni di carcere il filone con rito abbreviato del processo nato dall'indagine Cagliostro, sulla presenza della 'ndrangheta a Ivrea e dintorni. Il gup ieri ha inflitto 8 anni ad Antonino Mammoliti, 6 anni a Flavio Carta, 5 anni e 10 mesi a Stefano Marino (l'unico imputato scarcerato con provvedimento del Riesame), 5 anni e 6 mesi a Maurizio Buondonno e 3 anni a Francesco Vavalà (difesi dagli avvocati Celere Spaziante, Enrico Scolari, Mario Benni, Leo Davoli, Ferdinando Ferrero ed Ercole Cappuccio).
    Le ipotesi d'accusa formulate dai pm Livia Locci e Dionigi Tibone della Dda erano di associazione mafiosa, truffa aggravata, estorsione, ricettazione, usura, violenza privata e detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo mafioso. Il gup ha ritenuto provato il reato associativo per quattro dei cinque imputati, Marino a titolo di concorso esterno.
    Nei confronti di Vavalà invece è stata esclusa l'associazione, ma per i reati satellite è stata riconosciuta l'aggravante del metodo mafioso.
    L'indagine, condotta a partire dal 2015 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino sotto il coordinamento della Dda del capoluogo, ha svelato la presenza di una locale di 'ndrangheta tra Ivrea, Chivasso e zone limitrofe, sotto l'egida della cosca Alvaro di Sinopoli.
    L'esponente di spicco è ritenuto Domenico Alvaro, 45enne residente a Chivasso nonché figlio del boss Carmine, imputato in veste di «promotore». Al vertice dell'articolazione secondo i pm c'era anche Antonio Mammoliti, che, tra le altre attività, si sarebbe occupato di rintracciare le armi.Secondo gli investigatori, la cellula aveva due core business: il traffico di droga su scala internazionale e reati contro il patrimonio, principalmente truffe a imprenditori.
    Si svolgerà a Torino anche il processo con rito ordinario nei confronti di altri 16 indagati tra cui i fratelli Francesco e Giuseppe Belfiore, Pancrazio Chiruzzi, Piero Speranza e la figlia Marta. Lo ha stabilito, all'inizio di luglio, il collegio di Ivrea presieduto dalla giudice Stefania Cugge ritenendo che il processo si debba celebrare nel tribunale dove sarebbe stata commessa l'estorsione .

 

 

 

 

 

26.07.24
  1. L'attentatore di Trump si era informato sull'assassino di Kennedy su Internet
    Ha cercato ispirazione nell'assassinio di Kennedy del 1963 prima di compiere il suo attacco a Butler. Lo rivela l'Fbi dopo le ultime indagini sull'attentatore di Donald Trump - Thomas Matthew Crooks - che cercò online informazioni sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, concentrandosi in particolare sulla distanza da cui Lee Harvey Oswald riuscì a mirare - in quel caso con successo - al presidente degli Stati Uniti, uccidendolo. Un «dettaglio significativo che descrive il suo stato d'animo», ha dichiarato il direttore dell''Fbi Christopher Wray in audizione al Congresso. Intanto le ultime ricerche confermano che Crooks fece volare un drone nell'area del comizio dell'ex presidente due ore prima dell'inizio dell'evento elettorale
  2. LICENZIAMENTO IMMEDIATO : La denuncia di Anna, astigiana di 18 anni , dopo il viaggio a Berlino "Tremavo e non dormivo più , la mia dignità calpestata due volte"
    "Io molestata in gita" La preside minimizza "Ti ci devi abituare"
    Le tappe della vicenda
    Laura Secci
    Asti
    Non è vero che la vita cambia un po'alla volta. Gli eventi, quelli importanti, non danno un preavviso. Non li freni, non li capisci, li subisci e basta. Sentenziano che da quel momento non sarai più la stessa. E per giorni vorresti diventare la prima che passa, una qualunque. Tranne te. Poi scatta lo spirito di sopravvivenza o quello che il lessico un po' arrugginito chiama "amor proprio". Tutto questo è nello sguardo di Anna, 18 anni, nel suo cercar parole che nascono, inciampano e si rialzano quando dice «dignità», mentre si aggiusta meccanicamente la maglia senza spostarla di un millimetro. «Sono stata molestata in gita e la preside ha sminuito l'accaduto – racconta tutto d'un fiato scivolando sul bordo della sedia – Mi hanno tolto la dignità due volte. Prima l'uomo che mi ha palpato, poi la scuola che mi ha detto che devo farci l'abitudine. Io non voglio farci l'abitudine».
    È febbraio. Anna è all'estero con il resto della classe di un liceo astigiano. L'ostello dove passano le ultime notti prima del rientro a casa è un melting pot di viaggiatori adulti di mezza età con una comune inclinazione al bere. «Niente famiglie. Solo adulti, maschi, alcuni ubriachi – ricorda– L'ultima sera, sono fuori dalla hall con le mie amiche quando sento una mano palparmi con forza il sedere. Mi giro di scatto, lo guardo e urlo "Ma cosa fai? " in italiano. Lui, ridendo, si allontana lentamente. Quella risata mi rimbomba ancora in testa. Come i suoi occhi divertiti». Poi la corsa dal professore, l'amica racconta l'accaduto, scatta la segnalazione alla guardia di sicurezza. «Tremavo. Ma il mio insegnante mi ha tranquillizzato. E per tutta la notte, lui e gli altri docenti, hanno vigilato a turno davanti alla porta della stanza. Il giorno dopo siamo partiti. Ho capito che non potevo bloccare tutta la classe lì per sporgere denuncia – alza gli occhi come a cercare conferme – Sì. Forse ho sbagliato. Ci ho pensato. Ma neanche io volevo stare in quel posto. Sentivo solo il bisogno di tornare a casa il prima possibile». Dimenticare. Cancellare tutto. Come quegli incubi che la mattina strappano un sospiro di sollievo: menomale, era solo un sogno. «Invece non riuscivo più a dormire e ho raccontato tutto ai miei genitori. Erano furiosi e hanno chiesto subito un appuntamento con la preside. Non c'era». L'incontro avviene pochi giorni dopo, ma senza di loro.
    Il bidello bussa: «Ti aspetta la preside». Pochi passi incerti nel corridoio che non è mai stato così lungo. Le labbra si muovono veloci in una conversazione interna che cerca di mettere ordine tra pensieri sparsi. Non c'è più tempo. La porta è lì. «Ma non ci sono i miei genitori», l'obiezione, mentre entra nella stanza con la convinzione di chi vorrebbe trovarsi altrove. «Sei maggiorenne, sei responsabile delle tue azioni» la risposta. Il dialogo ad Anna è parso più un monologo. «Perché racconti questo adesso, una settimana dopo? Ci abbiamo messo mesi a organizzare questa gita. Tu con questo a cosa vuoi arrivare? Non è successo chissà cosa». Frasi che seppelliscono quel po'di coraggio raggranellato alla veloce. «Io volevo solo parlarne. Non ho un'idea precisa». Il silenzio è sospeso in attesa di una risposta. Arriva ma non è quella sperata. «Ti ci devi abituare a queste cose». Queste le parole, per chiudere la questione, raccontate dalla ragazza. Delle ore che seguono ricorda il senso di impotenza alimentato dall'amarezza. Ma la delusione, convertita in azione, spesso ha il pregio di esercitare i nostri diritti senza chiederci il permesso. Nasce così un articolo pubblicato sul giornalino scolastico regionale dal titolo "L'arroganza dell'illuso" in cui scrive quello che avrebbe voluto dire alla preside se le parole non si fossero bloccate in gola. «Non mi sarei mai aspettata di sentire che è normale che accadano questi episodi – scrive – Avrei voluto dirvi che non ho la vostra età, non lo so come va il mondo quanto sapete voi. Però ecco quello che la scuola mi ha insegnato: se qualcosa non funziona bisogna lottare, perché è per le donne che hanno fatto la differenza che lei preside svolge un ruolo importante, non grazie a quelle che si sono abituate alle molestie. Come è possibile che in una scuola che manifesta pubblicamente contro la violenza sulle donne, privatamente vengano dette parole così pesanti? » . Un interrogativo che riapre l'eterna ferita della doppia morale. Condannare in pubblico ciò che si tollera nel privato. «In questo liceo mi hanno insegnato che le molestie sono gravi. Quindi mi aspettavo di sentirmi dire che un uomo che mi tocca senza consenso è da condannare e basta». La preside, contattata per un commento, nega con fermezza. «La scuola disconosce il fatto che ci sia stata violenza. Al massimo avrà avuto un apprezzamento per la gonna corta. Ma poi cosa avremmo dovuto fare noi? Ho ascoltato la ragazza, le ho detto che è importante non allontanarsi per non finire in situazione spiacevoli. Poi è successo a Berlino. Se nell'ostello c'è qualche deficiente alticcio come prima cosa ti allontani. Le ho anche detto che se voleva sporgere denuncia poteva farlo. È maggiorenne. Ho solo aggiunto che secondo me in casi come questo è sterile». Sulla risposta riferita dalla ragazza: «Ti ci devi abituare» si riversa in un fiume di parole. «Mai pronunciato una frase simile. Possiamo averle detto che la vita è anche questa. Se mia figlia mi raccontasse di essere stata palpeggiata da un ubriaco le risponderei: ma sei scappata subito, tesoro? Perché, diciamoci la verità, se uno ti mette la mano sul sedere qual è la prima cosa che fai? Denunciare? No. È scappare». Una società che ci insegna fin da piccoli a rendere conto agli altri di ciò che facciamo ma non ci abitua a rendere conto a noi stessi, Anna sembra aver trovato il suo modo, non barattabile, di stare al mondo. Quando una donna dice no. È no. Perché no è una frase di senso compiuto.
  3. IL VERO VOLTO DEL PCI:L'autore
    Anna Maria Ortese
    fece licenziare
    Quando il Pci
    «Sai, passiamo dei periodi come se uno fosse avvelenato, pieno di cose che ti staccano dal profondo di te». Scriveva così Anna Maria Ortese alla sua amica Angela, moglie dello scrittore pesarese Fabio Tombari, in una lettera rimasta fino ad oggi inedita e che siamo in grado di rivelare grazie a un paziente lavoro di ricerca. Era il 7 novembre del 1948, e la scrittrice era stata ospite della coppia nel maggio dell'anno precedente, appassionandosi, grazie a loro, entrambi seguaci di Steiner, all'antroposofia. Nel periodo di cui parla nella lettera, pur seguitando a collaborare con i quotidiani napoletani La Voce e Risorgimento, la Ortese aveva colto al balzo una ghiotta occasione d'assunzione al settimanale milanese Omnibus, diretto da Salvato Cappelli, che all'epoca ospitava articoli di Calvino, Vittorini, Pavese e aveva un profondo radicamento con la linea del Pci di Palmiro Togliatti. Vi era arrivata grazie al suo amico Pasquale Prunas, che in coppia con Cappelli creò qualche anno dopo Le ore, un rotocalco rivoluzionario, e che era già collaboratore della testata.
    «Da quando sono partita per Milano la prima volta - scrive la Ortese all'amica - ho vissuto un'esistenza febbrile e angosciata perché troppo crudo era il passaggio da un sistema all'altro. Ero con Omnibus, sai: morivo dal dolore di non vedere più Napoli, di trovarmi a Milano. Era l'estate, vivevo in casa di Lelj, che è stato un ottimo carissimo amico (si riferisce con ogni probabilità a Massimo Lelj, autore Bompiani ed ex inviato di guerra del Corriere della Sera, ndr); ma non ero lieta! Quanto al lavoro, prendevo lo stipendio di redazione (ma non facevo nulla, non perché non volevo, ma perché non c'era lavoro) e il compenso dei radi articoli in cose di Milano. Il lavoro che mi era stato assegnato non mi piaceva, mi urtava». In effetti nei pochi servizi da lei firmati in quell'agosto milanese (sull'ippodromo di San Siro e l'Idroscalo) la sua prosa è irriconoscibile: legnosa, prevedibile, a tratti burocratica. I colori con cui dipinge qualunque ambiente sono corruschi, rispecchiano un profondo disagio interiore. Milano, che in seguito sarà da lei ampiamente rivalutata, le appare come il luogo dove ogni cosa reca il cartellino del prezzo. «Si è soli. Molto più soli che a Napoli» si lagnava con Prunas nel carteggio pubblicato anni fa da Archinto (Alla luce del Sud, a cura di Renata Prunas e Giuseppe Di Costanzo). «Ti coprono col mantello dell'ironia, non altro».
    Cappelli, pur sapendo che Ortese non è una comunista militante, la sprona a essere più faziosa e ficcante, ma lei rifiuta «la violenza di parte»: «I pezzi che vorrei fare per Omnibus - confida a Prunas - dovrebbero essere una cronaca disintossicata della vita milanese, del mondo borghese di qui, ma non contro gli uomini veri e propri (com'è possibile odiare?) solo contro quanto di fatuo e mortale c'è nel loro costume». Il nodo a quel punto va sciolto: Anna Maria Ortese è o non è idonea a militare in una testata apertamente schierata? Cappelli la mette alla prova affidandole un'inchiesta delicata: «Decisero di mandarmi a Trieste per provare in pieno le mie possibilità giornalistiche» rivela la Ortese all'amica. «Rimasi là dieci giorni, molto felice, perché vedevo il mare e gente bella e serena. Poi tornai a Milano e mi misi a scrivere gli articoli su Trieste. Dopo aver consegnato il primo, che fu accolto con entusiasmo, tornai a Napoli».
    Trieste era ancora uno staterello autonomo a quel tempo (il Territorio libero di Trieste), sebbene diviso in due zone: la A governata dagli Alleati, la B sotto il controllo jugoslavo. Dopo le elezioni politiche d'aprile e soprattutto dopo la rottura delle relazioni tra Tito e Stalin, il movimento comunista locale s'era scisso in due spezzoni: da una parte, la maggioranza kominformista fedele alla linea di Mosca, capeggiata dal famigerato Vittorio Vidali, un duro coinvolto in varie vicende di sangue, compreso l'omicidio di Trotsky; dall'altra, la minoranza filotitina. Il pendolo del comunismo comandato da Mosca oscillava ora nella direzione del Pci, anche se questo non significava che il Pci triestino fosse diventato un partito italiano. E comunque, l'obiettivo primario, comune sia a Togliatti che alle forze kominformiste, era liberarsi del controllo angloamericano. La prima puntata dell'inchiesta ortesiana ("L'amante slavo", 14/10/1948), pur incentrata sulle posizioni della Lega nazionale, l'associazione irredentista risorta dalle sue ceneri nel ‘46, suggellava perlomeno quest'aspirazione: «Solo lo Slavo e nessun altro che lo Slavo (scaduto per sempre il decorosissimo Austriaco), è grande come nemico». Per contro, la seconda puntata ("Ma di che cosa è malata Trieste?", 21/10/1948), spedita da Napoli, esaltava senza mezzi termini l'irredentismo: «Oggi, a Trieste, non c'è nulla di più commovente, di più straordinariamente importante della "Lega nazionale" (…) … gli anni in cui Trieste non ebbe la Lega, non fu cioè irredentista, ci paiono per Trieste brutti anni, fortunatamente passati». Giudizio che non poteva esser sottoscritto né da Botteghe oscure né da un Cappelli ligio osservante dell'ortodossia togliattiana. «Trovai tutti, a Omnibus, pieni di benevolenza e simpatia» prosegue laconicamente la Ortese. «Il servizio andava bene. Ma, dopo pochi giorni, saltò fuori la notizia che il Partito non era contento, e che bisognava troncare tutto. Rimasi senza fiato, umiliata e impensierita, anche perché lo stipendio di redazione non lo prendevo più e anticipi sul lavoro non me ne potevano dare. Come vivere?».
    Con il licenziamento da Omnibus per volere del Pci, inizia per Anna Maria Ortese un periodo segnato da grandi difficoltà economiche, che la portò a dipendere da amici e conoscenti per il sostentamento e la ricerca di alloggi, sempre temporanei. «La verità è che io appartengo prima di tutto al P.C.D.D. (leggi: Partito Cercatori Di Dio), io non posso sentire la lotta di classe se non in funzione di quella contro il Male (bisogna proprio chiamarlo con lettere maiuscole), ch'è tanto, è solo in parte dovuto al fattore economico, in gran parte dipende invece da cose più grandi di noi, misteriose quanto difficili a intendersi», scriveva sempre in quell'estate del 1948 al suo amico Prunas; e mai avrebbe cambiato idea, assumendosi i rischi che ogni battitore libero della stampa dovrebbe mettere in conto.
    Non per nulla la sua carriera giornalistica è lastricata di trionfi e crucifige feroci: ai maggiori allori corrisponde quasi sempre una reazione uguale e contraria di fischi e pollici versi. Tutte sollevazioni di sinistra, di militanti del Pci e intellettuali di quell'area in cui anche lei, a quel tempo, si collocava. Il mare non bagna Napoli, premio giornalistico Saint Vincent e premio letterario Viareggio 1953, è per metà costituito da inchieste sul campo. Quella sui Granili, pubblicata sul Mondo nel gennaio del ‘52, smosse addirittura i vertici dello Stato, il presidente Einaudi, che decretò ipso facto la smantellamento di quel falansterio degli orrori. Plausi seguiti da botte fragorose. "Il silenzio della ragione", l'inchiesta sugli scrittori napoletani che le aveva commissionato Vittorini, scatenò un finimondo. La Ortese aveva descritto i vecchi compagni d'avventura di Sud, la rivista ideata e diretta da Prunas, come dei falliti, dei rinunciatari che avevano deposto istanze e armi illuministiche. Di più: li aveva messi in caricatura. Le avevano replicato, sdegnati, Compagnone, Domenico Rea e Gianni Scognamiglio; e tutto quel mondo di ferventi gazzettieri idealisti che palpita nelle pagine del Mistero napoletano di Ermanno Rea s'era riconosciuto nell'attacco sferratole da Nino Sansone sulle colonne di Rinascita. Era per quella cerchia il racconto d'una rinnegata, una che non credeva più alle magnifiche sorti e progressive della capitale del Sud.
    L'anno dopo, ovvero nel ‘54, la Ortese partì per un lungo reportage a puntate tra Praga e la Russia assieme a una delegazione dell'Udi. Ebbene, con il suo meraviglioso racconto riuscì a scontentare tanto la destra che la sinistra. «C'era molto sacrificio, molta pena, molta sofferenza e obbedienza, e questo era sconsigliabile a dirsi per i Credenti di sinistra; ma anche bontà, speranza, saldezza, e questo non andava bene per i Credenti di destra». Già era stata isolata dalle compagne durante il soggiorno per il precedente del Mare non bagna Napoli; ma, al ritorno, fu anche accolta «con il viso dell'armi» (parole sue) dal «mondo della sinistra milanese». Tutti contro, meno Luchino Visconti. L'anno dopo, per quelle straordinarie corrispondenze e altri servizi giornalistici, le assegnarono un secondo premio Saint Vincent. Avrebbe continuato a collaborare a fogli di sinistra come Milano sera e L'Unità, grazie anche all'appoggio del suo compagno Marcello Venturi, che di quel giornale era caposervizio cultura, ma a quel punto Anna Maria divorziò per sempre da Botteghe oscure: «Sono uscita dal partito - dichiarò lapidariamente - perché volevano che io non ragionassi con la mia testa ma con la loro».
  4. ANCORA OGGI "Il Partito non gestiva il dissenso Sulla Jugoslavia divisioni profonde"
    Ritanna Armeni
    La chiusura
    Gli intellettuali
    L'indifferenza
    La polemica sul Gattopardo
    «Io non ero nel Pci, quindi nessuno mi ha potuto cacciare», ricorda Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice e fondatrice del Manifesto nel 1972. «Sono arrivata al Manifesto quando era un giornale dissidente, e me ne sono andata perché quell'esperienza aveva esaurito, per dirla con le parole di Berlinguer, la sua "forza propulsiva"». Ma di quella intensa fase professionale Armeni dice di aver ricevuto una lezione fondamentale "di spirito critico", e di rivedere, nella vicenda di Anna Maria Ortese, alcuni dei dilemmi che hanno segnato la storia della sinistra.
    Il caso di Anna Maria Ortese risale a un'epoca molto precedente agli strappi che segnarono la storia del comunismo italiano negli anni Settanta e Ottanta: siamo nel 1948, la guerra è finita da pochi anni e l'allineamento del Pci con Mosca a quell'epoca non conosceva esitazioni. Il legame in particolare con la Jugoslavia di Tito, che per Togliatti rappresentava un esempio positivo di realizzazione socialista, metteva le rivendicazioni della "Trieste italiana" in assoluto secondo piano: i comunisti italiani erano infatti convinti che Trieste e l'Istria, in quanto area con una consistente popolazione slava, dovesse essere parte della Jugoslavia perché questo avrebbe facilitato la costruzione del socialismo in entrambi i paesi.
    Ragione per cui il primo reportage di Ortese – "Lo slavo" – fu approvato, e il secondo – in cui si sostenevano le ragioni dell'irredentismo e della "Lega Nazionale" – le valse l'allontanamento definitivo da Omnibus, la rivista per cui lavorava, su diretta indicazione dei vertici comunisti.
    Armeni, il PCI aveva un rapporto difficile con le donne intellettuali?
    «Il Pci aveva un rapporto insieme intenso e difficile con gli intellettuali in genere: intenso perché il mondo della cultura faceva riferimento al partito, difficile perché spesso non riusciva a gestire il dissenso, come dimostra, nel 1969, il fatto che radiò gli intellettuali che avevano fondato il Manifesto. Non credo che nel caso di Anna Maria Ortese il problema fosse il suo essere donna. La Jugoslavia e Trieste erano un problema scottante, anche all'interno della sinistra. Ortese scrive nel 1948. Ricordo che Rosario Bentivegna , uno dei Gap protagonisti dell'attentato contro i tedeschi a via Rasella nel 1944, dopo che era andato a combattere in Jugoslavia nel 1945 non esitò a criticare la gestione dell'esercito guidato da Tito, e rimase fermamente anti-titino per tutta la vita. Questo per dire quanto acceso fosse allora il dibattito sul tema...».
    Il rapporto difficile dunque era in generale con gli intellettuali?
    «Assolutamente. Basti pensare all'ostracismo ricevuto in una prima fase dal Gattopardo, il libro di Tomasi di Lampedusa, e a tutti i problemi avuti da Luchino Visconti quando voleva realizzarne la versione cinematografica. Fu ritenuto di destra da Alicata, da Moravia, da Pratolini. Vittorini non lo pubblicò per l'Einaudi… Certo, nel caso di Ortese, fa impressione il fatto che si trovasse in condizioni economiche così precarie, e che questo non fu tuttavia sufficiente a invocare ripensamenti».
    Ortese oltretutto era considerata un'intellettuale vicina alla sinistra…
    «Infatti. Il problema, di nuovo, era il dissenso, che d'altra parte rappresentava il contraltare dialettico dell'ideologia. Possiamo arrivare a dire che senza dissenso anche l'ideologia sarebbe andata in pezzi».
    Secondo lei cosa ci dice una storia come questa in un momento in cui si parla spesso di censura e di scrittori censurati?
    «Che la censura è un problema che riguarda la destra. Ma che la sinistra ha sempre avuto un problema con il dissenso. Non è mai riuscita a comprenderlo, a dargli la giusta considerazione e comprensione, né a farne occasione di autocritica. Questo è forse il motivo per cui la sinistra in genere si divide. Ogni voce dissenziente o viene allontanata o si allontana. E se non si è d'accordo ognuno va per i fatti suoi».
    Colpa di scelte ideologiche troppo rigide?
    «La sinistra si fondava – e uso il passato - su un sistema di valori, la cosiddetta ideologia. Non la disprezzo. Credo che l'ideologia intesa come visione del mondo presente sia importante, e altrettanto importante credo sia addirittura l'utopia, intesa come visione del tempo futuro. Senza di esse la sinistra non esiste. Ma non è riuscita a farla convivere con l'altro, con quello che viene da fuori. Anzi, si è sempre espressa ferocemente contro di esso. Tornando al caso di Ortese, nel 1948 l'ideologia, lo schieramento di campo, erano più importanti di tutto. Poi però cinque anni dopo Ortese vince il premio Viareggio con Il mare non bagna Napoli e dopo ancora vincerà lo Strega». —

 

 

25.07.24
  1. La settimana scorsa la giudice era intenzionata a lasciare l'incarico Ma dal suo partito, Fratelli d'Italia, ora c'è chi la spinge a ripensarci
    Scandalo Csm Natoli tiene duro e non si dimette
    irene famà
    roma
    Rosanna Natoli non ha nessuna intenzione di dimettersi. Così si mormora nei corridoi di Palazzo Bachelet. La componente del Consiglio di disciplina del Csm finita al centro dello scandalo del salvataggio pilotato di una giudice, l'avrebbe fatto capire alla presidente Cassano e al procuratore generale della Cassazione Salvato. Prima, così dicono, si sarebbe confrontata con il suo partito, Fratelli d'Italia. Con chi di preciso, non si sa. Certo è che la consigliera deve la sua ascesa dalla vita comunale di Paternò a piazza Indipendenza a Roma grazie al presidente del Senato, e suo compaesano, Ignazio La Russa. Era stato lui, infatti, a fare il suo nome. E, a gennaio 2023, il Parlamento la votò tra i quattro laici in quota meloniana.
    La scorsa settimana, lo scandalo. La consigliera ha incontrato, nel suo studio da avvocato a Paternò, Maria Fascetta Sivillo, giudice civile di Catania sotto inchiesta disciplinare. Un colloquio molto più che inopportuno, visto che Natoli è tra chi l'avrebbe dovuta giudicare. Il tutto viene registrato dalla magistrata sotto accusa. E reso pubblico durante la commissione disciplinare.
    Rosanna Natoli ascolta l'audio. Si alza in piedi. Annuncia dimissioni immediate dalla commissione. Non dal Csm. E sembra non sia intenzionata a farlo nemmeno oggi. Al contrario. La consigliera pare lascerà vuoto il suo posto al Plenum. Partirà per le vacanze. «Per evitare problemi al Csm», avrebbe spiegato agli amici. «Un modo per temporeggiare», si sussurra a Palazzo Bachelet. Unica certezza? Il rinvio della questione a settembre.
    È vero. È possibile votare, a scrutinio segreto e con una maggioranza dei 2/3, la sospensione di un membro del Csm. Ma solo se è indagato. E qui si apre un altro capitolo della vicenda. Il Csm ha inviato gli atti - la pennetta usb con la registrazione e la trascrizione del colloquio - alla procura di Roma, ma il reato sarebbe stato commesso a Paternò. Quindi, per questione di competenza territoriale, l'intera faccenda è destinata ad essere trasferita a Catania. E non esiste una procedura che prevede la decadenza automatica dal Csm.
    Insomma. Rosanna Natoli, spalleggiata e consigliata dai suoi, prova a restare al suo posto. Un posto che condivide sotto i riflettori del presidente della Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è a capo del Consiglio superiore della magistratura. Mattarella, l'altro ieri ha incontrato il suo vice al Csm Fabio Pinelli. E, durante un colloquio di quaranta minuti, non avrebbe nascosto di essere piuttosto sconcertato per una situazione considerata insostenibile.
    Per ricostruire questa intricata faccenda bisogna risalire al novembre 2023. Rosanna Natoli incontra la giudice Maria Fascetta Sivillo, condannata a tre anni e sei mesi dal tribunale di Catania per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell'agenzia delle riscossioni siciliana. Dovrebbe giudicare la sua posizione, valutare la sua sospensione, invece le fornisce consigli. «Sì, sto violando il segreto», dice. «Mi sono presa sto processo perché lei è amica dei miei amici. E questa situazione la dobbiamo risolvere. Ma lei ci deve dare una mano».
    Sivillo registra. E insieme al suo avvocato, il legale Carlo Taormina, rende tutto pubblico. Non solo. L'avvocato Taormina, ex deputato di Forza Italia, l'altro ieri ha presentato in procura una denuncia di sei pagine contro l'intera sezione disciplinare del Csm che ha trattato il caso della sua assistita. Perché, questa la sintesi dell'esposto, Natoli in quella registrazione mostra di parlare in nome e per conto dei componenti della sezione disciplinare di cui fa parte.
  2.  " Solo marketing politico"
    niccolò carratelli
    roma
    L'ennesimo scontro in tema di sanità pubblica è in programma questa mattina nell'Aula della Camera. Dove si svolgeranno le dichiarazioni di voto e il voto finale sul decreto "Liste d'attesa", con le opposizioni che daranno battaglia fino all'ultimo. Per il Pd interverrà la segretaria, Elly Schlein, pronta a rilanciare la sua proposta di legge, affossata dalla maggioranza, per l'incremento graduale dei fondi al Servizio sanitario nazionale fino al 7,5% del Pil. Proposta che era stata inserita dentro a uno dei circa 60 emendamenti depositati dai partiti di centrosinistra e tutti puntualmente respinti. Come sono state bocciate le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd, M5s e Avs.
    I deputati di questi partiti hanno monopolizzato la discussione generale, per mettere agli atti critiche e preoccupazioni. «Riteniamo che questo decreto sia una scatola vuota, senza norme di sostanza e interventi strutturali – attacca Marco Furfaro, responsabile Welfare al Nazareno –.
    Un provvedimento mirato a distruggere il Servizio sanitario nazionale e a favorire il sistema privato, che non inciderà per niente sulle lunghissime liste d'attesa». Mentre il vicepresidente 5 stelle, Riccardo Ricciardi, parla di una «schifosissima operazione di marketing politico, in cui si individua nei problemi della sanità un bacino di voti – dice –. Si fa un decreto per prendere dei voti senza però metterci niente, è una becera e gravissima strumentalizzazione». Il Movimento ha presentato un emendamento per potenziare l'assistenza territoriale, con l'assunzione di medici di base e pediatri di libera scelta, che non sono interessati dal tetto di spesa.
    «Ma per il governo queste non sono priorità – sottolinea la deputata Gilda Sportiello – sono interessati solo a spot vuoti e giocano con il diritto alla salute». E la capogruppo di Avs, Luana Zanella, mette in guardia dalla prospettiva di vedere aumentare «solo la burocrazia, prevedendo almeno sette decreti attuativi, ma non le risorse e le assunzioni del personale sanitario». Critiche a cui il relatore del provvedimento, Luciano Ciocchetti di Fratelli d'Italia, risponde assicurando che le nuove misure ridurranno «drasticamente i tempi di attesa nelle prestazioni sanitarie», e potranno anche «migliorare la trasparenza e l'efficienza del sistema sanitario nazionale».
    In sintesi, il decreto prevede la creazione di una piattaforma nazionale per le liste d'attesa presso l'Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) con l'obiettivo di monitorare, in tempo reale e in tutte le Regioni, i tempi di erogazione delle prestazioni. Se non vengono garantite entro i termini prestabiliti dalle classi di priorità, le Asl devono assicurarle o attraverso un centro privato accreditato o in modalità intramoenia, cioè al di fuori del normale orario di lavoro dei medici ospedalieri. Le cui ore di straordinario (come quelle degli infermieri) verranno retribuite con un prelievo fiscale ridotto: una flat tax al 15% rispetto alla trattenuta attuale che supera il 40%. Le prestazioni disponibili nelle strutture pubbliche e private convenzionate saranno raggruppate ovunque in un Cup (centro prenotazioni) unico regionale o intraregionale, con il divieto per gli ospedali di sospendere o chiudere le agende. I direttori generali delle Asl saranno così valutati anche in base alle performance registrate, attraverso il lavoro dei nuovi responsabili unici regionali dell'assistenza sanitaria: dopo le proteste dei presidenti di Regione, infatti, è stata accantonata l'idea di far gestire i controlli direttamente al ministero della Salute. Lo scontro sul decreto, del resto, non si è consumato solo tra maggioranza e opposizione, ma anche dentro la stessa maggioranza, con la Lega che ha sostenuto le critiche dei governatori, spingendo per una revisione del testo, in particolare dell'articolo 2, come poi è avvenuto al Senato. È dovuta intervenire in prima persona la premier Giorgia Meloni per favorire una soluzione di compromesso. Scongiurato il rischio di una spaccatura a Palazzo Madama, il centrodestra ha trovato un accordo sulla versione finale del provvedimento, che oggi verrà approvato senza alcuna modifica a Montecitorio.

 

24.07.24
  1. NO COMMENT : La rivincita del bravo avvocato
    del vigile
    La fotografia
    Il risarcimento
    "
    Il nuovo impiego
    Paolo Isaia
    Sanremo
    «Ho sempre saputo di non aver fatto qualcosa di sbagliato, l'ho spiegato a tutti, dal pm ai vari giudici, fin dall'inizio. Avevo ragione, anche se questo non mi ripaga di 9 anni di sofferenza». Suo malgrado, Alberto Muraglia resterà per tutti - «il vigile in mutande». L'immagine mentre timbrava il cartellino in slip e canottiera, nell'ottobre 2015 ha fatto il giro del mondo. Accusato di truffa ai danni del Comune di Sanremo, è stato però assolto con formula piena, e ora è arrivata anche l'ultima sentenza sul suo licenziamento. La Cassazione ha confermato quanto deciso dalla Corte d'Appello di Genova: la decisione del Comune era illegittima.
    Muraglia, questa sentenza mette la parola fine alla sua vicenda. Come si sente?
    «Ero sereno e lo rimango. Mi aspettavo questa conclusione, perché conferma quello che ho detto subito al primo giudice del lavoro. Non mi aveva creduto, e nonostante tutte le testimonianze a mio favore, aveva respinto il mio ricorso. Ma la corte d'appello di Genova ha ribaltato tutto perché c'era una logica. Era chiaro che la timbratura in mutande avvenisse o prima o dopo l'orario di lavoro, la macchinetta era davanti all'alloggio di servizio. Una volta dimostrato quello, è finito il discorso».
    Ecco, l'immagine di lei in mutande. Secondo lei la procura ha sbagliato a diffonderla?
    «Sì, perché quella fotografia penderà per sempre sulla mia testa. Ancora oggi esplodono i commenti sui social quando compare. La gente non si convince che c'è stato un errore di base della magistratura, c'è stato un giudizio basato su una singola foto. E uno scatto non poteva certo spiegare che stavo facendo il mio lavoro, le persone vedevano altro. Un furbetto del cartellino».
    Prova rancore nei confronti della procura, o del Comune che l'ha poi licenziata?
    «No. La cattiveria non sta nel mio dna, e nemmeno il rancore. Non ho motivi contro l'ex amministrazione, o contro la procura, anche se le indagini, oltre all'immagine rovinata per sempre, mi sono costate 86 giorni di arresti domiciliari, che non auguro a nessuno. Resta solo un po' di dispiacere per il comportamento dell'ex segretaria generale del Comune, che mi aveva dato la speranza di essere pronta ad accogliere la mia tesi, e poi mi ha licenziato. Poteva essere sufficiente anche una sospensione, in attesa del processo penale».
    È stata una battaglia lunga. Non ha mai pensato di perderla?
    «Mai, ero nel giusto. Lo sapevo io e lo sapeva la mia famiglia, lei è stata la mia forza, e io ho avuto la forza di lasciarla fuori. Ringrazio anche i miei avvocati, Alessandro Moroni e Luigi Zoboli, per avere sempre creduto in me. Sono andato sempre avanti a testa bassa per dimostrare la mia innocenza. Non è stato facile, ero diventato il nemico pubblico numero uno. Eppure tre giorni dopo gli arresti ero dal gip a spiegare tutto. Mi aspettavo quasi le scuse, invece hanno aperto altri tre fascicoli su di me, tutti archiviati. Ho perfino rinunciato alla prescrizione, non puoi accettarla quando sai di non avere fatto niente. Ed è arrivata sia l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" che il reintegro sul posto di lavoro».
    Reintegro che però non ha accettato. Per quale motivo?
    «Da una parte non volevo più lavorare per persone che non avevano creduto in me, nella mia onestà, nonostante avessi sempre portato la divisa con onore e dignità. E poi il Comune ha presentato ricorso anche contro la sentenza di reintegro».
    Sperava che fosse finita con il secondo grado?
    «Sì, lo ammetto. La decisione dell'amministrazione mi ha sorpreso, era palese che anche la Cassazione avrebbe deciso a mio favore. Bastava leggere le carte».
    Con il Comune ora il capitolo è definitivamente chiuso?
    «Non del tutto, almeno per la questione economica. Mi sono stati liquidati 132 mila euro, togliendo dalla cifra iniziale di 227 mila euro quello che secondo i loro calcoli avevo guadagnato nel frattempo. Invece secondo la mia commercialista c'è una differenza di 60 mila euro. Quattro mesi fa ho chiesto al Comune come risultasse la cifra che mi hanno versato, sta ancora aspettando la risposta».
    I guadagni sono arrivati con il lavoro di aggiustatutto, vero?
    «Sì, dopo il licenziamento ho aperto un piccolo laboratorio, adesso va a gonfie vele. Con me c'è mia figlia Aurora, si occupa della parte amministrativa, delle etichette per citofoni, delle chiavi. Si sta laureando in informatica, deve solo discutere la tesi. C'è anche mio nipote».
    Crede che un giorno riuscirà a dimenticare questi nove anni?
    «Sono io che non voglio dimenticare, anzi. Anche se la mia immagine è stata rovinata per sempre, e non me lo meritavo, per il resto sono contento così. È stato un percorso lungo, difficile e doloroso. Ma ne sono uscito vincente».

 

 

23.07.24
  1. CONOSCO BUONO MA NON RIESCO AD IMMAGINARE UN FUTURO  PER IL NUCLEARE: "Una torre accanto al grattacielo di Intesa come sede italiana del nucleare pulito"
    leonardo di paco
    Nella sede di Lione, a due passi dalla stazione ferroviaria, sulla facciata di una delle torri più alte della città da qualche giorno troneggia un'enorme insegna della sua azienda.
    Adesso Stefano Buono, fondatore e ceo di newcleo, scaleup italo-britannica (sede a Londra) nata nel 2021 e impegnata nello sviluppo di reattori nucleari di ultimissima generazione, si lancia in un progetto per colmare un vuoto urbano della città che lo ha adottato: «Costruire una torre completamente nuova a Torino, dove già lavorano 350 dipendenti di newcleo, prima che l'alta velocità la colleghi con Lione in poco più di un'ora».
    L'area prescelta per la sede di newcleo è quella davanti al grattacielo di Intesa Sanpaolo e si inserisce nel progetto di riqualificazione dell'asse che porta dal Politecnico alla stazione Dora, con la stazione di Porta Susa al centro. Un piano, chiamato "Torino Innovation Mile", nato pochi mesi fa su spinta di Davide Canavesio, il fondatore dell'associazione Nexto. Fra i promotori, oltre alla stessa newcleo, anche Politecnico, Ogr, Environment Park, Infra.To, Liftt, New Cleo, Nexto e Planet Smart City.
    Lo spazio fisico dove far troneggiare la nuova sede di newcleo abbonda. L'area di oltre 45 mila metri quadrati di superficie è di FS Sistemi Urbani. E a Buono i capitali non mancano. Entro l'estate newcleo chiuderà infatti il maxi round di raccolta da un miliardo di euro annunciato lo scorso marzo.
    Ma si tratta solo del primo di una serie di grandi round di finanziamento. Entro i prossimi 7-8 anni, infatti, la società avrà bisogno di un totale nel range di 3-4 miliardi di euro per sviluppare due reattori in Francia e Regno Unito, un prototipo non nucleare in fase di studio in Italia (nel laboratorio di Brasimone, sull'Appennino bolognese) e una fabbrica di combustibile nucleare per soddisfare la richiesta di combustibile radioattivo che non sia l'uranio proveniente dalla Russia, fra i più grandi produttori al mondo.
    «In Italia c'è sempre più attenzione nei confronti del nucleare, anche da parte del governo, e se la crescita di newcleo proseguirà su questi ritmi avremo bisogno di così tante nuove persone da riuscire a riempire un nuovo grattacielo» spiega Buono, che ipotizza un luogo dove ospitare «anche delle attività del Politecnico oltre alla nuova sede di Liftt». Cioè la società di venture capital specializzata in investimenti deeptech con soci Fondazione Compagnia di San Paolo e Poli attraverso la Fondazione Links, stabilita da tempo alle Ogr Tech e presieduta dalla stesso Buono.
    Ma prima bisogna dare un'accelerata alle trattative con Fs Sistemi Urbani, che da tempo prova a vendere l'area. Poi si potrà cominciare a lavorare per trasformare i rendering della torre in cantieri. La macchina burocratica si è già messa in moto. Alla fine di marzo si è tenuto il primo incontro tra il Comitato e la società del gruppo Ferrovia dello Stato. I tempi per la realizzazione del progetto dovrebbero essere di tre anni dal momento in cui verrà finalizzato l'acquisto delle aree.
    Buono, per parlare delle tempistiche realizzative della torre, torna sulla suggestione di vedere Lione e Torino distanti poco più di un'ora di treno. E lancia una frecciatina sui tempi pachidermici di realizzazione dell'infrastruttura che renderebbe possibile il collegamento veloce. «L'intento è rendere il nuovo grattacielo realtà prima della fine dei cantieri della Tav (oggi l'entrata in funzione dell'opera è previsto nel 2032, ndr). Se si continua con questi ritmi, non penso sarà un problema».
  2. Alle Molinette intervento unico in Italia: sette ore in sala operatoria per rimuovere un aneurisma L'organo è stato estratto, mantenuto in vita, riparato e poi reimpiantato nel corpo del paziente
    Autotrapianto di rene con robot " È stato una specie di miracolo"

    alessandro mondo
    «Quando l'ho saputo mi è mancata la terra sotto i piedi. E ancora adesso ne parlo con fatica. Per fortuna ho trovato persone splendide, sotto il profilo umano, oltre che professionale, pronte ad aiutarmi anche sotto il profilo psicologico. Non sono credente ma per me è stato una specie di miracolo».
    Un miracolo che si è dipanato nelle sette ore trascorse da Roberto Galanti, 56 anni, operaio specializzato nel settore automotive, salvato da un aneurisma di 2 centimetri a carico dei rami dell'arteria renale con un intervento autotrapianto di rene, il primo in Italia, utilizzando il sistema robotico di ultima generazione "da Vinci Single Port".
    E' accaduto all'Ospedale di Molinette di Torino, non nuovo ad interventi eccezionali, ad opera di diverse équipe. «Mai avuto sintomi, ho scoperto di questa cosa per caso a seguito di un'ecografia addominale di routine - spiega Roberto . Certo: alcuni valori del sangue erano fuori norma, ma mai avrei immaginato. Invece il radiologo mi ha messo sull'avviso. Poi gli accertamenti urgenti e le visite in ambulatorio, alle Molinette, dove il quadro clinico è risultato ancora più grave. Infine l'intervento programmato in urgenza, ed ora eccomi qua: a due settimane dall'operazione sto abbastanza bene, i medici mi hanno letteralmente preso per mano».
    Era necessario intervenire per prevenire l'elevato rischio di rottura spontanea dell'arteria, spiegano dalle Molinette, ma la complessa posizione dell'aneurisma non rendeva possibile un intervento tradizionale, cioè con il rene nella sua posizione naturale.
    Per questo è stato utilizzato il rivoluzionario sistema robotico,da tre settimane in dotazione presso l'Urologia universitaria delle Molinette, diretta dal professor Paolo Gontero. Il nuovo approccio chirurgico attraverso un'unica piccola incisione di appena 2,5 centimetri ha permesso di prelevare il rene sinistro da riparare. «L'estrema raffinatezza di questa tecnologia operatoria robotica unitamente alla capacità di lavorare in uno spazio relativamente ristretto, tanto quanto una pallina da tennis, ha permesso di effettuare il prelievo di rene passando al di fuori dell'addome - spiega Gontero -. Una via di accesso consente una ulteriore riduzione del trauma chirurgico rendendo possibile una rapida ripresa postoperatoria».
    Il rene è stato estratto mantenendo sempre una via di accesso al di fuori del peritoneo e posizionato in un apposito campo operatorio, dove è stato raffreddato e mantenuto in vita con liquidi speciali per prevenire i danni da ischemia, e quindi sottoposto ad una delicata riparazione della malformazione da parte del dottor Aldo Verri (direttore Chirurgia vascolare ospedaliera). Sempre utilizzando la stessa incisione, è stato effettuato l'autotrapianto. La parte anestesiologica è stata seguita dall'équipe del dottor Roberto Balagna. L'intervento è stato coronato da successo comportando una pronta ripresa della funzione dell'organo d una dimissione del paziente in buone condizioni.
    Tutto ciò è stato reso possibile in primis grazie alla Fondazione CRT, che mesi fa ha creduto in un progetto di ricerca finalizzato all'utilizzo di questa tecnologia in ambiti chirurgici urologici selezionati: grazie alla donazione sarà possibile disporre per un anno di questa tecnologia per effettuare una cinquantina di interventi urologici.

