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Marco Bava è un economista, consulente finanziario e spesso attivo
nel panorama italiano come esperto di economia e finanza. È noto per le
sue opinioni critiche su temi come la gestione della finanza pubblica
italiana, le banche e la situazione economica generale del Paese.
Inoltre, in passato è stato coinvolto in varie iniziative politiche e
civiche, dove ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica su
questioni legate alla trasparenza economica e alla gestione del debito
pubblico.
Dal Vangelo secondo Luca Lc
21,5-19 “In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato
di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei
quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non
sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e
quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose:
«Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome
dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!
Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché
prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro
regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze;
vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi
perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete
allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non
preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché
tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e
dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa
del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza
salverete la vostra vita».”
La gangster
che si fece
suora
pierangelo sapegno
Le due vite di Angela Corradi sono finite adesso. Quella della donna
gangster con la svastica tatuata sulla schiena e della suora laica che
ha dedicato la sua vita ai disperati e agli sconfitti. La notizia l'ha
data su Facebook Tino Stefanini, uno degli ultimi superstiti della
famigerata mala della Comasina: «Resterai per sempre nei nostri cuori».
Ma di Angela Corradi, morta a 73 anni, resta qualcosa di più anche per
tutti noi, il mistero della vita e dei suoi peccati, la sottile linea di
demarcazione che può dividere il bene dal male sulle strade del dolore.
Tutto quello che non possiamo vedere e facciamo fatica a capire. Una
volta le chiesero come aveva fatto a scoprire Dio. «Perché ho sentito la
sua voce», aveva risposto. «Mi disse "Io ci sono". Mi disse solo
questo». Era una sera che Angela Corradi aveva un mitra in mano e una
pistola infilata nei calzoni e stava uscendo dalla sua casa di via
Osculati ad Affori per andare a uccidere qualcuno. Ma qualche anno dopo,
aveva il velo e degli occhiali a goccia che nascondevano uno sguardo che
levigava il tempo e anche le sue ferite, perché non si vive la sua vita
senza perdere pezzi e portarne le cicatrici. Allora le chiesero come
faceva a essere così sicura che fosse la voce di Dio. «Lo so e basta»,
disse con tono di nuovo duro. Il fatto è che pure quando sposò Dio e si
fece terziaria francescana non perse mai la forza del suo carattere. Era
scritta nei suoi occhi, quella forza. Era la pupa del gangster, la «pupa
della banda Vallanzasca», come titolavano i giornali, la compagna
inseparabile di Vito Pesce, il braccio destro del bel René, che la
chiamava «la sorellina» e di lei diceva che non era solo bella e
coraggiosa: «Angelina è stata la donna che in quanto a palle dava dei
punti e tanti maschietti cazzuti. Una forza della natura.
Fondamentalmente, era una femmina da sballo. Bella, intelligente,
simpatica, capace di essere dolcissima. Ma quando c'era da dimostrare il
suo carattere, persino il suo uomo faceva bene a non contraddirla». Era un giorno di luglio del 1978 quando venne folgorata da Cristo,
mentre doveva andare a vendicare «uno sgarro fatto ai miei compagni in
carcere». Lo raccontò cinque anni dopo esatti, al meeting di Cl a
Rimini: «Io posso solo tentare di farvi vedere una scena. Sono in casa,
sono armata fino ai denti e quando varcherò quella porta so che l'unica
cosa che devo fare è uccidere qualcuno. E sono molto determinata a
farlo. È in quel momento che mi si è presentato il Signore. Non Lui, io
mento se dico Lui. Ma la sua voce. E l'ho sentita benissimo. Ha solo
detto "ci sono". Non ha detto altro. E io mi sono terrorizzata. Non
avevo mai avuto paura di niente. Ma quella volta sì». Prima di cambiare
la sua vita, Angela era stata tutto quello che poteva essere una nata
come lei nella nebbia dell'anonimato ai margini della metropoli. Era
stata commessa, e poi modella prima di approdare nella banda di
Vallanzasca per un «atto di ribellione». Si era tatuata sulla schiena
una svastica e su un dito la «N» di nazista con una croce sovrapposta.
Diventò una protagonista di quegli anni di violenza e finì anche in
carcere, cinque anni a San Vittore. Era una donna bellissima, hanno
sempre ripetuto quelli che l'avevano conosciuta. I suoi lavoravano nel
circo. Il padre faceva il giro della morte in motocicletta. Poi un
gravissimo incidente l'aveva paralizzato e da allora anche la madre,
Bruna, acrobata, lasciò il tendone. I suoi cercarono di avviarla agli
studi, ma non ci fu verso. Angela voleva scappare, andare via da quella
prigione di case grigie e uguali, dalle pene della sua famiglia. A
sedici anni fuggì di casa e dopo poco tempo si legò ai ragazzi della
mala che in quegli anni stavano scalando le gerarchie di Milano a mitra
spianati, lasciando una scia di morte dietro di loro. Diventò la
compagna di Vito pesce, uno degli uomini più spietati della banda
Vallanzasca. I giornali, raccontando i corpi senza vita sparsi sulle
strade, tutte quelle esplosioni di violenza e le sparatorie, li
chiamavano «i killer drogati. La più feroce gang del Dopoguerra». In
quegli anni morì suo padre, mentre lei veniva arrestata. Di San Vittore
ricordò la vita vuota e arida dietro a quelle sbarre.
La conversione avvenne all'improvviso, quando era già una suora laica,
la sua auto, una A112, venne crivellata di colpi in piena notte e lei
rimase quasi in fin vita con ferite sul volto. «Gesù, Gesù aiutami...»,
ripeteva ai medici del Niguarda. Sua madre Bruna raccontò che «era
uscita per andare a portare aiuto ai bisognosi». In realtà,
quell'episodio rimase un mistero senza risposta.
Un po' come il suo viso, conservato negli archivi della cronaca nera e
nelle foto che la immortalarono col velo. Non aveva più i capelli tinti
di biondo e lo sguardo sprezzante. Ma gli occhi sono lo specchio
dell'anima. E non sono cambiati. Erano troppo duri, quand'era ragazzina,
ma anche adesso erano gli occhi di una che aveva sempre dovuto
combattere nella sua vita, farsi largo tra le infinite e irrisolte
violenze delle periferie, fra quegli edifici nudi che nascondevano tutti
le stesse miserie e le stesse rabbie, in quelle ripetizioni di facciate
sempre uguali e in quel piatto e uniforme plurale di una sconfitta
comune, dove ogni finestra apparteneva solo alle nebbie della
disperazione, un disegno senza altri colori che non fossero quelli dei
sogni di chi vuole scappare. Alla fine però Angela Corradi è tornata qui
e ci è rimasta fino alla sua morte, a 73 anni, per dedicarsi alle anime
perse dei drogati, dei detenuti, dei più deboli, di tutti quelli rimasti
senza speranze nella battaglia della vita. È ritornata da dov'era
partita, nella terra di mezzo, nei luoghi di tutti quelli che continuano
a perdere.
TO.12.04.24
Illustre Presidente del
Consiglio Giorgia Meloni perche' con l'art.11 del DISEGNO DI LEGGE
CAPITALI avete approvato un restringimento di fatto della libertà ?
perché avete voluto dimostrarci di volervi ispirare all'epoca
fascista sfociato nel delitto Matteotti ? Non credo sia
nell'interesse suo e del suo governo e mi spiace, ma devo prenderne
atto.
Ill.mo Signor Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera
Ill.mo Capo dello Stato Sergio Mattarella
Ill.mo Presidente del Senato
Ill.mo Presidente della Camera
Ill.ma Presidente del Consiglio
In questi giorni e’ in approvazione l’atto della Camera: n.1515 ,
Senato n.674. - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali
e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in
materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di
società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli
emittenti" (approvato dal Senato) (1515) .
L’articolo 11 (Svolgimento delle assemblee delle società per azioni
quotate) modificato al Senato, consente, ove sia contemplato nello
statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano
esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società. In
tale ipotesi, non è consentita la presentazione di proposte di
deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato
unicamente prima dell’assemblea. Per effetto delle modifiche apportate
al Senato, la predetta facoltà statutaria si applica anche alle società
ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione;
inoltre, sempre per effetto delle predette modifiche, sono prorogate al
31 dicembre 2024 le misure previste per lo svolgimento delle assemblee
societarie disposte con riferimento all’emergenza Covid-19 dal
decreto-legge n. 18 del 2020, in particolare per quanto attiene l’uso di
mezzi telematici. L’articolo 11 introduce un nuovo articolo
135-undecies.1 nel TUF – Testo Unico Finanziario (D. Lgs. n. 58 del
1998) il quale consente, ove sia contemplato nello statuto, che le
assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il
rappresentante pagato e designato dalla società. Le disposizioni in
commento rendono permanente, nelle sue linee essenziali, e a
condizione che lo statuto preveda tale possibilità, quanto previsto
dall’articolo 106, commi 4 e 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18,
che ha introdotto specifiche disposizioni sullo svolgimento delle
assemblee societarie ordinarie e straordinarie, allo scopo di
contemperare il diritto degli azionisti alla partecipazione e al voto in
assemblea con le misure di sicurezza imposte in relazione all’epidemia
da COVID-19. Il Governo, nella Relazione illustrativa, fa presente che
la possibilità di continuare a svolgere l’assemblea esclusivamente
tramite il rappresentante designato tiene conto dell’evoluzione, da
tempo in corso, del modello decisionale dei soci, che si articola,
sostanzialmente, in tre momenti: la presentazione da parte del consiglio
di amministrazione delle proposte di delibera dell’assemblea; la messa a
disposizione del pubblico delle relazioni e della documentazione
pertinente; l’espressione del voto del socio sulle proposte del
consiglio di amministrazione. In questo contesto, viene fatta una
affermazione falsa e priva di ogni fondamento giuridico: che
l’assemblea ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di
confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto
da esprimere. Per cui non e’ vero che la partecipazione
all’assemblea si riduca, in particolar modo, per gli investitori
istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di
voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare,
all’esito delle procedure adottate in attuazione della funzione di
stewardship e tenendo conto delle occasioni di incontro diretto,
chiuse ai risparmiatori, con il management della società in
applicazione delle politiche di engagement.
Per cui in questo contesto, si verrebbe ad applicare una norma di
esclusione dal diritto di partecipazione alle assemblee degli azionisti
da parte di chi viene tutelato, anche attraverso il diritto alla
partecipazione alle assemblee dall’art.47 della Costituzione oltre che
dall’art.3 della stessa per una oggettiva differenza di diritti fra
cittadini azionisti privati investitori che non possso piu’ partecipare
alle assemblee e ed azionisti istituzionali che invece godono di
incontri diretti privati e riservati
con il management della società in applicazione delle politiche di
engagement.
Il che crea una palese ed illegittima asimmetria informativa legalizzata
in Italia rispetto al contesto internazionale in cui questo divieto di
partecipazione non sussiste. Anzi gli orientamenti europei vanno da anni
nella direzione opposta che la 6 commissione presieduta dal
sen.Gravaglia volutamente dimostra di voler ignorare.
Viene da chiedersi perche’ la maggioranza ed il Pd abbiano approvato
questo restringimento dei diritti costituzionali ?
Tutto cio’ mentre Elon Musk ha subito una delle più grandi perdite
legali nella storia degli Stati Uniti questa settimana, quando
l'amministratore delegato di Tesla è stato privato del suo pacchetto
retributivo di 56 miliardi di dollari in una causa intentata da Richard
Tornetta che ha fatto causa a Musk nel 2018, quando il residente della
Pennsylvania possedeva solo nove azioni di Tesla. Il caso è arrivato al
processo alla fine del 2022 e martedì un giudice si è schierato con
Tornetta, annullando l'enorme accordo retributivo perché ingiusto nei
suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi colleghi azionisti di
Tesla.
La giurisprudenza societaria del Delaware è piena di casi che portano i
nomi di singoli investitori con partecipazioni minuscole che hanno
finito per plasmare il diritto societario americano.
Molti studi legali che rappresentano gli azionisti hanno una scuderia di
investitori con cui possono lavorare per intentare cause, afferma Eric
Talley, che insegna diritto societario alla Columbia Law School.
Potrebbe trattarsi di fondi pensione con un'ampia gamma di
partecipazioni azionarie, ma spesso si tratta anche di individui come
Tornetta.
Il querelante firma i documenti per intentare la causa e poi
generalmente si toglie di mezzo, dice Talley. Gli investitori non pagano
lo studio legale, che accetta il caso su base contingente, come hanno
fatto gli avvocati nel caso Musk.
Tornetta beneficia della vittoria della causa nello stesso modo in cui
ne beneficiano gli altri azionisti di Tesla: risparmiando all'azienda i
miliardi di dollari che un consiglio di amministrazione asservito pagava
a Musk.
Gli esperti hanno detto che persone come Tornetta sono fondamentali per
controllare i consigli di amministrazione. I legislatori e i giudici
desiderano da tempo che siano le grandi società di investimento a
condurre queste controversie aziendali, poiché sono meglio attrezzate
per tenere d'occhio le tattiche dei loro avvocati. Ma gli esperti
hanno detto che i gestori di fondi non vogliono mettere a repentaglio i
rapporti con Wall Street.
Quindi è toccato a Tornetta affrontare Musk.
"Il suo nome è ora impresso negli annali del diritto societario", ha
detto Talley. "I miei studenti leggeranno Tornetta contro Musk per i
prossimi 10 anni". Questa e’ democrazia e trasparenza vera non quella
votata da maggioranza e Pd.
Infatti da 1 anno avevo chiesto di essere udito dal Senato che mi
ignorato nella totale indifferenza della 6 commissione . Mentre lo
sono stati sia il recordman professionale dei rappresentanti pagati
degli azionisti , l’avv.Trevisan , sia altri ispiratori e
sostenitori della modifica normativa proposta. Per cui mi e’ stata
preclusa ogni osservazione non in linea con la proposta della 6
commissione del Senato che ha esaminato ed emendato il provvedimento e
questo viola i principi di indipendenza e trasparenza delle camera e
senato: dov’e’ interesse pubblico a vietare le assemblee agli azionisti
per ragioni pandemiche nel 2024 ?
La prova più consistente che tale articolo non ha alcuna ragione palese
per essere presentato e’ che sono state di fatto rese permanenti le
misure introdotte in via temporanea per l’emergenza Covid-19 In sintesi,
il menzionato articolo 106, commi 4 e 5 - la cui efficacia è stata
prorogata nel tempo e, da ultimo, fino al 31 luglio 2023 dall’articolo
3, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 - prevede che le
società quotate possano designare per le assemblee ordinarie o
straordinarie il rappresentante designato, previsto dall'articolo
135-undecies TUF, anche ove lo statuto preveda diversamente; inoltre, la
medesima disposizione consente alle società di prevedere nell’avviso di
convocazione che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente
tramite il rappresentante designato, al quale potevano essere conferite
deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF.
L'articolo 135-undecies del TUF dispone che, salvo diversa previsione
statutaria, le società con azioni quotate in mercati regolamentati
designano per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono
conferire, entro la fine del secondo giorno di mercato aperto precedente
la data fissata per l'assemblea, anche in convocazione successiva alla
prima, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune delle
proposte all'ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole
proposte in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto, è
sempre revocabile (così come le istruzioni di voto) ed è conferita,
senza spese per il socio, mediante la sottoscrizione di un modulo il cui
contenuto è disciplinato dalla Consob con regolamento. Il conferimento
della delega non comporta spese per il socio. Le azioni per le quali è
stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini della
regolare costituzione dell'assemblea mentre con specifico riferimento
alle proposte per le quali non siano state conferite istruzioni di voto,
le azioni non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e
della quota di capitale richiesta per l'approvazione delle delibere. Il
soggetto designato e pagato come rappresentante è tenuto a
comunicare eventuali interessi che, per conto proprio o di terzi, abbia
rispetto alle proposte di delibera all’ordine del giorno. Mantiene
altresì la riservatezza sul contenuto delle istruzioni di voto ricevute
fino all'inizio dello scrutinio, salva la possibilità di comunicare tali
informazioni ai propri dipendenti e ausiliari, i quali sono soggetti al
medesimo dovere di riservatezza. In forza della delega contenuta nei
commi 2 e 5 dell'articolo 135-undecies del TUF la Consob ha disciplinato
con regolamento alcuni elementi attuativi della disciplina appena
descritta. In particolare, l'articolo 134 del regolamento Consob n.
11971/1999 ("regolamento emittenti") stabilisce le informazioni minime
da indicare nel modulo e consente al rappresentante che non si trovi in
alcuna delle condizioni di conflitto di interessi previste nell'articolo
135-decies del TUF, ove espressamente autorizzato dal delegante, di
esprimere un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni nel caso
si verifichino circostanze di rilievo, ignote all'atto del rilascio
della delega e che non possono essere comunicate al delegante, tali da
ARTICOLO 11 42 far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse
conosciute, avrebbe dato la sua approvazione, ovvero in caso di
modifiche o integrazioni delle proposte di deliberazione sottoposte
all'assemblea. Più in dettaglio, per effetto del comma 4 dell'articolo
106, le società con azioni quotate in mercati regolamentati possono
designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante
al quale i soci possono conferire deleghe con istruzioni di voto su
tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno, anche ove lo
statuto disponga diversamente. Le medesime società possono altresì
prevedere, nell’avviso di convocazione, che l’intervento in assemblea si
svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale
possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi
dell’articolo 135-novies del TUF, che detta le regole generali (e meno
stringenti) applicabili alla rappresentanza in assemblea, in deroga
all’articolo 135-undecies, comma 4, del TUF che, invece, in ragione
della specifica condizione del rappresentante designato dalla società,
esclude la possibilità di potergli conferire deleghe se non nel rispetto
della più rigorosa disciplina prevista dall'articolo 135-undecies
stesso. Per effetto del comma 5, le disposizioni di cui al comma 4 sono
applicabili anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema
multilaterale di negoziazione e alle società con azioni diffuse fra il
pubblico in misura rilevante. Le disposizioni in materia di assemblea
introdotte dalle norme in esame non sono state approvate dal M5S il cui
presidente , avv.Conte, aveva introdotto tali norme esclusivamente per
il periodo Covid. Per cui l’articolo 11 in esame, come anticipato,
introduce un nuovo articolo 135- undecies.1 nel Testo Unico Finanziario,
ai sensi del quale (comma 1) lo statuto di una società quotata può
prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di
voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla
società, ai sensi del già illustrato supra articolo 135-undecies. A tale
rappresentante possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai
sensi dell'articolo 135-novies, in deroga all'articolo 135-undecies,
comma 4. La relativa vigilanza è esercitata, secondo le competenze,
dalla Consob (articolo 62, comma 3 TUF e regolamenti attuativi) o
dall’Autorità europea dei mercati finanziari – ESMA.
L’ESMA non e’ stata mai sentita dal sen.Gravaglia su questo articolo
mentre la Consob ha espresso parere contrario che sempre lo stesso ha
ignorato.
Ma i soprusi non finiscono qui : il comma 3 del nuovo articolo
135-undecies.1 chiarisce che, nel caso previsto dalle norme in esame. il
diritto di porre domande (di cui all’articolo 127-ter del TUF) è
esercitato unicamente prima dell’assemblea. La società fornisce almeno
tre giorni prima dell’assemblea le risposte alle domande pervenute. In
sintesi, ai sensi dell’articolo 127-ter, coloro ai quali spetta il
diritto di voto possono porre domande sulle materie all'ordine del
giorno anche prima dell'assemblea. Alle domande pervenute prima
dell'assemblea è data risposta al più tardi durante la stessa. La
società può fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso
contenuto. L’avviso di convocazione indica il termine entro il quale le
domande poste prima dell'assemblea devono pervenire alla società. Non è
dovuta una risposta, neppure in assemblea, alle domande poste prima
della stessa, quando le informazioni richieste s
iano già disponibili in formato "domanda e risposta" nella sezione del
sito Internet della società ovvero quando la risposta sia stata
pubblicatma 7, del TUF relativo allo svolgimento delle assemblee di
società ed enti. Per effetto delle norme introdotte, al di là delle
disposizioni contenute nell’articolo in esame che vengono rese
permanenti (v. supra), sono prorogate al 31 dicembre 2024 tutte le altre
misure in materia di svolgimento delle assemblee societarie – dunque non
solo quelle relative alle società quotate – previste nel corso
dell’emergenza Covid-19. Questo che e’ un capolavoro di capziosità di
un emendamento della sen.Cristina Tajani PD , ricercatrice e docente
universitaria, di indifferenziazione parlamentare negli obiettivi
: dal momento che le misure previste dall’art.11 in oggetto prevedono
per essere applicabili il loro recepimento statutario, lo stesso viene
ottenuto nel 2024 per ragioni di Covid, con il rappresentante pagato ,
che ovviamente non porrà alcuna opposizione neppure verbale.
Illustri Presidenti se questa non e’ una negazione degli art.47 e 3
della Costituzione, contro la democrazia e trasparenza societaria
, cos’e ?
Al termine di questa mia riflessione vorrei capire se in questo nostro
paese esiste ancora uno spazio di rispettosa discussione democratica o
di tutela giuridica nei confronti di una decisione arbitraria di una
classe dirigente qui’ palesemente opaca.
Confido in una vs risposta costruttiva di rispetto della libertà
progressista di un paese evoluto ma stabile e garante nei diritti delle
minoranze . Anche perché quello che ho anticipato con Edoardo Agnelli
sul futuro della Fiat dal 1998 in poi si e’ tristemente avverato, e solo
oggi, forse, e’ diventato di coscienza comune , anche se a me e’
costato pesanti ritorsioni personali da parte degli organi di polizia e
giustizia torinese e della Facolta’ di Economia Commercio di Torino . Ed
ad Edoardo Agnelli la morte. Non e’ impedendomi di partecipare alle
assemblee che Fiat & C ritorneranno in Italia, perché nel frattempo non
esistono più a causa anche di chi a Torino e Roma gli ha concesso di
fare tutto quello che di insensato hanno fatto dal 1998 in poi anche
contro se stessi oltre che i suoi lavoratori ed azionisti, calpestando
brutalmente chi osava denunciarlo pubblicamente nel tentativo,
silenziato, di fermare la distruzione di un orgoglio e una risorsa
nazionale. Giugiaro racconta che quando la Volkswagen gli chiese di fare
la Golf gli presento’ la Fiat 128 come esempio inarrivabile. Oggi
Tavares si presenta in Italia come il nuovo Napoleone , legittimato da
Yaky e scortato dalla DIGOS per difenderlo da Marco BAVA che vorrebbe
solo documentargli che l’industria automobilistica italiana ha una
storia che gli errori di 3 persone non debbono poter cancellare. Anche
se la storia finora ha premiato chi ha consentito il restringimento dei
diritti in questo paese la frana del futuro travolgerà tutti.
Basta chiederlo a Montezemolo che tutto questo lo sa e lo ha vissuto
direttamente.
UNA
ATTUALIZZAZIONE DEL:
DISCORSO DEL 30.05.1924
Giacomo Matteotti
Matteotti: «Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre
elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al
banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo
avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel
1919».
Voci: «Non è vero! Non è vero! » .
Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno: «Michele Bianchi! Proprio
lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi! » .
Matteotti: «Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è
semplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi con altri teneva
un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero,
sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi
rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori,
interruzioni)».
Finzi: «Non è così! » .
Matteotti: «Porterò i giornali vostri che lo attestano».
Finzi: «Lo domandi all'onorevole Merlin che è più vicino a lei!
L'onorevole Merlin cristianamente deporrà».
Matteotti: «L'on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e
nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non
dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi
essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle
elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui
nell'assemblea? (Rumori a destra)».
Teruzzi: «È ora di finirla con queste falsità».
Matteotti: «L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a
Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell'onorevole
Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i
fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all'oratore
di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)».
Una voce "Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)".
Matteotti: «Allora rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovette passare 8
giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato.
(Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è uno studioso di San
Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli
doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni
deputati che siedono all'estrema sinistra)».
Presidente: «Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano
posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia
breve, e concluda».
Matteotti: «L'Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per
improvvisazione, e che mi limito...».
Voci: «Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti! » .
Gonzales: «I fatti non sono improvvisati! » .
Matteotti: «Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni
fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento
dell'Assemblea... (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e
senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai
candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro
pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo
al fatto dell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevole
Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo
dell'opposizione costituzionale, l'onorevole Amendola, e che fu
impedita... (Oh, oh! – Rumori)».
Voci da destra: «Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete
d'accordo tutti! » .
Matteotti: «Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta
elasticità! » .
Greco: «Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti».
Matteotti: «L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua
conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di
corpi armati, i quali intervennero in città.. .».
Presutti: «Dica bande armate, non corpi armati! » .
Matteotti: «Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera
conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste
condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare
liberamente nella loro circoscrizione!» .
Voci di destra: «Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)».
Farinacci: «Vi abbiamo invitati telegraficamente! » .
Matteotti: «Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio
come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche
dell'avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate!
(Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un
contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero
presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è
vostro costume dire che "qualcuno di noi ha provocato" e come "in
seguito a provocazioni" i fascisti "dovettero" legittimamente ritorcere
l'offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)».
Voci da destra: «L'avete studiato bene! » .
Pedrazzi: «Come siete pratici di queste cose, voi! » .
Presidente: «Onorevole Pedrazzi! » .
Matteotti: «Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di
circolare nelle loro circoscrizioni! » .
Voci a destra: «Avevano paura! » .
Turati Filippo: «Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano i
briganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a
sinistra)».
Una voce: «Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato
rispettato».
Turati Filippo: «Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi
a sinistra, rumori a destra)».
Presidente: «Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti! » .
Matteotti: «Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano
di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! »
(Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)
Presidente: «Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevole
Rossi...».
Matteotti: «Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di
parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho
diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)».
Casertano, presidente della Giunta delle elezioni: «Chiedo di parlare».
Presidente: «Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta
delle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta».
Matteotti: «Onorevole Presidente! . ..».
Presidente: «Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di
continuare, ma prudentemente».
Matteotti: «Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente,
ma parlamentarmente! » .
Presidente: «Parli, parli».
Matteotti: «I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori.
Interruzioni)».
Presidente: «Facciano silenzio! Lascino parlare! » .
Matteotti: «Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non
potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro
stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le
conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che
accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l'indomani o
dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero (Commenti)».
Una voce "Erano disoccupati! ".
Matteotti: «No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li
boicottate».
Voci da destra: «E quando li boicottate voi? » .
Farinacci: «Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco! » .
Matteotti: «Uno dei candidati, l'onorevole Piccinini, al quale mando a
nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)».
Voci: «E Berta? Berta!».
Matteotti: «Conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio
partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la
candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il
destino suo all'indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di
urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte
della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che
oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché
anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le
elezioni. (Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanzie
più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella
della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in
ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per
disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche
in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal
Governo e dal partito dominante – risultarono composti quasi totalmente
di aderenti al partito dominante. Quindi l'unica garanzia possibile,
l'ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza
del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare.
Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per
cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della
lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno
in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze
che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il
seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e
constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo
reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i
verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi
dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun
rappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo,
l'unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono
svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo
riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche
provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma
questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo – e
l'onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere – fu
data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati
dall'opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa
popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione
controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma,
strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo
dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza
di suffragi, da superare la maggioranza – con questa conseguenza però,
che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo
le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel
Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni
diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si
ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle
persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni».
Una voce a destra: «Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti! » .
Matteotti: «Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito,
secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai
nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo,
danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che
ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata
protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione
avvenne in tre maniere: l'Italia è una, ma ha ancora diversi costumi.
Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate
all'ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà
che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati
prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli
elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la "regola
del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un
prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori
un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi
(Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le
combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno,
potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto.
In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di
Rovigo, questo metodo risultò eccellente».
Finzi: «Evidentemente lei non c'era! Questo metodo non fu usato! » .
Matteotti: «Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella
venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato».
Finzi: «Lo provi».
Matteotti: «In queste regioni tutti gli elettori».
Ciarlantini: «Lei ha un trattato, perché non lo pubblica? » .
Matteotti: «Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie
del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a
destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri
opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate
o diffidate di pubblicare le nostre cose. Nella massima parte dei casi
però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini
sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più
forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia,
la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato
fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)».
Suardo: «L'onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il
popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula. (Rumori –
Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini,
sfido l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia
dignità di soldato, abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)».
Teruzzi: «L'onorevole Suardo è medaglia d'oro! Si vergogni, on.
Matteotti». (Rumori all'estrema sinistra).
Presidente: «Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece
furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era
stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell'Italia
prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onore di essere
esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per
la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che
non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati
furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano
alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che
certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si
presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva
compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio
pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto,
riuscirono ad impedirlo».
Torre Edoardo: «Basta, la finisca! (Rumori, commenti). Che cosa stiamo a
fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati
scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il
Parlamento! (Commenti – Rumori)».
Voci: «Vada in Russia! »
Presidente: «Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda! »
.
Matteotti: «Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le
cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente
della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare
i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e
verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare
che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla
stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o
addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i
molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della
volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini
ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi
esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere
socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono
più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali,
non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno
esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che
manifestano la reazione della nuova Italia contro l'oppressione del
nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi
all'estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte
queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose
sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché
ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (Rumori)... per queste
ragioni noi domandiamo l'annullamento in blocco della elezione di
maggioranza. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità
dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti
voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione
morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione
divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la
licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere
errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha
dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a
destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il
nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato
con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi,
anche con l'opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi
difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il
più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il
rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle
elezioni».
Terminato così il suo intervento, Matteotti dice ai suoi compagni di
partito: «Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso
funebre per me». —
Ho visto il suo ottimo servizio ben documentato e non di parte .
La storia della targa della Ferrari Testarossa grigia
cabrio di GA che stava nel garage di Frescot entrando sulla
destra e' che io come azionista Ifi l'avevo trovata nelle
immobilizzazioni, chiesi a GA che ci stava a fare e lui la fece
reimatricolare a suo nome con quella targa. Non la usava perche'
mi disse che la trovava scomoda e preferiva le Fiat. L'uso'
Giovanni Alberto Agnelli che ebbe un'incidente sulla
Torino-Milano. Così mi disse Edoardo a cui il padre non la fece
mai guidare. Edoardo aveva le Ferrari in uso direttamente
da Enzo Ferrari.
Chi sta chiudendo la Marelli e' KKR che vorrebbe comprare
la rete Tim pagandola 6 volte il suo valore come Enimont quando
fu venduta da Gardini ad Eni.
A Carlo De Benedetti avevo proposto di acquisire la Fiat prima
che arrivasse Marchionne, mi ha riso al TELEFONO.
Bianca Carretto forse dimentica che prima della Peugeot la Fiat
fu offerta da Jaky a Renault a cui l'ho fatta saltare grazie a
Nissan. Infatti poi i rapporti fra Nissan e Renault sono
cambiati.
Poi Peugeot ha pagato la Fiat 2,9 miliardi rispetto ai 5
richiesti perché non c'era nessuno che volesse comprare FIAT.
Non e' vero che Marchionne ha saputo gestire la Fiat. Non capiva
nulla di auto. Infatti non ha investito su LANCIA , come invece
sta facendo Tavares. Maserati in 5 anni non poteva fare
concorrenza a Porsche che investe da 50 anni !
Marchionne non ha mai saputo scegliere un 'auto nelle
presentazioni, chiedeva di farlo a chi lo avrebbe dovuto
assistere !
La chimera del progetto fabbrica italiana ve la siete
dimenticata tutti ?
Come le condanne per atteggiamento antisindacale a cui è stato
condannato piu' volte Marchionne ?
Come De Benedetti non ne capisce nulla di computer visto che
aveva il padre del Surface con Quaderno e ne' lui ne' Passera lo
hanno capito.
Infatti il progetto della 500 elettrica e' sbagliato e voluto da
Marchionne e realizzato da Jaky investendo tanti soldi .
Proposte d'investimento agli Agnelli e De Benedetti vengono
fatte da sempre da chi guadagna le commissioni, per cui quello
che fa Jaky lo facevano anche Gabetti ed altri a NY con IFINT.
Inoltre i rapporti diretti internazionali sono tantissimo. Io in
un we a Garavicchio a casa di Carlo Caracciolo mi sono trovato
in piscina ed a tavola con il marito di Margherita, Giovanni
Alberto, Edoardo e Carlo Caracciolo che mi ha chiesto come
poteva difendersi da Carlo De Bebedetti. Io gli suggerii di
entrare in Cofide e lui lo fece. 3 mesi dopo GA, dandomi il 5,
mi soprannominò in pubblico Mark Spitz, per comunicarmi che
sapeva tutto .
Il patrimonio di Gianni Agnelli io lo stimo in 100 miliardi ,
con dei parametri approvati da Grande Stevens, per cui a
MARGHERITA hanno dato l'1%.
Il patrimonio di G.A lo gestivano Gabetti e Bormida.
Margherita e' come sua madre , prende tempo per allargarsi .
Edoardo no infatti e' stato ucciso perche' non voleva rinunciare
ai suoi diritto ereditari sulla Dicembre, a cui il Pm di
Mondovi, Bausone non credeva , quando glielo dissi 2 giorni dopo
l'omicidio di Edoardo.
L'ex Bertone finirà come Termoli.
IL RESTO glielo allego come anticipazione di un libro che forse
uscira'.
La proposta del Marocco e' stata fatta ai fornitori gia' a
Torino all'Hotel Ambasciatori nelle stesse ore in cui a 200
metri all'Hotel Concorde c'era il ministro Pichetto, a cui l'ho
detto senza ricevere alcuna risposta, come per la mia proposta
del progetto dell'H2 per autotrazione che rilancerebbe l'intera
economia nazionale, produzione auto compresa che allego.
Tenete conto che dietro ogni persona c'e' un uomo nero, quello
di Jaky per me e' a voi noto :Griva.
Resto a Sua disposizione per ogni chiarimento e documentazione,
Buon lavoro.
Marco BAVA
"L'Avvocato voleva
adottare John Il controllo della Dicembre non cambia"
Jennifer Clark
"
Il libro
Così su La Stampa
Un rapporto difficile, quello dei tre fratelli Elkann con la
madre Margherita, un problema «nato ben prima che lo scontro
arrivasse nelle aule dei tribunali». Jennifer Clark,
giornalista, già caporedattrice per l'Italia di Dow Jones dopo
le esperienze a Bloomberg e Reuters, ha seguito per anni le
vicende degli Agnelli. Recentemente ha pubblicato per Solferino
"L'ultima dinastia" sulla loro saga famigliare.
Clark, in una intervista ad Avvenire John Elkann parla per la
prima volta di "un clima di violenza fisica e psicologica"
subìto da lui e dagli altri due fratelli Elkann da parte della
madre. Da dove nasce, secondo lei, quella tensione?
«Per scrivere il libro ho parlato a lungo con gli esponenti
della famiglia, a partire da John. Il problema dei figli Elkann
con la madre viene da lontano perché, in un certo senso, è la
conseguenza dei problemi di Margherita ed Edoardo con i
genitori, in particolare con il padre, l'Avvocato».
Lei scrive che Gianni Agnelli era un padre poco affettuoso. Che
rapporto c'è tra questo e lo scontro di Margherita con i tre
figli Elkann?
«Lo squilibrio diviene palese quando Margherita divorzia da
Alain Elkann e si risposa con Serge de Phalen. Due mondi quasi
opposti: dallo scrittore parigino bohemien al nobile russo che
sogna il ritorno della grande Russia dei Romanov. Margherita si
converte alla religione ortodossa. Inizia a dipingere icone. E
vorrebbe che diventassero ortodossi anche John, Lapo e Ginevra.
Li costringe a dire le preghiere e a partecipare ai campi estivi
dei nostalgici zaristi in Francia che ogni mattina li fanno
assistere all'alza bandiera con lo stendardo imperiale
dell'aquila a due teste. I figli del secondo matrimonio sono
russi a tutti gli effetti e vivono a loro agio in quel mondo. I
figli Elkann no. A questo punto intervengono i nonni».
In che modo?
«Chiamando sempre più spesso i tre nipoti a trascorrere lunghi
periodi con loro. Per sottrarli a quel mondo estraneo. Per
questo John dice oggi che è stata decisiva per lui e i fratelli
la protezione dei nonni. Ma questo ha finito per rendere i
rapporti tra Margherita e i suoi genitori ancora più difficili».
Il nonno aveva dato ai nipoti l'affetto che era mancato alla
figlia come se l'affettività avesse saltato una generazione?
«Esattamente. Il rapporto tra i nipoti e il nonno è diventato
sempre più stretto al punto che un giorno l'Avvocato accarezzò
l'idea di adottare John. Come si sa poi non se ne fece nulla».
Se i rapporti erano tanto tesi perché allora, alla morte
dell'Avvocato, Margherita accettò di rinunciare alle quote della
Dicembre in cambio di denaro?
«Lei ha sempre sostenuto di averlo fatto nel tentativo di
riportare la pace in famiglia. È anche vero che conosceva l'atto
notarile con cui l'Avvocato, fin dal 1999, consegnava a John la
gestione della Dicembre e quindi deve avere pensato che, persa
la partita per il potere, tanto valeva giocarsi quella del
denaro. Del resto, quell'atto del '99 era stato firmato da tutti
i familiari, anche da lei».
NON E' VERO :
EDOARDO NON LO HA MAI FIRMATO. PER QUESTO LO HANNO UCCISO. Mb
Lei ha poi tentato, e lo sta facendo ancora oggi, di rimettere
in discussione quella scelta…
«Certo e questo è uno dei nodi delle cause legali. Ma la scelta
di non partecipare alla Dicembre ha finito per isolare ancora di
più Margherita. Si diceva che avesse confidato a Lupo Rattazzi
le sue perplessità su futuro della Fiat: "Rischia di fare la
fine della Parmalat". Erano gli anni in cui il fallimento della
Parmalat aveva fatto molto rumore. Come se lei avesse scelto di
scendere dalla nave nel momento di massima difficoltà
dell'azienda. Già nel 2004, al matrimonio di John e Lavinia, la
presenza di Margherita era stata incerta fino all'ultimo».
Da allora in poi la frattura si è andata allargando. Le
battaglie in tribunale contro la madre Marella e ora contro i
figli Elkann hanno aggravato la situazione. Quali conseguenze
potranno avere secondo lei?
«Dal punto di vista della governance della Dicembre, la società
che controlla la Giovanni Agnelli e, per il tramite di questa,
Exor non credo che ci potranno essere conseguenze. L'atto
notarile del 1999 non lascia scampo. Diverso è il discorso se
passiamo dalla governance alle quote. È in teoria possibile che,
se venisse accolta la tesi dei legali di Margherita, si
riconosca il diritto della figlia di Gianni Agnelli ad avere la
sua quota di legittima e dunque un pacchetto di azioni della
Dicembre. Ma non credo proprio che questo impedirebbe a John di
governare come fa oggi».
Si perché
perderebbe il controllo in quanto il 75% passerebbe a Margherita
ed il 25% Jaky 20% . Mb
TAVARES E JAKY NEL 23
Un compenso da 36,5 milioni è adeguato per il
ceo di una società capace di generare 18,6 miliardi di profitti e di
versare ai soci quasi 8 miliardi? Per i proxy advisor […] no. In vista
dell’assemblea del 16 aprile, […] Glass Lewis e Iss hanno raccomandato
agli azionisti di Stellantis di votare contro gli stipendi percepiti […]
dai manager del gruppo.
A loro giudizio, la paga del ceo Carlos Tavares è «eccessiva»: vale 518
volte il salario medio dei dipendenti di Stellantis che, intanto, sta
attuando massicci piani di esuberi […].
[…] Iss ha criticato anche il benefit da 430 mila euro accordato al
presidente John Elkann che ha potuto utilizzare l’aereo aziendale per
scopi personali. I suggerimenti dei proxy sono di norma accolti dai
fondi internazionali. Se al loro si aggiungesse il «no» del governo
francese, socio di Stellantis al 9,9%, la relazione sui compensi
potrebbe incorrere in una sfiducia. Dal valore consultivo, è vero; ma
fortemente simbolico.
IL 10.12.23 PROGRAMMA TELEVISIVO SU
L'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI SU PIAZZA LIBERTA', il
programma di informazione condotto da Armando Manocchia, su
BYOBLU CANALE 262 DT CANALE
IL GRANDE AMICO DI EDOARDO CON CUI FECE
VIAGGI ERA LUCA GAETANI
EA NON FECE MAI NESSUNA CESSIONE DEI
SUOI DIRITTI EREDITARI
NE' EBBE ALCUN DISSIDIO CON GIOVANNI
ALBERTO AGNELLI, DA CUI SOGGIORNAVA ANDANDO E TORNANDO DA
GARAVICCHIO.
INFATTI QUANDO CI FU L'EPISODIO DEL
KENIA FU GIOVANNI ALBERTO AGNELLI AD ANDARLO A TROVARE.