 

 

22.07.24
  1. Studiosa uccisa in Ucraina. Il ministro dell'Interno di Kiev non esclude l'ipotesi di un omicidio su commissione
    Leopoli, assassinata l'ultra nazionalista Farion Combatteva la lingua russa, sospetti su Mosca
    Giuseppe Agliastro
    Mosca
    Un omicidio ha scosso l'Ucraina. Nella serata di venerdì uno sconosciuto ha sparato all'ex deputata nazionalista Iryna Farion ed è subito fuggito. Poche ore dopo la donna è morta in ospedale. Per "una ferita da arma da fuoco alla testa", fanno sapere gli investigatori. L'aggressione è avvenuta a Leopoli, importante città dell'Ucraina occidentale. Ma i motivi di questo terribile crimine restano al momento ignoti. "Abbiamo già diverse versioni. Le principali, posso dire, sono collegate alle attività sociali e politiche di Farion e all'avversione personale verso di lei", ha dichiarato il ministro dell'Interno, Ihor Klymenko, aggiungendo di non poter escludere l'ipotesi dell'omicidio su commissione. Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che "vengono indagate tutte le possibilità: inclusa quella che conduce alla Russia".
    Iryna Farion, deputata del partito di ultra destra Svoboda dal 2012 al 2014, era stata al centro di dure critiche per le sue dichiarazioni aspramente polemiche in difesa dell'utilizzo della lingua ucraina. La professoressa di linguistica del Politecnico di Leopoli l'anno scorso aveva persino puntato il dito contro alcuni membri del battaglione ucraino Azov per il fatto che parlassero tra di loro in russo. "Quanto bisogna essere pazzi per combattere nell'esercito ucraino e parlare russo?" aveva dichiarato secondo la Bbc bollando il russo come "la lingua del nemico" nonostante sia una lingua molto diffusa nelle regioni orientali e meridionali dell'Ucraina (lo stesso Zelensky è russofono). Accusata di "violare l'eguaglianza dei cittadini" – scrive l'Ukrainska Pravda - Farion aveva perso la cattedra al Politecnico di Leopoli lo scorso novembre, ma due mesi fa aveva vinto il ricorso in tribunale ed era stata reintegrata nella posizione.
    La guerra in Ucraina continua intanto a mietere vittime. Le autorità di Kiev denunciano la morte di due persone e il ferimento di altre tre in un raid sulla regione di Kharkiv, e l'uccisione di altri quattro civili in un bombardamento su Mykolaiv. —
  2. almeno 25 vittime negli attacchi su tutta la striscia
    Gaza, nuova strage nel campo di Nuseirat
    Almeno 25 per
  3. sone sono state uccise nei raid israeliani di ieri nella Striscia di Gaza. Cinque persone sono morte in seguito ad un attacco nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City. Altre 4, tra cui due bambini, sono morte in un attacco a Jabalia, e tre in un attacco nel campo profughi di Bureij. Nuova strage nel campo profughi di Nuseirat, con dodici vittime in tutto. Infine, una persona è morta a Khan Younis in un attacco con droni. L'esercito israeliano ha precisato di aver colpito un edificio nella zona umanitaria di Deir al-Balah che sarebbe stato utilizzato da una società legata ad Hamas per convogliare fondi al gruppo terroristico. L'edificio ospitava gli uffici della società Elkahira, «parte centrale dell'infrastruttura utilizzata per immagazzinare e trasferire grandi quantità di fondi alle organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza». L'esercito ha dichiarato che l'attacco è stato eseguito dopo aver ordinato l'evacuazione dei civili palestinesi nella zona. Caldo anche il fronte al confine libanese. Quattro persone sono rimaste uccise in un raid israeliano nel villaggio libanese di Borj al-Mlouk, vicino al distretto di Marjaayoun. Hezbollah ha risposto con il lancio di 45 razzi sul Golan e l'Alta Galilea .
  4. Occupazione
    forzata

    Francesca Mannocchi
    Wadi al-Seeq
    Il 12 ottobre Abu Bashar si è svegliato nel suo villaggio, a Wadi al Seeq e non sapeva che sarebbe stato l'ultimo giorno che avrebbe trascorso lì.
    Il pomeriggio cento coloni – alcuni in abiti civili e volto coperto, e altri in uniformi militari – hanno fatto irruzione nella comunità, hanno sparato in aria, e hanno dato un'ora di tempo ai palestinesi per lasciarla. Altrimenti sarebbero stati uccisi.
    Poi tre uomini della comunità sono stati picchiati, spogliati, costretti a terra, legati e fotografati.
    I coloni hanno urinato addosso a due di loro e spento sigarette sul corpo dell'altro.
    Wadi al-Seeq era una piccola comunità beduina, le case poco più che baracche arroccate sulle pietre e la terra arida a Est di Ramallah. Le trenta famiglie, circa trecento persone che la abitavano, tutti pastori, da allora non hanno più una casa.
    Altre dieci famiglie avevano lasciato le baracche e venduto il gregge all'inizio del 2023 per cercare un posto sicuro perché già vittime di ripetuti attacchi da parte dei coloni che avevano già distrutto la scuola della comunità. E anche gli abitanti di Ein Samiya, il villaggio vicino, se n'erano già andati, così come quelli di al-Baqa e Ras al-Tin. Per chi era rimasto a pascolare a Wadi al-Seeq era chiaro che sarebbe stata solo questione di tempo perché il progetto dei coloni «è svuotare l'area C di tutti i palestinesi e dire: non c'è più nessun palestinese qui, è tutto nostro, non ci resta che costruire ovunque».
    Così riassume Abu Bashar quello che sta accadendo nella Cisgiordania occupata.
    Più o meno quello che accadde alla sua famiglia quando nel 1948, l'anno della Naqba, lasciò il deserto del Negev per non farvi più ritorno.
    È dagli sfollati di settant'anni fa che nacque la comunità di Wadi al Seeq.
    Dopo che i beduini hanno lasciato il villaggio i coloni hanno chiuso le strade intorno, così per arrivare nelle vicine città di Rammoun e Taybeh e chiedere ospitalità, i pastori hanno attraversato chilometri di campi. Con loro il bestiame, i bambini e le poche cose che sono riusciti a portare via.
    Quando sono tornati a vedere cosa restava delle loro baracche, una settimana dopo, davanti agli occhi hanno trovato un ammasso di lamiera.
    I coloni avevano distrutto tutto. Quello che non era distrutto l'avevano portato via: cisterne dell'acqua, persino il mangime per il bestiame.
    Avevano saccheggiato gli armadi, distrutto i letti dei bambini.
    Oggi, mesi dopo, ci sono a terra ancora pezzi di giocattoli, i quaderni dei bambini.
    È così che da decenni va avanti l'annessione dei territori palestinesi.
    Oggi la sponda è interna al governo. Agli esponenti di estrema destra sono affidati ministeri chiave. Una è Orit Strock, ministra degli Insediamenti e delle Missioni Nazionali, a giugno ha visitato un avamposto vicino Hebron dicendo a chi lo abita che «l'espansione degli insediamenti è la sua massima priorità».
    Strock, membra del partito Sionismo Religioso, ha esortato i presenti alla sua visita ad avere fiducia perché «per anni i governi non hanno investito nella zona della Colline a Sud di Hebron, ma – ha detto – ho sempre promesso a chi mi ha dato fiducia che se un giorno avessi avuto una posizione influente, avrei per prima cosa colonizzato questa zona».
    L'ha comunicato anche al leader del partito, Bezalel Smotrich, a sua volta colono e a sua volta ministro, delle finanze.
    Il 29 maggio, l'Amministrazione civile dell'esercito israeliano, istituita nel 1981 per supervisionare tutte le questioni civili per i coloni israeliani e i residenti palestinesi nell'Area C della Cisgiordania, ha trasferito il controllo delle normative edilizie e della gestione di terreni agricoli, all'Amministrazione degli insediamenti, guidata anch'essa da Smotrich. Che così ha potuto approvare velocemente i permessi per la costruzione di nuovi insediamenti israeliani e le demolizioni delle case palestinesi.
    Lo scorso aprile aveva assegnato "simboli di località" a Mishmar Yehuda, Beit Hogla, Shacharit e Asa'el, avamposti che in attesa di diventare insediamenti riconosciuti. Il "simbolo di località" è il passo prima della legalizzazione. Consente agli insediamenti di ottenere fondi governativi per il suo sviluppo, per avere cioè infrastrutture: strade, scuole, asili, acqua. Tutto ciò che è negato alle comunità e ai villaggi palestinesi.
    I "simboli di località" per gli avamposti ad aprile anticipavano l'ulteriore espansione cui stiamo assistendo oggi.
    Smotrich, cioè colui che nel 2017 pubblicò il suo "Piano decisivo" sulla rivista Hashiloach, i cui punti principali erano già l'annessione della Cisgiordania e l'incoraggiamento di «decine e centinaia di migliaia di residenti a venire a vivere in Giudea e Samaria» (nomi biblici della Cisgiordania, ndr).
    Smotrich, cioè colui dice pubblicamente non solo che l'annessione israeliana della Cisgiordania sia necessaria e inevitabile, ma anche che non sia sufficiente.
    Cioè guarda a Gaza.
    La prova che questi non siano solo proclami e propaganda urlata ai propri sostenitori la danno i numeri. Senza riavvolgere il nastro e riassumere cosa è successo negli ultimi decenni, basta avere alla mano le statistiche degli ultimi mesi.
    Due settimane fa il Consiglio Supremo di Pianificazione ha dato il benestare alla costruzione di 5300 unità in diversi insediamenti in Cisgiordania e a vari avamposti (illegali persino per la legge israeliana) tra cui Givan Hanan (quello visitato dalla ministra Strock) e Eviatar (che La Stampa aveva visitato due mesi fa e che oggi è un insediamento a tutti gli effetti) e ha dichiarato oltre 3.100 acri nella valle settentrionale del Giordano come territorio statale. Quindi territorio che in futuro potrà essere edificato e da cui i palestinesi dovranno andarsene.
    In una conferenza stampa congiunta Strock e Smotrich hanno esplicitato che l'approvazione di tali misure serva a «combattere il riconoscimento di uno Stato palestinese». Come a dire: più insediamenti ci sono, più avamposti illegali vengono resi legittimi, meno sarà possibile garantire la continuità territoriale che è condizione imprescindibile alla creazione di uno Stato palestinese. Nonché l'ordinaria mobilità delle persone, di fatto prigioniere nei loro villaggi.
    Smotrich l'ha detto ancor più chiaramente: questi passaggi sono una risposta alla decisione del procuratore capo della Corte Penale Internazionale che ha richiesto i mandati di arresto per il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, nonché un messaggio indiretto a diversi paesi europei che hanno dichiarato di riconoscere lo stato palestinese.
    Ieri, dopo la diffusione della sentenza della Corte internazionale di Giustizia secondo cui la politica israeliana nei territori viola il diritto internazionale, Smotrich e l'altro ministro di estrema destra, quello della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir hanno dichiarato che la sola risposta che hanno per la Corte è l'annessione di nuove, vaste parti della Cisgiordania.
    Peace Now è un'organizzazione non governativa israeliana, nata con lo scopo di informare l'opinione pubblica e fare pressione sul governo sulla necessità di giungere a una pace giusta e alla riconciliazione con il popolo palestinese secondo la formula "pace in cambio di territori". Per questo da decenni monitorano gli episodi di violenza nei territori occupati e gli espropri.
    Coi loro dati alla mano, gli ultimi permessi abitativi sono «il più grande sequestro di terra dagli Accordi di Oslo», dati che fanno del 2024 l'anno record di espropri di terreni (cioè un totale di 5800 acri della Cisgiordania occupata dichiarati terreni statali israeliani dall'inizio dell'anno).
    Secondo un'altra organizzazione israeliana che mappa gli abusi nei territori palestinesi occupati, B'Tselem, «la violenza dei coloni non è separata dalla violenza dello Stato. È un braccio non ufficiale dello Stato per impossessarsi della terra palestinese. Era il loro piano prima, e lo è adesso. Ora in più stanno sfruttando la guerra a Gaza per impossessarsi in massa della terra palestinese».
    Solo dal 7 ottobre sono 18 le comunità pastorali sfollate forzatamente dalle loro case che hanno lasciato centinaia di palestinesi in rifugi temporanei o senza casa. Come Wadi al Seeq.
    Da quando sono scappati via, la figlia di Abu Bashar che ha undici anni, non vuole più andare a scuola. Dice solo che ha una «paura terribile» di incontrare i coloni e i soldati. Così trascorre il tempo al primo piano di una casa in costruzione di Rammoun, dove due delle trenta famiglie hanno trovato ospitalità per qualche mese, insieme al loro gregge.
    Le altre sono sparse altrove. È la comunità, prima delle baracche, a essere stata distrutta. La sua storia, il suo passato e – nella dispersione di tutti– anche il suo futuro.
    Abu Bashar dice che la morte di un villaggio è come la morte di una persona cara, amata. E dice che la comunità di Wadi al Seeq, che non esiste più, era come un albero. Che ora è stato strappato via con la forza dalle sue radici e buttato via.
  5. INACCETABILE : Raid israeliano sullo Yemen in fiamme la città di Hodeidah QUALE "Risposta ai terroristi"?

    «Quando è troppo è troppo», ha sintetizzato un funzionario militare israeliano commentando i dettagli dell'operazione "Lunga mano". I jet dello Stato ebraico – 12 aerei da combattimento tra cui F-15 – hanno colpito «obiettivi militari» nel porto di Hodeidah in Yemen. Non un porto «innocente», ha precisato il premier Benjamin Netanyahu commentando la missione alla vigilia della sua partenza per Washington. Perché Israele ritiene che anche alla regia di questa nuova ed ennesima accelerata verso il caos nella regione ci sia il regime degli ayatollah, che nelle parole del capo di Stato maggiore Herzi Halevi è la «piovra» i cui tentacoli si estendono oltre ogni confine della guerra multifronte che Israele sta combattendo dal 7 ottobre.
    L'attacco, ha dettagliato l'esercito, ha preso di mira «depositi dove gli Houthi immagazzinavano armi dall'Iran» allo scopo di inibirne l'importazione e, obiettivo non secondario, danneggiare le entrate del gruppo islamico sciita. A generare l'impressionante colonna di fumo e fiamme sono stati «raffinerie di petrolio e infrastrutture elettriche», ha denunciato il portavoce degli Houthi. Si è trattato di «target che avevano un duplice utilizzo: come base per attività terroristiche e altre infrastrutture, incluse alcune per produrre energia», ha precisato una fonte militare israeliana. Il bombardamento, rivendicato dal portavoce di Tsahal, è stato lanciato in «risposta alle centinaia di attacchi sferrati contro lo Stato di Israele negli ultimi mesi». Ma, inequivocabilmente, la linea rossa che adesso fa temere un nuovo salto verso l'escalation regionale è stata varcata dai "Sostenitori di Dio" con il lancio del drone verso Tel Aviv, nella notte tra giovedì e venerdì, ed esploso nella micrometropoli sul Mediterraneo, nei pressi dell'ambasciata statunitense, provocando una vittima civile.
    Incassata la solidarietà e la gratitudine di Hamas e registrati «diversi morti e feriti» in numero imprecisato dal Ministero della Sanità dello Yemen citato dalla tv Al Masirah e da altri media della regione, gli Houthi hanno minacciato «una ritorsione efficace» all'operazione israeliana "Lunga mano" a Hodeidah.
    Lasciando il centro di comando dell'aviazione militare dopo la riunione di aggiornamento con il primo ministro Netanyahu e il ramatkal Halevi, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha commentato l'azione israeliana compiuta a 2 mila chilometri di distanza. «L'incendio che sta bruciando a Hodeidah è visibile in tutto il Medio Oriente – ha detto – e il suo significato è chiaro. Gli Houthi hanno sferrato oltre 200 attacchi contro di noi. Abbiamo risposto la prima volta che hanno fatto del male a un cittadino israeliano».
    «Israele ha informato gli Stati Uniti, ma l'attacco è stato opera esclusivamente di Israele», ha precisato il portavoce militare Daniel Hagari. L'ha confermato la Casa Bianca. Il presidente Joe Biden ha ricevuto un briefing sugli sviluppi in Medio Oriente ma gli Usa non sono stati coinvolti e non hanno coordinato la missione in Yemen. E non c'è stata nemmeno partecipazione dell'Italia, nonostante la voce sia circolata in rete in Libano e in alcuni Paesi arabi. L'hanno smentito fonti del governo italiano, definendo tali indiscrezioni nient'altro che «informazioni false».
    Questa sera Netanyahu partirà per Washington. Ha in programma un incontro con il presidente Biden e il suo staff sta cercando di ottenere udienza anche dal candidato Donald Trump, favorito da Bibi (il diminutivo del premier israeliano) che non ne fa mistero. Mercoledì, scopo ufficiale del viaggio, interverrà al Congresso Usa, per la quarta volta nel suo ruolo. —
  6. MOLTO BENE : I ribelli
    mafia

    Riccardo Arena
    Giuseppe Legato
    Ci sono due narcos (oltre che affiliati di rango) che hanno spostato tonnellate di cocaina e hashish per i principali cartelli della ‘ndrangheta dai porti di Santos e Paranagua verso l'Italia, passando dagli scali commerciali di Rotterdam e Anversa. C'è un rampollo del clan Palermiti di Japigia finito nella maxi retata che a marzo ha scatenato un putiferio politico a Bari alla vigilia delle elezioni comunali ed europee, ma anche il killer della mafia etnea. Ci sono – ancora – l'ex capo stragista della Mafia Garganica e il figlio (e nipote) dei grande boss di Limbadi, roccaforte della malavita calabrese in provincia di Vibo Valentia.
    La generazione dei trentenni
    Tutti hanno tra i 30 e i 40 anni. Alcuni di loro sarebbero stati le colonne del futuro, sono diventati invece la dinamite per far saltare in aria almeno un pezzo di passato. Profili e pesi specifici diversi, ma tutti hanno seguito il copione scelto da Domenico Agresta di Volpiano (Torino) che nel 2016 ha aperto il libro mastro delle cosche e si è pentito di fronte alla Dda di Torino a 28 anni appena compiuti.
    Se fosse un film sarebbe "Le mafie tradite dai figli più giovani", ma questa è una storia vera e racconta come il fenomeno del pentitismo, negli ultimi tempi, viva una stagione particolare (o comunque rara) che conta sempre più rampolli, poco più (o poco meno) che trentenni nei ranghi di chi collabora con lo Stato. Bando a trionfalismi inopportuni (i numeri non sono rivoluzionari e continua ad esserci una richiesta di ingresso nella malavita), tantomeno ad analisi sociologiche complesse e figlie – comunque - di spinte eterogenee, ma è un fatto che il vincolo di omertà con organizzazioni chiuse che di questo (dell'omertà) hanno fatto per un secolo e mezzo il principale muro di contenimento a defezioni e voltaspalle, vacilli di più all'ombra delle generazioni giovani.
    Diranno, i boss ancora in pectore, che «non ci sono più i mafiosi di una volta» e che i giovani «non reggono più il carcere, non se lo vogliono fare» (dichiarazioni agli atti di inchieste), ma appare limitante (e fin troppo interessata) l'analisi in questi termini. Qualcosa di più dell'esclusiva propria convenienza (che pure esiste) si intravede dietro queste scelte: in alcune c'è forse un filo che non è più "corda" e che si rompe. Che non regge alle spinte della modernità e che tradisce per prima la mafia calabrese così visionaria nella gestione avanguardistica degli affari, così incapace di flettere la propria ancestralità per trasportarla nei tempi contemporanei. Ve ne è ampia traccia in un testo del saggista Arcangelo Badolati edito da Luigi Pellegrini editore.
    Convenienza e famiglia
    L'ultimo in ordine di tempo è Vincenzo Pasquino, 34 anni, nato a Volpiano, provincia di Torino, ma con salde radici a Platì, capitale delle cosche nel mondo. Se – lo scorso maggio - si è pentito perché ha accolto in ritardo le richieste della moglie non si sa ancora. Certo è che i suoi primi tre verbali depositati dall'Antimafia sono più di un presagio del futuro che attende le cosche del Torinese, in Lombardia e Calabria. Memorabile la sua (intercettata) professione di fede di fronte alla consorte che lo metteva in guardia dal farsi "usare" dai boss di Volpiano: «Non mi chiedere di scegliere tra te e loro perché se lo fai allora caccio te. Questi mi hanno cresciuto! Quando non avevo 5 euro per le sigarette loro c'erano».
    Agresta, il più giovane padrino della ‘ndrangheta pentito, dice a La Stampa da una località segreta che per cambiare vita davvero «serve che fuori dalla mafia ci sia qualcosa che ti affascina di più, che ti appassiona al tal punto da farti lasciare indietro finte regole e pseudo valori. Può essere un amore, una moglie, un figlio. Io ho scelto la mia libertà».
    E in nome di una catarsi di questo tenore (almeno negli intenti) si è pentito lo stragista del Gargano Marco Raduano. Il 24 febbraio 2023 era clamorosamente evaso dal supercarcere Badu e Carros. Il video era diventato virale sui social sulle note della canzone "Maresciallo non mi prendi". Una beffa in mondovisione. Ricatturato dai carabinieri del Ros guidati dal colonnello Massimo Corradetti e dal procuratore di Bari Roberto Rossi, ha fatto trascorrere poche settimane e ha scritto una lettera agli inquirenti. Nel carcere dell'Aquila, lo scorso 20 marzo dice ai magistrati di aver maturato questa scelta «per dare un futuro a mio figlio, per cambiare vita e anche perché sono stato vittima di diversi tentativi di omicidio, perché vorrei condurre una vita da normale cittadino e perché sono pentito e dispiaciuto per quello che ho fatto». Si è autoaccusato di 5 omicidi «ma sono coinvolto in altri 10».
    "Mio padre sempre in carcere"
    Ed è di due anni fa una eloquente intervista a uno speciale del Tg1 di Emanuele Mancuso, 36 anni, figlio di Pantaleone "L'Ingegnere" e di Luigi alias "Il Supremo" principale imputato della più grossa inchiesta contro la ‘ndrangheta nella storia, Rinascita Scott (445 imputati): racconta che lui decise di saltare il fosso «quando mancavano 7 giorni alla nascita di mia figlia e io ero in carcere». Aggiunse: «Volevo un maschio per continuare la tradizione ‘ndranghetista, ma poi quando è nata mia figlia ho sentito qualcosa dentro che mi ha convinto a pentirmi. Ho vissuto – ha detto - un'infanzia difficile. Nemmeno il tempo di uscire che mio padre già era in carcere, avrò trascorso due o tre festività con la mia famiglia. Mia figlia non deve vedere quello che ho visto io, non deve vivere come me». Ovvero? «Stavo sempre alla finestra e piangevo, i carabinieri andavano e venivano da casa mia: era un incubo». E sempre di famiglia parla nei primi verbali l'ultimo – in ordine di tempo – collaboratore della mafia barese Michelangelo Maselli. Sta chiarendo in prima battuta alcuni omicidi del passato: c'è tempo per raccontare come i clan Palermiti e gli alleati Parisi abbiano inquinato i gangli vitali del capoluogo pugliese.
    La decisione dopo gli arresti
    Ha solo 27 anni e fa parte di uno dei clan più sanguinari irriducibili di Catania: Salvatore Privitera, nel suo ambiente conosciuto come Sam, si è pentito da pochi giorni, dopo avere rimediato una condanna all'ergastolo per l'omicidio di Enzo Timonieri, detto Caterina o il Ballerino, assassinato nel 2021, quando "Sam" aveva solo 24 anni. La scelta di parlare con i magistrati è legata alla prospettiva di trascorrere in carcere tutta la vita, dopo la condanna alla massima pena. La famiglia di Sam Privitera fa parte del gruppo dei Nizza, legato ai Santapaola-Ercolano, i signori della mafia etnea, legati – in particolare don Nitto Santapaola, in cella al 41 bis dal 1993 – agli stragisti corleonesi della Sicilia occidentale. Nonostante il collegamento con l'élite di Cosa nostra catanese. Il suo prozio, omonimo, aveva già intrapreso la strada della collaborazione circa trent'anni fa. Le sue orme ora sono state seguite dal pronipote, classe 1997, che all'epoca non era nemmeno nato.
    Da un anno e mezzo collabora con i magistrati della Dda di Torino Vittorio Raso, 42 anni, narcos di livello internazionale di stanza in Spagna legato mani e piedi («È il loro Vangelo») alle potenti famiglie Crea egemoni nel Torinese. Nella doppia veste di boss e broker, ha – per anni – inviato in Italia tonnellate di droga soprattutto hashish, ma anche cocaina. Il suo "pentimento" arriva all'esito di una complessa indagine della squadra Mobile di Torino: viene fermato sull'Avenida dels Banys, località a cinquanta metri dalla spiaggia di Castelldefels, comune in provincia del capoluogo catalano dimora di vip e di numerosi giocatori del Barcellona calcio. A luglio 2023 la procura chiude una grossa inchiesta della polizia: arrestano fiancheggiatori e fedelissimi, i poliziotti gli sequestrano quasi 2 milioni di euro in contanti nascosti dentro una giara dell'olio e imbustati insieme a chicchi di riso per non ammuffire sottoterra. Ha sul groppone una condanna a 18 anni ormai definitiva. L'11 agosto atterra all'aeroporto di Caselle e la Mobile lo aspetta ai piedi della scaletta, lui in quel momento ha già deciso. Vuole parlare col pm Valerio Longi: «Non voglio più stare lontano da mio figlio».

 

 

21.07.24
  1. "I giudici smentiscono la Lega Il governo cambi la legge quadro"
    Edoardo Izzo
    ROMA
    «La decisione della Consulta dimostra che il problema dell'accesso di nuovi operatori nel mercato del Ncc non è una questione che riguarda solo il Ministero dei Trasporti, ma ha forti impatti sul turismo, sull'economia, sulla reputazione del nostro Paese all'estero e perfino sul diritto alla mobilità negato ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese. A questo punto è necessario un intervento immediato del governo per riformare la legge quadro».
    Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, l'associazione per il trasporto privato di Ncc e bus turistici con più iscritti, commenta così la sentenza di ieri.
    Avete provato a parlare con Salvini?
    «Più volte ma le nostre proposte non sono mai state prese in considerazione. Gli ultimi scioperi dei tassisti, scarsamente partecipati, hanno dimostrato che Salvini ormai conduce una battaglia residuale a difesa di una legge di trentadue anni fa che ormai non ha più senso, mentre l'abusivismo - fenomeno sempre più dilagante - sembra non interessi a nessuno».
    Quali sono gli effetti della sentenza?
    «Saltato il blocco, gli oltre 8 mila Comuni italiani potrebbero teoricamente emettere nuove autorizzazioni Ncc senza alcuna programmazione, col rischio di passare dalla carenza all'eccesso di offerta in pochi mesi. Per questo è indispensabile una modifica della legge quadro che sposti la programmazione a livello regionale, dove è possibile avere norme in grado di mantenere l'equilibrio tra domanda e offerta. Lo hanno capito in tutta Europa: solo in Italia sono ancora i Comuni a ricoprire questo ruolo».
    Cosa vi ha colpito di questa sentenza?
    «I toni molto duri usati dai giudici nel descrivere un Ministero totalmente disinteressato ai pareri delle autorità garanti, alla costituzione, al diritto comunitario, ma ciò che è peggio ai cittadini. Amministratori senza scrupoli che non esitano a calpestare tutto e tutti pur di accontentare una categoria ritenuta amica. La sentenza era già stata ampiamente annunciata con una ordinanza di un paio di mesi fa. Ciononostante il ministro ha varato il 2 luglio un decreto attuativo per prolungare il blocco e per obbligare gli Ncc a violare la privacy dei propri clienti. Per questo saremo costretti, con la federazione MuoverSì, a impugnare il decreto davanti al Tar».
    Le ripercussioni nei confronto dei taxi?
    «La riforma della legge quadro può essere l'occasione per trovare un compromesso ragionevole tra le parti. Il mondo è cambiato e la domanda di mobilità non solo è cresciuta in modo esponenziale, ma ha ancora grandi potenzialità di crescita: penso che ci sia spazio per tutti. La tensione dipende anche da quella politica che ha assecondato i tassisti per troppi anni. Ora bisogna sedersi a un tavolo per trovare una soluzione accettabile per tutti. Noi siamo disponibili come lo siamo sempre stati»
  2. l'intercettazione tra rossi e moncada
    Il tecnico "stupido" e le pubblicità in tv
    genova
    L'editore di Primocanale Maurizio Rossi, nonché numero uno della Programmazioni Televisive spa (Ptv) e di Terrazza Colombo, location sopra la quale è posizionato il maxi schermo al centro delle indagini, intercettato dalla Finanza nello studio di Giovanni Toti mentre programmava quello che per i pm era un accordo volto al finanziamento illecito, aveva già una exit strategy ben delineata. «Io posso dire - spiegava Rossi all'ex manager di Esselunga Francesco Moncada - che gli do 10 passaggi al giorno (spot elettorali alla lista Toti, ndr). Poi gliene do 50. Ho uno che fa la programmazione che la sbaglia regolarmente... è veramente stupido». Così i finanzieri hanno rintracciato e interrogato quel tecnico definito «scemo» da Rossi. È una donna, F.C. le sue iniziali, di 49 anni, che è stata sentita il 7 luglio scorso dalle Fiamme Gialle.
    Ora quelle parole rischiano di aprire un ulteriore filone di indagine. La programmatrice ha spiegato ai militari di «essere lei l'addetta incaricata di inserire il numero di passaggi delle clip». E ha aggiunto: «Per i contratti della lista Toti ricordo che abbiamo ricevuto indicazione da Rossi di caricare qualche passaggio in più». Non è escluso ora che i finanzieri cerchino ulteriori passaggi "clandestini" a favore di altri partiti politici. Scrive la Procura nel capo di imputazione, contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice Paola Faggioni: «I passaggi erogati da Ptv spa sono stati offerti da Esselunga in maniera occulta»
  3. Spot elettorali 2022, nuovi guai per Toti Più vicina l'ipotesi del processo immediato
    Marco Fagandini
    Tommaso Fregatti
    Genova
    Nel giorno in cui il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ora sospeso dalla carica, non risponde alle domande del giudice dopo aver ricevuto la seconda ordinanza cautelare, a parlare sono le nuove accuse che, ora dopo ora, vengono meglio cristallizzate dagli inquirenti. Toti e Maurizio Rossi, ex senatore, responsabile della società Programmazioni Televisive spa (Ptv) ed editore dell'emittente locale Primocanale, sono indagati per finanziamento illecito anche per quanto riguarda la campagna elettorale per le politiche del 2022. Nel mentre, la Procura sta valutando se richiedere il processo immediato per Toti, l'imprenditore portuale Aldo Spinelli e l'ex capo del porto genovese Paolo Emilio Signorini. Tutti accusati di corruzione e ai domiciliari (Signorini è uscito dal carcere lunedì).
    Le pubblicità nel mirino
    Come riferisce anche la gip Paola Faggioni nell'ultima ordinanza che, giovedì, ha disposto nuovi arresti domiciliari per il presidente ligure, il nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza ha ricostruito come Rossi avrebbe di fatto regalato alla lista "Noi moderati - Italia al centro con Toti", i cui esponenti erano candidati alle politiche, più di 1.500 spot elettorali sul maxi schermo gestito da Ptv spa e che sovrasta la sede di Primocanale. A fronte di un contratto stipulato con il Comitato Giovanni Toti Liguria per soli 30 passaggi di una clip, per un totale di 450 euro. Mentre il valore complessivo degli spot trasmessi sul maxischermo - 1.598 per la precisione - per chi indaga è stato di 24.420 euro. Chi ha pagato quei 23.970 euro mancanti?
    Le ipotesi su cui lavorano gli investigatori, sono di fatto due: o qualcuno ha pagato i passaggi in più, com'è accusato di aver fatto l'ex manager di Esselunga Francesco Moncada per le comunali del 2022, oppure sono stati un regalo dello stesso Rossi a Toti. E quindi l'editore avrebbe violato la legge, erogando un finanziamento sotto forma di spot «senza alcuna delibera da parte dell'organo sociale competente, senza una regolare iscrizione a bilancio e senza procedere ad alcuna dichiarazione congiunta» con lo stesso Toti, da inviare poi alla Camera dei deputati, come scrive Faggioni nell'ordinanza. Fondi, quindi, «occulti», spiega la magistrata. I finanzieri stanno cercando di comprendere se vi siano altri contratti collegati a questa partita, come ritengono sia accaduto per Esselunga alle comunali 2022. Oppure se, come ipotizza la giudice sulla scorta di quanto raccolto sinora dai militari, a sovvenzionare la lista di Toti sia stato in quell'occasione direttamente Rossi.
    In Cassazione senza Riesame
    La nuova ordinanza è relativa all'accusa di finanziamento illecito, che per chi indaga è alla base dell'episodio corruttivo che riguarda l'apertura di nuovi punti vendita Esselunga a Sestri Ponente e Savona. Sono indagati rispetto a questa tranche Toti, Rossi, l'ex capo di gabinetto della giunta regionale Matteo Cozzani e l'ex manager di Esselunga Francesco Moncada (gli ultimi due si sono dimessi dalle loro cariche).
    L'avvocato di Toti, Stefano Savi, ha depositato ieri il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del Riesame di non revocare i domiciliari cui è sottoposto dal 7 maggio il presidente regionale. Per quanto riguarda l'ultima ordinanza invece, è molto probabile, ha spiegato il legale, che non vi sia il passaggio al Riesame, ma un ricorso direttamente alla Corte suprema. Savi, ieri, ha rivendicato le prerogative della difesa, spiegando che «in questa fase i diritti dell'indagato sono importanti ma non tantissimi. Non chiederemo di essere sentiti dai pm, Toti ha già parlato».
    I requisiti per il rito immediato
    Crescono le possibilità che i pm decidano di chiedere il giudizio immediato per Toti, Aldo Spinelli e Signorini per l'accusa di corruzione per le concessioni in porto del Terminal Rinfuse e di Calata Concenter, per la spiaggia di Punta dell'Olmo, tra Varazze e Celle Ligure, che Spinelli voleva ad uso privato per collegarla al proprio complesso residenziale e per l'apertura del nuovo supermercato Esselunga a Sestri Ponente.
    Per chiedere l'immediato, si devono attendere i dieci giorni di tempo che Toti ha per contestare la nuova ordinanza al Riesame. Dovesse farlo, l'ipotesi immediato si allontanerebbe, come prevede la norma. Insomma, ai primi di agosto la richiesta potrebbe partire. A quel punto il gip fisserebbe la prima udienza saltando la fase dell'udienza preliminare. La prima seduta potrebbe essere a novembre.
    Il via libera della giudice
    In stand by dopo la tempesta della seconda ordinanza di custodia, ieri gli incontri politici chiesti da Toti sono stati nuovamente autorizzati (di persona). Ieri non è stato possibile confermare quello con il leader della Lega Matteo Salvini. E oggi non ci sarà l'incontro con l'assessore regionale Marco Scajola. Verrà stilato un nuovo calendario. Che oltre a questi due esponenti includerà, come autorizzato dalla giudice, anche il vice ministro della Lega Edoardo Rixi e il coordinatore regionale di Forza Italia Carlo Bagnasco.
    La replica dell'Anm a Nordio
    «Il ministro della Giustizia non perde occasione per mostrare quanto sia poco interessato a tutelare nei fatti l'indipendenza della magistratura e la credibilità dell'istituzione giudiziaria», ha fatto sapere l'Associazione nazionale magistrati in risposta alle frasi del Guardasigilli che durante un question time aveva detto di «non aver capito nulla» del testo del provvedimento che rigettava la richiesta di revoca dei domiciliari a Toti. «Non v'è spazio nella nostra democrazia – precisano nella nota - per pretese di impunità per quanti hanno ricevuto un mandato elettorale, perché anche la sovranità popolare, di cui gli eletti sono espressione, incontra limiti, quelli posti in Costituzione».
  4. Un'altra tegola sull'assessore all'Urbanistica della giunta Lo Russo L'inchiesta a Milano su tre palazzine chiamate "Residenze Lac"
    " Abuso edilizio" Mazzoleni indagato per la seconda volta
    monica serra

    Un'altra piccola frana sulla giunta del sindaco Stefano Lo Russo. Il suo assessore all'Urbanistica Paolo Mazzoleni è indagato (di nuovo). A Milano, città di nascita dell'ex presidente degli Architetti, è stato sequestrato un altro cantiere che anche una giudice, oltre alla procura diretta da Marcello Viola, ritiene fuori legge. Si tratta delle "Residenze Lac": tre palazzine di nove, dieci e tredici piani (per un totale di 77 appartamenti) che sorgono in via Cancano sulle ceneri di un vecchio sito industriale ormai dismesso davanti al parco delle Cave, un'area che il piano del governo del territorio approvato dal Comune riconosce di «interesse ecologico e preordinata alla realizzazione di interventi naturalistici a tutela degli elementi rilevanti del paesaggio e dell'ambiente».
    Anche questa volta tra gli otto indagati accusati a vario titolo di lottizzazione abusiva, abuso edilizio, abuso d'ufficio e falso figura l'assessore all'urbanistica di Torino, Paolo Mazzoleni, in qualità di progettista incaricato dalla Lake park srl in fase di istruttoria. L'architetto era già stato indagato ad aprile 2023 con l'accuso di abuso edilizio nella realizzazione di una palazzina in fase di costruzione in piazza Aspromonte, zona città Studi, sempre a Milano.
    Su ordine della gip Lidia Castellucci, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha ieri messo i sigilli all'intero cantiere di via Cancano pensato – come si legge nel decreto - «vanificando la potestà pubblica di programmazione territoriale» a «vantaggio di interessi privatistici», cioè senza valutare la «concreta conformazione del territorio» su base «razionale» ed «equilibrata». Come emerge dall'inchiesta dei pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini, l'opera è stata progettata in base a una «convenzione urbanistica», stipulata da un dirigente comunale davanti a un notaio e non sottoposta all'approvazione del Consiglio o della giunta, perdipiù tramite una semplice Scia e sacrificando gli oneri di urbanizzazione. Tant'è che il sequestro è motivato dalla necessità di fermare il «pericolo di aggravamento» dati i «lavori ancora in corso» e la «prosecuzione delle opere» che aumentando il «carico urbanistico» provocano il «pericolo, concreto ed attuale, di lesione degli interessi presidiati dalla normativa edilizia.
    Ma Mazzoleni non è l'unico indagato nella giunta Lo Russo. A fargli "compagnia" è Marco Porcedda, il neo assessore alla Sicurezza, sotto accusa per abuso d'ufficio e rivelazione del segreto istruttorio: avrebbe sfruttato il suo ruolo di militare per aiutare un'amica, procurandole un documento riservato su una vicenda che la coinvolge la donna e il suo ex marito. Con lui anche l'assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta, che con la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo (e il deputato dem Mauro Laus) sono iscritti nel registro degli indagati nell'inchiesta sulla Rear, la cooperativa multiservizi che si occupa di vigilanza di cui sono stati dipendenti.
    Ad attaccare sulla vicenda è Forza Italia, che si riferisce alla protesta di piazza in Liguria contro Giovanni Toti: «Il secondo avviso di garanzia raccolto dall'assessore all'Urbanistica del Comune di Torino Paolo Mazzoleni ci sconcerta. Forza Italia come sempre è garantista e coerentemente è convinta che l'assessore riuscirà ad uscire estraneo agli addebiti. Ci domandiamo però dove sia il Pd, dove siano le manifestazioni di piazza per chiedere le dimissioni di esponenti politici raggiunti da provvedimenti giudiziari».

 

20.07.24
  1. Chiuso il terzo plenum del partito comunista: misure di emergenza per il settore immobiliare
    Xi punta sull'hi-tech e prenota il potere fino al 2033
    lorenzo lamperti
    taipei
    L'era della crescita imponente e sregolata è finita. Da un po' ne è cominciata un'altra, in cui va anche «mangiata amarezza», come ammesso dallo stesso Xi Jinping un anno fa, mentre si completa la difficile transizione da fabbrica del mondo a società di consumi ad alta qualità. La Cina prova ad accelerare il processo, come si evince dalla chiusura del terzo plenum, cruciale vertice del Comitato centrale del Partito comunista sulle politiche economiche. Ma dal documento finale, diffuso dopo quattro giorni di incontri a porte rigorosamente chiuse, non traspaiono quelle imponenti misure di stimolo alla domanda e al settore immobiliare che diversi analisti speravano di vedere. E nemmeno grandi riforme, nonostante i media di stato paragonino Xi a Deng Xiaoping, il leader dell'apertura al mondo e al mercato.
    Tra gli impegni del Partito, ci sono quelli di contenere il debito dei governi locali e ridurre le disuguaglianze sociali, con una migliore allocazione delle risorse tra città e campagne. Si legge poi della necessità di «disinnescare il rischio» del crollo dell'immobiliare, che lascia pensare a operazioni tampone come l'acquisto di case invendute. Predisposta anche l'eliminazione delle restrizioni sul mercato, «garantendo al contempo una regolamentazione efficace». Tradotto: il guinzaglio alle imprese private verrà allentato, ma non troppo.
    La sensazione è che il focus principale sia su produzione e messa in sicurezza delle catene di approvvigionamento. Ecco allora la centralità delle «nuove forze produttive», l'ultimo mantra di Xi. Il riferimento è ai settori innovativi dello sviluppo high-tech: microchip e intelligenza artificiale, coi funzionari che testano le applicazioni generative per garantire che «incarnino i valori socialisti». Ma anche e soprattutto l'industria tecnologica verde con batterie, pannelli solari e auto elettriche. Vale a dire il comparto nel mirino dei dazi dell'Occidente, preoccupato dall'eccessivo export cinese. Basti guardare agli ultimi dati. Da una parte, i consumi cresciuti solo del 2% a giugno, quasi la metà del 3,7 di maggio e ben sotto le attese del 3,3. Dall'altra parte, il +8,6% dell'export contestuale a un -2,3% dell'import e al record storico di surplus commerciale dal 1990.
    Gli obiettivi fissati dal plenum vanno raggiunti entro il 2029. Un orizzonte temporale di medio periodo che pare implicitamente anticipare un quarto mandato di Xi dopo il prossimo Congresso del 2027. Nel frattempo, il leader si è ufficialmente sbarazzato di Li Shangfu, ex ministro della Difesa espulso per corruzione, e di Qin Gang, ex ministro degli Esteri di cui il plenum ha accettato le «dimissioni».
  2. GOVERNO IN CADUTA LIBERA :    Rosanna Natoli, avvocata siciliana e membro laico del Consiglio, ha incontrato un giudice sotto inchiesta. Registrata di nascosto, ammette: "Sto violando il segreto"
    La pupilla di La Russa dà le dimissioni dal Csm "Ha violato le regole"
    irene famà
    roma
    Palazzo Bachelet, Olimpo istituzionale delle toghe, ripiomba nella bufera dopo le trame che avevano travolto Luca Palamara, il più giovane presidente dell'associazione nazionale magistrati. Rosanna Natoli, componente della sezione disciplinare, consigliera laica del Csm in quota Fratelli d'Italia scelta dal suo concittadino più illustre, il presidente del Senato Ignazio La Russa, si è dimessa travolta da uno scandalo. A novembre 2023 ha incontrato la giudice civile Maria Fascetto Sivillo, sottoposta a un procedimento disciplinare. Un colloquio privato durato tre ore. Con tanto di consigli su come affrontare la vicenda. Inopportuno, certo. E pure non consentito. Tra chi deve giudicare e chi dev'essere giudicato.
    A documentarlo è stata proprio Maria Fascetto Sivillo. Che ha registrato tutto. E il suo avvocato, il legale Carlo Taormina, che martedì, per il suo coup de théâtre, ha scelto la seduta della commissione disciplinare. Durante il plenum, deposita la pennetta. E centotrenta pagine di trascrizione del colloquio.
    «Ho una cosa grave da raccontare» sarebbero state le parole della Sivillo. Poi l'intervento dell'avvocato. E Rosanna Natoli che si alza e annuncia le sue dimissioni. Il vice presidente del Csm, il leghista Fabio Pinelli, invia pennetta Usb e plico con le trascrizioni a piazzale Clodio. E l'avvocato Taormina chiede la ricusazione di tutti i componenti della sezione disciplinare del Csm.
    Nel frattempo resta lo scandalo. C'è la versione della Sivillo e di chi la rappresenta. Secondo la quale tutto avrebbe origine intorno al 2016, da una serie di scontri a Catania con la presidente della sezione Acagnino e alcuni magistrati come Bruno Di Marco. «Loro erano della corrente di Palamara, la Sivillo no. Non apparteneva a nessuna corrente». La Sivillo, così raccontano, avrebbe segnalato alcune prese di posizioni spavalde in merito ad alcune vicende immobiliari. Da lì sarebbero nate «denunce incrociate».
    Sivillo viene condannata a tre anni e sei mesi dal tribunale di Catania per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell'agenzia delle riscossioni siciliana. «Sentenza annullata in secondo grado. Ora siamo all'appello bis – dice l'avvocato Taormina –. E verrà tutto prescritto». Restano i procedimenti disciplinari. «Di cui si è occupato Palamara», è la parola della difesa di Sivillo. Nel 2019, la giudice viene sospesa dal Csm. «Misura revocata un anno fa. E rimessa dopo un giorno». Martedì, a palazzo Bachelet, si discuteva proprio di questo.
    Il 3 novembre 2023 l'incontro tra Sivillo e Natoli nello studio di quest'ultima a Paternò. Alla presenza di due avvocati testimoni. L'intermediario? Un avvocato pure lui che, per conto di Natoli, avrebbe contattato la Sivillo. «Per chiarire alcuni punti».
    «La sua causa l'hanno perorata in tanti», esordisce la consigliera. «Mi sono presa sto processo perché lei è amica dei miei amici. E questa situazione la dobbiamo risolvere. Ma lei ci deve dare una mano». Si parla di correnti. «Ma poi ci sono stati tanti, c'è stata Claudia Eccher che mi ha chiesto anche un occhio…un occhio di riguardo su tante cose». E il riferimento è all'avvocata di Matteo Salvini, laica del Csm in quota Lega.
    Natoli continua con i consigli: «La deve smettere di attaccare certi magistrati. Lei quel giorno, con quel suo sfogo, mi rovinò il lavoro che avevo fatto. Se lei, anziché parlare e raccontare tutta la sua vicenda, avesse detto "io ho subito un sopruso dall'Acagnino in questi anni", noi a quest'ora oggi eravamo alla censura. E lei se ne usciva alla grande».
    Ad un certo punto Sivillo avrebbe reagito con stizza. «Guarda, puoi fare tutte le denunce che ti pare ma noi ci facemu i pernacchi». Le discussioni interne al collegio? La consigliera: «Sto violando il segreto». Dopo aver sentito la registrazione, Natoli ha dato immediate dimissioni.

 

 

19.07.24
  1. La Corte di giustizia dell'Unione europea ha accolto il ricorso di cittadini ed europarlamentari sulla mancata trasparenza in merito ai contratti per l'acquisto dei vaccini contro il Covid-19 stipulati tra Commissione europea e aziende farmaceutiche

    Questo mercoledì il Tribunale dell'Unione europea ha dichiarato che la Commissione europeanon ha fornito al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto dei vaccini Covid-19 stipulati durante la pandemia, accogliendo un ricorso presentato da europarlamentari e privati cittadini contro la gestione degli accordi da parte dell'esecutivo europeo.

    Tra il 2020 e il 2021 la Commissione europea ha firmato una serie di contratti di grandi dimensioni con diverse aziende farmaceutiche per assicurarsi i vaccini contro il Covid-19. Alcuni legislatori del Parlamento europeo e privati cittadini hanno richiesto, come loro diritto, di esaminare i contratti e i documenti correlati per comprenderne termini e condizioni e per assicurarsi che l'interesse pubblico fosse tutelato.

    Alla loro richiesta la Commissione ha risposto concedendo solo un accesso parziale a tali documenti, che sono stati pubblicati online in una versione censurata con la motivazione di dover proteggere gli interessi commerciali e il processo decisionale. A quel punto eurodeputati e privati si sono rivolti alla Corte di giustizia dell'Unione europea, chiedendo l'annullamento della decisione dell'esecutivo europeo di oscurare alcune parti dei contratti.

    La sentenza del Tribunale dell'Unione europea
    Con la sentenza del 17 luglio il Tribunale dell'Unione europea ha accolto parzialmente entrambi i ricorsi e ha annullato la decisione della Commissione europea di pubblicare solo versioni ridotte dei contratti per l'acquisto dei vaccini Covid-19, in quanto ritenuta irregolare.

    La corte europea ha dichiarato che la Commissione non è riuscita a dimostrare che l'accesso a determinate clausole - oscurate - avrebbe compromesso gli interessi commerciali delle aziende coinvolte. Il Tribunale ha inoltre affermato che la Commissione avrebbe potuto fornire maggiori informazioni sulle dichiarazioni dei membri del team che ha negoziato i contratti in merito all'assenza di conflitti di interesse.

    La decisione può essere impugnata dalla Commissione europea entro due mesi.

    Dilemma per i Verdi
    La sentenza arriva appena un giorno prima che il Parlamento europeo voti la riconferma di von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.

    Finora la questione non ha influito sulla sua candidatura, ma ora potrebbe rappresentare un dilemma per i Verdi, tra coloro che hanno presentato il ricorso alla Corte di giustizia europea contro la Commissione. Negli ultimi giorni il gruppo è stato corteggiato da von der Leyen, che spera di ottenere il loro endorsement nel voto di giovedì.

    "Questi contratti riguardano la salute pubblica ed è nell'interesse pubblico che le informazioni che contengono sui prezzi delle dosi, sulla responsabilità per gli effetti collaterali, sui tempi di consegna e su altre informazioni essenziali siano il più possibile trasparenti e accessibili al pubblico", aveva dichiarato l'eurodeputata olandese Kim van Sparrentak in un comunicato stampa dopo aver presentato la domanda alla Cgue.

 

 

 

18.07.24
  1. Arrestato l'assessore Boraso, tra i 20 indagati il sindaco Brugnaro. Un imprenditore edile e un magnate di Singapore al centro di un giro di mazzette
    Venezia, lo scandalo degli appalti pilotati I pm: "Politici a disposizione dei privati"
    LAURA BERLINGHIERI
    VENEZIA
    Per determinati affari, esisteva un "sistema Venezia". Fatto di un tessuto imprenditoriale che chiedeva di forzare la mano, per aggiudicarsi gli appalti alle condizioni più favorevoli. E fatto di politici compiacenti, che non si tiravano indietro nel piegare la macchina amministrativa per assecondare i privati.
    Una metastasi nella "cosa pubblica" veneziana, nuovamente travolta 10 anni dopo lo scandalo del Mose. Coinvolta dalla testa ai piedi: Giunta, dirigenti, funzionari del Comune e delle sue società partecipate. Il sindaco Luigi Brugnaro indagato per corruzione in concorso con il suo capo di gabinetto e direttore generale del Comune, Morris Ceron, e con il vice capo di gabinetto, Derek Donadini. L'assessore alla Mobilità Renato Boraso indagato per corruzione, concussione e autoriciclaggio, arrestato e ora in carcere a Padova. Indagati anche Giovanni Seno e Fabio Cacco, direttore generale e responsabile del settore appalti di Avm, la società del trasporto pubblico locale.
    Più di 20 indagati, 15 misure cautelari e sequestri preventivi per un milione di euro. Duecento agenti della guardia di finanza al lavoro ieri, dalle prime ore dell'alba: culmine di un'indagine innescata da un esposto di fine 2021, coordinata dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini e che si è svolta soprattutto nell'ultimo anno e mezzo. «Indagini classiche, con le intercettazioni telefoniche e ambientali. E con il riscontro di quanto emerso nelle telefonate» ha spiegato il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi.
    Dall'ordinanza del gip Alberto Scaramuzza emerge questo: 6 persone interdette per 12 mesi dai pubblici uffici, 7 funzionari ai domiciliari e due indagati in carcere in via cautelare. Si tratta dell'imprenditore edile Fabrizio Ormenese e di Renato Boraso.
    È lui l'uomo chiave attorno alla quale ruota buona parte dell'inchiesta. Si rivolgeva a lui, il 17 marzo 2023, il sindaco Brugnaro in una telefonata (intercettata): «Tu non mi ascolti, tu non capisci un c… Mi stanno domandando che tu domandi soldi. Tu non ti rendi conto, rischi troppo. Se io ti dico di stare attento, ti devi controllare». E l'assessore lo avrebbe ascoltato, ma un anno dopo, tentando di disfarsi delle prove a suo carico.
    Renato Boraso, una vita nel centrodestra cittadino: da Forza Italia alla lista Brugnaro, accanto al simbolo di Coraggio Italia, il partito fondato dal sindaco con Giovanni Toti. Uomo della pubblica amministrazione, in realtà a disposizione degli imprenditori, per conto dei quali interveniva sugli uffici comunali – «ridotti al servizio del privato», si legge nell'ordinanza del gip – per orientare le aggiudicazioni degli appalti. Uomo della pubblica amministrazione, che «ha sistematicamente mortificato la propria pubblica funzione, svendendola agli interessi privati».
    La procura gli contesta 11 episodi, dal 2015. Macroscopico è il caso della vendita al ribasso di Palazzo Papadopoli, a Venezia, dal 2018 di proprietà del magnate Ching Chiat Kwong, riuscito ad aggiudicarselo per poco più di 10 milioni di euro, nonostante il suo valore si attestasse attorno ai 14 milioni. Per il favore, l'assessore avrebbe ottenuto 73.200 euro sotto forma di consulenze - mai avvenute - da parte della società Stella Consulting, di cui Boraso è azionista insieme alla moglie.
    E alla svendita del palazzo sono legate anche le posizioni di Brugnaro e dei suoi due collaboratori. I quali – è la teoria della procura – avrebbero accettato di abbassarne sensibilmente il prezzo di vendita, «attraverso atti contrari ai doveri di ufficio», per agevolare un'altra operazione, sempre con il magnate di Singapore, decisamente più cara al sindaco: la cessione dell'area dei Pili.
    Si tratta di un terreno affacciato sulla laguna, di proprietà di Brugnaro, che lo acquistò per 5 milioni di euro, ma che vide schizzare il suo valore negli anni della sua amministrazione, grazie al nuovo Piano comunale urbano di mobilità sostenibile, che proprio lì avrebbe piazzato il nuovo palasport. Circostanza che aveva fatto ingolosire Ching Chiat Kwong.
    Ha queste coordinate l'imputazione di Brugnaro, Ceron e Donadini. I quali avrebbero concordato con il magnate di Singapore il versamento di 150 milioni di euro «in cambio della promessa di far approvare, grazie al loro ruolo nell'ente comunale, il raddoppio dell'indice di edificabilità sui terreni in questione e l'adozione delle varianti urbanistiche che si sarebbero rese necessarie per l'approvazione del progetto edilizio ad uso anche commerciale e residenziale della volumetria di 348.000 mq, che sarebbe stato approntato e presentato da una società di Ching».
    Brugnaro nega - le accuse sui Pili e su palazzo Papadopoli, ceduto «secondo una procedura trasparente» - e si dice a disposizione della magistratura. Ma intanto ha convocato una riunione urgente della Giunta, per oggi, mentre l'opposizione ne chiede le dimissioni. —

 

17.07.24
  1. Otto anni a Masha Gessen in contumacia
    La repressione politica in Russia non conosce tregua.
    Un tribunale di Mosca ha condannato in contumacia a otto anni di reclusione la giornalista e attivista per i diritti delle minoranze sessuali Masha Gessen: una delle voci più critiche nei confronti del regime di Putin.
    Gessen – nota firma del New Yorker e del New York Times - è stata incriminata in base alla legge bavaglio che di fatto proibisce di schierarsi apertamente contro l'invasione dell'Ucraina. L'accusa ufficiale rivolta alla giornalista russo-americana è quella di «diffusione di notizie false sull'esercito»: un'imputazione di ovvia matrice politica che secondo la testata online MediaZona deriva dalla sua denuncia delle terribili atrocità che i soldati russi sono accusati di aver commesso a Bucha.
    L'intervista pare sia stata vista oltre 6,5 milioni di volte in meno di due anni su YouTube e Masha Gessen era stata inserita nella lista dei ricercati del regime di Putin già lo scorso dicembre. —
  2. PALESE INGIUSTIZIA :     La Corte d'Appello ha confermato il verdetto del primo grado: "Ci fu una condotta incauta" I familiari protestano: "Adesso c'è anche la beffa di dover pagare 26 mila euro di spese legali"
    Le tappe della vicenda
    L'Aquila, no ai risarcimenti per i ragazzi uccisi dal sisma Un papà: "Né soldi, né scuse"
    flavia amabile
    roma
    È stata colpa loro se quindici anni fa, mentre la terra tremava a l'Aquila, sono morti. Ieri la Corte d'Appello ha cancellato le speranze delle famiglie di sette studenti vittime del crollo della palazzina in via Gabriele D'Annunzio 14, nel centro storico dell'Aquila. I giudici hanno confermato la sentenza del tribunale civile di due anni fa: i giovani non sono morti per effetto delle parole rassicuranti della Protezione civile. La morte è la conseguenza di una loro «scelta incauta», senza alcun «nesso» con le parole arrivate dalle istituzioni. Le famiglie dei sette giovani, quindi, non solo non hanno diritto al risarcimento ma dovranno pagare anche le spese legali.
    «Ci sono tante cose illogiche in questa sentenza che non riesco a capire», è il primo commento di Sergio Bianchi, padre di Nicola, una delle vittime. Le altre sono Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichitti e Nicola Colonna.
    Già in primo grado, i familiari delle vittime hanno dovuto corrispondere circa 12 mila euro di spese processuali a cui si aggiungono i circa 15 mila del processo in Corte d'Appello, ma alcune famiglie annunciano il ricorso in Cassazione.
    «Come si può demandare la sicurezza ad un ragazzo di 22 anni?», chiede Bianchi. «Mio figlio è rimasto a casa perché nessuno gli ha spiegato come comportarsi. Quella sera spettava alla Protezione civile creare un'alternativa: non doveva dire di stare tranquilli, avrebbe dovuto creare un campo con delle tende e spiegare che se si aveva qualche timore si poteva andare lì. È questo il compito della Protezione civile».
    I giudici la pensano diversamente, sia in primo sia in secondo grado hanno scagionato la Commissione grandi rischi che pochi giorni prima aveva rassicurato chi si trovava a L'Aquila nonostante le scosse si susseguissero da un mese e hanno scagionato la presidenza del Consiglio dei ministri. «In linea generale, il compendio probatorio acquisito (convocazione della riunione, verbali della stessa, deposizioni testimoniali, ndr) - al di là del convincimento del Capo del Dpc emerso nel corso della conversazione casualmente intercettata tra lo stesso (Bertolaso, ndr) e l'assessore regionale (Stati, ndr) - ha smentito o, comunque, non ha dato conferma della tesi che gli esperti partecipanti alla riunione del 31 marzo - ad esclusione del De Bernardinis, vice di Bertolaso, il quale, peraltro, alla stessa non diede alcun contributo scientifico - avessero, a priori, l'obiettivo di tranquillizzare la popolazione e, quindi, di contraddire o minimizzare quanto desumibile dai dati oggetto della loro valutazione scientifica», scrivono i giudici.
    La colpa, quindi, è degli studenti, di chi come Nicola Bianchi, che frequentava da fuorisede la facoltà di Biotecnologie. Veniva da Monte San Giovanni Campano, un piccolo paese della provincia di Frosinone, abitava in un appartamento del centro storico e stava studiando per un esame fissato l'8 aprile, due giorni dopo.
    «Mio figlio non poteva sapere che cosa era giusto fare quella notte. Da anni denuncio le mancanze della Protezione civile e ora non riesco a non pensare che la sentenza voglia colpire me che da anni mi espongo e cerco di far capire che cosa non ha funzionato quella notte. Non hanno capito che non chiedevo risarcimenti stratosferici. Né i soldi né una sentenza avrebbero potuto restituirmi mio figlio, mi sarebbe bastato che qualcuno avesse ammesso di aver sbagliato e mi avesse chiesto scusa. Invece mi hanno colpito di nuovo e ora non so che fare».
    Sergio Bianchi ha lavorato per oltre 40 anni come operatore del 118, da qualche mese è in pensione. Dal 6 aprile del 2009 la vita dell'intera famiglia è stata stravolta. «Ho anche una figlia che non si è mai ripresa dal dolore per la perdita del fratello. Deve sottoporsi alle visite con il logopedista e lo psicologo», racconta.
    «Oltre a tutto questo, devo trovare 26mila euro per pagare le spese tra primo e secondo grado e non so assolutamente dove trovarli», confessa. Poi, aggiunge: «Forse ricorreremo in Cassazione ma non ho grandi speranze. La decisione è questa e io non so più che fare, sono avvilito, sfiduciato. Forse scriverò al presidente Mattarella, spero che almeno lui vorrà ascoltarmi».
  3. Schiaffo alla Crt, resta fuori Lucia Calvosa L'ente torinese resta senza rappresentanti
    La vicenda della Fondazione Crt fa capolino anche dietro le quinte delle nomine in Cassa depositi e prestiti. Il giorno in cui si era insediato il nuovo consiglio di indirizzo della fondazione torinese, l'allora presidente ad interim Maurizio Irrera aveva deciso di "suggerire" Lucia Calvosa nel board di Cdp. Infatti sarebbe spettato a Palazzo Perrone scegliere e il nome proposto è stato quello dell'ex presidente di Eni. Il vento, però, è poi cambiato e l'indicazione non è stata confermata. Anzi. Alla fine Calvosa è stata esclusa e sembra che non sia stata nemmeno davvero considerata nella lista dei personaggi tra cui scegliere. Fondazione Crt intanto ha votato per Anna Maria Poggi come presidente. E altri enti di origine bancaria hanno approfittato per far valere le loro preferenze. Uno schiaffo a Irrerra? Possibile, ma anche un indice di quanto l'incognita del commissariamento stia incidendo. Da ambienti romani si vocifera pure di un tentativo dia parte di persone vicine a Guzzetti di scongiurare commissariamento accettando il cambio dello statuto con l'ampliamento del numero di consiglieri che ha portato a superare la questione delle quote rosa. E sempre sottotraccia si dice anche che a pesare sarebbe stato proprio il passato dell'avvocata e professoressa universitaria in Eni. A far discutere erano stati i rimborsi spesa: l'Eni «dal 14 maggio al 31 dicembre 2020 ha sostenuto spese e oneri per servizi di alloggio e trasporto collegati all'esercizio del ruolo di presidente per 206 mila euro». Da qui la richiesta del cda di limitare l'esborso dell'alloggio della presidente a centomila euro l'anno.

 

 

 

16.07.24
  1. Sull'abuso d'ufficio Cassese si sbaglia davanti alla Pa il cittadino sarà indifeso"
    Grazia Longo
    Roma
    «Diversamente da Sabino Cassese, non credo che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio sia un bene per il nostro Paese». Così Marcello Basilico, presidente della sesta commissione del Csm e togato della corrente progressista Area, replica all'intervista del noto giurista.
    Perché ritiene che l'abolizione non sarà indolore?
    «Avremo cittadini privi di tutela verso le condotte prevaricatrici dei pubblici ufficiali. Il docente che favorisce un candidato perché figlio di un amico o il sindaco che nega per ritorsione un'autorizzazione dovuta non saranno perseguibili».
    Quali i pericoli maggiori?
    «Da un'ipotesi di abuso d'ufficio spesso l'indagine risaliva a reati più gravi. Ora invece il pubblico ministero non potrà partire da lì. Peraltro, c'è un pericolo anche per il pubblico ufficiale sospettato di tale condotta, perché ora potrà essere sentito senza assistenza del difensore. Inoltre c'è una questione culturale: si accredita l'idea che esistano cittadini più uguali degli altri».
    Si riferisce all'accusa di Cassese ai magistrati di non essere equilibrati rispetto al governatore ligure Toti?
    «Mi sembra che i magistrati stiano applicando le regole processuali. Finora non ho letto critiche tecniche sul loro operato. Al contrario, noto che più l'azione dei pm genovesi trova conferme giudiziarie, più si alza il tiro verso un preteso loro ruolo politico. Persino le due colleghe del Csm, chiedendo il vaglio disciplinare sull'ordinanza del tribunale del riesame di Genova, vi contribuiscono: pretendono di sostituirsi ai soli titolari dell'azione disciplinare, ministro della giustizia e procuratore generale presso la Cassazione, e vogliono sottoporre il lavoro dei giudici a una valutazione sul merito, che compete invece ai gradi superiori di giudizio».
    Chi è stato eletto ha più diritti di un comune cittadino?
    «Secondo Cassese il consenso popolare giustificherebbe un'applicazione meno rigorosa delle cautele verso chi commette reati. Non saremmo dunque tutti uguali davanti alla legge penale. Invece, il giudice deve guardare solo al rapporto tra diritto alla libertà, ed eventualmente alla salute, e tutela dei cittadini verso le condotte antisociali. Nelle altre democrazie liberali ci si dimette spesso solo per un sospetto di scorrettezza. Da noi invece il diritto penale continua a essere la misura dell'affidabilità politica».
    Il Pd disapprova la posizione di Cassese che difende l'ipotesi del premierato. Qual è la sua posizione?
    «Esula dal mio campo di competenza. Ma osservo che l'introduzione del doppio Csm e dell'Alta Corte disciplinare desta ancora maggiore preoccupazione se letta alla luce della riforma sul premierato.

 

 

 

15.07.24
  1. HANNO UCCISO PANTANI ?   Venticinque anni di esposti e inchieste giudiziarie non sono ancora riusciti a fare chiarezza sulla morte dell'indimenticato Marco Pantani. Neppure sull'inizio della fine quando, poco prima della penultima tappa del Giro d'Italia del 1999, a un passo dalla vittoria, il campione fu squalificato dopo i risultati delle analisi del sangue eseguite a Madonna di Campiglio, in provincia di Trento. La presunta manipolazione di quegli esami e l'ombra degli interessi della Camorra, emersi a più riprese ed evidenziati dall'ultima Commissione parlamentare antimafia, sono finiti al centro di un nuovo fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura diretta da Sandro Raimondi che indaga, per ora contro ignoti, per associazione per delinquere finalizzata alle scommesse e collegata, appunto, alla morte del Pirata, a Rimini, il 14 febbraio del 2004.
    Il fascicolo è stato aperto dalla pm della Direzione distrettuale antimafia Patrizia Foiera che, venerdì mattina, in carcere a Bollate, ha provato a sentire, come persona informata sui fatti, l'ex boss della Mala milanese Renato Vallanzasca, ormai settantaquattrenne e malato. Tanto che, dal poco che trapela, non sarebbe riuscito ad aggiungere nulla di utile alle indagini che, nel più stretto riserbo, vanno avanti oramai da quasi un anno.
    Era stato proprio il Bel René il primo a parlare degli interessi della Camorra sulla squalifica del ciclista. In una mail a Tonina, la madre del campione che da sempre si batte per la verità, e in seguito davanti ai carabinieri di Forlì (nel corso di un'inchiesta poi archiviata) aveva spiegato che sei o sette giorni prima della tappa di Madonna di Campiglio del Giro d'Italia, in prigione, era stato avvicinato da un detenuto campano che gli proponeva di fare una «scommessa che non poteva perdere»: Marco Pantani non avrebbe vinto la gara e non sarebbe arrivato a Milano. Vallanzasca aveva rifiutato l'offerta. E, nei giorni successivi, nonostante le vittorie di Pantani, il detenuto avrebbe continuato a ripetere le sue previsioni fino alla squalifica del 5 giugno, quando avvicinandolo gli avrebbe detto: «Renà hai visto? A Marco l'hanno fatto fuori… O'doping! Hai visto che avevo ragione io?». A conferma della pista, gli investigatori avevano sentito altri detenuti campani in carcere e acquisito intercettazioni telefoniche raccolte nell'ambito di un'altra indagine: «Quindi praticamente la camorra ha fatto perdere il giro a Pantani, cambiando le provette e facendolo risultare dopato!» .
    Tutto questo materiale è stato raccolto e valorizzato anche dall'ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia del novembre del 2022 che sottolinea le «numerose anomalie» che «contrassegnarono la vicenda di Madonna di Campiglio». Come si legge nel testo, «diverse e gravi furono le violazioni alle regole stabilite affinché i controlli eseguiti sui corridori fossero genuini e il più possibile esenti dal rischio di alterazioni».
    Prendendo spunto da questo lavoro, la famiglia del campione, lo scorso anno ha presentato un nuovo esposto alla procura di Trento «chiedendo di indagare sui depistaggi e sulla manipolazione degli esami - spiega il legale dei genitori, l'avvocato Fiorenzo Alessi - perché era oramai evidente che i medici che effettuarono quei controlli antidoping avevano dichiarato il falso rispetto a tempi, circostanze e modalità». Pantani sapeva di doversi sottoporre a quegli accertamenti ed era a un passo dal trionfo. Eppure, nel campione di sangue che gli era stato prelevato di primo mattino, fu riscontrato un valore di ematocrito di 52, oltre il limite consentito che è di 50. La squalifica fu immediata.
    Ma la procura di Trento è andata oltre alle istanze della famiglia e ha allargato l'inchiesta anche agli interessi della Camorra sulla gara. Da quel che emerge, i carabinieri, a cui sono state delegate le nuove indagini, hanno già sentito numerosi testimoni tra ciclisti, medici e massaggiatori dell'epoca per provare a svelare uno dei tanti misteri rimasti irrisolti sulla fine del Pirata.

 

 

 

14.07.24
  1. Stretta social per i dipendenti di Palazzo Civico "Vietato esprimere giudizi sull'amministrazione"
    leonardo di paco
    Stop alle fughe di informazioni, ai bisbiglii da corridoio che diventano notizie di dominio pubblico, a interviste o commenti sull'attività dell'ente non concordati con l'ufficio stampa. Massima cautela nell'utilizzo dei social media per esprimere opinioni «che possano nuocere al prestigio, al decoro o all'immagine dell'amministrazione comunale» e divieto di comunicazioni (sempre via social) afferenti al lavoro di Palazzo Civico eccezion fatta «per esigenze di carattere istituzionale».
    Sono le principali novità contenute nell'aggiornamento del codice di comportamento per i dipendenti del Comune di Torino (7 mila persone) approvato dalla giunta del sindaco Stefano Lo Russo, che recependo le indicazioni arrivate dal ministero della Pubblica amministrazione ha messo mano con severità ai doveri che i dipendenti di Palazzo Civico sono tenuti ad osservare.
    La parte più consistente delle modifiche riguarda l'utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media, ambito fino ad oggi mai disciplinato. Nell'utilizzo dei propri account, si legge nel nuovo regolamento, il personale è invitato a utilizzare «ogni cautela» affinché «le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente alla civica amministrazione». Inoltre Palazzo Civico ricorda che «al fine di garantirne i necessari profili di riservatezza le comunicazioni, afferenti direttamente o indirettamente, il servizio non si svolgono, di norma, attraverso conversazioni pubbliche mediante l'utilizzo di piattaforme digitali o social media». Anche i rapporti con la stampa saranno "controllati". Il personale dipendente «prima di rilasciare interviste o giudizi di valore su attività della Città, diffuse attraverso organi di informazione rivolti alla generalità della cittadinanza» dovrà sempre «informare preventivamente il competente ufficio stampa della Città».
    Nell'elaborazione del nuovo codice di comportamento è stato anche inserito un divieto per la pratica del pantouflage, le cosidette "porte girevoli". Il personale dipendente che negli ultimi tre anni di servizio, ha esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto della Città di Torino «non può svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della civica amministrazione». L'obiettivo è prevenire uno scorretto esercizio dell'attività istituzionale da parte degli ex dipendenti, un conflitto di interessi ad effetti differiti.
    Su questo aspetto, spiega la vicesindaca con delega al Personale, Michela Favaro, per redigere il nuovo regolamento «abbiamo recepito molti indirizzi e linee guida che arrivano dalla normativa nazionale. Ci sono sempre più aspetti che rendono le Pa simili ad un'azienda, anche nell'ambito della concorrenza in ottica di anti-corruzione».

 

 

13.07.24
  1. FINE BLUFF ELETTORALE  ANGELUCCI PASSA AL COMANDO DI SALVINI :    la maggioranza si divide sulla sanità
    Le Regioni e la Lega vanno all'attacco No al decreto Schillaci anti-liste di attesa
    Regioni e Lega vanno all'attacco del decreto anti-liste di attesa. Nel mirino di entrambe è finito in particolare l'articolo 2 del provvedimento, quello che istituisce presso il ministero di Orazio Schillaci una specie di ispettorato che, supportato anche dai Carabinieri, dovrebbe controllare l'applicazione delle disposizioni taglia-coda e irrogare sanzioni che prevedono anche la possibilità che i direttori generali delle Asl inadempienti perdano la poltrona. Per i governatori, riuniti ieri in conclave, un atto di lesa maestà, «con profili di illegittimità costituzionale», puntualizzano nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni con il solo laziale Francesco Rocca a smarcarsi.
    Lo stralcio dello stesso articolo lo chiede anche la Lega, con un emendamento a firma del capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, che ha mandato in fibrillazione la maggioranza. Al punto da far sospendere al governo la presentazione dei pareri, nonostante il decreto sia in ritardo sulla tabella di marcia che dovrebbe portarlo all'approvazione entro il 7 agosto, ma che lo vede ancora fermo alla prima lettura in Senato.
    I partiti di opposizione hanno fatto sapere di voler appoggiare l'emendamento del Carroccio, che così avrebbe buone possibilità di passare. Uno smacco per la premier Giorgia Meloni che molto punta sulle norme anti liste di attesa, che senza l'organismo di controllo del Ministero della salute rischiano però di essere scritte sull'acqua. Perché sarà anche vero che la possibilità di andare senza pagare dal privato quando i tempi di attesa sono più lunghi di quelli massimi consentiti e le prestazioni da erogare anche nei week end, per fare due esempi, erano già previste da passati provvedimenti. Ma è altrettanto vero che sono rimaste a oggi inapplicate, proprio perché le Regioni non hanno mai esercitato controlli sulle Asl e i loro vertici. Che sono poi nominati dagli stessi ipotetici controllori.
    Per la leader del Pd, Elly Schlein «questo governo da una parte sventola la bandiera dell'autonomia dall'altra presenta un decreto che accentra i poteri e del regole sulle liste d'attesa, senza metterci un euro» . Il presidente del gruppo Pd al Senato, Francesco Boccia rileva come «da un lato si spacca l'Italia con la legge Calderoli dall'altro il partito della premier cerca di accentrare tutto».Dietro l'assalto delle Regioni al decreto c'è però anche una questione di soldi. «L'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati –scrivono le Regioni– l'assunzione di personale ed il ricorso alle prestazioni aggiuntive, lo svolgimento di attività sanitaria in orario notturno, prefestivo e festivo, gli indispensabili adeguamenti tecnologici e gli aggiornamenti informatici, necessitano di un'adeguata disponibilità di risorse economiche e di personale». E su questo è difficile dare torto ai governatori, perché di soldi, a parte 200 milioni scarsi per gli straordinari dei medici, non c'è traccia nel decreto.

 

 

 

12.07.24
  1. IL DIRITTO ALL'OBLIO CANCELLERA' TUTTO COME SEMPRE :    Sono tre le persone indagate, due agli arresti domiciliari: decine i lavoratori sfruttati e pagati meno di 5 euro con turni di nove ore
    I caporali nelle vigne delle Langhe "Botte e sprangate a chi si ri bellava"
    Massimiliano Peggio
    Lamin e Yaya, arrivati su un barcone dalla Tunisia e poi approdati nel mare di vigneti delle Langhe, pensavano che quel marocchino, che reclutava braccianti di fronte alla stazione di Alba, fosse in fondo dalla loro parte. «Vi do sette euro l'ora per lavorare con me». L'offerta era allettante e lo hanno seguito fiduciosi. Dopo una settimana, nove ore tra i filari, hanno chiesto di essere assunti e pagati. Lui si è infuriato. «Vi do solo 5 euro». I due braccianti hanno protestato. Si sono rifiutati di tornare tra le vigne. Così lui li ha caricati a forza sull'auto per riportarli ad Alba e rispedirli in strada. Lungo il tragitto si è fermato in mezzo al nulla. Li ha fatti scendere e li ha picchiati con una spranga di ferro, sradicata da un vigneto. La scena è stata ripresa da un bracciante con il suo telefonino. Il video è stato consegnato alla polizia di Cuneo.
    Lavoro in nero tra le vigne nobili delle Langhe, braccianti picchiati per un rifiuto, una grande casa alle porte del paese di Mango, celebrato nei romanzi di Fenoglio, trasformato in un dormitorio per schiavi dell'uva. «Uomini trattati come bestie». A decine, stipati in stanze. Letti a castello, un bagno comune, una mensa ricavata in un garage. Questo ha svelato l'ultima inchiesta della procura di Asti, competente per territorio, individuando una rete di caporali che gestiva manodopera a basso costo per conto di alcuni produttori di vino. Tre persone indagate: due finite agli arresti domiciliari, una sottoposta al divieto di esercitare attività imprenditoriali per 8 mesi. Gli arresti sono scattati per l'autore del primo episodio, il caporale marocchino, Nabil Aknouz, 39 anni, e il gestore del dormitorio, Demirali Grutkov, 43 anni, origini macedoni. Il terzo è un albanese, Mirash Lugaj, 48 anni. L'indagine, coordinata dal pm Stefano Cotti, è stata sviluppata dalla Squadra Mobile di Cuneo. Sono accusati di sfruttamento di manodopera, per lo più migranti irregolari, controllati a vista e minacciati per 6 euro l'ora.
    I tre indagati sono titolari di imprese individuali. Tutte con lo stesso oggetto sociale: «Attività di supporto alla produzione vegetale». Sembra innocuo, in questa formula commerciale, l'altro volto del caporalato. In realtà raccoglievano migranti di fronte alla stazione di Alba, crocevia degli aspiranti braccianti, e li portavano tra i nobili filari di Treiso, Novello, Farigliano. Ma è in quel dormitorio di Mango, messo ora sotto sequestro, che si può toccare con mano lo sfruttamento. Lì, al piano superiore vive Demirali Grutkov. Quelli inferiori sono dedicati a dormitorio per i braccianti. La cantina è la mensa: una fila di fornelli tra pile di pneumatici e cavi della corrente appesi alle pareti. Di fronte alla casa, nel piazzale lungo la strada, ci sono i furgoni utilizzati per portare i braccianti nelle vigne. Tutti i mezzi sono marchiati con il nome del titolare: «Demo, impresa individuale, lavori in vigneti e noccioleti».
    Non tutti i lavoratori sono in nero. Alcuni sono assunti, ma la paga non supera gli 8 o i 9 euro l'ora. «Lavorare in vigna è duro. Con il sole è massacrante. Nove ore e mezz'ora di pausa» racconta Alassane, 22 anni, del Mali. Dorme in una stanza con altre cinque persone. L'edificio ne ospita una ventina. «Qui ci sono stati fino a 60 braccianti» ha detto alla polizia l'ex moglie del titolare, mesi fa, all'avvio dell'indagine.
    La casa era già finita nel mirino delle autorità sanitarie. Il Comune aveva fatto dei controlli e preso dei provvedimenti nei confronti dell'imprenditore macedone. Provvedimenti per arginare il sovraffollamento e ripristinare le condizioni igieniche. «Quell'uomo è un genio del male» dice il sindaco, Damiano Ferrero, raccontando la sua battaglia contro il caporalato, diventata anche oggetto della sua recente campagna elettorale. E aggiunge: «Mi ha anche minacciato ma non mi fa paura: non può permettersi di trattare quelle persone come bestie. Ogni anno chiude e riapre una società. Spadroneggia. Speriamo GRAZIE che questa volta la giustizia riesca a fermarlo».
  2. Roberta Ceretto : "immagini spregevoli che provocano tristezza"
    La condanna dei grandi produttori di vino "Scene disumane, ma il sistema è sano" PER IL DIRITTO ALL'OBLIO ?

    ROBERTO FIORI
    «Ho visto immagini spregevoli e disumane, che provocano rabbia e tristezza. Ma diciamolo a voce alta: le Langhe del vino non sono affatto questo. Qui c'è gente perbene che lavora con grande rispetto per le persone e per la natura, consapevole della grande fortuna di vivere in una terra che si chiama Barolo o Barbaresco. Blocchiamo ogni forma di sfruttamento, ma non facciamo di ogni erba un fascio». Roberta Ceretto parla dal quartier generale della cantina di famiglia, alle porte di Alba. «Abbiamo 80 dipendenti che si occupano dell'azienda agricola e siamo quasi del tutto autonomi, ma capita anche a noi di dover fare ricorso a manodopera esterna. Selezioniamo e collaboriamo esclusivamente con chi ci offre tutte le garanzie e sono sicura che la stragrande maggioranza delle cantine faccia altrettanto».
    Poche colline più in là, a Barolo, anche Maria Teresa Mascarello, si dice «sconcertata per notizie che mai avrei associato ai nostri vigneti. Si tratta di veri e propri comportamenti criminali e come tali vanno perseguiti, punto e basta. Certi atteggiamenti non appartengono alla nostra cultura e sono inconcepibili anche solo per il fatto che nessuno vende il Barolo al prezzo dei pomodori. Tuttavia, la questione della manodopera che scarseggia è reale e questo deve indurci a creare un sistema in grado di garantire l'arrivo di lavoratori professionali e completamente in regola».
    Per il presidente del Consorzio del Barolo e Barbaresco, Sergio Germano, «è giusto non nascondersi dietro a un dito e far emergere i problemi che riguardano gli operai in vigna, ma occorre sottolineare che i casi di irregolarità o sfruttamento sono estremamente limitati e che il comparto da anni si sta impegnando per garantire agli stagionali le giuste condizioni di lavoro e di soggiorno». E aggiunge: «Proprio lunedì alla Scuola Enologica di Alba presenteremo i risultati della seconda annualità dell'Accademia della Vigna, la prima academy a impatto sociale sulla viticoltura».
    Un'opera di sensibilizzazione che era stata lanciata due anni fa dall'ex presidente del Consorzio, Matteo Ascheri. «Non possiamo più far finta di niente – ribadisce l'ex presidente -: le Langhe hanno un ruolo e un posizionamento che richiedono un'assunzione di responsabilità e interventi concreti per contrastare i comportamenti non eticamente corretti che possono danneggiare l'intera filiera e incidere negativamente sull'immagine dell'intera produzione di qualità dei nostri territori».
    Per Andrea Farinetti, alla guida di una grande azienda come Fontanafredda di Serralunga, «le cooperative non sono il male assoluto, dipende da come operano. Noi siamo certificati Equalitas e controlliamo scrupolosamente il loro operato. Chi è fuorilegge va contrastato senza alcun indugio». E aggiunge: «Oggi la sostenibilità di un'azienda non si misura solo con l'attenzione verso il suolo e i sistemi di coltivazione, ma con la qualità del lavoro nel suo complesso. Il rispetto della terra, se non si traduce anche in rispetto per le persone, è fine a sé stesso e non serve a nulla

 

 

 

 

 

 

11.07.24
  1. Gli esperti confermano: il missile era russo
    giuseppe agliastro
    mosca
    Sono giorni di dolore per l'Ucraina. Ma anche di accuse. Mentre si fa ancora più drammatico il bilancio delle vittime dei raid che lunedì hanno scosso il Paese seminando morte e devastazione. Le autorità ucraine denunciano che almeno 41 civili sono stati uccisi dalla pioggia di missili che si è abbattuta in pieno giorno su cinque città. I feriti sarebbero 190. Una strage di innocenti che ha indignato il mondo. E che non ha risparmiato neanche l'ospedale pediatrico di Kiev: devastato da un'esplosione mentre ben 627 bambini si trovavano lì per essere curati. Un'esplosione che secondo le Nazioni Unite è stata «probabilmente» provocata da «un colpo diretto» di un missile russo.
    L'Onu punta insomma il dito contro le truppe di Putin che hanno invaso l'Ucraina. Non si tratta ancora di conclusioni definitive, ma secondo la responsabile della missione di monitoraggio dei diritti umani, Danielle Bell, «l'analisi dei filmati e una valutazione effettuata sul posto» sembrano indicare che il missile sia stato lanciato dalla Russia. E intanto montano le accuse di «crimini di guerra». Anche da parte delle stesse Nazioni Unite. «Condurre attacchi intenzionali contro un ospedale protetto è un crimine di guerra e i responsabili devono essere chiamati a risponderne», ha dichiarato la sottosegretaria generale per gli affari umanitari, Joyce Msuya. Mentre la Corte penale internazionale ha annunciato di aver inviato a Kiev una squadra di investigatori.
    Il Cremlino respinge come sempre ogni imputazione e sostiene che a colpire l'ospedale sia stato un razzo della contraerea ucraina. Poi lancia una pesantissima accusa al governo ucraino: parla di «un'operazione di public relations basata sul sangue», di una tragedia «utilizzata intenzionalmente per creare uno sfondo per la partecipazione di Zelensky al vertice Nato». Ma la versione di Mosca è respinta fermamente da Kiev, che sostiene di aver trovato i resti di un missile russo Kh-101. E messa in dubbio da diversi esperti. Uno di questi è Fabian Hoffman, dell'università di Oslo, che sulla base di un filmato del raid verificato dal New York Times ha detto al giornale americano di ritenere che a colpire sia stato in effetti un Kh-101 russo e di sospettare, in base alla traiettoria, che «la Russia abbia intenzionalmente preso di mira l'ospedale».
    Per ora le autorità ucraine danno notizia di due morti e 32 feriti – tra cui otto bambini – dopo l'attacco all'ospedale. Secondo il direttore sanitario, nel raid ha perso la vita una dottoressa che quando era scattato l'allarme aveva portato i suoi piccoli pazienti in un rifugio antiaereo e poi era tornata a controllare che nessuno fosse rimasto indietro. —
  2. Il racconto del dottore della struttura colpita dai russi: "In reparto c'erano pazienti già traumatizzati da altri attacchi Siamo stati scaraventati a terra nel bunker. Ora, non sappiamo dove evacuarli. Molti a casa, hanno sospeso le cure"
    Kiev, il medico dell'ospedale "I miei piccoli persi per sempre"
    l
    etizia tortello
    «Questi bambini non si riprenderanno mai più. Una mia paziente era in cura da me, perché era rimasta gravemente traumatizzata da un precedente bombardamento nel suo villaggio. Da medico, dico: non so con che coraggio questi bambini torneranno in ospedale, il luogo che doveva curarli e proteggerli, dopo quello che è successo». Valery Bovkun è il capo del dipartimento di microchirurgia ricostruttiva e plastica dell'ospedale di Okhmatdyt, a Kyiv.
    Dopo trentasei ore dal più pesante degli attacchi russi da gennaio, che ha colpito la più famosa struttura pediatrica di tutta l'Ucraina, il dottore ha passato la giornata di ieri a fare la spola tra reparti e sotterranei, dove i piccoli in cura sono stati evacuati. Ha visitato tutti i baby-pazienti rimasti, ha telefonato a quelli malati meno gravi, che i sanitari hanno dovuto mandare a casa. Perché il nosocomio da oltre 600 posti, attualmente, funziona solo per il dieci per cento. Ci sono danni ovunque. I macchinari che si sono salvati, sono stati protetti da polvere e detriti che cadono dai tetti.
    Una palazzina è andata distrutta, centrata dal missile da crociera russo Kh-101, uno dei quaranta piovuti sulla capitale lunedì mattina: è quella in cui i bambini facevano la dialisi. Sono otto i piccoli pazienti feriti, su 120 persone ferite in tutta la città, nel circondario di Okhmatdyt e nel quartiere di Shevchenkiv. Ieri il bilancio dei morti ne contava 32 in tutta Kyiv.
    Il resto dell'ospedale ancora in piedi, un casermone in ferro alto nove piani, è scoppiato per l'onda d'urto dell'impatto del missile. Sono esplose porte e finestre, «anche le porte blindate», spiega il dottore, «solo trenta nel mio reparto, e questo dimostra che cosa violenta abbiamo vissuto». Trecentocinquanta soccorritori e 76 mezzi hanno lavorato un giorno per ripulire le macerie più ingombranti, per riavviare il traffico attorno alla struttura e permettere alle ambulanze di circolare. Mentre i 627 pazienti bambini sono in via di trasferimento in altri ospedali, dove c'è posto, oppure sono in attesa di essere trasportati all'estero, in Germania e Polonia, ma anche in Italia, dove molte strutture tra cui il Regina Margherita di Torino si sono date disponibili ad accoglierli.
    Il dottor Bovkun racconta a La Stampa le scene del bombardamento, al telefono, concitato mentre cammina tra un paziente e l'altro. Prova a spiegare il terrore negli occhi dei "suoi" bimbi, ricoverati perché affetti da malformazioni dalla nascita, feriti bisognosi di ricostruzione degli arti e altre operazioni, o traumatizzati. «Sono sotto choc, hanno lo sguardo fisso, sono terrorizzati – dice –. Da me non ci sono gli oncologici, ma ovviamente abbiamo anche loro. Da me c'erano i fragili, quelli che hanno problemi di salute anche gravi. Hanno cominciato a piangere e non hanno più smesso. Pregano di andare a casa, dai genitori. Ma molti non possono lasciare le cure».
    La guerra obbliga anche a queste scelte di sopravvivenza, obbliga a dover decidere chi ha aspettative di vita maggiori degli altri: «Quelli che hanno problemi minori li abbiamo lasciati andare, ma non erano certo pazienti da dimettere».
    Il film dell'attacco ha dato la possibilità di capire cosa stava accadendo, pochi secondi prima dell'inferno in cui non sapevi se restavi vivo o venivi spazzato via per sempre. «Abbiamo sentito il segnale dell'allarme aereo – continua il medico –. I nostri pazienti hanno cominciato a scendere nel bunker. Quando la maggior parte era nei sotterranei, è arrivato il missile. In un secondo, tutto è andato in frantumi. Polvere, fumo. Siamo stati tutti scaraventati fuori dalle sale operatorie e nei corridoi. Noi dottori siamo andati giù per ultimi, per controllare che tutti i reparti fossero sgomberati». E continua: «La sensazione era che ci fosse cascato il mondo in testa. C'erano vetri ovunque, in ogni parte della clinica. Purtroppo, è morta una collega, cinque dottori sono rimasti feriti». Dai video che ci gira su Telegram, si vedono mamme e papà con in braccio bimbi di tutte le età che gridano, al buio, tra la polvere. A un certo punto, anche lo shelter prende fuoco, e chi si è rifugiato deve uscire in superficie, senza protezione.
    Nei bombardamenti a Kyiv, dicono i giornali ucraini, è rimasto ucciso un bambino ucraino di 10 anni, con la madre e la sorella. Maksym Simanyuk era un campioncino di karate, gareggiava per la federazione nazionale.
    Bovkun, rispondendo alle nostre domande, si arrabbia quando gli chiediamo di replicare alle dichiarazioni dei russi, che negano ogni responsabilità: «Ma li guardate i video? – dice –. Si vede molto bene che è stato un missile diretto verso la clinica. L'esplosione è stata così forte che non può essere stata la contraerea. Qui ci sono e c'erano solo civili. Bambini. Non militari. Ora, non sappiamo quando l'ospedale ripartirà. Senza contare i danni per i piccoli pazienti, che devono sospendere le cure».
    Ha collaborato Valentina Garkavenko .
  3. C'è solo un luogo in Italia - ed è Roma - in cui quattro mafie e pezzi dell'ultradestra convivono sotto lo stesso – sterminato - cielo criminale. Non ci sono grandi dissidi a scuotere i delicati equilibri capitolini, anzi – a leggere le carte dell'operazione della Dia ribattezzata "Assedio" – c'è un grande suk, un network criminale. Oppure per dirla con le parole del gip che ha firmato 18 arresti, 57 indagati e sequestri per 132 milioni di euro «un laboratorio». Mafia romana tradizionale, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Casalesi, Camorra respirano la stessa aria, calpestano con rigore la stessa mattonella In cui la violenza è poco raccomandata «e al netto della fisiologica aggressività» spiccano «nuovi paradigmi e sovrastrutture che vanno alla conquista di uno spazio economico». Nel caso dell'operazione di ieri il settore è quello degli idrocarburi «in cui le organizzazioni mafiose italiane prosperano fino ad assurgere a posizioni dominanti». Fatturazioni per operazioni inesistenti in materia tributaria, frodi su Iva e accise, estorsioni, riciclaggio e reimpiego in attività di soldi «dei clan di ‘ndrangheta Mancuso, Morabito, Piromalli e Mazzaferro, dal clan di camorra D'Amico/Mazzarella, da elementi storici dell'ultradestra e dal gruppo Senese operativo nella città di Roma». Ci sono tutti. C'è Antonio Nicoletti, figlio dell'ex cassiere della banda della Magliana che eredita il potere del padre e diventa «punto di riferimento delle dinamiche criminali» e c'è Vincenzo Senese, figlio di Michele, boss della camorra a Roma. Non manca il filo dell'eversione nera con Roberto Macori, cresciuto all'ombra di Massimo Carminati, diventato prima l'alter ego dell'imprenditore legato alla banda della Magliana Gennaro Mokbel per poi diventare il principale referente dei clan calabresi. E occuparsi di ripulire i soldi della malavita con il business degli idrocarburi.
    Si spartivano Roma e non solo. Con l'aiuto, così hanno ricostruito gli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Ilaria Calò e dal pubblico ministero Francesco Cascini, di imprenditori del calibro di Domitilla Strina. Figlia di Lady Petrolio, cantante finita nei guai già in passato sempre per vicende legate al riciclaggio, prestava il suo nome in società fantasma. Con l'accortezza della prudenza in una città complessa non solo nella sua cifra criminale: «Aho'! Non dobbiamo metterci a fare casino. Perché qua siamo in una Capitale, mica è Napoli: qua girano politici, vescovi, quello e quell'altro ancora. E dobbiamo stare calmi, perché qua, se vogliono, ci alzano da terra in un quarto d'ora» diranno due indagati. Altri aggiungeranno: «Perché la politica là è mafia...là se vai a Roma politici onorevoli tutti corrotti, perché è proprio la politica di Roma che è così». E di questa personalissima interpretazione della Capitale si farà portavoce anche un imprenditore legato mani e piedi alle cosche del Vibonese (i Mancuso), tale Piero Monti, uomo che acquista società legate al petrolio, commette «una serie indefinita di frodi» e poi «redistribuisce il ricavato tra le organizzazioni mafiose investitrici». Dirà, intercettato: «Le pompe bianche di tutto il Triveneto sono tutti clienti miei che io chiaramente non faccio neanche entrare qua dentro perché mo' stiamo parlando di soldi. E se devo far intervenire... (qualcuno ndr) io sorpasso la Campania ed il Molise e vado direttamente a Limbadi (paese di influenza dei Mancuso ndr) dove sono accolto come un figlio là e poi facciamo la guerra con tutto il mondo...». In definitiva: «Faccio quello che mi pare. A Roma faccio proprio la carne di porco, faccio proprio lo schifo».
    È qui, sotto questo cielo, che i vari mondi si incontrano. E che il produttore cinematografico Daniele Muscariello reclutava gli imprenditori e metteva tutti in contatto: criminali, uomini d'affari, forze dell'ordine, istituzioni. C'è un dirigente di polizia che avvertì alcuni indagati: «Allora state attenti, c'è una doppia indagine in corso: una ce l'ha la Finanza e l'altra l'abbiamo presa noi con la squadra Mobile. Siete tutti sotto». —
  4. BIS DI LE PEN È sotto un cielo capriccioso che i deputati del Nuovo Fronte popolare hanno fatto il loro ingresso all'Assemblea nazionale francese in vista dell'inizio della nuova legislatura, tra sprazzi di sole e qualche goccia di pioggia. Un meteo tipicamente parigino nonostante il periodo estivo, che ben riflette gli umori della sinistra dopo la vittoria alle legislative, tra il desiderio di salire al governo nonostante la maggioranza relativa e le divisioni interne, diventate voragini con il passare del tempo.
    Il pomo della discordia è incarnato dal nome del futuro premier da presentare al presidente Emmanuel Macron, sul quale la gauche non riesce a raggiungere un accordo. Mentre le trattative continuano nella speranza di trovare un profilo entro questa settimana come promesso all'indomani del voto, il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, ha gettato nuova benzina sul fuoco, dicendosi «pronto ad assumere la funzione» di capo del governo. L'ennesimo nome nella già lunga lista di papabili, alla quale La France Insoumise vuole aggiungere a tutti i costi anche quello del suo tribuno, Jean-Luc Mélenchon, figura sempre più scomoda e divisiva, assieme alla 33enne Clemence Guetté. In questi ultimi giorni, però, si parla sempre di più della leader ambientalista Marine Tondelier.
    Ma il malessere nel campo dei vincitori sembra più profondo, come dimostra l'aria da regolamento di conti che tira all'interno dell'alleanza. Cinque frondisti de La France Insoumise, tra cui alcuni volti noti come François Ruffin e Alexis Corbière, hanno proposto ai comunisti e agli ecologisti di creare un "gruppo comune" nella Camera bassa. Un modo per vendicarsi del loro ex leader, Mélenchon, tenendolo fuori dai giochi.
    Intanto, il tempo passa e Macron mantiene Gabriel Attal alla guida di Matignon, sede dell'esecutivo. Per questo il Nuovo Fronte popolare in un messaggio diffuso nel tardo pomeriggio ha intimato «solennemente» al capo dello Stato di non prolungare ad oltranza l'incarico del suo premier. Sarebbe «un tradimento dello spirito della nostra Costituzione e un colpo di forza democratico al quale ci opporremo con tutte le nostre forze», promette la sinistra. Ma il presidente negli ultimi giorni è chiuso in un impenetrabile silenzio, rimanendo a guardare senza fare nemmeno una telefonata ai rivali vincitori. Sicuramente una strategia volta a logorare gli avversari. La sinistra teme un possibile accordo tra la maggioranza uscente e quello che resta dei Repubblicani, ormai deflagrati tra coloro che seguono la linea pro-lepenista del loro presidente Eric Ciotti e quelli che invece vogliono rilanciare il partito con un altro nome, sotto la guida di Laurent Waquiez, presidente della regione Auvergne-Rhône-Alpes.
    A fare pressione su Macron ci sarebbero anche i suoi fedelissimi che, secondo quanto riferito da Le Figaro, nelle ultime ore avrebbero cercato di convincerlo a non partire alla volta di Washington, dove è atteso oggi per il vertice della Nato, vista la situazione interna. Ma l'Eliseo alla fine ha confermato il viaggio.
    Tra le fila del Rassemblement National, intanto, è arrivato il momento di far saltare qualche testa dopo il deludente risultato di domenica scorsa. La prima è quella del direttore generale, l'eurodeputato Gilles Pennelle, deus ex machina del "Piano Matignon": un progetto preparato da tempo che prevedeva la strategia da adottare in caso di elezioni anticipate, soprattutto in merito alla scelta dei candidati. Troppi quelli che si sono rivelati essere impresentabili, tra dichiarazioni antisemite, posizioni razziste e fedine penali non proprio limpide. Un'uscita di scena "prevista" da tempo nell'ambito di una "riorganizzazione generale del partito, ha spiegato a Le Monde Philippe Olivier, fedelissimo di Marine Le Pen (oltre ad essere suo cognato)
    Ma la leader dell'estrema destra francese deve tornare a fare i conti anche con la giustizia, dopo che BfmTv ha rivelato l'esistenza di un'inchiesta da parte della Procura di Parigi, lanciata il 2 luglio scorso su dei sospetti finanziamenti illeciti della campagna per le presidenziali del 2022. Il fascicolo è stato aperto su segnalazione dell'authority responsabile del controllo delle spese elettorali, che ha riscontrato delle irregolarità su dei rimborsi previsti dalla legge. I candidati lepenisti non avrebbero rispettato il tetto massimo previsto per i costi, abusando quindi degli indennizzi.
    Una nuova tegola per il Rassemblement National, che il mese scorso è stato già condannato dalla Cassazione a una multa di 250 mila euro per aver gonfiato i prezzi del materiale utilizzato nella corsa all'Eliseo del 2017, mentre a settembre arriverà il processo per sottrazione di fondi europei destinati a pagare gli assistenti parlamentari a Strasburgo. Non proprio la migliore delle situazioni per ripartire in vista delle presidenziali del 2027. —
  5. SOLUZIONE A MODO SUO : La ex première dame di Francia, Carla Bruni, è stata messa sotto inchiesta nel caso della clamorosa ritrattazione del faccendiere Ziad Takieddine, grande accusatore del marito, Nicolas Sarkozy, nella vicenda dei finanziamenti libici per la sua vittoriosa campagna elettorale del 2007. È sospettata di sfruttamento di corruzione di testimone e partecipazione ad associazione per delinquere allo scopo di truffa alla giustizia.
  6. ISRAELE-RUSSIA STESSI METODI MA COPERTURE POLITICHE DIVERSE : Colpita un'area di rifugiati alla periferia di Khan Yunis dove arrivano gli aiuti alimentari. Al Cairo proseguono i negoziati per il rilascio degli ostaggi
    Gaza, nuovo raid israeliano su una scuola "Almeno 29 morti, ci sono anche bambini"
    nello del gatto
    gerusalemme
    Sono almeno 29, secondo fonti palestinesi, le vittime nella cittadina di ad Abasan al-Kabira, alla periferia orientale di Khan Yunis. Si erano rifugiate vicino a una scuola, la Al-Awda, alcune all'interno dell'edificio, danneggiato, altre tutt'attorno, in una zona dove arrivano con più regolarità gli aiuti alimentari, e le famiglie riescono a procurarsi cibo e acqua potabile con più facilità. Il portavoce dell'ospedale Nasser di Khan Yunis ha confermato che tra i morti ci sono almeno sette donne e bambini.
    Le ostilità sono riprese anche in questa zona, dopo che due giorni fa era scoppiata una battaglia urbana all'interno di Gaza City, con decine di morti. Secondo la Ong Save the Children solo nei primi sei mesi di guerra 26 mila minori sono rimasti uccisi o feriti. E non ci sono soltanto le armi a uccidere. Esperti nominati dalle Nazioni Uniti hanno denunciato la morte per malnutrizione di tre piccoli: «Con la morte di questi bambini per fame nonostante le cure mediche nel centro di Gaza – si legge nel report Onu –, non c'è dubbio che la carestia si sia diffusa in tutta Gaza».
    Ma la guerra non si ferma, anche per il fatto che l'esercito israeliano ha un controllo solo parziale della Striscia, lungo gli assi viari principali, e deve gestire le azioni di guerriglia di Hamas, fatte da attacchi di cecchini o con razzi anticarro. Il numero di soldati uccisi nel corso dell'offensiva seguita al massacro del 7 ottobre è salito a 326, mentre media israeliani hanno riferito di oltre 9 mila che hanno dovuto ricorrere a centri di riabilitazione. E in tutto ciò oltre 120 ostaggi, probabilmente per la metà già deceduti, sono ancora da ritrovare. La carta dei prigionieri, oltre all'impossibilità di scovare le migliaia di combattenti ancora attivi in un'area urbana enorme, ridotta in macerie, è la più importante in mano al movimento islamico palestinese. Il rilascio dei sequestrati è al centro dei negoziati che proseguono al Cairo. È un continuo andirivieni di funzionari, ma anche di speranze e delusioni.
    Dopo l'apparente disponibilità di Hamas di accettare una tregua anche «non permanente», gli israeliani sono tornati nella capitale egiziana. E oggi la delegazione egiziana si recherà a Doha, in Qatar, per proseguire i colloqui e arrivare a un cessate il fuoco al più. Una fonte locale ha fatto sapere all'emittente statale A-Qahera che Il Cairo «resta fermo nella sua posizione circa la necessità di una tregua e l'invio di aiuti umanitari». La delegazione israeliana arrivata ieri ha invece fatto rientro a Tel Aviv accompagnata da Brett McGurk, consigliere senior del presidente americano per gli affari del Medio Oriente, mentre il capo della Cia William Burns è stato ricevuto dal presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.
    L'attivismo americano serve anche a scongiurare un secondo fronte di terra al Nord, con il Libano. Da nove mesi Israele e Hezbollah combattono una guerra di raid, con missili, droni, raid aerei. Ieri due civili, un uomo e una donna sono e stati uccisi dall'impatto di un razzo in un attacco sulle alture del Golan. L'ordigno ha colpito l'auto in cui si trovavano. Hezbollah ha confermato di aver lanciato decine di razzi contro le alture del Golan prendendo di mira una base militare dell'Idf. —

 

 

10.07.24
  1. ERA ORA :  BOEING: MEDIA, AZIENDA SI DICHIARERÀ COLPEVOLE PER INCIDENTI 737


    (ANSA) - Boeing ha accettato di dichiararsi colpevole di un'accusa di cospirazione per frode criminale per risolvere l'indagine del Dipartimento di Giustizia americano collegata a due incidenti mortali di 737 Max, secondo un funzionario governativo Usa citato dall'agenzia di stampa britannica Reuters.