I LEGAMI CON LA SORELLA MARGHERITA NON
EERANO STRETTI COME QUELLI CON I CUGINI LUPO RATTAZZI ED EDUARDO
TEODORANI FABBRI. INFATTI NON ESISTONO LETTERE FRA EDOARDO E
MARGHERITA .
DEL CAMBIO DELLA SUCCESSIONE DA GIOVANNI
ALBERTO A JAKY EA LO HA SAPUTO DALLA MADRE CHE NE HA CONVITO GIANNI
PER NON PERDERE I PRIVILEGI DELLA PRESIDENZA FIAT,
L'INTERVISTA AL MANIFESTO FU PROPOSTA DA
UN GIORNALISTA DI REPUBBLICA PERCHE' LUI L'AVREBBE VOLUTA FARE MA
NON GLIELO PERMETTEVANO.
NON CI SONO PROVE CHE EA FOSSE DEPRESSO,
LA PATENTE DI EA LA TENEVA LA SCORTA E
NON ERA SUL CRUSCOTTO MA NEL CASSETTO DELLA CROMA EX DELL'AVVOCATO
CON MOTORE VOLVO E CAMBIO AUTOMATICO, NON BLINDATA.
LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI EA SONO
TUTT'ORA APERTE PRESSO LA PROCURA DI CUNEO.
GRIVA QUANDO ENTRA IN SCENA ?
L’IMPERO DI FAMIGLIA: ECCO PERCHÉ ADESSO
RISCHIA DI CROLLARE TUTTO
Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano”
È l’attacco al cuore di un mito: quello degli Agnelli. E a pagarne le
conseguenze più dure potrebbe essere lui, l’erede che non porta più quel
cognome, John Elkann.
A rischio di veder messo in ballo il ruolo che suo nonno gli aveva
assegnato: la guida dei tesori di famiglia. Tutto passa per la Svizzera,
dove Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, ha sempre dichiarato di
avere la residenza sin dagli anni 70.
E con la cui legge successoria ha poi regolato i conti con la figlia:
per escludere Margherita dalla propria eredità e, soprattutto,
permettere al nipote di diventare il nuovo capo della dinastia.
[…] quella residenza […] ora piomba nell’inchiesta per frode fiscale
della Procura di Torino. E i pm hanno poteri di accertamento rapidi e
quasi immediati […]. Vediamo, punto per punto, che cosa c’è e che cosa
indica quel documento e come potrebbe segnare i clamorosi sviluppi delle
indagini.
1) La residenza svizzera. È decisiva: per stabilire se sono validi sia
l’accordo e il patto firmati da Marella con la figlia a Ginevra nel
2004, sulla successione dell’avvocato e sulla sua, sia il testamento e
le due aggiunte con i quali ha indicato come eredi i nipoti John, Lapo e
Ginevra.
E infine per accertare la possibile evasione fiscale sul suo patrimonio.
Trevisan spiega che la vedova dell’avvocato, dal 2003 sino alla morte
nel 2019, non ha mai vissuto in Svizzera i 180 giorni all’anno necessari
per poter mantenere quel diritto. “Ha trascorso ogni anno, in media,
oltre 189 giorni in Italia, 94 in Marocco e solo circa 68 in Svizzera”.
Se tutto saltasse, Margherita tornerebbe in campo nel controllo
dell’impero Agnelli.
2) Gli “espedienti” sulla residenza. Il legale indica anche le presunte
mosse per mascherare la permanenza di Marella in Italia. […] “Occorreva
non far risultare intestate a Marella Caracciolo le utenze degli
immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro... Un appunto del
commercialista Gianluca Ferrero suggeriva che non fossero a lei
riconducibili né dipendenti né animali, facendo risultare che i
domestici fossero alle dipendenze di Elkann […]”.
3) Il personale delle ville. La ricostruzione di Trevisan […]
sembrerebbe confermare i “consigli” di Ferrero. I magistrati […] stanno
[…] ascoltando le testimonianze di chi gestiva le residenze di famiglia.
Il legale di Margherita ha contato oltre 30 dipendenti […]. I contratti
erano intestati formalmente a Elkann, ma loro erano sempre al servizio
della nonna.
4) I testamenti, veri o falsi. Nell’esposto, Trevisan affida alla
Procura […] il compito di esaminare l’autenticità del testamento di
Marella Caracciolo e delle due “aggiunte”, redatti dal notaio svizzero
Urs von Grunigen. […] il legale aveva già sostenuto che, secondo due
diverse perizie grafiche, almeno nella seconda “aggiunta” la firma della
signora “appare apocrifa, con elevata probabilità”. Giovedì pomeriggio,
la Guardia di Finanza si è presentata alla Fondazione Agnelli, proprio
per acquisire vecchi documenti firmati da Marella e confrontare le
firme.
5) Le fiduciarie di famiglia. Le Fiamme Gialle hanno anche prelevato
migliaia e migliaia di pagine e documenti legati a quattro diverse
fiduciarie, tutte citate nell’esposto di Trevisan. Due di esse, la Simon
Fiduciaria e la Gabriel Fiduciaria facevano riferimento, un tempo,
all’avvocato Franzo Grande Stevens e oggi sono state assorbite nella
Nomen Fiduciaria della famiglia Giubergia e nella banca privata Pictet
di Ginevra.
Che cosa può nascondersi in quegli “scrigni” votati alla riservatezza?
Due cose, entrambe importanti. La prima […] riguarda il fatto se in esse
sia potuto transitare denaro proveniente da 16 società offshore delle
Isole Vergini britanniche, tutte intestate o a Marella Agnelli o a
“membri della famiglia”, come la “Budeena Consulting Inc.” che, da sola,
aveva in cassa 900 milioni dollari.
La seconda riguarda la possibilità che gli inquirenti possano trovare le
tracce degli scambi azionari, tra la nonna e i nipoti, della “Dicembre”,
la società semplice creata dall’avvocato nel 1984 per custodire il
tesoro di famiglia e che oggi consente a John Elkann di gestire, a
cascata, i 25,5 miliardi di patrimonio della holding Exor.
2. INCHIESTA ELKANN: LA GDF A CACCIA DI SOCIETÀ OFFSHORE
Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto quotidiano”
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
Margherita Agnelli […] dà la caccia ai capitali offshore di famiglia,
che le sarebbero stati occultati nell’accordo sull’eredità. La Procura
di Torino cerca i redditi, potenzialmente enormi, che sarebbero stati
occultati al Fisco, attraverso fiduciarie collegate a paradisi fiscali.
Questi due interessi potrebbero convergere se cadesse il baluardo che
finora ha protetto la successione della dinastia più potente d’Italia:
la presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e
madre di Margherita. Se saltasse questo cardine, le autorità italiane
potrebbero contestare reati tributari e sanzioni fiscali agli Elkann, e
questa storia, come una valanga, potrebbe travolgere anche i contenziosi
civili sull ’eredità, aperti in Svizzera e in Italia.
Sono tre gli indagati nell’in chiesta condotta dal procuratore aggiunto
Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: Gianluca
Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e presidente della
Juventus; Robert von Groueningen, amministratore dell’eredità di Marella
Agnelli (morta nel 2019); John Elkann, nipote di Marella, presidente di
Stellantis ed editore del gruppo Gedi.
L’ipotesi è di concorso in frode fiscale e in particolare di
dichiarazione infedele al Fisco per gli anni 2018-2019. In base
all’intesa sulla successione di Gianni Agnelli nel 2004 […] Margherita
accetta l’estromissione dalle società di famiglia in cambio di 1,2
miliardi; ottiene l’usufrutto su vari beni immobiliari e si impegna a
versare alla madre Marella un vitalizio mensile da 500 mila euro. Di
questi soldi non c’è traccia nei 730, da cui mancano in altre parole 8
milioni di euro (3,8 milioni di tasse).
Il perché gli investigatori si concentrino su quel biennio è presto
detto: per chi indaga Marella Caracciolo, malata di Parkinson, era
curata in Italia. La Procura ritiene che passasse gran parte del tempo a
Villa Frescot, a Torino, oltre 183 giorni l’anno, la soglia dopo la
quale il Fisco ritiene probabile che una residenza estera sia fasulla.
Per questo ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino […]
ha sentito sei testimoni vicini alla famiglia: personale che di fatto
lavorava al servizio di Marella, ma che era stato assunto dopo la morte
del nonno da John Elkann o da società a lui riconducibili, un artificio
che avrebbe rafforzato la tesi della residenza estera della nonna.
Questo è l’anello che mette nei guai l’erede della casata. Per i pm il
commercialista Ferrero avrebbe disposto le dichiarazioni dei redditi
infedeli, mentre l’esecutore testamentario svizzero le avrebbe
controfirmate.
Ci sono inoltre le indagini commissionate da Margherita Agnelli
all’investigatore privato Andrea Galli, confluite in un esposto in mano
alla Procura. Lo 007 ha ricostruito le spese nella farmacia di Lauenen,
villaggio nel cantone di Berna in cui sulla carta viveva Marella
Caracciolo: dalle fatture fra il 2015 e il 2018 emergerebbe che le spese
mediche coprivano il solo mese di agosto. […]
GLI INQUIRENTI cercano di ricostruire il flusso di redditi, la
riconducibilità dei patrimoni e documenti originali in grado di
verificare la validità delle firme sui testamenti. Se dovesse essere
rimessa in discussione la residenza di Marella, si aprirebbe un nuovo
scenario: il Fisco potrebbe battere cassa e contestare mancati introiti
milionari per Irpef, Iva, successione e Ivafe (tassa sui beni esteri).
Gli Elkann sono pronti a difendersi dalle accuse, e hanno sempre
contestato la ricostruzione di Margherita.
DOPO 25 ANNI MARGHERITA HA PENSATO AI
FRATELLI DI YAKY, LAPO E GINEVRA , COME GLI AVEVA DETTO EDOARDO:
Margherita Agnelli vuole costringere per via
giudiziaria i suoi tre figli Elkann a restituire i beni delle eredità di
Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (2019).
Un’ordinanza della Cassazione pubblicata a gennaio mette in fila,
sintetizzando i «Fatti in causa», le pretese della madre di John Elkann
nella sua offensiva legale. Il punto d’arrivo è molto in alto nel
sistema di potere dei figli: l’assetto della Dicembre, la cassaforte
(60% John e 20% ciascuno Lapo e Ginevra Elkann) azionista di riferimento
dell’impero Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Cnh ecc. (35 miliardi).
[…] La Corte suprema nella sua ordinanza si occupa di una questione
tecnica laterale, annullando parzialmente […] la decisione del tribunale
di Torino di sospendere i lavori in attesa dei giudici svizzeri. […] la
Cassazione […] sintetizza in modo neutrale le richieste di Margherita e
cioè, innanzitutto, «che sia dichiarata l’invalidità o l’inefficacia del
testamento della madre».
E dunque «che sia aperta la successione legittima, sia accertata in capo
all’attrice (Margherita ndr) la sua qualità di unica erede legittima
della madre, sia accertata la quota della quale la madre poteva disporre
e […] sia accertata la lesione della quota di riserva a essa spettante».
A questo punto ci deve essere «la conseguente reintegra della quota
mediante riduzione delle donazioni, anche dirette e dissimulate, e
condanna dei convenuti (gli Elkann, ndr) alle restituzioni».
Il tema delle donazioni è fondamentale perché potrebbero essere i
«mattoni» con cui si è costruita la governance a trazione John nella
Dicembre. Margherita «in ogni caso ha chiesto la dichiarazione della sua
qualità di erede del padre (...) e la condanna dei convenuti a
restituire i beni dell’eredità del padre».
La manovra legale è dunque tesa ad azzerare tutto, proiettando
Margherita nel ruolo di unica erede legittima della madre. E
nell’eventuale riconteggio dell’eredità materna entrerebbero le
donazioni anche «indirette e dissimulate».
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON
LAVINIA BORROMEO
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON
LAVINIA BORROMEO
Nella costruzione dell’attuale assetto della Dicembre con John al
comando sono state decisive alcune transazioni con la nonna Marella dopo
la morte (2003) di Gianni Agnelli. Secondo i figli de Pahlen, […] per il
calcolo della quota legittima, nel perimetro ereditario della nonna
Marella dovrebbe entrare anche il «75% della Dicembre, per il caso in
cui si accertasse la simulazione degli atti di compravendita, il cui
valore è stimato in euro 3 miliardi». Sostengono anzi che la nonna abbia
«effettuato donazioni delle partecipazioni della Dicembre al nipote John
per (...) circa 3 miliardi».
John Elkann e la madre Margherita entrano nella cassaforte come soci nel
1996, con Gianni Agnelli al comando. Nel ’99 l’Avvocato modifica lo
statuto e detta il futuro: «se manco o sono impedito — è il senso —
tutti i poteri vanno a John» che, alla morte del nonno, sale al 58%.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed
esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la
nonna cede tutto ai nipoti, tenendo l’usufrutto: John si consolida al
60%, una leadership che nel suo entourage giudicano «inattaccabile», a
Lapo e Ginevra il resto. È l’assetto attuale di cui però s’è avuta
notizia ufficiale nel 2021, dopo 17 anni di carte, transazioni e patti
tenuti nascosti. Un bug temporale a dir poco anomalo per una delle più
influenti società in Europa, inspiegabilmente tollerato per anni dalla
Camera di Commercio di Torino. Anche su questo fa leva la strategia di
Margherita per «scalare» il sancta sanctorum degli Elkann.
«La costruzione di una residenza estera
fittizia» in Svizzera di Marella Caracciolo «ha avuto una duplice e
concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare
l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali
e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo
ereditario, sottrarre la successione» della vedova dell’Avvocato
«all’ordinamento italiano»: lo scrivono i magistrati di Torino nel
decreto di sequestro che ha portato al blitz di ieri (7 marzo) della
guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e
sulle presunte «dichiarazioni fraudolente» dei redditi di Marella
Caracciolo. Per questo, è scattata anche una nuova ipotesi di reato:
«truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico (Agenzia delle
entrate)».
Eredità Agnelli, i 734 milioni di euro lasciati da Marella e l'appunto
sulla residenza svizzera: «Una vita di spostamenti»
CRONACA
Eredità Agnelli, i pm e gli appunti della segretaria di Marella Agnelli:
«Sono la prova che non viveva in Svizzera»
Tra i beni in questione - secondo il Procuratore aggiunto Marco
Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti - ci
sarebbero 734.190.717 euro, «derivanti dall’eredità di Marella
Caracciolo».
Per la truffa aggravata sono indagati i tre fratelli Elkann, John,
Ginevra e Lapo, lo storico commercialista della famiglia Gianluca
Ferrero e Urs Robert von Gruenigen, il notaio svizzero che curò la
successione testamentaria.
Gli investigatori - emerge dal decreto - hanno messo le mani anche su un
documento di quattro pagine «riepilogante in forma schematica i giorni
di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo»: morale, nel 2015
la moglie di Gianni Agnelli dimorò «in Svizzera meno di due mesi»,
contro i 298 giorni passati in Italia. Nel 2018 il conto è di 227 giorni
in Italia e 138 all’estero. Significativa anche la denominazione
dell’ultima pagina del documento: «Una vita di spostamenti».
Un secondo "round" si è combattuto ieri
davanti al tribunale del riesame di Torino tra la Procura subalpina e lo
staff di avvocati che difendono i fratelli Elkann, indagati per truffa
ai danni dello Stato per non aver pagato la tassa di successione su una
porzione di eredità della nonna, pari a 734 milioni di euro.
I penalisti hanno impugnato il decreto con cui i pm il 6 marzo hanno
disposto un nuovo sequestro dei documenti […] già acquisiti dai
finanzieri durante le perquisizioni del 7 febbraio. E gli inquirenti
hanno risposto depositando ai giudici materiale investigativo finora
inedito, tra cui delle intercettazioni e soprattutto i tredici verbali
del personale al "servizio" di Marella Caracciolo.
La tesi accusatoria - secondo cui John Elkann avrebbe fatto figurare che
domestici e infermiere lavoravano per lui, «al fine di non compromettere
la possibilità che la defunta nonna fosse effettivamente residente in
Svizzera» - «appare largamente confermato dalle dichiarazioni» degli ex
dipendenti sentiti come testimoni in Procura. In sostanza, quasi tutti
hanno confermato che prestavano assistenza alla signora Agnelli quando
lei risiedeva nelle dimore torinesi, ossia per la maggior parte
dell'anno.
Nel locale caldaie dell'abitazione del pupillo di Gianni Agnelli, […] i
militari del nucleo economico finanziario di Torino hanno trovato una
ventina di faldoni con i documenti di «domestici, cuochi, autisti,
governante, guardarobiera, maggiordomi». Per realizzare quella che i pm
ritengono esser una «strategia evasiva», ossia non pagare le tasse
sull'eredità in Italia, John avrebbe assunto formalmente il personale
delle residenze di Villa Frescot, Villa To e Villar Perosa che
«assisteva di fatto Marella Caracciolo».
A sommarie informazioni è stata sentita anche Carla Cantamessa, che si
occupava della gestione amministrativa delle abitazioni riconducibili
alla famiglia Angelli-Elkann. […] «al momento della perquisizione (del 7
febbraio, ndr) contattava immediatamente Gianluca Ferrero (il
commercialista di famiglia indagato, ndr), avvisandolo dell'arrivo della
Finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe
dovuto "nascondere"».
In quel momento, però, i finanzieri stavano bussando anche alla porta
del commercialista, che quindi ha subito riagganciato il telefono. Tra
il materiale che le è stato sequestrato ci sono anche documenti sui
«giardinieri dismessi dal 2020», ossia successivamente alla morte di
Marella. La "prova del nove" è che quasi tutti i dipendenti assunti da
John sono stati licenziati dopo che sua nonna, il 23 febbraio 2019, è
deceduta.
Secondo i legali degli Elkann non esistono gli estremi del reato di
truffa ai danni dello Stato nel caso di mancato pagamento della tassa di
successione. Avvalendosi anche di un parere del professore Andrea
Perini, docente di diritto penale tributario, hanno specificato […] che
al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per i pm, invece,
gli «artifizi e i raggiri» previsti dal reato di truffa si sono
concretizzati proprio nel trucco della residenza in Svizzera di Marella,
con il quale i tre nipoti avrebbero «indotto in errore» l'Agenzia delle
entrate […], e così facendo avrebbero tratto «l'ingiusto profitto» di
risparmiare tra i 42 e i 63 milioni di euro di tasse.
Tra l'altro, la «strategia evasiva» è esplicitata nel cosiddetto
«vademecum della truffa» redatto da Ferrero, in cui si consiglia a
chiare lettere «di non sovraccaricare la posizione italiana di Marella
Caracciolo», facendo assumere i suoi dipendenti al nipote maggiore.
L'altro punto su cui insistono le difese è il «ne bis in idem», il
principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo
stesso fatto.
Ma la truffa ai danni dello Stato era già stata ipotizzata dalla Procura
torinese prima che venisse eseguito il secondo sequestro, ora impugnato
dagli Elkann e da Ferrero. I giudici, dopo quasi quattro ore di udienza,
si sono riservati di decidere entro sabato prossimo. […]
EREDITÀ AGNELLI, 'I QUADRI SONO CUSTODITI AL LINGOTTO'
Francesca Brunati e Igor Greganti per l’ANSA
Sarebbero tutte rintracciate e rintracciabili, e donate dalla nonna ai
nipoti Elkann, le 13 opere d'arte, parte del tesoro lasciato da Gianni
Agnelli, e che un tempo arredavano Villa Frescot e Villar Perosa a
Torino e una residenza di famiglia a Roma, e ora reclamate dalla figlia
Margherita, unica erede dei beni immobili dopo la morte della madre e
moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale ne
aveva l'usufrutto.
E' quanto risulta in sintesi da una relazione depositata alla Procura di
Milano dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf
nell'inchiesta che ha portato il gip Lidia Castellucci ad archiviare la
posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore accusati
di ricettazione e a disporre, su suggerimento di Margherita nella sua
opposizione alla richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti.
L'informativa delle Fiamme Gialle è stata redatta in base alle
testimonianze, riportate nell'atto, di Paola Montalto e Tiziana Russi,
persone di fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate
degli inventari dei beni ereditati. Le due donne, sentite come una terza
persona al servizio della moglie dell'Avvocato, hanno ricostruito che
quelle tele di artisti del calibro di Monet, Picasso, Balla e De Chirico
erano alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo
Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e che
furono poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna.
Dichiarazioni, queste, a cui è stato trovato riscontro: come è emerso
successivamente alle tre deposizioni, quasi tutte le opere d'arte sono
state trovate al Lingotto durante una ispezione della Guardia di
Finanza, delegata dalla Procura torinese nell'indagine principale
sull'eredità. Una invece sarebbe in una casa a St. Moritz e una sua
copia nella pinacoteca di via Nizza.
Dalle consultazioni di una serie di banche dati "competenti", in
particolare quelle del ministero della Cultura e la piattaforma S.u.e.
(Sistema uffici esportazione) è stato appurato che non ci sono state
movimentazioni illecite né esistono particolari vincoli sui quadri e che
il Monet, che si sospettava fosse falso, è stato sottoposto a una
perizia che ne ha acclarato l'autenticità.
Visto gli esiti delle nuove indagini, i pm milanesi coordineranno con i
colleghi di Torino, ai quali, non si esclude potrebbero trasmettere gli
atti per competenza. Sul caso fonti vicine a Margherita chiariscono che
"i quadri oggetto di denuncia nel procedimento di Milano (che prosegue)
non possono essere stati donati, in quanto Marella non ne aveva la
proprietà.
Peraltro, non risulta ad oggi formalizzato alcun documento di donazione.
Comunque, qualora le indiscrezioni fossero confermate, vi sarebbero atti
invalidi e verrebbe richiesta l'immediata restituzione delle opere che
sono e restano di proprietà di Margherita Agnelli". Una questione,
quella della proprietà, che potrà sciogliere solo la magistratura.
FAIDA EREDITÀ AGNELLI: IL GIALLO DEI 13 QUADRI E DEGLI ORIGINALI SPARITI
Estratto dell’articolo di Ettore Boffano e Manuele Bonaccorsi per “il
Fatto quotidiano”
Diventa un giallo milionario […] la verità sulle opere della Collezione
Agnelli finite nell'inchiesta penale sull'eredità della vedova
dell’avvocato, Marella Caracciolo.
Secondo un’annotazione della Guardia di Finanza di Milano, consegnata al
procuratore aggiunto milanese Luca Fusco, 13 di quei quadri non
sarebbero infatti scomparsi dalle dimore italiane della dinastia (come
ha denunciato la figlia di Gianni Agnelli, Margherita), ma sarebbero
state donate dalla nonna Marella ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra
Elkann e ora sarebbero “rintracciati e rintracciabili” in un caveau
della Fiat Security al Lingotto e in Svizzera.
Molto diverso, invece, ciò che emergerebbe dalle indagini che stanno
svolgendo la Procura e la Gdf di Torino, dopo un esposto di Margherita
contro i tre figli. Un fascicolo, al quale nei prossimi giorni sarà
allegato quello di Milano, che ha portato i pm torinesi a indagare i tre
Elkann per i “raggiri e gli artifizi” messi in opera per costruire una
“inesistente residenza svizzera” della nonna.
Nei sequestri effettuati lo scorso 8 febbraio, i finanzieri avevano
visitato anche un caveau nella palazzina storica Fiat del Lingotto, dove
erano conservati arredi di valore un tempo presenti nelle residenze
dell’avvocato di Villar Perosa, di Villa Frescot a Torino e
nell’appartamento di Palazzo Albertini davanti al Quirinale.
Il Fatto Quotidiano e Report […] hanno ricostruito però che gli
inquirenti torinesi hanno rinvenuto al Lingotto solo due originali, La
Chambre di Balthus e il Pho Xai di Gérome, e invece tre copie di modesto
valore di altri tre capolavori: il Glacons effect blanc di Monet, La
scala degli addii di Balla e il Mistero e malinconia di una strada di De
Chirico.
Ma dove sono gli originali? Secondo gli Elkann, […] sarebbero sempre
stati a Sankt Moritz, nella villa Chesa Alkyon dell’avvocato. Per il
momento, la Procura torinese sta approfondendo soprattutto le vicende
legate alla residenza svizzera di Marella e agli eventuali resti
fiscali. Ma è probabile che in un secondo tempo, […] i pm ordinino una
perizia per accertare l’esatta datazione delle copie.
Se emergesse, infatti, che esse sono state realizzate dopo il 24 gennaio
2003, giorno della morte di Gianni Agnelli, allora le indagini
potrebbero estendersi a verificare quando e come gli originali hanno
lasciato l’italia per la Svizzera e sostituiti con le copie. Se fosse
mai dimostrato che i tre quadri si trovavano in Italia, allora potrebbe
trattarsi di un reato. E anche piuttosto grave: esportazione illecita di
opere d’arte, punito dal Codice dei beni culturali con una pena dai 2 a
8 anni di reclusione.
Tutto potrebbe essere prescritto: ciò che invece non si prescriverà mai
è il diritto da parte dello Stato di rivendicare il rientro delle opere
in Italia, con un sequestro. A sostegno delle tesi degli Elkann, secondo
la Gdf di Milano, ci sarebbero anche le testimonianze di due segretarie
di Marella, Paola Montaldo e Tiziana Russi, e di un altro domestico che
avrebbero confermato come la nonna avesse donato quei quadri ai nipoti.
Qualcosa che contraddice l’elenco delle opere acquisito dal procuratore
aggiunto Fusco nel 2009, in un’altra inchiesta sull’eredità Agnelli, e
di cui Report e il Fatto Quotidiano sono entrati in possesso. Una lista
ritenuta veritiera da due personaggi chiave: colui che l’ha redatta,
Stuart Thorton, storico maggiordomo inglese di Agnelli, ed Emmanuele
Gamna, ex avvocato di Margherita che trattò la suddivisione delle opere
tra madre e figlia nel 2004.
Il documento riporta quotazione (assai al ribasso) e collocazione delle
opere. Il De Chirico si trovava a Roma: valore 7 milioni. Il Balla
anch’esso era nella Capitale: 2 milioni. C’era infine il Monet che
risultava essere a Villa Frescot: 8 milioni. L’originale non si sa dove
si trovi.
I quadri di Roma […] erano lì almeno fino al 2018, quando un
trasportatore, il torinese Giorgio Ghilardini, li prelevò: la bolla del
trasporto è stata sequestrata dai pm torinesi. Infine, il professor
Lorenzo Canova, direttore scientifico della fondazione De Chirico,
ricorda che il suo maestro, l’insigne storico dell’arte Mauro Calvesi,
aveva visto l’originale di Mistero e melanconia di una strada
nell’appartamento romano dell’avvocato.
“Me lo presterebbe per una mostra”, chiese il critico ad Agnelli.
“Preferirei di no, i quadri a volte voglio scambiarli, questo non voglio
sia notificato al ministero”, avrebbe risposto il “signor Fiat”.
[…] Margherita Agnelli ritiene […]che le opere le siano state sottratte
dall’eredità della madre Marella e, comunque, chiederà la nullità della
presunta donazione ai figli. Ma il punto non è questo. Quelle opere, a
chiunque spettino, devono rimanere in Italia. Così almeno dice la legge
[…]
LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA
FORZA E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e
meteriologiche imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.
Che lo Spirito Santo porti
buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !
CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI
UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O
SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE
AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla
perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !
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ATTENZIONE IL MIO EX SITO
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gratuito:
Marco Bava ABELE: pennarello di DIO,
abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista
responsabile.
Sono quello che voi pensate io sia
(20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)
La giustizia non esiste se mi mettessero
sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni
all'auto.
(12.02.16)
TO.05.03.09
IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA
SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI
PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ
COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI IL PANE E LA ACQUA
QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI
REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO,
IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED
IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.
TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE
L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .
SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A
TE.
Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile
"d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale
per questa ragione (12.02.16)
Non prendo la vita di
punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)
La vita e' fatta da
cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si
vorrebbero fare.(20.01.16)
Il mondo sta
diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per
irresponsabilità politica (16.02.16)
I cervelli possono
viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e'
soggettivo. (19.02.17)
L'auto del futuro non
sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che
permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la
PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono .
Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno
, e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di
sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto.
INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone
possono essere confrontate con i prototipi del prossimo
salone.(18.06.17)
La siccità e le
alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che
invece che utilizzare risorse per cercare inutilmente nuovi
pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo,
dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui
rischiano di estinguersi . (31.10.!7)
L'Italia e' una
Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente
con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)
La prepotenza della
FIAT non ha limiti . (05.11.17)
I mussulmani ci
comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)
In Italia mancano i
controlli sostanziali . (09.11.17)
Gli alimenti per
animali sono senza controllo, probabilmente dannosi, vengono
utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un
oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza
alcun rispetto ai loro veri bisogni alimentari. (20.11.17)
Ho conosciuto
l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo
abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)
L'elicottero di Jaky
e' targato I-TAIF. (20.11.17)
La Coop ha le
agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando
come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso
d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato.
(20.11.17)
Sono 40 anni che :
1 ) vedo bilanci
diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni
diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire
che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?
2) faccio esposti e
solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al
Parlamento e' andato avanti ?
(21.11.17)
La Fornero ha firmato
una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)
Si puo' cambiare il
modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)
La FIAT-FERRARI-EXOR
si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro
compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la
residenza fiscale in Sw (21.11.17)
La prova che e' il
femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si
sono rotte ossa, (21.11.17)
Carlo DE BENEDETTI un
grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993
aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo
produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori
CARENA-FIGINI. (21.11.17)
Quando si dira' basta
anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)
Per i consiglieri
indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo
(11.12.17)
La maturita' del
mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione
dei bitcoin (18/12/17)
Chi risponde
civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)
Non e' la FIAT
filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di
non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto
più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della
LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI
(13.02.18).
Infatti quando si
comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella
scissione
Tesi si laurea
sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di
agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e'
diventato il padrone :
Prima di educare i
figli occorre educare i genitori (13.03.18)
Che senso ha credere
in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito
Gesu' che e' il figlio di DIO come provato per ragioni storiche da
almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani
declassano Gesu' da figlio di DIO a profeta perché riconoscono
implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio
di DIO. E tutti gli usi mussulmani rappresentano una palese
involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne
(19.03/18)
Il valore aggiunto per
i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)
I medici lavorerebbero
gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi
per pagarle ? (26.03.18 )
lo sfregio delle auto
di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio
alla polizia con i loro autisti (19.03.18)
Se non si tassa il
lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di
scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto
a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)
Quanto poco conti
l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI
GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla
FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).
Credo che la lotta
alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione
internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare
tangenti (27/04/2018)
Non riusciamo neppure
piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i
mirtilli....(27/04/2018)
Abbiamo un capitalismo
sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare
soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e
degli operai (27.04.18)
Le imprese dell'acqua
e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente
(29.05.18)
Nel 2004 Umberto
Agnelli, come presidente della FIAT, chiese a Boschetti come
amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della
nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio
ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente
Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang
che avrebbe dovuto essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare
la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per
svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che
non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat
perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128
che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una
fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del
carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO venne licenziato da
Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi
disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma
nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la
Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai
venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi
RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO !
Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale
dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per
raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la
Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del
prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate
tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI,
molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)
La differenza fra
ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti
lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che
aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.
FATTI NON PAROLE E
FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi
utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA
DIRETTA. Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha
distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI
GABETTI (04.06.18).
Piero ANGELA : un
disinformatore scientifico moderno in buona fede su auto
elettrica. auto killer ed inceneritore (29.07.18)
Puoi anche prendere il
potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto
(01.08.18)
Ho provato la BMW i8
ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete !
(20.08.18)
LA Philip Morris ha
molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso,
aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari.
Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha
un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che
lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche
l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da
sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager
italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era
anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67
milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio
2018 ). E PROSSIMAMENTE un'uomo Philip Morris uccidera' anche la
FERRARI . (20.08.18) (25.08.18)
Prodi e' il peccato
originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo' l'ALFA ROMEO alla
FIAT) ad oggi (25.08.18)
L'indipendenza della
Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche
politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che
potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)
Ho sempre vissuto solo
con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed
oggettive. (28.08.18)
Buono e cattivo fuori
dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un
uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza
che i bambini non hanno (20.10.18)
Ma la TAV serve ai
cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri
soldi ? PERCHE' ?
Un ruolo presidenziale
divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una
Repubblica Presidenziale (11.11.2018)
La storia occorre
vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e'
finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)
I SITAV dopo la marcia
a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella
francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)
La storia politica di
Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei
diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della
lungimiranza di Fassino , (18.12.18)
Perche' sono
investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto
per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e
quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi
vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione
non vanno bene ? (27.12.18)
Le auto si dividono in
auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di
valore (28.12.18)
Fumare non e' un
diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria
famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza
sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)
Questo mondo e troppo
cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)
Le ONG non hanno altro
da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli
scafisti ? (11.02.19)
La giunta FASSINO era
inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)
Quello che l'Appendino
chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)
La spesa pubblica
finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari
(19.07.19)
AMAZON e FACEBOOK di
fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il
Governo Americano ?
(09.08.19)
LA GRANDE MORIA DI
STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)
Il computer nella
progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed
innovazione. (17.08.19)
L' uomo deve gestire i
computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non
annullarle (18.08.19)
LA FIAT a Torino ha
fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO !
Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo
di saperlo ! (13.09.19)
Non potro' mai essere
un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il
politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)
L'arretratezza
produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da
anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a
dx.sx, che costa molto (09.10.19)
IL CSM tutela i
Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI
e Davide Rossi ? (10.10.19).
Le notizie false
servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole
(12.10.19)
L'illusione startup
brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli
all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie
al alto valore aggiunto (15.10.19)
Gli esseri umani
soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti
piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e
cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)
Non e' logico che
l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad
emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di
lavoro. (22.10.19)
L'intelligenza
artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi
rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la
massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter
pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci
diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori (24.11.19)
Quando ci fanno
domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati
solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)
La prova che la
qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^
si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere
(27.11.19)
Per combattere
l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e
nel pagamento (29.11.19)
La famiglia e' come
una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti
(25.12.19)
Le tasse
sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa
e sa non importa (25.12.19)
Il calcio e l'oppio
dei popoli (25.12.19)
La religione nasce
come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un
tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)
L'auto a guida
autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed
il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini
Il vero potere della
burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il
cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per
crearli. Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve
essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)
Gli immigrati tengono
fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le
etnie piu' queste divideranno l'Italia sovrastando gli italiani
imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio.
(05.01.20)
La sinistra e la lotta
alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere
come ragione di vita (07.01.20)
Credo di avere la
risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no
a mangiare la mela ? Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai
quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti.
(07.01.20)
Le sardine rappresenta
l'evoluzione del buonismo Democristiano e la sintesi fra Prodi e
Renzi, fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta
(08.01.20)
Un cavallo di razza
corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)
PD e M5S 2 stampelle
non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)
non riconoscere i propri errori significa
sbagliare per sempre (12.04.20)
la vera ricchezza dei ricchi sono i figli
dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai
genitori che credono di non avere nulla da perdere ! (03.11.21)
GLI YESMEN SERVONO PER
CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI
INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)
DALL'INTOLLERANZA NASCE LA
GUERRA (30.06.22)
L'ITALIA E' TERRA DI
CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)
La dimostrazione che non
esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin
che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)
Cara Meloni nulla giustifica
una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)
I politici che non
rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)
Di chi sono Ambrosetti e
Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi
li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb
Piero Angela ha valutato che
lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ?
(30.12.22)
Le leggi razziali = al Green
Pass (30.03.23)
Dopo 60 anni il danno del
Vaiont dimostra il pericolo delle scelte scientifiche come il nucleare,
giustificato solo dalle tangenti (10.10.23)
LA
mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,
perche' DIO ESISTE, ANCHE SOLO per assurdo.
IL MONDO HA
BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO'
CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !
PER QUESTO IL
MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !
LA VIOLENZA
DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI
che potrebbe stare dietro a Berlusconi.
IL GOVERNO
DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI, IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO
perche' vetusto obsoleto e compromesso !
E' UN GIOCO AL
MASSACRO dell'arroganza !
SE NON CI
FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !
Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo
vincere .Mb 15.05.13
Torino 08.04.13
Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria
economica del valore che definisce
1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:
Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il
fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del
fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la
produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.
2) liberalizzazione dei taxi
collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a
tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare
per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i
cittadini.
3) tre sono gli obiettivi principali
della politica : istruzione, sanita', cultura.
4) per la sanità occorre un centro
acquisti nazionale ed abolizione giorni pre-ricovero.
LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO
E RISPARMIO.(02.02.10)
Se non hai via di uscita,
fermati..e dormici su.
E' PIU' DIFFICILE
SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
Ciascun uomo vale in funzione
delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
Vorrei ricordare gli uomini
piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto
fare !
LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA
MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE
PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
PIU' I MEZZI SONO POVERI X
RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA
MORTE.
MEGLIO NON ILLUDERE CHE
DELUDERE.
L'ITALIA , PER COLPA DI
BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3
VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU'
POVERI ALMENO 2 VOLTE.
LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI
DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',
QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ' CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE
E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL
10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE
CHIESE)
la vita eterna non puo' che
esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento
di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA
VERAMENTE UNA STRADA.
QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI
CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER
AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
IL PRESENTE E' FIGLIO DEL
PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER
DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER
ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI
TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
IL DISASTRO
DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE
STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
Quante
testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate
per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI
PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI
SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)
L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne'
temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata
per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la
cruna di un ago ..."
sapere x capire (15.10.11)
la patrimoniale e' una 3^
tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)
SE LE FORZE DELL'ORDINE
INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE
MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117 PER UN PROBLEMA BANALE MI HA
RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)
GRAN PARTE DEI PROFESSORI
UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON
ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI (
DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)
Spesso chi compera auto FIAT lo
fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)
Gli immigrati per protesta nei
centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli
affinché li redistruggono? (18.10.20)
Abbiamo più rispetto per le cose che per le
persone .29.08.21
Le ragioni per cui Caino ha ucciso
Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)
Quelli che vogliono l'intelligenza
artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche
telefoniche? (24.11.22)
L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA
PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI
GESU'. 15.06.09
DIO CON I PESI CI DA
ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA
FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)
IL BAVAGLIO della Fiat nei miei
confronti:
IN DATA ODIERNA HO
RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del
gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con
attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso
cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi
amministratori. Fatte salve iniziative
autonome anche
davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal
proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora,
veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie
tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per
tutelare le quali mi riservo iniziative
esclusive
dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09
TEMI SUL
TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:
IL TRIBUNALE DI TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA
TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE
Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie
dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la
Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di
minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto
come e quando vuole, basta leggere la sentenza
PERCHE' TORINO
HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?
Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo
citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI. Gli feci presente che
dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato
incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui
disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo
delle indagini.
A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza
aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del
"suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.
Mb
02.04.17
grazie a
Dio , non certo a Jaky, continua la ricerca della verità sull'omicidio
di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il
servizio de LA 7, e gli articoli di Visto, ora il Corriere e Rai 2 ,
infine OGGI , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio
portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10
ANTONIO
PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-
CRONACA
| giovedì 10 novembre 2011,
18:00
Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".
Il
giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla
famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di
curiosità ed informazioni inedite
Per
dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli,
precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano,
sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare
autopsia.
Anonime
“fonti investigative” tentarono in più occasioni di
screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava
un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia
fu mai fatta.
Ora
Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che
accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante,
pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la
prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche
raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa
settimana presenta.
Perché
la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo
destinato a ereditare il più grande capitale industriale
italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici
però che riguardano la famiglia Agnelli.
Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione
del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei
rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio
Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo
di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi,
Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che,
nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano
assai più di politici e governanti.
Il
volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta
sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose
e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più
importante d’Italia.
Mondo AGNELLI :
Cari amici,
Grazie mille per
vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa
storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana
scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie
Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in
piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in
Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei
torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )
Un libro che riporta palesi falsita'
sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con
Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad
ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta.
Intanto anche grazie a queste falsita' il prezzo del libro passa da 15 a
19 euro! www.marcobava.it
17.12.23
Il Sole 24 Ore:
La Giovanni Agnelli Bv ha deciso
di rivedere anche il sistema di governance. Le nuove disposizioni, […]
identificano tre interlocutori chiave tra gli azionisti: il Gruppo
Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi. Si tratta di tre
blocchi che raggruppano a loro volta gli undici rami famigliari storici.
Il primo quello della Giovanni Agnelli coincide con la Dicembre e dunque
pesa per il 40%. Segue il gruppo Agnelli con il 30% e il gruppo Nasi a
cui fa capo il 20%. I componenti del cda della GA BV sono espressione
proprio di questi tre “macro” gruppi famigliari della dinastia torinese.
Ognuno di loro esprime due rappresentanti nel board della Giovanni
Agnelli Bv e uno nel board di Exor. Oggi il Gruppo Giovanni Agnelli ha
indicato nel board della società olandese Andrea Agnelli e Alexander
Von Fürstenberg. E questo nonostante Andrea Agnelli, che nel
frattempo vive stabilmente ad Amsterdam, di fatto faccia parte di un
altro blocco, quello del Gruppo Agnelli.
Per quest’ultimo i due membri del board sono Benedetto della Chiesa e
Filippo Scognamiglio. Infine, per il gruppo Nasi Luca Ferrero
Ventimiglia e Niccolò Camerana. I consiglieri del Cda della Bv sono
nominati ogni 3 anni e decadono automaticamente al compimento di 75
anni. Ogni gruppo inoltre esprime un proprio rappresentante nel Cda
di Exor che oggi sono Ginevra Elkann (Gruppo Giovanni Agnelli), Tiberto
Ruy Brandolini D’Adda (Gruppo Agnelli) e Alessandro Nasi (Gruppo Nasi).
Accanto al cda dell Bv resta in vita il Consiglio di famiglia, organo
non deliberativo ma consultivo e formato da 32 membri.
Questa la nuova struttura
societaria della Giovanni Agnelli Bv
per quote di possesso.
Dicembre (John Elkann , Lapo e Ginevra): 39,7%
Ramo Maria Sole Agnelli: 11,2%
Ramo Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli): 8,9%
Ramo Giovanni Nasi: 8,7%
Ramo Laura Nasi-Camerana: 6%
Ramo Cristiana Agnelli: 5,05%
Ramo Susanna Agnelli: 4,7%
Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia: 3,4%
Ramo Emanuele Nasi: 2,5%
Ramo Clara Agnelli: 0,28%
Azioni proprie: 8,2%
Dovranno andare avanti le
indagini della Procura di Milano con al centro il tesoro di Giovanni
Agnelli, 13 opere d'arte che arredavano Villa
Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma,
sparite anni fa e ora reclamate dalla figlia Margherita unica erede dopo
la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di
Castagneto, la quale aveva l'usufrutto dei beni.
Mentre riprenderà a Torino la battaglià giudiziaria sull' eredità
lasciata dall'Avvocato, il gip milanese Lidia Castellucci, accogliendo
in parte
i suggerimenti messi nero su bianco da Margherita nell'opposizione alla
richiesta di archiviazione dell'inchiesta, ha indicato al pm Cristian
Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco di raccogliere le
testimonianze di Paola Montalto e Tiziana Russi, entrambe persone di
fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari
dei beni ereditati, e di consultare tutte le banche dati «competenti»
comprese quelle del Ministero della Cultura e la piattaforma S.U.E.
(Sistema Uffici Esportazione).
Secondo il giudice, che invece ha archiviato la posizione di un
gallerista svizzero e di un suo collaboratore indagati per ricettazione
in base
alla deposizione di un investigatore privato a cui non sono stati
trovati riscontri (secondo lo 007 avrebbero custodito in un caveau a
Chiasso il
patrimonio artistico), gli ulteriori accertamenti potrebbero essere
utili per identificare chi avrebbe fatto sparire la collezione composta
da
quadri di Monet, Picasso, Balla, De Chirico, Balthus, Gérome, Sargent,
Indiana e Mathieu.
Collezione di cui Margherita ha denunciato a più riprese la scomparsa,
gettando ombre anche sui tre figli del primo matrimonio: John, Lapo e
Ginevra Elkann, e in particolare sul primogenito.
I quali «della sorte o delle ubicazioni di tali opere», hanno saputo
«riferire alcunché».
E poiché ora lo scopo è recuperarle dopo che, per via dei vari
traslochi, si sono volatilizzate, «appare utile procedere
all'escussione» delle due
donne che «si sono occupate degli inventari degli immobili» e che,
quindi, «potrebbero essere a conoscenza di informazioni rilevanti» in
merito agli spostamenti dei quadri e alla «eventuale presenza di
inventari cartacei da esse redatti».
E poi per «verificare le movimentazioni di tali opere, appare opportuno»
compiere accertamenti sulle banche dati comprese quelle del
ministero.
Infine, per effetto di un provvedimento della Cassazione, torna ad
essere discusso in Tribunale a Torino il procedimento penale, promosso
da
Margherita nei confronti dei figli John, Lapo e Ginevra Elkann per una
questione legata all'; eredità di suo padre.
Il processo era stato sospeso in attesa dell'esito di due cause in
Svizzera, ma ieri la Suprema Corte ha respinto il ricorso degli Elkann,
come
hanno fatto sapere fonti legali vicine alla loro madre, e ha stabilito
essere «pienamente sussistente la giurisdizione italiana», annullando
l'ordinanza torinese.
«Nella verifica che tali giudici saranno chiamati ad effettuare -
sottolineano gli avvocati - si dovrà tener conto anche della residenza
abituale
di Marella Caracciolo», che a loro dire era in Italia, «e della
opponibilità dell'accordo transattivo del 2004 nella successione
Agnelli, con
possibili rilevanti ripercussioni sugli assetti proprietari della
Dicembre», la società che fa capo agli eredi.
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Briosa e chic en plein air
Piacevole da guidare, la Fiat Nuova 500 Cabrio è una citycar elettrica
dallo stile elegante e ricercato. Comoda solo davanti, ha una discreta
autonomia e molti aiuti alla guida. Ma dietro si vede poco o nulla.
Quando lo dicevo io a Marchionne lui mi sfotteva dicendo che ci avrebbe
fatto un buco. Ecco come ha distrutto l'industria automobilistica
italiana grazie al potentissimo Fassino, grazie ai suoi elettori da 40
anni.
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borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
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pura informazione.
Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale
livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri
dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e
approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli
ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione
sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio
del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso
tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a
questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della
conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi
l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo
in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli
insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa
bocca
PUTIN ENTRA DEFINITIVAMENTE ALL'INFERNO E
Alexei Navalny IN PARADISO
Intervento fatto al Collegio Carlo Alberto di Torino sulla censura
assembleare dell’art.11 del Decreto Capitali
E’ sempre positiva una analisi storica democratica.
Qui in p.za Arbarello a TORINO c'era la Facolta' di Economia ed ho
imparato l’ economia industriale dal prof Goss Pietro.
Che dai 25 anni ho potuto applicare concretamente direttamente con
Gianni Agnelli.
L’invidia dei docenti di Economia di TORINO per questa mia
esperienza formativa , mi e’ costata 16 anni di blocco per la
laurea in Economia a Torino , ottenuta poi in 16 mesi a Novara, a
cui e’ seguita una 2^ laurea in giurisprudenza a Torino per
riabilitarmi con il prof.Dezzani di Economia e Commercio a Torino.
Altri 20 anni mi blocca Economia e Commercio di Torino per l'esame
da dottore Commercialista che poi supero a Roma.
A 30 anni proposi a Gianni Agnelli superFIAT, LA FUSIONE IFI
FIAT , che mi chiese di portare a Cuccia, e che Gabetti e Galateri ,
con cui collaboravo, ed a cui chiesi un aiuto, mi bloccarono.
Umberto Agnelli attraverso Boschetti mi propose di rifare la Stilo,
ma Morchio si oppose .
Muoiono Edoardo Agnelli Gianni Agnelli e Umberto Agnelli
, Gabetti ,attraverso donna Marella e Yaky sceglie Marchionne
che privo di conoscenze automobilistiche, ha lasciato a Yaky la
sola scelta di VENDERE la Fiat che sta progressivamente riducendo la
produzione negli stabilimenti italiani.
A cui Cirio Urso e Pichetto rispondono rifiutando l’esame del mio
PROGETTO H2 PER AUTOTRAZIONE. Lo trovate sul mio sito
www.marcobava.it. Mentre DENORA ne REALIZZA uno suo IN LOMBARDIA
programmando il più importante stabilimento europeo di
elettrolizzatori per produrre H2 , affiancata da SNAM dopo che se
ne parlato nell’assemblea aperta di Snam 1 mese fa, in cui viene
convita del futuro della produzione dell’H2 con elettrolizzatori che
fara’ appunto con Denora in Lombardia. Ed io prevedo che seguira’ la
produzione delle auto ad H2 in Lombadia invece che in Piemonte
, che forse saranno finanziate da Unicredito e S.PAOLO. Queste sono
visioni strategiche.
Tutto cio’ mentre a Torino ed in Italia il presidente del S.PAOLO
ispirando l’art.11 fascista
del Decreto capitali, censura, in Italia, unica nel mondo, la
democrazia nelle assemblee, pero’ non applicata da Snam che
forse non e’ un importante cliente di S.PAOLO.
Prof Goss Pietro E’ COSCIENTE dei danni che questa sua censura
democratica sta provocando e provocherà rispetto alla storia del
paese che avete illustrato ?
Perche’ lo sta facendo viste le conseguenze di impoverimento
regionale e nazionale ?
Qual’e’ il fine ? il POTERE FINE A SE STESSO come mi risposte anni
fa Grande Stevens ?
La stessa decadenza si manifesta anche attraverso le assemblee
Juventus in cui, anche se non sono state mai chiuse , sono stato
aggredito 2 volte dallo staff. Tutto cio’ non puo’ che portare alla
vendita della Juve come e’ successo per Fiat portando sempre piu’ il
Piemonte verso la deriva democratica ed economica.
Senza democrazia in economia non ci può essere sviluppo. Siete
d’accordo ?
Per confermare quale fosse il grado di conoscenza che avevo con GA che
mi ha insegnato dare il 5 posso aggiungere che :
soffriva di insonnia per cui leggeva ed alle 12 aveva sonnolenza
amava la boxe
quando aveva una influenza si curava con la penicellina
Sul prof.GP posso invece ricordare:
che ho concordato l'appoggio alla sua prima nomina a presidente di
Intesa S.PAOLO con il prof.Bazoli in cambio di una sua presidenza
onoraria con partecipazione alle decisioni strategiche;
che gli ho proposto una fusione di Unicredito in Intesa S.Paolo
IL GIUDIZIO SPREZZANTE DEL PROF.GROSS PIETRO:
Mb
06.12.24
Bucarest avvia un'inchiesta sulle elezioni
Washington: "Ingerenze russe in Romania" Gli Stati Uniti chiedono un'inchiesta sulle influenze della
Russia sulle elezioni presidenziali e legislative in Romania,
importante alleato di Washington nella Nato, dopo che - a pochi
giorni dal secondo turno delle presidenziali di domenica - il
Consiglio supremo della difesa nazionale a Bucarest ha
declassificato documenti in cui si denuncia una «azione ibrida
aggressiva della Russia» sulle elezioni che ha portato al risultato
sorprendente, al primo turno, del candidato estrema destra,
filorusso e populista Calin Georgescu e a più del 30% dei voti per
le forze di estrema destra alle legislative. La Romania è stata
oggetto di azioni coordinate, in modo particolare sui social, in
vista del primo turno delle presidenziali lo scorso 24 novembre. La
vittoria di Georgescu è stata il risultato di una campagna
orchestrata con ogni probabilità da «un attore statale».
La Russia ha sostenuto il sostegno di Georgescu su TikTik con
diversi metodi, inclusi account coordinati, algoritmi per rafforzare
la sua presenza sulla rete e promozioni a pagamento. Sono stati
reclutati influencer per promuovere Georgescu sia in modo diretto,
con messaggi di sostegno, che indiretto, con messaggi neutrali ma
contenenti etichette a lui associate. Decine di account TikTok hanno
usato il logo dei servizi di intelligence e il titolo di Brigata
anti terrorismo, con migliaia di follower e centinaia di migliaia di
like. Una campagna costata, secondo il Consiglio supremo di difesa
della Romania (Csat), oltre il milione di euro, laddove Georgescu ha
invece dichiarato zero spese elettorali.
Ieri Georgescu è finito sotto inchiesta da parte della magistratura
romena. Le indagini mirano a determinare se la promozione su TikTok
abbia utilizzato metodi vietati dalla legge elettorale r e se nel
processo si sia verificato un riciclaggio di denaro. —
Blitz contro la 'ndrangheta a Brescia. Coinvolti un ex assessore
leghista e un medico ex FdI La religiosa accusata di fare da
collegamento con i detenuti. Il boss: "La monaca è dei
nostri"
Dal volontariato ai domiciliari La parabola di suor Anna "Era al
servizio delle cosche"
niccolò zancan
Viscido è ciò che può sembrare ma non è. Viscido è qualcosa di molto
scivoloso. «C'è un radicamento mafioso viscido che rende difficile
il nostro lavoro», ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco
Prete. Ieri mattina, spiegava il risultato di un'inchiesta lunga
quattro anni su un'associazione mafiosa ‘ndranghetista che
imperversava nel ricco Nordest italiano.
Venticinque misure cautelari. Dalla provincia di Brescia, le
perquisizioni si sono allargate a quelle di Milano, Como, Lecco,
Varese, Verona, Viterbo, Treviso e Reggio Calabria. I reati
ipotizzati: traffico d'armi, traffico di droga, ricettazione, usura,
reati tributari, scambio di voti e riciclaggio.
Nella carte compaiono sparatorie in autostrada, auto clonate,
cocaina, fucili a pompa, picciotti e camorristi, la santa,
maledizioni e compari. «L'ho picchiato, quel cornuto». «Mamma mia,
mi è venuta una rabbia, veramente lo ammazzo». Un milione e 800 mila
euro sotto sequestro. E in tutto questo crimine, fra i movimenti
della locale bresciana con a capo, secondo l'accusa, Stefano e
Francesco Tripodi, ecco il radicamento viscido. I tre indagati che
non ti aspetti, o che ti aspetti di meno, tutti e tre finiti agli
arresti domiciliari. L'imprenditore Mauro Galeazzi, ex esponente
della Lega nel Comune di Castel Mella e assessore all'Urbanistica,
che avrebbe chiesto un prestito alla cosca per risolvere un suo
problema di liquidità, salvo finire invischiato in un giro di
scambio di voti. Il dottor Giovanni Acri, urologo, già consigliere
comunale di Fratelli d'Italia a Brescia, colui che poteva suturare
le ferite di un rapinatore ferito durante l'assalto a un
portavalori. Parlando del magistrato Nicola Gratteri con un altro
indagato lo definiva così: «Figlio di puttana». E poi, c'è lei, una
novità quasi assoluta nelle inchieste di mafia: «La monaca». Così
era chiamata nelle intercettazioni suor Anna Donelli, 57 anni,
originaria di Cremona, conosciuta fra i carcerati anche con il
soprannome di «Collina», per l'abilità nell'arbitrare le partite di
pallone.
Per gli investigatori, suor Anna Donelli era il tramite della cosca
fra il dentro e il fuori dal carcere. Ecco come viene descritta: «A
disposizione del sodalizio, per garantire il collegamento con i
detenuti, approfittando dell'incarico spirituale che le consentiva
di avere libero accesso alle strutture penitenziarie».
Un'intermediaria, insomma. Che avrebbe aiutato i membri del clan
aggirando «il divieto di colloquio e favorendo lo scambio
informativo tra i carcerati e i loro congiunti per meglio
pianificare strategie criminali di reazione alle attività
investigative delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria».
Intermediaria, ma anche paciere: «Risolveva dissidi e conflitti tra
i detenuti all'interno del carcere». Suor Anna Donelli è accusata di
concorso esterno in associazione mafiosa. Stefano Tripodi, con
l'intenzione di rassicurare uno del clan, della monaca arriva a
dire: «È dei nostri». E ancora, ribadisce: «Se ti serve qualcosa
dentro, lei è dei nostri».
Chi conosce suor Anna non riesce a credere neanche lontanamente a
tutto questo. Sorella della Confraternita della Carità, oltre che
nel carcere di Brescia, era impegnata a San Vittore e con i ragazzi
del Beccaria di Milano. Lì ha conosciuto don Claudio Burgio, così ha
fatto la volontaria anche per la comunità Kayròs che si occupa del
reinserimento degli ex detenuti. «Non può essere vero, suor Anna è
molto brava e gentile, si è sempre mossa nei binari della
correttezza», dice una volontaria.
In uno scritto datato 2023, suor Anna Donelli aveva raccontato la
sua storia: «Non ho passato una bella infanzia e adolescenza, tranne
che a scuola o con gli amici fuori casa. Sono nata rifiutata e non
potevo capire - come tutti i bambini - i problemi degli adulti (i
miei genitori). Incassavo e cercavo di proteggere la mia sorella
gemella e un'altra sorella, ero molto, molto timida e certamente
insicura. Nella pre-adolescenza e nell'adolescenza mi sentivo e
credevo "un nulla". Ci facevamo forza - come non so - io e la mia
sorella gemella. A 21 anni ho iniziato il cammino per diventare
suora, Qualcuno inaspettatamente mi ha scelta: "un nulla" graziato».
Poi racconta dei lutti della sua vita, della morte della sorella
gemella in un terribile incidente stradale con colpa del camionista
investitore. Per arrivare a questa frase, che spiega il significato
del suo incontro con i detenuti: «Dal 2010 frequento il carcere e da
suora sono stata a tempo pieno in periferie di Pavia, Roma e Milano,
e questa palestra di umanità ha trasformato il mio sguardo, che ha
iniziato a vedere prima di tutto e sopra tutto la persona, l'uomo
che mi sta davanti sia nell'autore del reato, sia in chi lo subisce,
anche perché queste due dimensioni sono presenti anche dentro di me:
grano e zizzania».
È lei, la suora del grano e della zizzania, ciò che adesso è
difficile comprendere nell'inchiesta coordinata dalla Direzione
distrettuale antimafia di Brescia. Sono arrivati al suo nome
seguendo i movimenti «della locale legata alla ‘ndrangheta di
Sant'Eufemia d'Aspromonte e da rapporti federativi alla cosca
Alvaro, egemone nella zona aspromontana compresa tra i Comuni di
Sinopoli e Sant'Eufemia d'Aspromonte». Una storia di mafia. Che
finisce in un convento di suore. È questo forse «il viscido», il
lato scivoloso dell'inchiesta.
Il format e il nodo del marchio Un affare da 60 milioni di euro
michela tamburrino
roma
Il Festival di Sanremo senza Sanremo potrebbe anche esistere
semplicemente cambiando sfondo. Il Festival di Sanremo senza la Rai
invece è impensabile. E non è che qualcuno in passato non abbia
accarezzato questa idea ma, considerando tutti gli aspetti tecnici,
organizzativi ed economici, si è presto tirato indietro. Sarà
perché, oltre il brand, il format dei cinque giorni di rassegna per
come è concepito ancora oggi, è della Rai, graziosamente concesso da
Pippo Baudo che lo inventò. Sembra c'entri poco ma persino il Giro
d'Italia, una sorta di festival della bicicletta, che Mediaset
acquisì felice, fu immediatamente respinto al mittente per quel che
comportava.
Dunque, in attesa che la Rai faccia ricorso al Consiglio di Stato,
contro la sentenza del Tar della Liguria che ha giudicato
illegittimo l'affidamento del Festival di Sanremo alla Rai, ricorso
oramai certo, vale la pena ricordare che il Festival della Canzone
Italiana, complessivamente produce 60 milioni di euro di ricavi,
secondo quanto realizzato dal market watch di Banca Ifis che ne ha
misurato il valore economico e sociale. Di questi 60 milioni, 42
sono riconducibili alla raccolta pubblicitaria di Rai mentre 18,4
sono legati all'impatto delle attività del Festival stesso sul
territorio. Accorrono a vedere il Festival, più relativo immenso
indotto, 41.000 persone, con ricadute che interessano gli alloggi
(8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni di euro) e shopping
che include Casinò e ticketing per l'evento. La Rai eroga al Comune
organizzatore sui 5 milioni di euro, una cifra di cui si rifà
abbondantemente grazie alla raccolta pubblicitaria, in crescita
rispetto al 2022 e al 2023. A spingere verso l'alto la corsa
pubblicitaria sono i dati d'ascolto che hanno garantito una media di
10 milioni di telespettatori per le 5 serate. Questo, nonostante il
periodo della pandemia abbia colpito il Festival e tutto il comparto
dello spettacolo, si è superato del 2% il livello pre-Covid del
2019.
Si sa, la musica occupa un posto importante nella vita degli
italiani, stando almeno alle ore dedicate all'intrattenimento
cantato: 20,5 ore settimanali di ascolto e perciò un sentito grazie
va agli ingorghi stradali e a tutto il tempo che gli italiani
passano imbottigliati in auto. Questo porta il mercato discografico
in buona salute. Dai dati 2022 che quello italiano è il decimo
mercato discografico rispetto al suo valore. —
Accolto il ricorso che sospende di nuovo il provvedimento antimafia
emesso dalla Prefettura: "Si consenta la prosecuzione delle grandi
opere"
Interdittiva a Cogefa nuovo dietrofront Il Consiglio di Stato
riabilita il colosso
Su La Stampa
giuseppe legato
Con un'altalena di decisioni (tre) una contraria all'altra, il
Consiglio di Stato, ieri pomeriggio, ha accolto il ricorso d'urgenza
presentato dai legali del colosso delle costruzioni Co.ge.fa colpito
da un'interdittiva antimafia a seguito di un'inchiesta che ha
coinvolto i suoi ex vertici (in particolare la famiglia Fantini). E
ha concesso la sospensiva riabilitando nei fatti – e fino
all'udienza di merito fissata per il prossimo 9 gennaio – l'azienda
impegnata in diverse grandi opere, alcune collegate al Tav e altre
sul Tenda. Ed è proprio con questa motivazione che i giudici del
massimo organo di giustizia amministrativa hanno adottato il
provvedimento "che va sospeso – si legge nel corpo della pronuncia
firmata dalla Presidente Rosanna De Nictolis - al solo fine di
consentire la prosecuzione dei rapporti contrattuali già in corso
alla data odierna e delle eventuali gare per le quali alla data
odierna sia già stata presentata domanda di partecipazione". Nel
merito, argomentano i giudici, il ricorso dei legali Carlo Merani e
Saverio Sticchi Damiani è tutt'altro che infondato. Anzi: "Presenta
elementi di fumus che devono essere approfonditi nel merito sotto il
profilo della attualità degli elementi riscontrati". L'attualità è
collegata al rischio – ancora insistente oppure ormai lontano - di
infiltrazione delle cosche mafiose all'interno della società. Non
solo, il Consiglio di Stato sottolinea come nel caso di
estromissione tout court di Co.ge.fa dagli appalti milionari a cui
partecipa "sussista un pericolo di pregiudizio gravissimo non
suscettibile di adeguato ristoro economico ex post".
A dire il vero è complicato per molti (se non per tutti) cogliere
una linearità strutturata nella sequenza di pronuncia che si sono
succedute. Dopo l'emissione dell'interdittiva il Tar, pronunciandosi
sulla sospensiva, aveva messo in forte discussione anche i cardini
del documento emesso dalla Prefettura al termine di un'articolata
istruttoria del gruppo interforze. Poche settimane dopo però lo
stesso tar, chiamato a esprimersi in seduta collegiale – aveva
riconfermato l'interdittiva. Ieri ennesimo colpo di scena.
Gli elementi che hanno portato all'emissione dell'interdittiva
derivano dall'inchiesta Echidna della Dda di Torino (pm Valerio
Longi) che ha messo nel mirino le contiguità tra i gruppi
di'ndrangheta dei Pasqua (San Luca) e di Platì (Volpiano) oltre che
di una 'ndrina distaccata dei Crotonesi nella gestione dei
subappalti dell'autostrada A32. In quell'operazione è finito ai
domiciliari Roberto Fantini per anni al vertice di Co.ge.fa e i
rapporti con esponenti della 'ndrangheta sono stati ricostruiti
anche in capo al fondatore Teresio Fantini (deceduto anni fa). Tra
pochi giorni nel merito si scriverà la parola fine, anche se nel
frattempo si fa sempre più strada l'ipotesi di un'amministrazione
giudiziaria che consenta a Co.ge.fa di salvaguardare i livelli
occupazionale (irrimediabilmente a rischio di compromissione da uno
stop dell'Antimafia) e concludere le grandi opere della cui
costruzione è affidataria. —
05.12.24
La struttura con oltre 200 dipendenti è stata accorpata alla task
force per l'attuazione del Recovery, ma finirà sotto il controllo
diretto di Von der Leyen Nessun italiano nei gabinetti che si
occuperanno di Concorrenza e Competitività. Stabilita la gerarchia
dei sei vicepresidenti: l'ex ministro è l'ultimo
il messaggio
Fitto perde la direzione generale per le Riforme Dominio
franco-tedesco tra gli alti funzionari Ue
I nuovi vertici
Meloni: "Per l'Italia un risultato storico facciamo squadra" MARCO BRESOLIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
«Raffaele!» . Quando Ursula von der Leyen ha fatto il giro del
tavolo per salutare uno a uno i suoi nuovi commissari alla prima
riunione ufficiale, si è avvicinata a Fitto per un doppio bacio
sulle guance. Poi il neovicepresidente, abito scuro e la consueta
cravatta azzurrina, si è seduto al suo posto tra l'Alto
Rappresentante Kaja Kallas e l'inossidabile Valdis Dombrovskis, con
il quale dovrà condividere il dossier del Recovery Fund. Con
un'importante novità che è stata certificata alla riunione di ieri
mattina, durante la quale la presidente ha dettagliato la
distribuzione delle responsabilità: l'ex ministro del governo Meloni
conserverà le deleghe alle politiche di Coesione e alle Riforme, ma
– a differenza della portoghese Elsa Ferreira che lo ha preceduto in
quel ruolo –, perderà la guida della direzione generale per le
Riforme, destinata a diventare sempre più cruciale in vista della
possibile riforma del bilancio che punta a legare la distribuzione
dei fondi Ue all'effettiva realizzazione delle riforme da parte dei
singoli Stati. La struttura per la quale lavoravano circa 200
funzionari (e che fino a marzo aveva come direttore generale un
italiano: l'ex presidente della Consob, Mario Nava) verrà infatti
affiancata alla task force Recovery e inglobata nel segretario
generale della Commissione. Dunque, finirà sotto il diretto
controllo di von der Leyen.
Nella contesa con il Parlamento europeo, la presidente della
Commissione aveva difeso a spada tratta la nomina di Fitto a
vicepresidente esecutivo, ma ora che l'esecutivo si è ufficialmente
insediato, iniziano a emergere con chiarezza gli equilibri interni a
Palazzo Berlaymont. Anche quelli tra i sei vicepresidenti. Von der
Leyen ha messo nero su bianco l'ordine gerarchico, che servirà per
esempio a stabilire chi avrà il compito di presiedere le sedute in
caso di assenza della tedesca: la prima in grado è la spagnola
Teresa Ribera, seguita nell'ordine dalla finlandese Henne Virkkunen,
dal francese Stéphane Séjourné, dall'estone Kaja Kallas e dalla
romena Roxana Minzatu, mentre Fitto risulta essere l'ultimo della
lista.
Un altro importante metro per misurare l'influenza di un Paese
all'interno del collegio dei commissari è quello della presenza di
connazionali nei gabinetti e in particolare di quelli che hanno il
grado di capo di gabinetto o di vice. Sono infatti loro a preparare
le riunioni settimanali del collegio e a negoziare sui testi dei
singoli provvedimenti: avere più funzionari del proprio Paese al
tavolo aiuta indubbiamente a esercitare la propria influenza. Così
come è fondamentale avere dei connazionali all'interno di quei
gabinetti che lavorano ai provvedimenti più importanti. Ma i
risultati dicono che per l'Italia non è andata benissimo,
specialmente se si fa il confronto con la Germania e la Francia che
confermano il loro dominio nei posti-chiave.
Durante tutta l'estate, è andata in scena un'intensa trattativa tra
le diplomazie dei 27 e la Commissione per "piazzare" i propri uomini
e le proprie donne migliori. Ogni Paese aveva una lista di
funzionari da sponsorizzare, ma a quanto risulta per l'Italia gli
elenchi erano almeno tre. Diverse fonti al corrente dei negoziati
confermano che, accanto alla lista ufficiale della rappresentanza,
ce n'era anche una di Palazzo Chigi gestita dal sottosegretario
Giovanbattista Fazzolari e pure una con i funzionari "storici" più
vicini al Pd. Il risultato è il minimo sindacale: ci sarà un solo
capo di gabinetto italiano su ventisette. Si tratta di Vincenzo
Matano, apprezzato funzionario di lungo corso al Parlamento europeo,
che guiderà il team di Raffaele Fitto, con il quale aveva già
lavorato proprio all'Eurocamera nel gruppo dei Conservatori.
Dopodiché l'Italia è riuscita a piazzare solo due vicecapi di
gabinetto da due commissari che tra l'altro ricadono già sotto la
supervisione di Fitto: Pierpaolo Settembri lavorerà con il greco
Apostolos Tzitzikostas (Trasporti) e Francesca Arena con il cipriota
Costas Kadis (Pesca e Oceani). In totale sono circa una decina gli
italiani sparsi negli uffici dei commissari, ma a oggi non ce n'è
neanche uno nella squadra della vicepresidente Ribera (che oltre
alla Transizione Ecologica si occuperà dei dossier cruciali della
Concorrenza) e nemmeno in quello del francese Séjourné (responsabile
della Competitività). Evidentemente i rapporti non ottimali con
Madrid e Parigi non hanno aiutato.
Di tutt'altro tenore i risultati ottenuti dai tedeschi e dai
francesi. La Germania ha ben quattro capi di gabinetto (che
guideranno i team di von der Leyen, Dombrovskis, Sefcovic e
Zaharieva) e cinque vice, mentre la Francia – nonostante un governo
traballante – ha un solo capo di gabinetto, ma ben sette vice (tra
cui quelli della presidente von der Leyen e dell'Alto Rappresentante
Kallas).
Massacro a Nuseirat. L'esercito ordina l'evacuazione dei civili da
Beit Lahia, nel Nord della Striscia Recuperato il corpo di Itai
Svirsky, 38 anni, rapito nel Kibbutz Beeri e assassinato durante la
prigionia
Raid sulla fila per il pane uccisi 4 bambini a Gaza Trovato morto un
ostaggio nello del gatto
gerusalemme
A Gaza la guerra continua a mietere vittime, sia tra i locali che
tra gli ostaggi. Almeno cinquanta le vittime, anche minori,
denunciate dai palestinesi per attacchi israeliani mentre in una
operazione di esercito e Servizi dello Stato ebraico, è stato
recuperato il corpo di un ostaggio, portato vivo a Gaza e qui ucciso
da miliziani di Hamas.
Ci sarebbero anche quattro minori fra le vittime questa mattina
dell'attacco di un drone israeliano. Secondo fonti palestinesi, un
velivolo senza pilota avrebbe sganciato un ordigno nel campo di
Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza, su un punto di
distribuzione di cibo e una casa. Cinque le vittime in tutto.
L'attacco è avvenuto su una strada del campo profughi dove c'è una
cucina che serve la comunità circostante. Molte le persone in fila
che attendevano che dalla cucina cominciasse la distribuzione del
cibo.
In tutta la Striscia sono stati aperti centri di distribuzione di
cibo preparato in cucine comuni, gestite per lo più da
organizzazioni non governative o da gruppi locali. Nei giorni
scorsi, in un attacco, è morto uno dei cuochi più impegnati in
attività del genere.
I rifugiati camminano per diversi chilometri per riuscire ad
assicurare a loro e alle loro famiglie una razione quotidiana di
cibo o di pane, nelle poche panetterie aperte, a causa non solo
della mancanza di farina, ma soprattutto del carburante per far
andare avanti i forni.
Sarebbero invece una ventina le vittime tra i rifugiati del campo di
Al-Mawasi, nei pressi di Khan Yunis. Pochi giorni fa dai pressi del
campo fu un razzo verso il Sud d'Israele, l'esercito aveva quindi
emesso un ordine di evacuazione. Il 13 luglio, nel bombardamento di
una palazzina adiacente al campo profughi di Al-Mawasi, è stato
ucciso Mohammed Deif, l'ex primula rossa e capo delle Brigate al
Qassam, il braccio armato di Hamas, la cui morte non è mai stata
confermata dal gruppo di Gaza, tant'è vero che è destinatario del
mandato di cattura come Gallant e Netanyahu dalla Corte penale
internazionale.
I palestinesi, denunciano che droni israeliani hanno colpito anche
altre zone della Striscia, soprattutto quella Nord dove l'esercito
ha ordinato l'evacuazione di un'area di Beit Lahia. In centinaia
hanno lasciato l'area e da Gaza denunciano che l'esercito,
attraverso velivoli senza pilota, avrebbe fatto fuoco su loro.
In un comunicato, il premier Benjamin Netanyahu ha informato che è
stato recuperato in una operazione militare nella Striscia, il corpo
di Itai Svirsky, 38 anni, rapito nel Kibbutz Beeri, assassinato
durante la prigionia e il suo corpo tenuto in ostaggio nella
Striscia di Gaza. I militari hanno anche informato che i risultati
di un'investigazione spiegano che i sei ostaggi i cui corpi furono
recuperati ad agosto in un tunnel di Khan Yunis, sono stati uccisi
dai carcerieri a febbraio. In quella occasione, l'aviazione effettuò
raid contro il luogo dove si trovavano perché erano a conoscenza
della presenza di miliziani e di alti esponenti di Hamas, non di
ostaggi. Quando mesi dopo trovarono i corpi dei sei, che erano stati
trasferiti in quel tunnel da diverse settimane, l'esercito recuperò
anche i corpi di miliziani, uccisi dalle conseguenze dei
bombardamenti, non da armi da fuoco come gli ostaggi. È possibile
che questi ultimi sarebbero comunque morti come i miliziani a causa
delle bombe se non fossero stati uccisi prima. Per questo, alcuni
familiari degli ostaggi morti e di altri a Gaza, insistono per un
accordo a ogni costo, perché la pressione militare ha portato,
secondo loro, già troppi a morire. In una nota interna di Hamas
diffusa dall'agenzia Reuters, il gruppo di Gaza ha minacciato di
uccidere gli ostaggi ancora nelle sue mani se Israele avesse tentato
una operazione di salvataggio come a giugno.
La diplomazia però non dispera. Oggi voleranno al Cairo mediatori
israeliani con in testa il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, per
discutere con gli egiziani di una nuova proposta preparata da
questi, per un accordo su tregua e liberazione degli ostaggi da
Gaza. —
Corea del Sud: per l'allontanamento serve una maggioranza
qualificata, con almeno otto voti del partito di governo, che però
si dice contrario
Seul, il presidente verso l'impeachment La piazza: "Un traditore,
vada in carcere" lorenzo lamperti
seul
A Seul si sono riaccese le candele. Il simbolo della rivoluzione del
2017, che culminò con l'impeachment dell'allora presidente Park
Geun-hye, è ricomparso nelle strade e nelle piazze di tante città
della Corea del Sud. Come allora, i manifestanti sperano che servano
a proteggere la democrazia conquistata col sangue poco più di tre
decenni fa. Il loro obiettivo è solo uno: le dimissioni di Yoon
Suk-yeol. Il presidente conservatore ha fatto ripiombare i
sudcoreani negli incubi del passato, con le immagini dei blindati su
piazza Gwanghwamun che hanno improvvisamente ripreso forma e 280
militari che assediavano l'Assemblea nazionale nel tentativo di
evitare il voto sulla revoca della legge marziale appena imposta.
Alle manifestazioni pacifiche di protesta si somma uno sciopero
generale che si sta allargando a macchia d'olio. La più grande
coalizione sindacale della Corea del Sud è in mobilitazione e ha
dichiarato che decine di migliaia di persone non torneranno al
lavoro fino alle dimissioni di Yoon. Compresi centinaia di medici,
sul piede di guerra già da diversi mesi per un braccio di ferro col
governo sulle quote di accesso alla professione.
Yoon resta in silenzio, ma non sembra intenzionato a cedere. Poco
prima della mezzanotte, i sei partiti dell'opposizione hanno
depositato una richiesta di impeachment, che sarà votata entro
sabato. «È un traditore della patria», ha detto Lee Jae-myung,
leader del Partito democratico, arringando la folla di fronte al
parlamento. Dopo aver stravinto le legislative dello scorso aprile,
l'opposizione ha un'ampia maggioranza in aula. Ma per approvare
l'impeachment servono almeno otto voti del Partito del Potere
Popolare. Per larga parte della giornata sembrava un'ipotesi quasi
scontata, visto che la stessa forza di governo ha preso le distanze
dalle mosse di Yoon, interessato anche a difendere la moglie dalle
inchieste per una serie di accuse, tra cui l'aver accettato
indebitamente in regalo una borsa Dior. Ma, in serata, i vertici del
partito hanno dato l'indicazione di votare contro l'impeachment. La
ragione non è tanto un allineamento a Yoon, tanto che gli è stato
chiesto di lasciare il partito, quanto il timore che elezioni
anticipate si trasformino in una vittoria schiacciante
dell'opposizione. In una circostanza simile, nel 2016, molti
deputati conservatori avevano approvato l'impeachment della
presidente Park Geun-hye, pensando che tagliandola fuori il partito
si sarebbe salvato. Non fu così. Senza franchi tiratori, il rischio
di nuove tensioni sarebbe altissimo, anche perché il clima resta
avvelenato. A poca distanza dalle proteste anti Yoon, erano in
piazza anche i suoi sostenitori, muniti di bandierine della Corea
del Sud e degli Stati Uniti. I conservatori, fautori della linea
"occhio per occhio" con Pyongyang, sostengono che un ritorno dei
democratici porterebbe Seul nell'orbita della Cina e favorirebbe Kim
Jong-un. Manifesti in giro per Seul e di fronte all'ambasciata
americana, etichettano invece Yoon come un guerrafondaio asservito a
Nato e Giappone. Ci sono comunque pochi dubbi che, qualora si
andasse a elezioni anticipate, il grande favorito sarebbe il rivale
Lee, soprannominato il «Bernie Sanders sudcoreano» per le sue
posizioni inusualmente radicali in materia di politiche economiche e
sociali.
Si è invece dimesso il ministro della Difesa Kim Yong-hyun, figura
chiave del tentato golpe di palazzo. Nei prossimi giorni, avrebbe
dovuto incontrare l'omologo giapponese Gen Nakatani, per confermare
l'alleanza trilaterale con Tokyo e Washington in vista
dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. La visita è
stata cancellata e tutto torna in gioco, per la gioia della Cina e
della Corea del Nord, che intravede la possibilità di nuovi
negoziati. Ergo, di legittimazione. Il capo dello Stato maggiore di
Seul ha sollecitato alla «massima prontezza» per fronteggiare
ipotetiche mosse di Pyongyang durante questa fase di improvvisa
instabilità. Nel frattempo, il segretario generale della Nato Mark
Rutte ha confermato che la Russia sta fornendo a Kim Jong-un
sostegno per i suoi programmi missilistici e nucleari in cambio di
truppe e armi. Si complica invece l'ipotesi di forniture militari
sudcoreane all'Ucraina, a cui Yoon aveva da poco aperto. «Difficile
che Seul invii armi a Kiev nel prossimo futuro», ha ironizzato
Mosca.
Echi per ora lontani, nelle strade di una Corea del Sud dove una
democrazia ancora giovane si è scoperta insieme fragile e
resistente. —
04.12.24
a storia
L'effetto K sulla gente in piazza Pop e moda diventate soft power
giulia zonca
N el corto circuito tra legge marziale e K-pop, la Corea mostra
sempre la stessa faccia: quella che sotto le creme della K-beauty è
pulita, fresca, giovane, elastica e soprattutto molto, ma molto
brillante.
Le mosse semplici e melense dei balletti, le pubblicità che spiegano
come detergere il volto in sei fasi per mandare a stendere il tempo
e quella K che racconta di gonne a pieghe e stivali al ginocchio, di
serie tv furibonde, di tournée infinite non sono affatto un
concentrato di superficialità, sono l'opposto: un sistema culturale.
Identità al Paese prima oppresso e poi torturato dal senso di
inferiorità. Il fattore K è il potere leggero, quel soft power che
dopo la guerra degli Anni Cinquanta è diventato il mezzo per
emanciparsi, per avere un'anima e un nome. Per dare una direzione
economica che ha nutrito la forza creativa della tecnologia con la
musica.
Il K-pop nasce all'inizio degli Anni Novanta ed è da subito un
legame con gli Usa che lo adottano e lo moltiplicano. Un'affinità
elettiva che parte da un terreno solido. Nomi coreani stavano nei
cartelloni degli spettacoli a Las Vegas 70 anni fa, cercate Kim
Sisters, non a caso definite «l'essenza del dinamismo coreano». Il
K-pop non cade dalla luna, ma dal bisogno di esprimersi con tratti
propri, diversi dai manga giapponesi, lontani dalle divise militari
ed è proprio per questo che la gente è scesa in strada inorridita
davanti all'annuncio dalla legge marziale, perché il K-pop ha
trainato il concetto di libertà e di liberismo, ha forgiato anche
una coscienza civile. Il K-pop non è solo musica sdolcinata per
adolescenti, quella è la base, tra l'altro accentuata per dare uno
sfondo comune a una generazione, per inventare gesti immediati da
scambiarsi dentro ai locali dedicati al culto del caffè. Certo, pure
quelli molto zuccherati. Con il caramello e le essenze ai lamponi,
però tutta la dolcezza sparsa in questo sistema si contrappone
decisa a tempi amari, al sacrificio, alla solitudine, al silenzio,
alla vergogna. Oggi ci si mette il glitter sulle guance (dopo le sei
fasi di preparazione, ovvio) ed è una cerimonia del trucco e dello
strucco che richiede impegno e prende tempo. Tempo dedicato a sé.