    L'azienda aeronautica americana pagherà anche una multa di 243,6 milioni di dollari, secondo la fonte del Dipartimento di Giustizia statunitense. L'accusa si riferisce ai due incidenti in Indonesia ed Etiopia nel 2018 e 2019 che hanno ucciso 346 persone.



    BOEING CONFERMA ACCORDO CON IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA USA


    (ANSA) - La Boeing ha dichiarato di aver "raggiunto un accordo" con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sui due incidenti mortali del 737 MAX avvenuti più di cinque anni fa. "Abbiamo raggiunto un accordo di principio sui termini di una risoluzione con il Dipartimento di Giustizia", ha affermato la società in una nota inviata all'Afp, aggiungendo che l'accordo è soggetto "all'approvazione di termini specifici".
    Un funzionario governativo Usa citato dall'agenzia di stampa britannica Reuters aveva affermato in precedenza che la Boeing aveva accettato di dichiararsi colpevole di un'accusa di cospirazione per frode criminale per risolvere l'indagine del Dipartimento di Giustizia americano.

 

 

 

09.07.24
  1. Sanità
    business
    mafie

    Basterebbe raccontare quanto si sa già - e immaginare quanto non si sa ancora - sugli ultimi quattro anni di latitanza di Matteo Messina Denaro ricercato in tutto il mondo e malato di tumore «favorito» a casa sua (Trapani e Palermo) da una fitta rete di medici e professionisti per spiegare l'inquietante profondità del connubio tra mafia e sanità nel nostro Paese e delle sue Regioni nelle quali il 75% (punto più, punto meno) della spesa pubblica confluisce - appunto - nella sanità. Sul punto il valore della spesa primaria netta nel settore pubblico allargato ammonta a più di 120 miliardi di euro in termini reali. Traduzione: la spesa nel settore dei camici e delle cure è cresciuta del 30% circa rispetto al 2010 con un +25% per ogni cittadino italiano calcolato sul valore pro-capite. Chi ha pensato che la mafia non ci mettesse le mani sopra con tempismo efficace ha sognato ad occhi aperti.
    Ed è stata profetica in questo senso un'analisi investigativa della Dia redatta in pandemia, quindi 3 anni fa, che raccontava come - a fronte di numeri sovrapponibili a quelli di oggi - erano «prevedibili importanti investimenti criminali nelle società operanti nel "ciclo della sanità", siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (mascherine, respiratori, ecc.), nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell'emergenza». Col senno di poi, bingo. Leggere per credere i dati sulle Sos, (segnalazioni di operazioni sospette): 1110 sono risultate ascrivibili all'emergenza sanitaria e di queste 164 sono confluite - si legge nel penultimo report disponibile (quello del 2022) - a profili di attinenza alla criminalità organizzata. Nel primo semestre 2023 (ultima rilevazione) il dato è stabile con una tipizzazione più dettagliata sulle segnalazioni: 560 per Covid 19, 141 per finanziamenti Covid e 273 per utilizzo anomalo di fondi di settore. Ergo: il polo sanitario è per gli 007 dell'Antimafia «un centro di interessi appetibile sia per le consistenti risorse di cui è destinatario sia per l'assistenzialismo e il controllo sociale che può garantire, come dimostrano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose». Lo sottolinea Pier Paolo Romani, presidente di Avviso Pubblico (associazione di amministratori contro le mafie e la corruzione che raccorda attorno a sé 541 Comuni, 11 Regioni, 12 Province e tre Città metropolitane): «La sanità è diventata anche terreno di voto di scambio con la mafia: quando i casalesi controllavano l'ospedale di Caserta erano loro che ti prenotavano una tac o una visita».
    Il clan Contini padrone del San Giovanni Bosco
    E restando in Campania, la storia si è ripetuta di recente. Dinamiche copia incolla, cambiano clan e strutture. Dice ai magistrati della Dda di Napoli il collaboratore di giustizia Pasuale Orefice che «Carmine Botta (vertice del clan camorristico Contini arrestato due settimane fa,ndr) è anche il referente del gruppo mafioso per l'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, dove il sodalizio dispone di alcuni locali, in genere depositi, dove si effettuano riunioni di camorra per deliberare in merito ad attività delittuose e/o summit con esponenti di altri sodalizi criminali. Ho partecipato personalmente a talune di tali riunioni. Ciò avviene con la complicità di personale dell'ospedale, in particolare del personale della ditta di pulizia e di vigilanza (ditte intestate a prestanomi riconducibili di fatto al clan Contini, sulle quali mi riservo di approfondire), nonché grazie alla connivenza di medici ed infermieri». E difatti al San Giovanni Bosco, «presidio notoriamente sotto l'influenza della famiglia Contini» scrivono i pm nell'ordinanza di custodia cautelare che due settimane fa ha portato in carcere 11 persone, Botta decideva anche chi far accedere alle cure della struttura e chi no: «Ha detto Carminiello che questa è una persona che lui ci tiene! Si deve ricoverare là». Ancora il collaboratore: «Botta mi disse che controllavano la mensa, lo spaccio all'interno dell'ospedale. Quando una ragazza che interessava a noi, ebbe un incidente, dopo che si è svegliata, entravamo in sala intensiva anche in quattro o cinque mentre lì si entra un po' alla volta. Gli infermieri già lo sapevano e ci facevano entrare. Bastava dire loro che appartenevamo alla ragazza del Parco Verde e gli stessi si mettevano a disposizione. Ci davano i camici ed entravamo nella sala».
    La famiglia Senese e i contatti col Pirellone
    Il caso più eclatante in Lombardia, nel blitz Infinito-crimine del luglio del 2010, fu l'arresto di Carlo Chiriaco, ex direttore sanitario della Asl di Pavia. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato condannato a dodici anni di carcere fino in Cassazione, perché ritenuto la «cerniera» tra la criminalità organizzata e il mondo politico. «A disposizione» della ‘ndrangheta, per i giudici Chiriaco ha favorito il suo radicamento in uno dei settori più ricchi della Regione. Nel tempo, diverse inchieste della Direzione distrettuale antimafia diretta da Alessandra Dolci hanno evidenziato le mire delle cosche su Rsa, ambulanze e, con la pandemia, sui ricchi appalti per la fornitura di dispositivi di protezione individuale, come mascherine, e sanificazione. Dalle carte della recente operazione Hydra - in gran parte bocciata dal gip di Milano e ora al vaglio dei giudici del Tribunale del Riesame - sono emersi i tentativi di uomini vicini al clan Senese, radicato in Campania e nella capitale, di infiltrarsi anche nella sanità lombarda: «Ma tu ti rendi conto che mazzette? E si, guarda eh... è una schifezza!», dicevano intercettati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Sfruttando i contatti col Pirellone e con la politica romana, Gioacchino Amico - finito in carcere per traffico di droga ed estorsione, in un caso aggravata dalla finalità mafiosa - per la pm Alessandra Cerreti avrebbe provato a infiltrarsi anche nel business delle «forniture legate all'emergenza Covid, delle procedure di sanificazione e del servizio ambulanza per trasporto dializzati». «Compare quando apriremo lì a Inveruno faremo anche la sanificazione certificata contro il virus - diceva Amico intercettato - quindi iniziamo a prendere locali e ogni certificazione per la sanificazione… Il minimo in Lombardia per tutti i locali che devono tenere aperti in zona gialla sono 750 euro… Noi la facciamo a 600 euro e ci prendiamo tutti i locali… Ci serve solo un piccolo magazzino per le ambulanze e i mezzi per fare la sanificazione… e i trasporti ai dializzati…».
    L'Asp reggina e l'imprenditore delle cosche
    E proprio indagando su appalti ventennali (e milionari) per la sanificazione degli ospedali reggini che, nelle cuffie dell'Antimafia, è saltato fuori Domenico Chilà, imprenditore di 57 anni, nato a Pavia e residente a Milano, inquadrato dalla Dda e dal nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza del capoluogo calabrese come «espressione della potente cosca Serraino», famiglia con radicati collegamenti con la Lombardia, e degli alleati Rosmini. Nelle scorse settimane, gli investigatori coordinati dal colonnello Mauro Silvari hanno eseguito un sequestro da 6,5 milioni di euro a carico di Chilà, la cui impresa al centro dell'inchiesta «Inter nos» ha sede a Milano, a due passi da piazzale Loreto. Lo spaccato è inquietante e ha fatto emergere una sorta di cassa comune finanziata da imprenditori (a loro volta espressione delle famiglie mafiose di Reggio città) per finanziare un sistema di corruttela «dilagante» a detta degli inquirenti: «Metti 2 mila tu, metti 2 mila lui, metto 2 mila io… Può darsi che io ho la forza o sono magnanimo… Non che voglio farvi uno sgarbo - va bene per me mettici pure 3 mila – allora si raggiunge una quota di 8 mila, 10 mila euro al mese. Bene. Diamogli da mangiare che è pure giusto». Gare – in ipotesi d'accusa - «turbate con dirigenti e funzionari compiacenti» realizzando «macroscopiche illegalità nell'espletamento dei pubblici incanti nel settore sanitario» Procedure «deviate - si legge negli atti - nell'interesse di una cordata di imprenditori privati, espressione di un coacervo di interessi riconducibile a più consorterie ‘ndranghetiste operanti nel Reggino». La corruzione «era la conditio senza la quale sarebbe stata di certo preferita altra ditta» scrivono gli investigatori. Ne erano coscienti tutti: «No vabbè la sanificazione si deve fare eh!.. E chi lo dice che la devi fare tu? possono chiamare un'altra ditta». Quando infine il dirigente dell'area finanze finito nei guai nella stessa operazione rischia di essere trasferito, sono gli imprenditori - si apprende da fonti investigative - che si attivano per farlo confermare in una inquietante melassa di aderenze che come nei giorni di scirocco, in riva allo Stretto, confonde tutti, tranne gli investigatori.

 

 

08.07.24
  1. HO CONOSCIUTO MONSIGNOR BETTAZZI A CUI HO DATO LA DELEGA PER INTERVENIRE NELL'ASSEMBLEA OLIVETTI.   Il vescovo che dialogava con Berlinguer Pioniere di una Chiesa povera per i poveri
    La storia di Luigi Bettazzi è quella di un credente e di un vescovo, ma anche dell'intera Chiesa italiana. Alberto Chiara, con scrittura brillante e profondità, ne parla in questo libro, fondandosi su incontri, interviste, documenti. Ne emerge un volume di grande interesse, appassionato, che ricostruisce anche vicende inedite del vescovo. Conosciamo meglio, così, il cristianesimo italiano del Novecento e la lezione del vescovo di Ivrea, la cui influenza va ben al di là dei confini diocesani. Bettazzi ha conosciuto i dolori della Seconda guerra mondiale, mentre erano vive in lui le memorie del 1915-1918, trasmessegli dal padre, che aveva combattuto sul Carso. Luigi Bettazzi, nato nel 1923, apparteneva alla generazione figlia della Prima guerra mondiale, ma consapevole negli anni della Seconda. Sapeva bene cosa fosse la guerra. Qui sono le radici del suo impegno per la pace, che lo porta anche alla testa di Pax Christi nel 1968. La sua presidenza prepara quella di Tonino Bello, eletto alla guida del movimento nel 1985.
    La scuola teologico-pastorale da cui Bettazzi viene è quella della Bologna conciliare, guidata dal cardinale Giacomo Lercaro, leader dello schieramento "progressista" al Vaticano II. Bettazzi è partecipe dei pensieri, degli studi e dei sogni che si sviluppano nel "laboratorio" bolognese, dove forte è la presenza di don Giuseppe Dossetti. È il mondo dell'«officina bolognese», per riprendere il titolo di un libro curato da Giuseppe Alberigo (che ne fu uno dei protagonisti). L'intervento di Bettazzi al Concilio sulla collegialità fu ispirato proprio da Dossetti e Alberigo. Il futuro vescovo di Ivrea era profondamente convinto della necessità della dimensione collegiale. In un altro intervento al Concilio, propose la canonizzazione di Giovanni XXIII, che avrebbe dovuto essere il "santo del Vaticano II". Alberto Chiara mostra come, anche in questo caso, fosse un'idea di Dossetti e di Alberigo, che Bettazzi portò avanti convintamente. La sua proposta non fu accettata da Paolo VI, che non voleva canonizzazioni conciliari e che aveva il problema di quella di Pio XII, venerato da una parte del mondo cattolico, ma attaccato per i "silenzi" sulla Shoah. Papa Montini annunciò, in risposta, l'apertura di entrambi i processi di beatificazione di Pio XII e di Giovanni XXIII. È una scelta espressiva della posizione montiniana, che vuole evitare fratture e recuperare l'area conservatrice e quel mondo romano da cui era stato osteggiato. Bettazzi, nominato vescovo a Ivrea nel 1966, pur professando affetto per Paolo VI, ebbe una posizione più tagliente. Il suo agire fu inquieto, insofferente dei limiti, caratterizzato da un'impronta evangelica. Non lontano da Dossetti, interpretò però la sua posizione con semplicità ed estroversione. Un vescovo diocesano non doveva parlare solo alla sua diocesi.
    Un passaggio importante è la sua adesione al "Patto delle catacombe", firmato da un gruppo di vescovi al Concilio, che s'impegnavano a svolgere il ministero nel quadro di una Chiesa povera e per i poveri. Da Ivrea, dal 1967 al 1999, Bettazzi lavorò per un dialogo a tutto campo con tante diverse personalità. Famosa la lettera aperta del luglio 1976 al segretario del Pci, Enrico Berlinguer, che gli valse la qualifica di "vescovo rosso". La risposta di Luigi Berlinguer arrivò nell'ottobre 1977: definì il Pci «partito laico e democratico, come tale non teista, non ateista e non antiteista», mentre prese le distanze dai Paesi dell'Est per le «manifestazioni di intolleranza ideologica di Stato» e per le «discriminazioni, anche pesanti, sulla base di criteri ideologici» (in pratica la lotta contro le religioni).
    Un vescovo del Mozambico, governato da un regime socialista vicino all'Urss, duro contro le religioni, Jaime Gonçalvez, lesse stupito il carteggio tra Bettazzi e Berlinguer. Sapeva come il Pci fosse un importante alleato del suo governo, ma notò la diversità della posizione italiana da quella del Frelimo, il partito unico mozambicano che aveva limitato l'attività della Chiesa. Maturò allora l'idea tra il vescovo e pochi suoi amici, fra cui chi scrive e Matteo Zuppi, d'incontrare Berlinguer e chiedergli un intervento sui "compagni" mozambicani, in favore della libertà religiosa.
    Furono due gli incontri riservati tra Gonçalvez e Berlinguer a Sant'Egidio nel 1982 e nel 1984. La lettera di Berlinguer a Bettazzi fu lo spunto. Il primo incontro si concluse con l'impegno del segretario del Pci a invitare i mozambicani alla pratica della libertà religiosa. Il che avvenne, aprendo una stagione nuova e più libera per la Chiesa in quel Paese. Il dialogo audace del vescovo di Ivrea ebbe ripercussioni anche lontane. Bettazzi è, nel post-Concilio, un riferimento per tanti, mentre incalza la Chiesa a prendere con decisione quella che considera la via del Vangelo al servizio del mondo. Come emerge dalle ricche pagine di Chiara, egli esprimeva la «continuità teologica» del Concilio assieme alla «discontinuità pastorale» che, a suo avviso, facevano la «grandezza del Concilio Vaticano II». Quella grandezza che si riflette anche nella sua opera e nella sua vita. —

 

 

07.07.24
  1. UN CASO ESEMPLARE :    Il provvedimento dell'Ufficio scolastico regionale a carico della dirigente del liceo Passoni. Una decisione che arriva dopo due anni di indagini
    Sospesa la preside con la segretaria particolare "La usava per il supermercato e il parrucchiere"
    chiara comai
    Chiedeva ai collaboratori scolastici di maneggiare i dati personali di docenti e alunni, anche quelli riservati. Ordinava a un'assistente amministrativa di gestire la sua agenda personale. Arrivando a chiederle di recarsi a casa sua per fare la spesa al mercato e passare in farmacia. La dirigente scolastica Antonella Accardi Benedettini del liceo artistico Aldo Passoni è stata sospesa per un mese dalla sua mansione. L'ultimo capitolo di una carriera ormai volta al termine: andrà in pensione ad agosto. Ma l'Ufficio scolastico regionale già da due anni ispezionava l'istituto. Tante le segnalazioni, arrivate da docenti, personale amministrativo e collaboratori scolastici.
    I motivi sono molteplici. Secondo quanto si apprende da fonti dell'Usr, la dirigente non si sarebbe attenuta al perimetro degli incarichi dei collaboratori. Chiedeva altro. Ad alcuni "bidelli" aveva affidato la gestione dei documenti riservati agli alunni Bes, con bisogni educativi speciali. Mansioni non previste dal contratto di area di questi collaboratori scolastici. Al personale amministrativo (impiegati nelle segreterie) faceva amministrare la sua agenda personale. In particolare, una persona era diventata la sua «segretaria particolare». Gestiva le email della dirigente, conoscendo le password e gli accessi. Avrebbe anche preso appuntamenti per suo conto dal parrucchiere, al cinema, a teatro. E quando nei primi mesi del 2023 la dirigente era assente da scuola, l'assistente amministrativa l'avrebbe raggiunta nella sua abitazione. Le forniva aiuto per le commissioni in farmacia e per comprare beni alimentari.
    Non è finita: durante il periodo del Covid il liceo Passoni, come altre scuole, ha fornito ad alcune famiglie in difficoltà dei pc portatili per seguire le lezioni da casa. La preside ne ha gestito la consegna, chiedendo aiuto sia alla Protezione Civile sia ad alcune conoscenze personali, come al figlio di un amico. In via informale e senza alcun modulo che ne attestasse la ricezione. Tant'è che alla fine, alcuni pc non sarebbero stati restituiti. Un'ipotesi da approfondire.
    Sono queste le motivazioni della sospensione dall'incarico di Accardi Benedettini, decorsa dal 24 giugno al 22 luglio. È stata lei stessa a scrivere agli uffici: «Comunico la mia assenza a seguito di un provvedimento dell'Usr». Congedandosi con un augurio: «Grazie a tutti per il lavoro svolto in questo difficile periodo».
    Contattata, non ha risposto al telefono. Già mesi fa, aveva replicato così ad alcune segnalazioni dei docenti all'Usr: «In ogni scuola ci sono lamentele, fanno parte della routine di un dirigente scolastico. Non ci sono però situazioni che reputo di particolare preoccupazione. Non so chi abbia fatto queste segnalazioni, credo però che questi docenti abbiano poca abitudine a confrontarsi»
  2. ERA ORA:

    Le garanzie aggiuntive per le Ferrari ibride plug-in

    Pubblicato 02 luglio 2024

     

    Si chiamano Warranty Extension Hybrid e Power Hybrid e sono estensioni di garanzia che consentono di coprire fino al 16° anno d’età della vettura.

     

    Le garanzie aggiuntive per le Ferrari ibride plug-in

    I possessori delle Ferrari SF90 StradaleSF90 Spider, SF90 XX Stradale, SF90 XX Spider296 GTB e 296 GTS, modelli che si distinguono per un powertrain di tipo ibrido plug-in, possono dormire sonni tranquilli. Il costruttore annuncia infatti dei servizi di garanzia ad hoc, denominati Warranty Extension Hybrid e Power Hybrid, che puntano a conservare inalterate nel tempo le performance di queste supercar.

    I clienti di una vettura ibrida della Ferrari, che possono già beneficiare di una garanzia di fabbrica pari a cinque anni sulla componente ibrida, possono così decidere di avvalersi del “pacchetto” Warranty Extension Hybrid per mantenere attiva la garanzia di fabbrica sull’intera vettura per ulteriori 4 anni (quindi fino agli 8 anni dell’auto). In quest’ultimo caso, è possibile beneficiare della sostituzione del pacco batteria ad alto voltaggio senza costi aggiuntivi.

     


    Nelle due foto qui sopra la Ferrari 296 GTS, qui sotto la SF90 Spider.

     

    Mentre il servizio Power Hybrid è dedicato alle auto tra gli 8 e il 16 anni di vita, e consente di estendere la garanzia sulle componenti principali del powertrain ibrido. Anche questo programma prevede la sostituzione senza costi aggiuntivi del pacco batteria ibrido al compimento del sedicesimo anno di vita della vettura.

    Entrambi i servizi sono acquistabili in pacchetti rinnovabili da due a quattro anni e possono essere attivati presso ogni concessionario della rete Ferrari ufficiale, anche sulle vetture ormai uscite dalla garanzia di fabbrica (in questo caso è necessario un’ispezione da parte dei tecnici della rete Ferrari).

     

     

    Inoltre, entrambi i servizi garantiscono ai clienti che, in caso di futuri sviluppi tecnologici degli accumulatori, il pacco batteria sostitutivo sarà un componente all’avanguardia che consentirà di mantenere inalterate le prestazioni della vettura. Sia il Warranty Extension Hybrid che il Power Hybrid possono essere trasferiti ai successivi possessori della vettura in caso di passaggio di proprietà. 

 

 

 

 

 

 

06.07.24
  1. Caporalato, ancora fermi i 200 milioni del Pnrr
    luca monticelli
    roma
    Il governo vuole «velocizzare» la spesa dei 200 milioni di euro previsti dal Pnrr in chiave anti caporalato, ma dalla cabina di regia di ieri non sono emerse misure concrete. Nel corso della riunione a Palazzo Chigi, insieme al ministro Raffaele Fitto erano presenti la responsabile del Lavoro Marina Elvira Calderone, il numero uno del Tesoro Giancarlo Giorgetti, il presidente dell'Anci Antonio Decaro. E' stato fatto il punto con il commissario straordinario Maurizio Falco, ex prefetto di Latina, nominato un mese fa proprio per assegnare le risorse ai 37 Comuni dove sono stati censiti gli insediamenti illegali in cui vivono e lavorano 10 mila braccianti. Entro giugno dell'anno scorso sarebbe dovuto arrivare il via libera dell'esecutivo ai piani dei Comuni, ma nulla è stato fatto. Dopo la morte del lavoratore indiano Satnam Singh in provincia di Latina, si è finalmente acceso un faro sui 200 milioni non spesi. Palazzo Chigi sostiene che ieri è stato «formalmente attivato un confronto operativo», ma di fatto si ritorna a gennaio 2023, all'esame dei progetti dei Comuni per la realizzazione delle opere infrastrutturali. Intanto, mercoledì il Comando dei carabinieri e l'Ispettorato del lavoro hanno controllato 310 aziende agricole e 206 sono state pizzicate fuori norma (il 66%). Di 2.051 lavoratori, in 616 sono risultati irregolari (il 30%). «E' la prima di tante giornate che avranno l'obiettivo di aumentare la nostra presenza in realtà a rischio», promette Calderone. A Palazzo Chigi, alla presenza della ministra Annamaria Bernini, si è svolta anche una cabina di regia sul target degli studentati universitari fissati dal Pnrr in 60 mila nuovi posti entro giugno 2026. Il commissario Manuela Manenti ha rimosso dal bando presentato a marzo il vincolo dei 12 mesi per completare la realizzazione dell'intervento perchè considerato troppo stringente. —
  2. UN ESEMPIO PER ALTRI : l militare avrebbe ricevuto tangenti e altri favori in cambio di appalti pilotati. Sotto inchiesta anche il dirigente del ministero delle Infrastrutture Quinzi
    "Corrotto con borse griffate e ticket della Scala" Arrestato il generale dei carabinieri Liporace

    Francesca Del Vecchio
    Milano
    Appalti truccati in cambio di borse griffate, vacanze e biglietti per lo stadio Olimpico e il Teatro Alla Scala di Milano: finisce ai domiciliari il generale dei Carabinieri Oreste Liporace accusato di aver accettato tangenti in cambio di agevolazioni nell'aggiudicazione di commesse da centinaia di migliaia di euro tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Vaticano e la Scuola sottufficiali Carabinieri di Velletri. Ventidue le perquisizioni scattate ieri e una lista di indagati molto lunga tra cui, appunto, l'ex comandante del reggimento allievi marescialli e brigadieri di Velletri e fino a ieri direttore presso l'Istituto Alti Studi della Difesa, accusato di corruzione, turbativa e false fatture su un appalto da quasi 700mila euro per servizi di pulizia della caserma dal 2019 al 2021. L'inchiesta, partita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e dal pm milanese Paolo Storari, è articolata in almeno due filoni: il primo riguarderebbe proprio la commessa per l'impresa di pulizie dei fratelli Fabbro per la caserma di Velletri. La stessa di cui Liporace era comandante. Gara truccata insieme all'imprenditore laziale dei traslochi Ennio De Vellis, anche lui finito ai domiciliari. Il secondo filone riguarderebbe altri 15 milioni di euro in appalti di ristorazione della Presidenza del Consiglio assegnati nel 2020 a un'azienda (la stessa vincitrice della gara per la Scuola) che, per essere ammessa alla cerchia degli invitati alle commesse del Dipartimento informazioni e sicurezza nel triennio 2018-2020 ha pagato 165.000 euro all'imprenditore dei traslochi.
    Secondo il gip che ha firmato l'ordinanza di arresto per Liporace, il graduato dell'Arma sarebbe stato corrotto con quattro tipologie di tangenti: 22mila euro mascherati da canone di locazione per una foresteria in provincia di Roma intestata alla sorella, tre borse di Louis Vuitton del valore di circa 11mila euro, diversi biglietti per lo stadio e il teatro e un servizio di noleggio con conducente a Milano per un soggiorno di 4 giorni con la famiglia. Tra gli indagati anche gli imprenditori Massimiliano e William Fabbro della Fabbro spa, vincitori di diverse gare d'appalto grazie ai favori di Liporace e De Vellis. «Signor generale, congratulazioni e al prossimo bagno della greca con Dom Pérignon Vintage 2009!», gli dice Massimiliano Fabbro in un messaggio per congratularsi per la nomina a generale. «Raffinato e amico! Ma soprattutto presente nei momenti importanti!» risponde il carabiniere. «Il vero tesoro è l'amicizia», è il messaggio contenuto nelle lunghe chat recuperate sui cellulari. Secondo il gip Domenico Santoro «sono le parole di Liporace stesso a testimoniare l'intensità del legame con Fabbro».
    Tra gli indagati, poi, c'è anche il dirigente del MiT Lorenzo Quinzi, a capo del Dipartimento Affari generali del dicastero di Matteo Salvini. Quinzi, videoregistrato e intercettato nel suo ufficio, diceva a De Vellis: «Mi prendo in affitto ‘sto palazzo qua (...) perché devo trasferire 700 persone». Il tema del «bando pubblico relativo al servizio di trasloco di 750 dipendenti del Mit», infatti, come si legge nell'ordinanza, è uno degli ulteriori approfondimenti investigativi in corso nell'inchiesta di Storari radicata come competenza territoriale a Milano, perché l'ultima «utilità» ottenuta dal generale dei carabinieri Liporace sarebbe stata l'acquisto a Milano di un biglietto per la Scala. Per gli inquirenti, Quinzi avrebbe voluto «veicolare gli affidamenti» del Ministero «a favore delle società di De Vellis», anche per il trasloco dei dipendenti, «in cambio di utilità di varia natura». Come già si era verificato, Quinzi chiede a De Vellis la disponibilità di una residenza in montagna a Sestriere per un ponte invernale, dall'1 al 5 novembre 2023. Insomma, un vero e proprio «meccanismo» grazie al quale De Vellis «si accaparra le commesse». Prima di iniziare a parlare con l'imprenditore nel suo ufficio, si legge nelle carte, «l'alto dirigente avrebbe tirato fuori dal taschino» della giacca il telefono e «lo avrebbe messo nel «cassetto della scrivania». E l'altro gli avrebbe detto: «Io l'ho lasciato in macchina». La conversazione prosegue e De Vellis dice: «Senti mo che viene la primavera devi venire giù eh… ti voglio far vedere 'sto castello. Ci facciamo una bella mangiata. Gli inviti falli tu, porta chi vuoi portare, 5, 6, 10 me ne frega un cazzo. Facciamo un'ammucchiata tutti quanti. Lo sai che ti voglio bene Lorenzo». Al centro delle indagini della Procura milanese anche alcuni appalti dell'Avvocatura dello Stato e diverse gare per i lavori di ristrutturazione di un convento di Frati Francescani e in Vaticano. Intanto, mentre l'Arma dei Carabinieri ha sospeso con effetto immediato Liporace, Salvini in una nota esprime «fiducia a Quinzi, leale e serio servitore dello Stato», certo che «potrà dimostrare la correttezza delle sue scelte». —
  3. Chiara Ferragni rinuncia al ricorso pagherà la multa
    L'influencer Chiara Ferragni pagherà la multa da un milione di euro comminata dall'Agcom (autorità garante della concorrenza) per la pubblicità ingannevole dei pandori Balocco "Pink Christmas" venduti «per beneficenza». I suoi legali hanno presentato al Tar del Lazio la rinuncia al ricorso contro la sanzione inflitta alle sue società, Fenice e Tbs Crew. Secondo fonti vicine all'imprenditrice digitale, la decisione di Ferragni rientrerebbe in un'intesa informale con l'Antitrust, che non dovrebbe prendere ulteriori provvedimenti sull'altro caso aperto, quello relativo alle uova di Pasqua Dolci Preziosi. L'udienza era fissata per il 17 luglio: Ferragni aveva chiesto l'annullamento del provvedimento contro le sue aziende multate rispettivamente per 400 mila e 675 mila euro.
  4. Ancora guai giudiziari per Santanchè L'accusa è falso in bilancio per Visibilia
    MONICA SERRA
    ANDREA SIRAVO
    MILANO
    La procura di Milano chiede per la seconda volta di mandare a processo la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
    Dopo l'istanza per la presunta truffa aggravata all'Inps sulla indebita percezione della cassa integrazione Covid a zero ore per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Concessionaria, arriva quella analoga per una serie di false comunicazioni sociali delle società Visibilia Editore, quotata a Piazza Affari, che la senatrice di Fratelli d'Italia avrebbe commesso, a vario titolo, con altri 16 co-imputati dal 2016 al 2022. Per la prima richiesta di processo la gup Tiziana Gueli ha già fissati l'udienza preliminare, il 9 ottobre 2024. Nei prossimi giorni un altro giudice individuerà sul calendario la data per la seconda.
    Dallo scorso 12 aprile quando la procuratrice aggiunta Laura Pedio e i sostituti Marina Gravina e Luigi Luzi le fecero notificare l'avviso di chiusura delle indagini, Santanchè, tramite i suoi legali, non ha chiesto di essere interrogata né ha depositato una memoria difensiva. Una strategia legittima che però non ha mutato l'orientamento degli inquirenti. Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf milanese hanno evidenziato nelle società la «sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito».
    Da qui sarebbe emersa la necessità per gli ex amministratori, tra cui la stessa Santanchè, di «proseguire l'attività, nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione, sia la gestione meramente "conservativa"» dell'impresa.
    Con lei compariranno in udienza preliminare anche l'attuale compagno Dimitri Kunz D'Asburgo Lorena, l'ex Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero, oltre alle società coinvolte in base alla legge sulla responsabilità degli enti: la quotata, la srl e Visibilia in liquidazione.
    Per gli ulteriori guai giudiziari non sono mancate le reazioni politiche con l'opposizione che chiede alla premier Giorgia Meloni di far dimettere la ministra indagata. «Ed ora basta! C'è un numero minimo di processi penali che convincano la presidente Meloni a chiedere le dimissioni della ministra Santanchè?», si chiede Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria Pd . «La ministra Santanchè metta le ali ma dal Governo. Necessarie dimissioni immediate, non può fare la ministra», le fa eco il deputato Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e sinistra.
  5. Passa l'abolizione dell'abuso d'ufficio Ma a sorpresa nasce un nuovo reato
    Francesco Grignetti
    Roma
    È quasi legge l'abolizione del reato di abuso d'ufficio. Manca solo un voto finale della Camera, previsto mercoledì prossimo. Ma se la maggioranza di destra-centro, con l'appoggio di Azione e Italia viva, va avanti decisamente, il governo si è reso conto che c'è un problema ed è corso ai ripari con una norma infilata nel decreto Carceri licenziato due giorni fa dal Consiglio dei ministri: al codice sarà aggiunto un articolo 314bis che riguarda l'indebita destinazione di denaro. È prevista la reclusione da sei mesi a tre anni per il pubblico ufficiale il quale, avendo la disponibilità di fondi per via della sua carica, li «destina a un uso diverso da quello previsto (…) e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto».
    L'abuso d'ufficio formalmente non c'entra, ma in sostanza c'entra eccome. È una forma particolare di abuso. La norma – spiegano fonti di governo – è stata adottata in via preventiva per evitare che dopo l'abolizione dell'abuso d'ufficio questo tipo di atto illecito restasse giuridicamente "scoperto" o passibile di problemi interpretativi. Ed è quanto sottolinea polemicamente l'Associazione nazionale magistrati. Dice il presidente Giuseppe Santalucia: «La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d'ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. È il segno tangibile che la scelta di abrogare l'abuso di ufficio è una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d'urgenza per introdurre una pezza». E aggiunge: «Hanno maturato la consapevolezza che il sistema non regge. Non si può abrogare quella norma, ci sono obblighi convenzionale che pensano di poter adempiere con una fattispecie abrogata negli anni ‘90. Era meglio non toccare nulla».
    Il caso di un reato che scompare ma poi riappare in forma diversa ha focalizzato buona parte delle discussioni in Parlamento. Carlo Nordio ha spiegato che si tratta di due reati e due comportamenti molto diversi. «Il peculato per distrazione – ha detto – è una ipotesi completamente diversa dall'abuso d'ufficio. Si parla di distrazione, che significa veicolare le risorse che hai a disposizione verso una destinazione che non è quella fisiologica».
    La vede in maniera molto diversa l'opposizione. Ed è pungente la replica di un ex ministro della Giustizia quale Andrea Orlando, Pd: «Ma è così che si può legiferare? Mentre si abolisce un reato contro la Pubblica amministrazione con legge, se ne introduce un altro, sempre contro la Pubblica amministrazione, con un decreto d'urgenza? Noi non sappiamo come la giurisprudenza interpreterà questa nuova fattispecie. E tutti i ragionamenti sull'organicità e sulla completezza degli strumenti, su cui si è ampiamente diffuso in interviste il ministro, dove vanno a finire? Ci ha spiegato per mesi che non c'era bisogno di introdurre nuovi reati; anzi, bisognava toglierne uno. Poi, però, con un decreto, se ne introduce uno nuovo». —

 

 

 

 

 

05.07.24
  1. La conduttrice aveva denunciato in pubblico il caso Scurati
    Sanzione per Serena Bortone L'azienda la sospende sei giorni
    Le tappe della vicenda
    MICHELA TAMBURRINO
    ROMA
    Se la vendetta è un piatto che si serve freddo, in Rai lo si preferisce addirittura gelato. Arriva ieri la decisione dei vertici dell'Azienda pubblica di sanzionare, con sei giorni di sospensione, Serena Bortone per una storia di mesi fa. Questo per aver denunciato su Instagram la censura occorsa ai danni del pluripremiato scrittore Antonio Scurati, sollevato all'ultimo dalla sua partecipazione nel programma condotto appunto da Bortone «Chesará», (programma sparito dai prossimi palinsesti). Lo scrittore avrebbe dovuto pronunciare con un monologo in occasione della Festa della Liberazione. Si parlò di un'ospitata che doveva trasformarsi in gratuita in quanto l'autore era promozione per un suo libro. Circostanza negata dalla casa editrice. Bortone subissò di mail i suoi diretti superiori senza però ottenere risposte. Scurati fu oscurato e Bortone lesse il monologo.
    Il procedimento disciplinare arriva «per aver pubblicato un post su vicende interne senza aver chiesto e ottenuto la necessaria autorizzazione in violazione delle norme aziendali». Molto meno del «meritato licenziamento», come invocato nelle scorse settimane dall'amministratore delegato della Rai Roberto Sergio. Ma pur sempre al sapor di ritorsione. Chiusa in un silenzio che non ammette deroghe, Bortone resta molto amareggiata e ha dato mandato ai suoi legali di fare ricorso. Sfugge la ratio: nella catena di comando, a pagare è solo Bortone. Nelle mani dei legali le innumerevoli mail che chiedevano spiegazioni ai diretti superiori e indicazioni sul da farsi, passate sotto silenzio. Erano ore convulse e la giornalista-conduttrice tentava di ottenere dalla dirigenza della Direzione Approfondimenti lumi sul da farsi mentre dall'altra parte riceveva mail dall'interdetto Scurati. Mail che fino ad oggi non sono mai uscite ma che in sede di confronto saranno mostrate. Tutto questo accade in un momento politicamente molto delicato. Con il Consiglio di Stato che si dovrà pronunciare tra poche ore sui criteri di nomina. E se per la Rai verranno annullati, sarà un pasticcio. Dunque la proposta della Lega sul canone che va in un'ottica di piena contrapposizione con FdI.
    Insorgono i sindacati e l'opposizione. Per il Pd si tratta «di una brutta pagina per la Rai che sanziona una sua professionista per aver contestato un'ingiusta imposizione». E dalla festa dell'Unità la segretaria Elly Schlein attacca: «Telemeloni sanziona giornaliste libere che hanno protestato contro una censura come quella su Scurati e dall'altra parte scopriamo che assumono amichetti nel servizio pubblico». Anche il capogruppo M5s in Commissione di Vigilanza Rai, Dario Carotenuto, parla di pesi e misure diverse evocando il recentissimo scandalo «delle assunzioni facili di amici e dirigenti Rai all'interno dell'azienda. La punizione inferta a Bortone al termine dell'Audit interno è un duro colpo alla credibilità della Rai». Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, a proposito della sanzione, parla di «vergogna». E aggiunge: «denunciare la cancellazione del monologo di Scurati è stato un atto di obbedienza civile». Anche l'Usigrai insorge contro «una sanzione inaccettabile, uno scaricabarile che rivela il malfunzionamento e l'assenza di una catena di comando».

 

 

 

04.07.24
  1. ILVA INDAGINI PER TRUFFA:    (AGI) - La Guardia di Finanza di Bari sta eseguendo nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena un decreto di perquisizione personale e locale emesso dalla Procura di Taranto nei confronti di 10 persone (amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d'Italia, societa', attualmente in amministrazione straordinaria che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto). Sono indagati per il reato di truffa allo Stato.



    Dalle indagini e' emersa una "artificiosa manipolazione dei dati afferenti alle emissioni di CO2 riconducibili alle attivita' di AdI spa e poste in essere in epoca precedente la sottoposizione della societa' alla procedura di amministrazione straordinaria", quest'ultima scattata lo scorso febbraio con la nomina dei commissari da parte del Mimit.



    La gestione precedente della societa' vedeva, invece, ArcelorMittal, multinazionale dell'acciaio, come socio di maggioranza di AdI, con Lucia Morselli amministratore delegato. Le indagini hanno consentito di rilevare, in relazione alla restituzione delle quote CO2 "consumate" nell'anno 2022 e all'assegnazione di quelle a titolo gratuito per l'anno 2023, varie irregolarita' commesse da Acciaierie d'Italia.

    In particolare la societa', secondo le indagini, avrebbe "attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione al Comitato ETS (Emission Trading System) falsi quantitativi di consumi di materie prime (fossile, gas, ecc.), di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, cosi' alterando i parametri di riferimento ("fattore di emissione" e "livello di attivita'")".



    Avrebbe inoltre "dichiarato al registro EU ETS (Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il Comitato ministeriale, che si determinava ad assegnare gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l'anno 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante".

    "Attraverso tali condotte - dichiara la GdF - gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per ADI S.p.A. consistito da un lato in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato -e, nello specifico, al Comitato ministeriale- di quote CO2 inferiore a quello che la societa' avrebbe dovuto restituire; dall'altro nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle "aste pubbliche" dello Stato".



    "I riscontri investigativi in corso - precisa la Finanza - sono finalizzati a rinvenire ulteriori elementi probatori utili al prosieguo delle indagini, con particolare riferimento alla documentazione amministrativa e contabile funzionale alla puntuale ricostruzione delle procedure in esame, nonche' all'esatta quantificazione delle quote effettivamente". Il sistema europeo in questione prevede lo "Scambio di Quote di Emissione (EU ETS)".

    E' istituito dalla Direttiva 2003/87/CE (Direttiva ETS) che costituisce il principale strumento adottato dall'Unione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori a seguito della sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. Il sistema, si rileva, si basa essenzialmente su un meccanismo di capotrade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere CO2 (quote) secondo le loro necessita' nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno.