Dall'altra parte della Corea, in quella della Nord, non esiste la
declinazione singolare. Sono tutti vestiti e pettinati allo stesso
modo, mentre la Corea del Sud scopre un individualismo in cui però
condividere la moda, la danza, lo slang.
Esiste una legge che spiega benissimo la reazione alla sterzata del
presidente Yoon Suk-yeol: la Bts, dal nome della K-band più famosa.
Loro, da soli, nel 2023 hanno mosso l'economia con 3, 5 miliardi e
anche per questo battezzano l'emendamento per cui una riconosciuta e
premiata figura del K-pop può rinviare la leva obbligatoria fino ai
30 anni. Succede perché gli interpreti sono ambasciatori. Creano un
tessuto sociale all'interno, cantano di depressione scolastica, di
bisogno di sentimenti sfacciati lì dove l'educazione prevede (o
prevedeva) un rigoroso contegno. Tutto pronto a sfaldarsi in modo
catastrofico, come ci ha mostrato il film da Oscar «Parasite»,
eppure retaggio che le ultime generazioni hanno spostato a forza di
balletti. Il K-pop viaggia fuori dal Paese e lì si fa diplomazia,
arriva alle più impensabili intese. Le Red Velvet, gruppo femminile,
in concerto a Pyongyang con stretta di mano al dittatore Kim Jong-un.
Gli Exo, icone delle Olimpiadi invernali del 2018 e adorati da Trump
o dalla figlia Ivanka, l'effetto è lo stesso.
Il successo del genere si chiama Hallyu Wave ed è davvero un'onda
che incamera energie e linfa all'estero per tornare in patria più
influente: mescola, apre però con simboli e intenzioni profondamente
coreani. La raccolta fondi per gli orfani di guerra, per le donne
sfruttate dal Giappone è stata affidata agli idoli pop che infatuano
i ragazzini e si prendono cura della memoria. La cultura K è in
totale contrasto con la legge marziale che ha spinto la gente in
piazza. Le stesse facce che stanno davanti allo specchio a provare
le coreografie e a testare il siero glow. Fieramente made in Korea,
uno stato che vogliono difendere. —
Quel leader disperato e la Capitol Hill di Seul
La dichiarazione di legge marziale da parte del Presidente
Yoon Suk-yeol è stato un colpo basso alla Corea del Sud. Se avesse
avuto successo sarebbe diventato un colpo basso alla democrazia e
all'Occidente. La reazione del Parlamento, che ha deciso subito di
rimuoverlo, e l'immediata protesta di piazza dimostrano che gli
anticorpi della democrazia si sono messi efficacemente all'opera.
L'ago della bilancia erano i militari. Ieri sera l'hanno fatto
pendere a favore della democrazia e contro Yoon Suk-yeol. Il quale è
stato poi costretto ad accettare il voto, unanime, del Parlamento, e
ritirare la legge marziale.
Yoon Suk-yeol era alle strette. Eletto nel maggio del 2022, era
stato travolto da un'ondata di scandali centrati sulla First Lady
Kim Keon Hee, costretto a scusarsi pubblicamente sulla televisione
nazionale, perseguito da richieste di impeachment. Lo scorso aprile,
l'opposizione guidata dal Partito Democratico aveva stravinto le
elezioni legislative, lasciandolo senza appoggio in Parlamento. Yoon
Suk-yeol era, ed oggi è ancora di più, un Presidente senza futuro.
La dichiarazione di legge marziale, giustificata con la necessità di
salvare la nazione da fantomatiche «forze contro lo Stato», senza
alcuna prova o documentazione, era la mossa della disperazione. Non
ci ha creduto nessuno neppure il suo partito, il conservatore e
anti-Corea del Nord, Partito del Potere Popolare. Molti, anche gente
comune, hanno temuto che la legge marziale all'interno esponesse
Seul ad aggressioni o iniziative destabilizzanti nordcoreane.
Questo rischio era certamente nella mente dei militari. I carri
armati servono al 38mo parallelo, non intorno al Parlamento. La loro
indecisione era evidente fin dall'inizio. Obbedivano solo a metà
mettendo forse qualche blindato per la strada senza alcuna massiccia
mobilitazione necessaria a fini di intimidazione. Ieri sera non ce
n'è stata traccia. Nessuno ha impedito alla gente di scendere in
piazza a protestare contro la legge marziale. Qualche contingente
militare ha cercato di entrare in Parlamento; quando gli è stato
detto che non erano i benvenuti si sono allontanati in buon ordine.
Per qualche ora, la legge marziale è rimasta sospesa fra Presidente
che l'aveva dichiarata e Parlamento che l'aveva respinta. Poi Yoon
Suk-yeol ha dovuto fare il passo indietro. Che potrebbe costargli la
messa sotto accusa per reati contro lo Stato. Del resto, era già a
rischio di impeachment che voleva aggirare con la legge marziale.
La dichiarazione aveva colto tutti di sorpresa. Yoon Suk-yeol aveva
deciso da solo - nella completa ignoranza del governo - e si è
trovato ancor più isolato nella fase decisiva dei colpi di Stato:
esecuzione e imposizione. Dichiararli da una posizione come quella
presidenziale è relativamente facile. Ma non basta. Per attuarli ci
vuole la forza, e l'uso della forza. Una volta dichiarata la legge
marziale Yoon Suk-yeol si era messo nelle mani dei militari. I
quali, in queste situazioni si trovano di fronte a un dilemma,
obbedire al Capo dello Stato per rispetto della gerarchia o restare
fedeli alla Costituzione sulla quale hanno giurato. Ma negli Stati
democratici, come la Corea del Sud, come l'Italia, la fedeltà dei
militari alla Costituzione è un pilastro istituzionale formidabile.
I colpi di Stato nelle democrazie del Dopoguerra sono divenuti
rarissimi se non inesistenti. Era diverso ai tempi in cui Curzio
Malaparte scriveva la Tecnica del colpo di Stato. Ma era il 1931 ed
è passata molta acqua sotto i ponti.
Il tentativo di Yoon Suk-yeol rientra nella categoria dei colpi di
Stato mancati (e provvidenzialmente quasi incruenti) dei quali gli
esempi non mancano. Per chi scrive, che era a Mosca in quei giorni,
il paradigma resta il putsch contro Michail Gorba?ëv dell'agosto del
1991 - i carri armati erano per le strade ma non sapevano perché o
per cosa fare. Il golpe militare turco contro Recep Tayyip Erdo?an
naufragò nella folla scesa in piazza per sostenerlo - bastò un suo
appello dallo schermo di un telefonino. E non dimentichiamo
l'assalto al Campidoglio americano del 6 gennaio 2021 col quale l'ex
e futuro Presidente degli Stati Uniti voleva ribaltare il risultato
delle elezioni.
Tempi duri per chi vuole sovvertire la democrazia con colpi di mano.
Ma tempi duri anche per la democrazia. Pericolo scampato per la
Corea del Sud. Ma il rischio c'è stato, come ci fu il 6 gennaio del
2021. Il solo fatto che il Presidente sudcoreano abbia pensato di
proteggere i propri interessi personali sotto il manto della
sicurezza nazionale segna la vulnerabilità dei nostri sistemi a un
virus in circolazione. Oggi le democrazie in generale tirano un
sospiro di sollievo. Gli autocrati che circondano Seul non avrebbero
chiesto niente di meglio che vedere il ritorno, 50 anni dopo, di un
regime autoritario a Seul. Possiamo immaginare la reazione sardonica
di Vladimir Putin o il dileggio di Kim Jong-un, sottintendo
«smettetela di sbandierare i vostri valori: siete come noi». Invece
no. Grazie Corea del Sud. —
Manovre navali, jet e missili ipersonici Putin risponde allo smacco
in Siria
Missili ipersonici sparati nel Mediterraneo orientale: il ministero
della Difesa russo ha annunciato che le navi della marina militare
di Mosca hanno svolto «tiri di esercitazione» al largo della Siria,
colpendo tutti i bersagli prefissati. Il repertorio del missili
utilizzati è identico a quelli lanciati da tre anni sulle città
dell'Ucraina: un paio di Zirkon ipersonici sparati dalle fregate "Admiral
Gorshkov" e "Admiral Golovko", un missile di crociera Kalibr tirato
dal sommergibile "Novorossiysk", Kalibr dal sommergibile e un
"lancio da combattimento" di un Oniks dal complesso di difesa
costiera "Bastion". Il comunicato sulle esercitazioni giunge
improvviso e minaccioso, nello stile caratteristico della
comunicazione del Cremlino nelle ultime settimane, che si svolge
tutta a colpi di missili. Un tono scelto da Vladimir Putin, che da
due settimane praticamente in tutte le sue apparizioni in pubblico
parla del missile balistico Oreshnik, che ha già lanciato su Dnipro
e che minaccia di tirare contro Kyiv «lasciando solo polvere»
nell'epicentro della deflagrazione.
I missili lanciati al largo della Siria sembrano recare lo stesso
messaggio di avvertimento. Il problema è che le fregate e il
sommergibile che hanno svolto le esercitazioni missilistiche nel
Mediterraneo sono le stesse che il 1 dicembre avrebbero lasciato il
porto siriano di Tartus. L'avanzata dei ribelli siriani è ancora
lontana, ma se procede con lo stesso ritmo potrebbe tagliare
l'accesso alla base della flotta russa sulla costa, e a quella
dell'aviazione a Hmeymim, ancora più vicina ad Aleppo. Le
rilevazioni satellitari mostrano che il comando russo ha preferito
mettere al sicuro le sue navi – tre fregate, un sommergibile e due
petroliere - e ha ordinato loro di salpare da Tartus, con la scusa
delle esercitazioni a nascondere quella che è una preoccupazione
crescente del Cremlino: perdere le posizioni in Siria e vedere
cadere il regime di Bashar al-Assad.
Il dittatore siriano è stato avvistato nei giorni scorsi a Mosca, e
non ci sono per ora conferme ufficiali del suo rientro a Damasco.
Fonti vicine ai servizi segreti ucraini riferiscono intanto di una
improvvisa sostituzione del comandante del contingente russo in
Siria, affidato ad Aleksandr Chaiko, il generale famoso per la
fallimentare "presa di Kyiv" nella primavera del 2022. Gli "inviati
di guerra" russi si lamentano nei loro blog che soldati di Mosca
sarebbero stati gli unici ad aver tentato di fermare l'avanzata dei
ribelli su Aleppo, con l'esercito di Assad che non ha quasi opposto
resistenza. Il problema è che il contingente russo non è più quello
del 2015, con quel che resta dei reparti Wagner, e l'aviazione da
Hmeymim ad attaccare i ribelli. Le risorse del Cremlino non sono più
infinite: i reparti scelti che avevano fatto la differenza in Siria
sono impegnati nel Donbass, e riaprire due fronti in questo momento
non è facile, visti anche i costi enormi della guerra in Ucraina che
cominciano a farsi sentire sul rublo e sui cartellini dei prezzi
russi.
Il destino di Assad è ora in mano alla Russia e all'Iran, e se
Teheran ha fatto sapere di essere pronta a mandare le proprie
truppe, Putin per ora sembra più incline alla prudenza. La
telefonata di ieri con Recep Tayyip Erdogan, raccontata dall'ufficio
stampa del Cremlino in termini abbastanza pacifici come la
«necessità di consolidare la cooperazione nel formato bilaterale»,
sembrerebbe far pensare a un tentativo di negoziare, anche nel
cosiddetto "formato di Astana", tra Russia, Iran e Turchia. Per
Teheran infatti la perdita dell'alleato siriano sarebbe un colpo
pesantissimo anche ai fini della logistica in Libano, per Putin la
Siria era più una partita contro gli Usa: il potenziale della base
di Tartus era comunque ridotto, e le navi russe potrebbero riparare
in Libia sotto la protezione del generale Haftar. Erdogan è un
amico-nemico cruciale per i commerci e le strategie della Russia,
gli ayatollah sono alleati più recenti, ma fondamentali soprattutto
per gli aiuti militari con i loro droni lanciati sull'Ucraina. Ma la
testa di Assad potrebbe diventare anche una carta da giocare in un
eventuale contropartita con l'amministrazione Trump. Resta da capire
se il Cremlino opterà per un pragmatismo calcolatore, o preferirà la
lealtà alla sua "asse del Male".
nove persone ai domiciliari
Pressioni e favori in Trentino-Alto Adige Chiesto l'arresto del
magnate Benko
Pressioni, favori e denaro in cambio di concessioni, appalti,
autorizzazioni o servizi. Un intreccio tra imprenditoria e politica
realizzato da una presunta associazione in grado di condizionare le
scelte degli amministratori locali. È un terremoto giudiziario
quello che si è abbattuto sul Trentino-Alto Adige. Ai domiciliari
sono finite nove persone per associazione a delinquere con
l'utilizzo del metodo mafioso. Per gli investigatori «il
comportamento predatorio dell'associazione viene riconosciuto dai
sodali e dai terzi e rispettato, in nome di una sorta di immunità».
Chiesto l'arresto del magnate austriaco Renè Benko che si è
presentato alla polizia di Innsbruck ma resta libero. Lui è
considerato uno dei promotori della presunta associazione. Tra gli
indagati l'ex sindaco di Dro ed ex senatore Vittorio Fravezzi. Ai
domiciliari la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi (Lega).
03.12.24
L'armata di Yaky :
La gravissima crisi dell'auto europea costringe il governo a
rivedere i suoi piani per il settore. Dopo aver azzerato il fondo di
sostegno pluriennale per via dei tagli alla spesa nella prossima
Finanziaria - in tutto 4,6 miliardi - ora si sta valutando il
ripristino nel 2025 di parte di quelle risorse. Non si tratterà però
di incentivi all'acquisto come in passato, bensì di «sostegno alla
filiera», dice il ministro delle Imprese Adolfo Urso. «Stiamo
ipotizzando di intervenire con contratti di sviluppo e accordi di
innovazione», e dunque a favore di tutte le aziende della
componentistica. L'entità del sostegno verrà formalizzato al tavolo
che si riunirà al ministero il 17 dicembre. «Cercheremo di
avvicinarci il più possibile ai 750 milioni inizialmente previsti
dai vecchi programmi», puntualizza al telefono il ministro, ed è
probabile che per via delle ristrettezze di bilancio il governo
cercherà di fare uso anzitutto di fondi europei. La decisione segue
di pochi giorni le dimissioni improvvise dell'amministratore
delegato di Stellantis Carlos Tavares, travolto dalle conseguenze
dello tsunami che sta colpendo molte case automobilistiche europee,
fgra cui la tedesca Volkswagen.
Per il governo è un passaggio delicato: da un lato c'è da evitare il
peggio a decine di migliaia di lavoratori, dall'altra non dare
l'impressione di un trattamento preferenziale a un settore
storicamente sussidiato, e non solo in Italia. Le ragioni della
crisi sono molte, e già approfondite su questo giornale: la crescita
esponenziale del mercato cinese, la difficoltà delle famiglie a
potersi permettere auto nuove, i cambiamenti delle abitudini che
spingono i più giovani - soprattutto nelle città - a utilizzare
sempre meno mezzi privati. E poi - su questo punta il dito la
maggioranza - c'è la decisione della Commissione europea di
introdurre una direttiva che dal 2035 vieta di commercializzare auto
a combustione. L'anno scorso il governo Meloni votò contro quella
direttiva, e insiste nel dire che andrebbe modificata. Diceva ieri
la premier: «Lavoreremo per far sì che la transizione ecologica
torni a camminare di pari passo con la sostenibilità economica e
sociale, non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della
desertificazione economica, e in un deserto non c'è niente di verde.
L'Italia chiede di rivedere norme che rischiano di mettere in
ginocchio l'industria europea dell'auto e di riaffermare il
principio della neutralità tecnologica». La risposta del nuovo
commissario competente - la spagnola Teresa Ribera - non lascia però
spazio a ripensamenti: il rinvio della scadenza del 2035 «non è
un'ipotesi che la Commissione europea sta prendendo in
considerazione», anzi, «nessuno sta prendendo in considerazione». La
vicenda della crisi di Stellantis sta assumendo contorni molto
politici. Maggioranza e opposizione insieme insistono perché il
presidente del gruppo (ed editore di questo giornale, ndr) John
Elkann riferisca in Parlamento. Ieri glielo hanno chiesto fra gli
altri i presidenti leghisti della Camera Lorenzo Fontana e della
commissione Attività produttive Alberto Gusmeroli. Elkann ha fatto
sapere che non è ancora il momento: vuole attendere prima la
convocazione del tavolo al ministero di Urso e l'incontro che molto
probabilmente si dovrà svolgere subito dopo a Palazzo Chigi. Urso
dice di aver ricevuto rassicurazioni da John Elkann sul fatto che
«il tavolo del 17 con le parti sociali possa esaminare un piano per
l'Italia chiaro». Per il momento l'unica reazione ufficiale di
Stellantis - in cerca di un nuovo amministratore delegato
all'altezza della situazione - è per smentire le voci secondo le
quali Tavares sarà liquidato con una buonuscita da cento milioni di
euro. «Stime molto imprecise e lontanissime dalla realtà».
Stellantis «non divulga i dettagli delle dimissioni dei propri
dipendenti, dirigenti compresi, se non nei casi previsti dalla legge
nel rispetto della privacy, mentre è tenuta a rendere nota la
retribuzione dei propri amministratori delegati». Secondo i dati
diffusi l'anno scorso, Tavares ha ricevuto 13,5 milioni di euro, a
cui però si sono aggiunti incentivi di risultato per un totale di
quasi 23,5 milioni. Il manager portoghese l'anno scorso è stato il
meglio pagato fra quelli di aziende quotate in Italia, due milioni
in più del numero uno di Saes Getters Massimo Della Porta e della
coppia più famosa della moda, Miuccia Prada e Patrizio Bertelli.
FALSO ED INCREBILE :
l'intervista
L'esperto
Alberto Brambilla
"Basta dare i soldi del Tfr all'Inps Bisogna incentivare i fondi
pensione"
PAOLO BARONI
roma
«Basta Tfr all'Inps, bisogna finirla. E' una vergogna, è solo una
tassa implicita sulle piccole imprese, che praticamente non possono
utilizzare queste risorse e che anzichè finanziare l'economia reale
finiscono solo nella spesa corrente dell'Inps». Il presidente di
Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla, autore della legge quadro
del 2005 , ovviamente è favorevole ad introdurre il silenzio assenso
per favorire il trasferimento del Tfr ai fondi pensione. «E' una
norma che all'epoca avevo previsto io - spiega in questa intervista
– ma per incentivare la previdenza integrativa non basta questo
intervento. Bisognerebbe anche rivedere il regime fiscale, perché
noi siamo l'unico paese in Europa che tassa i fondi tutti gli anni e
non solo al momento del riscatto».
Presidente, perché da noi nonostante siano passati diversi anni
dalla loro introduzione i fondi integrativi stentano a decollare?
«Perché la politica ha sempre fatto la guerra alla previdenza
complementare a partire dal primo decreto adottato nel 1993 e poi
con gli interventi successivi. E' stata prima introdotta una imposta
preliminare del 15% su tutti i versamenti, poi negli anni seguenti
ci sono state le misure che hanno peggiorato la situazione. Ad
esempio Visco nel 2000 non solo ha eliminato le polizze agevolate ma
ha anche aumentato la tassazione finale. Nel 2006 poi è arrivato il
governo Prodi che ha cancellato il fondo di garanzia per le piccole
e le microimprese e diviso le platee tra chi ha più di 50 dipendenti
e chi ne ha meno. Il risultato di tutto questo è che ora abbiamo il
rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e prodotto interno lordo
che arriva a malapena al 10%, mentre la media europea supera il 75%
Insomma siamo ad un abisso».
Cosa ha fatto più danni secondo lei?
«Il solo fatto di avere tolto il fondo di garanzia ha creato uno
sconquasso: ha portato via a più del 52% dei lavoratori dipendenti
la possibilità di aderire alla previdenza complementare. Questo
perché le aziende sotto i 19 dipendenti, con questo sistema bancario
italiano totalmente sballato e poco attento alle esigenze delle pmi,
il Tfr vogliono tenerselo stretto. Tant'é che il tasso di adesione
alla previdenza complementare tra le imprese medie e medio grandi va
tra l'80 ed il 90% dei dipendenti, quello dei 7,5 milioni di
dipendenti delle aziende sotto i 19 dipendenti si ferma invece al
6%».
Perchè le imprese si comportano così?
«Perché per i datori di lavoro il Tfr fa parte del circolante. E
perché se hanno solo 5-6 dipendenti, se sono artigiani, commercianti
o piccoli imprenditori agricoli le grandi banche non se li filano
proprio».
Quindi come valuta l'ipotesi di un nuovo semestre di
silenzio-assenso?
«E' un meccanismo che sostengo da sempre, per la verità l'ho
inventato io scrivendo la legge 252. Peccato che sia stato previsto
una solo volta, nel 2007, e neanche per sei mesi ma solo per
quattro. Però ha comunque prodotto buoni risultati visto che abbiamo
più che raddoppiato il numero degli iscritti ai fondi».
Oggi però c'è chi frena sull'emendamento alla legge di bilancio
presentato da Fdi...
«In primis il ministero dell'Economia con la Ragioneria e poi lo
stesso presidente dell'Inps che sostengono che se appena il 10% dei
7 milioni di lavoratori che stanno nelle aziende con più di 50
dipendenti decidesse di spostare il suo Tfr il fondo tesoreria
l'Inps avrebbe minori entrate».
E' un dato di fatto.
«La mia idea è che il fondo Inps vada cancellato. E' una porcheria,
perché quei soldi sono dell'economia reale, sono delle imprese.
Nella vostra intervista il presidente Fava, in sostanza, ha però
detto che ha bisogno di quei soldi. Ma ci rendiamo conto? Se io
fossi un giovane, sapendo una cosa del genere, non verserei più
nemmeno un euro all'Inps. Fa il paio col ministro dell'Economia
Giorgetti quando afferma che "con questa demografia non c'è nessun
sistema pensionistico che tenga". Ma dove siamo? Questi si rendono
conto di quello che dicono, che messaggio danno ai giovani?».
Domanda retorica: la scelta della previdenza integrativa è
inevitabile?
«Non solo è inevitabile ma va rafforzata e sistemata. Perché i
nostri fondi pensione sono gli unici in Europa ad essere tassati
annualmente al 20% e non al momento del riscatto. Di contro però poi
ci sono i Pir 4.0 introdotti dal ministro Padoan sui cui rendimenti,
sino a un milione e mezzo di euro, non è previsto che ci si paghi
mai un'imposta. Però mentre il fondo pensione è tutelato della
Costituzione non mi pare che lo stesso sia previsto per i Pir».
Quindi per rafforzare la previdenza integrativa cosa bisognerebbe
fare?
«Certamente occorre prevedere un nuovo semestre di silenzio-assenso,
ma prima si dovrebbe ripristinare il fondo di garanzia per le micro
e piccole imprese, e poi bisognerebbe modificare la tassazione,
perché i fondi pensione non sono certo investimenti speculativi ed
andrebbero trattati esattamente come i Pir 4.0».
Ma ad un lavoratore conviene puntare sui fondi pensione: i
rendimenti sono migliori di quelli garantiti dal Tfr?
«Certamente. Nel decennio, nonostante la sciagura del 2022, i fondi
pensione hanno reso molti di più».
ll secondogenito del presidente ha un passato di droga e alcol, dopo
la morte del fratello Beau
L'uomo dalle mille vite, scivolato nel vizio tra interessi in
Ucraina e accuse di evasione
dal corrispondente da washington
Hunter Biden a 54 anni ha già vissuto molte vite; sopravvissuto ad
appena due anni in un incidente stradale in cui morirono la mamma e
la sorella; giovane studente a Georgetown finito nel tunnel di droga
e alcol; uomo d'affari ancorato alle amicizie del padre capace di
fondare e disfare società di consulenza; giovane dalla vita
dissoluta che ha dissipato migliaia di dollari in lussi, eccessi,
svaghi strip club e donne. L'uomo al centro di scandali politici per
via di un computer Apple dimenticato in un centro di riparazioni e
finito nelle mani dei reporter del New York Post che vi hanno
scoperto oltre che ombre e debolezze umane, anche i giri di affari e
la rete di contatti di Hunter con il business internazionale e gli
interessi in Ucraina. Materiale succulento per i conservatori che
attorno a questo laptop hanno costruito il castello di accuse sugli
affari torbidi – da dimostrare – della famiglia Biden e aperto
un'indagine al Congresso pronta forse a ripartire.
Sposato due volte, tre compagne, cinque figli di cui una
riconosciuta da nonno Joe solo pochi mesi fa. Ma senza Beau, il
ragazzo dal bell'avvenire stroncato nel 2015 da un tumore al
cervello, Hunter e i suoi tormenti non di capirebbero. Fu Beau nel
2001 a portarlo agli alcolisti anonimi e a sorreggerlo. La morte del
fratello – con il quale condivideva il miracolo dell'esserci salvato
nell'incidente stradale del 1972 – è stata il detonatore della
discesa verso gli abissi. È nel 2015, quando il padre rinuncia a
correre per la Casa Bianca sull'onda della morte del figlio, che
Hunter rivive i demoni: comincia a drogarsi, a bere, nel 2017
acquista un'arma falsificando i documenti. La troverà la compagna
che è l'ex moglie di Beau e la getterà via. Trovata in un cassonetto
da un homeless è l'inizio dei suoi guai con la giustizia. Sono gli
anni in cui le dichiarazioni dei redditi diventano piene di falle,
in cui la figlia Naomi – lo rivelano i messaggi sms letti nell'aula
di un tribunale del Delaware in giugno e che mettono a nudo la
famiglia Biden – non riesce a contattarlo perché Hunter è assente,
assuefatto a cocaina e alcol. Il cammino delle redenzione comincia
nel 2019, «sono cinque anni che è sobrio», ha scritto Joe Biden nel
comunicato che annuncia la concessione della grazia. Per lui, padre,
è abbastanza per andare oltre, voltare pagina e pulire il passato.
Altro capitolo della vita. In questi anni alla Casa Bianca spesso
Hunter è stato al fianco del padre. Suscitando polemiche e
battutacce. Come quando il Secret Service trovò della cocaina in una
zona del campus, «l'ha dimenticata Hunter», i titoli sui tabloid di
destra e sui social senza il minimo appiglio alla realtà. alb. sim.
—
02.12.24
Manifestanti ancora in piazza non solo a Tbilisi. Il premier:
"Escluso un nuovo voto , la presidente lasci il palazzo". Kallas da
Kiev: "L'Ue al fianco del popolo"
Si allarga la protesta europeista in Georgia Il Cremlino: "Come
l'Ucraina, finirà male"
Monica perosino
Un'altra notte di cariche indiscriminate, gas lacrimogeni, cannoni
ad acqua, spray urticanti, proiettili di gomma, calci in faccia,
arresti arbitrari, nasi rotti. Più la repressione delle forze di
polizia si fa violenta, maggiore è la partecipazione dei georgiani
alla protesta pro-europeista che per il quarto giorno consecutivo si
è presa le strade della capitale Tbilisi e ora si allarga a macchia
d'olio in tutto il Paese caucasico. Kutaisi, Rustavi, Batumi,
Zugdidi, Poti, perfino la piccola Khashuri, nel mezzo delle
bellissime montagne georgiane, si sono unite alla protesta di massa
della capitale, in fiamme da quando il governo ha annunciato il
"rinvio" del percorso di adesione all'Ue, dopo un'evoluzione
illiberale in chiave filorussa e una vittoria alle elezioni del 26
ottobre su cui pesano prove di irregolarità e solidi indizi di
brogli su vasta scala.
Ormai è chiaro che i manifestanti non hanno nessuna intenzione di
farsi intimorire da chi li vorrebbe riportare tra le braccia della
Russia e lontano dall'Europa, lo cantano ormai senza sosta in quello
che è diventato una sorta di inno delle manifestazioni: «Fino alla
fine». Mentre i vigili del fuoco "si ammutinano" e svuotano le
autopompe che servono a rifornire i cannoni ad acqua, le strade si
riempiono di khinkali passati di mano in mano e pane appena sfornato
per chi occupa le strade, gli ambasciatori continuano a dimettersi
uno dietro l'altro in segno di protesta (ieri la diplomatica a
Vilnius, con la motivazione «La Georgia è Europa»!) e la gran parte
dei dipendenti pubblici del Paese si ferma denunciando «l'uso
sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici».
La tensione è altissima fuori e dentro i palazzi del potere, con
l'ennesima sfida lanciata contro la presidente filo-Ue Salomé
Zourabichvili, che aveva escluso di dimettersi fino a nuove
elezioni: «La presidente il 29 dicembre dovrà lasciare la sua
residenza e consegnare l'edificio al presidente legittimamente
eletto» ha detto invece ieri il premier Irakli Kobakhidze,
escludendo un ritorno alle urne. Una sorta di avviso di sfratto da
palazzo Orbeliani che suona come una minaccia. La scelta del nuovo
presidente della Repubblica - che per la prima volta non sarà eletto
dal popolo ma da un collegio dominato dal partito al governo Sogno
geogiano - è prevista il 14 dicembre e l'insediamento del nuovo capo
dello Stato è fissato per il 29, ma fino ad allora in Georgia può
succedere di tutto. Le opposizioni hanno boicottato il nuovo
parlamento, la presidente si è rifiutata di inaugurarlo e ora Sogno
Georgiano siede in un aula tutta per sé e ha scelto l'ex calciatore
Mikheil Kavelashvili come candidato alla massima carica dello Stato.
Dopo i timidi segnali e le tiepide condanne, l'Europa sembra essere
però entrata in partita: «Inaccettabile la violenza che la polizia
ha esercitato contro manifestanti pacifici», ha dichiarato la nuova
Alta rappresentante della politica estera dell'Unione Kaja Kallas,
entrata simbolicamente in carica sul suolo ucraino, mentre era in
viaggio verso Kyiv per testimoniare vicinanza e garantire sostegno:
«L'Unione Europea è al fianco del popolo georgiano nella scelta del
suo futuro». Kallas ha parlato di diverse opzioni allo studio contro
il governo, dalle «sanzioni» a un intervento sul «regime dei
visiti». «Al fianco del popolo georgiano e della sua scelta per un
futuro europeo» in contrapposizione alle decisioni del governo si è
schierata anche Ursula Von der Leyen: «La porta dell'Ue resta
aperta». Sulla situazione in Georgia sono fissati gli occhi dei
blocchi opposti. Non poteva mancare il vicepresidente del Consiglio
di sicurezza russo Dmitri Medvedev che ieri ha lanciato allusioni
che suonano più come minacce: «Ci sono tutti i presupposti per far
ripiombare la Georgia nell'abisso della guerra civile. In breve, i
vicini stanno rapidamente seguendo il percorso ucraino verso
l'abisso. Di solito questo finisce molto male».
il caso
Fbi
La presa
dell'
"
Ha detto Alberto Simoni
corrispondente da Washington
Kash Patel, 44 anni, origini indiane, cresciuto nel Queens sarà – se
confermato dal Senato – il prossimo direttore del Federal Bureau of
Investigation. La nomina non giunge inattesa, ma a Washington è
lunga la lista di coloro che hanno sperato sino all'ultimo che Trump
non mantenesse la promessa della campagna elettorale di elevare
questo ex procuratore federale a capo dell'Fbi.
Le credenziali di Patel vanno dalla «incompetenza» per gestire il
Bureau sino alla visione che questo debba essere completamente
trasformato e asservito all'agenda del presidente.
Un ex collaboratore ha detto alla Nbc protetto dall'anonimato poiché
teme la vendetta trumpiana, che la scelta di Patel è «ridicola» e
che Kash «è la persona meno qualificata per ricoprire l'incarico».
Durante la prima Amministrazione Trump occupò posizioni di rilievo
al Consiglio per la Sicurezza nazionale e anche al Pentagono. Ha
lavorato dal 2017, per il deputato Devis Nunes contribuendo a
smontare le accuse sul ruolo della Russia a favore di Trump nel voto
del 2016. Quelle che Trump chiama «le bufale russe».
Oltre ad aver guidato l'offensiva mediatica e giudiziaria nel caso
interferenze alle elezioni del 2016, ha girato il Paese in lungo e
in largo promuovendo la tesi delle elezioni truccate nel 2020 e
beccandosi da una corte del Colorado, dove aveva deposto su un caso
legato al 6 gennaio, l'etichetta di «testimone non attendibile»; ha
definito le incriminazioni contro il tycoon degli ultimi anni – e,
in particolare, la condanna per il caso Stormy Daniels – un circo
incostituzionale».
Tutte medaglie sul petto nella visione Maga e trumpiana per Kash
che, finita l'esperienza alla Casa Bianca, ha lanciato
un'organizzazione, "Fight with Kash" con la quale finanzia cause per
diffamazione. La società è diventata un brand, dietro il logo "K$H"
c'è un merchandising abbondante di calzini, t-shirt, tazze firmate.
Tutto serve, disse in febbraio parlando alla Conferenza dei
conservatori vicino a Washington (Cpac) per «reclutare soldati» per
vincere in novembre. Ora passa all'incasso.
Questo è il curriculum con cui Kash – che da giovane sognava di fare
il dottore prima di laurearsi in legge – arriva all'Fbi. E da questo
deriva il programma di «radicale trasformazione». Al "Shawn Ryan
Show" disse a inizio anno. «Prenderei i 7 mila impiegati che
lavorano nel palazzo e li manderei in giro per l'America a dare la
caccia ai criminali». Vorrebbe svuotare il palazzo che si affaccia
su Pennsylvania Avenue e «trasformarlo in un museo del deep state».
Qualche mese, dopo parlando con il sodale Steve Bannon, esordì:
bisogna scovare e fermare i cospiratori non solo nel governo ma
anche nel mondo dell'informazione. I cospiratori altro non sono –
nella visione di Patel – coloro che hanno mentito agli americani e
hanno aiutato Biden a «truccare le elezioni del 2020».
Patel ha già sfiorato la guida dell'Fbi. Era il 2020 e Donald Trump
voleva sbarazzarsi di Chris Wray – l'attuale direttore da lui stesso
nominato nel 2017 al posto di Comey, quest'ultimo reo di aver
rifiutato durante una cena privata alla Casa Bianca cui era stato
invitato dal presidente di giurare lealtà al tycoon anziché alla
Costituzione.
Nel corso di una riunione Trump sollevò il nome di Patel. William
Barr – che era l'Attorney General e che ha raccontato questo
aneddoto nel suo libro One Damn Thing after another – si oppose con
tutte le sue forze. Alla fine, la candidatura Patel finì nel
dimenticatoio. Gina Haspel invece, che guidava la Cia, minacciò di
dimettersi se Trump avesse mandato Patel a farle da vice. Anche in
questo caso i propositi finirono in nulla.
I democratici lo aspettano al varco, Chris Coons senatore del
Delaware, ha avvertito: «Dimostri di privilegiare la sicurezza
nazionale all'agenda della vendetta di Trump». Il pallottoliere è
già in funziona, i repubblicani hanno tre seggi di vantaggio, ma ci
sono tanti malumori per le scelte sulla Giustizia operate da Trump.
A partire da Matt Gaetz, poi ritiratosi dalla corsa ad Attorney
General a causa di scandali sessuali e di un cammino in commissione
Giustizia che sarebbe finito quasi certamente nel burrone della
bocciatura. E nemmeno la corsa di Patel sarà facile.
Il Consigliere per la Sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan,
ha detto nei talk show della domenica che l'Fbi deve restare immune,
isolato, dalla politica. Questo ha fatto Biden rispettando il
mandato decennale del capo dell'Fbi. Dieci anni non sono un numero a
caso, è un lasso di tempo studiato per garantire l'indipendenza del
direttore dagli 8 anni al massimo di durata di una Presidenza.
Per Trump, collezionista di teste del Bureau, evidentemente la
regola non vale
Donald sceglie Boulos : è consigliere per il mondo arabo. Charles
Kushner ambasciatore a Parigi
Il miliardario libanese e il padre di Jared I suoceri delle figlie
per la politica estera
corrispondente da washington Dall'America First al "Family First" il passo è breve.
L'Amministrazione di Donald Trump si arricchisce di membri della
famiglia dopo che il tycoon sabato ha nominato Charles Kushner,
padre di Jared il marito di Ivanka Trump, nuovo ambasciatore in
Francia.
Ieri, il presidente-eletto ha pescato nuovamente nel giro ristretto
dei famigliari (di sangue o acquisiti) e ha annunciato che Massad
Boulos sarà consigliere senior per il mondo arabo e il Medio
Oriente. Boulos è un facoltoso imprenditore libanese e padre di
Michael, il quale nel 2022 ha sposato Tiffany, la figlia che Donald
ebbe da Marla Maples. Conservatore e repubblicano da tempo, Massad
ha avuto un ruolo chiave nella campagna elettorale di Trump ed è
stato uno dei negoziatori con la comunità araba d'America.
Ha compiuto diversi viaggi in Michigan nella zona di Detroit dove ha
intessuto relazioni con i leader arabi locali, da un anno in rotta
con la leadership democratica per il sostegno a Israele nel
conflitto di Gaza.
Trump lo ha definito un «asset» in riferimento non solo alle
elezioni vinte ma anche per il futuro, poiché «è un negoziatore e un
incrollabile sostenitore della pace in Medio Oriente».
Personaggio dal passato più controverso è invece l'altro consuocero,
Charles. Nel 2006 scontò due anni di prigione federale a Montgomery
per una serie di reati finanziari, fra cui violazione della legge
sui contributi elettorali ed evasione fiscale. Nel suo curriculum,
anche il tentativo di adescare il cognato – che doveva deporre al
processo – tramite una prostituta con lo scopo di inviare poi alla
di lui moglie un video compromettente. Aveva fatto installare,
infatti, delle telecamere in una stanza di albergo dove una
prostituta aveva attirato il cognato. Il procuratore che indagò era
Chris Christie, rivale di Trump alle primarie del 2016 e anche nel
2024.
Nel 2020 Trump gli ha garantito il perdono presidenziale.
Immobiliarista, Charles ha fondato nel 1986 la "Kushner Company"
dove lavora il figlio Jared. La sua nomina ad ambasciatore, a
differenza di quella di Boulos che ha un incarico di consigliere,
dovrà essere ratificata dal Senato. Alb.Sim. —
01.12.24
La presidente pro-Ue: "Non lascio fino a un nuovo voto "
Georgia, roghi e barricate al Parlamento Non sono bastate le botte, le cariche, gli arresti di massa,
le decine di feriti, i cannoni ad acqua, gli inseguimenti dieci
contro uno degli sgherri delle forze speciali in borghese. Migliaia
di persone sono tornate in piazza a Tbilisi ieri sera, per il terzo
giorno consecutivo, determinate a protestare contro il governo
apertamente filorusso che ha deciso di interrompere la strada di
ingresso della Georgia nella Ue. Gli studenti, la società civile può
contare soltanto su se stessa di fronte a un'Europa lontana che
riesce solo a esprimere una condanna contro elezioni da ripetere
perchè falsate da brogli. L'unica figura istituzionale rimasta dalla
parte delle barricate è la presidente europeista Salome
Zurabishvilihi, che dopo aver cercato di annullare i risultati del
voto tramite la Corte costituzionale, ha annunciato che non lascerà
l'incarico finché «non ci saranno nuove elezioni», dando voce alla
rottura con il governo che intende nominare il suo successore il 14
dicembre. Con lei anche una sequela di ambasciatori, dalla Lituania
all'Italia, agli Usa, e 160 diplomatici georgiani che ieri si sono
dimessi in segno di protesta contro il governo, seguiti anche dal
viceministro degli Esteri. Intanto, a Tbilisi, folle di manifestanti
hanno eretto barricate per resistere all'ennesimo assalto delle
forze dell'ordine, mentre dalle stanze del parlamento si vedevano le
prime fiamme.
Il gran ritorno dell'eterno Minniti A Palazzo Chigi per il piano
Mattei Breve premessa. Da tempo quel personaggione di Marco Minniti,
che attualmente è presidente della fondazione Med-Or, va spiegando
che, in questo mondo così confuso e interconnesso, sempre più
Caoslandia, l'interesse nazionale si tutela soprattutto fuori dai
confini nazionali. In particolare nel Mediterraneo allargato, dove
l'Europa si gioca un pezzo del suo futuro su dossier strategici. Ed
è lì che l'Italia, per vocazione e collocazione, può agire un ruolo
da apripista: da Gaza all'Africa, secondo teatro della guerra
asimmetrica di Putin. Tanto per intenderci, due giorni fa Ciad e
Senegal hanno interrotto qualunque rapporto di collaborazione
militare con la Francia. È la conferma di ciò che disse Macron: «Françafrique
è finita per sempre». Insomma, il tema è come costruire
un'alternativa all'egemonia economica cinese e all'infiltrazione
militare russa, molto pervasiva in tutte le ex colonie francesi del
Centrafrica, con rilevanti conseguenze, a proposito di dossier
strategici, in materia di energia, immigrazione, sicurezza.
Fine della premessa. Ora le notizie. La prima è la trasformazione
operativa di Med-Or, da Fondazione di Leonardo a Italian Foundation,
processo annunciato lo scorso luglio alla presenza del
sottosegretario Alfredo Mantovano. Ora: Leonardo mantiene la
maggioranza assoluta, ma sono entrati come soci tutte le grandi
aziende di Stato, da Eni a Enel, a Cdp, Fincantieri, Ferrovie,
Poste, Snam, Terna, con la possibilità di adesione anche per aziende
private. La seconda è che, nei prossimi giorni, si riunirà a palazzo
Chigi il "comitato strategico" della nuova Fondazione con i
rappresentanti delle suddette aziende e i capi di gabinetto dei
ministeri coinvolti: Esteri, Interno, Difesa, Imprese e Made in
Italy, Università e Ricerca, Agricoltura, Ambiente, Economia. Al
tavolo anche il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni e i capi
di gabinetto della premier e di Alfredo Mantovano. Che presiederà
l'incontro. Inciso: la prima riunione del comitato (solo di Med-Or
allora) si svolse ai tempi di Mario Draghi nel 2021.
Finora il "piano Mattei" è stato una specie di Godot. Le due notizie
raccontano della creazione di una sorta di "cabina di regia
pensante". Un nuovo strumento, a servizio del sistema Paese,
preposto al "soft power" con l'obiettivo di potenziare, in chiave
strategica, la cooperazione e governare la competizione nell'ambito
della sfida globale. Perché, in una fase in cui la geopolitica è
tutto, pensare di sviluppare business internazionale senza mettere
in comune capacità di influire è velleitario.
Soft power: la traccia di cosa sia ce la fornisce proprio l'elenco
delle ultime iniziative e dei seminari di studi di Med-Or,
certamente focalizzate sul Mediterraneo, ma di cui fa parte anche
l'attenzione al Sud del mondo, come la collaborazione col centro di
studi strategici indiano o il memorandum con la Repubblica popolare
del Vietnam. Quella organizzata da Coldiretti con Claudio Descalzi,
di cui è noto il ruolo centrale nel Mediterraneo, e Federico
Vecchioni, ad di Bonifiche Ferraresi, ambasciatore agricolo in
Africa sul tema delle terre coltivabili. Quella sull'impatto dei
cambiamenti climatici nel Mediterraneo e in Africa, in
collaborazione con la Nato. È l'esito di un bando Nato vinto da
Med-Or come capofila di una cordata col ministero degli Esteri della
Giordania, paese arabo moderato, e il nostro Istituto di Geofisica e
vulcanologia. A proposito di interconnessioni, recentemente è
diventata vicesegretario Nato la macedone Radmila Šekerinska,
esponente dell'international board della fondazione. E poi, altra
attività, la formazione di quindici giovani diplomatici somali, che
assisteranno il loro presidente ora che la Somalia entra nel
consiglio di sicurezza dell'Onu. Quindi la cultura e alta formazione
come strumento di dialogo e di integrazione. Uno degli obiettivi
della nuova Fondazione sarà anche il Sud America, dove già Enel
svolge un ruolo importante. Sembra un "fuori teatro", in realtà è un
pezzo fondamentale del Global South del Mondo, visto come è stato
accolto di Xi al G20 in Brasile.
Dunque: regia di Mantovano, benedizione di Giorgia Meloni. Sulla
carta suona come una ripresa in grande stile del Piano Mattei. Qui
però c'è anche l'elemento sapido politicamente. Questa roba, sul
tema dell'immigrazione, rappresenta esattamente l'opposto
dell'"aiutiamoli a casa loro", slogan di cui è infarcita la
discussione pubblica: l'idea che l'Africa sia un luogo ostile da cui
proteggersi, condita di pregiudizio anti-islamico. Lo slogan, di
questa iniziativa, potrebbe essere "aiutiamoci a casa nostra,
occupandoci del loro destino". E, sempre in chiave migranti,
rappresenta anche l'opposto dell'Albania: è la differenza tra la
logica emergenziale del Paese terzo – che non funziona ma tiene
salvo il racconto cattivista-populista – e l'approccio strutturale
al fenomeno, l'Africa appunto.
Conoscendo le abitudini della casa, probabilmente resterà
l'atteggiamento bifronte caro alla premier: l'Albania e l'Africa,
Fazzolari e Mantovano. Attenzione, però. L'anello al naso gli
africani se lo sono tolto da tempo. Suscitare aspettative per poi
riempire di soldi Edi Rama crea sfiducia. E infatti sono
ricominciati gli sbarchi a Lampedusa, segno che qualcuno in Africa
ha riaperto i rubinetti. Chissà se, a proposito di Cina, a palazzo
Chigi è giunta l'eco dell'antico insegnamento di Sun Tzu: «Una
strategia senza tattica è la via più lunga per arrivare alla
vittoria. Una tattica senza strategia è il rumore di fondo della
sconfitta». —
Renzi attacca: "Miseria umana". Il Pd: "Episodio sconcertante".
Silenzio dai vertici del Movimento
Pinerolo, i 5 stelle accusati di antisemitismo Diventa un caso il no
alla cittadinanza a Segre roma
Dal votare contro la cittadinanza onoraria a Liliana Segre a
sentirsi accusare di antisemitismo il passo è stato brevissimo. I 5
stelle di Pinerolo, in provincia di Torino, dove sono maggioranza in
Consiglio comunale e hanno il loro sindaco, sono finiti nella
classica bufera politica, che ha rapidamente assunto dimensioni
nazionali. Tutti contro il Movimento, dal Pd a Fratelli d'Italia,
passando per Italia Viva, da cui arrivano i commenti più velenosi.
Matteo Renzi interviene personalmente per condividere sui social il
suo «profondo imbarazzo» per la «miseria umana» di chi si è
«rifiutato di riconoscere la grandezza di Liliana Segre». La
capogruppo del Pd nel Consiglio regionale del Piemonte, Gianna
Pentenero, parla di un «episodio sconcertante e sconfortante»,
perché «ancora una volta assistiamo alla confusione tra la Shoah e
la tragedia in corso a Gaza, un pericoloso cortocircuito alimentato
ora da ignoranza ora da vero antisemitismo – spiega –. Ci auguriamo
che non sia questo il caso della maggioranza che guida il Comune di
Pinerolo». Da destra va all'attacco il capogruppo di FdI al Senato,
Lucio Malan, che si dice «allibito» per una «brutta pagina e una
pessima figura di livello nazionale».
Dal quartier generale romano del Movimento 5 stelle si sceglie di
non dare eccessiva enfasi alla vicenda. Nessun commento da Giuseppe
Conte, né da Chiara Appendino, vicepresidente M5s ed ex sindaca di
Torino, donna di punta in quel territorio. La replica è affidata a
un semplice deputato come Antonino Iaria, già assessore nella giunta
Appendino: «Esprimo la mia più ferma condanna per il tentativo di
strumentalizzazione della senatrice Liliana Segre da parte di un
consigliere di destra del Comune di Pinerolo – scrive in una nota –.
È inaccettabile che la sua figura, simbolo di memoria e giustizia,
venga utilizzata per finalità divisive e contro la causa
palestinese». Questa è la posizione ufficiale dei pentastellati, già
illustrata dal sindaco di Pinerolo, Luca Salvai, che è tornato a
spiegare il motivo dello stop alla proposta: «La cittadinanza
onoraria deve unire una comunità, non può essere utilizzata per
creare divisioni. La mozione è stata bocciata perché presentata in
modo strumentale legandola al conflitto israelo-palestinese in
corso». Nessuna ragione ideologica, quindi, men che meno dal sapore
razzista: «Tacciare il M5s di Pinerolo o l'amministrazione tutta di
antisemitismo è una fesseria», taglia corto Salvai.
Parole che non bastano a placare critiche e accuse, con i renziani,
come detto, in prima linea. «Ora si fa più chiaro il fumoso concetto
di "progressismo indipendente", ironizza sui social il capogruppo di
IV al Senato Enrico Borghi, convinto che i fatti di Pinerolo
«dimostrino sul campo il senso delle parole e la fatuità del
trasformismo tattico pronto all'uso». E la collega Raffaella Paita
ci mette il carico, sostenendo che «un Consiglio comunale dove si
esprimono opinioni razziste e contrarie alla Costituzione dovrebbe
essere quanto meno sottoposto all'attenzione del Viminale». nic. car.
—
ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE
CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI
PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI
Diritti degli azionisti
La Direttiva
2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa'
quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il
diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del
giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti
posti.
Considerando le
difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere
risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli
azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e
considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da
seguire per porre domande alle societa',
Ritiene la
Commissione:
che il diritto
degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia
adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?
che la
possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso
l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con
la Direttiva 2007/36/EC?
In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano
definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli
azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato
appieno? Sergio Cofferati
IL MIO LIBRO "L'USO
DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT,
TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da
LIBRAMI-NOVARA nel 2004, e' ora disponibile liberamente
Tweet to @marcobava
In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann
mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto
eccone la prova:
Sentenze
1)
IL 21.12.12 alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO
aula 80 C'E' STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE PER LA
QUERELA DELLA FIAT, PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA
FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME
DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA
NELLE ASSEMBLEE .
Mb
il 24.11.14 alle ore
1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza
finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per
aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne
un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e'
responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1°
grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno
impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di
opinione con una sentenza del 14.09.15.
SOTTO POTETE TROVARE LA
DOCUMENTAZIONE
2) il 21
FEBBRAIO 2013 GS-GABETTI sono stati condannati per
agiotaggio informativo.
SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO
NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS
Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli
azionisti, tra cuiMarco Bava,
noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so...
SU INTERNET IL LIBRO DI GIGI MONCALVO SULL'OMICIDIO DI
EDOARDO AGNELLI
Edoardo, un Agnelli da dimenticare
Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove
dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e'
l'ultimo di Puppo :
Sarà operativa dal 9
gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle
controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli
organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati
dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre
consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a
partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo
Torino 1864, la prima stage di
Stato. La strage di Torino del 1864 attraverso i libri. articolo di
Tullio Fazzolari
...
Nei prossimi mesi, in vista del 3 febbraio, c’è da aspettarsi che
verranno ricordati i 160 anni del trasferimento da Torino a Firenze
della
capitale del regno d’Italia.
E anche se fu un fatto transitorio durato appena sei anni resta comunque
una ricorrenza importante per lo sviluppo di Firenze.
Poco o nulla, invece, s’è detto in questi giorni del centosessantesimo
anniversario di quella che è stata definita “la prima strage di Stato”.
Il 21 settembre 1864, appena si seppe che alla loro città veniva tolto
il ruolo di capitale del regno, i torinesi manifestarono il proprio
malcontento.
I carabinieri reagirono subito sparando e la conseguenza furono due
giornate di sangue con più di 50 morti e almeno 150 feriti.
Pochi libri raccontano i tragici eventi di Torino.
Tra questi vanno sicuramente segnalati “La strage impunita.
Torino 1864” di Valerio Monti (Savej, 151 pagine, 15 euro) pubblicato
nel 2014 e il più recente “Torino 1864.
La prima strage senza colpevoli dell’Italia unita” di Enzo Ciconte
(Interlinea, 200 pagine, 14 euro).
Altre pagine da non perdere vanno cercate con un po’ di pazienza nei
volumi dedicati alla storia del capoluogo piemontese.
Per esempio “Torino” a cura di Valerio Castronovo edito da Laterza.
Oppure l’importante saggio di Umberto Levra “Dalla città
“decapitalizzata” alla città del Novecento” pubblicato nel settimo
volume della
“Storia di Torino” di Einaudi.
Tutte le ricostruzioni confermano che la strage del 1864 fu uno degli
eventi più vergognosi dello Stato unitario.
Tanto per cominciare il trasferimento della capitale era stato imposto
nella cosiddetta convenzione di settembre dalla Francia di Napoleone
III.
La scelta di Firenze (dopo aver scartato l’ipotesi di Napoli) doveva
essere il segnale che l’Italia rinunciava a fare di Roma la propria
capitale.
L’accordo non piacque al re Vittorio Emanuele II che dovette subirlo
obtorto collo.
Ma soprattutto non piacque ai torinesi per molte ragioni tra cui anche
l’obbligo di trasferirsi per i dipendenti statali.
La protesta del 21 settembre fu inizialmente pacifica e per molti
aspetti patriottica.
Si gridavano invettive contro il governo Minghetti succube dei francesi
e s’inneggiava a Garibaldi.
Lo slogan ricorrente era “Roma o Torino” a dimostrare che la perdita
della capitale poteva essere accettata se si fosse realizzata l’unità
nazionale.
La violenta reazione dei carabinieri provocò la sommossa del giorno
successivo.
E di nuovo i carabinieri aprirono il fuoco in maniera scomposta
uccidendo persino alcuni soldati che stavano arrivando di rinforzo.
Nessuno verrà punito.
I 58 carabinieri che la magistratura militare aveva rinviato a processo
vennero tutti assolti.
L’inchiesta parlamentare non ebbe conseguenze.
E per chiudere tutto arrivò un’amnistia.
Restano una lapide in piazza San Carlo a ricordo delle vittime e i segni
indelebili dei proiettili sotto il monumento a Emanuele Filiberto.
PERCHÉ NO AL MINISTRO NUCLEARISTA
PICHETTO DI UN GOVERNO IN CADUTA LIBERA :
IL NUCLEARE RAPPRESENTA I
DINOSAURI SOSTENUTI DA CHI VUOLE GUADAGNARE FACILMENTE
CON IL PASSATO.
I numeri dell’Industria italiana delle rinnovabili
Il risultato? Il rapporto IREX 2024 mostra come il comparto
italiano delle rinnovabili non abbia fermato la crescita,
nonostante una serie di difficoltà oggettive, dal peso
dell’inflazione ai rincari dei materiali passando per le
tante complessità autorizzative. Al punto che vengono
riportate 1.180
iniziative progettuali (in aumento del 23% sul
2022,) per una potenza totale cumulata di 50,9
GW e un valore aggregato di 80,1 miliardi di euro.
In termini di investimenti in progetto si tratta di quasi il
doppio del 2022. E per il 96% si tratta di progetti
destinati all’Italia.
La parte del leone la fa l’agrivoltaico con
368 iniziative del valore aggregato di 14 miliardi e una
potenza pianificata cumulata di ben 15,8 GW. Il fotovoltaico tradizionale
rimane in testa per numero di operazioni ma potenza e
investimenti pianificati si attestano sotto
all’agri-fv: 12,6 GW e 10,4 miliardi di euro. L’eolico
a terra con 254 progetti per 14,GW di potenza
totale cumulata, tocca un valore di 19,2 miliardi di euro.
Più bassi ovviamente i numeri dell’eolico
offshore che tuttavia si fa finalmente notare con
12 operazioni per 8,4 GW e 28,1 miliardi di euro. Gli
investimenti complessivi per i sistemi
di accumulo passano da 3,2 a 8,2 miliardi.
“L’Irex
Annual Report 2024mostra
un settore italiano delle rinnovabili che ha continuato a
crescere nonostante le sfide economiche globali”, ha
spiegato l’amministratore delegato Alessandro
Marangoni, a capo del team
di ricerca.
“Tra gli elementi caratterizzanti […] lo sviluppo
dell’eolico offshore che, sulla carta, è la tecnologia
emergente nel 2023 e il crescente interesse per gli
accumuli, con l’affacciarsi di molti player e progetti”.
Marangoni pone l’accento anche sulla riduzione
della taglia media degli impianti rinnovabili,
scesa dagli 48 MW del 2022 a 44 MW nel 2023. Contestualmente
il rapporto evidenzia l’aumento delle operazioni inferiori a
10 MW, il cui peso sale dal 16% al 30% del totale. Sul
fronte specifico dei sistemi di accumulo il 99% degli
impianti è inferiore ai 20 kW, di cui la maggior parte sotto
i 10 kW (91%).
Il costo livellato dell’energia
Il rapporto IREX 2024 mostra per il
2023 un sensibile ridimensionamento dei prezzi elettrici in
Europa. La media si attesta a 96,1 euro il MWh
(meno 54% sul 2022) ma il Belpaese si contraddistingue come
al solito con uno dei valori più elevati: 127,2 euro il MWh.
Sul fronte degli LCOE,
ossia del costo
medio per unità di elettricità generata, il
documento sottolinea un sensibile aumento dei valori
per le fonti rinnovabili. Il LCOE dell’eolico
offshore varia tra 82,1 euro il MWh del Mare del Nord e
121,1 euro il MWh del Mediterraneo; nel fotovoltaico il
valore medio dell’LCOE degli impianti commerciali si attesta
a 107,4 euro il MWh (+9,8% sul 2022), mentre gli impianti di
taglia industriale presentano un costo medio di 77 euro il
MWh (+10,6% sul 2022).
Il report offre anche qualche previsione
di scenario per il 2024 “con
i prezzi delle materie prime per la costruzione degli
impianti eolici che vedranno variazioni differenziate: in
aumento alluminio e rame, in calo i materiali ferrosi,
stabile il cemento per le fondazioni. Gli effetti saranno
una discesa del LCOE più contenuta per l’onshore (nulla o
fino al 5%) e più marcata per l’offshore (-10%/-15%). Per il
fotovoltaico le pressioni sulla componentistica dovrebbero
portare a ulteriori ribassi, con il costo dei moduli in calo
del 10-15%”.
NON SI RISPETTA VOLONTA' DEGLI
ITALIANI ESPRESSA 2 VOLTE.
IL FUTURO E' LA RETE ELETTRICA
DELLE RINNOVABILI CON LA PRODUZIONE DI H2 NEI PICCHI ,
UTILIZZATO NELLE CARENZE.
L’Italia sta investendo 135 mln in R&D su piccoli reattori
modulari e nucleare 4G
La narrativa che circonda la
“rinascita” del nucleare dipinge i piccoli
reattori modulari di ultima generazione come la
soluzione a tutti i problemi dei vecchi reattori. Gli Small
Modular Reactors (SMR) sarebbero meno costosi e sarebbe
possibile costruirli in poco tempo. Candidati ideali,
quindi, per un
ruolo almeno da comprimario nella transizione energetica,
a fianco delle rinnovabili. E sui quali bisogna investire
subito per avere una flotta di SMR adeguata già nel 2030.
La realtà è completamente diversa: i
loro costi lievitano e i ritardi nei tempi di realizzazione
si accumulano come per le vecchie centrali nucleari,
sostiene un
rapporto dell’Institute for Energy Economics and
Financial Analysis (IEEFA) che ha analizzato tutti i
progetti di SMR in cantiere.
Vecchi/nuovi problemi per i piccoli reattori modulari
La base di partenza è ristretta: sono solo 4 gli SMR
operativi o in costruzione oggi in tutto il mondo. A fronte
di circa 80 diversi concetti di piccoli reattori modulari a
diverse fasi di maturità. Oltre ai dati sui 4 mini-reattori
nucleari, l’IEEFA si è basata anche sulle previsioni sui
costi fornite da alcuni dei principali sviluppatori di
questi progetti negli Stati Uniti.
“I risultati dell’analisi mostrano che poco è cambiato
rispetto al nostro lavoro precedente. Gli SMR sono ancora
troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi
per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai
combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni”,
sintetizza il rapporto.
Per i
3 piccoli reattori modulari operativi (2 in Russia e 1 in
Cina) e per l’unico
altro SMR in costruzione (in Argentina), le spese
effettive di costruzione sono state “notevolmente
sottostimate”. Per i reattori russi l’aumento supera il
300%, ma i dati risalgono al 2015 e probabilmente
l’incremento reale è maggiore. Un aumento analogo è quello
registrato per l’SMR cinese. Per il mini-reattore argentino
va anche peggio: rispetto alle stime iniziali del 2013, i
costi previsti erano lievitati del 600% nel 2021. Per altri
SMR solo proposti i costi sono più che raddoppiati, come nel
caso dei mini-reattori di NuScale. Incrementi che avvengono
prima ancora che i progetti ottengano licenze e via libera
formale.
Sui tempi, i lunghi ritardi nella costruzione “sono
stati la norma, non l’eccezione”, sostiene l’IEEFA. Per
i 4 SMR al centro dell’analisi le tempistiche sono
regolarmente almeno triplicate, passando dai 3-4 anni
preventivati ai 12-13 anni effettivi. Tutti ritardi non
troppo distanti da quelli riscontrati anche dai reattori di
più recente generazione, come gli EPR di Okiluoto e
Flamanville (dai 4-5 anni preventivati a 16-18 effettivi).
Parte della retorica sui supposti tempi ridotti di
realizzazione fa leva sulla modularità degli SMR. Ma
l’approccio modulare è stato impiegato anche in altri
reattori precedenti, sottolinea il rapporto, e senza gli
attesi benefici sulle tempistiche.
A marzo conclusa la 1° fase di lavori per preparare il campo
al ritorno del nucleare in Italia
(Rinnovabili.it) – A marzo la Piattaforma
nazionale per il nucleare sostenibile ha finito
“la prima fase di lavori” e si appresta a formulare una
“strategia nazionale” che entrerà nel PNIEC e prepara la
strada al ritorno del nucleare
in Italia. Lo ha
comunicato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
Energetica (MASE) Gilberto Pichetto durante il question time
al Senato dell’11 aprile.
La Piattaforma sta quindi rispettando la tabella di marcia annunciata
lo scorso settembre, che prevedeva una ricognizione del
panorama del nucleare a livello nazionale e internazionale.
Un primo giro di orizzonte su cui costruire una “via
italiana” all’atomo.
“Nelle tre fasi successive si procederà con l’elaborazione
di una road map e la definizione di azioni con le relative
risorse per incentivare la possibile ripresa dell’utilizzo
dell’energia nucleare in Italia attraverso le nuove
tecnologie nucleari caratterizzate da elevati standard di
sicurezza e sostenibilità”, ha specificato Pichetto.
In realtà il governo ha già iniziato a stanziare risorse per
il nucleare in Italia. All’atomo sono stati destinati lo
scorso novembre 135
mln euro, il
25% del totale disponibile sotto il capitolo Mission
Innovation. Destinati ad attività di ricerca e
sperimentazione sui piccoli reattori modulari di terza e
quarta generazione nel breve-medio periodo.
I prossimi passi per il ritorno del nucleare in
Italia
Secondo i piani, la Piattaforma dovrebbe produrre entro
aprile un documento che tracci la strada da seguire, che
saranno poi tradotte entro
giugno in linee guida ben definite che individuano
azioni, risorse, investimenti e tempistiche per riaprire la
porta all’atomo.
Questa strategia nazionale “darà
un contributo che sarà contemplato anche nell’aggiornamento
del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima
(PNIEC) e per raggiungere gli obiettivi di
decarbonizzazione”, ha aggiunto il titolare del MASE
rispondendo a un’interrogazione del senatore Zanettin (FI).
Sarà elaborata tenendo conto dei contributi forniti dalle
indagini conoscitive delle commissioni Ambiente di Camera e
Senato e dall’industria nazionale legata alla filiera
dell’atomo.
“La filiera industriale italiana è già fortemente impegnata
a livello internazionale sia nel campo della fissione che in
quello della fusione, in particolare nella produzione di
componentistica richiesta da centrali nucleari estere,
reattori sperimentali e centri di ricerca. Il loro
coinvolgimento risulta fondamentale per far sì che tutta la
filiera che gravita intorno al nucleare sia pronta nel
momento in cui il quadro regolatorio nazionale consentirà la
ripresa di quelle che possono essere le attività e le
relative autorizzazioni”, ha sottolineato Pichetto.
Sono passati undici anni dal referendum indetto per chiedere
il parere degli italiani su un eventuale ritorno al
nucleare; era il mese di giugno del 2011, tre mesi dopo il
disastro di Fukushima. E sono passati ben 35 anni dal
precedente referendum sullo stesso tema delle centrali
nucleari, avvenuto nel 1987, ossia un anno dopo la tragedia
di Chernobyl. In entrambi i casi gli italiani si espressero
in maggioranza contro lo sviluppo del nucleare civile nel
nostro Paese.
Undici anni non sono tanti, ma sono evidentemente
sufficienti per rimuovere dalla coscienza nazionale gli
eventi del passato perché oggi in Italia assistiamo a una
sorta di revival del nucleare; si sta, infatti, diffondendo
molto materiale propagandistico, approfittando dei
comodissimi e ubiquitari social media che permettono con
grande facilità di far circolare idee, giuste o sbagliate
che siano.
In particolare, nel settembre 2022 è apparso su YouTube un
video a cartoni animati di circa 15 minuti dal titolo “Il
nucleare: i dubbi più grossi”, realizzato da un giovane
produttore indipendente. Grazie all’indiscussa abilità del
video maker e a una narrazione tutta giocata su un registro
sardonico e sarcastico, il video ha raccolto in poco tempo
oltre un milione di visite e una pletora di commenti
generalmente entusiasti tra il pubblico, composto in
maggioranza da giovani e giovanissimi.
La trascrizione integrale del parlato a supporto del video
occupa ben sei pagine in formato Word e spazia su
numerosissimi temi: dal funzionamento delle centrali
nucleari alla loro sicurezza, dagli incidenti a questi
impianti agli effetti generati dall’esplosione di una bomba
atomica, dalla sicurezza energetica di una nazione alle
caratteristiche delle fonti rinnovabili e a quelle
dell’industria estrattiva dell’uranio, giusto per citarne
alcuni. L’autore dichiara apertamente di propendere da
sempre per il nucleare e di essersi avvalso di consulenti
chiaramente orientati in questo senso.
Per dare una prima idea di come sia impostato il video,
diciamo subito che racconta i
due gravissimi incidenti sopra citati, Chernobyl e
Fukushima, fornendo diverse spiegazioni sulle cause che li
hanno provocati, ma dimentica del tutto il primo incidente
nucleare grave (grado 5 su scala di 7), che avvenne negli
Usa nel 1979 alla centrale di Three Mile Island, con fusione
parziale del nocciolo e rilascio di radiazioni
nell’ambiente.
L’incidente americano diede impeto al movimento antinucleare
globale che, per esempio, in Italia si oppose per anni,
senza successo, alla costruzione delle centrali, per poi
arrivare alla vittoria con il referendum del 1987. Il
movimento si riaccese a causa dei progetti nuclearisti di
Berlusconi e Scajola (al governo tra il 2001 e il 2006) e,
in particolare, con la decisione di creare in un giacimento
di salgemma nel territorio di Scanzano Jonico il deposito
nazionale dei rifiuti radioattivi (2003). Le manifestazioni
contrarie durarono 15 giorni e la decisione venne ritirata
anche su insistenza dei politici lucani. Tutte cose che il
video non racconta affatto.
All’inizio del video si sente dire che è “molto
facile” costruire e capire come funziona una centrale
nucleare. Questo è il primo messaggio sbagliato perché
l’industria del nucleare non è affatto “molto facile”, anzi
è terribilmente difficile. Siccome si tratta di impianti
intrinsecamente pericolosi e molto complessi, durante la
progettazione, nei controlli preventivi, nella costruzione e
nell’esercizio, vengono esaminati tutti i possibili tipi di
incidenti e vengono previste un’infinità di contromisure per
prevenirli; salvo, poi, dover rifare tutto il ragionamento
ogni volta che si verifica un incidente “imprevisto” (cosa
che successe, ad esempio, dopo Three Mile Island). Questa
complessità aumenta moltissimo tempi e costi, tanto da veder
saltare sempre i budget di previsione e allungare, anche di
decenni, le attivazioni operative degli impianti.
Inoltre, la “semplice” gestione delle centrali non è affatto
banale. Ad esempio, dei 56 reattori francesi, nel corso del
2022 30 sono rimasti fermi: 18 perché sottoposti ad
interventi di manutenzione programmata e 12 per problemi di
“corrosione da stress”; per 16 di loro le autorità francesi
hanno deciso di prolungare il funzionamento oltre i tempi
della quarta revisione periodica dei reattori da 900 MW di
Électricité de France (EDF), decisione molto discutibile
considerato che questi impianti sono stati progettati per 40
anni di attività.
Negli ultimi anni in Francia si sono verificati importanti
problemi in ben quattro centrali: a Civaux, a Cattenom, a
Chooz e infine, solo qualche giorno fa, a Penly, con rischio
classificato al livello 2, appena sotto ciò che si definisce
“incidente grave”, e tale da indurre le autorità a fermare
il reattore.
La débâcle del nucleare francese ha portato la produzione
delle centrali al livello più basso degli ultimi 30 anni. A
risentirne sono stati anche i conti di EDF che ha chiuso il
bilancio 2022 con una perdita di 17,9 miliardi di euro e ciò
nonostante il fatturato sia cresciuto del 70% rispetto
all’anno precedente.
Il Governo francese, dal canto suo, sul finire dello scorso
anno ha lanciato la nazionalizzazione della multiutility con
un esborso stimato in 9,7 miliardi di euro; oggi EDF è per
il 96% di proprietà dello Stato e diverrà interamente
pubblica nel volgere di qualche settimana.
Per non parlare, poi, della dismissione degli impianti
nucleari che è motivo di insostenibilità economica per i
soggetti gestori e fonte di forte preoccupazione per le
autorità e i territori che ospitano gli impianti.
Il video è interamente costellato di sapienti inesattezze.
Per esempio, si lascia intendere che il maremoto del 2011 in
Giappone fosse imprevedibilmente eccezionale e, quindi, “i
danni conseguenti a Fukushima sostanzialmente inevitabili”.
Non è assolutamente così. Viene, infatti, volutamente
ignorato il fatto che la prima centrale nucleare costiera
raggiunta dal maremoto non fu quella di Fukushima, bensì
quella di Okagawa, dove l’impianto, costruito da un’altra
azienda senza badare a spese, resistette sia al terremoto
che allo tsunami, diventando addirittura rifugio per gli
sfollati [1].
Se i proprietari della centrale di Fukushima non avessero
risparmiato sulle protezioni anti-maremoto e i controlli
pubblici giapponesi avessero funzionato bene, il disastro
non sarebbe avvenuto. Questo, che sembra essere un argomento
in favore del nucleare, pone in verità un problema generale
sul nucleare “privato” e sui controlli “pubblici” ed è il
motivo per cui le poche centrali nucleari in costruzione in
Europa sono tipicamente affidate ad aziende statali con
costi impressionanti che gravano solo sulle casse pubbliche.
Per esempio, la centrale nucleare francese di Flamanville,
dopo il fallimento del costruttore Areva, è ora in mano a
EDF che sta realizzando anche la grossa centrale inglese di
Hinkley Point C, insieme al colosso statale nucleare cinese
CNG, con fortissime polemiche sia sull’opportunità politica,
sia sui costi, sia sull’impatto ambientale.
Il nucleare civile, per quante precauzioni si prendano, non
è a prova di inetto o di avido: basta un singolo
malintenzionato o sbadato nella lunga catena di
progettazione, controllo e gestione degli impianti e del
combustibile per mettere a repentaglio la sicurezza
generale. Questo naturalmente è vero anche per altre grandi
imprese energetiche, come ha dimostrato il disastro del
Vajont (1963), che di fatto, conducendo a migliaia di morti,
fermò per sempre la corsa al grande idroelettrico sulle
nostre montagne.
Venendo a punti specifici, abbiamo rilevato nel video un
numero notevole di errori, imprecisioni, notizie distorte e
dati poco attendibili. Di seguito una breve selezione.
Seguendo la successione cronologica, la prima riguarda il
nocciolo che “non
esploderà mai; al massimo si scalda, si dilata e fonde” e
ben si connette con l’altro travisamento “una
centrale non è una bomba e non può esplodere come una bomba”.
I fatti dimostrano esattamente il contrario: il 10 aprile
2003 nella centrale di Paks in Ungheria fu scongiurato il
pericolo di un’esplosione nucleare grazie ad un pronto e non
semplice intervento di raffreddamento di 30 barre di
combustibile del nucleo del reattore. Dunque, se per un
verso non è possibile escludere a priori il rischio di
esplosione del nocciolo, dall’altro occorre riaffermare –
cosa che l’autore del video si guarda bene dal fare – che
l’autodistruzione del reattore è in sé il maggiore dei
pericoli e che può essere innescato, come accadde a
Fukushima, anche da eventi di “ordinaria amministrazione”
quali, ad esempio, la distruzione dell’impianto refrigerante
e/o la mancata alimentazione delle pompe.
Una centrale nucleare, in caso di incidenti, anche se non
esplode è, comunque, una bomba i cui effetti biologici (ad
es., sindrome acuta da radiazioni e aumento dell’incidenza
del cancro), psicologici e sociali sono estremamente gravi e
duraturi, così come dimostrato da studi condotti sia in
Italia (vedi il caso della Centrale del Garigliano) che
all’estero [2].
Inoltre, il rassicurante messaggio contenuto nel video “ci
preoccupiamo di poche scorie stoccate in barili a prova di
bomba che in 70 anni di attività di un paese occupano un
solo capannone”, è fuorviante perché si limita a
considerare l’aspetto quantitativo, senza toccare i risvolti
più critici.
Da un punto di vista del tutto generale, le scorie, tante o
poche che siano, sono un problema non risolto che lasciamo
sulle spalle delle prossime generazioni; come è stato
giustamente sottolineato in un articolo uscito su
Chemical&Engineening News del 5 maggio 2008 “it is at best
irresponsible, at worst a crime, to leave the waste to be
addressed by generations not yet born.”.
Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, trascorsi oltre 30
anni dalla chiusura degli impianti, la questione delle
scorie è tutt’altro che risolta. In Germania la penetrazione
di una soluzione salina nelle caverne sotterranee del
deposito di Asse, dove dal 1967 al 1978 furono portati
125.787 container di scorie radioattive (per il 90%
provenienti da centrali nucleari), ne ha compromesso la
tenuta stagna.
Parimenti critica risulta la situazione delle scorie in
Francia: ad Aube, dei due centri di stoccaggio che ospitano
il 90% dei residui radioattivi prodotti ogni anno in
Francia, uno si sta avvicinando alla saturazione e per
alcuni rifiuti non c’è ancora una soluzione. Inoltre, una
recente inchiesta della rete televisiva Artè ha svelato che
la Francia ha stoccato in Siberia presso il complesso
atomico di Tomsk-7 e in modo totalmente abusivo (a cielo
aperto) il 13% delle sue scorie radioattive.
Inoltre, non viene toccato il problema della dismissione di
una centrale nucleare che di scorie ne lascia tante e di
difficilissima gestione; il sito che ha ospitato una
centrale porta indelebili i suoi segni: enormi silos, in cui
vengono “tombate” le scorie e le parti dell’impianto, che
per ragioni di sicurezza non possono essere toccati per
tempi lunghissimi e di cui, ancora una volta, si dovranno
occupare le future generazioni.
Sempre nel video si minimizzano gli “effetti
di un attacco militare” agli impianti, materializzatosi
nell’agosto scorso a Zaporizhzhia e in settembre a
Pivdennoukrainsk, in Ucraina.
In generale, gli impianti nucleari non sono progettati in
funzione di un possibile danno derivante da un attacco
militare perché, con una visione assolutamente miope, si
considera quale unica fonte di pericolo il danneggiamento
delle strutture che contengono il reattore. È, invece,
facile dimostrare che per provocare un disastro, ad esempio
simile a quello di Fukushima, sarebbe sufficiente
indirizzare l’attacco militare al sistema di raffreddamento
delle vasche che permettono di controllare la temperatura
dei reattori.
Per il caso di Zaporizhzhia, l’Istituto Affari
Internazionali ha formulato lo “Scenario Fukushima”,
richiamando l’attenzione sulleconseguenze dell’interruzione
della refrigerazione del nocciolo e delle piscine del
materiale spento: esplosioni di idrogeno, incendi locali,
esplosioni di vapore acqueo, rottura delle barre di
combustibile fino alla fusione del nocciolo nel corium e
penetrazione del contenitore, con rilascio di materiale
radioattivo.
Inoltre, qualora fosse bombardata l’area di stoccaggio a
secco del combustibile nucleare esaurito, le strutture di
contenimento del combustibile potrebbero danneggiarsi
liberando isotopi radioattivi che andrebbero a contaminare
le zone circostanti l’impianto, rendendo necessarie
contromisure di sanità pubblica per la popolazione locale.
Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per
l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, a proposito dei
ripetuti attacchi missilistici alla centrale ha dichiarato:
“Ogni volta è come se tirassimo i dadi. E se permettiamo che
questo continui, un giorno la nostra fortuna si esaurirà”.
Nel video si tace, ovviamente, sulla “connessione
tra usi civili ed usi militari” del nucleare; è,
invece, noto che i cicli del combustibile e della fissione
nelle applicazioni pacifiche e non pacifiche funzionano
spesso in parallelo; tecnologie e conoscenze sono spesso
adatte ai due usi, soprattutto negli stati con regimi
autocratici. Il caso tipico è quello dell’Iran, con il suo
programma militare clandestino svolto in parallelo a quello
civile, dove la AIEA ha rilevato particelle di uranio
arricchito all’83,7 per cento, non lontano dalla soglia del
90 per cento necessaria per la produzione di un ordigno.
E, comunque, anche in assenza di programmi militari
clandestini, la catena del nucleare a uso civile ben si
presta ad essere utilizzata per applicazioni militari:
questo vale per gli impianti di arricchimento dell’isotopo
fissile dell’uranio (U-235), per i reattori di ricerca e
commerciali, per gli impianti e la tecnologia di
ritrattamento e, infine, per i siti provvisori di stoccaggio
del plutonio, dell’uranio e di altri materiali fissili.
Affermare poi che “Il
nucleare fa paura perché ci appare ancora misterioso, per
questo ci ricordiamo di quei 2 grossi incidenti successi in
70 anni di attività” è puro negazionismo; in realtà
negli ultimi 50 anni si contano numerosi incidenti, tra i
quali almeno 5 gravi: oltre a Chernobyl (1986) e Fukushima
(2011), si devono aggiungere quello già citato all’impianto
di Three Mile Island (1979) e quelli alle centrali nucleari
di Kyshtym (1957) e di Windscale Piles (sempre 1957). Fra
l’altro, è molto probabile che non tutti gli incidenti
nucleari siano stati dichiarati in quanto legati a sviluppo
di programmi militari clandestini.
Inoltre, il nucleare “fa paura” non perché sia oggetto opaco
e misterioso come si dice nel video, ma proprio perché vi è
consapevolezza dei rischi associati all’opzione nucleare. Ad
esempio e giustamente, l’Italia, pur non avendo centrali
funzionanti sul suo territorio, data la presenza di 13
impianti a meno di 200 chilometri dai suoi confini si è
dotata di un Piano Nazionale per la gestione delle emergenze
radiologiche e nucleari; tra gli obiettivi del Piano
figurano la definizione e l’attuazione di “…misure per la
tutela della salute pubblica e delle produzioni, con
particolare riguardo alle misure protettive e alle strategie
di protezione dei cittadini, nonché i controlli delle
filiere produttive e le restrizioni alla commercializzazione
di prodotti agroalimentari”.
Sui “costi
del nucleare” la narrazione proposta nel video
falsifica la realtà, ignorando la conclusione a cui si
perviene dopo aver analizzato le stime dell’Agenzia
Internazionale dell’Energia (IEA): il nucleare non costerà
poco e sarà in grado di reggersi unicamente in virtù di un
robusto sostegno finanziario di fonte governativa. Non
potrebbe essere altrimenti considerati gli ingenti costi di
realizzazione degli impianti, su cui incide il peso degli
oneri finanziari dovuti ai lunghi tempi di costruzione,
stimati ottimisticamente dalla IEA in 10 anni nel Regno
Unito, 9 in India e negli Usa, e 6 in Cina.
Non solo le vecchie ma anche le nuove centrali non risultano
competitive sia rispetto ai costi che ai tempi di
costruzione: Flamanville 3 in Francia avrebbe dovuto avere
un costo di 5 miliardi di euro lievitati a 13,2, secondo
Electricité de France, e a 19 per la Corte dei conti
francese; la costruzione avviata nel 2007 si sarebbe dovuta
concludere dopo molti ritardi nel 2022, ma secondo Alain
Morvan, direttore del progetto, l’impianto verrà caricato
con il combustibile solo nel primo trimestre del 2024. La
Finlandia ha invece terminato la costruzione di Olkiluoto
con un ritardo di 12 anni rispetto ai tempi pianificati e
con costi triplicati.
La sequela di mistificazioni contenute nel video si alimenta
anche del capitolo relativo “all’impronta
carbonica” delle centrali in rapporto all’energia
prodotta, che l’autore, non senza audacia e con tanto di
grafico, proverebbe essere inferiore rispetto a quella delle
fonti rinnovabili.
La quantità di CO2 emessa
dal nucleare deve essere calcolata tenendo conto di tutte le
fasi del ciclo di vita degli impianti – dall’estrazione
dell’uranio fino alla dismissione delle centrali – senza
tralasciare le emissioni legate al trasporto e allo
stoccaggio delle scorie radioattive.