 

 

03.07.24
  1. "Andreotti chiese al Papa di licenziarmi Tra i bimbi morti di Aids dubitai di Dio"
    domenico agasso
    città del vaticano
    «Porto sempre con me la "huipalas" che mi ha donato un'indigena dell'Ecuador. Questa sciarpa contiene i colori della pace, attraversati da un filo rosso. Rappresenta il messaggio che tutti i popoli, culture, religioni possono intersecarsi armoniosamente». L'indomito padre Alex Zanotelli, simbolo del pacifismo internazionale, da sempre in prima fila e controcorrente per aiutare gli ultimi, festeggia 60 anni di sacerdozio a Livo, fra le montagne di Trento, dove è nato il 26 agosto 1938. Missionario comboniano, ha abbracciato l'Africa in Sudan e Kenya. Il suo centro sono le periferie. Oggi il Rione Sanità.
    È stato un bravo bambino?
    «Non proprio… Ero sbarazzino, diciamo così. Da ragazzino ne ho combinate tante, non ero un "santerello". Mia mamma era disperata perché non volevo studiare, in particolare Matematica».
    Come si è presentata la vocazione?
    «Un giorno, in 5ª elementare, venne un missionario comboniano a raccontarci la sua attività e chiese se qualcuno volesse spendere la propria vita così. Alzai la mano. Tutti erano meravigliati».
    Dopo il Sudan, nel 1978, nella casa madre, a Verona.
    «I Comboniani mi nominarono direttore della rivista Nigrizia. Da quella posizione ho capito che i problemi africani spesso derivano da noi».
    Non finirà bene…
    «Ho iniziato a esaminare la politica italiana verso l'Africa, la cooperazione e il traffico di armi. Nell'editoriale del gennaio 1986, intitolato "Il volto italiano della fame africana", ho attaccato la legge proposta da socialisti e radicali sulla fame nel mondo. Criticavo l'improvviso interesse dei politici italiani per la fame in Africa, suggerendo che fosse motivato dalla fame di soldi destinati all'Africa. Questo articolo ha causato un putiferio, coinvolgendo nomi come Craxi e Piccoli. Poi ho fondato l'associazione "Beati i costruttori di pace", esortando all'obiezione fiscale contro le spese militari. Sono esplose feroci polemiche su di me. Spadolini e Andreotti, con le loro influenze dentro il Vaticano, hanno fatto pressioni su Papa Wojtyla: Giovanni Paolo II a sua volta ha pressato il cardinale di Propaganda Fide, Jozef Tomko, che ha richiesto ai miei superiori di spingermi a lasciare il mio incarico».
    Com'è andata in Kenya?
    «Ho vissuto 12 anni tra i baraccati di Korogocho, a pochi metri dalla più grande discarica del mondo. Lì ho compreso il vero significato del Vangelo. L'ultimo giorno un gruppo di persone ha insistito affinché non me ne andassi senza una preghiera "su di me". È durata tre ore. Alla fine, uno di loro mi ha invitato a inginocchiarmi. "Imponete le mani su di lui". Sentivo centinaia di mani sulla mia testa».
    Oggi dove vive?
    «A Napoli, nel cuore del Rione Sanità. Abito in una casetta ricavata nel campanile. Ho scelto di aiutare i bisognosi in questa zona dalle enormi difficoltà sociali. E fin dalle prime pubblicazioni, per volere di don Tonino Bello, dirigo "Mosaico di pace"».
    Il 18 maggio era sul palco dell'Arena di Verona con papa Francesco per l'evento con le associazioni pacifiste.
    «Mai avrei immaginato di sedere alla sinistra del Pontefice, un posto che ha avuto l'approvazione della Santa Sede, dopo un lungo periodo in cui il mio nome nei Sacri Palazzi dava fastidio, poiché ho espresso critiche su diverse questioni anche all'interno della Chiesa. È stata come una rivalutazione del mio lavoro dopo decenni di ostilità delle gerarchie».
    Ha avuto crisi di fede?
    «Sì, tante, soprattutto nell'inferno di Korogocho. Di fronte alla morte dei bambini e ragazzini per fame, sete, ma anche malattie come l'Aids, mi sono domandato: Dio dov'è?».
    Come le ha superate?
    «Mi hanno aiutato i poverissimi dello Slum, che non perdono la speranza nonostante la miseria estrema e assurda. E in particolare, mi ha segnato Florence, una ragazzina di 17 anni. Una notte ero al suo capezzale: soffriva terribilmente a causa dell'Aids, era piena di piaghe. Eppure, sul letto di morte pregava con una luminosità impressionante. Le chiesi: ma chi è Dio per te? Mi rispose: "Dio è mamma"».
    Mai innamorato di una donna?
    «No».
    Mai pentito di essere diventato prete?
    «Il sacerdozio spesso diventa potere pericoloso, ma la missione ha salvato il mio sacerdozio trasformandolo in un servizio radicalmente dedicato agli esclusi della terra».
    Non le è mancato avere figli?
    «In realtà ne ho avuti tantissimi (sorride, ndr): la mia è stata una paternità spirituale nei confronti dei piccoli dimenticati tra le baracche di Korogocho».
  2. LA PALLA AL PIEDE DEL GOVERNO MELONI :Pichetto presenta a Bruxelles il Piano energia con il nucleare
    LUIGI GRASSIA
    Un colpo al cerchio e uno alla botte: l'aggiornamento del Piano per l'energia e il clima (Pniec) che a nome dell'Italia il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha presentato ieri a Bruxelles mira a soddisfare le istanze ecologiste pianificando il raddoppio delle energie rinnovabili entro il 2030, ma al contempo prospetta il ritorno al nucleare.
    Secondo il nuovo Pniec, le rinnovabili in Italia raggiungeranno una potenza installata di 131 GigaWatt nel 2030 e rappresenteranno il 39,4% del totale, più che raddoppiando il 19% rilevato nel 2022, e Pichetto dice che gli obiettivi riguardo alle emissioni «supereranno gli obiettivi delle regole europee di FitFor55».
    Ma la parte controversa del Pniec è quella relativa alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile: si ipotizza un'integrazione con le rinnovabili, per dare stabilità al sistema. Con l'atomo si produrrà nel 2050, l'11% dell'energia, con una possibile proiezione al 22%. Lo scenario nucleare contempla per Pichetto «la fissione a partire dal 2035 e la fusione a ridosso del 2050».
    Critico l'ex ministro Sergio Costa, ora vicepresidente della Camera con i Cinquestelle, che parla di «abdicazione ad imprese fossili e nucleare. Il Pniec inviato a Bruxelles basa la transizione energetica su una fantasia: tale è oggi il nucleare. La crisi climatica è in atto, ma questo governo sembra non rendersene conto». —
  3. Il capo del Rn vuole fare il premier, ma a Bruxelles non c'era mai. E osteggiò il patto con la Tunisia
    Jordan, l'eurodeputato fantasma che ha votato a favore della Russia
    MARCO BRESOLIN
    CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
    Una sola risoluzione in cinque anni, presentata per condannare gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. Una serie di interrogazioni scritte alla Commissione per contestare l'accordo con la Tunisia (voluto dal governo Meloni), le sanzioni alla Russia, il green pass e la tentata acquisizione di Chantiers de l'Atlantique da parte di Fincantieri. Un solo rapporto in qualità di relatore ombra sull'intelligenza artificiale e un tasso d'influenza all'Eurocamera del 16, 19%, secondo l'indice realizzato dalla società Bcw che lo vede al 657° posto su un totale di 705 eurodeputati. Negli ultimi cinque anni Jordan Bardella è stato eurodeputato per il gruppo Identità e Democrazia, ma nonostante la grande visibilità mediatica è difficile trovare qualcuno che confermi di averlo visto lavorare seriamente sui dossier.
    Quando in campagna elettorale gli avversari politici francesi lo hanno accusato di assenteismo, l'aspirante premier ha sfoderato le statistiche che gli assegnano un tasso di presenza del 94%. Il dato è riferito alle votazioni in plenaria alle quali ha preso parte ed effettivamente i numeri corrispondono. Ma il punto è che si tratta di un dato parziale, che racconta soltanto una parte della storia: le votazioni in Aula si tengono al Parlamento di Strasburgo solo per quattro giorni al mese e solitamente gli eurodeputati fanno il possibile per non perdersene nemmeno una, anche perché un elevato numero di assenze può costare una decurtazione della diaria. Da un punto di vista quantitativo, il dato non fornisce dunque molte informazioni. Ma è utile da un punto di vista qualitativo: a febbraio, Bardella ha votato contro la risoluzione sulle interferenze russe nei partiti europei e si è astenuto su quella che chiedeva un «sostegno incrollabile» all'Ucraina, mentre negli anni scorsi si è detto contrario a definire la Russia uno Stato «sponsor del terrorismo».
    Per valutare l'attività di un eurodeputato è invece più utile andare a vedere di quanti report è stato relatore, quante interrogazioni ha presentato oppure cosa ha fatto nella sua commissione parlamentare di competenza. Insomma, tutto il lavoro che gli eurodeputati fanno a Bruxelles al di fuori di quei quattro giorni al mese in cui i riflettori sono puntati sui loro interventi nell'Aula a Strasburgo. Materiale meno spendibile per i video da pubblicare sui social network, ma decisamente più utili alla causa. Bardella è stato un membro della commissione Peti, che sta per "petizioni" e si occupa di analizzare le richieste che arrivano dai cittadini. Non certo il binario legislativo tra i più attivi dell'Eurocamera. Secondo una recente inchiesta di "FranceInfo", il suo tasso di assenteismo in commissione è stato del 70%. —
  4. Una dinastia? Troppo! Una famiglia? Troppo poco! Mmm… come li sintetizzi i Le Pen, padre, figlie, generi, nipoti? Un clan! Forse ci siamo: il clan Le Pen.
    Il clan è un'entità che raggruppa, unisce e divide nello stesso tempo, nel clan ci si ama ma solo fino a un certo punto, fino a quando il fine, l'interesse del gruppo lo rendono necessario, poi ci si divide si litiga si combatte a colpi di maledizioni e di carta bollata, per poi riconciliarsi. Se conviene.
    Il clan Le Pen. Ora che stanno per arraffare il Potere (quasi, forse), ed esistono non più semplicemente come Negazione, lato scuro nella storia politica della Francia, allora si può dire che quello che li lega clanicamente è la simulazione.
    Tutti Jean Marie e le sue inquietissime donne, Marine, Pierrette, Marie-Caroline, Yann eccetera hanno svolto bene e benissimo questa attività che è propria degli attori e che può esprimersi in tante forme quanti sono i personaggi che si fingono.
    Il patriarca, il Presidente, il "Menhir" ha recitato il ruolo del paras ma senza aver mai partecipato a una vera battaglia, sempre in ritardo in Indocina, a Suez nel 1956 nei rantoli coloniali, del torturatore in Algeria come diceva lui «per necessità, perché i tempi lo richiedevano», e poi il più giovane deputato della storia di Francia, rissaiolo di strada e di comizio, negazionista, poujadista, rimestatore dell'anti rivoluzione, aspirante presidente senza possibilità, babau ma dimenticato secondario, irrilevante.
    E lei? Dapprima erede fedelissima, poi rinnovatrice sempre più imprudente della destra impresentabile, la faccia angelica di una nuova Vichy, la futura presidente di «tutti i francesi».
    E poi ci sono la primogenita Marie-Caroline, ribelle e scissionista (pentita), e la nipote Marion Maréchal, che ha già tradito anche lei due volte, passando con il detestato Zemmour e poi ritornata nel clan. Quante parti, quante maschere scambiandosi le battute e i toni, commedia, farsa, dramma, cabaret. La Comédie-Française dei Le Pen.
    Ma l'attore si abbandona al suo personaggio e lo incarna pienamente. Poi, calato il sipario, se ne libera come il serpente lascia dietro di sé la pelle. Il simulatore mai si abbandona e si scorda di sé perché se fosse identico alla sua immagine non simulerebbe. La sua parte è inseparabile, è condannato a recitare tutta la vita perché tra lui e il personaggio si è stabilità una complicità che nulla può spezzare. Il fondatore del Front National si era cucito addosso l'incarnazione dell'altra Francia, quella che non ha mai accettato la rivoluzione, vandeana, antidreyfusarda, petenista, poujadista, xenofoba e nostalgica de l'Empire, la Francia della provincia delle persiane chiuse e della piccola gente che si ritiene eternamente maltrattata ed emarginata. Più larga e più meschina di quella «di giocatori di bocce, pescatori della domenica, bevitori di aperitivi, intellettuali emaciati e larve di biblioteca» contro cui inveiva, altri tempi altra destra, Drieu la Rochelle. Lo ha fatto da eterno isolato, da consapevole sconfitto senza possibilità di revanche. Ha amministrato il suo clan come la casa delle vacanze a La Trinité-sur-Mer, nel Morbihan, dove i lunghissimi oblii, la marginalità, le traversate del deserto senza oasi all'orizzonte si scavalcavano placidamente andando in crociera sul veliero General Chambronne assieme alla tribù delle figlie. E le svolte politiche si decidevano in famiglia accapigliandosi davanti alla lampada a petrolio della nonna. La destra estrema, il partito erano roba sua, verghianamente. Chi poteva sottrargliela quella trama logora e opaca di bugie e luoghi comuni? Esser scavalcati dalla Storia è una rendita spesso sicura.
    Infinite ingiustizie, imbarbarimenti, mascherate feroci, eccidi, pazzie, clamori e discorsi, adorazione di simboli nefasti e pagani, scompigli disastri e imposture, in una parola la seconda metà del Novecento hanno prodotto Le Pen padre, condannato alla sconfitta proprio da quella Storia. Il mondo nuovo ha creato la figlia Marine che invece prenderà il potere. E questo avviene perché i beveroni e i fumi che condivano la cucina grossolana, sfacciata e pepata, la necromanzia storica idiota del padre, lo zibaldone di castronerie son diventati slogan normali, sono forse maggioranza in questa Francia vana, ripugnata, stanca che una serie di presidenti e di settimini intellettuali, di prodigatori di sussiego che credono di saperla lunga sul conto del secolo e degli uomini, su quel che sono e quello che vogliono apparire, ha sciaguratamente messo in piedi. E ora nel deserto delle idee, per trovare una Marna democratica dell'ultimo minuto o peggio del troppo tardi son costretti a tirar fuori i "fronti popolari" e le "trincee repubblicane" per rispronare le loro pigrizie.
    Una collega francese a cui chiedo di suggerirmi un simbolo della saga dei Le Pen non ha esitazioni: è la casa al mare di La Trinitè dove Jean Marie era nato. Non il castello di Montretout, i 420 metri quadri a Saint Cloud, munifica eredità dell'industriale finanziatore del partito creato nel 1972; sfondo delle feste a cui accorrevano Alain Delon, grandi avvocati d'affari, e ombre titolate uscite dei Guermantes.
    Dove si modellava la storia del clan, tra liti famigliari e lotte di potere, era nella casa delle vacanze dove il "Menhir'' era nato, figlio di un pescatore morto nel 1942 per aver urtato una mina. Lì scintillava e dava scandalo la disinvolta moglie Pierrette che girava a seno nudo e chiedeva alle vicine la cortesia di lavare da loro le bambine perché nella casa non c'era abbastanza acqua calda. Pierette, il primo tradimento si fa per dire: divorzio, lui che risponde alla Le Pen alle richieste di denaro della separata: «se ha bisogno di soldi faccia la donna di servizio». E lei replicò con un esplosivo servizio su Playboy. Il clan chiuse la porta, le figlie a fianco del padre. Poi riapparve per la festa dei novantanni del patriarca. Il clan perdona.
    Qui nell'87 ha annunciato la candidatura alla presidenza: nelle immagini dell'epoca girate nel giardino appare per la prima volta politicamente al suo fianco la diciannovenne Marine. L'erede. È qui che nel 2015 padre e figlia hanno saldato i conti, lei che sta cercando di render normale il partito, di rendere meno ammorbante l'odore di zolfo. Lui, che è ancora presidente, rilascia una serie di interviste omicide. Dove ribadisce le tesi sulle camere a gas come «dettaglio», omaggia Petain e si preoccupa del futuro dell'uomo bianco. È passeggiando sulla spiaggia, raccontano, che Marine decide di prendere il controllo del partito e di "uccidere" il padre.

 

 
02.07.24
  1. E Attal ritira la riforma sulla disoccupazione
    L'avanzata dell'estrema destra lepenista fa talmente paura al presidente Emmanuel Macron, che il suo premier Gabriel Attal nella tarda serata ha sospeso la tanto contestata riforma dell'assurance chômage, che prevedeva una stretta sul rilascio dei sussidi di disoccupazione. Ad annunciarlo in extremis l'entourage del capo del governo, che ha parlato di ulteriori «accordi e discussioni tra le forze repubblicane» sul dossier. La riforma sarebbe stata ufficializzata oggi con una pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Una mossa puramente elettorale in vista del secondo turno delle legislative di domenica prossima. Il progetto, fortemente contestato dai sindacati, prevedeva di ridurre da 18 a 15 mesi la durata massima della copertura dei sussidi per gli under 57. Tra i punti c'era anche quello che allungava da sei a otto i mesi di lavoro necessari per essere indennizzato.
  2. Il testo in commissione. fino a 200 euro per frigoriferi e lavatrici «green»
    Bonus elettrodomestici, c'è il nodo-coperture
    ROMA
    C'è il nodo delle coperture sul nuovo bonus per gli elettrodiomestici. Un contributo del 30% del costo di acquisto degli elettrodomestici «green» nel triennio 2023-2025, con un massimo di 100 euro per ciascun apparecchio, elevato a 200 euro per le famiglie con un Isee sotto i 25.000 euro. Il progetto di legge, all'esame della commissione Attività produttive della Camera, propone di introdurre nuovi incentivi per l'acquisto di elettrodomestici a grande efficienze energetica, con contestuale riciclo degli apparecchi obsoleti. La proposta, avanzata dalla Lega, ha il triplice obiettivo di abbassare le bollette delle famiglie grazie ad elettrodomestici più efficienti, favorire il recupero di quelli non più utilizzabili, dare slancio al settore dell'elettronica e degli elettrodomestici, in sofferenza negli ultimi anni. Le audizioni informali sul progetto dovrebbero concludersi nei prossimi giorni, per poi permettere di chiudere l'esame del provvedimento, da parte della X commissione di Montecitorio, prima dell'estate. Aires (l'associazione che riunisce aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo, aderente a Confcommercio) ha espresso apprezzamento per la misura proposta, auspicando però che gli incentivi "possano essere più significativi" in termini economici.
    Ma è proprio il tema della coperture il nodo principale da sciogliere. L'atto chiede di istituire, nello stato di previsione del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025.
  3. sottoaccusa per pestaggi di neonazisti
    Maja estradata dalla Germania in Ungheria Salis: "È persona non binaria, è in pericolo"
    Già si parla di nuovo caso Salis. La Germania ha consegnato all'Ungheria Maja T., 23 anni, sotto accusa per i pestaggi di neonazisti avvenuti a Budapest nel febbraio del 2023. Accuse analoghe a quelle che hanno tenuto in carcere per 15 mesi Ilaria Salis. L'eurodeputata di Avs lancia l'allarme: «Maja è una persona non binaria e l'incarcerazione in Ungheria, dove gli attacchi contro la comunità Lgbtqia+ sono frequenti e diffusi, rischia di esporla ad un grave pericolo di violenza fisica e psicologica».
  4. La reazione del Colle alle accuse circolate sul web : pronti a denunciare
    Ustica, la rabbia del Quirinale "Sulla Rete falsità ignobili"
    «La notizia è palesemente falsa. Il Presidente della Repubblica non ha alcuna competenza sul segreto di Stato. Il Presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite». Lo sottolinea l'Ufficio stampa del Quirinale in riferimento ai post pubblicati sui social riguardanti una presunta apposizione del segreto di Stato sulle vicende di Ustica da parte del capo dello Stato. «È ignobile e vergognoso –prosegue la nota– far circolare sul web tali menzogne. Il contenuto del post e dei relativi commenti sono stati segnalati alle autorità competenti per accertare se sussistano estremi di reato».
    Il riferimento dell'ufficio stampa del Quirinale è a un post di Matteo Gracis su Facebook, ricondiviso da altri utenti, che commenta le parole pronunciate da Mattarella il 27 giugno scorso, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica: «manca la verità, Paesi amici collaborino». «Questo "signore" (riferendosi al Presidente Sergio Mattarella, ndr) è lo stesso che nel giugno del 2020 ha prorogato di 8 anni il segreto di Stato proprio sui documenti relativi al caso Ustica e sapete con quale motivazione? Riporto testuali parole: "La verità farebbe male all'Italia"», scrive Gracis nel post. Il Quirinale fa inoltre notare che «la notizia è palesemente falsa. Il Presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite».
    Intanto la polizia postate ha aperto un indagine per identificare l'autore del post e coloro che l'hanno rilanciato sul Web. Tra i reati ipotizzabili ci sarebbero la diffamazione o il vilipendio per chi offende l'onore o il prestigio del capo dello Stato.

 

 

01.07.24
  1. Latina
    come Dallas
    Riflettendo sul brutale assassinio del bracciante indiano Satnam Singh, mi è tornata in mente una frase di Antonino Russo, mio primo marito e extraparlamentare sessantottino: «Latina è come Dallas». Più di cinquant'anni fa rispose così a mia madre, che ci chiedeva dove saremmo andati a vivere dopo il matrimonio. «Quindi, signora, ovunque tranne che in questa città», aveva aggiunto. Mia madre era di origine veneta. Con la sua famiglia si era trasferita negli anni Trenta nell'Agro Pontino per la sua bonifica. «Cos'hai contro Latina?», gli replicò offesa mentre pensava «Ch'at vègna un càncher sèk», perché gli stava portando via la sua bambina (allora ero una diciasettenne). Lui che, oltre alla passione per la "rivoluzione", era anche un architetto, cominciò a spiegarle: «Dallas è una città americana di frontiera dove non esiste la legge, è un Far West».
    Oggi mi domando cosa gli avrebbe risposto mio fratello, Antonio Pennacchi, l'autore di "Canale Mussolini" (Premio Strega 2010). Lo scrittore che ha dato voce a una comunità di "poveri cristi", invisibili e tramortiti dalla fatica del lavoro e del vivere, che amava visceralmente. È lo scrittore che ha restituito la dignità storica che merita a Latina, alla sua architettura e ai suoi luoghi, il Circeo, Pontinia, i laghi salmastri, Sabaudia. Ma a cosa si riferiva il mio ex marito con quella sua sentenza? Probabilmente si riferiva alla Cassa del Mezzogiorno, che dalla metà degli anni Sessanta aveva riversato fiumi di denaro nella provincia una volta fedele al Duce, poi alla Democrazia cristiana e adesso a Giorgia Meloni. Ecco allora le fabbriche - Findus, Plasmon, Squibb, Bristol - che avevano trasformato tanti contadini in operai, il più delle volte non sindacalizzati. Fuggire dalla terra era stato il più forte desiderio anche di mio padre. La terra era fedifraga, matrigna, inaffidabile, non sempre generosa con chi si era spaccato le reni per un misero guadagno. Meglio un lavoro stabile con tuta blu! In una scena memorabile di "Canale Mussolini", la sua esondazione manda in malora il raccolto di un anno di sudore dei protagonisti, i fratelli Peruzzi. Le forze della natura che si accaniscono contro gli umili ricordano un capolavoro di John Steinbeck, "Furore", che non per caso mio fratello considerava il suo "primo" romanzo di formazione.
    Ma torniamo alla Latina "texana". Le ingenti risorse finanziarie investite per industrializzare il basso Lazio avevano attirato una messe di faccendieri e camorristi, avidi di appalti e dediti alla speculazione edilizia. È vero, accanto alle case coloniche della bonifica sono state edificate numerose case e villette in gran parte abusive. Poi sono state tutte condonate in nome della pace sociale e del consenso elettorale. Niente di nuovo sotto il sole. Come è noto, l'Italia è anche questa. Ma cosa è accaduto dagli anni Settanta a oggi? Cosa è cambiato? La mia prima percezione l'ho avuta quattro anni fa durante un "tour della rimembranza" con mia sorella Laura. Nei campi attraversati nella mia giovinezza ora c'erano solo braccianti africani. Sembrava di essere in Alabama. E poi tutti quegli indiani in bicicletta con il turbante, che tornavano nel tramonto a casa stremati. Che era accaduto? Un nuovo esodo di "dannati della terra", come quello dei nostri avi? E i veneti che fine avevano fatto, cosa pensavano di quanto è accaduto a Satnam? Sono stata l'altro giorno a Latina. Non so se sia un test probante, ma tutti i miei (numerosi) parenti e tutti i loro (numerosi) amici, appartenenti ai ceti sociali più disparati, mi hanno detto in coro: «Quei Lovato ci hanno rovinato, hanno infangato la nostra reputazione di brava gente». Anche perché i Lovato, ironia della sorte, sono veneti anche loro.
    Meloni ha giustamente affermato in Parlamento che l'omicidio di Satnam è l'emblema «dell'Italia peggiore, quella che lucra sulla disperazione». Ma quell'Italia peggiore nelle campagne di Latina esiste da almeno tre decenni. E ciò chiama in causa la responsabilità delle forze politiche, degli amministratori locali, la debolezza dei sindacati e, se è concesso, le lungaggini di quella magistratura che - come si è saputo - da cinque anni indagava sull'azienda dei Lovato. Marco Omizzolo, un sociologo delle migrazioni docente alla Sapienza, da molto tempo denuncia il fenomeno del caporalato e delle agromafie: «Nel basso Lazio convivono e fanno affari camorra, ‘ndrangheta e mafia, capaci di tessere relazioni con politica, economia e società. Il denaro sporco è riciclato nell'edilizia, nel circuito agroalimentare, nella ristorazione e nelle sale da gioco… Un grosso network criminale, anche con una organizzazione para-mafiosa indiana che governa, mediante finti leader, il sistema delle tratte internazionali, caporalato e gran parte dei servizi». Giovanni Salvi, ex procuratore generale, aprendo l'anno giudiziario nel 2019 aveva definito il sud pontino «un'area di delocalizzazione» della mafia: «C'è una compresenza in quel territorio di un coacervo di gruppi che ha segnato profondamente il tessuto economico sociale e anche politico». Torno allora al quesito iniziale. Latina come Dallas? Sembrerebbe di sì.
    Concludo. Marta, mia nipote, mi ha segnalato un articolo di suo padre Antonio su Pontinia, pubblicato su National Geographic, nel dicembre 2011: «Magia di palude. Come e quanto è cambiata la terra promessa che i coloni, soprattutto ferraresi, raggiunsero e bonificarono ottanta anni fa?». Canta la bellezza di Pontinia, ma anche tesse le lodi dei sikh. Ne fa un ritratto affettuoso: «Pontinia è magica, ma non è ferma nel tempo: è una magia la sua, al di sopra del tempo e dello spazio. Se non fosse, ad esempio per gli indiani, i pachistani e i sikh col turbante che vedi in giro in bicicletta o al bar dopo il lavoro, o di giorno in mezzo ai campi sui trattori o dietro le bestie o gli irrigatori - li portano tutti avanti loro gli allevamenti oramai, poiché se da una parte ai giovani nostri in stalla non gli va più tanto d'andarci, dall'altra che vuoi, come le trattano loro le bestie non le tratta nessuno qui da noi (ahó, per loro mica puzzano, almeno per loro le bestie sono ancora sacre) - tu diresti davvero che Pontinia è in Valpadana, altro che Lazio, Agro Pontino e Bassitalia. "Valpadana" diresti tu. Anche se pure in Valpadana oramai nelle stalle ci stanno i sikh».
  2. Sospetti sul cantiere del Tenda bis La Corte dei conti accende un faro
    Così su La Stampa
    matteo borgetto
    massimo mathis
    cuneo
    Avrebbe dovuto aprire a metà anni ‘90. Non sarà pronto nemmeno il prossimo inverno. La storia del Tenda bis è la storia di un fallimento epocale, quello del cantiere infinito per scavare un nuovo tunnel alpino destinato a ricollegare - finalmente - Italia e Francia, che dopo inchieste, sospensioni e rinvii è quasi al punto di partenza.
    Cattiva gestione, incompetenza e pure, in passato, corruzione. La prima galleria doveva essere pronta nell'estate 2017, l'intera opera (con rifacimento del tunnel storico) a febbraio 2020. Invece - luglio 2024 - in alta val Vermenagna restano frenetici lavori in corso (iniziati a novembre 2013, ndr), esempio emblematico del peggior «made in Italy» sul quale ora ha acceso un faro la Corte dei Conti. Rivelando che, nonostante i ripetuti annunci dell'ultima campagna elettorale in Piemonte, la grande opera non sarà pronta prima del 2025.
    Lo riporta la delibera che il Collegio del controllo concomitante ha inviato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alle commissioni parlamentari di Camera e Senato e al commissario straordinario Nicola Prisco. A finire sotto la lente dell'organismo di controllo l'aumento spropositato dei costi e i gravi ritardi accumulati al mega cantiere sopra Limone Piemonte, dove lo scorso 3 maggio, il magistrato istruttore ha fatto un sopralluogo per la verifica dello stato dell'arte dei lavori. Poi ha acquisito ulteriori osservazioni del commissario Prisco e verbali della Conferenza intergovernativa italo-francese.
    Nero su bianco emerge uno scenario più volte denunciato anche da La Stampa e che oggi non può non destare allarme. Con tanto di sforamento dei costi preventivati impressionante, cifre da scandalo internazionale. Dallo stanziamento complessivo iniziale di 209,5 milioni del 10 febbraio 2009 per due gallerie identiche, la spesa è salita a 254,98 milioni in seguito ai danni della tempesta Alex del 2020 e all'aumento di circa il 50% dei prezzi.
    A ottobre, l'impresa Edilmaco ha firmato un «atto di sottomissione» che la impegna a concludere la nuova galleria, il ponte a scavalco sul Rio della Cà, i tornanti in valle Roya e le opere accessorie alla cifra di 126,9 milioni, con l'obiettivo di riattivare la circolazione entro giugno 2024 e completare i lavori a giugno 2025. Lo stralcio del rifacimento della vecchia galleria ha comportato un risparmio di 56,9 milioni, ma l'alesaggio (destinato a una terza impresa) costerà 132,2 milioni, portando il totale a 330,2 milioni. I costi per rifare il traforo storico sono lievitati di 75,3 milioni (132% in più) rispetto all'aggiudicazione dei lavori, 12 anni fa, e oggi rappresentano oltre due terzi della spesa per il nuovo tunnel.
    La Corte dei Conti si concentra poi su Edilmaco e rileva come nonostante diverse sollecitazioni di Anas, al di là di oggettive difficoltà causate da problemi tecnici e dal maltempo, l'impresa accusa evidenti ritardi, non ha rispettato le scadenze e non riuscirà a raggiungere il nuovo obiettivo, dichiarato a febbraio, di finire il nuovo Tenda il 5 settembre di quest'anno. In questa situazione, i magistrati indicano la conclusione della galleria al termine del 2024, le attività di verifica e collaudo tra fine anno e inizio 2025, ipotizzando la riapertura effettiva del traffico (a senso unico alternato, proprio come prima, beffa nella beffa) soltanto nel corso dell'anno prossimo. Se va bene, in primavera. Ma potrebbe volerci ancora di più.
  3. La 'ndrangheta tradita dai suoi figli più giovani dopo il baby boss si pente il narcos Pasquino
    giuseppe legato
    La 'ndrangheta continua a perdere i suoi figli più giovani. Che le voltano le spalle per scegliere un'altra vita. Fuori dalle regole inflessibili dell'associazione criminale calate ormai in un mondo che non è più quello di una volta oppure, diranno i mafiosi non senza il loro proverbiale complottismo, per evitare di marcire in carcere vent'anni.
    E così dopo il più giovane padrino delle cosche nel mondo Domenico Agresta, si pente il grande narcos Vincenzo Pasquino. Che era broker delle cosche, ma anche boss a tutto tondo. Cresciuto a Volpiano enclave delle famiglie di Platì e partito, poco meno che trentenne in Brasile a disegnare le parabole del narcotraffico internazionale una notte di ottobre del 2019, si era fatto vento. Un fantasma. Arrestato dalla Policia Federal e dai carabinieri il 24 maggio del 2021. A Torino sanno tutti chi è da tempo, adesso lo conoscerà il mondo se anche solo un terzo dei verbali depositati l'altroieri a Reggio Calabria diventeranno pubblici prima e (magari) fiction poi su come i calabresi governano l'oro bianco del mondo: la coca.
    I pm della Dda Paolo Toso e Monica Abbatecola lo hanno indagato a lungo insieme ai carabinieri del nucleo investigativo a partire dal 2016: un'ambientale in una mansarda di via Spontini registrò dialoghi surreali sull'asse Brasile-Rotterdam-Italia, poi una fuga gigantesca di notizie (al momento ancora avvolta nel mistero) fece saltare pezzi di una grande inchiesta. E assicurarono a Pasquino la possibilità di lavorare dal Brasile per i principali cartelli della 'ndrangheta nel mondo: Platì, San Luca. E non solo. Primo verbale il 7 maggio di fronte al procuratore aggiunto di Reggio calabria Giuseppe Lombardo. Nei successivi ci saranno anche preparatissimi ufficiali del Ros e investigatori del nucleo investigativo di Locri. Si legge: «Il denaro per pagare i fornitori sudamericani arrivavano dalla Calabria fino a Torino e Milano. Poi con i cosiddetti "moneiro" partivano i soldi per tutto il mondo. L'organizzazione era formata da arabi, cinesi e di altre nazionalità. I soldi giungevano, come ultima tappa alla "Casa di cambio" di Santos». La cocaina veniva comprata «a 2000 dollari al chilo». Prezzi che solo le cosche calabresi riescono a strappare: «Dal Brasile organizzavamo il carico occultando la droga nella chiglia delle navi con dei sub. Non con tutti i narcos si tratta: "Alcuni non si muovono per meno di una tonnellata». Dal Sudamerica l'approdo «è ai porto di Rotterdam e Anversa". E lì' si collabora«con gli albanesi». Si paga all'arrivo: «I Mammoliti (famiglia di san Luca ndr) mandavano un milione di euro con un camion. Spedivamo anche in Australia passando da Singapore. Abbiamo fatto un gruppo con le chat PGP insieme agli australiani». I primi verbali sono stati depositati al processo Eureka istruito dalla Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri: «Ammetto tutto» ha detto Pasquino. L'ultima confessione il 24 maggio scorso. Ma Pasquino parla anche con la Dda di Torino. Due mesi fa circa ha disdetto il mandato al suo legale storico, la moglie ha smesso di rispondere all'avvocato. Si è intuito che qualcosa fosse successo anche alla luce della fulminea estradizione dal Brasile. Qui, nell'inchiesta di Toso e Abbatecola, è stato intercettato in memorabili conversazioni con la moglie che cercava di dissuaderlo dal continuare a percorrere la strada dei boss lo aveva messo in chiaro subito: «Non mi piace fare questi discorsi ma sappi che se mi chiedono di scegliere tra loro e te io caccio te. Queste – le dice – sono persone che mi hanno cresciuto, io un padre non l'ho mai avuto. Ero un capraro e mi hanno insegnato a leggere e scrivere. Quando puzzavo di fame non c'eri tu a portarmi 5 euro per campare e comprarmi le sigarette».
    Una professione di fede mafiosa vista raramente agli atti di un'indagine. Che lo ha portato lontano in Sud America prima ad aiutare gli Assisi (Nicola e Patrick altri due grandi broker presi dai carabinieri del Nucleo investigativo), desaperecidos e poi arrestati dalla Policia Federal e dai carabinieri di Torino a luglio 2019, e poi addirittura a incontrare Rocco Morabito "Tamunga" originario di Africo, uno dei primi 10 latitanti più ricercati al mondo.
    Con lui è stato arrestato, si è chiuso nel silenzio fino a qualche tempo fa: «Voglio fare delle dichiarazioni» ha detto durante un'udienza brasiliana. Per lui è finita, per la 'ndrangheta di Piemonte, Calabria e Lombardia è appena cominciata.

 

 

ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

COST PONTE M

 

 

 

 

Diritti degli azionisti

La Direttiva 2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa' quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti posti.

 

Considerando le difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da seguire per porre domande alle societa',

 

Ritiene la Commissione:

che il diritto degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?

che la possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con la Direttiva 2007/36/EC?

 

In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato appieno? Sergio Cofferati

 

 

IL MIO LIBRO "L'USO DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT, TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da LIBRAMI-NOVARA nel 2004,  e' ora disponibile liberamente  CLICCA QUI 

 

 

In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto eccone la prova:   

DOC DIGOS

 

Sentenze  

1) IL 21.12.12  alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO aula 80 C'E'  STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE  PER LA QUERELA DELLA  FIAT,  PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME  DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA NELLE ASSEMBLEE .

 Mb

SCAPARONE     SENT Mb

il 24.11.14 alle ore 1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e' responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1° grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di opinione con una sentenza del 14.09.15.

SOTTO POTETE TROVARE LA DOCUMENTAZIONE

SENT 2013   FIAT 2013  PM 2013 SENT 2015  FIAT 2015  PG 2015  SCA 14.11.14 SCA 24.11.14  SENT CASS

2) il 21 FEBBRAIO 2013  GS-GABETTI sono stati condannati per agiotaggio informativo.

SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS

SENT CASS  SENT AP TO

 

Ifil-Exor: no risarcimento a parti civili, Consob punta a Cassazione

Borsa Italiana-21/feb/2013

Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli azionisti, tra cui Marco Bava, noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so ...

 

SU INTERNET IL  LIBRO DI GIGI MONCALVO  SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

PRES LIBRO   COP LIBRO DICEMBRE

Edoardo, un Agnelli da dimenticare

 

Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e' l'ultimo di Puppo :

EDOARDO AGNELLI, UN GIALLO TROPPO COMPLICATO - DIRITTO DI CRONACA

Ma Lapo ricorda il suo cane :

http://www.today.it/rassegna/morto-cane-lapo-elkann-comodino.html

 

La vostra voce in Europa - Consultazioni aperte - IT

 

 

www.italiachecambia.org

www.jobyourlife.com

www.osservatoriodannoallapersona.org

www.valserena.it PER PRODOTTI NATURALI

 rowdfundingbuzz.it

http:/fliiby.com/marcobava/?utm_source=in150&utm_medium=email&utm_campaign=life_cycle

http://paoloferrarocdd.blogspot.it/

 

Sarà operativa dal 9 gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo

http://ec.europa.eu/consumers/odr/

 

 

http://www.freevillage.it/ sito avv.Mario Piccolino ucciso il 29.05.15

 

VIDEO Mb

https://youtu.be/ACwrglgdOeA

https://youtu.be/gQoC1u6yWOM

https://youtu.be/pJ3Y_oSqMV8

https://youtu.be/cSQo3ljpM-Y

 

 

 

 http://www.barattobb.it/

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Videoinforma :  www marcobava.it

 

SE VUOI VEDERE COME VA IL MOND0 VAI SU : https://youtu.be/3sqdyEpklFU

 

PERCHÉ NO AL MINISTRO NUCLEARISTA PICHETTO DI UN GOVERNO IN CADUTA LIBERA :
  1. IL NUCLEARE RAPPRESENTA I DINOSAURI  SOSTENUTI DA CHI VUOLE GUADAGNARE FACILMENTE CON IL PASSATO.

    I numeri dell’Industria italiana delle rinnovabili

    Il risultato? Il rapporto IREX 2024 mostra come il comparto italiano delle rinnovabili non abbia fermato la crescita, nonostante una serie di difficoltà oggettive, dal peso dell’inflazione ai rincari dei materiali passando per le tante complessità autorizzative. Al punto che vengono riportate 1.180 iniziative progettuali (in aumento del 23% sul 2022,) per una potenza totale cumulata di 50,9 GW e un valore aggregato di 80,1 miliardi di euro. In termini di investimenti in progetto si tratta di quasi il doppio del 2022. E per il 96% si tratta di progetti destinati all’Italia.

    La parte del leone la fa l’agrivoltaico con 368 iniziative del valore aggregato di 14 miliardi e una potenza pianificata cumulata di ben 15,8 GW. Il fotovoltaico tradizionale rimane in testa per numero di operazioni ma potenza e investimenti pianificati  si attestano sotto all’agri-fv: 12,6 GW e 10,4 miliardi di euro. L’eolico a terra con 254 progetti per 14,GW di potenza totale cumulata, tocca un valore di 19,2 miliardi di euro. Più bassi ovviamente i numeri dell’eolico offshore che tuttavia si fa finalmente notare con 12 operazioni per 8,4 GW e 28,1 miliardi di euro. Gli investimenti complessivi per i sistemi di accumulo passano da 3,2 a 8,2 miliardi.

    L’Irex Annual Report 2024 mostra un settore italiano delle rinnovabili che ha continuato a crescere nonostante le sfide economiche globali”, ha spiegato l’amministratore delegato Alessandro Marangoni, a capo del team di ricerca. “Tra gli elementi caratterizzanti […] lo sviluppo dell’eolico offshore che, sulla carta, è la tecnologia emergente nel 2023 e il crescente interesse per gli accumuli, con l’affacciarsi di molti player e progetti”.

    Marangoni pone l’accento anche sulla riduzione della taglia media degli impianti rinnovabili, scesa dagli 48 MW del 2022 a 44 MW nel 2023. Contestualmente il rapporto evidenzia l’aumento delle operazioni inferiori a 10 MW, il cui peso sale dal 16% al 30% del totale. Sul fronte specifico dei sistemi di accumulo il 99% degli impianti è inferiore ai 20 kW, di cui la maggior parte sotto i 10 kW (91%).

    Il costo livellato dell’energia

    Il rapporto IREX 2024 mostra per il 2023 un sensibile ridimensionamento dei prezzi elettrici in Europa. La media si attesta a 96,1 euro il MWh (meno 54% sul 2022) ma il Belpaese si contraddistingue come al solito con uno dei valori più elevati: 127,2 euro il MWh.

    Sul fronte degli LCOE, ossia del costo medio per unità di elettricità generata, il documento sottolinea un sensibile aumento dei valori per le fonti rinnovabili. Il LCOE dell’eolico offshore varia tra 82,1 euro il MWh del Mare del Nord e 121,1 euro il MWh del Mediterraneo; nel fotovoltaico il valore medio dell’LCOE degli impianti commerciali si attesta a 107,4 euro il MWh (+9,8% sul 2022), mentre gli impianti di taglia industriale presentano un costo medio di 77 euro il MWh (+10,6% sul 2022).

    Il report offre anche qualche previsione di scenario per il 2024 “con i prezzi delle materie prime per la costruzione degli impianti eolici che vedranno variazioni differenziate: in aumento alluminio e rame, in calo i materiali ferrosi, stabile il cemento per le fondazioni. Gli effetti saranno una discesa del LCOE più contenuta per l’onshore (nulla o fino al 5%) e più marcata per l’offshore (-10%/-15%). Per il fotovoltaico le pressioni sulla componentistica dovrebbero portare a ulteriori ribassi, con il costo dei moduli in calo del 10-15%”.

  2. NON SI RISPETTA VOLONTA' DEGLI ITALIANI ESPRESSA 2 VOLTE.
  3. IL FUTURO E' LA RETE ELETTRICA DELLE RINNOVABILI CON LA PRODUZIONE DI H2 NEI PICCHI , UTILIZZATO NELLE CARENZE.
  4. L’Italia sta investendo 135 mln in R&D su piccoli reattori modulari e nucleare 4G

    La narrativa che circonda la “rinascita” del nucleare dipinge i piccoli reattori modulari di ultima generazione come la soluzione a tutti i problemi dei vecchi reattori. Gli Small Modular Reactors (SMR) sarebbero meno costosi e sarebbe possibile costruirli in poco tempo. Candidati ideali, quindi, per un ruolo almeno da comprimario nella transizione energetica, a fianco delle rinnovabili. E sui quali bisogna investire subito per avere una flotta di SMR adeguata già nel 2030.

    La realtà è completamente diversa: i loro costi lievitano e i ritardi nei tempi di realizzazione si accumulano come per le vecchie centrali nucleari, sostiene un rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) che ha analizzato tutti i progetti di SMR in cantiere.

    Vecchi/nuovi problemi per i piccoli reattori modulari

    La base di partenza è ristretta: sono solo 4 gli SMR operativi o in costruzione oggi in tutto il mondo. A fronte di circa 80 diversi concetti di piccoli reattori modulari a diverse fasi di maturità. Oltre ai dati sui 4 mini-reattori nucleari, l’IEEFA si è basata anche sulle previsioni sui costi fornite da alcuni dei principali sviluppatori di questi progetti negli Stati Uniti.

    “I risultati dell’analisi mostrano che poco è cambiato rispetto al nostro lavoro precedente. Gli SMR sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni”, sintetizza il rapporto.

    Per i 3 piccoli reattori modulari operativi (2 in Russia e 1 in Cina) e per l’unico altro SMR in costruzione (in Argentina), le spese effettive di costruzione sono state “notevolmente sottostimate”. Per i reattori russi l’aumento supera il 300%, ma i dati risalgono al 2015 e probabilmente l’incremento reale è maggiore. Un aumento analogo è quello registrato per l’SMR cinese. Per il mini-reattore argentino va anche peggio: rispetto alle stime iniziali del 2013, i costi previsti erano lievitati del 600% nel 2021. Per altri SMR solo proposti i costi sono più che raddoppiati, come nel caso dei mini-reattori di NuScale. Incrementi che avvengono prima ancora che i progetti ottengano licenze e via libera formale.

    Sui tempi, i lunghi ritardi nella costruzione “sono stati la norma, non l’eccezione”, sostiene l’IEEFA. Per i 4 SMR al centro dell’analisi le tempistiche sono regolarmente almeno triplicate, passando dai 3-4 anni preventivati ai 12-13 anni effettivi. Tutti ritardi non troppo distanti da quelli riscontrati anche dai reattori di più recente generazione, come gli EPR di Okiluoto e Flamanville (dai 4-5 anni preventivati a 16-18 effettivi). Parte della retorica sui supposti tempi ridotti di realizzazione fa leva sulla modularità degli SMR. Ma l’approccio modulare è stato impiegato anche in altri reattori precedenti, sottolinea il rapporto, e senza gli attesi benefici sulle tempistiche.

     

    A marzo conclusa la 1° fase di lavori per preparare il campo al ritorno del nucleare in Italia

    (Rinnovabili.it) – A marzo la Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile ha finito “la prima fase di lavori” e si appresta a formulare una “strategia nazionale” che entrerà nel PNIEC e prepara la strada al ritorno del nucleare in Italia. Lo ha comunicato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) Gilberto Pichetto durante il question time al Senato dell’11 aprile.

    La Piattaforma sta quindi rispettando la tabella di marcia annunciata lo scorso settembre, che prevedeva una ricognizione del panorama del nucleare a livello nazionale e internazionale. Un primo giro di orizzonte su cui costruire una “via italiana” all’atomo.

    “Nelle tre fasi successive si procederà con l’elaborazione di una road map e la definizione di azioni con le relative risorse per incentivare la possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia attraverso le nuove tecnologie nucleari caratterizzate da elevati standard di sicurezza e sostenibilità”, ha specificato Pichetto.

    In realtà il governo ha già iniziato a stanziare risorse per il nucleare in Italia. All’atomo sono stati destinati lo scorso novembre 135 mln euroil 25% del totale disponibile sotto il capitolo Mission Innovation. Destinati ad attività di ricerca e sperimentazione sui piccoli reattori modulari di terza e quarta generazione nel breve-medio periodo.

    I prossimi passi per il ritorno del nucleare in Italia

    Secondo i piani, la Piattaforma dovrebbe produrre entro aprile un documento che tracci la strada da seguire, che saranno poi tradotte entro giugno in linee guida ben definite che individuano azioni, risorse, investimenti e tempistiche per riaprire la porta all’atomo.

    Questa strategia nazionale “darà un contributo che sarà contemplato anche nell’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) e per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha aggiunto il titolare del MASE rispondendo a un’interrogazione del senatore Zanettin (FI). Sarà elaborata tenendo conto dei contributi forniti dalle indagini conoscitive delle commissioni Ambiente di Camera e Senato e dall’industria nazionale legata alla filiera dell’atomo.

    “La filiera industriale italiana è già fortemente impegnata a livello internazionale sia nel campo della fissione che in quello della fusione, in particolare nella produzione di componentistica richiesta da centrali nucleari estere, reattori sperimentali e centri di ricerca. Il loro coinvolgimento risulta fondamentale per far sì che tutta la filiera che gravita intorno al nucleare sia pronta nel momento in cui il quadro regolatorio nazionale consentirà la ripresa di quelle che possono essere le attività e le relative autorizzazioni”, ha sottolineato Pichetto.

     

  5. Sono passati undici anni dal referendum indetto per chiedere il parere degli italiani su un eventuale ritorno al nucleare; era il mese di giugno del 2011, tre mesi dopo il disastro di Fukushima. E sono passati ben 35 anni dal precedente referendum sullo stesso tema delle centrali nucleari, avvenuto nel 1987, ossia un anno dopo la tragedia di Chernobyl. In entrambi i casi gli italiani si espressero in maggioranza contro lo sviluppo del nucleare civile nel nostro Paese.

    Undici anni non sono tanti, ma sono evidentemente sufficienti per rimuovere dalla coscienza nazionale gli eventi del passato perché oggi in Italia assistiamo a una sorta di revival del nucleare; si sta, infatti, diffondendo molto materiale propagandistico, approfittando dei comodissimi e ubiquitari social media che permettono con grande facilità di far circolare idee, giuste o sbagliate che siano.

    In particolare, nel settembre 2022 è apparso su YouTube un video a cartoni animati di circa 15 minuti dal titolo “Il nucleare: i dubbi più grossi”, realizzato da un giovane produttore indipendente. Grazie all’indiscussa abilità del video maker e a una narrazione tutta giocata su un registro sardonico e sarcastico, il video ha raccolto in poco tempo oltre un milione di visite e una pletora di commenti generalmente entusiasti tra il pubblico, composto in maggioranza da giovani e giovanissimi.

    La trascrizione integrale del parlato a supporto del video occupa ben sei pagine in formato Word e spazia su numerosissimi temi: dal funzionamento delle centrali nucleari alla loro sicurezza, dagli incidenti a questi impianti agli effetti generati dall’esplosione di una bomba atomica, dalla sicurezza energetica di una nazione alle caratteristiche delle fonti rinnovabili e a quelle dell’industria estrattiva dell’uranio, giusto per citarne alcuni. L’autore dichiara apertamente di propendere da sempre per il nucleare e di essersi avvalso di consulenti chiaramente orientati in questo senso. 

    Per dare una prima idea di come sia impostato il video, diciamo subito che racconta i due gravissimi incidenti sopra citati, Chernobyl e Fukushima, fornendo diverse spiegazioni sulle cause che li hanno provocati, ma dimentica del tutto il primo incidente nucleare grave (grado 5 su scala di 7), che avvenne negli Usa nel 1979 alla centrale di Three Mile Island, con fusione parziale del nocciolo e rilascio di radiazioni nell’ambiente.

    L’incidente americano diede impeto al movimento antinucleare globale che, per esempio, in Italia si oppose per anni, senza successo, alla costruzione delle centrali, per poi arrivare alla vittoria con il referendum del 1987. Il movimento si riaccese a causa dei progetti nuclearisti di Berlusconi e Scajola (al governo tra il 2001 e il 2006) e, in particolare, con la decisione di creare in un giacimento di salgemma nel territorio di Scanzano Jonico il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (2003). Le manifestazioni contrarie durarono 15 giorni e la decisione venne ritirata anche su insistenza dei politici lucani. Tutte cose che il video non racconta affatto.

    All’inizio del video si sente dire che è “molto facile” costruire e capire come funziona una centrale nucleare. Questo è il primo messaggio sbagliato perché l’industria del nucleare non è affatto “molto facile”, anzi è terribilmente difficile. Siccome si tratta di impianti intrinsecamente pericolosi e molto complessi, durante la progettazione, nei controlli preventivi, nella costruzione e nell’esercizio, vengono esaminati tutti i possibili tipi di incidenti e vengono previste un’infinità di contromisure per prevenirli; salvo, poi, dover rifare tutto il ragionamento ogni volta che si verifica un incidente “imprevisto” (cosa che successe, ad esempio, dopo Three Mile Island). Questa complessità aumenta moltissimo tempi e costi, tanto da veder saltare sempre i budget di previsione e allungare, anche di decenni, le attivazioni operative degli impianti.

    Inoltre, la “semplice” gestione delle centrali non è affatto banale. Ad esempio, dei 56 reattori francesi, nel corso del 2022 30 sono rimasti fermi: 18 perché sottoposti ad interventi di manutenzione programmata e 12 per problemi di “corrosione da stress”; per 16 di loro le autorità francesi hanno deciso di prolungare il funzionamento oltre i tempi della quarta revisione periodica dei reattori da 900 MW di Électricité de France (EDF), decisione molto discutibile considerato che questi impianti sono stati progettati per 40 anni di attività. 