Ciò premesso, secondo i dati forniti dall’Agenzia per
l’ambiente tedesca, il valore delle emissioni generate dal
nucleare risulta elevato: oltre il triplo del fotovoltaico
(33 g/kWh), circa 13 volte quello delle centrali eoliche
(tra i 9 e i 7 g/kWh) e quasi 30 volte quello degli impianti
idroelettrici (4 g/kWh).
Inoltre, secondo lo studio “Differences
in carbon emissions reduction between countries pursuing
renewable electricity versus nuclear power”, pubblicato
il 5 ottobre del 2020 sulla rivista Nature Energy, le
energie rinnovabili sono fino a 7 voltepiù efficaci nel
ridurre le emissioni di carbonio rispetto all’energia
nucleare.
L’ostracismo nei confronti delle rinnovabili trova riscontro
in un altro passaggio del video in cui si afferma che “Questa
filiera, in rapporto all’energia prodotta, genera un
inquinamento e un’emissione di CO2 che
supera pure quella del nucleare, facendoci poi dipendere da
stati come la Cina”.
Delle emissioni di CO2 si
è già detto. Quanto alla debolezza della filiera nazionale
ed europea relativa alle rinnovabili e alla conseguente
dipendenza dalla Cina, il nodo è e resta tutto politico. Nel
suo report “Solar PV Global Supply Chain” pubblicato a
giugno di quest’anno, la IEA afferma che “… Le nazioni
possono migliorare la resilienza investendo per
diversificare la produzione e le importazioni”.
Per quanto concerne l’Italia, il PNRR destina risorse alla
realizzazione/modernizzazione di impianti per la produzione
di moduli fotovoltaici nei siti di Modugno (pannelli
flessibili) e Catania, dove ENEL punta a raggiungere
l’obiettivo di produrre 3000 MW di pannelli al 2024.
In merito alla dipendenza dalla Cina, le attuali tecniche
consentono di riciclare fino al 88-90% del modulo
fotovoltaico, generando circa 17-18 kg di materie prime
seconde per ogni pannello. Ragion per cui è importante
investire su nuove tecnologie che consentano di accrescere
la percentuale di riciclo dei moduli, il conseguente
recupero di silicio da utilizzare per nuove produzioni, nel
rispetto dei dettami dell’economia circolare, e, quindi, di
diminuire la dipendenza dai paesi esteri.
Non altrettanto può dirsi del combustibile che alimenta i
reattori, presente in soli cinque paesi al mondo, tra cui
anche la Russia, con le sue 486.000 tonnellate, pari all’8%
delle riserve mondiali, e il Kazakistan, con 906.800
tonnellate, pari al 15% delle riserve mondiali, e primo
produttore al mondo, ma teatro di dure repressioni del
dissenso interno.
Altro punto dolens del video è quello della presunta “assenza
di infiltrazioni mafiose e malavitose” in un settore a
così alta specializzazione. L’accertato “zampino” della
yakuza, la temibile mafia giapponese, nella gestione della
decontaminazione di Fukushima, e alcuni cablogrammi di
Wikileaks che chiariscono il ruolo delle cosche nella
gestione dei traffici illeciti di rifiuti nucleari in
transito dal Porto di Gioia Tauro, smentiscono la fantasiosa
narrazione dell’autore.
Al capitolo “mafia atomica” appartengono anche alcune delle
pagine più oscure e dolorose del nostro paese: l’esecuzione,
avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, della
giornalista Ilaria Alpi, rea di aver indagato su un traffico
internazionale di armi e rifiuti tossici radioattivi, e la
morte, avvenuta in circostanze misteriose, dell’ufficiale
della Marina Militare, Natale De Grazia, in servizio presso
la Capitaneria di porto di Reggio Calabria e impegnato in
una delicata indagine sull’affondamento delle navi dei
veleni nei mari della Calabria.
La denigrazione delle rinnovabili prosegue associando
allosviluppo
delle rinnovabili l’incremento del consumo di suolo e
richiamando l’avversione
delle comunità locali nei confronti di “pannelli
fotovoltaici e pale eoliche”.
Anche in questo caso la smentita viene dai “freddi numeri”:
secondo un recente studio condotto in Italia [3] nel 2020,
l’energia solare potrebbe alimentare l’Italia senza
utilizzare ulteriore suolo.
Per raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato
per l’Energia e il Clima (PNIEC), rivisti alla luce del
Green Deal U.E., si prevede che entro il 2030 il
fotovoltaico debba fornire almeno 100 TWh di energia
elettrica, 4 volte in più rispetto al 2020. Ipotizzando che
questa energia venga generata da impianti solari a terra, si
occuperebbe un’area di poco superiore ai 1.000 km2,
grosso modo pari alla superficie della provincia di Pistoia
e corrispondenti a circa il 5% del consumo di suolo in
Italia, contro una quota del 40% ricoperta da strade e circa
del 30% occupata dagli edifici.
Esistono tuttavia diverse alternative per ridurre
ulteriormente il consumo di suolo: ad esempio, attraverso il
revamping e il repowering degli impianti esistenti,
utilizzando moduli più efficienti (passando dall’attuale
21-22% al 30% entro il 2030, si potrebbero produrre 300 TWh,
doppiando abbondantemente il target del Green Deal) e,
anche, con soluzioni riguardanti l’integrazione del
fotovoltaico sui tetti degli edifici o l’uso del
fotovoltaico galleggiante sull’acqua.
Quanto all’atteggiamento delle amministrazioni e delle
comunità locali nei confronti dell’eolico, è dimostrato che
giocano un ruolo a favore della realizzazione dei progetti
fattori quali una buona pianificazione, il concreto
coinvolgimento dei territori, un’informazione preventiva,
tempestiva e trasparente, il rispetto delle norme che
regolano i permessi, il grado di integrazione dei progetti
con il tessuto economico-sociale locale, ecc. (si veda, ad
esempio, il caso dell’impianto eolico in località Tocco da
Casauria, 3,2 MW, anno 2006).
Di contro, sappiamo per certo che in Italia il culmine
dell’opposizione pubblica a piani energetici è stato
raggiunto solamente in occasione delle due consultazioni
referendarie sullo sviluppo del nucleare civile. La prima
consultazione, nel 1987, si articolò su tre quesiti: il
numero dei votanti fu pari al 65,1% degli aventi diritto e
per tutti e tre i quesiti la maggioranza dei votanti di
espresse contro l’opzione nucleare. Stessa sorte toccò al
nucleare nel 2011: il numero dei votanti fu il 54,79% degli
aventi diritto e il 94,5% dei votanti si espresse per la
seconda volta contro lo sviluppo del nucleare in Italia, a
dispetto di quanti, politici e non, avevano fino ad allora
sostenuto e continuavano ad avere un atteggiamento neutrale
nei confronti di quel settore.
Per giustificare la necessità di installare impianti
nucleari il video continua la sua crociata contro le
rinnovabili accusando
queste fonti di una variabilità intrinseca con la
conseguente impossibilità di stabilizzare il sistema
elettrico. In realtà sono sempre più diffusi e facilmente
reperibili studi tecnico-scientifici che mostrano come sia
possibile sviluppare un sistema elettrico basato sul 100% di
rinnovabili, senza utilizzare fonti fossili e senza
costruire nuove centrali nucleari [4]. Un tale obiettivo è
realizzabile anche in Italia; ad esempio, l’amministratore
delegato di Terna, Stefano Donnarumma, intervistato da
diverse testate giornalistiche (vedi Il Messaggero del
5/10/22), non ha mostrato perplessità per l’imponente
crescita delle rinnovabili sul sistema elettrico da lui
amministrato e Francesco Starace, ingegnere nucleare a capo
di Enel Spa, ha dichiarato la sua totale contrarietà a un
nuovo programma nucleare italiano basato sulle tecnologie
oggi disponibili (vedi intervista a Open del 13/1/22).
Nonostante la recente propaganda distorta e dannosa, i
numeri parlano chiaro: in tutto il mondo le rinnovabili sono
in crescita esplosiva, mentre il nucleare è sostanzialmente
residuale o in fase calante. Allora, i nostri giovani
dovrebbero guardare responsabilmente al loro futuro
affidandosi non a un divertente cartone animato, ma a seri
dati scientifici.
di
Enrico Gagliano, Vittorio Marletto, Margherita Venturi – Energia
per l’Italia
Riferimenti
[1] Andrew Leatherbarrow, Melting
Sun: The History of Nuclear Power in Japan and the Disaster
at Fukushima Daiichi, Nielsen, 2022.
[2] “Special Report: Counting the dead”, Nature, 440,
982, 2006 (doi.org/10.1038/440982a); J.-C. Nénot, “Radiation
accidents over the last 60 years”, Journal
of Radiological Protection, 29, 301, 2009
(doi.10.1088/0952-4746/29/3/R01).
L’aggiornamento del PNIEC dovrà essere consegnato a
Bruxelles a giugno 2024
Il nuovo Piano
Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)
potrebbe contenere il primo accenno concreto all’impiego
dell’energia
nucleare. Non per il medio termine, ovviamente,
quanto piuttosto per lo sforzo di decarbonizzazione al 2050.
A rivelarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica Gilberto
Pichetto Fratin un giorno prima del Vertice
G7 di Torino.
Il numero uno del MASE ha da sempre sostenuto la validità
dell’energia dell’atomo come strumento di decarbonizzazione
energetica, nonostante le chiare difficoltà di riuscire ad
inserire una simile fonte nel contesto nazionale. Ecco
perché nel 2023 il dicastero ha istituito la Piattaforma
Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS). Il
network, coordinato dal MASE con il supporto di Enea e RSE,
ha l’obiettivo di definire in tempi certi un percorso
finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo
dell’energia nucleare in Italia e alla crescita della
filiera industriale nazionale (già attiva nel comparto).
Lo scenario nucleare nel PNIEC italiano
Il passaggio nel PNIEC italiano appare come una mossa, per
alcuni versi, abbastanza prevedibile. Il Piano deve essere
consegnato entro giugno 2024 alla Commissione europea nella
sua versione ufficiale, integrando in teoria tutte le
richieste avanzate da Bruxelles rispetto alla bozza
2023. A partire da nuovi dettagli su come il
Belpaese intenda raggiungere gli obiettivi climatici ed
energetici 2030. Con particolare attenzione alle azioni di
riduzione delle emissioni. Secondo
quanto riporta l’esecutivo UE, infatti, “il
piano fornisce proiezioni di emissioni che dimostrano che
con le politiche e le misure aggiuntive proposte nel
progetto di PNEC aggiornato, l’Italia non è sulla buona
strada per raggiungere il suo obiettivo nazionale di gas
serra di -43,7% nel 2030 rispetto ai livelli del 2005.
Secondo le proiezioni dell’Italia, il target sarebbe
inferiore di 6,7-8,7 punti percentuali”.
Il possibile scenario “nucleare” su cui sta lavorando la
PNNS riguarda però il lungo termine, ossia le politiche dal
230 alla metà del secolo. Spiega il ministro Pichetto “L’aggiornamento
del PNIEC, da trasmettere alla Commissione europea entro
giugno 2024, riporterà anche analisi di scenario contenente
una possibile quota di energia prodotta da fonte nucleare
nel periodo 2030-2050. Tale quota sarà ricavata dai dati,
basandosi su valutazioni comparative rispetto al mix
energetico attuale. Tali analisi sono tutt’ora in corso di
studio da parte di uno specifico Gruppo di lavoro della
Piattaforma”.
Si studiano nuove proposte normative e di governance
Ma per portare il nucleare
in Italia e inserire l’atomo nel mix elettrico nazionale
servirà anche mettere
mano a norme, regolamenti e incentivi per non
parlare delle politiche di governance. E al momento l’Italia
fatica anche a realizzare il deposito nazionale dei rifiuti
radioattivi.
Come muoversi su questo fronte? Il Ministro ha rivelato di
aver dato mandato al giurista Giovanni
Guzzetta, di costituire un gruppo di alto livello
per ridisegnare l’ambito legislativo del sistema regolatore
italiano “per
accogliere un eventuale programma di ripresa della
produzione nucleare in Italia“, con la definizione,
inoltre, di “un
quadro normativo specifico per l’energia da fusione”.
Atto Camera
Mozione 1-00295
presentato da
SQUERI Luca
testo presentato
Mercoledì 12 giugno 2024
modificato
Mercoledì 26 giugno 2024, seduta n. 314
La Camera,
premesso che:
1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione
europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato
per l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in
attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un
percorso di consultazione pubblica ed elaborazione avviato
nel dicembre 2018. Tra i principali obiettivi: una
percentuale di energia da fonti energetiche rinnovabili
(FER) nei consumi finali lordi di energia pari al 30 per
cento, la riduzione dei «gas serra», rispetto al 2005, per
tutti i settori non ETS del 33 per cento, il phase out del
carbone dalla generazione elettrica al 2025;
2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato
la comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a
conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale
traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio
europeo, è stato successivamente sancito dalla legge europea
sul clima (regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto
l'obiettivo, da conseguire entro il 2030, di ridurre le
emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del
1990;
3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato
un pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55
(Pronti per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa
dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni
climalteranti, per consentire il raggiungimento di questo
nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;
4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il
Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di
ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi
accelerando la transizione e costruendo un sistema
energetico più resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435
del 27 febbraio 2023, è stato consentito agli Stati membri
di inserire appositi capitoli REPowerEU nei Piani per la
ripresa e la resilienza (PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo
italiano ha presentato alla Commissione europea le
conseguenti modifiche al Piano nazionale ripresa resilienza,
accolte dalla Commissione europea, (COM(2023) 765 Def) il 24
novembre 2023 e dal Consiglio europeo l'8 dicembre 2023;
5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1°
gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della
Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli
investimenti considerati sostenibili dal punto di vista
ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio
2023 è possibile investire in nuove centrali nucleari
realizzate con le «migliori tecnologie disponibili» e fra
gli investimenti sostenibili le attività di ricerca e
sviluppo per le nuove tecnologie è stato inserito il
nucleare di quarta generazione. Quanto al gas, le centrali
con permesso di costruzione rilasciato entro il 2030,
dovranno sostituire vecchi impianti a combustibili fossili
con altri più efficienti del 55 per cento dal punto di vista
delle emissioni ed essere programmate per passare, dal 2035,
a gas rinnovabile;
6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE)
2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha
fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso,
prevedendo che le emissioni di gas a effetto serra degli
Stati membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005
determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3 del
regolamento stesso (trasporti, residenziale, terziario,
industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti,
l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento
rispetto ai livelli del 2005;
7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del
percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi
dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta
di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e
clima, allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa
alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, mentre la
versione finale del documento deve essere trasmessa entro
giugno 2024, sviluppandosi nelle cinque dimensioni
dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione (riduzione delle
emissioni e energie rinnovabili); efficienza energetica;
sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca,
innovazione e competitività;
8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero
dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento
di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e
clima 2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per
il 2030 la conseguente riduzione dell'emissione di gas
serra, una quota del 40 per cento di energia proveniente da
fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (e del
65 per cento nel settore elettrico);
9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi
finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del
2021 ai 122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del
62 per cento delle emissioni ETS e del 35-37 per cento delle
emissioni ESR, la promozione della produzione industriale a
basse emissioni di carbonio, nonché una maggiore
elettrificazione nel mix energetico;
10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato
energia e clima 2023 prevede che per rispettare la
traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai
livelli del 2005, sarà necessario avviare da subito una
significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30
per cento rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi
prevalentemente nei settori trasporti e civile (residenziale
e terziario);
11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori,
l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in
coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza
energetica al primo posto);
12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte
rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si
prevede di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021,
da 11.290 a 28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW
quella solare, mentre restano sostanzialmente stabili le
potenze installate nei settori dell'idroelettrico e della
geotermia. In calo la produzione da bioenergie. In termini
di produzione annua si prevede di incrementare l'eolico da
20 a 64 TWh, il solare da 25 a 99 TWh, mentre si prevede una
sostanziale stabilità per l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh)
e un calo per le bioenergie da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78
del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);
13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili
termiche (FER-C), le misure dovranno essere coordinate con
l'efficienza energetica, in particolare per gli edifici. È
previsto l'obbligo di integrazione delle rinnovabili
termiche negli edifici, la riforma del meccanismo delle
detrazioni fiscali, l'obbligo di fornitura di calore
rinnovabile per vendite di calore sopra i 500 tep,
unitamente all'incentivazione della produzione di energia
rinnovabile termica di grande taglia con sistemi
competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta
all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione
delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno
sempre più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL e DME
rinnovabile) e idrogeno (in particolare in ambito
industriale);
14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari
per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato
energia e clima al 2030 è stimato dal Ministero
dell'ambiente e della sicurezza energetica in 830,3 miliardi
di euro, tra il 2023 e il 2030 dei quali 524,9 miliardi a
carico del settore dei trasporti (solo veicoli) 134,2
miliardi nel settore dell'edilizia residenziale, 43 miliardi
nel terziario, 37,2 per le reti del sistema elettrico, 69,4
nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel fotovoltaico e 24
nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di accumulo
(batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti in
idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano
nazionale integrato energia e clima 2023);
15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le
risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile
individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima
2023 e le risorse rese disponibili nei vari fondi europei,
appaiono del tutto esigue e sottostimate, ove si consideri
che la Commissione UE prevede, nelle linee guida per
l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e
clima, la necessità di valutare gli impatti sociali ed
economici delle misure di transizione, da accompagnare con
politiche che impediscano l'acuirsi delle differenze
sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori e
contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo
le risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di
euro di cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e
il 25 per cento con risorse proprie degli Stati), sembrano
essere esigue rispetto agli impatti delle diverse politiche
pubbliche messe in campo. Il solo costo della direttiva Case
green è stato stimato a livello europeo in 275 miliardi di
euro l'anno dal 2024 al 2030;
16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli
obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato
energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le
fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle
scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE)
2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e
i biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili,
questo anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso
una graduale transizione anche il sistema produttivo
principale del nostro paese caratterizzato da imprese di
medio-piccole dimensioni;
17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in
sede europea una proposta volta al riconoscimento degli
incentivi a impianti la cui componentistica e tecnologia sia
in gran parte costruita nell'Unione europea anche per
incentivare gli investimenti in Europa e concorrere alle
logiche di filiera industriale che gioverebbe al sistema
Italia;
18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel
2023 dall'Unione europea attraverso il Critical Raw material
act quale strumento utile a implementare strumenti di
ricerca, estrazione di terre rare e altre materie prime
critiche e strategiche, riciclo delle stesse e avvio di
processi industriali e tecnologici per la surroga di tali
elementi. Ad oggi il settore mondiale delle batterie sta
conoscendo un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo
dei prezzi e l'introduzione di nuove tecnologie di
sostituzione o complementari. Proprio su questo fronte vi
sono prospettive interessanti per la tecnologia agli
«ioni-sodio» e le batterie termiche dove l'industria
italiana può rivestire un ruolo da assoluta protagonista per
la presenza di importanti progetti in tale settore;
19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata
italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni
di ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza
come fonte rinnovabile solo il 18 per cento
dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia
è il primo importatore europeo di materia prima legnosa.
Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il
68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si
utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media
europea) se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70
per cento dei consumi termici da fonte fossile. La gestione
sostenibile delle foreste, unitamente alla previsione di
politiche per la mitigazione degli incendi, migliora la
capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la
capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto
all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e
ha grande disponibilità di acqua;
20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della
terra) e programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un
elevato potenziale geotermico presente nel 60 per cento del
territorio italiano. L'Italia con oltre 30 impianti
geotermoelettrici, attivi nel settore elettrico, per una
potenza di 817 MW ed una produzione nel 2022 di 5.837 GWh,
pari al 6 per cento circa della produzione elettrica da FER
e al 2 per cento circa della produzione elettrica
complessiva nazionale, si pone da molti anni al primo posto
dei Paesi dell'Unione Europea in termini di capacità
installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è
significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore
termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia
mediante impianti di sfruttamento diretto del calore
geotermico, che in impianti di sfruttamento del calore
geotermico tramite pompa di calore. La geotermia, oltre ad
essere una delle principali fonti rinnovabili per
riscaldamento, raffreddamento e per la produzione
programmabile di energia elettrica, risulta il mezzo più
sostenibile per estrarre litio e altre materie prime
critiche dai fluidi geotermici;
21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati
contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe
(volume d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza
maggiore di 15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono
ancora in attività e sono date in concessione soprattutto
per la produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui
seguono gli usi irriguo potabile e industriale. La capacità
d'invaso è di circa 14 chilometri cubi. Con interventi di
manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine
secondo alcuni studi si potrebbe avere un incremento di
produzione di 25 TWh annui al 2030 (circa il 40 per cento in
più). In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di
metri cubi d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per
cento, mentre l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento.
L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza
alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro;
22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con
1.600 impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di
biometano (biogas depurato da CO2) prodotti e 12 mila
occupati. La produzione di biogas si avvale oggi di
tecnologie all'avanguardia, quali la digestione anaerobica
dalla quale deriva un digestato considerato efficace
fertilizzante. La produzione di biogas ha effetti a cascata
sulla filiera agroalimentare, perché oltre all'energia e
alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente dell'acqua,
accompagna tecniche di produzione basate sul precision
farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma
soprattutto accresce la competitività degli allevamenti
preservando il futuro di una filiera fondamentale per il
made in Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento
dei reflui zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a
una percentuale del 65 per cento con una produzione di 6,5
miliardi di metri cubi e la creazione di altri 25 mila posti
di lavoro. Nel Piano nazionale ripresa resilienza la
Missione 2 nella Componente C1 «Economia circolare e
agricoltura sostenibile» è previsto lo sviluppo del
biometano di origine agricola o da Forsu (frazione organica
dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da destinare al
greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5 miliardi metri
cubi, per rispondere alla domanda crescente di
decarbonizzazione sia del settore dell'industria,
soprattutto quella Hard To Abate che non può essere
elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida
(bioGNL) o gassosa in aggiunta al biometano, l'Italia è
fortemente impegnata nello sviluppo delle produzioni di
bioGPL e di altri gas rinnovabili (es. DME);
23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze
geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente
superpotenza nel settore delle energie rinnovabili,
acquisendo in sostanza una leadership tecnologica,
industriale, commerciale nell'eolico e nel fotovoltaico,
nella supply chain della mobilità elettrica (delle terre
rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai massicci
investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria
cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di
pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota
superiore ai due terzi. Se non adeguatamente sorretto da una
industria europea, il mantra della transizione energetica al
dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di
trasformarsi in una dipendenza eccessiva dalle forniture
cinesi e di mettere a repentaglio importanti catene di
valore della meccanica europea;
24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle
turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle
biomasse, della geotermia, della produzione di biogas
l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da
protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema
produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità
energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo
interno lordo di energia e il prodotto interno lordo)
inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;
25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera
il 9 maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella
quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di
inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare
quale fonte alternativa e pulita per la produzione di
energia e ad adottare iniziative volte ad includere la
produzione di energia atomica all'interno della politica
energetica europea, riaffermando in quella sede una
posizione volta a mantenere nella tassonomia degli
investimenti verdi la messa in esercizio di centrali
nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;
26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il
secondo settore industriale europeo, sia in termini di
competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività
nel settore, a livello EU e internazionale. Inoltre,
l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri
nucleari europei. I ricercatori italiani e alcune
infrastrutture sperimentali sono ben conosciuti e apprezzati
nel mondo. Grazie a queste caratteristiche, l'Italia è
oggetto di particolare attenzione, in particolare dalla
Francia ed ultimamente dagli Stati Uniti, per la
costituzione di una supply chain nucleare europea,
finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove
tecnologie; la formazione delle risorse umane; la
realizzazione di nuove politiche energetiche che integrino
in maniera sinergica fonti rinnovabili e nucleare;
27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può
quindi giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia
allo sviluppo sia alla realizzazione delle nuove tecnologie
nucleari in programmazione nei Paesi EU, seguendo le
storiche orme dei «due Enrico»: Fermi, inventore
dell'energia nucleare nel 1942, e Mattei, il primo a
realizzare una centrale nucleare in Italia, a Latina, nel
1960;
28) nella definizione della strategia energetica nucleare
del nostro Paese, occorre considerare la definizione di
partnership con gli altri Stati europei impegnati sul tema,
anche al fine di incrementare il know how e le capacità
industriali. In tale percorso sarebbe opportuno valutare la
definizione di un'autorità indipendente di sicurezza
nucleare nazionale con un'adeguata dotazione organica;
29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia
internazionale per l'energia atomica, appare necessario
individuare altresì una Nuclear energy programme
implementing organization (Nepio) con il compito di valutare
lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare
un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le
indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e
operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il compito di
coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e privati
interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente di
tutte le infrastrutture di base,
impegna il Governo:
1) in relazione all'adozione della versione definitiva del
Piano nazionale integrato energia e clima ad adottare
iniziative volte:
a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di
rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento
del Piano nazionale integrato energia e clima;
b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato
energia e clima, sulla base del principio della neutralità
tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili o
sostenibili con bassa emissione di CO2, sia termiche che
non, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera
produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto
costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente
grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in
termini di miglioramento della qualità dell'aria;
c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in
vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che
garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più
efficiente delle risorse pubbliche;
d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a
favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso
modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto
pubblico e ferroviario, e, contemporaneamente, a supportare
lo sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre
fonti rinnovabili;
e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di
diverse opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei
settori hard to abate quali l'efficienza energetica,
l'idrogeno, il biometano e la Carbon capture and storage
(Ccs), con un approccio integrato che non escluda nessuna di
queste opzioni, ma che allo stesso tempo promuova e faciliti
l'accesso a quelle più efficaci per ciascun ambito;
f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la
valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione,
nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando
gli obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica
basate sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo
i reattori nucleari di piccole dimensioni (Smr), i piccoli
reattori nucleari avanzati (Amr), i microreattori e le
macchine a fusione;
2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano
nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare
iniziative di competenza volte a:
a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli
strumenti di programmazione economica necessari ad attuare
il Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030,
valutando non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto
economico, finanziario, sociale nonché sul sistema
produttivo delle misure poste in essere per il
raggiungimento dei target;
b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul
settore civile, dei trasporti e sulle tematiche
socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche
previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per
il monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare
riferimento alla sostenibilità degli oneri per la
riqualificazione energetica degli edifici residenziali e
alle risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei
settori che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione
energetica;
c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale
rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle
rinnovabili (elettriche, termiche e nei trasporti) e degli
interventi di efficientamento energetico, con particolare
attenzione a progetti integrati ed ai progetti di
decarbonizzazione di impianti industriali;
d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche,
tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo
altresì nel processo di efficientamento nella produzione di
energia termica e di riduzione costante dei livelli
emissivi;
e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito
geotermico e delineare una strategia nazionale di
massimizzazione dello sfruttamento di tale risorsa;
f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli
invasi e di ammodernamento delle turbine degli impianti
idroelettrici, al fine di massimizzarne la producibilità;
g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che
impediscono il rapido avvio degli investimenti per
l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture
idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici,
anche in termini di stabilità della rete, derivanti dalla
programmabilità della produzione di energia idroelettrica e
della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi
climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa
«acqua»;
h) a proporre soluzioni anche in sede di Unione europea,
finalizzate ad eliminare le distorsioni di prezzo tra i
diversi Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra
competitività industriale;
i) a realizzare la transizione verso una mobilità
sostenibile che tenga in dovuta considerazione la necessità
di intervenire anche su settori quali l'aviazione e il
marittimo, ove la decarbonizzazione può essere meno
supportata dall'elettrificazione dei consumi;
l) a continuare l'incentivazione della produzione di
biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di
feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed
agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu,
attraverso nuovi sistemi di incentivi per il periodo post
2026 che, tenendo conto dei tempi di autorizzazione e
realizzazione degli impianti, arrivino oltre il 2030, per
rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione del
settore dell'industria che non può essere elettrificata, e
sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o
gassosa, nonché ad implementare misure di sostegno allo
sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti
(bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del
settore industriale e di quello dei trasporti;
m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon
capture and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative
progettuali, a partire da quelle nell'area dell'Alto
Adriatico, individuando la governance della filiera, la
regolazione tecnico economica delle attività di trasporto e
stoccaggio, dei sistemi di supporto e degli strumenti di
garanzia;
n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di
fuori dell'Unione europea;
o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della
rete elettrica di trasmissione e garantire un efficace
meccanismo di gestione delle richieste di connessione,
attraverso la commisurazione del costo della connessione non
solo alla capacità impegnata ma anche alla durata
dell'impegno e, contemporaneamente, mediante la
determinazione della decadenza delle richieste di
connessioni non supportate da ragionevoli aspettative di
conferma e attivazione;
p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Pniec, a
valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle
normative internazionali ed europee e compatibilmente con le
esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità
amministrativa indipendente di regolamentazione competente
in materia di autorizzazione tecnica, certificazione,
realizzazione, gestione e dismissione degli impianti
nucleari, di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le
funzioni e i compiti di Autorità nazionale per la
regolamentazione tecnica e le istruttorie connesse ai
processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il
controllo, anche ispettivo, e la vigilanza degli impianti,
nonché a valutare l'opportunità di incrementare programmi di
finanziamento per la ricerca e il potenziamento
dell'industria nazionale nel settore nucleare, nell'ottica
di renderla più competitiva rispetto agli attori
internazionali, creando le migliori condizioni per lo
sviluppo di una filiera italiana;
q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le
raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia
atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato
delle infrastrutture di base necessarie per avviare un
programma nucleare nazionale e fornire al Governo le
indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e
operatività.
(1-00295) (Testo modificato nel corso della seduta) «Squeri,
Mattia, Zinzi, Cavo, Cortelazzo, Zucconi, Barabotti,
Alessandro Colucci, Battistoni, Benvenuti Gostoli, Bof,
Semenzato, Casasco, Foti, Montemagni, Mazzetti, Iaia,
Pizzimenti, Polidori, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi,
Rotelli, Rachele Silvestri».
Nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola,
in Piemonte, c’è un piccolo paese di poco più di
200 abitanti, in cui il sole non brilla da novembre a
febbraio.
Stiamo parlando di Viganella, il piccolo
paese immerso nella Valle Antrona che, però, non
è rimasto in penombra e, grazie all’impegno del suo ex sindaco, ha
ritrovato la luce con una soluzione ingegnosa.
Viganella e lo “Specchio del Sole”
Gli abitanti del piccolo borgo di Viganella hanno saputo adattarsi
agli 83 giorni di buio, che ogni anno
caratterizzano l’inverno del paese, da novembre a febbraio.
Viganella, infatti, si trova in una posizione particolare, proprio
in mezzo ad alcune montagne che impediscono al sole di
raggiungerlo durante i mesi invernali.
La penombra è però finita nel 2006, quando
l’allora sindaco del paese, Franco Midali, con
la collaborazione dell’amico architetto GiacomoBonzani, ha inaugurato il cosiddetto “Specchio
del Sole”.
Si tratta di uno specchio
gigante – 8 metri di larghezza per 5 di altezza – situato in
una posizione strategica su una montagna vicina, che
riflette i raggi del sole sul paese.
Tramite un sistema di motori elettrici comandati da computer, lo
specchio viene ruotato in modo da catturare i raggi solari e
rifletterli sul paese, creando così un’illuminazione
artificiale durante i mesi invernali.
Nella notte viene riposizionato in modo che il mattino seguente
possa ripartire dalla posizione prestabilita e fare il proprio lavoro
durante l’arco della giornata.
Sei ore di sole assicurate ogni giorno fino al 2
di febbraio, data in cui il sole torna a illuminare il piccolo borgo,
evento festeggiato in grande dagli abitanti di Viganella.
Cosa vedere a Viganella: curiosità
Lo specchio gigante di Viganella non è la
sola attrazione di questa curiosa località: posto a 1000 metri sopra il
mare e a ridosso del confine svizzero, Viganella è la meta
perfetta per gli amanti delle escursioni alpine.
Proprio dal centro di Viganella, nei
pressi della chiesa seicentesca dedicata alla natività di Maria Vergine,
parte un sentiero che porta alle tracce ancora esistenti delle miniere di ferro di Ogaggia.
Un altro consiglio? Percorrete il sentiero che da
Viganella conduce all’Alpe Cavallo, passando attraverso
diversi alpeggi, tra foreste e ruscelli di montagna.
Le telecomunicazioni sono un
asset strategico per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese. La
disponibilità di una infrastruttura di telecomunicazioni performante è
determinante ai fini della competitività. È dunque essenziale essere
informati su quello che sta accadendo nel settore anche per capire in
che direzione sta andando il Paese.
Ecco una lista delle fonti più affidabili.
Mimit: il ministero per le Imprese e Made in Italy è diviso in sezioni.
La sezione “Comunicazioni” è organizzata in due sotto-sezioni: una
dedicata alla banda ultralarga dove è possibile accedere al catasto
delle infrastrutture e al portale bandaultralarga.italia.it dove è
possibile monitorare lo stato dei lavori. L’altra sezione è dedicata a
Internet con tutte le info relative all’Internet governance, la
sicurezza informatica, le autorizzazioni ai provider e la normativa
sull’accessibilità. Nella sezione Media disponibili gli ultimi annunci e
azioni del ministero per accelerare sulla diffusione della connettività
in Italia.
Infratel: la società di Invitalia è impegnata in interventi di
infrastrutturazione del Paese, per il superamento del digital divide e
l’abilitazione alla diffusione di servizi di connettività avanzati. Si
può accedere alla Data Room, lo spazio online progettato per condividere
i dati che sono alla base degli interventi di infrastrutturazione
digitale su tutto il territorio nazionale. Inoltre è presente il link al
portale del piano nazionale banda ultralarga per monitorare lo stato dei
lavori e aanche quello del progetto “Wifi Italia”.
Corecom: i Comitati regionali per le comunicazioni sono gli organi
funzionali di Agcom sul territorio. Sui portali regionali attività,
stato dell’arte sulla diffusione delle reti e ricerche.
FONTI ISTITUZIONALI EUROPEE E INTERNAZIONALI
Dg Connect: è la direzione della Commissione europea per le Reti di
comunicazione dove è possibile trovare tutto il programma di lavoro
della Commissione, i piani strategici e di gestione e infine le
relazioni annuali delle attività con i risultati e risorse utilizzate
dalla direzione anno per anno.
Etsi: lo European Telecommunications Standards Institute è un organismo
internazionale, indipendente e senza fini di lucro, responsabile della
definizione e dell’emissione di standard nel campo delle Tlc in Europa.
Tutti gli standard sono disponibili online.
Itu: l’International Communication Union è l’agenzia Onu per le
telecomunicazioni. Il portale istituzionale elenca e approfondisce le
azioni strategiche che l’ente sta mettendo in campo per ridurre il
digital divide in tutto il mondo e una serie di interviste ad esperti e
membri dell’Agenzia stessa sulle strategie da adottare per un mondo più
connesso.
LE ASSOCIAZIONI ITALIANE
Asstel: l’associazione che raccoglie le grandi telco italiane a
disposizione notizie sulle attività, le legislazioni di riferimento del
settore e lo stato dell’arte sul mondo del lavoro e sulle relazioni
industriali.
Aiip: l’associazione italiana internet provider raccoglie le telco medie
e piccole. Sul portale è possibile accedere ai contenuti sulle attività
dell’organizzazione e degli associati e sul ruolo delle Pmi del settore
per uno sviluppo sostenibile del settore.
Assoprovider: l’associazione rappresenta gli internet service provider.
Online sul portale una serie di contenuti su attività, legislazione e
strategie.
Quadrato della Radio: raccoglie manager, esperti e ricercatori che
“studiano” l’evoluzione delle Tlc in Italia e nel mondo. Sul sito
disponibili tutte le attività e le ricerche.
LE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI
Etno: l’European Telecommunications Network Operators’ Association
raccoglie le telco europee. Il sito fornisce aggiornamenti sulle ultime
notizie e comunicati stampa relativi alle attività di Etno e
all’industria delle telecomunicazioni in generale nonché una serie di
documenti, rapporti e pubblicazioni su argomenti chiave per l’industria
delle telecomunicazioni.
Ecta: la European Competitive Telecommunications Association raccoglie
gli operatori alternativi, compresi gli Mnvo. Su sito le informazioni
sull’associazione, comprese le posizioni e le advocacy rispetto ai temi
che riguardano gli operatori concorrenti in Europa. Disponibili anche
report, analisi e informazioni sulle tendenze del settore.
Ftth Council Europe: è un’organizzazione senza scopo di lucro che
rappresenta gli operatori di rete a banda larga in fibra ottica in
Europa. Sul portale sono disponibili informazioni sui vantaggi della
tecnologia Ftth, report e analisi sugli impatti economici e sociali
della fibra su economia e società e risorse tecniche e informative per
aiutare le telco nella pianificazione e nella realizzazione di reti
Ftth.
Gsma: la Global System for Mobile Communications Association, è
un’organizzazione internazionale che rappresenta gli operatori di Tlc
mobili di tutto il mondo. Disponibili notizie e aggiornamenti sulle
ultime tendenze, innovazioni e sviluppi nel settore delle
telecomunicazioni mobili e anche analisi e studi di mercato. Online
anche risorse e best practice per gli operatori di telefonia mobile,
come linee guida operative, documenti tecnici, standard e regolamenti.
TESTATE E PORTALI ONLINE
CorCom: testata del Gruppo Digital360, è il più importante quotidiano
online italiano che si occupa di tematiche inerenti le Tlc. Sono
disponibili news, approfondimenti e interviste ai protagonisti del
settore che raccontano come sta evolvendo il mondo delle Tlc e l’impatto
su economia e società. Ogni giorno è inviata una newsletter con le
notizie più rilevanti.
Techflix360: è il nuovo centro di risorse del Gruppo Digital360. Un vero
e proprio “knowledge hub” sull’innovazione digitale e le
telecomunicazioni che consente di approfondire gli argomenti di
interesse attraverso white paper, webcast, eBook, infografiche, webinar.
Telecompaper: fornisce notizie, analisi, rapporti di settore e servizi
di consulenza per le industrie delle telecomunicazioni, dei media e
della tecnologia. Telecompaper monitora costantemente l’evoluzione del
settore, raccogliendo informazioni da diverse fonti e fornendo
aggiornamenti sulle tendenze, gli sviluppi e le innovazioni nel campo
delle telecomunicazioni.
Total Telecom: il sito offre notizie, approfondimenti e interviste a
protagonisti del settore delle Tlc europeo e internazionale. Disponibili
anche podcast e webinar.
Mobile World Live: è una piattaforma online che fornisce notizie,
analisi e informazioni sul settore delle telecomunicazioni e della
tecnologia mobile. È gestita dalla Gsma e offre una copertura
dettagliata degli eventi e delle novità dell’industria, tra cui le
ultime tendenze, gli sviluppi tecnologici, le partnership commerciali e
le iniziative di innovazione nel campo delle comunicazioni mobili.
Fierce Telecom: il sito online fornisce aggiornamenti sulle ultime
tendenze, sviluppi e innovazioni nell’industria delle telecomunicazioni.
Fierce Telecom copre una vasta gamma di argomenti, tra cui reti di
comunicazione, servizi di connettività, infrastrutture, tecnologie
emergenti, regolamentazione e molto altro.
l’H2 e’ una riserva di energia non e’ un vettore energetico visto che il
suo rapporto energetico e’ di 2 a 1? Per cui la produzione corretta di
H2 da stoccaggio e’ a km0 .
Vettore energetico significa trasportare l’energia come il gas la
trasporta dai giacimenti nei gas dotti.
H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e conservata in un luogo
definito in funzione dell’uso che se ne puo’ fare in una centrale
elettrica in termini di tempo oppure per l’auto in termini di spazio per
viaggiare . L’H2 e’ un trasporto mediato dell’elettricita’.
Alla base dell’H2 ci sono l’elettricità’ da fonte rinnovabile e l’acqua.
Si produce l’H2 perché dove c’e’ bisogno di energia non si può portare
con un filo elettrico. Per cui l’H2 e’ una riserva di energia che viene
prodotta e posizionata dove e quando serve. Per cui a H2 e non ha senso
produrre H2 con elettricità rinnovabile per poi tornare a produrre
elettricità. A questo punto ha molto più senso produrre elettricità,
prendere un filo elettrico e portare l’elettricità’ dove e quando serve.
Ci sono dei casi in cui l’elettricità’ non può essere portata con un
filo, come per l’autotrazione e quindi si usa l’H2 come riserva di
elettricità da usare in movimento senza un filo o una batteria. Quindi
con l’elettricità’ e l’acqua si produce l’H2 , che poi si libera
rilasciando elettricità con uno spostamento d’acqua dal luogo di
produzione dell’H2 a quello di utilizzo. In una centrale elettrica dove
l’H2 viene prodotto per costituire una riserva, quando l’H2 si
riutilizza anche l’acqua viene recuperata . Sia per l’autotrazione sia
per le centrali elettriche la produzione ottimale e’ a KM0 . Cioe’ il
distributore e la produzione di energia elettrica. Ecco perche’ non ha
senso H2MED.
PROGETTO ITH2 per;
1) un progetto nazionale integrato energia-clima PNIEC
2) PRODUZIONE DELLA TOYOTA PRIUS H2 A TORINO
Premessa: La produzione dell’H2 e’ quella di una infrastruttura che
produca energia rinnovabile con fotovoltaico che non consumi territorio
e con boe marine per produrre H2 a KM0 con idrogenatori.
OBIETTIVO : H2 KM0 e’ l’obiettivo finale in quanto il rapporto energico
fra la produzione ed il risultato e’ di 2 a 1. Significa che per
produrre 1 di H2 con idrogenatore occorre utilizzare 2 energia
elettrica. Per cui non hanno senso gli idrogenodotti per trasportare H2,
in quanto ha una convenienza produrre H2 dove viene utilizzato. Ecco
perche’ ha piu’ senso trasportare l’elettricità con elettrodotti, da
fonte rinnovabile per produrre H2 dove quando serve.
A COSA PUO’ SERVIRE L’H2 ?: 2 possono essere gli utilizzi dell’H2
1) Autotrazione
2) Produzione di energia elettrica quando le energie rinnovabili non
sono disponibili.
PROGETTI DI SVILUPPO: Sviluppando rapidamente una rete dell’H2 per
autotrazione attraverso la GDO ed AUTOGRILL si possono realizzare
pensiline fotovoltaiche per produrre energia elettrica per l’H2.
Con una base distributiva dell’H2 si creano le premesse ed un modello
europeo per la domanda di H2 e delle auto ad H2 per cui si può arrivare
a produrre negli stabilimenti Pininfarina la futura top dell’H2 : TOYOTA
PRIUS H2.
L’8 settembre 1943 a Modena
La sera dell’8 settembre 1943 il generale Matteo Negro presidia il
Palazzo ducale di Modena. I militari presenti sono troppo pochi per
tentare una difesa. Diversi sono impegnati nel campo estivo alle Piane
di Mocogno, agli ordini del colonnello Giovanni Duca.
Negro, tutt’altro che ostile ai
nazisti, decide di consegnarsi alle forze occupanti. In città
cerca di resistere soltanto un reparto del 6° reggimento di artiglieria,
che punta alcuni pezzi contro i nazisti. Poco dopo, tuttavia, il comando
ordina di desistere e la Wehrmacht trova via libera.
Il mattino del 9 settembre i modenesi si risvegliano sotto l’occupazione
nazista. La situazione è molto confusa, ma il cronista Adamo Pedrazzi
non teme che si scatenino particolari violenze. La città sembra ordinata
e piuttosto pronta ad abituarsi alla nuova situazione. Le cose sono però
molto diverse là dove la fame si fa sentire.
In vari luoghi della provincia i civili prendono d’assalto ammassi e
salumifici per evitare che le scorte finiscano nelle mani dei militari.
I più disperati cercano di accaparrarsi quel cibo che è sempre più raro.
Da qualche parte la foga è tale da generare veri e propri pericoli. A
Castelnuovo Rangone i nazisti intervengono con le armi mentre tante
persone cercano di portare via qualcosa dal salumificio Villani.
Passano alcuni giorni e la situazione diventa più chiara. I nazisti non
sembrano voler infierire con la violenza, ma
i fascisti della Repubblica
sociale italiana si mostrano subito determinati ad affermare la propria
autorità. Pretendono che le famiglie restituiscono il cibo prelevato
dagli ammassi e gli oggetti abbandonati dai militari in fuga. Non
vogliono che nessuno sgarri. Pur di evitare il tradimento del patto con
la Germania nazista, sono disposti a scatenare una guerra civile.
TUTTO QUELLO CHE GAIA TORTORA NON VUOLE VEDERE
E SAPERE :
Dott.Alberto Donzelli Conferenza 21/03/2024
Hotel "Il Chiostro" Verbania Intra
STRAGI DI STATO PER SPECULAZIONE INTERNAZIONALE DA VACCINI
«Qual
è l’incidenza assoluta di ictus ischemico e attacco ischemico
transitorio dopo una vaccinazione bivalente COVID-19?».
A questa domanda hanno cercato di rispondere in uno studio pubblicato su
MedRxiv i ricercatori del Kaiser Permanente Katie Sharff, Thomas K
Tandy, Paul F Lewis ed Eric S Johnson che hanno rilevato ben 100mila
casi di ictus ischemico tra pazienti americani over 65 del Nord-Ovest
vaccinati con i sieri genici mRNA Pfizer o Moderna.
L’ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve
abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La
conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto
cerebrale, e di conseguenza all’ictus ischemico. E’ pertanto una
patologia che mette in correlazione due note reazioni avverse dei sieri
genici Covid mRNA o mDNA: le patologie cardiovascolari e quelle
neurocerebrali, vergognosamente occultate dalla Pfizer nei suoi trial
clinici.
«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su
pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18
anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del
vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I
pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al
KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21
giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido
Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato
possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla
vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella
posizione primaria che in qualsiasi posizione».
E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata
“Rischio
di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19
in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke
after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health
System)”.
«Abbiamo aspettato 90 giorni dalla fine del follow-up (21 marzo 2023)
per l’accumulo completo dei dati non KP prima di analizzare i dati per
tenere conto del ritardo nell’elaborazione delle richieste di
risarcimento assicurativo al di fuori dell’ospedale – proseguono i
ricercatori di Kaiser Permanente – Due medici hanno giudicato possibili
casi rivedendo le note cliniche nella cartella clinica elettronica. Le
analisi sono state stratificate per età pari o superiore a 65 anni per
consentire confronti con i VSD che hanno riferito alla riunione
dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) l’incidenza di
ictus ischemico o TIA (incidenza riportata da VSD; 24,6 casi di ictus
ischemico o TIA per 100.000 pazienti vaccinato)».
I
risultati dello studio sono stati sconcertanti ed hanno confermato anche
la ricerca tedesca che per prima aveva segnalato la pericolosità dei
booster bivalenti che erano stati testati solo sui topi ma, nonostante
ciò, furono raccomandati dal Dipartimento della Salute USA e dal
Ministero della Salute italiano anche per i bambini.
«L’incidenza di ictus ischemico o TIA è stata di 34,3 per 100.000 (IC al
95%, da 17,7 a 59,9) nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni che
hanno ricevuto il vaccino bivalente Pfizer, sulla base di un codice
diagnostico nella posizione primaria del pronto soccorso o dell’ospedale
scarico. L’incidenza è aumentata a 45,7 per 100.000 (IC 95% da 26,1 a
74,2) quando abbiamo ampliato la ricerca a una diagnosi in qualsiasi
posizione e non ci siamo pronunciati per la conferma. Tuttavia, la
maggior parte di queste diagnosi aggiuntive di ictus apparente o TIA
erano diagnosi di falsi positivi basate sul giudizio dei medici. La
stima dell’incidenza basata sulla posizione primaria concordava
strettamente con la stima dell’incidenza basata su qualsiasi posizione e
giudizio medico: 37,1 su 100.000 (IC 95% da 19,8 a 63,5). Il 79% dei
casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali non di
proprietà del sistema di consegna integrato».
«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus
ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni
vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati
dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in
ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e
un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento
assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile
della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. Il
giudizio medico di tutti i casi in questo studio ha consentito stime
accurate dell’incidenza assoluta dell’ictus per 100.000 destinatari del
vaccino ed è utile nel calcolo del beneficio netto per le
raccomandazioni politiche e il processo decisionale condiviso».
«Poiché i vaccini COVID-19 caricano il corpo con il codice genetico per
la proteina trombogenica e letale Wuhan Spike, coloro che prendono un
vaccino sono vulnerabili a una catastrofe se vengono infettati da
SARS-CoV-2 dopo aver recentemente preso uno dei vaccini» il famoso
cardiologo americano Peter McCullough ha commentato così lo studio del
professor Fadi Nahab dei Dipartimenti di Neurologia e Pediatria della
Emory University a cui avevamo dedicato ampio risalto.
«Nahab e colleghi di Emory hanno analizzato un database statale di
destinatari del vaccino COVID-19. Circa 5 milioni di georgiani adulti
hanno ricevuto almeno un vaccino COVID-19 tra dicembre 2020 e marzo
2022: il 54% ha ricevuto BNT162b2, il 41% ha ricevuto mRNA-1273 e il 5%
ha ricevuto Ad26.COV2.S. Quelli con concomitante infezione da COVID-19
entro 21 giorni dalla vaccinazione avevano un aumentato rischio di ictus
ischemico (OR = 8,00, 95% CI: 4,18, 15,31) ed emorragico (OR = 5,23, 95%
CI: 1,11, 24,64)» scrive McCullough nel suo Substack citando l’abstract
dello studio.
«Questa analisi mostra uno dei tanti grandi pericoli presenti nello
sviluppo e nel lancio rapidi di un vaccino senza una sicurezza e un
monitoraggio dei dati sufficienti. L’ictus è un risultato devastante e
sembra che un gran numero di casi debilitanti avrebbe potuto essere
evitato se i vaccini COVID-19 fossero stati ritirati dal mercato nel
gennaio 2021 per eccesso di mortalità. I pazienti in questo studio
sarebbero stati risparmiati da ictus e disabilità» aggiunge il
cardiologo americano rilevando l’importanza dello studio.
Verissimo! Ma quanti ictus avrebbero potuto essere evitati se lo studio
fosse stato revisionato e pubblicato mesi fa sia sulla prestigiosa
rivista che poi su PUBMED, la libreria scientifica dell’Istituto
Nazionale della Salute americano (NIH) che l’ha ripreso?
Il 13 novembre, mi sono unito alla deputata statunitense Marjorie Taylor
Greene e a sette suoi colleghi repubblicani della Camera, in
un'audizione intitolata Injuries Caused by COVID-19 Vaccines, che
ha esplorato i potenziali collegamenti tra la vaccinazione COVID-19 e
gli eventi avversi tra cui miocardite, pericardite e coaguli di sangue.
, danni neurologici, arresto cardiaco, aborti spontanei, problemi di
fertilità e altro ancora. Il gruppo ha ascoltato le testimonianze sugli
eventi avversi dei vaccini da parte degli esperti medici Dr. Robert
Malone e Dr. Kimberly Biss e ha anche ascoltato l'avvocato Thomas Renz
che rappresentava gli informatori del Dipartimento della Difesa (DOD)
che hanno rivelato aumenti di diagnosi mediche tra i membri del servizio
registrati in un DOD Banca dati. Scopri di più in questo comunicato
stampa .
Il British Medical Journal ha accusato la
Food and Drug Administration, l’ente americano regolatore dei farmaci,
di aver occultato il risultato di un grande studio di farmacovigilanza
attiva, quindi non basato solo su segnalazioni individuali e gratuite a
database (EudraVigilance gestita da EMA nell’Unione Europea e VAERS da
CDC negli Stati Uniti), si è invece concentrato anche sul follow-up di
alcuni vaccinati.
La ricerca statistica denominata “Sorveglianza della sicurezza del
vaccino COVID-19 tra le persone anziane di età pari o superiore a 65
anni” è stata finalmente rilasciata dalla FDA e pubblicata il 1°
dicembre 2022 dalla rivista specializzata Journal of Vaccine and
Elsevier di Science Direct.
Il primo firmatario è Hui-Lee Wong,
Direttrice associata per l’innovazione e lo sviluppo dell’Ufficio di
biostatistica ed epidemiologia, Centro per la valutazione biologica
della Food and Drug Administration statunitense, Silver Spring, MD, USA.
Lo studio si concentra sui dati relativi a 30.712.101 persone anziane.
DOPO
I VACCINI 15 INCIDENTI DI BUS PER MALORI DEI CONDUCENTI
Piazzola sul Brenta (PD), Marzo 2022, “Malore dopo l’incidente a
Piazzola sul Brenta, grave un autista di bus. Il conducente 44enne ha
tamponato un autocarro. Dopo la telefonata a BusItalia si è accasciato
sul volante perdendo i sensi”;
Cesena, Dicembre 2022, “Cesena, malore mentre guida l’autobus: 9 auto
danneggiate”;
Trento, Aprile 2023, “Paura a Trento, l’autista ha un malore e il bus
esce di strada: il mezzo resta in bilico sul muretto del giardino di una
casa”;
La Spezia, Maggio 2022, “Malore improvviso per l’autista dello
scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri”, Catania, Ottobre 2022,
“Catania: autista si sente male, bus si schianta”;
Limone Piemonte, Marzo 2023, “maestra interviene per malore autista”;
Sandrà di Castelnuovo del Garda (VR), “Verona, l’autista ha un malore:
il bus degli studenti esce di strada e finisce in un vigneto”
(conducente di soli 26 anni);
Alessandria, Aprile 2022, “Autista di pullman muore alla guida per un
malore”;
Settingiano (CZ), Luglio 2023, “Accosta ai primi sintomi: autista salva
passeggeri bus prima di morire di infarto”;
Venezia, Ottobre 2022, “Malore improvviso prima di prelevare una
scolaresca: Oscar Bonazza muore a 63 anni;
Roma, Dicembre 2022, “Roma, bus con 41 bimbi a bordo finisce fuori
strada per malore autista”;
Cittadella (PD), Gennaio 2023, “Autista di scuolabus muore alla guida
per un malore e centra un pullman a Cittadella. Il conducente aveva
appena lasciato gli alunni a scuola”;
Genova, Luglio 2023, “Autobus sbanda e colpisce le auto in sosta per un
malore dell’autista. L’autista è stato accompagnato al Pronto soccorso
un condizioni di media gravità”;
Cagliari, Maggio 2023, “Malore improvviso, l’autista perde il controllo
del bus, esce di strada e abbatte due semafori: strage sfiorata”;
Piacenza, Aprile 2023, “Autobus di linea contro un albero dopo il malore
dell’autista”… Il più curioso, guardacaso, è poi questo;
L’Aquila, Luglio 2023, “Troppo caldo a bordo del bus, autista
dell’Azienda mobilità aquilana (Ama) viene colpito da un malore”.
27.11.23
Su 326 autopsie di vaccinati morti «un totale
di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come
direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la
vaccinazione COVID-19».
A scriverlo nero su bianco è una ricerca pubblicata in pre-print (ovvero
ancora in attesa di revisione paritaria che potrebbe arrivare tra un
mese o tra due anni) dal sito Zenodo che non può essere ritenuta una
piattaforma poco affidabile in quanto è gestito dal CERN per OpenAIRE.
Zenodo è un archivio open access per le
pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. Il suo nome deriva da
Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande biblioteca di
Alessandria che ha messo le basi per la costruzione della
biblioteconomia.
L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta
con la sigla CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle
particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, alla
periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. La
convenzione che lo istituiva fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati
membri mentre oggi ne fanno parte 23 più alcuni osservatori, compresi
stati extraeuropei.
OpenAIRE è un partenariato senza scopo di lucro di 50 organizzazioni,
fondato nel 2018 come entità giuridica greca, OpenAIRE A.M.K.E, per
garantire un’infrastruttura di comunicazione accademica aperta e
permanente a sostegno della ricerca europea.
Lo studio è stato presentato dal laureato in
science (BS) Nicolas Hulscher presso il Dipartimento di Epidemiologia
dell’Università del Michigan lo scorso venerdì 17 novembre 2023 durante
una “poster session”. In ambito accademico l’esposizione di un “poster”,
in un congresso o una conferenza con un focus accademico o
professionale, è la presentazione di informazioni di ricerca sotto forma
di poster cartaceo che i partecipanti alla conferenza possono
visualizzare.
Il giovane Hulsher è stato accreditato con un progetto approvato
denominato “Systematic Review of Autopsy Findings in Deaths after
COVID-19 Vaccination – Revisione sistematica dei risultati dell’autopsia
nei decessi dopo la vaccinazione COVID-19” in cui ha potuto fregiarsi di
mentor senior di fama mondiale soprattutto nell’ambito delle inchieste
sui danni da sieri genici mRNA o mDNA.
McCullough, che ha dato risalto all’evento
sul suo substack, è il noto cardiologo americano che per primo ha
denunciato i pericoli di miocarditi letali, confermati dagli studi FDA,
CDC e infine anche dall’EMA, mentre Makis è l’oncologo canadese che ha
scoperto il fenomeno del turbo-cancro.
Nei mesi scorsi lo studio era stato pubblicato anche dalla nota rivista
britannica The Lancet che però lo aveva ritirato dopo 24 ore perché
aveva scatenato – giustamente – una bufera sui media, sui social e di
conseguenza nella comunità scientifica internazionale.
presentazione ufficiale presso l’Università
de Michigan e dalla pubblicazione sul sito Zenodo gestito dal CERN.
D’altronde soltanto una volontà paranoica di censura potrebbe oscurarlo
essendo basato su una semplice analisi di documenti pubblicati sul più
importante archivio medico del mondo: la libreria PUBMED gestita
dall’NIH, ovvero l’Istituto Nazionale per la Salute del Governo USA.
«Il rapido sviluppo e l’ampia diffusione dei vaccini contro il COVID-19,
combinati con un elevato numero di segnalazioni di eventi avversi, hanno
portato a preoccupazioni sui possibili meccanismi di danno, tra cui la
distribuzione sistemica delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e
dell’mRNA, il danno tissutale associato alle proteine spike, la
trombogenicità, disfunzione del sistema immunitario e cancerogenicità.
Lo scopo di questa revisione sistematica è indagare i possibili
collegamenti causali tra la somministrazione del vaccino COVID-19 e la
morte utilizzando autopsie e analisi post mortem».
Si legge nell’Abstract della ricerca che fa
riferimento a problematiche già certificate separatamente da altre
decine di studi come quello del biochimico italiano Gabriele
Segalla sulle nanoforme e sugli eccipienti tossici del siero genico
Comirnaty di Pfizer-Biontech autorizzato dall’European Medicines Agency
nonostante non potesse “non sapere della tossicità delle inoculazioni”.
«Abbiamo cercato tutti i rapporti autoptici e necroscopici pubblicati
relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023 – riferiscono
Hulsher et al. – Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo
screening dei nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti
che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necroscopia. Tre
medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e hanno
determinato se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse la causa diretta
o avesse contribuito in modo significativo alla morte».
«Il sistema di organi più implicato nella
morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare
(53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio
(8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti
tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato
di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una
settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240
decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come
direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la
vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo
(link a fondo pagina).
Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e
medici:
«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi
noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di
morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte
guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un
nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi.
Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i
nostri risultati».
«Il sistema di organi più implicato nella
morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare
(53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio
(8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti
tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato
di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una
settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240
decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come
direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la
vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo
(link a fondo pagina).
Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e
medici:
«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi
noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di
morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte
guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un
nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi.
Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i
nostri risultati».
La
ricerca pubblicata sul sito Zenodo gestito dal CERN – link al fondo
dell’articolo tra le fonti
Brevetto Moderna ammette i problemi di tumori
nel DNA da laboratorio
Bre
Leggiamo infatti nel brevetto dell’agosto 2019 sui vaccini
mRNA contro il virus parainfluenzale umano 3 (HPIV-3) quanto segue:
“L’iniezione diretta di DNA geneticamente modificato (ad esempio DNA
plasmidico nudo) in un ospite vivente fa sì che un piccolo numero delle
sue cellule producano direttamente un antigene, determinando una
risposta immunologica protettiva. Da questa tecnica, tuttavia, derivano
potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale,
che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di
geni oncosoppressori”.
La soppressione del gene che contrasta lo sviluppo dei tumori
è proprio quel meccanismo che molti oncologi ritengono sia responsabile
delle forme anomale di turbo-cancro rilevate tra le persone vaccinate
coi sieri genici mRNA Covid
21.10.23
Giovedì Health Canada ha confermato la
presenza di contaminazione del DNA nei vaccini Pfizer COVID-19 e ha
anche confermato che Pfizer non ha rivelato la contaminazione
all’autorità sanitaria pubblica. La contaminazione del DNA include il
promotore e potenziatore Simian Virus 40 (SV40) che Pfizer non aveva
precedentemente rivelato e che secondo alcuni esperti rappresenta un
rischio di cancro a causa della potenziale integrazione con il genoma
umano.
Health Canada, l’autorità sanitaria pubblica del paese, ha dichiarato a
The Epoch Times che mentre Pfizer ha fornito le sequenze complete di DNA
del plasmide nel suo vaccino al momento della presentazione iniziale, il
produttore del vaccino “non ha identificato specificamente la sequenza
SV40”.
“Health Canada si aspetta che gli sponsor identifichino qualsiasi
sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide
(come un potenziatore SV40) al momento della presentazione”, ha
affermato.
L’ammissione di Health Canada è arrivata dopo che due scienziati, Kevin
McKernan e Phillip J. Buckhaults, Ph.D., hanno scoperto la presenza di
DNA plasmidico batterico nei vaccini mRNA COVID-19 a livelli
potenzialmente 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dagli Stati
Uniti. Food and Drug Administration (FDA) e Agenzia europea per i
medicinali. L’immunologo virale Dr. Byram Bridle dell’Università di
Guelph in Canada, commentando l’ammissione di Health Canada ha scritto
sul suo Substack: “Questa è un’ammissione di proporzioni epiche”.
Bridle ha anche scritto:
“Bisogna chiedersi perché la Pfizer non abbia voluto rivelare la
presenza di una sequenza di DNA biologicamente funzionale a un ente
regolatore sanitario. Alla Pfizer è stato richiesto di rivelare alle
agenzie di regolamentazione sanitaria tutte le sequenze bioattive nel
DNA plasmidico batterico utilizzato per produrre le loro
iniezioni.Bridle ha osservato che sono trascorsi “818 giorni in totale”
da quando l’Università di Guelph gli ha vietato di accedere al suo
ufficio e al suo laboratorio per aver tentato di condurre ricerche
simili, mentre altri ricercatori “sono stati al centro di attacchi da
parte di molti cosiddetti ‘esperti di disinformazione’, ” anche se
nessuno “è stato in grado di confutare le proprie scoperte”.
L’immunologa, biologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha dichiarato a
The Defender: “DNA residuo è stato trovato nei prodotti Pfizer e Moderna
– e soprattutto Pfizer -, in fiale più vecchie e più nuove, incluso il
monovalente per adulti XBB.1.5 [ vaccino].”
Rose ha affermato che ciò indica che tale contaminazione “è un problema
continuo”.
In osservazioni separate fatte mercoledì al programma “Good Morning CHD”
di CHD.TV, Rose ha detto che McKernan “ha anche esaminato il vaccino
Janssen [Johnson & Johnson] e ha scoperto DNA residuo a livelli molto
alti”. “Il DNA plasmidico viene utilizzato nella produzione di
vaccini mRNA e dovrebbe essere rimosso a un livello inferiore a una
soglia stabilita dalle agenzie di regolamentazione sanitaria prima che
il prodotto finale venga rilasciato per la distribuzione”, ha riferito
The Epoch Times.
La scoperta di McKernan ha reso “possibile per Health Canada confermare
la presenza del potenziatore sulla base della sequenza di DNA plasmidico
presentata da Pfizer rispetto alla sequenza del potenziatore SV40
pubblicata”, ha affermato Health Canada.
L’SV40 è spesso utilizzato nella terapia
genica per la sua capacità unica di trasportare geni alle cellule
bersaglio.
Nel processo di produzione del vaccino, l’SV40 “viene utilizzato come
potenziatore per guidare la trascrizione genetica”, ha scritto The Epoch
Times. McKernan il mese scorso “ha avvertito che la presenza di plasmidi
di DNA nei vaccini significa che potrebbero potenzialmente integrarsi
nel genoma umano”.
Descrivendo la ricerca di McKernan come “ineccepibile”, Kirsch ha
scritto sul suo Substack: “Il DNA dura per sempre e, se si integra nel
tuo genoma, produrrai il suo prodotto per sempre”.
“Ciò può far sì che la cellula appena
programmata si riproduca e produca mRNA con le risultanti proteine
spike per un tempo sconosciuto, potenzialmente per sempre e persino
per la generazione successiva”.
23.09.23
L'Asl
To5 l'aveva sospesa nel periodo Covid perché non vaccinata bloccando la
retribuzione, ora dovrà restituire stipendi e interessi Il tribunale dà ragione alla dipendente No Vax
massimiliano rambaldi
L'Asl To 5 l'aveva sospesa dal suo lavoro d'ufficio nel periodo Covid,
perché si era rifiutata di vaccinarsi interrompendole anche il pagamento
dello stipendio. Una volta rientrata, alla fine delle restrizioni
previste, la donna aveva fatto causa all'azienda sanitaria nonostante in
quel periodo ci fossero delle direttive ben chiare sull'obbligo
vaccinale. Dieci giorni fa la decisione, per certi versi inaspettata,
del tribunale del lavoro di Torino: con la sentenza 1552 i giudici hanno
infatti accolto il ricorso della dipendente, accertando e dichiarando
«l'illegittimità della sospensione dal servizio – si legge nel documento
pubblicato dall'azienda sanitaria di Chieri – condannando quindi l'Asl
To 5 a corrispondere alla dipendente il trattamento retributivo
richiesto, oltre agli interessi, rivalutazione e compensazione delle
spese di lite». In sostanza, secondo quel giudice, l'Asl non poteva
sospendere la donna dal posto di lavoro e men che meno negarle lo
stipendio. E ora, nell'immediato, dovrà pagarle tutto, interessi
compresi nonché le spese legali. Questo perché, nonostante l'azienda
sanitaria abbia già deciso di ricorrere in appello contro tale sentenza:
«in ragione della provvisoria esecutività della stessa – spiegano dalla
direzione nella medesima documentazione - pur non essendo passata in
giudicato, l'Asl è tenuta all'ottemperanza». Gli importi dovuti e i
giorni di sospensione della dipendente non sono stati resi noti.
La dipendente in questione lavora in ambito amministrativo e non è a
contatto con pazienti di un ospedale specifico. Ricordiamo tutti, però,
che il governo si era dimostrato estremamente rigoroso contro chi non
voleva ricevere il vaccino. In assenza di motivazioni valide (l'unica
accettata era una certificata grave patologia pregressa) la persona no
vax non poteva più esercitare la propria professione e, qualora fosse
stato possibile, doveva essere destinata a mansioni alternative. In caso
di impossibilità a spostamenti, sarebbe scattata l'immediata sospensione
non retribuita che poteva terminare solo una volta effettuata la
vaccinazione. Altrimenti il divieto di andare al lavoro sarebbe
continuato fino al completamento della campagna vaccinale. In sostanza
quello che è capitato nel caso in questione. La dipendente aveva però
deciso di intraprendere le vie legali perché pretendeva di essere
regolarmente pagata e di lavorare ugualmente, anche senza aver seguito
il percorso anti Covid. Presentando a sua difesa documentazioni che il
giudice del lavoro, a quanto pare, ha ritenuto valide. «La decisione e
la linea interpretativa del tribunale del lavoro non può essere
condivisa – spiegano dall'azienda sanitaria -, in quanto non è coerente
con il dispositivo contenuto nel decreto legge 172 del 2021, anche alla
luce del diverso orientamento espresso sul punto dalla Corte d'Appello
di Torino, sezione lavoro». Immediata quindi la decisione di ricorrere
in appello, affidando la questione ai legali di fiducia.
—
22.09.23
Testimonianza coraggiosa del dottor Phillip Buckhaults dell'Università
della Carolina del Sud.
I “vaccini” Covid non sono stati adeguatamente testati e i loro danni
non sono stati adeguatamente indagati. La FDA e il CDC devono ammettere
i propri fallimenti normativi ed essere onesti con il pubblico.
La Ricerca delle Università Australiane
basata su 253 Studi Internazionali
L’hanno pubblicata gli scienziati autraliani Peter I Parry dell’Unità
clinica di ricerca sulla salute dei bambini, Facoltà di Medicina,
Università del Queensland, South Brisbane, Australia, Astrid
Lefringhausen, Robyn Cosford e Julian Gillespie, Children’s Health
Defense (Capitolo Australia), Huskisson, Conny Turni, Ricerca
microbiologica, QAAFI (Queensland Alliance for Agriculture and Food
Innovation), Università del Queensland, St. Lucia, Christopher J. Neil,
Dipartimento di Medicina, Università di Melbourne, Melbourne, e Nicholas
J. Hudson, Scuola di Agricoltura e Scienze Alimentari, Università del
Queensland, Brisbane.
E’ un colossale lavoro di letteratura
scientifica basato su ben 253 studi nei quali vengono citati i più
significativi sulla tossicità della proteina Spike e dei vaccini che la
innesca nell’organismo attraverso i vettori mRNA. Vengono infatti
menzionati lavori sulle malattie autoimmuni della biofisica Stephanie
Seneff, scienziata del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of
Technology) di Cambridge, del cardiologo americano Peter McCullough
(fonte 29 nello studio linkato a fondo pagina), quelli sui rischi di
tumori dell’oncologo britannico Angus Dalgleish (fonti 230-231), quelli
dell’esperto di genomica Kevin McKernan sulla replicazione cellulare dei
plasmidi di Dna Spike nel corpo umano (fonte 91), quelli della chimica
americana Alana F. Ogatache fu tra le prime a denunciare la pericolosità
dei sieri genici mRNA Moderna (fonte 52), ed ovviamente non poteva
mancare lo strepitoso e rivoluzionario del biochimico italiano Gabriele
Segalla sulle nanoparticelle tossiche del vaccino Comirnaty di
Pfizer-Biontech (fonte 61).
“Spikeopatia”: la proteina Spike del COVID-19
è patogena, sia dall’mRNA del virus che da quello del vaccino.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine (link allo studio
completo a fondo pagina)
La pandemia di COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e
profondi disagi alla società. La produzione di vaccini “sicuri ed
efficaci” era un obiettivo chiave per la salute pubblica. Purtroppo,
tassi elevati senza precedenti di eventi avversi hanno messo in ombra i
benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta prove dei
danni diffusi dei nuovi vaccini anti-COVID-19 mRNA e adenovettoriali ed
è innovativa nel tentativo di fornire una panoramica approfondita dei
danni derivanti dalla nuova tecnologia nei vaccini che si basavano sulla
produzione di cellule umane di un antigene estraneo che presenta
evidenza di patogenicità.
Questo primo articolo esplora i dati
sottoposti a revisione paritaria in contrasto con la narrativa “sicura
ed efficace” collegata a queste nuove tecnologie. La patogenicità delle
proteine spike, denominata “spikeopatia”, derivante dal virus
SARS-CoV-2 o prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un
“virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia
molecolare e fisiopatologia.
La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal
sito di iniezione mediante nanoparticelle lipidiche o trasportatori di
vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi.
Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per
trasportare l’mRNA; N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la
funzione dell’mRNA sintetico; l’ampia biodistribuzione dei codici mRNA e
DNA e le proteine spike tradotte, e l’autoimmunità attraverso la
produzione umana di proteine estranee, contribuiscono agli effetti
dannosi.
Questo articolo esamina gli effetti
autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, potenziali oncologici e le
prove autoptiche per la spikeeopatia. Con le numerose tecnologie
terapeutiche basate sui geni pianificate, una rivalutazione è necessaria
e tempestiva.
Discussione
Abbiamo iniziato questo articolo citando la risposta dell’ente
regolatore sanitario australiano, il TGA, alla domanda di un senatore
australiano sui rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule
umane a produrre la proteina spike SARS-CoV-2. La risposta è stata che
la proteina Spike non era un agente patogeno. Abbiamo presentato prove
significative che la proteina spike è patogena. Ciò vale quando fa parte
del virus, quando è libero ma di origine virale e quando è prodotto nei
ribosomi dall’mRNA dei vaccini COVID-19 mRNA e adenovettoreDNA. I
meccanismi fisiopatologici d’azione della proteina spike continuano ad
essere chiariti.
Abbiamo stabilito che la proteina spike
provoca danni legandosi al recettore ACE-2 e quindi sottoregolando il
recettore, danneggiando le cellule endoteliali vascolari. La proteina
spike ha un dominio legante simile alla tossina, che si lega a α7 nAChR
nel sistema nervoso centrale e nel sistema immunitario, interferendo
così con le funzioni di nAChR, come la funzione di ridurre
l’infiammazione e le citochine proinfiammatorie, come IL-6. Il
collegamento con le malattie neurodegenerative avviene anche attraverso
la capacità della proteina “spike” di interagire con le proteine che
formano l’amiloide leganti l’eparina, avviando l’aggregazione delle
proteine cerebrali.
La persistenza della proteina spike causa un’infiammazione persistente
(infiammazione cronica), che potenzialmente alla fine sposta il sistema
immunitario verso la tolleranza immunitaria (IgG4). Un effetto
particolare per le donne e la gravidanza è il legame della proteina
Spike al recettore alfa degli estrogeni, che interferisce con il
messaggio degli estrogeni.
La proteina Spike è citotossica all’interno
delle cellule attraverso l’interazione con i geni soppressori del cancro
e causando danni mitocondriali. Le proteine spike espresse sulla
superficie delle cellule portano alla risposta autoimmune citopatica.
La proteina spike libera si lega all’ACE-2 su altre cellule di organi e
sangue. Nel sangue la proteina Spike induce le piastrine a rilasciare
fattori di coagulazione, a secernere fattori infiammatori e a formare
aggregati leucociti-piastrine. La proteina spike lega il fibrinogeno,
inducendo la formazione di coaguli di sangue.
Esiste anche un’omologia problematica tra la
proteina spike e le proteine chiave nel sistema immunitario adattativo
che portano all’autoimmunità se vaccinati con l’mRNA che produce la
proteina spike.
I fattori farmacocinetici contribuiscono alla fisiopatologia. Come
accennato, lo studio sulla biodistribuzione di Pfizer (dove il 75% delle
molecole trasportatrici di nanoparticelle lipidiche ha lasciato il
deltoide per tutti gli organi entro 48 ore) per il PMDA giapponese era
noto alla TGA australiana prima dell’autorizzazione provvisoria dei
vaccini mRNA COVID-19 per l’Australia popolazione [5]. Poiché causano la
replicazione della proteina Spike in molti organi, i vaccini basati sui
geni agiscono come virus sintetici.
Il trasportatore di nanoparticelle lipidiche dell’mRNA e il PEG
associato che rende il complesso mRNA-LNP più stabile e resistente alla
degradazione, hanno i propri effetti tossici; le nanoparticelle
lipidiche principalmente attraverso effetti proinfiammatori e il PEG
mediante anafilassi in individui sensibili.
Röltgen et al. [53] hanno scoperto che l’mRNA
stabilizzato con N1-metilpseudouridina nei vaccini COVID-19 produce
proteine spike per almeno 60 giorni. Altre ricerche citate sulla
retroposizione del codice genetico [249] suggeriscono la possibilità che
tale produzione di una proteina patogena estranea possa potenzialmente
durare tutta la vita o addirittura transgenerazionale.
Un ampio corpo di ricerche emergenti mostra che la stessa proteina
spike, in particolare la subunità S1, è patogena e causa infiammazione e
altre patologie osservate nel COVID-19 acuto grave, probabilmente nel
COVID-19 lungo, e nelle lesioni da vaccino mRNA e adenovettoriDNA
COVID-19 . La parola “spikeopatia” è stata coniata dal ricercatore
francese Henrion-Caude [98] in una conferenza e dati gli effetti
patologici vari e sostanziali della proteina spike SARS-CoV-2,
suggeriamo che l’uso del termine avrà un valore euristico.
La piccopatia esercita i suoi effetti, come
riassunto da Cosentino e Marino [86] attraverso l’aggregazione
piastrinica, la trombosi e l’infiammazione correlate al legame
dell’ACE-2; interruzione delle glicoproteine transmembrana CD147 che
interferiscono con la funzione cardiaca dei periciti e degli eritrociti;
legandosi a TLR2 e TLR4 innescando cascate infiammatorie; legandosi
all’ER alfa probabilmente responsabile delle irregolarità mestruali e
dell’aumento del rischio di cancro attraverso le interazioni con p53BP1
e BRCA1. Altre ricerche mostrano ulteriori effetti spikeo-patologici
attraverso la produzione di citochine infiammatorie indotte da ACE-2, la
fosforilazione di MEK e la downregulation di eNOS, compromettendo la
funzione delle cellule endoteliali.
Effetti particolarmente nuovi della proteina spike comportano lo
squilibrio del sistema colinergico nicotinico attraverso l’inibizione di
α7 nAChR, portando a vie biochimiche antinfiammatorie alterate in molte
cellule e sistemi di organi, nonché a un alterato tono vagale
parasimpatico.
Le lesioni provocate dal vaccino mRNA e adenovettoriale del COVID-19 si
sovrappongono alla grave malattia acuta da COVID-19 e al COVID lungo, ma
sono più varie, data la più ampia biodistribuzione e la produzione
prolungata della proteina spike.
La miopericardite è riconosciuta ma spesso è
stata minimizzata come lieve e rara, tuttavia l’evidenza di una
miopericardite subclinica correlata al vaccino COVID-19 relativamente
comune [113,115] e l’evidenza autoptica [246,247,248] suggeriscono un
ruolo nelle morti improvvise in persone relativamente giovani e in forma
[116,117 ]. Le proteine spike hanno anche meccanismi per aumentare la
trombosi attraverso l’infiammazione correlata all’ACE-2, il disturbo del
sistema dell’angiotensina [119], il legame diretto con i recettori ACE-2
sulle piastrine [1], l’interruzione dell’antitrombina [122], ritardando
la fibrinolisi [123] (prestampa) e riducendo la repulsione
elettrostatica degli eritrociti che porta all’emoagglutinazione [124].
Le malattie autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione COVID-19
potrebbero riguardare l’omologia della proteina spike e, nella malattia
virale che include altre proteine SARS-CoV-2, con le proteine umane
[5,138].
Il complesso mRNA-LNP attraversa la BBB e i
disturbi neurologici sono altamente segnalati nei database di
farmacovigilanza a seguito dei vaccini COVID-19. Numerosi meccanismi di
spikepatia vengono chiariti come disturbi sottostanti che coinvolgono:
permeabilità del BBB [128]; danno mitocondriale [168]; disregolazione
dei periciti vascolari cerebrali [169]; Neuroinfiammazione mediata da
TLR4 [170]; morte delle cellule dell’ippocampo [171]; disregolazione
delle cascate del complemento e della coagulazione e dei neutrofili che
causano coagulopatie [173] (prestampa); neuroinfiammazione e
demielinizzazione tramite disregolazione microgliale [174,177,180];
aumento dell’espressione di α-Syn coinvolta nella malattia
neurodegenerativa [175]; livelli elevati di chemochina 11 del motivo CC
associati all’invecchiamento e alla successiva perdita di cellule
neurali e mielina; legandosi al recettore nicotinico dell’acetilcolina
α7 (nAChR), aumentando i livelli di IL-1b e TNFα nel cervello causando
elevati livelli di infiammazione [172,177]; la subunità S1 è
amiloidogenica [185]; disautonomia [96], mediante danno neuronale
diretto o meccanismi immunomediati indiretti, ad esempio inibizione di
α7 nAChR; anosmia causata sia dal vaccino che dalla malattia [44],
anch’essa prodromica alla malattia di Parkinson.
Inoltre, gli autoanticorpi nel dominio
C-terminale globulare possono causare la malattia di Creutzfeldt Jakob
(CJD) [218], miR-146a è alterato in associazione con COVID-19 [222] e
associato sia a infezioni virali che a malattie da prioni nel cervello,
e È stato dimostrato che S1 induce senescenza nelle cellule trasfettate.
La quantità di possibili meccanismi di danno mediato dai picchi nel
cervello è pari nella vita reale alla prevalenza di effetti avversi
neurologici e neurodegenerativi e richiede urgentemente ulteriori
ricerche.
Il cancro, anche se non è stato dimostrato con certezza che sia causato
dai vaccini, sembra seguire da vicino la vaccinazione e abbiamo
esaminato le possibili cause sotto forma di interazioni delle proteine
spike con fattori di trascrizione e geni soppressori del cancro.
Il vaccino doveva proteggere le persone di
età superiore ai 60 anni con il maggior rischio di mortalità da COVID-19
[10], tuttavia un’analisi del rischio condotta da Dopp e Seneff (2022)
[250] ha mostrato che la probabilità di morire a causa dell’iniezione è
solo 0,13 % inferiore al rischio di morte per infezione nelle persone di
età superiore a 80 anni.
Inoltre, l’invecchiamento naturale è accompagnato da cambiamenti nel
sistema immunitario che compromettono la capacità di rispondere
efficacemente ai nuovi antigeni. Similmente alle risposte ai virus
stratificate per età, ciò significa che i vaccini diventano meno
efficaci nell’indurre l’immunità negli anziani, con conseguente ridotta
capacità di combattere nuove infezioni [251].
La vaccinazione con mRNA COVID-19 a due dosi
ha conferito una risposta immunitaria adattativa limitata tra i topi
anziani, rendendoli suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 [252].
Secondo uno studio di Vo et al., (2022) [253], il rischio di malattie
gravi tra i veterani statunitensi dopo la vaccinazione è rimasto
associato all’età. Questo rischio di infezioni intercorrenti era anche
maggiore se erano presenti condizioni di immunocompromissione.