    Negli ultimi anni in Francia si sono verificati importanti problemi in ben quattro centrali: a Civaux, a Cattenom, a Chooz e infine, solo qualche giorno fa, a Penly, con rischio classificato al livello 2, appena sotto ciò che si definisce “incidente grave”, e tale da indurre le autorità a fermare il reattore.

    La débâcle del nucleare francese ha portato la produzione delle centrali al livello più basso degli ultimi 30 anni. A risentirne sono stati anche i conti di EDF che ha chiuso il bilancio 2022 con una perdita di 17,9 miliardi di euro e ciò nonostante il fatturato sia cresciuto del 70% rispetto all’anno precedente. 

    Il Governo francese, dal canto suo, sul finire dello scorso anno ha lanciato la nazionalizzazione della multiutility con un esborso stimato in 9,7 miliardi di euro; oggi EDF è per il 96% di proprietà dello Stato e diverrà interamente pubblica nel volgere di qualche settimana. 

    Per non parlare, poi, della dismissione degli impianti nucleari che è motivo di insostenibilità economica per i soggetti gestori e fonte di forte preoccupazione per le autorità e i territori che ospitano gli impianti.

    Il video è interamente costellato di sapienti inesattezze. Per esempio, si lascia intendere che il maremoto del 2011 in Giappone fosse imprevedibilmente eccezionale e, quindi, “i danni conseguenti a Fukushima sostanzialmente inevitabili”. Non è assolutamente così. Viene, infatti, volutamente ignorato il fatto che la prima centrale nucleare costiera raggiunta dal maremoto non fu quella di Fukushima, bensì quella di Okagawa, dove l’impianto, costruito da un’altra azienda senza badare a spese, resistette sia al terremoto che allo tsunami, diventando addirittura rifugio per gli sfollati [1].

    Se i proprietari della centrale di Fukushima non avessero risparmiato sulle protezioni anti-maremoto e i controlli pubblici giapponesi avessero funzionato bene, il disastro non sarebbe avvenuto. Questo, che sembra essere un argomento in favore del nucleare, pone in verità un problema generale sul nucleare “privato” e sui controlli “pubblici” ed è il motivo per cui le poche centrali nucleari in costruzione in Europa sono tipicamente affidate ad aziende statali con costi impressionanti che gravano solo sulle casse pubbliche. Per esempio, la centrale nucleare francese di Flamanville, dopo il fallimento del costruttore Areva, è ora in mano a EDF che sta realizzando anche la grossa centrale inglese di Hinkley Point C, insieme al colosso statale nucleare cinese CNG, con fortissime polemiche sia sull’opportunità politica, sia sui costi, sia sull’impatto ambientale.

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    Il nucleare civile, per quante precauzioni si prendano, non è a prova di inetto o di avido: basta un singolo malintenzionato o sbadato nella lunga catena di progettazione, controllo e gestione degli impianti e del combustibile per mettere a repentaglio la sicurezza generale. Questo naturalmente è vero anche per altre grandi imprese energetiche, come ha dimostrato il disastro del Vajont (1963), che di fatto, conducendo a migliaia di morti, fermò per sempre la corsa al grande idroelettrico sulle nostre montagne.

    Venendo a punti specifici, abbiamo rilevato nel video un numero notevole di errori, imprecisioni, notizie distorte e dati poco attendibili. Di seguito una breve selezione.

    Seguendo la successione cronologica, la prima riguarda il nocciolo che “non esploderà mai; al massimo si scalda, si dilata e fonde” e ben si connette con l’altro travisamento “una centrale non è una bomba e non può esplodere come una bomba”. I fatti dimostrano esattamente il contrario: il 10 aprile 2003 nella centrale di Paks in Ungheria fu scongiurato il pericolo di un’esplosione nucleare grazie ad un pronto e non semplice intervento di raffreddamento di 30 barre di combustibile del nucleo del reattore. Dunque, se per un verso non è possibile escludere a priori il rischio di esplosione del nocciolo, dall’altro occorre riaffermare – cosa che l’autore del video si guarda bene dal fare – che l’autodistruzione del reattore è in sé il maggiore dei pericoli e che può essere innescato, come accadde a Fukushima, anche da eventi di “ordinaria amministrazione” quali, ad esempio, la distruzione dell’impianto refrigerante e/o la mancata alimentazione delle pompe.

    Una centrale nucleare, in caso di incidenti, anche se non esplode è, comunque, una bomba i cui effetti biologici (ad es., sindrome acuta da radiazioni e aumento dell’incidenza del cancro), psicologici e sociali sono estremamente gravi e duraturi, così come dimostrato da studi condotti sia in Italia (vedi il caso della Centrale del Garigliano) che all’estero [2].

    Inoltre, il rassicurante messaggio contenuto nel video “ci preoccupiamo di poche scorie stoccate in barili a prova di bomba che in 70 anni di attività di un paese occupano un solo capannone”, è fuorviante perché si limita a considerare l’aspetto quantitativo, senza toccare i risvolti più critici.

    Da un punto di vista del tutto generale, le scorie, tante o poche che siano, sono un problema non risolto che lasciamo sulle spalle delle prossime generazioni; come è stato giustamente sottolineato in un articolo uscito su Chemical&Engineening News del 5 maggio 2008 “it is at best irresponsible, at worst a crime, to leave the waste to be addressed by generations not yet born.”.

    Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, trascorsi oltre 30 anni dalla chiusura degli impianti, la questione delle scorie è tutt’altro che risolta. In Germania la penetrazione di una soluzione salina nelle caverne sotterranee del deposito di Asse, dove dal 1967 al 1978 furono portati 125.787 container di scorie radioattive (per il 90% provenienti da centrali nucleari), ne ha compromesso la tenuta stagna. 

    Parimenti critica risulta la situazione delle scorie in Francia: ad Aube, dei due centri di stoccaggio che ospitano il 90% dei residui radioattivi prodotti ogni anno in Francia, uno si sta avvicinando alla saturazione e per alcuni rifiuti non c’è ancora una soluzione. Inoltre, una recente inchiesta della rete televisiva Artè ha svelato che la Francia ha stoccato in Siberia presso il complesso atomico di Tomsk-7 e in modo totalmente abusivo (a cielo aperto) il 13% delle sue scorie radioattive. 

    Inoltre, non viene toccato il problema della dismissione di una centrale nucleare che di scorie ne lascia tante e di difficilissima gestione; il sito che ha ospitato una centrale porta indelebili i suoi segni: enormi silos, in cui vengono “tombate” le scorie e le parti dell’impianto, che per ragioni di sicurezza non possono essere toccati per tempi lunghissimi e di cui, ancora una volta, si dovranno occupare le future generazioni.

    Sempre nel video si minimizzano gli “effetti di un attacco militare” agli impianti, materializzatosi nell’agosto scorso a Zaporizhzhia e in settembre a Pivdennoukrainsk, in Ucraina.

    In generale, gli impianti nucleari non sono progettati in funzione di un possibile danno derivante da un attacco militare perché, con una visione assolutamente miope, si considera quale unica fonte di pericolo il danneggiamento delle strutture che contengono il reattore. È, invece, facile dimostrare che per provocare un disastro, ad esempio simile a quello di Fukushima, sarebbe sufficiente indirizzare l’attacco militare al sistema di raffreddamento delle vasche che permettono di controllare la temperatura dei reattori.

    Per il caso di Zaporizhzhia, l’Istituto Affari Internazionali ha formulato lo “Scenario Fukushima”, richiamando l’attenzione sulleconseguenze dell’interruzione della refrigerazione del nocciolo e delle piscine del materiale spento: esplosioni di idrogeno, incendi locali, esplosioni di vapore acqueo, rottura delle barre di combustibile fino alla fusione del nocciolo nel corium e penetrazione del contenitore, con rilascio di materiale radioattivo.

    Inoltre, qualora fosse bombardata l’area di stoccaggio a secco del combustibile nucleare esaurito, le strutture di contenimento del combustibile potrebbero danneggiarsi liberando isotopi radioattivi che andrebbero a contaminare le zone circostanti l’impianto, rendendo necessarie contromisure di sanità pubblica per la popolazione locale.

    Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, a proposito dei ripetuti attacchi missilistici alla centrale ha dichiarato: “Ogni volta è come se tirassimo i dadi. E se permettiamo che questo continui, un giorno la nostra fortuna si esaurirà”.

    Nel video si tace, ovviamente, sulla “connessione tra usi civili ed usi militari” del nucleare; è, invece, noto che i cicli del combustibile e della fissione nelle applicazioni pacifiche e non pacifiche funzionano spesso in parallelo; tecnologie e conoscenze sono spesso adatte ai due usi, soprattutto negli stati con regimi autocratici. Il caso tipico è quello dell’Iran, con il suo programma militare clandestino svolto in parallelo a quello civile, dove la AIEA ha rilevato particelle di uranio arricchito all’83,7 per cento, non lontano dalla soglia del 90 per cento necessaria per la produzione di un ordigno.

    E, comunque, anche in assenza di programmi militari clandestini, la catena del nucleare a uso civile ben si presta ad essere utilizzata per applicazioni militari: questo vale per gli impianti di arricchimento dell’isotopo fissile dell’uranio (U-235), per i reattori di ricerca e commerciali, per gli impianti e la tecnologia di ritrattamento e, infine, per i siti provvisori di stoccaggio del plutonio, dell’uranio e di altri materiali fissili.

    Affermare poi che “Il nucleare fa paura perché ci appare ancora misterioso, per questo ci ricordiamo di quei 2 grossi incidenti successi in 70 anni di attività” è puro negazionismo; in realtà negli ultimi 50 anni si contano numerosi incidenti, tra i quali almeno 5 gravi: oltre a Chernobyl (1986) e Fukushima (2011), si devono aggiungere quello già citato all’impianto di Three Mile Island (1979) e quelli alle centrali nucleari di Kyshtym (1957) e di Windscale Piles (sempre 1957). Fra l’altro, è molto probabile che non tutti gli incidenti nucleari siano stati dichiarati in quanto legati a sviluppo di programmi militari clandestini.

    Inoltre, il nucleare “fa paura” non perché sia oggetto opaco e misterioso come si dice nel video, ma proprio perché vi è consapevolezza dei rischi associati all’opzione nucleare. Ad esempio e giustamente, l’Italia, pur non avendo centrali funzionanti sul suo territorio, data la presenza di 13 impianti a meno di 200 chilometri dai suoi confini si è dotata di un Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari; tra gli obiettivi del Piano figurano la definizione e l’attuazione di “…misure per la tutela della salute pubblica e delle produzioni, con particolare riguardo alle misure protettive e alle strategie di protezione dei cittadini, nonché i controlli delle filiere produttive e le restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari”.

    Sui “costi del nucleare” la narrazione proposta nel video falsifica la realtà, ignorando la conclusione a cui si perviene dopo aver analizzato le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA): il nucleare non costerà poco e sarà in grado di reggersi unicamente in virtù di un robusto sostegno finanziario di fonte governativa. Non potrebbe essere altrimenti considerati gli ingenti costi di realizzazione degli impianti, su cui incide il peso degli oneri finanziari dovuti ai lunghi tempi di costruzione, stimati ottimisticamente dalla IEA in 10 anni nel Regno Unito, 9 in India e negli Usa, e 6 in Cina.

    Non solo le vecchie ma anche le nuove centrali non risultano competitive sia rispetto ai costi che ai tempi di costruzione: Flamanville 3 in Francia avrebbe dovuto avere un costo di 5 miliardi di euro lievitati a 13,2, secondo Electricité de France, e a 19 per la Corte dei conti francese; la costruzione avviata nel 2007 si sarebbe dovuta concludere dopo molti ritardi nel 2022, ma secondo Alain Morvan, direttore del progetto, l’impianto verrà caricato con il combustibile solo nel primo trimestre del 2024. La Finlandia ha invece terminato la costruzione di Olkiluoto con un ritardo di 12 anni rispetto ai tempi pianificati e con costi triplicati.

    La sequela di mistificazioni contenute nel video si alimenta anche del capitolo relativo “all’impronta carbonica” delle centrali in rapporto all’energia prodotta, che l’autore, non senza audacia e con tanto di grafico, proverebbe essere inferiore rispetto a quella delle fonti rinnovabili.

    La quantità di CO2 emessa dal nucleare deve essere calcolata tenendo conto di tutte le fasi del ciclo di vita degli impianti – dall’estrazione dell’uranio fino alla dismissione delle centrali – senza tralasciare le emissioni legate al trasporto e allo stoccaggio delle scorie radioattive.

    Ciò premesso, secondo i dati forniti dall’Agenzia per l’ambiente tedesca, il valore delle emissioni generate dal nucleare risulta elevato: oltre il triplo del fotovoltaico (33 g/kWh), circa 13 volte quello delle centrali eoliche (tra i 9 e i 7 g/kWh) e quasi 30 volte quello degli impianti idroelettrici (4 g/kWh).

    Inoltre, secondo lo studio Differences in carbon emissions reduction between countries pursuing renewable electricity versus nuclear power”, pubblicato il 5 ottobre del 2020 sulla rivista Nature Energy, le energie rinnovabili sono fino a 7 voltepiù efficaci nel ridurre le emissioni di carbonio rispetto all’energia nucleare.

    rsten Würth su Unsplash

    L’ostracismo nei confronti delle rinnovabili trova riscontro in un altro passaggio del video in cui si afferma che “Questa filiera, in rapporto all’energia prodotta, genera un inquinamento e un’emissione di CO2 che supera pure quella del nucleare, facendoci poi dipendere da stati come la Cina”.

    Delle emissioni di CO2 si è già detto. Quanto alla debolezza della filiera nazionale ed europea relativa alle rinnovabili e alla conseguente dipendenza dalla Cina, il nodo è e resta tutto politico. Nel suo report “Solar PV Global Supply Chain” pubblicato a giugno di quest’anno, la IEA afferma che “… Le nazioni possono migliorare la resilienza investendo per diversificare la produzione e le importazioni”.

    Per quanto concerne l’Italia, il PNRR destina risorse alla realizzazione/modernizzazione di impianti per la produzione di moduli fotovoltaici nei siti di Modugno (pannelli flessibili) e Catania, dove ENEL punta a raggiungere l’obiettivo di produrre 3000 MW di pannelli al 2024.

    In merito alla dipendenza dalla Cina, le attuali tecniche consentono di riciclare fino al 88-90% del modulo fotovoltaico, generando circa 17-18 kg di materie prime seconde per ogni pannello. Ragion per cui è importante investire su nuove tecnologie che consentano di accrescere la percentuale di riciclo dei moduli, il conseguente recupero di silicio da utilizzare per nuove produzioni, nel rispetto dei dettami dell’economia circolare, e, quindi, di diminuire la dipendenza dai paesi esteri.

    Non altrettanto può dirsi del combustibile che alimenta i reattori, presente in soli cinque paesi al mondo, tra cui anche la Russia, con le sue 486.000 tonnellate, pari all’8% delle riserve mondiali, e il Kazakistan, con 906.800 tonnellate, pari al 15% delle riserve mondiali, e primo produttore al mondo, ma teatro di dure repressioni del dissenso interno.

    Altro punto dolens del video è quello della presunta “assenza di infiltrazioni mafiose e malavitose” in un settore a così alta specializzazione. L’accertato “zampino” della yakuza, la temibile mafia giapponese, nella gestione della decontaminazione di Fukushima, e alcuni cablogrammi di Wikileaks che chiariscono il ruolo delle cosche nella gestione dei traffici illeciti di rifiuti nucleari in transito dal Porto di Gioia Tauro, smentiscono la fantasiosa narrazione dell’autore.

    Al capitolo “mafia atomica” appartengono anche alcune delle pagine più oscure e dolorose del nostro paese: l’esecuzione, avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, della giornalista Ilaria Alpi, rea di aver indagato su un traffico internazionale di armi e rifiuti tossici radioattivi, e la morte, avvenuta in circostanze misteriose, dell’ufficiale della Marina Militare, Natale De Grazia, in servizio presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria e impegnato in una delicata indagine sull’affondamento delle navi dei veleni nei mari della Calabria.

    La denigrazione delle rinnovabili prosegue associando allo sviluppo delle rinnovabili l’incremento del consumo di suolo e richiamando l’avversione delle comunità locali nei confronti di “pannelli fotovoltaici e pale eoliche”.

    Anche in questo caso la smentita viene dai “freddi numeri”: secondo un recente studio condotto in Italia [3] nel 2020, l’energia solare potrebbe alimentare l’Italia senza utilizzare ulteriore suolo.

    Per raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), rivisti alla luce del Green Deal U.E., si prevede che entro il 2030 il fotovoltaico debba fornire almeno 100 TWh di energia elettrica, 4 volte in più rispetto al 2020. Ipotizzando che questa energia venga generata da impianti solari a terra, si occuperebbe un’area di poco superiore ai 1.000 km2, grosso modo pari alla superficie della provincia di Pistoia e corrispondenti a circa il 5% del consumo di suolo in Italia, contro una quota del 40% ricoperta da strade e circa del 30% occupata dagli edifici.

    Esistono tuttavia diverse alternative per ridurre ulteriormente il consumo di suolo: ad esempio, attraverso il revamping e il repowering degli impianti esistenti, utilizzando moduli più efficienti (passando dall’attuale 21-22% al 30% entro il 2030, si potrebbero produrre 300 TWh, doppiando abbondantemente il target del Green Deal) e, anche, con soluzioni riguardanti l’integrazione del fotovoltaico sui tetti degli edifici o l’uso del fotovoltaico galleggiante sull’acqua.

    Quanto all’atteggiamento delle amministrazioni e delle comunità locali nei confronti dell’eolico, è dimostrato che giocano un ruolo a favore della realizzazione dei progetti fattori quali una buona pianificazione, il concreto coinvolgimento dei territori, un’informazione preventiva, tempestiva e trasparente, il rispetto delle norme che regolano i permessi, il grado di integrazione dei progetti con il tessuto economico-sociale locale, ecc. (si veda, ad esempio, il caso dell’impianto eolico in località Tocco da Casauria, 3,2 MW, anno 2006).

    Di contro, sappiamo per certo che in Italia il culmine dell’opposizione pubblica a piani energetici è stato raggiunto solamente in occasione delle due consultazioni referendarie sullo sviluppo del nucleare civile. La prima consultazione, nel 1987, si articolò su tre quesiti: il numero dei votanti fu pari al 65,1% degli aventi diritto e per tutti e tre i quesiti la maggioranza dei votanti di espresse contro l’opzione nucleare. Stessa sorte toccò al nucleare nel 2011: il numero dei votanti fu il 54,79% degli aventi diritto e il 94,5% dei votanti si espresse per la seconda volta contro lo sviluppo del nucleare in Italia, a dispetto di quanti, politici e non, avevano fino ad allora sostenuto e continuavano ad avere un atteggiamento neutrale nei confronti di quel settore.

    Per giustificare la necessità di installare impianti nucleari il video continua la sua crociata contro le rinnovabili accusando queste fonti di una variabilità intrinseca con la conseguente impossibilità di stabilizzare il sistema elettrico. In realtà sono sempre più diffusi e facilmente reperibili studi tecnico-scientifici che mostrano come sia possibile sviluppare un sistema elettrico basato sul 100% di rinnovabili, senza utilizzare fonti fossili e senza costruire nuove centrali nucleari [4]. Un tale obiettivo è realizzabile anche in Italia; ad esempio, l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, intervistato da diverse testate giornalistiche (vedi Il Messaggero del 5/10/22), non ha mostrato perplessità per l’imponente crescita delle rinnovabili sul sistema elettrico da lui amministrato e Francesco Starace, ingegnere nucleare a capo di Enel Spa, ha dichiarato la sua totale contrarietà a un nuovo programma nucleare italiano basato sulle tecnologie oggi disponibili (vedi intervista a Open del 13/1/22).

    Nonostante la recente propaganda distorta e dannosa, i numeri parlano chiaro: in tutto il mondo le rinnovabili sono in crescita esplosiva, mentre il nucleare è sostanzialmente residuale o in fase calante. Allora, i nostri giovani dovrebbero guardare responsabilmente al loro futuro affidandosi non a un divertente cartone animato, ma a seri dati scientifici.

     di Enrico Gagliano, Vittorio Marletto, Margherita Venturi – Energia per l’Italia

    Riferimenti

    [1] Andrew Leatherbarrow, Melting Sun: The History of Nuclear Power in Japan and the Disaster at Fukushima Daiichi, Nielsen, 2022.

    [2] “Special Report: Counting the dead”, Nature, 440, 982, 2006 (doi.org/10.1038/440982a); J.-C. Nénot, “Radiation accidents over the last 60 years”, Journal of Radiological Protection, 29, 301, 2009 (doi.10.1088/0952-4746/29/3/R01).

    [3] IAPI: ItaliAn network for Photovoltaic R&I, A Strategic Plan for Research and Innovation to Relaunch the Italian Photovoltaic Sector and Contribute to the Targets of the National Energy and Climate Plan2020.

    [4] https://www.unep.org/resources/report/renewables-2022-global-status-report; C. Breyer et al., “On the History and Future of 100% Renewable Energy Systems Research,” IEEE Access, 10, 78176, 2022 (doi.10.1109/ACCESS.2022.3193402).

    L’aggiornamento del PNIEC dovrà essere consegnato a Bruxelles a giugno 2024

    Il nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) potrebbe contenere il primo accenno concreto all’impiego dell’energia nucleare. Non per il medio termine, ovviamente, quanto piuttosto per lo sforzo di decarbonizzazione al 2050. A rivelarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin un giorno prima del Vertice G7 di Torino.

    Il numero uno del MASE ha da sempre sostenuto la validità dell’energia dell’atomo come strumento di decarbonizzazione energetica, nonostante le chiare difficoltà di riuscire ad inserire una simile fonte nel contesto nazionale. Ecco perché nel 2023 il dicastero ha  istituito la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS). Il network, coordinato dal MASE con il supporto di Enea e RSE, ha l’obiettivo di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alla crescita della filiera industriale nazionale (già attiva nel comparto).

    Lo scenario nucleare nel PNIEC italiano

    Il passaggio nel PNIEC italiano appare come una mossa, per alcuni versi, abbastanza prevedibile. Il Piano deve essere consegnato entro giugno 2024 alla Commissione europea nella sua versione ufficiale, integrando in teoria tutte le richieste avanzate da Bruxelles rispetto alla bozza 2023. A partire da nuovi dettagli su come il Belpaese intenda raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici 2030. Con particolare attenzione alle azioni di riduzione delle emissioni. Secondo quanto riporta l’esecutivo UE, infatti, “il piano fornisce proiezioni di emissioni che dimostrano che con le politiche e le misure aggiuntive proposte nel progetto di PNEC aggiornato, l’Italia non è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo nazionale di gas serra di -43,7% nel 2030 rispetto ai livelli del 2005. Secondo le proiezioni dell’Italia, il target sarebbe inferiore di 6,7-8,7 punti percentuali”.

    Il possibile scenario “nucleare” su cui sta lavorando la PNNS riguarda però il lungo termine, ossia le politiche dal 230 alla metà del secolo. Spiega il ministro Pichetto “L’aggiornamento del PNIEC, da trasmettere alla Commissione europea entro giugno 2024, riporterà anche analisi di scenario contenente una possibile quota di energia prodotta da fonte nucleare nel periodo 2030-2050. Tale quota sarà ricavata dai dati, basandosi su valutazioni comparative rispetto al mix energetico attuale. Tali analisi sono tutt’ora in corso di studio da parte di uno specifico Gruppo di lavoro della Piattaforma”.

    Si studiano nuove proposte normative e di governance

    Ma per portare il nucleare in Italia e inserire l’atomo nel mix elettrico nazionale servirà anche mettere mano a norme, regolamenti e incentivi per non parlare delle politiche di governance. E al momento l’Italia fatica anche a realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

    Come muoversi su questo fronte? Il Ministro ha rivelato di aver dato mandato al giurista Giovanni Guzzetta, di costituire un gruppo di alto livello per ridisegnare l’ambito legislativo del sistema regolatore italiano “per accogliere un eventuale programma di ripresa della produzione nucleare in Italia“, con la definizione, inoltre, di “un quadro normativo specifico per l’energia da fusione”.

    Atto Camera

    Mozione 1-00295
    presentato da
    SQUERI Luca
    testo presentato
    Mercoledì 12 giugno 2024
    modificato
    Mercoledì 26 giugno 2024, seduta n. 314
      La Camera,

    premesso che:

    1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un percorso di consultazione pubblica ed elaborazione avviato nel dicembre 2018. Tra i principali obiettivi: una percentuale di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) nei consumi finali lordi di energia pari al 30 per cento, la riduzione dei «gas serra», rispetto al 2005, per tutti i settori non ETS del 33 per cento, il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;

    2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio europeo, è stato successivamente sancito dalla legge europea sul clima (regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto l'obiettivo, da conseguire entro il 2030, di ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;

    3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55 (Pronti per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, per consentire il raggiungimento di questo nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;

    4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi accelerando la transizione e costruendo un sistema energetico più resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435 del 27 febbraio 2023, è stato consentito agli Stati membri di inserire appositi capitoli REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato alla Commissione europea le conseguenti modifiche al Piano nazionale ripresa resilienza, accolte dalla Commissione europea, (COM(2023) 765 Def) il 24 novembre 2023 e dal Consiglio europeo l'8 dicembre 2023;

    5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1° gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli investimenti considerati sostenibili dal punto di vista ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio 2023 è possibile investire in nuove centrali nucleari realizzate con le «migliori tecnologie disponibili» e fra gli investimenti sostenibili le attività di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie è stato inserito il nucleare di quarta generazione. Quanto al gas, le centrali con permesso di costruzione rilasciato entro il 2030, dovranno sostituire vecchi impianti a combustibili fossili con altri più efficienti del 55 per cento dal punto di vista delle emissioni ed essere programmate per passare, dal 2035, a gas rinnovabile;

    6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso, prevedendo che le emissioni di gas a effetto serra degli Stati membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005 determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3 del regolamento stesso (trasporti, residenziale, terziario, industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti, l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento rispetto ai livelli del 2005;

    7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, mentre la versione finale del documento deve essere trasmessa entro giugno 2024, sviluppandosi nelle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione (riduzione delle emissioni e energie rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;

    8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima 2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per il 2030 la conseguente riduzione dell'emissione di gas serra, una quota del 40 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (e del 65 per cento nel settore elettrico);

    9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del 2021 ai 122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del 62 per cento delle emissioni ETS e del 35-37 per cento delle emissioni ESR, la promozione della produzione industriale a basse emissioni di carbonio, nonché una maggiore elettrificazione nel mix energetico;

    10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato energia e clima 2023 prevede che per rispettare la traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai livelli del 2005, sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti e civile (residenziale e terziario);

    11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori, l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza energetica al primo posto);

    12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si prevede di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021, da 11.290 a 28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW quella solare, mentre restano sostanzialmente stabili le potenze installate nei settori dell'idroelettrico e della geotermia. In calo la produzione da bioenergie. In termini di produzione annua si prevede di incrementare l'eolico da 20 a 64 TWh, il solare da 25 a 99 TWh, mentre si prevede una sostanziale stabilità per l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh) e un calo per le bioenergie da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);

    13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili termiche (FER-C), le misure dovranno essere coordinate con l'efficienza energetica, in particolare per gli edifici. È previsto l'obbligo di integrazione delle rinnovabili termiche negli edifici, la riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, l'obbligo di fornitura di calore rinnovabile per vendite di calore sopra i 500 tep, unitamente all'incentivazione della produzione di energia rinnovabile termica di grande taglia con sistemi competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno sempre più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL e DME rinnovabile) e idrogeno (in particolare in ambito industriale);

    14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030 è stimato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in 830,3 miliardi di euro, tra il 2023 e il 2030 dei quali 524,9 miliardi a carico del settore dei trasporti (solo veicoli) 134,2 miliardi nel settore dell'edilizia residenziale, 43 miliardi nel terziario, 37,2 per le reti del sistema elettrico, 69,4 nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel fotovoltaico e 24 nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di accumulo (batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti in idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);

    15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima 2023 e le risorse rese disponibili nei vari fondi europei, appaiono del tutto esigue e sottostimate, ove si consideri che la Commissione UE prevede, nelle linee guida per l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, la necessità di valutare gli impatti sociali ed economici delle misure di transizione, da accompagnare con politiche che impediscano l'acuirsi delle differenze sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori e contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo le risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di euro di cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e il 25 per cento con risorse proprie degli Stati), sembrano essere esigue rispetto agli impatti delle diverse politiche pubbliche messe in campo. Il solo costo della direttiva Case green è stato stimato a livello europeo in 275 miliardi di euro l'anno dal 2024 al 2030;

    16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE) 2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e i biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili, questo anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso una graduale transizione anche il sistema produttivo principale del nostro paese caratterizzato da imprese di medio-piccole dimensioni;

    17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in sede europea una proposta volta al riconoscimento degli incentivi a impianti la cui componentistica e tecnologia sia in gran parte costruita nell'Unione europea anche per incentivare gli investimenti in Europa e concorrere alle logiche di filiera industriale che gioverebbe al sistema Italia;

    18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel 2023 dall'Unione europea attraverso il Critical Raw material act quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca, estrazione di terre rare e altre materie prime critiche e strategiche, riciclo delle stesse e avvio di processi industriali e tecnologici per la surroga di tali elementi. Ad oggi il settore mondiale delle batterie sta conoscendo un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo dei prezzi e l'introduzione di nuove tecnologie di sostituzione o complementari. Proprio su questo fronte vi sono prospettive interessanti per la tecnologia agli «ioni-sodio» e le batterie termiche dove l'industria italiana può rivestire un ruolo da assoluta protagonista per la presenza di importanti progetti in tale settore;

    19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza come fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia è il primo importatore europeo di materia prima legnosa. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media europea) se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte fossile. La gestione sostenibile delle foreste, unitamente alla previsione di politiche per la mitigazione degli incendi, migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e ha grande disponibilità di acqua;

    20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della terra) e programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un elevato potenziale geotermico presente nel 60 per cento del territorio italiano. L'Italia con oltre 30 impianti geotermoelettrici, attivi nel settore elettrico, per una potenza di 817 MW ed una produzione nel 2022 di 5.837 GWh, pari al 6 per cento circa della produzione elettrica da FER e al 2 per cento circa della produzione elettrica complessiva nazionale, si pone da molti anni al primo posto dei Paesi dell'Unione Europea in termini di capacità installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia mediante impianti di sfruttamento diretto del calore geotermico, che in impianti di sfruttamento del calore geotermico tramite pompa di calore. La geotermia, oltre ad essere una delle principali fonti rinnovabili per riscaldamento, raffreddamento e per la produzione programmabile di energia elettrica, risulta il mezzo più sostenibile per estrarre litio e altre materie prime critiche dai fluidi geotermici;

    21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe (volume d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza maggiore di 15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono ancora in attività e sono date in concessione soprattutto per la produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui seguono gli usi irriguo potabile e industriale. La capacità d'invaso è di circa 14 chilometri cubi. Con interventi di manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine secondo alcuni studi si potrebbe avere un incremento di produzione di 25 TWh annui al 2030 (circa il 40 per cento in più). In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro;

    22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con 1.600 impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di biometano (biogas depurato da CO2) prodotti e 12 mila occupati. La produzione di biogas si avvale oggi di tecnologie all'avanguardia, quali la digestione anaerobica dalla quale deriva un digestato considerato efficace fertilizzante. La produzione di biogas ha effetti a cascata sulla filiera agroalimentare, perché oltre all'energia e alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente dell'acqua, accompagna tecniche di produzione basate sul precision farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma soprattutto accresce la competitività degli allevamenti preservando il futuro di una filiera fondamentale per il made in Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento dei reflui zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a una percentuale del 65 per cento con una produzione di 6,5 miliardi di metri cubi e la creazione di altri 25 mila posti di lavoro. Nel Piano nazionale ripresa resilienza la Missione 2 nella Componente C1 «Economia circolare e agricoltura sostenibile» è previsto lo sviluppo del biometano di origine agricola o da Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da destinare al greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5 miliardi metri cubi, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione sia del settore dell'industria, soprattutto quella Hard To Abate che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa in aggiunta al biometano, l'Italia è fortemente impegnata nello sviluppo delle produzioni di bioGPL e di altri gas rinnovabili (es. DME);

    23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente superpotenza nel settore delle energie rinnovabili, acquisendo in sostanza una leadership tecnologica, industriale, commerciale nell'eolico e nel fotovoltaico, nella supply chain della mobilità elettrica (delle terre rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai massicci investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due terzi. Se non adeguatamente sorretto da una industria europea, il mantra della transizione energetica al dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in una dipendenza eccessiva dalle forniture cinesi e di mettere a repentaglio importanti catene di valore della meccanica europea;

    24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle biomasse, della geotermia, della produzione di biogas l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;

    25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera il 9 maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia e ad adottare iniziative volte ad includere la produzione di energia atomica all'interno della politica energetica europea, riaffermando in quella sede una posizione volta a mantenere nella tassonomia degli investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;

    26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il secondo settore industriale europeo, sia in termini di competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività nel settore, a livello EU e internazionale. Inoltre, l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari europei. I ricercatori italiani e alcune infrastrutture sperimentali sono ben conosciuti e apprezzati nel mondo. Grazie a queste caratteristiche, l'Italia è oggetto di particolare attenzione, in particolare dalla Francia ed ultimamente dagli Stati Uniti, per la costituzione di una supply chain nucleare europea, finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove tecnologie; la formazione delle risorse umane; la realizzazione di nuove politiche energetiche che integrino in maniera sinergica fonti rinnovabili e nucleare;

    27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può quindi giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia allo sviluppo sia alla realizzazione delle nuove tecnologie nucleari in programmazione nei Paesi EU, seguendo le storiche orme dei «due Enrico»: Fermi, inventore dell'energia nucleare nel 1942, e Mattei, il primo a realizzare una centrale nucleare in Italia, a Latina, nel 1960;

    28) nella definizione della strategia energetica nucleare del nostro Paese, occorre considerare la definizione di partnership con gli altri Stati europei impegnati sul tema, anche al fine di incrementare il know how e le capacità industriali. In tale percorso sarebbe opportuno valutare la definizione di un'autorità indipendente di sicurezza nucleare nazionale con un'adeguata dotazione organica;

    29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, appare necessario individuare altresì una Nuclear energy programme implementing organization (Nepio) con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il compito di coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente di tutte le infrastrutture di base,

    impegna il Governo:

    1) in relazione all'adozione della versione definitiva del Piano nazionale integrato energia e clima ad adottare iniziative volte:

    a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del Piano nazionale integrato energia e clima;

    b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima, sulla base del principio della neutralità tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili o sostenibili con bassa emissione di CO2, sia termiche che non, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in termini di miglioramento della qualità dell'aria;

    c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più efficiente delle risorse pubbliche;

    d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto pubblico e ferroviario, e, contemporaneamente, a supportare lo sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre fonti rinnovabili;

    e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di diverse opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei settori hard to abate quali l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano e la Carbon capture and storage (Ccs), con un approccio integrato che non escluda nessuna di queste opzioni, ma che allo stesso tempo promuova e faciliti l'accesso a quelle più efficaci per ciascun ambito;

    f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione, nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando gli obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica basate sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo i reattori nucleari di piccole dimensioni (Smr), i piccoli reattori nucleari avanzati (Amr), i microreattori e le macchine a fusione;

    2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare iniziative di competenza volte a:

    a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli strumenti di programmazione economica necessari ad attuare il Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030, valutando non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto economico, finanziario, sociale nonché sul sistema produttivo delle misure poste in essere per il raggiungimento dei target;

    b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul settore civile, dei trasporti e sulle tematiche socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per il monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare riferimento alla sostenibilità degli oneri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali e alle risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei settori che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione energetica;

    c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle rinnovabili (elettriche, termiche e nei trasporti) e degli interventi di efficientamento energetico, con particolare attenzione a progetti integrati ed ai progetti di decarbonizzazione di impianti industriali;

    d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche, tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo altresì nel processo di efficientamento nella produzione di energia termica e di riduzione costante dei livelli emissivi;

    e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito geotermico e delineare una strategia nazionale di massimizzazione dello sfruttamento di tale risorsa;

    f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine degli impianti idroelettrici, al fine di massimizzarne la producibilità;

    g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che impediscono il rapido avvio degli investimenti per l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici, anche in termini di stabilità della rete, derivanti dalla programmabilità della produzione di energia idroelettrica e della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa «acqua»;

    h) a proporre soluzioni anche in sede di Unione europea, finalizzate ad eliminare le distorsioni di prezzo tra i diversi Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra competitività industriale;

    i) a realizzare la transizione verso una mobilità sostenibile che tenga in dovuta considerazione la necessità di intervenire anche su settori quali l'aviazione e il marittimo, ove la decarbonizzazione può essere meno supportata dall'elettrificazione dei consumi;

    l) a continuare l'incentivazione della produzione di biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu, attraverso nuovi sistemi di incentivi per il periodo post 2026 che, tenendo conto dei tempi di autorizzazione e realizzazione degli impianti, arrivino oltre il 2030, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione del settore dell'industria che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa, nonché ad implementare misure di sostegno allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti (bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del settore industriale e di quello dei trasporti;

    m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon capture and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative progettuali, a partire da quelle nell'area dell'Alto Adriatico, individuando la governance della filiera, la regolazione tecnico economica delle attività di trasporto e stoccaggio, dei sistemi di supporto e degli strumenti di garanzia;

    n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di fuori dell'Unione europea;

    o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della rete elettrica di trasmissione e garantire un efficace meccanismo di gestione delle richieste di connessione, attraverso la commisurazione del costo della connessione non solo alla capacità impegnata ma anche alla durata dell'impegno e, contemporaneamente, mediante la determinazione della decadenza delle richieste di connessioni non supportate da ragionevoli aspettative di conferma e attivazione;

    p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Pniec, a valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle normative internazionali ed europee e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità amministrativa indipendente di regolamentazione competente in materia di autorizzazione tecnica, certificazione, realizzazione, gestione e dismissione degli impianti nucleari, di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le funzioni e i compiti di Autorità nazionale per la regolamentazione tecnica e le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il controllo, anche ispettivo, e la vigilanza degli impianti, nonché a valutare l'opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell'industria nazionale nel settore nucleare, nell'ottica di renderla più competitiva rispetto agli attori internazionali, creando le migliori condizioni per lo sviluppo di una filiera italiana;

    q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
    (1-00295) (Testo modificato nel corso della seduta) «Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo, Cortelazzo, Zucconi, Barabotti, Alessandro Colucci, Battistoni, Benvenuti Gostoli, Bof, Semenzato, Casasco, Foti, Montemagni, Mazzetti, Iaia, Pizzimenti, Polidori, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rotelli, Rachele Silvestri».

 

 

 

 

 

 

 

Nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, c’è un piccolo paese di poco più di 200 abitanti, in cui il sole non brilla da novembre a febbraio.

Stiamo parlando di Viganella, il piccolo paese immerso nella Valle Antrona che, però, non è rimasto in penombra e, grazie all’impegno del suo ex sindaco, ha ritrovato la luce con una soluzione ingegnosa.

Viganella e lo “Specchio del Sole”

Gli abitanti del piccolo borgo di Viganella hanno saputo adattarsi agli 83 giorni di buio, che ogni anno caratterizzano l’inverno del paese, da novembre a febbraio.

Viganella, infatti, si trova in una posizione particolare, proprio in mezzo ad alcune montagne che impediscono al sole di raggiungerlo durante i mesi invernali.

La penombra è però finita nel 2006, quando l’allora sindaco del paese, Franco Midali, con la collaborazione dell’amico architetto Giacomo Bonzani, ha inaugurato il cosiddetto “Specchio del Sole”.

Si tratta di uno specchio gigante – 8 metri di larghezza per 5 di altezza – situato in una posizione strategica su una montagna vicina, che riflette i raggi del sole sul paese.

Tramite un sistema di motori elettrici comandati da computer, lo specchio viene ruotato in modo da catturare i raggi solari e rifletterli sul paese, creando così un’illuminazione artificiale durante i mesi invernali.

Nella notte viene riposizionato in modo che il mattino seguente possa ripartire dalla posizione prestabilita e fare il proprio lavoro durante l’arco della giornata.

Sei ore di sole assicurate ogni giorno fino al 2 di febbraio, data in cui il sole torna a illuminare il piccolo borgo, evento festeggiato in grande dagli abitanti di Viganella.


 


Cosa vedere a Viganella: curiosità

Lo specchio gigante di Viganella non è la sola attrazione di questa curiosa località: posto a 1000 metri sopra il mare e a ridosso del confine svizzero, Viganella è la meta perfetta per gli amanti delle escursioni alpine.

Proprio dal centro di Viganella, nei pressi della chiesa seicentesca dedicata alla natività di Maria Vergine, parte un sentiero che porta alle tracce ancora esistenti delle miniere di ferro di Ogaggia.

Un altro consiglio? Percorrete il sentiero che da Viganella conduce all’Alpe Cavallo, passando attraverso diversi alpeggi, tra foreste e ruscelli di montagna.

 

 

 

 

 

Sistema di Gestione e Controllo PRNN

https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/sistema-di-gestione-e-controllo

 

 

DIRITTO ALLE VISITE SANITARIE  GRATUITE

www.sportellisalute.lo.it/sito/

 

 

 

Le telecomunicazioni sono un asset strategico per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese. La disponibilità di una infrastruttura di telecomunicazioni performante è determinante ai fini della competitività. È dunque essenziale essere informati su quello che sta accadendo nel settore anche per capire in che direzione sta andando il Paese.

Ecco una lista delle fonti più affidabili.

Mimit: il ministero per le Imprese e Made in Italy è diviso in sezioni. La sezione “Comunicazioni” è organizzata in due sotto-sezioni: una dedicata alla banda ultralarga dove è possibile accedere al catasto delle infrastrutture e al portale bandaultralarga.italia.it dove è possibile monitorare lo stato dei lavori. L’altra sezione è dedicata a Internet con tutte le info relative all’Internet governance, la sicurezza informatica, le autorizzazioni ai provider e la normativa sull’accessibilità. Nella sezione Media disponibili gli ultimi annunci e azioni del ministero per accelerare sulla diffusione della connettività in Italia.

Infratel: la società di Invitalia è impegnata in interventi di infrastrutturazione del Paese, per il superamento del digital divide e l’abilitazione alla diffusione di servizi di connettività avanzati. Si può accedere alla Data Room, lo spazio online progettato per condividere i dati che sono alla base degli interventi di infrastrutturazione digitale su tutto il territorio nazionale. Inoltre è presente il link al portale del piano nazionale banda ultralarga per monitorare lo stato dei lavori e aanche quello del progetto “Wifi Italia”.

Corecom: i Comitati regionali per le comunicazioni sono gli organi funzionali di Agcom sul territorio. Sui portali regionali attività, stato dell’arte sulla diffusione delle reti e ricerche.

FONTI ISTITUZIONALI EUROPEE E INTERNAZIONALI
Dg Connect: è la direzione della Commissione europea per le Reti di comunicazione dove è possibile trovare tutto il programma di lavoro della Commissione, i piani strategici e di gestione e infine le relazioni annuali delle attività con i risultati e risorse utilizzate dalla direzione anno per anno.

Etsi: lo European Telecommunications Standards Institute è un organismo internazionale, indipendente e senza fini di lucro, responsabile della definizione e dell’emissione di standard nel campo delle Tlc in Europa. Tutti gli standard sono disponibili online.

Itu: l’International Communication Union è l’agenzia Onu per le telecomunicazioni. Il portale istituzionale elenca e approfondisce le azioni strategiche che l’ente sta mettendo in campo per ridurre il digital divide in tutto il mondo e una serie di interviste ad esperti e membri dell’Agenzia stessa sulle strategie da adottare per un mondo più connesso.

LE ASSOCIAZIONI ITALIANE
Asstel: l’associazione che raccoglie le grandi telco italiane a disposizione notizie sulle attività, le legislazioni di riferimento del settore e lo stato dell’arte sul mondo del lavoro e sulle relazioni industriali.

Aiip: l’associazione italiana internet provider raccoglie le telco medie e piccole. Sul portale è possibile accedere ai contenuti sulle attività dell’organizzazione e degli associati e sul ruolo delle Pmi del settore per uno sviluppo sostenibile del settore.

Assoprovider: l’associazione rappresenta gli internet service provider. Online sul portale una serie di contenuti su attività, legislazione e strategie.

Quadrato della Radio: raccoglie manager, esperti e ricercatori che “studiano” l’evoluzione delle Tlc in Italia e nel mondo. Sul sito disponibili tutte le attività e le ricerche.

LE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI
Etno: l’European Telecommunications Network Operators’ Association raccoglie le telco europee. Il sito fornisce aggiornamenti sulle ultime notizie e comunicati stampa relativi alle attività di Etno e all’industria delle telecomunicazioni in generale nonché una serie di documenti, rapporti e pubblicazioni su argomenti chiave per l’industria delle telecomunicazioni.

Ecta: la European Competitive Telecommunications Association raccoglie gli operatori alternativi, compresi gli Mnvo. Su sito le informazioni sull’associazione, comprese le posizioni e le advocacy rispetto ai temi che riguardano gli operatori concorrenti in Europa. Disponibili anche report, analisi e informazioni sulle tendenze del settore.

Ftth Council Europe: è un’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta gli operatori di rete a banda larga in fibra ottica in Europa. Sul portale sono disponibili informazioni sui vantaggi della tecnologia Ftth, report e analisi sugli impatti economici e sociali della fibra su economia e società e risorse tecniche e informative per aiutare le telco nella pianificazione e nella realizzazione di reti Ftth.

Gsma: la Global System for Mobile Communications Association, è un’organizzazione internazionale che rappresenta gli operatori di Tlc mobili di tutto il mondo. Disponibili notizie e aggiornamenti sulle ultime tendenze, innovazioni e sviluppi nel settore delle telecomunicazioni mobili e anche analisi e studi di mercato. Online anche risorse e best practice per gli operatori di telefonia mobile, come linee guida operative, documenti tecnici, standard e regolamenti.

TESTATE E PORTALI ONLINE
CorCom: testata del Gruppo Digital360, è il più importante quotidiano online italiano che si occupa di tematiche inerenti le Tlc. Sono disponibili news, approfondimenti e interviste ai protagonisti del settore che raccontano come sta evolvendo il mondo delle Tlc e l’impatto su economia e società. Ogni giorno è inviata una newsletter con le notizie più rilevanti.

Techflix360: è il nuovo centro di risorse del Gruppo Digital360. Un vero e proprio “knowledge hub” sull’innovazione digitale e le telecomunicazioni che consente di approfondire gli argomenti di interesse attraverso white paper, webcast, eBook, infografiche, webinar.    

Telecompaper: fornisce notizie, analisi, rapporti di settore e servizi di consulenza per le industrie delle telecomunicazioni, dei media e della tecnologia. Telecompaper monitora costantemente l’evoluzione del settore, raccogliendo informazioni da diverse fonti e fornendo aggiornamenti sulle tendenze, gli sviluppi e le innovazioni nel campo delle telecomunicazioni.

Total Telecom: il sito offre notizie, approfondimenti e interviste a protagonisti del settore delle Tlc europeo e internazionale. Disponibili anche podcast e webinar.

Mobile World Live: è una piattaforma online che fornisce notizie, analisi e informazioni sul settore delle telecomunicazioni e della tecnologia mobile. È gestita dalla Gsma e offre una copertura dettagliata degli eventi e delle novità dell’industria, tra cui le ultime tendenze, gli sviluppi tecnologici, le partnership commerciali e le iniziative di innovazione nel campo delle comunicazioni mobili.

Fierce Telecom: il sito online fornisce aggiornamenti sulle ultime tendenze, sviluppi e innovazioni nell’industria delle telecomunicazioni. Fierce Telecom copre una vasta gamma di argomenti, tra cui reti di comunicazione, servizi di connettività, infrastrutture, tecnologie emergenti, regolamentazione e molto altro.

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI – TESTO UNIFICATO – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del COVID- 19

 

 

TO.11.06.23

H2 Mb

l’H2 e’ una riserva di energia non e’ un vettore energetico visto che il suo rapporto energetico e’ di 2 a 1? Per cui la produzione corretta di H2 da stoccaggio e’ a km0 .
Vettore energetico significa trasportare l’energia come il gas la trasporta dai giacimenti nei gas dotti.
H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e conservata in un luogo definito in funzione dell’uso che se ne puo’ fare in una centrale elettrica in termini di tempo oppure per l’auto in termini di spazio per viaggiare . L’H2 e’ un trasporto mediato dell’elettricita’.
Alla base dell’H2 ci sono l’elettricità’ da fonte rinnovabile e l’acqua. Si produce l’H2 perché dove c’e’ bisogno di energia non si può portare con un filo elettrico. Per cui l’H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e posizionata dove e quando serve. Per cui a H2 e non ha senso produrre H2 con elettricità rinnovabile per poi tornare a produrre elettricità. A questo punto ha molto più senso produrre elettricità, prendere un filo elettrico e portare l’elettricità’ dove e quando serve. Ci sono dei casi in cui l’elettricità’ non può essere portata con un filo, come per l’autotrazione e quindi si usa l’H2 come riserva di elettricità da usare in movimento senza un filo o una batteria. Quindi con l’elettricità’ e l’acqua si produce l’H2 , che poi si libera rilasciando elettricità con uno spostamento d’acqua dal luogo di produzione dell’H2 a quello di utilizzo. In una centrale elettrica dove l’H2 viene prodotto per costituire una riserva, quando l’H2 si riutilizza anche l’acqua viene recuperata . Sia per l’autotrazione sia per le centrali elettriche la produzione ottimale e’ a KM0 . Cioe’ il distributore e la produzione di energia elettrica. Ecco perche’ non ha senso H2MED.

PROGETTO ITH2 per;
1) un progetto nazionale integrato energia-clima PNIEC
2) PRODUZIONE DELLA TOYOTA PRIUS H2 A TORINO

Premessa: La produzione dell’H2 e’ quella di una infrastruttura che produca energia rinnovabile con fotovoltaico che non consumi territorio e con boe marine per produrre H2 a KM0 con idrogenatori.

OBIETTIVO : H2 KM0 e’ l’obiettivo finale in quanto il rapporto energico fra la produzione ed il risultato e’ di 2 a 1. Significa che per produrre 1 di H2 con idrogenatore occorre utilizzare 2 energia elettrica. Per cui non hanno senso gli idrogenodotti per trasportare H2, in quanto ha una convenienza produrre H2 dove viene utilizzato. Ecco perche’ ha piu’ senso trasportare l’elettricità con elettrodotti, da fonte rinnovabile per produrre H2 dove quando serve.

A COSA PUO’ SERVIRE L’H2 ?: 2 possono essere gli utilizzi dell’H2
1) Autotrazione
2) Produzione di energia elettrica quando le energie rinnovabili non sono disponibili.

PROGETTI DI SVILUPPO: Sviluppando rapidamente una rete dell’H2 per autotrazione attraverso la GDO ed AUTOGRILL si possono realizzare pensiline fotovoltaiche per produrre energia elettrica per l’H2.
Con una base distributiva dell’H2 si creano le premesse ed un modello europeo per la domanda di H2 e delle auto ad H2 per cui si può arrivare a produrre negli stabilimenti Pininfarina la futura top dell’H2 : TOYOTA PRIUS H2.

Marco BAVA
 

https://www.youtube.com/watch?v=dDCfk3u9vU0 (VIDE MINISTRO PICHETTO)

https://www.youtube.com/watch?v=Cr1FmAgE-WY (video integrale DR QUADRINO)

 

 

BENITO MUSSOLINI : PERDENTE

L’8 settembre 1943 a Modena
La sera dell’8 settembre 1943 il generale Matteo Negro presidia il Palazzo ducale di Modena. I militari presenti sono troppo pochi per tentare una difesa. Diversi sono impegnati nel campo estivo alle Piane di Mocogno, agli ordini del colonnello Giovanni Duca. Negro, tutt’altro che ostile ai nazisti, decide di consegnarsi alle forze occupanti. In città cerca di resistere soltanto un reparto del 6° reggimento di artiglieria, che punta alcuni pezzi contro i nazisti. Poco dopo, tuttavia, il comando ordina di desistere e la Wehrmacht trova via libera.

Il mattino del 9 settembre i modenesi si risvegliano sotto l’occupazione nazista. La situazione è molto confusa, ma il cronista Adamo Pedrazzi non teme che si scatenino particolari violenze. La città sembra ordinata e piuttosto pronta ad abituarsi alla nuova situazione. Le cose sono però molto diverse là dove la fame si fa sentire.

In vari luoghi della provincia i civili prendono d’assalto ammassi e salumifici per evitare che le scorte finiscano nelle mani dei militari. I più disperati cercano di accaparrarsi quel cibo che è sempre più raro. Da qualche parte la foga è tale da generare veri e propri pericoli. A Castelnuovo Rangone i nazisti intervengono con le armi mentre tante persone cercano di portare via qualcosa dal salumificio Villani.

Passano alcuni giorni e la situazione diventa più chiara. I nazisti non sembrano voler infierire con la violenza, ma i fascisti della Repubblica sociale italiana si mostrano subito determinati ad affermare la propria autorità. Pretendono che le famiglie restituiscono il cibo prelevato dagli ammassi e gli oggetti abbandonati dai militari in fuga. Non vogliono che nessuno sgarri. Pur di evitare il tradimento del patto con la Germania nazista, sono disposti a scatenare una guerra civile.

 

STRAGI DI STATO PER SPECULAZIONE INTERNAZIONALE  DA VACCINI

«Qual è l’incidenza assoluta di ictus ischemico e attacco ischemico transitorio dopo una vaccinazione bivalente COVID-19?».

A questa domanda hanno cercato di rispondere in uno studio pubblicato su MedRxiv i ricercatori del Kaiser Permanente Katie Sharff, Thomas K Tandy, Paul F Lewis ed Eric S Johnson che hanno rilevato ben 100mila casi di ictus ischemico tra pazienti americani over 65 del Nord-Ovest vaccinati con i sieri genici mRNA Pfizer o Moderna.

L’ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto cerebrale, e di conseguenza all’ictus ischemico. E’ pertanto una patologia che mette in correlazione due note reazioni avverse dei sieri genici Covid mRNA o mDNA: le patologie cardiovascolari e quelle neurocerebrali, vergognosamente occultate dalla Pfizer nei suoi trial clinici.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.

Lo studio dei ricercatori americani di Kaiser Permanente – link a fondo pagina

«Abbiamo aspettato 90 giorni dalla fine del follow-up (21 marzo 2023) per l’accumulo completo dei dati non KP prima di analizzare i dati per tenere conto del ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurativo al di fuori dell’ospedale – proseguono i ricercatori di Kaiser Permanente – Due medici hanno giudicato possibili casi rivedendo le note cliniche nella cartella clinica elettronica. Le analisi sono state stratificate per età pari o superiore a 65 anni per consentire confronti con i VSD che hanno riferito alla riunione dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) l’incidenza di ictus ischemico o TIA (incidenza riportata da VSD; 24,6 casi di ictus ischemico o TIA per 100.000 pazienti vaccinato)».

I risultati dello studio sono stati sconcertanti ed hanno confermato anche la ricerca tedesca che per prima aveva segnalato la pericolosità dei booster bivalenti che erano stati testati solo sui topi ma, nonostante ciò, furono raccomandati dal Dipartimento della Salute USA e dal Ministero della Salute italiano anche per i bambini.

«L’incidenza di ictus ischemico o TIA è stata di 34,3 per 100.000 (IC al 95%, da 17,7 a 59,9) nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni che hanno ricevuto il vaccino bivalente Pfizer, sulla base di un codice diagnostico nella posizione primaria del pronto soccorso o dell’ospedale scarico. L’incidenza è aumentata a 45,7 per 100.000 (IC 95% da 26,1 a 74,2) quando abbiamo ampliato la ricerca a una diagnosi in qualsiasi posizione e non ci siamo pronunciati per la conferma. Tuttavia, la maggior parte di queste diagnosi aggiuntive di ictus apparente o TIA erano diagnosi di falsi positivi basate sul giudizio dei medici. La stima dell’incidenza basata sulla posizione primaria concordava strettamente con la stima dell’incidenza basata su qualsiasi posizione e giudizio medico: 37,1 su 100.000 (IC 95% da 19,8 a 63,5). Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali non di proprietà del sistema di consegna integrato».

«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. Il giudizio medico di tutti i casi in questo studio ha consentito stime accurate dell’incidenza assoluta dell’ictus per 100.000 destinatari del vaccino ed è utile nel calcolo del beneficio netto per le raccomandazioni politiche e il processo decisionale condiviso».

«Poiché i vaccini COVID-19 caricano il corpo con il codice genetico per la proteina trombogenica e letale Wuhan Spike, coloro che prendono un vaccino sono vulnerabili a una catastrofe se vengono infettati da SARS-CoV-2 dopo aver recentemente preso uno dei vaccini» il famoso cardiologo americano Peter McCullough ha commentato così lo studio del professor Fadi Nahab dei Dipartimenti di Neurologia e Pediatria della Emory University a cui avevamo dedicato ampio risalto.

«Nahab e colleghi di Emory hanno analizzato un database statale di destinatari del vaccino COVID-19. Circa 5 milioni di georgiani adulti hanno ricevuto almeno un vaccino COVID-19 tra dicembre 2020 e marzo 2022: il 54% ha ricevuto BNT162b2, il 41% ha ricevuto mRNA-1273 e il 5% ha ricevuto Ad26.COV2.S. Quelli con concomitante infezione da COVID-19 entro 21 giorni dalla vaccinazione avevano un aumentato rischio di ictus ischemico (OR = 8,00, 95% CI: 4,18, 15,31) ed emorragico (OR = 5,23, 95% CI: 1,11, 24,64)» scrive McCullough nel suo Substack citando l’abstract dello studio.

«Questa analisi mostra uno dei tanti grandi pericoli presenti nello sviluppo e nel lancio rapidi di un vaccino senza una sicurezza e un monitoraggio dei dati sufficienti. L’ictus è un risultato devastante e sembra che un gran numero di casi debilitanti avrebbe potuto essere evitato se i vaccini COVID-19 fossero stati ritirati dal mercato nel gennaio 2021 per eccesso di mortalità. I pazienti in questo studio sarebbero stati risparmiati da ictus e disabilità» aggiunge il cardiologo americano rilevando l’importanza dello studio.

Verissimo! Ma quanti ictus avrebbero potuto essere evitati se lo studio fosse stato revisionato e pubblicato mesi fa sia sulla prestigiosa rivista che poi su PUBMED, la libreria scientifica dell’Istituto Nazionale della Salute americano (NIH) che l’ha ripreso?

 

Il 13 novembre, mi sono unito alla deputata statunitense Marjorie Taylor Greene e a sette suoi colleghi repubblicani della Camera, in un'audizione intitolata Injuries Caused by COVID-19 Vaccines, che ha esplorato i potenziali collegamenti tra la vaccinazione COVID-19 e gli eventi avversi tra cui miocardite, pericardite e coaguli di sangue. , danni neurologici, arresto cardiaco, aborti spontanei, problemi di fertilità e altro ancora. Il gruppo ha ascoltato le testimonianze sugli eventi avversi dei vaccini da parte degli esperti medici Dr. Robert Malone e Dr. Kimberly Biss e ha anche ascoltato l'avvocato Thomas Renz che rappresentava gli informatori del Dipartimento della Difesa (DOD) che hanno rivelato aumenti di diagnosi mediche tra i membri del servizio registrati in un DOD Banca dati. Scopri di più in questo comunicato stampa .

Altre notizie sul COVID-19

ASCOLTA - La verità con Lisa Boothe Podcast: Rivendicato con il senatore Ron Johnson

LEGGI - New York Post: Il senatore Johnson richiede un colloquio con il consigliere di Fauci, i dati chiave del COVID "profondamente preoccupati" sono stati distrutti

VEDI - Post su X: "E-mail confidenziale del consulente di Fauci che descrive in dettaglio gli sforzi per eludere la mia supervisione sulle origini del COVID-19 . Maggiori dettagli nel comunicato stampa.

GUARDA - Solo la Notizia: "Nessuno vuole ammettere di aver sbagliato". - Il senatore Johnson sugli ultimi numeri del vaccino COVID

 

Il British Medical Journal ha accusato la Food and Drug Administration, l’ente americano regolatore dei farmaci, di aver occultato il risultato di un grande studio di farmacovigilanza attiva, quindi non basato solo su segnalazioni individuali e gratuite a database (EudraVigilance gestita da EMA nell’Unione Europea e VAERS da CDC negli Stati Uniti), si è invece concentrato anche sul follow-up di alcuni vaccinati.

La ricerca statistica denominata “Sorveglianza della sicurezza del vaccino COVID-19 tra le persone anziane di età pari o superiore a 65 anni” è stata finalmente rilasciata dalla FDA e pubblicata il 1° dicembre 2022 dalla rivista specializzata Journal of Vaccine and Elsevier di Science Direct.

Il primo firmatario è Hui-Lee Wong, Direttrice associata per l’innovazione e lo sviluppo dell’Ufficio di biostatistica ed epidemiologia, Centro per la valutazione biologica della Food and Drug Administration statunitense, Silver Spring, MD, USA. Lo studio si concentra sui dati relativi a 30.712.101 persone anziane.

 

 

DOPO I VACCINI 15 INCIDENTI DI BUS PER MALORI DEI CONDUCENTI

Piazzola sul Brenta (PD), Marzo 2022, “Malore dopo l’incidente a Piazzola sul Brenta, grave un autista di bus. Il conducente 44enne ha tamponato un autocarro. Dopo la telefonata a BusItalia si è accasciato sul volante perdendo i sensi”;
Cesena, Dicembre 2022, “Cesena, malore mentre guida l’autobus: 9 auto danneggiate”;
Trento, Aprile 2023, “Paura a Trento, l’autista ha un malore e il bus esce di strada: il mezzo resta in bilico sul muretto del giardino di una casa”;
La Spezia, Maggio 2022, “Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri”, Catania, Ottobre 2022, “Catania: autista si sente male, bus si schianta”;
Limone Piemonte, Marzo 2023, “maestra interviene per malore autista”;
Sandrà di Castelnuovo del Garda (VR), “Verona, l’autista ha un malore: il bus degli studenti esce di strada e finisce in un vigneto” (conducente di soli 26 anni);
Alessandria, Aprile 2022, “Autista di pullman muore alla guida per un malore”;
Settingiano (CZ), Luglio 2023, “Accosta ai primi sintomi: autista salva passeggeri bus prima di morire di infarto”;
Venezia, Ottobre 2022, “Malore improvviso prima di prelevare una scolaresca: Oscar Bonazza muore a 63 anni;
Roma, Dicembre 2022, “Roma, bus con 41 bimbi a bordo finisce fuori strada per malore autista”;
Cittadella (PD), Gennaio 2023, “Autista di scuolabus muore alla guida per un malore e centra un pullman a Cittadella. Il conducente aveva appena lasciato gli alunni a scuola”;
Genova, Luglio 2023, “Autobus sbanda e colpisce le auto in sosta per un malore dell’autista. L’autista è stato accompagnato al Pronto soccorso un condizioni di media gravità”;
Cagliari, Maggio 2023, “Malore improvviso, l’autista perde il controllo del bus, esce di strada e abbatte due semafori: strage sfiorata”;
Piacenza, Aprile 2023, “Autobus di linea contro un albero dopo il malore dell’autista”… Il più curioso, guardacaso, è poi questo;
L’Aquila, Luglio 2023, “Troppo caldo a bordo del bus, autista dell’Azienda mobilità aquilana (Ama) viene colpito da un malore”.

 

27.11.23

Su 326 autopsie di vaccinati morti «un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19».

A scriverlo nero su bianco è una ricerca pubblicata in pre-print (ovvero ancora in attesa di revisione paritaria che potrebbe arrivare tra un mese o tra due anni) dal sito Zenodo che non può essere ritenuta una piattaforma poco affidabile in quanto è gestito dal CERN per OpenAIRE.

Zenodo è un archivio open access per le pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. Il suo nome deriva da Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande biblioteca di Alessandria che ha messo le basi per la costruzione della biblioteconomia.

L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta con la sigla CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, alla periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. La convenzione che lo istituiva fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati membri mentre oggi ne fanno parte 23 più alcuni osservatori, compresi stati extraeuropei.

OpenAIRE è un partenariato senza scopo di lucro di 50 organizzazioni, fondato nel 2018 come entità giuridica greca, OpenAIRE A.M.K.E, per garantire un’infrastruttura di comunicazione accademica aperta e permanente a sostegno della ricerca europea.

Lo studio è stato presentato dal laureato in science (BS) Nicolas Hulscher presso il Dipartimento di Epidemiologia dell’Università del Michigan lo scorso venerdì 17 novembre 2023 durante una “poster session”. In ambito accademico l’esposizione di un “poster”, in un congresso o una conferenza con un focus accademico o professionale, è la presentazione di informazioni di ricerca sotto forma di poster cartaceo che i partecipanti alla conferenza possono visualizzare.

Il giovane Hulsher è stato accreditato con un progetto approvato denominato “Systematic Review of Autopsy Findings in Deaths after COVID-19 Vaccination – Revisione sistematica dei risultati dell’autopsia nei decessi dopo la vaccinazione COVID-19” in cui ha potuto fregiarsi di mentor senior di fama mondiale soprattutto nell’ambito delle inchieste sui danni da sieri genici mRNA o mDNA.

McCullough, che ha dato risalto all’evento sul suo substack, è il noto cardiologo americano che per primo ha denunciato i pericoli di miocarditi letali, confermati dagli studi FDA, CDC e infine anche dall’EMA, mentre Makis è l’oncologo canadese che ha scoperto il fenomeno del turbo-cancro.

Nei mesi scorsi lo studio era stato pubblicato anche dalla nota rivista britannica The Lancet che però lo aveva ritirato dopo 24 ore perché aveva scatenato – giustamente – una bufera sui media, sui social e di conseguenza nella comunità scientifica internazionale.

presentazione ufficiale presso l’Università de Michigan e dalla pubblicazione sul sito Zenodo gestito dal CERN.

D’altronde soltanto una volontà paranoica di censura potrebbe oscurarlo essendo basato su una semplice analisi di documenti pubblicati sul più importante archivio medico del mondo: la libreria PUBMED gestita dall’NIH, ovvero l’Istituto Nazionale per la Salute del Governo USA.

«Il rapido sviluppo e l’ampia diffusione dei vaccini contro il COVID-19, combinati con un elevato numero di segnalazioni di eventi avversi, hanno portato a preoccupazioni sui possibili meccanismi di danno, tra cui la distribuzione sistemica delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e dell’mRNA, il danno tissutale associato alle proteine ​​spike, la trombogenicità, disfunzione del sistema immunitario e cancerogenicità. Lo scopo di questa revisione sistematica è indagare i possibili collegamenti causali tra la somministrazione del vaccino COVID-19 e la morte utilizzando autopsie e analisi post mortem».

Si legge nell’Abstract della ricerca che fa riferimento a problematiche già certificate separatamente da altre decine di studi  come quello del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoforme e sugli eccipienti tossici del siero genico Comirnaty di Pfizer-Biontech autorizzato dall’European Medicines Agency nonostante non potesse “non sapere della tossicità delle inoculazioni”.

«Abbiamo cercato tutti i rapporti autoptici e necroscopici pubblicati relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023 – riferiscono Hulsher et al. – Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo screening dei nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necroscopia. Tre medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e hanno determinato se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse la causa diretta o avesse contribuito in modo significativo alla morte».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

 

La ricerca pubblicata sul sito Zenodo gestito dal CERN – link al fondo dell’articolo tra le fonti

 

 

Brevetto Moderna ammette i problemi di tumori nel DNA da laboratorio

Bre

 

Leggiamo infatti nel brevetto dell’agosto 2019 sui vaccini mRNA contro il virus parainfluenzale umano 3 (HPIV-3) quanto segue:

“L’iniezione diretta di DNA geneticamente modificato (ad esempio DNA plasmidico nudo) in un ospite vivente fa sì che un piccolo numero delle sue cellule producano direttamente un antigene, determinando una risposta immunologica protettiva. Da questa tecnica, tuttavia, derivano potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale, che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di geni oncosoppressori”.

La soppressione del gene che contrasta lo sviluppo dei tumori è proprio quel meccanismo che molti oncologi ritengono sia responsabile delle forme anomale di turbo-cancro rilevate tra le persone vaccinate coi sieri genici mRNA Covid

 

21.10.23

Giovedì Health Canada ha confermato la presenza di contaminazione del DNA nei vaccini Pfizer COVID-19 e ha anche confermato che Pfizer non ha rivelato la contaminazione all’autorità sanitaria pubblica. La contaminazione del DNA include il promotore e potenziatore Simian Virus 40 (SV40) che Pfizer non aveva precedentemente rivelato e che secondo alcuni esperti rappresenta un rischio di cancro a causa della potenziale integrazione con il genoma umano.

Health Canada, l’autorità sanitaria pubblica del paese, ha dichiarato a The Epoch Times che mentre Pfizer ha fornito le sequenze complete di DNA del plasmide nel suo vaccino al momento della presentazione iniziale, il produttore del vaccino “non ha identificato specificamente la sequenza SV40”.

“Health Canada si aspetta che gli sponsor identifichino qualsiasi sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide (come un potenziatore SV40) al momento della presentazione”, ha affermato.

L’ammissione di Health Canada è arrivata dopo che due scienziati, Kevin McKernan e Phillip J. Buckhaults, Ph.D., hanno scoperto la presenza di DNA plasmidico batterico nei vaccini mRNA COVID-19 a livelli potenzialmente 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dagli Stati Uniti. Food and Drug Administration (FDA) e Agenzia europea per i medicinali. L’immunologo virale Dr. Byram Bridle dell’Università di Guelph in Canada, commentando l’ammissione di Health Canada ha scritto sul suo Substack: “Questa è un’ammissione di proporzioni epiche”.

Bridle ha anche scritto:

“Bisogna chiedersi perché la Pfizer non abbia voluto rivelare la presenza di una sequenza di DNA biologicamente funzionale a un ente regolatore sanitario. Alla Pfizer è stato richiesto di rivelare alle agenzie di regolamentazione sanitaria tutte le sequenze bioattive nel DNA plasmidico batterico utilizzato per produrre le loro iniezioni.Bridle ha osservato che sono trascorsi “818 giorni in totale” da quando l’Università di Guelph gli ha vietato di accedere al suo ufficio e al suo laboratorio per aver tentato di condurre ricerche simili, mentre altri ricercatori “sono stati al centro di attacchi da parte di molti cosiddetti ‘esperti di disinformazione’, ” anche se nessuno “è stato in grado di confutare le proprie scoperte”. L’immunologa, biologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha dichiarato a The Defender: “DNA residuo è stato trovato nei prodotti Pfizer e Moderna – e soprattutto Pfizer -, in fiale più vecchie e più nuove, incluso il monovalente per adulti XBB.1.5 [ vaccino].”

Rose ha affermato che ciò indica che tale contaminazione “è un problema continuo”.

In osservazioni separate fatte mercoledì al programma “Good Morning CHD” di CHD.TV, Rose ha detto che McKernan “ha anche esaminato il vaccino Janssen [Johnson & Johnson] e ha scoperto DNA residuo a livelli molto alti”.  “Il DNA plasmidico viene utilizzato nella produzione di vaccini mRNA e dovrebbe essere rimosso a un livello inferiore a una soglia stabilita dalle agenzie di regolamentazione sanitaria prima che il prodotto finale venga rilasciato per la distribuzione”, ha riferito The Epoch Times.

La scoperta di McKernan ha reso “possibile per Health Canada confermare la presenza del potenziatore sulla base della sequenza di DNA plasmidico presentata da Pfizer rispetto alla sequenza del potenziatore SV40 pubblicata”, ha affermato Health Canada.

L’SV40 è spesso utilizzato nella terapia genica per la sua capacità unica di trasportare geni alle cellule bersaglio.

Nel processo di produzione del vaccino, l’SV40 “viene utilizzato come potenziatore per guidare la trascrizione genetica”, ha scritto The Epoch Times. McKernan il mese scorso “ha avvertito che la presenza di plasmidi di DNA nei vaccini significa che potrebbero potenzialmente integrarsi nel genoma umano”.

Descrivendo la ricerca di McKernan come “ineccepibile”, Kirsch ha scritto sul suo Substack: “Il DNA dura per sempre e, se si integra nel tuo genoma, produrrai il suo prodotto per sempre”.

“Ciò può far sì che la cellula appena programmata si riproduca e produca mRNA con le risultanti proteine ​​spike per un tempo sconosciuto, potenzialmente per sempre e persino per la generazione successiva”.

 

23.09.23

L'Asl To5 l'aveva sospesa nel periodo Covid perché non vaccinata bloccando la retribuzione, ora dovrà restituire stipendi e interessi
Il tribunale dà ragione alla dipendente No Vax
massimiliano rambaldi
L'Asl To 5 l'aveva sospesa dal suo lavoro d'ufficio nel periodo Covid, perché si era rifiutata di vaccinarsi interrompendole anche il pagamento dello stipendio. Una volta rientrata, alla fine delle restrizioni previste, la donna aveva fatto causa all'azienda sanitaria nonostante in quel periodo ci fossero delle direttive ben chiare sull'obbligo vaccinale. Dieci giorni fa la decisione, per certi versi inaspettata, del tribunale del lavoro di Torino: con la sentenza 1552 i giudici hanno infatti accolto il ricorso della dipendente, accertando e dichiarando «l'illegittimità della sospensione dal servizio – si legge nel documento pubblicato dall'azienda sanitaria di Chieri – condannando quindi l'Asl To 5 a corrispondere alla dipendente il trattamento retributivo richiesto, oltre agli interessi, rivalutazione e compensazione delle spese di lite». In sostanza, secondo quel giudice, l'Asl non poteva sospendere la donna dal posto di lavoro e men che meno negarle lo stipendio. E ora, nell'immediato, dovrà pagarle tutto, interessi compresi nonché le spese legali. Questo perché, nonostante l'azienda sanitaria abbia già deciso di ricorrere in appello contro tale sentenza: «in ragione della provvisoria esecutività della stessa – spiegano dalla direzione nella medesima documentazione - pur non essendo passata in giudicato, l'Asl è tenuta all'ottemperanza». Gli importi dovuti e i giorni di sospensione della dipendente non sono stati resi noti.
La dipendente in questione lavora in ambito amministrativo e non è a contatto con pazienti di un ospedale specifico. Ricordiamo tutti, però, che il governo si era dimostrato estremamente rigoroso contro chi non voleva ricevere il vaccino. In assenza di motivazioni valide (l'unica accettata era una certificata grave patologia pregressa) la persona no vax non poteva più esercitare la propria professione e, qualora fosse stato possibile, doveva essere destinata a mansioni alternative. In caso di impossibilità a spostamenti, sarebbe scattata l'immediata sospensione non retribuita che poteva terminare solo una volta effettuata la vaccinazione. Altrimenti il divieto di andare al lavoro sarebbe continuato fino al completamento della campagna vaccinale. In sostanza quello che è capitato nel caso in questione. La dipendente aveva però deciso di intraprendere le vie legali perché pretendeva di essere regolarmente pagata e di lavorare ugualmente, anche senza aver seguito il percorso anti Covid. Presentando a sua difesa documentazioni che il giudice del lavoro, a quanto pare, ha ritenuto valide. «La decisione e la linea interpretativa del tribunale del lavoro non può essere condivisa – spiegano dall'azienda sanitaria -, in quanto non è coerente con il dispositivo contenuto nel decreto legge 172 del 2021, anche alla luce del diverso orientamento espresso sul punto dalla Corte d'Appello di Torino, sezione lavoro». Immediata quindi la decisione di ricorrere in appello, affidando la questione ai legali di fiducia.

 

 

 

22.09.23

Testimonianza coraggiosa del dottor Phillip Buckhaults dell'Università della Carolina del Sud.

I “vaccini” Covid non sono stati adeguatamente testati e i loro danni non sono stati adeguatamente indagati. La FDA e il CDC devono ammettere i propri fallimenti normativi ed essere onesti con il pubblico.

Si prega di guardare questo video di 18 minuti.

 

 

17.09.23

La Ricerca delle Università Australiane basata su 253 Studi Internazionali
L’hanno pubblicata gli scienziati autraliani Peter I Parry dell’Unità clinica di ricerca sulla salute dei bambini, Facoltà di Medicina, Università del Queensland, South Brisbane, Australia, Astrid Lefringhausen, Robyn Cosford e Julian Gillespie, Children’s Health Defense (Capitolo Australia), Huskisson, Conny Turni, Ricerca microbiologica, QAAFI (Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation), Università del Queensland, St. Lucia, Christopher J. Neil, Dipartimento di Medicina, Università di Melbourne, Melbourne, e Nicholas J. Hudson, Scuola di Agricoltura e Scienze Alimentari, Università del Queensland, Brisbane.

E’ un colossale lavoro di letteratura scientifica basato su ben 253 studi nei quali vengono citati i più significativi sulla tossicità della proteina Spike e dei vaccini che la innesca nell’organismo attraverso i vettori mRNA. Vengono infatti menzionati lavori sulle malattie autoimmuni della biofisica Stephanie Seneff, scienziata del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Cambridge, del cardiologo americano Peter McCullough (fonte 29 nello studio linkato a fondo pagina), quelli sui rischi di tumori dell’oncologo britannico Angus Dalgleish (fonti 230-231), quelli dell’esperto di genomica Kevin McKernan sulla replicazione cellulare dei plasmidi di Dna Spike nel corpo umano (fonte 91), quelli della chimica americana Alana F. Ogatache fu tra le prime a denunciare la pericolosità dei sieri genici mRNA Moderna (fonte 52), ed ovviamente non poteva mancare lo strepitoso e rivoluzionario del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoparticelle tossiche del vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech (fonte 61).

“Spikeopatia”: la proteina Spike del COVID-19 è patogena, sia dall’mRNA del virus che da quello del vaccino.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine (link allo studio completo a fondo pagina)

La pandemia di COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e profondi disagi alla società. La produzione di vaccini “sicuri ed efficaci” era un obiettivo chiave per la salute pubblica. Purtroppo, tassi elevati senza precedenti di eventi avversi hanno messo in ombra i benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta prove dei danni diffusi dei nuovi vaccini anti-COVID-19 mRNA e adenovettoriali ed è innovativa nel tentativo di fornire una panoramica approfondita dei danni derivanti dalla nuova tecnologia nei vaccini che si basavano sulla produzione di cellule umane di un antigene estraneo che presenta evidenza di patogenicità.

Questo primo articolo esplora i dati sottoposti a revisione paritaria in contrasto con la narrativa “sicura ed efficace” collegata a queste nuove tecnologie. La patogenicità delle proteine ​​spike, denominata “spikeopatia”, derivante dal virus SARS-CoV-2 o prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un “virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia molecolare e fisiopatologia.

La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal sito di iniezione mediante nanoparticelle lipidiche o trasportatori di vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi. Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per trasportare l’mRNA; N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la funzione dell’mRNA sintetico; l’ampia biodistribuzione dei codici mRNA e DNA e le proteine ​​spike tradotte, e l’autoimmunità attraverso la produzione umana di proteine estranee, contribuiscono agli effetti dannosi.

Questo articolo esamina gli effetti autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, potenziali oncologici e le prove autoptiche per la spikeeopatia. Con le numerose tecnologie terapeutiche basate sui geni pianificate, una rivalutazione è necessaria e tempestiva.

Discussione

Abbiamo iniziato questo articolo citando la risposta dell’ente regolatore sanitario australiano, il TGA, alla domanda di un senatore australiano sui rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a produrre la proteina spike SARS-CoV-2. La risposta è stata che la proteina Spike non era un agente patogeno. Abbiamo presentato prove significative che la proteina spike è patogena. Ciò vale quando fa parte del virus, quando è libero ma di origine virale e quando è prodotto nei ribosomi dall’mRNA dei vaccini COVID-19 mRNA e adenovettoreDNA. I meccanismi fisiopatologici d’azione della proteina spike continuano ad essere chiariti.

Abbiamo stabilito che la proteina spike provoca danni legandosi al recettore ACE-2 e quindi sottoregolando il recettore, danneggiando le cellule endoteliali vascolari. La proteina spike ha un dominio legante simile alla tossina, che si lega a α7 nAChR nel sistema nervoso centrale e nel sistema immunitario, interferendo così con le funzioni di nAChR, come la funzione di ridurre l’infiammazione e le citochine proinfiammatorie, come IL-6. Il collegamento con le malattie neurodegenerative avviene anche attraverso la capacità della proteina “spike” di interagire con le proteine che formano l’amiloide leganti l’eparina, avviando l’aggregazione delle proteine cerebrali.

La persistenza della proteina spike causa un’infiammazione persistente (infiammazione cronica), che potenzialmente alla fine sposta il sistema immunitario verso la tolleranza immunitaria (IgG4). Un effetto particolare per le donne e la gravidanza è il legame della proteina Spike al recettore alfa degli estrogeni, che interferisce con il messaggio degli estrogeni.

La proteina Spike è citotossica all’interno delle cellule attraverso l’interazione con i geni soppressori del cancro e causando danni mitocondriali. Le proteine ​​spike espresse sulla superficie delle cellule portano alla risposta autoimmune citopatica.

La proteina spike libera si lega all’ACE-2 su altre cellule di organi e sangue. Nel sangue la proteina Spike induce le piastrine a rilasciare fattori di coagulazione, a secernere fattori infiammatori e a formare aggregati leucociti-piastrine. La proteina spike lega il fibrinogeno, inducendo la formazione di coaguli di sangue.

Esiste anche un’omologia problematica tra la proteina spike e le proteine chiave nel sistema immunitario adattativo che portano all’autoimmunità se vaccinati con l’mRNA che produce la proteina spike.

I fattori farmacocinetici contribuiscono alla fisiopatologia. Come accennato, lo studio sulla biodistribuzione di Pfizer (dove il 75% delle molecole trasportatrici di nanoparticelle lipidiche ha lasciato il deltoide per tutti gli organi entro 48 ore) per il PMDA giapponese era noto alla TGA australiana prima dell’autorizzazione provvisoria dei vaccini mRNA COVID-19 per l’Australia popolazione [5]. Poiché causano la replicazione della proteina Spike in molti organi, i vaccini basati sui geni agiscono come virus sintetici.

Il trasportatore di nanoparticelle lipidiche dell’mRNA e il PEG associato che rende il complesso mRNA-LNP più stabile e resistente alla degradazione, hanno i propri effetti tossici; le nanoparticelle lipidiche principalmente attraverso effetti proinfiammatori e il PEG mediante anafilassi in individui sensibili.

Röltgen et al. [53] hanno scoperto che l’mRNA stabilizzato con N1-metilpseudouridina nei vaccini COVID-19 produce proteine ​​spike per almeno 60 giorni. Altre ricerche citate sulla retroposizione del codice genetico [249] suggeriscono la possibilità che tale produzione di una proteina patogena estranea possa potenzialmente durare tutta la vita o addirittura transgenerazionale.

Un ampio corpo di ricerche emergenti mostra che la stessa proteina spike, in particolare la subunità S1, è patogena e causa infiammazione e altre patologie osservate nel COVID-19 acuto grave, probabilmente nel COVID-19 lungo, e nelle lesioni da vaccino mRNA e adenovettoriDNA COVID-19 . La parola “spikeopatia” è stata coniata dal ricercatore francese Henrion-Caude [98] in una conferenza e dati gli effetti patologici vari e sostanziali della proteina spike SARS-CoV-2, suggeriamo che l’uso del termine avrà un valore euristico.

La piccopatia esercita i suoi effetti, come riassunto da Cosentino e Marino [86] attraverso l’aggregazione piastrinica, la trombosi e l’infiammazione correlate al legame dell’ACE-2; interruzione delle glicoproteine ​​transmembrana CD147 che interferiscono con la funzione cardiaca dei periciti e degli eritrociti; legandosi a TLR2 e TLR4 innescando cascate infiammatorie; legandosi all’ER alfa probabilmente responsabile delle irregolarità mestruali e dell’aumento del rischio di cancro attraverso le interazioni con p53BP1 e BRCA1. Altre ricerche mostrano ulteriori effetti spikeo-patologici attraverso la produzione di citochine infiammatorie indotte da ACE-2, la fosforilazione di MEK e la downregulation di eNOS, compromettendo la funzione delle cellule endoteliali.

Effetti particolarmente nuovi della proteina spike comportano lo squilibrio del sistema colinergico nicotinico attraverso l’inibizione di α7 nAChR, portando a vie biochimiche antinfiammatorie alterate in molte cellule e sistemi di organi, nonché a un alterato tono vagale parasimpatico.

Le lesioni provocate dal vaccino mRNA e adenovettoriale del COVID-19 si sovrappongono alla grave malattia acuta da COVID-19 e al COVID lungo, ma sono più varie, data la più ampia biodistribuzione e la produzione prolungata della proteina spike.

La miopericardite è riconosciuta ma spesso è stata minimizzata come lieve e rara, tuttavia l’evidenza di una miopericardite subclinica correlata al vaccino COVID-19 relativamente comune [113,115] e l’evidenza autoptica [246,247,248] suggeriscono un ruolo nelle morti improvvise in persone relativamente giovani e in forma [116,117 ]. Le proteine ​​spike hanno anche meccanismi per aumentare la trombosi attraverso l’infiammazione correlata all’ACE-2, il disturbo del sistema dell’angiotensina [119], il legame diretto con i recettori ACE-2 sulle piastrine [1], l’interruzione dell’antitrombina [122], ritardando la fibrinolisi [123] (prestampa) e riducendo la repulsione elettrostatica degli eritrociti che porta all’emoagglutinazione [124].

Le malattie autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione COVID-19 potrebbero riguardare l’omologia della proteina spike e, nella malattia virale che include altre proteine SARS-CoV-2, con le proteine umane [5,138].

Il complesso mRNA-LNP attraversa la BBB e i disturbi neurologici sono altamente segnalati nei database di farmacovigilanza a seguito dei vaccini COVID-19. Numerosi meccanismi di spikepatia vengono chiariti come disturbi sottostanti che coinvolgono: permeabilità del BBB [128]; danno mitocondriale [168]; disregolazione dei periciti vascolari cerebrali [169]; Neuroinfiammazione mediata da TLR4 [170]; morte delle cellule dell’ippocampo [171]; disregolazione delle cascate del complemento e della coagulazione e dei neutrofili che causano coagulopatie [173] (prestampa); neuroinfiammazione e demielinizzazione tramite disregolazione microgliale [174,177,180]; aumento dell’espressione di α-Syn coinvolta nella malattia neurodegenerativa [175]; livelli elevati di chemochina 11 del motivo CC associati all’invecchiamento e alla successiva perdita di cellule neurali e mielina; legandosi al recettore nicotinico dell’acetilcolina α7 (nAChR), aumentando i livelli di IL-1b e TNFα nel cervello causando elevati livelli di infiammazione [172,177]; la subunità S1 è amiloidogenica [185]; disautonomia [96], mediante danno neuronale diretto o meccanismi immunomediati indiretti, ad esempio inibizione di α7 nAChR; anosmia causata sia dal vaccino che dalla malattia [44], anch’essa prodromica alla malattia di Parkinson.

Inoltre, gli autoanticorpi nel dominio C-terminale globulare possono causare la malattia di Creutzfeldt Jakob (CJD) [218], miR-146a è alterato in associazione con COVID-19 [222] e associato sia a infezioni virali che a malattie da prioni nel cervello, e È stato dimostrato che S1 induce senescenza nelle cellule trasfettate.

La quantità di possibili meccanismi di danno mediato dai picchi nel cervello è pari nella vita reale alla prevalenza di effetti avversi neurologici e neurodegenerativi e richiede urgentemente ulteriori ricerche.

Il cancro, anche se non è stato dimostrato con certezza che sia causato dai vaccini, sembra seguire da vicino la vaccinazione e abbiamo esaminato le possibili cause sotto forma di interazioni delle proteine ​​spike con fattori di trascrizione e geni soppressori del cancro.

Il vaccino doveva proteggere le persone di età superiore ai 60 anni con il maggior rischio di mortalità da COVID-19 [10], tuttavia un’analisi del rischio condotta da Dopp e Seneff (2022) [250] ha mostrato che la probabilità di morire a causa dell’iniezione è solo 0,13 % inferiore al rischio di morte per infezione nelle persone di età superiore a 80 anni.

Inoltre, l’invecchiamento naturale è accompagnato da cambiamenti nel sistema immunitario che compromettono la capacità di rispondere efficacemente ai nuovi antigeni. Similmente alle risposte ai virus stratificate per età, ciò significa che i vaccini diventano meno efficaci nell’indurre l’immunità negli anziani, con conseguente ridotta capacità di combattere nuove infezioni [251].

La vaccinazione con mRNA COVID-19 a due dosi ha conferito una risposta immunitaria adattativa limitata tra i topi anziani, rendendoli suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 [252]. Secondo uno studio di Vo et al., (2022) [253], il rischio di malattie gravi tra i veterani statunitensi dopo la vaccinazione è rimasto associato all’età. Questo rischio di infezioni intercorrenti era anche maggiore se erano presenti condizioni di immunocompromissione.

Infine, abbiamo esaminato le migliori serie di casi di autopsia attualmente disponibili, eseguite in Germania, che stabiliscono le connessioni tra spikeopatia e fallimenti multipli di organi, neuropatie e morte.

Conclusioni
In questa revisione narrativa, abbiamo stabilito il ruolo della proteina spike SARS-CoV-2, in particolare della subunità S1, come patogena. Ora è anche evidente che le proteine ​​spike ampiamente biodistribuite, prodotte dai codici genetici dell’mRNA e del DNA adenovettoriale, inducono un’ampia varietà di malattie. I meccanismi fisiopatologici e biochimici sottostanti sono in fase di chiarimento.

I trasportatori di nanoparticelle lipidiche per i vaccini mRNA e Novavax hanno anche proprietà proinfiammatorie patologiche. L’intera premessa dei vaccini basati sui geni che producono antigeni estranei nei tessuti umani è irta di rischi per disturbi autoimmuni e infiammatori, soprattutto quando la distribuzione non è altamente localizzata.

Le implicazioni cliniche che seguono sono che i medici in tutti i campi della medicina devono essere consapevoli delle varie possibili presentazioni della malattia correlata al vaccino COVID-19, sia acuta che cronica, e del peggioramento delle condizioni preesistenti.

Sosteniamo inoltre la sospensione dei vaccini COVID-19 basati sui geni e delle matrici portatrici di nanoparticelle lipidiche e di altri vaccini basati sulla tecnologia mRNA o DNA vettoriale virale. Una strada più sicura è quella di utilizzare vaccini con proteine ricombinanti ben testate, tecnologie virali attenuate o inattivate, di cui ora ce ne sono molti per la vaccinazione contro la SARS-CoV-2.

di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine

BIOMEDICINE – ‘Spikeopathy’: COVID-19 Spike Protein Is Pathogenic, from Both Virus and Vaccine mRN
A

 

 

14.09.23

Fondata nel 1945, Kaiser Permanente è riconosciuta come uno dei principali fornitori di assistenza sanitaria e piani sanitari senza scopo di lucro d’America. Attualmente opera in 8 stati (California del Nord, California del Sud, Colorado, Georgia, Hawaii, Virginia, Oregon, Washington) e nel Distretto di Columbia.

«La cura dei membri e dei pazienti si concentra sulla loro salute totale. I medici, gli specialisti e i team di operatori sanitari di Permanente Medical Group guidano tutte le cure. I nostri team medici possono avvalersi di tecnologie e strumenti leader del settore per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’erogazione delle cure e la gestione delle malattie croniche» spiega l’organizzazione medica.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. ».

 

 

18.08.23

Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha cercato di fare luce sulla sicurezza dei vaccini Covid e sugli esperimenti americani Gain of Function (GOF) per il potenziamento dei virus SARS in laboratorio, condotti dal virologo Anthony Fauci tra gli USA (University of North Carolina) e il Wuhan Institute of Virology, ma è stato subito colpito da un impeachment (per altre ragioni politiche) che ha bloccato la sua inchiesta.

Ora quattro famiglie americane delle vittime Covid hanno presentato una formale denuncia per quelle pericolosissime ricerche prendendo di mira il famigerato zoologo di origini britanniche Peter Daszak, presidente della società EcoHealthAlliance di New York che fu finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e soprattutto dall’Istituto Nazionale Allergie e Malattie Infettive diretto da Fauci (fino al dicembre 2022) per i progetti di costruzione di coronavirus chimerici del ceppo SARS chimerici nel centro virologico cinese.

l dottor Zhou Yusen misteriosamente morto tre mesi dopo aver brevettato un vaccino contro il Covid-19 nel febbraio 2020 che, secondo gli investigatori americani, sarebbe morto misteriosamente proprio cadendo dal tetto del WIV di Wuhan.

Nel giugno 1998 durante il vertice sino-americano in Cina il presidente Bill Clinton siglò una “Convenzione sulla armi biologiche” con il presidente cinese Jiang Zemin,

Nell’aprile 2004 la Commissione Europea presieduta dall’italiano Romano Prodi e composta anche dal commissario Mario Monti diede il primo finanziamento di quasi 2milioni di euro al Wuhan Institute of Virology grazie al quale la direttrice del Centro di Malattie Infettive Shi Zengli, soprannominata bat-woman per i suoi esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di cavallo, creò il primo virus chimerico ricombinante potenziando un ceppo di SARS con plasmidi infettati dal virus HIV.

 

 

16.08.23

 l’instabilità del sistema colloidale di nanomateriali lipidici (e il conseguente maggior rischio tossicologico) della prima versione di Comirnaty sia sostanzialmente dovuta alla presenza, in quella formulazione, di fattori destabilizzanti, quali, appunto, i composti inorganici elettrolitici in eccesso, costituiti principalmente dai componenti del tampone pH PBS utilizzato da Pfizer-BioNTech».

Evidenzia il dottor Segalla illustrando le differenti caratteristiche della stabilizzazione del farmaco concorrente Spikevax di Moderna.

«A questo proposito, però, quanto riportato nel brevetto della stessa BioNTech (co- titolare, insieme a Pfizer, del vaccino Comirnaty) US 10,485,884 B2 RNA Formulation for Immunoterapy [Formulazioni a RNA per immunoterapia] del 26 novembre 2019, risulta ancor più esplicito al riguardo della “elevata tossicità” attribuita a “liposomi e lipoplexes” caricati positivamente».

«Ciò si riferisce a formulazioni a base di RNA incapsulato in nanoparticelle lipidiche cationiche – del tipo cioè di quelle usate nel Comirnaty – e denominate, in questo contesto, “lipoplexes”. Nella descrizione del brevetto, si spiega, fra l’altro, come le nanoparticelle cationiche contenenti RNA si formino soprattutto grazie a determinati rapporti di massa/carica tra i lipidi cationici (+) e le componenti anioniche (-) dell’ RNA, e come tali rapporti giochino un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda il passaggio delle nanoparticelle contenenti RNA attraverso la membrana cellulare e il conseguente trasferimento dell’RNA all’interno della cellula (trasfezione) per modificarne le caratteristiche funzionali:

Con una minore carica positiva in eccesso, l’efficacia della trasfezione scende drasticamente, andando praticamente a zero. Sfortunatamente, però, per liposomi e lipoplexes [nanoparticelle lipidiche] caricati positivamente è stata segnalata un’elevata tossicità, che può essere un problema per l’applicazione di tali preparati come prodotti farmaceutici. [corsivi aggiunti] (Figura 26)».

«Le ragioni per cui i tamponi pH del tipo PBS non vanno assolutamente bene in preparati a base di nanoparticelle cationiche inglobanti RNA sono spiegate molto chiaramente nella sezione del brevetto intitolata “Effects of Buffers/ Ions on Particle Sizes and PI of RNA Lipoplexes” [Effetti dei tamponi / composti ionici sulle dimensioni e Indice di polidispersione delle nanoparticelle lipidiche contenenti RNA] del suddetto brevetto di BioNTech US 10,485,884 B2, 44 (47-50), 45 (4-6), 45 (31- 33)».

In condizioni fisiologiche (cioè a pH 7,4; 2,2 mM Ca++), è imperativo assicurarsi che ci sia un rapporto di carica prevalentemente negativa, a causa dell’ instabilità delle nanoparticelle lipidiche neutre o caricate positivamente. [corsivi aggiunti] (Figura 27)

«In altre parole, sulla base di quanto scientificamente documentato e riportato in un brevetto della stessa BioNTech, in aggiunta a quanto già descritto riguardo alla pericolosità intrinseca delle nanoparticelle lipidiche caricate positivamente, apprendiamo che un sistema colloidale di nanoparticelle lipidiche cationiche inglobanti mRNA.

NON dovrebbe contenere nella propria formulazione un tampone ionico come il PBS, al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione composti ionici (come ad es. cloruro di sodio), al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe essere iniettato per via intramuscolare, a causa della sua instabilità quando viene a trovarsi nelle condizioni fisiologiche del distretto extracellulare (pH 7,4; 2,2 mM Ca++).
«Tutte e tre queste rigorose raccomandazioni, riportate nel succitato brevetto di BioNTech del 2019, sono spudoratamente disattese, o ignorate, nel 2020, sia da Pfizer-BioNTech sia dagli enti certificatori, sia nel merito della formulazione (ionico/ elettrolitico) sia in quello della destinazione d’uso (inoculazione intramuscolare) del preparato Comirnaty» rimarca il biochimico italiano segnalando che tali «criticità» sono «in palese contrasto con le specifiche e pertinenti raccomandazioni asserite dalla stessa BioNTech nel suo sopramenzionato brevetto US 10,485,884 B2»

 

14.08.23

«Per i suesposti motivi, questo giudicante ritiene non legittima e non conforme ai Principi Generali dell’Ordinamento e della Costituzione la normativa in materia di obbligo vaccinale, che pertanto va disapplicata. Con riguardo alle spese di giudizio sussistono giustificati motivi per compensarle, attesa la “particolarità” della materia trattata».

L’anonimo italiano over 50 che ha fatto ricorso al Giudice di Pace di Santa Maria Capua a Vetere contro l’imposizione della vaccinazione Covid e la conseguente multa da 100 euro emanata dall’Agenzia delle Entrate per conto del Ministero della Salute dovrà pagare solo una ventina di euro. Ovvero la metà dell’ammontare delle spese giudiziarie per ricorsi inferiori a 1.100 euro.

Non è il primo e non sarà l’ultimo pronunciamento giudiziario che contesta l’obbligatorietà dei sieri genici sperimentali. Il caso più famoso è ovviamente quello della giudice Susanna Zanda del Tribunale Civile di Firenze che, avendo osato anche segnalare i decessi per presunte reazioni avverse ai vaccini alla Procura della Repubblica di Roma, è finita nel fuoco incrociato della Procura Generale della Corte di Cassazione che ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti subito dopo le esternazioni politiche del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«Ebbene, al di là delle pronunce del Consiglio d’Europa che ha avuto occasione di occuparsi della tematica della vaccinazione Covid (con la Risoluzione 2361 del 2021) e di decisioni, invece, contrarie, a parere di questo giudice, appaiono decisive le circostanze, ormai conclamate, che il non vaccinato — a prescindere dalle decisioni relative all’età — non ha determinato alcun rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ai soggetti vaccinati provvisti di green pass, perché l’idoneità dei vaccini (quale strumento di prevenzione del contagio), non solo non è pari o vicina al 100 % ma si è di fatto rivelata prossima allo zero (Trib. Napoli marzo 2023)

«Il Tribunale del Lavoro di Catania, con la decisione del 14.03.2022, ribadisce che “sebbene non si ignori che l’impianto del D.D. 44/2021 sia ispirato alla finalità “di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza” (art. 4, co. 1, D.L. 44/2021), nell’ambito di una situazione emergenziale e del tutto straordinaria, le conseguenze che esso implica nella sfera del dipendente non vaccinato — e che si sono irrigidite a seguito delle modifiche apportate all’originaria formulazione del decreto – appaiono tuttavia eccessivamente sproporzionate e sbilanciate, nell’ottica della necessaria considerazione degli altri valori costituzionali coinvolti, tra cui, tra i primi, la dignità della persona, bene protetto da co. 2, 36,41 Cost. plurime previsioni della Carta: artt. 2, 3»

«Sebbene la legge possa prevedere l’obbligatorietà di determinati trattamenti sanitari, sono rarissimi, ed ancorati a precisi presupposti, ì casi in cui l’ordinamento consente la possibilità di eseguirli contro la volontà della persona (ad es., è il caso del TSO), valendo da sempre il principio che gli accertamenti ed i trattamenti obbligatori debbano essere ‘accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato”…»

«E ciò a conferma della consapevolezza del legislatore che l’obbligo al trattamento sanitario costituisce pur sempre un’eccezione rispetto al principio, di cui è espressione l’art. 32 Cost., della libera determinazione dell’individuo in materia sanitaria».

In virtù di questi motivi ha accolto «il ricorso annullando il provvedimento opposto» dall’avvocato Alessandra De Rosa contro l’avviso di addebito di 100 euro al suo assistito.

 

08.08.23

Un manager della Pfizer in Oceania ha ammesso che agli impiegati australiani dell’azienda farmaceutica di New York sono somministrati dati lotti di vaccini differenti da quelli distribuiti al pubblico.

Lo ha dichiarato durante un’Audizione davanti al Senato Australiano che, a differenza dei politici dell’Unione Europea foraggiati dalle ONG di Bill Gates, ha già avviato un’inchiesta formale per indagare sulla natura dei sieri genici acquistati, sull’occultamento dei dati dei trials clinici e sui danni causati ai vaccinati.

L’ammissione è arrivata durante una rigorosa sessione di interrogatorio mercoledì, in cui il direttore medico nazionale di Pfizer Australia, il dott. Krishan Thiru, e il capo delle scienze normative, il dott. Brian Hewitt, hanno parlato davanti al “Comitato per la legislazione sull’istruzione e l’occupazione” del Senato australiano sui vaccini sperimentali contro il COVID-19, aggiunge Gateway Pundit

23.07.23

I vaccini Covid contengono proporzioni considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi permanentemente nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori. Questo potrebbe anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato dall’inizio delle campagne di vaccinazione.

L’ex banchiere svizzero Pascal Najadi e' l’autore di una denuncia penale per abuso di potere contro il presidente della Confederazione Alain Berset è vaccinato tre volte e altrettante volte si è costituito contro le autorità sanitarie da quando un’analisi del suo sangue gli ha rivelato che il suo organismo continua a produrre la proteina spike del vaccino più di 18 mesi dopo la sua ultima iniezione Pfizer/BioNTech.

Contattato, l’interessato ci ha fornito i risultati del laboratorio oltre ad una lettera del Prof. Sucharid Bhakdi confermando che “i risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA iniettato fabbricato da PfizerBiontech.

L’ex banchiere aveva consultato l’Ufficio federale della sanità pubblica in Svizzera su questo argomento. Quest’ultimo non è stato in grado di dargli risposte, sostenendo che non poteva commentare un singolo caso. Pascal Najadi ne aveva dedotto che l’ufficio in realtà non controllava nulla riguardo a queste nuove tecnologie vaccinali.

La persistenza della presenza della proteina spike rilevata a Najadi e altri iniettati rimane ufficialmente inspiegabile ed è ben oltre i 14 giorni comunicati quando sono state lanciate le campagne di vaccinazione contro il Covid.

Tutti conoscono il DNA, rappresentato da una doppia elica e contenente il nostro codice genetico. L’RNA è costituito solo da un singolo filamento. La cellula lo produce secondo necessità leggendo parte del DNA che servirà poi come specifiche per la produzione di una proteina.

Una dose di “vaccino” Covid a RNA messaggero contiene miliardi di filamenti di RNA messaggero, che innescheranno la produzione di altrettante proteine ​​​​spike del virus SARS-CoV-2 nelle cellule che raggiungono. Queste proteine ​​spike attiveranno una risposta del sistema immunitario.

a proteina avanzata è stata anche presentata come sostanza innocua durante le campagne di vaccinazione quando è nota per essere tossica per l’organismo umano e causare la maggior parte delle complicanze del Covid, comprese le reazioni infiammatorie e allergiche.

Per comunicare, i batteri si scambiano importanti “messaggi” genetici con l’aiuto dei cosiddetti plasmidi. Ad esempio, se un batterio trova un nuovo meccanismo che aumenta la sua resistenza agli antibiotici, incapsula questa informazione in plasmidi, che verranno prodotti e ‘diffusi’ ad altri batteri.

Il processo di produzione dei filamenti di RNA dei vaccini Covid richiede appunto di passare attraverso la manipolazione genetica dei batteri mediante plasmidi, nei quali sarà stata precedentemente introdotta la sequenza di DNA corrispondente alla proteina spike di SARS-CoV-2.

Il plasmide viene propagato nei batteri e utilizzato come stampo per la produzione di massa di RNA messaggero che sarà in grado di innescare la produzione di proteine ​​spike nelle cellule vaccinate. Il DNA deve poi essere rimosso e l’RNA messaggero viene poi miscelato con i lipidi per produrre nanoparticelle in grado di portare l’mRNA nelle nostre cellule

Nell’ambito dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino Pfizer, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) si è quindi dovuta accontentare di consultare i dati forniti dal produttore. EMA ha espresso sorpresa al produttore per il fatto che il prodotto finale non fosse stato sequenziato geneticamente per garantire che contenesse solo RNA messaggero e nessun DNA o altri residui, apprende lo scienziato tedesco Florian Schilling in una presentazione

Pfizer ha risposto di aver rinunciato volontariamente al sequenziamento, ammettendo che non era certo ottimale, ma che era giustificato per ridurre i costi. Anche altri produttori hanno rinunciato a questo sequenziamento genetico come parte della loro garanzia di qualità.

Tra le tecniche alternative di valutazione del prodotto utilizzate da Pfizer c’è l’elettroforesi, che conta gli elementi presenti in una soluzione in base alla loro dimensione.

Nei documenti forniti da Pfizer alla WEA, l’RNA messaggero della proteina spike del vaccino è rappresentato da un alto picco centrale. L’anomalia sono le “pendenze” su entrambi i lati del picco, che rappresentano misteriosi “oggetti” genetici che non corrispondono alle dimensioni dell’RNA messaggero e non dovrebbero essere presenti in una soluzione purificata.

Anche l’EMA aveva voluto saperne di più e aveva richiesto i dati grezzi a Pfizer. Il produttore aveva accettato di fornirli ma ad oggi non sono ancora stati consegnati.

Un gruppo di ricercatori, preoccupato in particolare per le conseguenze delle iniezioni di Covid sui giovani, ha deciso all’inizio del 2023 di prendere in mano la situazione e mettere in sequenza lotti di “vaccini” di Pfizer e Moderna. Il loro intero approccio è spiegato in dettaglio in un primo articolo e nel suo supplemento scritto da Kevin McKernan, biologo molecolare, specialista in manipolazione genetica e sequenziamento, che ha partecipato all’analisi.

Le loro scoperte sono di natura inquietante:

Quantità di DNA anormalmente elevata – La presenza di plasmidi contenenti DNA proteico spike è stata confermata in proporzioni notevoli per i “vaccini” di Pfizer e Moderna: tra il 20 e il 35%, ben oltre i limiti di contaminazione fissati dall’EMA (0,033%) . Una singola dose contiene quindi diversi miliardi di questi plasmidi che servivano per produrre l’RNA messaggero e che poi avrebbero dovuto essere eliminati. Queste informazioni sono già prova della non conformità di questi prodotti alle normative vigenti.


Accelerazione della resistenza agli antibiotici – Fatto preoccupante, il DNA di questi plasmidi contiene geni che li rendono resistenti a due antibiotici: neomicina e kanamicina. L’introduzione di miliardi di geni di resistenza agli antibiotici in plasmidi altamente replicabili, consentendo la selezione di batteri resistenti a questi trattamenti nel microbioma, dovrebbe sollevare preoccupazioni sull’accelerazione della resistenza agli antibiotici su scala globale. Alcuni esperti stimavano già prima della crisi del Covid che entro il 2050 non avremmo più avuto antibiotici efficaci.
Elevato fattore di errore di copia – Gli scienziati affermano che la presenza di un nucleotide chiamato pseudouridina è molto preoccupante poiché è noto che ha un tasso di errore di copia di uno su 4000 nucleotidi, ovvero tra 5 e 8,5 milioni di possibili errori di copia per dose di vaccino. E nessuno può dire a cosa corrispondano questi errori poiché sono imprevedibili.


Integrazione permanente e transgenerazionale: i plasmidi vaccinali possono raggiungere un batterio o una cellula umana. Quest’ultimo caso è considerato problematico perché è possibile che il filamento di DNA contenuto nel plasmide sia permanentemente integrato nel codice genetico della cellula umana, permettendole in qualsiasi momento di produrre autonomamente la proteina spike del vaccino, per tutta la vita. Con ogni probabilità, questo è ciò che sta accadendo ai clienti di Pascal Najadi e Me Ulbrich in Germania. L’insegnante. Bhakdi ha ricordato a questo proposito che ogni divisione cellulare è un’opportunità per questo DNA importato di modificare il genoma dell’ospite. Se questa integrazione avviene in una cellula staminale, ovulo o spermatozoo, la modificazione genetica verrà trasmessa alle generazioni successive.

Questo è grave perché oggi la scienza non offre uno strumento per rimuovere un gene. Più incomprensibilmente, il DNA del plasmide utilizzato da Pfizer contiene una sequenza (SV 40) che gli permette di essere trasferito nel nucleo anche quando la cellula non si sta dividendo e quindi di influenzare le cellule. La sua presenza è comunque inutile per la produzione di RNA messaggero nei batteri. Questa sequenza è assente dai plasmidi utilizzati da Moderna.

l vaccino Covid di Johnson & Johnson presenta un rischio di integrazione ancora maggiore perché si basa su un virus a DNA e utilizza un promotore molto più potente dell’SV 40, chiamato CMV. Ciò comporta un rischio molto più elevato di oncogenesi e continua produzione di proteine ​​spike rispetto agli RNA messaggeri, afferma Marc Wathelet, biologo molecolare e specialista di coronavirus che abbiamo consultato (vedi intervista alla fine dell’articolo).

Poiché il DNA della proteina spike del plasmide prende di mira le cellule dei mammiferi, ci sono pochissime possibilità che si integri permanentemente nel genoma di un batterio intestinale. Non riuscendo a diventare fabbriche proteiche avanzate, questi batteri – che non sono cellule umane – potrebbero invece moltiplicare i plasmidi del vaccino e contribuire così ad aumentare il rischio di contaminazione con cellule umane, chiamato “bactofezione” o “trasfezione”.

Marc Wathelet conferma che se “il rischio di contaminazione dei batteri nel microbioma rimane basso, sono i rischi di infiammazione e soprattutto di tumori legati alla contaminazione delle cellule del corpo delle persone vaccinate da parte del DNA che sono più preoccupanti”.

L’esperto sottolinea che è “impossibile quantificare questo rischio”. Trova “un aumento di alcuni tumori, ma non è chiaro se sia dovuto a DNA, mRNA, un indebolimento del sistema immunitario, lipidi nelle nanoparticelle o una combinazione di questi fattori

 

21.07.23

Come risulta, la proteina spike e l’mRNA non sono gli unici rischi di queste iniezioni. Il team di McKernan ha anche scoperto i promotori del virus della simmia 40 (SV40) che, da decenni, sono sospettati di provocare il cancro negli esseri umani, compresi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e delle ossa.3 I risultati4,5,6,7 sono stati pubblicati su OSF Preprints all’inizio di aprile 2023. Come spiegato nell’abstract:8

“Sono stati utilizzati diversi metodi per valutare la composizione degli acidi nucleici di quattro fiale scadute dei vaccini mRNA bivalenti Moderna e Pfizer. Sono stati valutati due flaconi di ciascun fornitore… Molteplici test supportano una contaminazione da DNA che supera i requisiti dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di 330ng/mg e della FDA [Food and Drug Administration] di 10ng/dose…

Come riportato in una recensione del libro di Lancet “The Virus and the Vaccine: The True Story of a Cancer-Causing Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine and the Millions of Americans Exposed”:13

“Nel 1960, gli scienziati e i produttori di vaccini sapevano che i reni delle scimmie erano fogne di virus scimmieschi. Tale contaminazione spesso rovinava le colture, comprese quelle di una ricercatrice del NIH di nome Bernice Eddy, che lavorava sulla sicurezza dei vaccini… La sua scoperta… minacciava uno dei più importanti programmi di salute pubblica degli Stati Uniti…”.

Eddy cercò di informare i colleghi, ma fu imbavagliata e privata dei suoi compiti di regolamentazione dei vaccini e del suo laboratorio… [Due] ricercatori della Merck, Ben Sweet e Maurice Hilleman, identificarono presto il virus del rhesus, poi chiamato SV40, l’agente cancerogeno che era sfuggito a Eddy.

“Nel 1963, le autorità statunitensi decisero di passare alle scimmie verdi africane, che non sono ospiti naturali dell’SV40, per produrre il vaccino antipolio. A metà degli anni ’70, dopo studi epidemiologici limitati, le autorità conclusero che, sebbene l’SV40 causasse il cancro nei criceti, non sembrava farlo nelle persone.

“Arriviamo agli anni ’90: Michele Carbone, allora all’NIH [National Institutes of Health], stava lavorando sul modo in cui l’SV40 induce i tumori negli animali. Uno di questi era il mesotelioma, un raro tumore della pleura che nelle persone si pensa sia causato principalmente dall’amianto. L’ortodossia riteneva che l’SV40 non causasse tumori nell’uomo.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

 Torniamo alle scoperte di McKernan, che oltre al video in evidenza sono discusse anche nel podcast di Daniel Horowitz qui sopra. In breve, il suo team ha scoperto livelli elevati di plasmidi di DNA a doppio filamento, compresi i promotori SV40 (sequenza di DNA essenziale per l’espressione genica) che sono noti per innescare lo sviluppo del cancro quando incontrano un oncogene (un gene che ha il potenziale di causare il cancro).

Il livello di contaminazione varia a seconda della piattaforma utilizzata per la misurazione, ma indipendentemente dal metodo utilizzato, il livello di contaminazione del DNA è significativamente superiore ai limiti normativi sia in Europa che negli Stati Uniti, afferma McKernan. Il livello più alto di contaminazione del DNA riscontrato è stato del 30%, un dato piuttosto sorprendente.

Come spiegato da McKernan, quando si utilizza un tipico test PCR, si viene considerati positivi se il test rileva il virus SARS-CoV-2 utilizzando una soglia di ciclo (CT) di circa 40. In confronto, la contaminazione del DNA viene rilevata con TC inferiori a 20. Ciò significa che la contaminazione è di un milione di milioni di unità.

Ciò significa che la contaminazione è un milione di volte superiore alla quantità di virus che si dovrebbe avere per risultare positivi al test COVID-19. “Quindi, c’è un’enorme differenza per quanto riguarda la quantità di materiale presente”, afferma McKernan.

Nel suo articolo su Substack14 , McKernan sottolinea anche che chi sostiene che il DNA a doppio filamento e l’RNA virale siano una falsa equivalenza, perché l’RNA virale è in grado di replicarsi, si sbaglia.

“La maggior parte dell’sgRNA che state rilevando in un tampone nasale nel vostro naso NON È ADEGUATO ALLA REPLICAZIONE, come dimostrato da Jaafar et al.15 È solo un frammento di RNA che dovrebbe avere una longevità inferiore nelle vostre cellule rispetto ai frammenti contaminanti di dsDNA”, scrive.

Se si sequenzia il DNA, si scopre che corrisponde a quello che sembra essere un vettore di espressione usato per produrre l’RNA… Ogni volta che vediamo una contaminazione del DNA, come quella dei plasmidi, finire in un prodotto iniettabile, la prima cosa a cui si pensa è se sia presente l’endotossina dell’E. coli (Escherichia coli, ndr), perché crea anafilassi per chi viene iniettato.
 

Mentre i deceduti non vaccinati sono stati soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza seconda dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è quello che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.

 

La tabella del Bollettino Covid-19 pubblicato il 24 giugno scorso dall’Istituto Superiore della Sanità di Roma – link a fondo pagina

 

«Numerosi studi riportano l’insorgenza di reazioni autoimmuni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19 (Gadi et al., 2021; Watad et al., 2021; Bril et al., 2021; Portoghese et al., 2021; Ghielmetti et al., 2021; Vuille – Lessard et al., 2021; Chamling et al., 2021; Clayton-Chubb et al., 2021; Minocha et al., 2021; Elrashdy et al., 2021; Garrido et al., 2021; Chen et al., 2022; Fatima et al., 2022; Mahroum et al., 2022; Finsterer, 2022; Garg & Paliwal, 2022; Kaulen et al., 2022; Kwon & Kim, 2022; Ruggeri, Giovanellla & Campennì, 2022). I dati istopatologici forniscono una prova indiscutibile che dimostra che i vaccini genetici presentano una distribuzione fuori bersaglio, provocando la sintesi della proteina spike e innescando così reazioni infiammatorie autoimmuni, anche in tessuti terminali differenziati».

Furono proprio gli esami patologici del medico tedesco Morz a rilevare l’anomala persistenza nel corpo umano della proteina Spike di cui un altro studio americano asseverato dalla virologa Jessica Rose spiegò la proliferazione attraverso i plasmidi di RNA.

«In generale, i potenziali rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a diventare bersagli per l’attacco autoimmune non possono essere valutati completamente, senza conoscere l’esatta distribuzione e cinetica di LNP e mRNA, nonché la produzione e la farmacocinetica della proteina spike».

Lo studio sottoscritto anche da Donzelli e Bellavite poi conclude:

«Poiché il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentato, questo è motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico attuale o futuro che induca le cellule umane a sintetizzare antigeni non self. Infatti, per i tessuti terminalmente differenziati, la perdita di cellule determina un danno irreversibile con prognosi potenzialmente fatale. In conclusione, alla luce delle innegabili prove di distribuzione fuori bersaglio, la somministrazione di vaccini genetici contro COVID-19 dovrebbe essere interrotta fino a quando non saranno eseguiti accurati studi di farmacocinetica, farmacodinamica e genotossicità, oppure dovrebbero essere somministrati solo in circostanze quando i benefici superano di gran lunga i rischi».

L’invito a indagare sui danni da sieri genici e a fermarne l’inoculazione è giunto anche da una ricercatrice dell’Istituto Superiore della Sanità e dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per un’accurata inchiesta.

 

di Peter McCullough – pubblicato in origine sul suo Substack

Mi viene spesso chiesto: perché tante persone che hanno assunto il vaccino COVID-19 stanno apparentemente bene, mentre altre subiscono danni al cuore, ictus, coaguli di sangue e finiscono per essere invalide o morte? Da molti mesi si sospetta che ci possano essere variazioni nei lotti o nelle partite di vaccino che potrebbero spiegare in parte queste osservazioni. In altre parole, non tutti ricevono la stessa dose di mRNA.

In base all’autorizzazione all’uso in emergenza, le aziende produttrici di vaccini e i loro subappaltatori non effettuano alcuna ispezione delle fiale finali riempite e finite. Si tratta di una situazione senza precedenti per un prodotto di largo uso di qualsiasi tipo.

È possibile che le nanoparticelle lipidiche si aggreghino in sospensione e quindi alcuni lotti potrebbero contenere più mRNA di altri. Allo stesso modo, poiché le dimensioni dei lotti sono variate nel tempo, è possibile che i contaminanti del processo di produzione si concentrino in alcuni lotti più piccoli rispetto a quelli più grandi.

Infine, il trasporto, la conservazione e l’uso del prodotto possono essere fattori che denaturano l’mRNA, tra cui il riscaldamento, l’aria iniettata nelle fiale e gli aghi multipli immersi nella sospensione.

Il problema della contaminazione è emerso quando il Giappone ha restituito milioni di dosi e sono stati riscontrati detriti visibili sul fondo delle fiale. Inoltre, poiché i contactor di biodifesa utilizzano sfere metalliche, è possibile che i lotti iniziali più piccoli avessero detriti magnetici che spiegavano il “magnetismo” nel braccio in cui veniva somministrata l’iniezione, come riportato all’inizio della campagna vaccinale.

Un rapporto di Schmeling e collaboratori sul vaccino Pfizer BNT162b2 mRNA COVID-19 ha rilevato che il 71% degli eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi (lotti ad alto rischio), mentre <1% di questi eventi proveniva dal 32,1% delle dosi (lotti a basso rischio). La variazione spiegata per i lotti ad alto e moderato rischio è stata rispettivamente del 78 e dell’89%. Pertanto, più dosi sono state somministrate da quelle fiale, maggiore è stato il numero di effetti collaterali segnalati. Ciò significa che la maggior parte del rischio risiede nell’iniezione e non nella persona che l’ha ricevuta.

Si tratta di risultati di importanza cruciale. Essi implicano che la debacle del vaccino COVID-19 è effettivamente un problema di prodotto e non è dovuta alla suscettibilità del paziente nella maggior parte delle circostanze. Inoltre, la mancanza di ispezioni ha portato a un disastro di sicurezza. Alcuni sfortunati pazienti ricevono una quantità eccessiva di mRNA, di contaminanti o di entrambi e sono quindi esposti a iniezioni dannose e, in alcuni casi, letali.

 

IN ITALIA

Il trait d’union tra questa nuova ricerca sponsorizzata dalla Commissione Europea e Rappuoli è proprio la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) che ha creato un park science accentratore di aziende operanti in campo sanitario medico, diagnostico e farmaceutico.

TOSCANA LIFE SCIENCES NEL BIOTECNOPOLO DI SIENA
TLS è anche deputata a diventare uno dei pilastri del progetto del Biotecnopolo di Siena, in fase di realizzazione nell’ex caserma in Viale Cavour, che riceverà una cospicua dotazione finanziaria dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) così suddivisa: 9 milioni di euro per il 2022, 12 milioni per il 2023 e 16 milioni per il 2024. Ma la fetta più grossa spetta proprio all’hub antipandemico (Centro Nazionale Antipandemico – CNAP), che riceverà 340 milioni di euro da qui al 2026.

Una somma ingente in considerazione che le finalità sono praticamente analoghe a quelle del Fondazione Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che vede come capofila l’Università di Padova e come partner altri atenei italiani ma, soprattutto, le Big Pharma dei vaccini Pfizer, Biontech e AstraZeneca.

Dal canto suo la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) fin dall’agosto 2022 aveva subito accolto «con estremo favore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (GU) della Repubblica Italiana dello Statuto della Fondazione Biotecnopolo, che avrà sede legale e operativa a Siena. Un passo molto atteso che include la partecipazione della Fondazione Toscana Life Sciences in qualità di “nuovo fondatore” attraverso la stipula di un atto convenzionale entro sessanta giorni dall’adozione dello Statuto stesso. Sono soci fondatori il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo Economico, cui si aggiungerà la Fondazione TLS come “nuovo fondatore”

Esaote (che ha sede a Genova ma una filiale a Firenze) e TLS, nella primavera 2021, si trovarono insieme a un vertice convocato dalla Regione Toscana per costruire un eco-sistema per un vaccino anti Covid-19 made in Tuscany. All’incontro presero parte, oltre agli assessori Simone Bezzini (Sanità) e Leonardo Marras (Attività produttive), i rappresentanti del Gruppo farmaceutico Menarini, di Kedrion, Eli Lilly, Molteni Farmaceutici, Diesse Diagnostica, Aboca, Abiogen, e di Gsk Vaccines.

Ora il Biotecnopolo di Siena e Toscana Life Sciences si assumeranno l’onere di portare avanti questo obiettivo puntando sulla figura di Rappuoli.

La Fondazione Toscana Life Sciences è il soggetto operativo che coordina e gestisce le attività del Distretto Toscano Scienze della Vita, il cluster regionale che aggrega tutti i soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della nutraceutica, della cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life sciences.

E’ nata nel 2011 per iniziativa della Regione Toscana allora governata dal presidente Alberto Monaci, bancario e ex deputato della Democrazia Cristiana e poi del Partito Democratico, ed oggi rappresenta un ecosistema dell’innovazione che raggruppa oltre 32 Centri Ricerca e 14 Enti di Ricerca, incluse le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena); le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR. Sono affiliate al Distretto oltre 200 aziende del settore pharma, medical devices, biotech, ICT for health, nutraceutica, servizi correlati, per oltre 6 miliardi di fatturato.

Tra queste spicca il nome della bio-farmaceutica Kedrion della famiglia Marcucci dell’ex senatore del PD Andrea Marcucci (non riconfermato alle elezioni del 2022) che attirò l’attenzione dei media per l’interessamento a gestire a livello industriale (con una società Israeliana del Gruppo della Big Pharma americana Moderna finanziata da Gates) le cure del Covid-19 col plasma del medico Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, morto suicida in circostanze misteriose dopo che la sperimentazione fu sottratta dal governo al suo centro di ricerca e assegnata a quello di Pisa.

 

 

NO AL NUCLEARE , SULL'H2-FOTOVOLTAICO  NON SI SPECULA
  1. IL RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE USATO  PER  GIUSTIFICARE IL NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI RUSSIA E GIAPPONE.
  2. CON LA SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
  3. MENTRE LA FRANCIA INVESTE PER SANARE LO SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE ENTRARE ?
  4. GLI INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN ITALIA ?

 

LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE    FUSIONE NUCLEARE    QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.

IL FUTURO H2 CHE NON SI VUOLE VEDERE

E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI, COME DIMOSTRA IL : https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131

 

   INFETT VIRUS  DIO UOMINI      IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA BESTEMMIA     BESTEMMIA

   RICETTA LIEVITO MADRE LIEVITO MADRE

RICAMBIO POLITICO BLOCCATO BLOCCO   ROMA  MELONI    INTERNI

 

L'Ucraina in fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016 (sottotitoli italiano)

https://www.youtube.com/watch?v=2AKpsBF-bvo

"Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese

https://war.ukraine.ua/russia-war-crimes/

 

 

 

Cosa c’entra il climate change con l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?

 

Temperature di 10°C a 3.300 metri di altezza da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio. Sono questi i fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto due cordate di alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia

 

Ghiacciaio della Marmolada: il climate change fa almeno 6 morti
crediti: Local Team

Il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando di 6 metri l’anno

(Rinnovabili.it) – Almeno 10 morti, 9 feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente che ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada. Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate, scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio, pietre e acqua fusa.

La dinamica dell’incidente

Verso le 14 del 3 luglio ha ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre 3000 metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente, alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e ha investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia precipitando a 300 km/h.

Il punto di distacco del seracco è ben visibile in alto a destra. Crediti: Local Team.

Ogni ghiacciaio ha dei seracchi, blocchi di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il ghiacciaio incontra delle variazioni nella pendenza della montagna. Queste deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di crepacci, che a loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio, i seracchi. Queste formazioni, seppur normali, sono per loro natura instabili. Tendono a cadere a valle, ricompattandosi con il resto del corpo glaciale, ed è difficile prevedere quando esattamente un evento del genere si può verificare.

Il climate change sul ghiacciaio della Marmolada

Il distacco del seracco dal ghiacciaio della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e reso più rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni, anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti il termometro è salito regolarmente a 10°C. Ma è da maggio che si registrano anomalie termiche molto pronunciate.

Anomalie che investono tutto l’arco alpino. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100 km più a nord-est, uno degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della regione alpina ieri segnalava il quasi completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003).

Che legame c’è tra il crollo del seracco e le temperature elevate? Secondo la società meteorologica alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla base a causa della grande disponibilità di acqua di fusione dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del ghiacciaio: “la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli interstrati) e l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono probabilmente le cause principali di questo evento catastrofico”.

Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di fusione – penetra fra gli strati di ghiaccio o direttamente sul fondo del ghiacciaio, incuneandosi tra massa glaciale e rocce sottostanti, per sgorgare poi al fondo della lingua glaciale. Questo processo “lubrifica” il ghiacciaio, accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle “sacche” piene d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del ghiacciaio.

Come tutti gli altri ghiacciai alpini, anche il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa del riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta dal Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.

Il cambiamento climatico corre più veloce sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C). Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi 2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi estivi, l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può arrivare, rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.

 

 

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LA STRAGE DI USTICA

«Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma» si legge ancora nell’articolo.

«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15, F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».

Lannes ha aggiunto particolari agghiaccianti. «Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti della scorta della Polizia di Stato – ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall’autorità giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su cui era imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall’Arma Azzurra».

 

 

IL VERO OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

QUESTO LA HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA  CHE HA LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI SEGRETI NELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.

I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO


Dichiarazione di Giuliano AMATO

«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» - INTERVISTA

(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi - inserita il 02 luglio 2010 da 31

«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce Giuliano Amato, presidente del Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu.

Perché, presidente?

«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che bisogna fare?».

Secondo lei?

«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».

Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una trattativa», come dice Pisanu?

«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad horas del provvedimento».

Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?

«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».

Perché?

«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».

L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del '93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?

«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta insoluto è la vera matrice di quelle stragi».

Che intende dire?

«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo, Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza. Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una devastante dimostrazione di potere».

Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che per la mafia furono controproducenti?

«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti israeliani per punire la politica estera italiana sul versante palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».

Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?

«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima dei magistrati».

Infatti Andreotti e Cossiga, agli ordini  di Henry Kissinger,  se ne interessarono con Delle Chiaie che rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con la mafia di Rejna , secondo Lo Cicero.

 

 

 

CARO PIERO ANGELA UOMO DI STATO

CARO

 

 

ESPERIENZA STORICA DELL'ARROGANZA DELLA FIAT

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2022/07/watchfolder-tgr-piemonte-web-de-ponte-auto-elettrica-vl-tg1tgp2mxf-5f9b9ee5-2a7f-4d92-81c5-52a913e172bc.html

 

 

Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks

 

 FATTI NO BLA BLA BLA  DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE NON PENSANO PRIMA DI AGIRE

LE NON RISPOSTE DI DRAGHI E CINGOLANI DOCUMENTATE DA REPORT

DRAGHI NO RISP

QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO ?

Era il 23 maggio del 1992 quando Giovanni Falcone guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo accompagnava dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.

Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe Costanza che quel giorno sedeva dietro.

Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale, viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.

La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata. Muoiono tutti sul colpo.

L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il parabrezza della macchina.

In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.

L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è ancora oggi vivo.

Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità di Cosa Nostra.

Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale. Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare qualcosa del genere.

Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.

È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare l’ordigno.

Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree circostanti.

Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del magistrato.

Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni necessarie per eseguire la strage.

Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.

E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di vita.

Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.

La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione edulcorata e distorta della strage di Capaci.

Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali Peter Gomez e Marco Travaglio.

Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni Falcone prima di morire.

L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI

All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali, incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli.

Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.

Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito comunista italiano.

Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione Sovietica, a quelle del PCI.

La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si dichiarava custode di quella ideologia.

Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con Falcone prima di essere ucciso.

Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i fondi.

I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate da Stepankov.

Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da Ronald Reagan.

Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.

Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.

Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse troppo a Mosca.

Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse, infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi non allineati né con un blocco né con l’altro.

Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente perché si era deciso di demolirla dall’interno.

La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.

Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.

Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa struttura paragovernativa internazionale.

Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale, soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita a portare avanti indisturbata i suoi piani.

Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.

Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue “riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del raggiungimento di questo obbiettivo.

I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione Sovietica.

Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella storia politica recente di nessun Paese.

Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.

A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello che era il patrimonio pubblico dello Stato.

L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e comprati da corporation angloamericane.

Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.

Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli affari penali, Giovanni Falcone.

Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.

Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito. Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca per finire in Italia.

I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.

I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno mafioso.

L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani Pulite

Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.

Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.

Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina inaugurata da Achille Occhetto.

Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico liberal progressista molto simile a quella del partito democratico americano.

Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.

A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone infernale della globalizzazione.

Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere transnazionali.

Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una condanna anticipata.

Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.

Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni mafiose.

Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni dopo a via d’Amelio.

Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.

Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per essere portata in dote alla finanza anglosionista.

Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.

E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della moneta unica, arma della finanza internazionale.

E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere così forte che fa impallidire la mafia.

I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.

Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza di un potere senza volto molto più potente.

È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso anno.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire pagare con la propria vita.

Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di banche e corporation che erano i veri registi della mafia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la loro vita.

Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è avuta dal 1945 in poi.

 

 

 

Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
multe autovelox

La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati

AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox mobili montati sulle auto della polizia.

UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.

LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva segnalazione".

 

  

COSTITUENDA ASSOCIAZIONE:

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per non fare diventare l'ITALIA un'hotspot europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come italiani nel nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e chiaro : ogni paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le risorse disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel superare le difficolta'.

Inventarsi un lavoro invece che fare l'elemosina.

Quanti miracoli ha fatto Maometto rispetto a Gesu' ?

SI ACCETTANO ISCRIZIONI : STATUTO

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obiettivi:

1) esame d'italiano e storia italiana per gli immigrati

2) lavori socialmente utili

3) pulizia e cucina autonoma

3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e far germogliare il seme del Vangelo.  Scrive suor Lucia: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. interpretazione del Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice:  «La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».

Le storie degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere insieme alle loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani all'estero:

1)  Mi trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata , mentre stato parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi : era di colore.

2) Mi trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando dei soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi pacchi, arriva un nero in bici e me li chiede

3) Ero su un bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che occupava i primi posti e si e' messo lui

4) Ero in un team di startup che doveva fare proposte a TIM usando strumenti della stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima vedere gli strumenti e poi fare le proposte: molto innovativo !

5) FINO A QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA , ANCHE SE LO SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO PRINCIPIO CHE CI PORTA INDIETRO.

6) perche' lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono rifiutare clienti .

7) Immigrazione ed economia sono interconnesse in quanto spostano pil fuori dal paese.

8) Gli extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non solo desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.

 

09.01.19

Tutti i nulllafacenti immigrati Boeri dice che ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?

04.02.17l

L'ISIS secondo me sta facendo delle prove di attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco simultaneo da terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come a NY l'11.09.11.

Riforma sostenuta da una maggioranza trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli immigrati La Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per le assegnazioni penalizzano gli italiani .

Screening pagato dalla Regione e affidato alle Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc “Controlli da marzo” Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di scabbia In sei mesi sono state curate un migliaio di persone.

Il Piemonte è la quarta regione italiana per numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad aumentare. L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta trasformando in strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In Piemonte ci sono 14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi: nel primo mese del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti asilo, in confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015. Insomma, serve un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione della Regione Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in questi anni sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da emergenziale a strutturale».

La Regione punta su formazione e compensazioni mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila migranti Solo 1200 nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i riconoscimenti delle commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al passato prossimo: la tendenza si è invertita, le domande accolte sono il 60% rispetto al 40% dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a progetti di accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai dati aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar - gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture. Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto: «Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi), “Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni). Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva, aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato, protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni, considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone, in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione, Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.

INTANTO :«Non sono ipotizzabili anticipazioni di risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La lunga attesa aveva fatto protestare molti residenti e c’era chi già stava perdendo le speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a un’interpellanza del consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha messo nero su bianco che i fondi dei privati per permettere la costruzione dell’asilo non ci sono. Quella di via Verolengo resta una promessa non rispettata. Con la crisi immobiliare, la società Cinque Cerchi ha rinunciato a costruire una parte dei palazzi e gli oneri di urbanizzazione versati, spiegò mesi fa l’ex assessore Lorusso, erano andati per la costruzione del tunnel di corso Mortara. Ad ottobre c’è stata una nuova riunione. L’esito è stata la fumata nera da parte dei privati. «Sarà necessario che la progettazione e la realizzazione dell’opera vengano curate direttamente dalla Città di Torino», scrive il Comune nella sua risposta. Senza specificare come e dove verranno reperiti i fondi necessari, né quando si partirà.

 

Tunisia. Frattini: "Proporremo immigrazione circolare" - Il portale dell ...

www.stranieriinitalia.it/.../tunisia-frattini-qproporremo-immigrazione-circolareq.html

20 gen 2011 - L'immigrazione "circolare" è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro all'estero, tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...

Tutto è iniziato quando è stato chiuso il bar. I 60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia diretto a Napoli volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi e far scoppiare il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente, trasformando il viaggio in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri. In mezzo al mare, nel cuore della notte, è successo di tutto: litigi, urla, botte, un tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai danni di alcuni viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La situazione è tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima dell’ormeggio, quando i protagonisti di questa interminabile notte brava hanno visto che sulle banchine del porto di Napoli erano già schierate le pattuglie della polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì sera dalla Sardegna era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che nei giorni scorsi aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina di persone, alle quali si sono aggiunti anche altri immigrati nordafricani. E così a bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo ha provato a riportare la calma ma la situazione è subito degenerata. Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a Napoli, il traghetto è stato bloccato dagli agenti della Questura di Napoli che per tutta la giornata sono rimasti a bordo per identificare gli stranieri che hanno scatenato il caos in mezzo al mare e per ricostruire bene l’episodio. «Il viaggio del gruppo è stato effettuato secondo le procedure previste dalla legge, implementate dalle autorità di sicurezza di Cagliari – si limita a spiegare la Tirrenia - La compagnia, come sempre in questi casi, ha destinato ai passeggeri stranieri un’area della nave, a garanzia della sicurezza dei passeggeri, non essendo il gruppo accompagnato  dalle forze di polizia. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, il gruppo ha creato problemi a bordo per tensioni al suo interno che poi si sono ripercosse sui passeggeri». A bordo del traghetto gli agenti della questura di Napoli hanno lavorato per quasi 12 ore e hanno acquisito anche le telecamere della videosorveglianza della nave. Nel frattempo sono scoppiate le polemiche. «I protagonisti di questo caos non sono da scambiare con i profughi richiedenti asilo - commenta il segretario del Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che con gli sbarchi dal Nord Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, arrivano poco di buono, giovani convinti di poter fare cio’ che vogliono una volta ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un lasciapassare che garantisce loro la libertà di delinquere in Italia. Cosa deve accadere per far comprendere che va trovata una soluzione definitiva alla questione delle espulsioni?»  In ostaggio per ore Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno trasformato il viaggio in un incubo per gli altri 200 passeggeri  21.02.17

Istituto comprensivo Regio Parco La crisi spegne la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10 euro al mese: a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la Regione Piemonte finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani la lingua degli immigrati non viceversa.

 Qui Foggia Gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui Messina Nei rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano di anno in anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case sono coperte da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo aperto  Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di famiglie abitano prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da Lamezia a Messina. Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di fortuna. Tra amianto, topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia da vendere. Con gli occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la sua testa: «Sono stata operata due volte di tumore, è colpa di questo maledetto Eternit». Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo qui da vent’anni. D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa e l’umidità bagna i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di andare via. Ma dove?». In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi e lamiere trova la forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i politici ci promettono case popolari, ma una volta eletti si dimenticano di noi. Sono certa che morirò senza aver realizzato il mio sogno: un balcone dove stendere la biancheria». Antonio invece no, lui non ride. Digrigna i denti rimasti: «Gli altri li ho persi per colpa della rabbia. In due anni qui sono diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela, bidonville: Paese che vai, emarginazione che trovi. Un essere umano su sei, nel mondo, vive in una baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila le persone che, secondo l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di altro tipo», diversi dalle case. Cantine, roulotte, automobili e soprattutto baracche. Le storie di questi cittadini invisibili (e italianissimi) sono raccontate nel documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, in onda domenica sera alle 21,15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Le baraccopoli sono non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso rassegnata. Donne, uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi economica o di circostanze avverse. Vivono in stamberghe all’interno di moderni ghetti al confine con quella parte di città degna di questo nome. Di là dal muro la civiltà. Da questo lato fango, calcinacci, muffa, immondizia, fogne a cielo aperto. A Messina le abitazioni di fortuna risalgono ad oltre un secolo fa, quando il terremoto del 1908 rase al suolo la città. Qui l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo Fucile, Giostra, Camaro San Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale dei diseredati. Legambiente ha censito più di 3 mila baracche e altrettante famiglie. I topi, invece, sono ben di più. A Lamezia Terme oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica. Tra loro c’è Cosimo, che vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio figlio, ha subìto un trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita invece nelle casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato fatiscente è diventato la sua dimora forzata: «Facevo l’autotrasportatore. Dopo due ictus ho perso patente e lavoro. I miei figli non sanno che abito qui. Non mi è rimasto nulla, nemmeno la dignità». Sognando un balcone «Il mio sogno? È un balcone dove stendere la biancheria», dice la signora Caterina nIl documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà in onda domani sera alle 21.15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Su Sky Atlantic Il documentario 3 domande a Sergio Ramazzotti registra e fotografo “Così ho immortalato la vita dentro quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti delle baraccopoli? «Sono cittadini italiani, spesso finiti lì per caso. Magari dopo aver perso il lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti comuni? «Chi finisce in una baracca attraversa fasi simili a quelle dei malati di cancro. Prima lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di scendere a patti con la realtà, la depressione, infine la rassegnazione». Cosa ci insegnano queste persone? «È destabilizzante raccontare donne e uomini caduti in disgrazia con tanta rapidità. Sono individui come noi. La verità è che può succedere a chiunque». Baraccopolid’Italia

01.03.17

GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE GLI EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.

 

 

 

SE VUOI SCRIVERTI UN BREVETTO CONSULTA dm.13.01.10 n33

13/01/2010 - Decreto ministeriale del 13 gennaio 2010, n. 33 - Uibm

 

 

 

CORRISPONDENZA sulla Xylella fastidiosa con la UE luglio 2018

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967.pdf

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967-cover.pdf

 

 

 

Mutui, la prova della truffa Via a rimborsi per 16 miliardi

Dopo tre anni ecco la sentenza Ue sull'Euribor truccato da banche estere. Ma si può far causa pure alle italiane

Giuseppe Marino - Sab, 19/11/2016 - 15:52

La Commissione europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di euro di rimborsi da chiedere alle banche.

La storia parte con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie posizioni commerciali ed esposizioni»

Il risultato ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé, Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di euro.

La Ue ha sempre rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte «censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti: «Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo, leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1 settembre 2005 al 31 marzo 2009».

27.01.17

 

 

Come creare un meeting su Zoom? In un periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale, la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un processo estremamente semplice, che non richiede neppure la registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che desiderano creare un meeting su Zoom.

Ecco dunque una semplice guida per semplificare la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla piattaforma senza confondersi le idee.

Come si crea un meeting su Zoom

Dopo aver scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione, si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In (è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo modo:

  • Fare tap su New Meeting (pulsante arancione)
  • Scegliere se avviare il meeting con la fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
  • Premere Start a Meeting

A questo punto è stata creata la videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:

  • Fare tap su Participants (nella parte in basso dello schermo)
  • Premere su Invite
  • Scegliere il mezzo attraverso cui inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o messaggio, per esempio)

Una volta invitati gli utenti, chi ha creato il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare, piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.

Zoom, anche su dispositivi mobile

Zoom (immagine: Zoom).

Facendo tap sul pulsante Chats (in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting), permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare tutti (End Meeting).

 

 

Windows File Recovery recupera i file cancellati per sbaglio

È la prima app di questo tipo realizzata direttamente da Microsoft.

A tutti - beh, a quanti non hanno un backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file, non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per sempre.

Recuperare i file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per software specializzati.

Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha rilasciato una piccola utility che si occupa proprio del recupero dei file.

Si chiama Windows File Recovery ed è disponibile gratuitamente sul Microsoft Store.

Si tratta di un programma privo di interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di Windows.

L'utility ha tre modalità base di funzionamento. Default, suggerita per i drive Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome, la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni, cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).

Windows File Recovery è in grado di tentare il recupero da diversi filesystem - quali Ntfs, exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a disposizione una pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.

Qui sotto, alcune schermate di Windows File Recovery.

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Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28141

 

Bloatbox ripulisce Windows 10 dalle app indesiderate

Bastano pochi clic per eliminare tutto il bloatware preinstallato.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28201

Non si può dire che Windows 10 sia un sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé, insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.

Rimuoverle a mano una a una è un compito tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera operazione: Bloatbox.

Nata come estensione per Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con Microsoft da Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.

Il motivo è un po' la medesima ragione di vita di Bloatbox: non rendere Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.

Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di archivio .zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file Bloatbox.exe per avviare l'app.

La finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo, Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del computer.

Ciò che occorre fare è selezionare quelle app che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il pulsante , che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si trovano tutte le app condannate alla cancellazione.

A questo punto si può premere il pulsante Uninstall, posto nella parte inferiore della colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.

L'ultima versione al momento in cui scriviamo mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare una "pulizia generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....

Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di eliminazione tutte le app preinstallate e considerate bloatware. Chiaramente l'elenco può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si intende tenere tramite il pulsante Remove selected.

 

 

 

 

Il sito che installa tutte le app essenziali per Windows 10

Bastano pochi clic per ottenere un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo software.

Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente configurato e utilizzabile.

A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter automatizzare.

Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e installarle in autonomia.


Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti (Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e, dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di fornire un'interfaccia grafica.

Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.

Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è molto simile al già citato Ninite.

Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve essere preventivamente installato sul Pc.

Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo sviluppatore ha battezzato Featured Pack.

Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.

In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa di invocare Winget per portare a termine il compito.

I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a creare il proprio e a condividerlo.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369

 

 

Cos’è e a cosa serve la pasta madre

La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.

Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane, pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili, conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.

La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.

I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno, evitando picchi glicemici.

Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi, si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari tipi di farine, anche senza glutine.

La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.

 

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