Infine, abbiamo esaminato le migliori serie di casi di autopsia
attualmente disponibili, eseguite in Germania, che stabiliscono le
connessioni tra spikeopatia e fallimenti multipli di organi, neuropatie
e morte.
Conclusioni
In questa revisione narrativa, abbiamo stabilito il ruolo della proteina
spike SARS-CoV-2, in particolare della subunità S1, come patogena. Ora è
anche evidente che le proteine spike ampiamente biodistribuite,
prodotte dai codici genetici dell’mRNA e del DNA adenovettoriale,
inducono un’ampia varietà di malattie. I meccanismi fisiopatologici e
biochimici sottostanti sono in fase di chiarimento.
I trasportatori di nanoparticelle lipidiche
per i vaccini mRNA e Novavax hanno anche proprietà proinfiammatorie
patologiche. L’intera premessa dei vaccini basati sui geni che producono
antigeni estranei nei tessuti umani è irta di rischi per disturbi
autoimmuni e infiammatori, soprattutto quando la distribuzione non è
altamente localizzata.
Le implicazioni cliniche che seguono sono che i medici in tutti i campi
della medicina devono essere consapevoli delle varie possibili
presentazioni della malattia correlata al vaccino COVID-19, sia acuta
che cronica, e del peggioramento delle condizioni preesistenti.
Sosteniamo inoltre la sospensione dei vaccini COVID-19 basati sui geni e
delle matrici portatrici di nanoparticelle lipidiche e di altri vaccini
basati sulla tecnologia mRNA o DNA vettoriale virale. Una strada più
sicura è quella di utilizzare vaccini con proteine ricombinanti ben
testate, tecnologie virali attenuate o inattivate, di cui ora ce ne sono
molti per la vaccinazione contro la SARS-CoV-2.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine
BIOMEDICINE – ‘Spikeopathy’: COVID-19 Spike Protein Is Pathogenic, from
Both Virus and Vaccine mRNA
14.09.23
Fondata nel 1945, Kaiser Permanente è
riconosciuta come uno dei principali fornitori di assistenza sanitaria e
piani sanitari senza scopo di lucro d’America. Attualmente opera in 8
stati (California del Nord, California del Sud, Colorado, Georgia,
Hawaii, Virginia, Oregon, Washington) e nel Distretto di Columbia.
«La cura dei membri e dei pazienti si concentra sulla loro salute
totale. I medici, gli specialisti e i team di operatori sanitari di
Permanente Medical Group guidano tutte le cure. I nostri team medici
possono avvalersi di tecnologie e strumenti leader del settore per la
promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’erogazione
delle cure e la gestione delle malattie croniche» spiega
l’organizzazione medica.
«Abbiamo condotto uno studio di coorte
retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari
o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione
Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e
il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se
fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il
periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di
analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato
possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla
vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella
posizione primaria che in qualsiasi posizione».
E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di
ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in
un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19
Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.«Abbiamo
identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per
100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il
vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79%
dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non
sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo
nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne
all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza
nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. ».
18.08.23
Il procuratore generale del Texas Ken Paxton
ha cercato di fare luce sulla sicurezza dei vaccini Covid e sugli
esperimenti americani Gain of Function (GOF) per il potenziamento dei
virus SARS in laboratorio, condotti dal virologo Anthony Fauci tra gli
USA (University of North Carolina) e il Wuhan Institute of Virology, ma
è stato subito colpito da un impeachment (per altre ragioni politiche)
che ha bloccato la sua inchiesta.
Ora quattro famiglie americane delle vittime Covid hanno presentato una
formale denuncia per quelle pericolosissime ricerche prendendo di mira
il famigerato zoologo di origini britanniche Peter Daszak, presidente
della società EcoHealthAlliance di New York che fu finanziata dalla Bill
& Melinda Gates Foundation e soprattutto dall’Istituto Nazionale
Allergie e Malattie Infettive diretto da Fauci (fino al dicembre 2022)
per i progetti di costruzione di coronavirus chimerici del ceppo SARS
chimerici nel centro virologico cinese.
l dottor Zhou Yusen misteriosamente morto tre
mesi dopo aver brevettato un vaccino contro il Covid-19 nel febbraio
2020 che, secondo gli investigatori americani, sarebbe morto
misteriosamente proprio cadendo dal tetto del WIV di Wuhan.
Nel giugno 1998 durante il vertice
sino-americano in Cina il presidente Bill Clinton siglò una “Convenzione
sulla armi biologiche” con il presidente cinese Jiang Zemin,
Nell’aprile 2004 la Commissione Europea
presieduta dall’italiano Romano Prodi e composta anche dal commissario
Mario Monti diede il primo finanziamento di quasi 2milioni di euro al
Wuhan Institute of Virology grazie al quale la direttrice del Centro di
Malattie Infettive Shi Zengli, soprannominata bat-woman per i suoi
esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di cavallo,
creò il primo virus chimerico ricombinante potenziando un ceppo di SARS
con plasmidi infettati dal virus HIV.
16.08.23
l’instabilità del sistema colloidale di
nanomateriali lipidici (e il conseguente maggior rischio tossicologico)
della prima versione di Comirnaty sia sostanzialmente dovuta alla
presenza, in quella formulazione, di fattori destabilizzanti, quali,
appunto, i composti inorganici elettrolitici in eccesso, costituiti
principalmente dai componenti del tampone pH PBS utilizzato da
Pfizer-BioNTech».
Evidenzia il dottor Segalla illustrando le differenti caratteristiche
della stabilizzazione del farmaco concorrente Spikevax di Moderna.
«A questo proposito, però, quanto riportato nel brevetto della stessa
BioNTech (co- titolare, insieme a Pfizer, del vaccino Comirnaty) US
10,485,884 B2 RNA Formulation for Immunoterapy [Formulazioni a RNA per
immunoterapia] del 26 novembre 2019, risulta ancor più esplicito al
riguardo della “elevata tossicità” attribuita a “liposomi e lipoplexes”
caricati positivamente».
«Ciò si riferisce a formulazioni a base di RNA incapsulato in
nanoparticelle lipidiche cationiche – del tipo cioè di quelle usate nel
Comirnaty – e denominate, in questo contesto, “lipoplexes”. Nella
descrizione del brevetto, si spiega, fra l’altro, come le nanoparticelle
cationiche contenenti RNA si formino soprattutto grazie a determinati
rapporti di massa/carica tra i lipidi cationici (+) e le componenti
anioniche (-) dell’ RNA, e come tali rapporti giochino un ruolo
fondamentale anche per quanto riguarda il passaggio delle nanoparticelle
contenenti RNA attraverso la membrana cellulare e il conseguente
trasferimento dell’RNA all’interno della cellula (trasfezione) per
modificarne le caratteristiche funzionali:
Con una minore carica positiva in eccesso, l’efficacia della trasfezione
scende drasticamente, andando praticamente a zero. Sfortunatamente,
però, per liposomi e lipoplexes [nanoparticelle lipidiche] caricati
positivamente è stata segnalata un’elevata tossicità, che può essere un
problema per l’applicazione di tali preparati come prodotti
farmaceutici. [corsivi aggiunti] (Figura 26)».
«Le ragioni per cui i tamponi pH del tipo PBS non vanno assolutamente
bene in preparati a base di nanoparticelle cationiche inglobanti RNA
sono spiegate molto chiaramente nella sezione del brevetto intitolata
“Effects of Buffers/ Ions on Particle Sizes and PI of RNA Lipoplexes”
[Effetti dei tamponi / composti ionici sulle dimensioni e Indice di
polidispersione delle nanoparticelle lipidiche contenenti RNA] del
suddetto brevetto di BioNTech US 10,485,884 B2, 44 (47-50), 45 (4-6), 45
(31- 33)».
In condizioni fisiologiche (cioè a pH 7,4; 2,2 mM Ca++), è imperativo
assicurarsi che ci sia un rapporto di carica prevalentemente negativa, a
causa dell’ instabilità delle nanoparticelle lipidiche neutre o caricate
positivamente. [corsivi aggiunti] (Figura 27)
«In altre parole, sulla base di quanto scientificamente documentato e
riportato in un brevetto della stessa BioNTech, in aggiunta a quanto già
descritto riguardo alla pericolosità intrinseca delle nanoparticelle
lipidiche caricate positivamente, apprendiamo che un sistema colloidale
di nanoparticelle lipidiche cationiche inglobanti mRNA.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione un tampone ionico come
il PBS, al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione,
flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze
di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione composti ionici (come
ad es. cloruro di sodio), al fine di prevenire fenomeni di aggregazione,
agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte
le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe essere iniettato per via intramuscolare, a causa della sua
instabilità quando viene a trovarsi nelle condizioni fisiologiche del
distretto extracellulare (pH 7,4; 2,2 mM Ca++).
«Tutte e tre queste rigorose raccomandazioni, riportate nel succitato
brevetto di BioNTech del 2019, sono spudoratamente disattese, o
ignorate, nel 2020, sia da Pfizer-BioNTech sia dagli enti certificatori,
sia nel merito della formulazione (ionico/ elettrolitico) sia in quello
della destinazione d’uso (inoculazione intramuscolare) del preparato
Comirnaty» rimarca il biochimico italiano segnalando che tali
«criticità» sono «in palese contrasto con le specifiche e pertinenti
raccomandazioni asserite dalla stessa BioNTech nel suo sopramenzionato
brevetto US 10,485,884 B2»
14.08.23
«Per i suesposti motivi, questo giudicante
ritiene non legittima e non conforme ai Principi Generali
dell’Ordinamento e della Costituzione la normativa in materia di obbligo
vaccinale, che pertanto va disapplicata. Con riguardo alle spese di
giudizio sussistono giustificati motivi per compensarle, attesa la
“particolarità” della materia trattata».
L’anonimo italiano over 50 che ha fatto ricorso al Giudice di Pace di
Santa Maria Capua a Vetere contro l’imposizione della vaccinazione Covid
e la conseguente multa da 100 euro emanata dall’Agenzia delle Entrate
per conto del Ministero della Salute dovrà pagare solo una ventina di
euro. Ovvero la metà dell’ammontare delle spese giudiziarie per ricorsi
inferiori a 1.100 euro.
Non è il primo e non sarà l’ultimo
pronunciamento giudiziario che contesta l’obbligatorietà dei sieri
genici sperimentali. Il caso più famoso è ovviamente quello della
giudice Susanna Zanda del Tribunale Civile di Firenze che, avendo osato
anche segnalare i decessi per presunte reazioni avverse ai vaccini alla
Procura della Repubblica di Roma, è finita nel fuoco incrociato della
Procura Generale della Corte di Cassazione che ha aperto un procedimento
disciplinare nei suoi confronti subito dopo le esternazioni politiche
del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Ebbene, al di là delle pronunce del
Consiglio d’Europa che ha avuto occasione di occuparsi della tematica
della vaccinazione Covid (con la Risoluzione 2361 del 2021) e di
decisioni, invece, contrarie, a parere di questo giudice, appaiono
decisive le circostanze, ormai conclamate, che il non vaccinato — a
prescindere dalle decisioni relative all’età — non ha determinato alcun
rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ai soggetti vaccinati
provvisti di green pass, perché l’idoneità dei vaccini (quale strumento
di prevenzione del contagio), non solo non è pari o vicina al 100 % ma
si è di fatto rivelata prossima allo zero (Trib. Napoli marzo 2023)
«Il Tribunale del Lavoro di Catania, con la
decisione del 14.03.2022, ribadisce che “sebbene non si ignori che
l’impianto del D.D. 44/2021 sia ispirato alla finalità “di tutelare la
salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza
nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza” (art. 4, co. 1,
D.L. 44/2021), nell’ambito di una situazione emergenziale e del tutto
straordinaria, le conseguenze che esso implica nella sfera del
dipendente non vaccinato — e che si sono irrigidite a seguito delle
modifiche apportate all’originaria formulazione del decreto – appaiono
tuttavia eccessivamente sproporzionate e sbilanciate, nell’ottica della
necessaria considerazione degli altri valori costituzionali coinvolti,
tra cui, tra i primi, la dignità della persona, bene protetto da co. 2,
36,41 Cost. plurime previsioni della Carta: artt. 2, 3»
«Sebbene la legge possa prevedere
l’obbligatorietà di determinati trattamenti sanitari, sono rarissimi, ed
ancorati a precisi presupposti, ì casi in cui l’ordinamento consente la
possibilità di eseguirli contro la volontà della persona (ad es., è il
caso del TSO), valendo da sempre il principio che gli accertamenti ed i
trattamenti obbligatori debbano essere ‘accompagnati da iniziative
rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi
è obbligato”…»
«E ciò a conferma della consapevolezza del
legislatore che l’obbligo al trattamento sanitario costituisce pur
sempre un’eccezione rispetto al principio, di cui è espressione l’art.
32 Cost., della libera determinazione dell’individuo in materia
sanitaria».
In virtù di questi motivi ha accolto «il ricorso annullando il
provvedimento opposto» dall’avvocato Alessandra De Rosa contro l’avviso
di addebito di 100 euro al suo assistito.
08.08.23
Un manager della Pfizer in Oceania ha ammesso
che agli impiegati australiani dell’azienda farmaceutica di New York
sono somministrati dati lotti di vaccini differenti da quelli
distribuiti al pubblico.
Lo ha dichiarato durante un’Audizione davanti al Senato Australiano che,
a differenza dei politici dell’Unione Europea foraggiati dalle ONG di
Bill Gates, ha già avviato un’inchiesta formale per indagare sulla
natura dei sieri genici acquistati, sull’occultamento dei dati dei
trials clinici e sui danni causati ai vaccinati.
L’ammissione è arrivata durante una rigorosa
sessione di interrogatorio mercoledì, in cui il direttore medico
nazionale di Pfizer Australia, il dott. Krishan Thiru, e il capo delle
scienze normative, il dott. Brian Hewitt, hanno parlato davanti al
“Comitato per la legislazione sull’istruzione e l’occupazione” del
Senato australiano sui vaccini sperimentali contro il COVID-19, aggiunge
Gateway Pundit
23.07.23
I vaccini Covid contengono proporzioni
considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi permanentemente
nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori. Questo potrebbe
anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato dall’inizio delle
campagne di vaccinazione.
L’ex banchiere svizzero Pascal Najadi e'
l’autore di una denuncia penale per abuso di potere contro il presidente
della Confederazione Alain Berset è vaccinato tre volte e altrettante
volte si è costituito contro le autorità sanitarie da quando un’analisi
del suo sangue gli ha rivelato che il suo organismo continua a produrre
la proteina spike del vaccino più di 18 mesi dopo la sua ultima
iniezione Pfizer/BioNTech.
Contattato, l’interessato ci ha fornito i risultati del laboratorio
oltre ad una lettera del Prof. Sucharid Bhakdi confermando che “i
risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di
effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA
iniettato fabbricato da PfizerBiontech.
L’ex banchiere aveva consultato l’Ufficio
federale della sanità pubblica in Svizzera su questo argomento.
Quest’ultimo non è stato in grado di dargli risposte, sostenendo che non
poteva commentare un singolo caso. Pascal Najadi ne aveva dedotto che
l’ufficio in realtà non controllava nulla riguardo a queste nuove
tecnologie vaccinali.
La persistenza della presenza della proteina spike rilevata a Najadi e
altri iniettati rimane ufficialmente inspiegabile ed è ben oltre i 14
giorni comunicati quando sono state lanciate le campagne di vaccinazione
contro il Covid.
Tutti conoscono il DNA, rappresentato da una
doppia elica e contenente il nostro codice genetico. L’RNA è costituito
solo da un singolo filamento. La cellula lo produce secondo necessità
leggendo parte del DNA che servirà poi come specifiche per la produzione
di una proteina.
Una dose di “vaccino” Covid a RNA messaggero contiene miliardi di
filamenti di RNA messaggero, che innescheranno la produzione di
altrettante proteine spike del virus SARS-CoV-2 nelle cellule che
raggiungono. Queste proteine spike attiveranno una risposta del
sistema immunitario.
a proteina avanzata è stata anche presentata
come sostanza innocua durante le campagne di vaccinazione quando è nota
per essere tossica per l’organismo umano e causare la maggior parte
delle complicanze del Covid, comprese le reazioni infiammatorie e
allergiche.
Per comunicare, i batteri si scambiano
importanti “messaggi” genetici con l’aiuto dei cosiddetti plasmidi. Ad
esempio, se un batterio trova un nuovo meccanismo che aumenta la sua
resistenza agli antibiotici, incapsula questa informazione in plasmidi,
che verranno prodotti e ‘diffusi’ ad altri batteri.
Il processo di produzione dei filamenti di RNA dei vaccini Covid
richiede appunto di passare attraverso la manipolazione genetica dei
batteri mediante plasmidi, nei quali sarà stata precedentemente
introdotta la sequenza di DNA corrispondente alla proteina spike di
SARS-CoV-2.
Il plasmide viene propagato nei batteri e
utilizzato come stampo per la produzione di massa di RNA messaggero che
sarà in grado di innescare la produzione di proteine spike nelle
cellule vaccinate. Il DNA deve poi essere rimosso e l’RNA messaggero
viene poi miscelato con i lipidi per produrre nanoparticelle in grado di
portare l’mRNA nelle nostre cellule
Nell’ambito dell’autorizzazione
all’immissione in commercio del vaccino Pfizer, l’Agenzia europea per i
medicinali (Ema) si è quindi dovuta accontentare di consultare i dati
forniti dal produttore. EMA ha espresso sorpresa al produttore per il
fatto che il prodotto finale non fosse stato sequenziato geneticamente
per garantire che contenesse solo RNA messaggero e nessun DNA o altri
residui, apprende lo scienziato tedesco Florian Schilling in una
presentazione
Pfizer ha risposto di aver rinunciato
volontariamente al sequenziamento, ammettendo che non era certo
ottimale, ma che era giustificato per ridurre i costi. Anche altri
produttori hanno rinunciato a questo sequenziamento genetico come parte
della loro garanzia di qualità.
Tra le tecniche alternative di valutazione del prodotto utilizzate da
Pfizer c’è l’elettroforesi, che conta gli elementi presenti in una
soluzione in base alla loro dimensione.
Nei documenti forniti da Pfizer alla WEA,
l’RNA messaggero della proteina spike del vaccino è rappresentato da un
alto picco centrale. L’anomalia sono le “pendenze” su entrambi i lati
del picco, che rappresentano misteriosi “oggetti” genetici che non
corrispondono alle dimensioni dell’RNA messaggero e non dovrebbero
essere presenti in una soluzione purificata.
Anche l’EMA aveva voluto saperne di più e aveva richiesto i dati grezzi
a Pfizer. Il produttore aveva accettato di fornirli ma ad oggi non sono
ancora stati consegnati.
Un gruppo di ricercatori, preoccupato in
particolare per le conseguenze delle iniezioni di Covid sui giovani, ha
deciso all’inizio del 2023 di prendere in mano la situazione e mettere
in sequenza lotti di “vaccini” di Pfizer e Moderna. Il loro intero
approccio è spiegato in dettaglio in un primo articolo e nel suo
supplemento scritto da Kevin McKernan, biologo molecolare, specialista
in manipolazione genetica e sequenziamento, che ha partecipato
all’analisi.
Le loro scoperte sono di natura inquietante:
Quantità di DNA anormalmente elevata – La presenza di plasmidi
contenenti DNA proteico spike è stata confermata in proporzioni notevoli
per i “vaccini” di Pfizer e Moderna: tra il 20 e il 35%, ben oltre i
limiti di contaminazione fissati dall’EMA (0,033%) . Una singola dose
contiene quindi diversi miliardi di questi plasmidi che servivano per
produrre l’RNA messaggero e che poi avrebbero dovuto essere eliminati.
Queste informazioni sono già prova della non conformità di questi
prodotti alle normative vigenti.
Accelerazione della resistenza agli antibiotici – Fatto preoccupante, il
DNA di questi plasmidi contiene geni che li rendono resistenti a due
antibiotici: neomicina e kanamicina. L’introduzione di miliardi di geni
di resistenza agli antibiotici in plasmidi altamente replicabili,
consentendo la selezione di batteri resistenti a questi trattamenti nel
microbioma, dovrebbe sollevare preoccupazioni sull’accelerazione della
resistenza agli antibiotici su scala globale. Alcuni esperti stimavano
già prima della crisi del Covid che entro il 2050 non avremmo più avuto
antibiotici efficaci.
Elevato fattore di errore di copia – Gli scienziati affermano che la
presenza di un nucleotide chiamato pseudouridina è molto preoccupante
poiché è noto che ha un tasso di errore di copia di uno su 4000
nucleotidi, ovvero tra 5 e 8,5 milioni di possibili errori di copia per
dose di vaccino. E nessuno può dire a cosa corrispondano questi errori
poiché sono imprevedibili.
Integrazione permanente e transgenerazionale: i plasmidi vaccinali
possono raggiungere un batterio o una cellula umana. Quest’ultimo caso è
considerato problematico perché è possibile che il filamento di DNA
contenuto nel plasmide sia permanentemente integrato nel codice genetico
della cellula umana, permettendole in qualsiasi momento di produrre
autonomamente la proteina spike del vaccino, per tutta la vita. Con ogni
probabilità, questo è ciò che sta accadendo ai clienti di Pascal Najadi
e Me Ulbrich in Germania. L’insegnante. Bhakdi ha ricordato a questo
proposito che ogni divisione cellulare è un’opportunità per questo DNA
importato di modificare il genoma dell’ospite. Se questa integrazione
avviene in una cellula staminale, ovulo o spermatozoo, la modificazione
genetica verrà trasmessa alle generazioni successive.
Questo è grave perché oggi la scienza non
offre uno strumento per rimuovere un gene. Più incomprensibilmente, il
DNA del plasmide utilizzato da Pfizer contiene una sequenza (SV 40) che
gli permette di essere trasferito nel nucleo anche quando la cellula non
si sta dividendo e quindi di influenzare le cellule. La sua presenza è
comunque inutile per la produzione di RNA messaggero nei batteri. Questa
sequenza è assente dai plasmidi utilizzati da Moderna.
l vaccino Covid di Johnson & Johnson presenta
un rischio di integrazione ancora maggiore perché si basa su un virus a
DNA e utilizza un promotore molto più potente dell’SV 40, chiamato CMV.
Ciò comporta un rischio molto più elevato di oncogenesi e continua
produzione di proteine spike rispetto agli RNA messaggeri, afferma
Marc Wathelet, biologo molecolare e specialista di coronavirus che
abbiamo consultato (vedi intervista alla fine dell’articolo).
Poiché il DNA della proteina spike del plasmide prende di mira le
cellule dei mammiferi, ci sono pochissime possibilità che si integri
permanentemente nel genoma di un batterio intestinale. Non riuscendo a
diventare fabbriche proteiche avanzate, questi batteri – che non sono
cellule umane – potrebbero invece moltiplicare i plasmidi del vaccino e
contribuire così ad aumentare il rischio di contaminazione con cellule
umane, chiamato “bactofezione” o “trasfezione”.
Marc Wathelet conferma che se “il rischio di
contaminazione dei batteri nel microbioma rimane basso, sono i rischi di
infiammazione e soprattutto di tumori legati alla contaminazione delle
cellule del corpo delle persone vaccinate da parte del DNA che sono più
preoccupanti”.
L’esperto sottolinea che è “impossibile quantificare questo rischio”.
Trova “un aumento di alcuni tumori, ma non è chiaro se sia dovuto a DNA,
mRNA, un indebolimento del sistema immunitario, lipidi nelle
nanoparticelle o una combinazione di questi fattori
21.07.23
Come risulta, la proteina spike e l’mRNA non
sono gli unici rischi di queste iniezioni. Il team di McKernan ha anche
scoperto i promotori del virus della simmia 40 (SV40) che, da decenni,
sono sospettati di provocare il cancro negli esseri umani, compresi
mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e delle ossa.3 I
risultati4,5,6,7 sono stati pubblicati su OSF Preprints all’inizio di
aprile 2023. Come spiegato nell’abstract:8
“Sono stati utilizzati diversi metodi per valutare la composizione degli
acidi nucleici di quattro fiale scadute dei vaccini mRNA bivalenti
Moderna e Pfizer. Sono stati valutati due flaconi di ciascun fornitore…
Molteplici test supportano una contaminazione da DNA che supera i
requisiti dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di 330ng/mg e della
FDA [Food and Drug Administration] di 10ng/dose…
Come riportato in una recensione del libro di
Lancet “The Virus and the Vaccine: The True Story of a Cancer-Causing
Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine and the Millions of Americans
Exposed”:13
“Nel 1960, gli scienziati e i produttori di vaccini sapevano che i reni
delle scimmie erano fogne di virus scimmieschi. Tale contaminazione
spesso rovinava le colture, comprese quelle di una ricercatrice del NIH
di nome Bernice Eddy, che lavorava sulla sicurezza dei vaccini… La sua
scoperta… minacciava uno dei più importanti programmi di salute pubblica
degli Stati Uniti…”.
Eddy cercò di informare i colleghi, ma fu
imbavagliata e privata dei suoi compiti di regolamentazione dei vaccini
e del suo laboratorio… [Due] ricercatori della Merck, Ben Sweet e
Maurice Hilleman, identificarono presto il virus del rhesus, poi
chiamato SV40, l’agente cancerogeno che era sfuggito a Eddy.
“Nel 1963, le autorità statunitensi decisero di passare alle scimmie
verdi africane, che non sono ospiti naturali dell’SV40, per produrre il
vaccino antipolio. A metà degli anni ’70, dopo studi epidemiologici
limitati, le autorità conclusero che, sebbene l’SV40 causasse il cancro
nei criceti, non sembrava farlo nelle persone.
“Arriviamo agli anni ’90: Michele Carbone, allora all’NIH [National
Institutes of Health], stava lavorando sul modo in cui l’SV40 induce i
tumori negli animali. Uno di questi era il mesotelioma, un raro tumore
della pleura che nelle persone si pensa sia causato principalmente
dall’amianto. L’ortodossia riteneva che l’SV40 non causasse tumori
nell’uomo.
“Incoraggiato da un articolo del 1992 del
NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di
DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato
biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer
Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il
virus della scimmia era attivo e produceva proteine.
“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH
rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola
University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del
tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature
Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti
hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.
“Incoraggiato da un articolo del 1992 del
NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di
DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato
biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer
Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il
virus della scimmia era attivo e produceva proteine.
“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH
rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola
University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del
tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature
Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti
hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.
Torniamo alle scoperte di McKernan, che
oltre al video in evidenza sono discusse anche nel podcast di Daniel
Horowitz qui sopra. In breve, il suo team ha scoperto livelli elevati di
plasmidi di DNA a doppio filamento, compresi i promotori SV40 (sequenza
di DNA essenziale per l’espressione genica) che sono noti per innescare
lo sviluppo del cancro quando incontrano un oncogene (un gene che ha il
potenziale di causare il cancro).
Il livello di contaminazione varia a seconda della piattaforma
utilizzata per la misurazione, ma indipendentemente dal metodo
utilizzato, il livello di contaminazione del DNA è significativamente
superiore ai limiti normativi sia in Europa che negli Stati Uniti,
afferma McKernan. Il livello più alto di contaminazione del DNA
riscontrato è stato del 30%, un dato piuttosto sorprendente.
Come spiegato da McKernan, quando si utilizza un tipico test PCR, si
viene considerati positivi se il test rileva il virus SARS-CoV-2
utilizzando una soglia di ciclo (CT) di circa 40. In confronto, la
contaminazione del DNA viene rilevata con TC inferiori a 20. Ciò
significa che la contaminazione è di un milione di milioni di unità.
Ciò significa che la contaminazione è un
milione di volte superiore alla quantità di virus che si dovrebbe avere
per risultare positivi al test COVID-19. “Quindi, c’è un’enorme
differenza per quanto riguarda la quantità di materiale presente”,
afferma McKernan.
Nel suo articolo su Substack14 , McKernan sottolinea anche che chi
sostiene che il DNA a doppio filamento e l’RNA virale siano una falsa
equivalenza, perché l’RNA virale è in grado di replicarsi, si sbaglia.
“La maggior parte dell’sgRNA che state rilevando in un tampone nasale
nel vostro naso NON È ADEGUATO ALLA REPLICAZIONE, come dimostrato da
Jaafar et al.15 È solo un frammento di RNA che dovrebbe avere una
longevità inferiore nelle vostre cellule rispetto ai frammenti
contaminanti di dsDNA”, scrive.
Se si sequenzia il DNA, si scopre che
corrisponde a quello che sembra essere un vettore di espressione usato
per produrre l’RNA… Ogni volta che vediamo una contaminazione del DNA,
come quella dei plasmidi, finire in un prodotto iniettabile, la prima
cosa a cui si pensa è se sia presente l’endotossina dell’E. coli
(Escherichia coli, ndr), perché crea anafilassi per chi viene iniettato.
Mentre i deceduti non vaccinati sono stati
soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza seconda
dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è quello
che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.
«Numerosi studi riportano l’insorgenza di
reazioni autoimmuni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19
(Gadi et al., 2021; Watad et al., 2021; Bril et al., 2021; Portoghese et
al., 2021; Ghielmetti et al., 2021; Vuille – Lessard et al., 2021;
Chamling et al., 2021; Clayton-Chubb et al., 2021; Minocha et al., 2021;
Elrashdy et al., 2021; Garrido et al., 2021; Chen et al., 2022; Fatima
et al., 2022; Mahroum et al., 2022; Finsterer, 2022; Garg & Paliwal,
2022; Kaulen et al., 2022; Kwon & Kim, 2022; Ruggeri, Giovanellla &
Campennì, 2022). I dati istopatologici forniscono una prova
indiscutibile che dimostra che i vaccini genetici presentano una
distribuzione fuori bersaglio, provocando la sintesi della proteina
spike e innescando così reazioni infiammatorie autoimmuni, anche in
tessuti terminali differenziati».
Furono proprio gli esami patologici del
medico tedesco Morz a rilevare l’anomala persistenza nel corpo umano
della proteina Spike di cui un altro studio americano asseverato dalla
virologa Jessica Rose spiegò la proliferazione attraverso i plasmidi di
RNA.
«In generale, i potenziali rischi dei vaccini genetici che inducono le
cellule umane a diventare bersagli per l’attacco autoimmune non possono
essere valutati completamente, senza conoscere l’esatta distribuzione e
cinetica di LNP e mRNA, nonché la produzione e la farmacocinetica della
proteina spike».
Lo studio sottoscritto anche da Donzelli e
Bellavite poi conclude:
«Poiché il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentato,
questo è motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico
attuale o futuro che induca le cellule umane a sintetizzare antigeni non
self. Infatti, per i tessuti terminalmente differenziati, la perdita di
cellule determina un danno irreversibile con prognosi potenzialmente
fatale. In conclusione, alla luce delle innegabili prove di
distribuzione fuori bersaglio, la somministrazione di vaccini genetici
contro COVID-19 dovrebbe essere interrotta fino a quando non saranno
eseguiti accurati studi di farmacocinetica, farmacodinamica e
genotossicità, oppure dovrebbero essere somministrati solo in
circostanze quando i benefici superano di gran lunga i rischi».
L’invito a indagare sui danni da sieri genici e a fermarne
l’inoculazione è giunto anche da una ricercatrice dell’Istituto
Superiore della Sanità e dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha
inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per un’accurata
inchiesta.
di Peter McCullough – pubblicato in origine
sul suo Substack
Mi viene spesso chiesto: perché tante persone che hanno assunto il
vaccino COVID-19 stanno apparentemente bene, mentre altre subiscono
danni al cuore, ictus, coaguli di sangue e finiscono per essere invalide
o morte? Da molti mesi si sospetta che ci possano essere variazioni nei
lotti o nelle partite di vaccino che potrebbero spiegare in parte queste
osservazioni. In altre parole, non tutti ricevono la stessa dose di
mRNA.
In base all’autorizzazione all’uso in emergenza, le aziende produttrici
di vaccini e i loro subappaltatori non effettuano alcuna ispezione delle
fiale finali riempite e finite. Si tratta di una situazione senza
precedenti per un prodotto di largo uso di qualsiasi tipo.
È possibile che le nanoparticelle lipidiche
si aggreghino in sospensione e quindi alcuni lotti potrebbero contenere
più mRNA di altri. Allo stesso modo, poiché le dimensioni dei lotti sono
variate nel tempo, è possibile che i contaminanti del processo di
produzione si concentrino in alcuni lotti più piccoli rispetto a quelli
più grandi.
Infine, il trasporto, la conservazione e l’uso del prodotto possono
essere fattori che denaturano l’mRNA, tra cui il riscaldamento, l’aria
iniettata nelle fiale e gli aghi multipli immersi nella sospensione.
Il problema della contaminazione è emerso quando il Giappone ha
restituito milioni di dosi e sono stati riscontrati detriti visibili sul
fondo delle fiale. Inoltre, poiché i contactor di biodifesa utilizzano
sfere metalliche, è possibile che i lotti iniziali più piccoli avessero
detriti magnetici che spiegavano il “magnetismo” nel braccio in cui
veniva somministrata l’iniezione, come riportato all’inizio della
campagna vaccinale.
Un rapporto di Schmeling e collaboratori sul
vaccino Pfizer BNT162b2 mRNA COVID-19 ha rilevato che il 71% degli
eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi (lotti ad alto
rischio), mentre <1% di questi eventi proveniva dal 32,1% delle dosi
(lotti a basso rischio). La variazione spiegata per i lotti ad alto e
moderato rischio è stata rispettivamente del 78 e dell’89%. Pertanto,
più dosi sono state somministrate da quelle fiale, maggiore è stato il
numero di effetti collaterali segnalati. Ciò significa che la maggior
parte del rischio risiede nell’iniezione e non nella persona che l’ha
ricevuta.
Si tratta di risultati di importanza
cruciale. Essi implicano che la debacle del vaccino COVID-19 è
effettivamente un problema di prodotto e non è dovuta alla
suscettibilità del paziente nella maggior parte delle circostanze.
Inoltre, la mancanza di ispezioni ha portato a un disastro di sicurezza.
Alcuni sfortunati pazienti ricevono una quantità eccessiva di mRNA, di
contaminanti o di entrambi e sono quindi esposti a iniezioni dannose e,
in alcuni casi, letali.
IN
ITALIA
Il trait d’union tra questa nuova ricerca
sponsorizzata dalla Commissione Europea e Rappuoli è proprio la
Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) che ha creato un park science
accentratore di aziende operanti in campo sanitario medico, diagnostico
e farmaceutico.
TOSCANA LIFE SCIENCES NEL BIOTECNOPOLO DI SIENA
TLS è anche deputata a diventare uno dei pilastri del progetto del
Biotecnopolo di Siena, in fase di realizzazione nell’ex caserma in Viale
Cavour, che riceverà una cospicua dotazione finanziaria dal Piano
Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) così suddivisa: 9 milioni di euro
per il 2022, 12 milioni per il 2023 e 16 milioni per il 2024. Ma la
fetta più grossa spetta proprio all’hub antipandemico (Centro Nazionale
Antipandemico – CNAP), che riceverà 340 milioni di euro da qui al 2026.
Una somma ingente in considerazione che le finalità sono praticamente
analoghe a quelle del Fondazione Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo
di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che vede come capofila
l’Università di Padova e come partner altri atenei italiani ma,
soprattutto, le Big Pharma dei vaccini Pfizer, Biontech e AstraZeneca.
Dal canto suo la Fondazione Toscana Life
Sciences (TLS) fin dall’agosto 2022 aveva subito accolto «con estremo
favore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (GU) della Repubblica
Italiana dello Statuto della Fondazione Biotecnopolo, che avrà sede
legale e operativa a Siena. Un passo molto atteso che include la
partecipazione della Fondazione Toscana Life Sciences in qualità di
“nuovo fondatore” attraverso la stipula di un atto convenzionale entro
sessanta giorni dall’adozione dello Statuto stesso. Sono soci fondatori
il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute,
il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo
Economico, cui si aggiungerà la Fondazione TLS come “nuovo fondatore”
Esaote (che ha sede a Genova ma una filiale a
Firenze) e TLS, nella primavera 2021, si trovarono insieme a un vertice
convocato dalla Regione Toscana per costruire un eco-sistema per un
vaccino anti Covid-19 made in Tuscany. All’incontro presero parte, oltre
agli assessori Simone Bezzini (Sanità) e Leonardo Marras (Attività
produttive), i rappresentanti del Gruppo farmaceutico Menarini, di
Kedrion, Eli Lilly, Molteni Farmaceutici, Diesse Diagnostica, Aboca,
Abiogen, e di Gsk Vaccines.
Ora il Biotecnopolo di Siena e Toscana Life Sciences si assumeranno
l’onere di portare avanti questo obiettivo puntando sulla figura di
Rappuoli.
La Fondazione Toscana Life Sciences è il
soggetto operativo che coordina e gestisce le attività del Distretto
Toscano Scienze della Vita, il cluster regionale che aggrega tutti i
soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle biotecnologie,
del farmaceutico, dei dispositivi medici, della nutraceutica, della
cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life sciences.
E’ nata nel 2011 per iniziativa della Regione Toscana allora governata
dal presidente Alberto Monaci, bancario e ex deputato della Democrazia
Cristiana e poi del Partito Democratico, ed oggi rappresenta un
ecosistema dell’innovazione che raggruppa oltre 32 Centri Ricerca e 14
Enti di Ricerca, incluse le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena);
le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di
Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR. Sono
affiliate al Distretto oltre 200 aziende del settore pharma, medical
devices, biotech, ICT for health, nutraceutica, servizi correlati, per
oltre 6 miliardi di fatturato.
Tra queste spicca il nome della
bio-farmaceutica Kedrion della famiglia Marcucci dell’ex senatore del PD
Andrea Marcucci (non riconfermato alle elezioni del 2022) che attirò
l’attenzione dei media per l’interessamento a gestire a livello
industriale (con una società Israeliana del Gruppo della Big Pharma
americana Moderna finanziata da Gates) le cure del Covid-19 col plasma
del medico Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’ospedale Poma
di Mantova, morto suicida in circostanze misteriose dopo che la
sperimentazione fu sottratta dal governo al suo centro di ricerca e
assegnata a quello di Pisa.
19.10.24
Un gruppo di scienziati argentini ha
identificato 55 elementi chimici – non elencati nei foglietti
illustrativi – nei vaccini COVID-19 di Pfizer, Moderna, AstraZeneca,
CanSino, Sinopharm e Sputnik V, secondo uno studio pubblicato la scorsa
settimana sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and
Research.
Gli elementi chimici includono 11 metalli pesanti – come cromo,
arsenico, nichel, alluminio, cobalto e rame – che gli scienziati
considerano tossici sistemici noti per essere cancerogeni e indurre
danni agli organi, anche a bassi livelli di esposizione.
I campioni contenevano anche 11 dei 15
lantanidi, o elementi delle terre rare, che sono metalli più pesanti e
argentei spesso utilizzati nella produzione. Questi elementi chimici,
che comprendono lantanio, cerio e gadolinio, sono meno noti al grande
pubblico rispetto ai metalli pesanti, ma hanno dimostrato di essere
altamente tossici.
“Il rilevamento di più elementi tossici non dichiarati, tra cui metalli
pesanti e lantanidi, nei vaccini COVID-19 solleva una duplice e
molteplice preoccupazione per la salute umana”, ha dichiarato a The
Defender James Lyons-Weiler, Ph.D., membro del comitato editoriale della
rivista e non coinvolto nella ricerca. “Singolarmente, queste sostanze
chimiche sono note per causare danni neurologici, cardiovascolari e
immunologici”.
Per lo studio argentino, i ricercatori
miravano a corroborare le precedenti scoperte di elementi non dichiarati
e a rilevare e misurare eventuali elementi non identificati in quegli
studi.
Hanno analizzato 13 fiale di diversi lotti di sei marche di vaccini
COVID-19 presso un laboratorio dell’Università Nazionale di Córdoba.
Hanno utilizzato una tecnica analitica altamente sensibile – la
spettrometria di massa al plasma accoppiato induttivamente – che
consente di misurare gli elementi a livelli di traccia nei fluidi
biologici.
I ricercatori hanno analizzato almeno due fiale di ogni vaccino, ad
eccezione di CanSino, un vaccino vettoriale virale prodotto in Cina, per
il quale hanno analizzato solo una fiala.
Il loro documento include un lungo elenco di componenti del vaccino
COVID-19 dichiarati dai produttori. I componenti variano a seconda del
produttore del vaccino. I ricercatori hanno ottenuto gli elenchi
attraverso richieste di informazioni pubbliche.
Ad eccezione di Sputnik V e Sinopharm, i
produttori non dichiarano le quantità degli eccipienti nominati nei loro
vaccini, cosa che i ricercatori hanno segnalato come una “omissione
molto grave a livello normativo”.
I vaccini spesso includono eccipienti – additivi utilizzati come
conservanti, coadiuvanti, stabilizzatori o per altri scopi. Secondo i
Centers for Disease Control and Prevention (CDC), le sostanze utilizzate
nella produzione di un vaccino, ma non elencate nel contenuto del
prodotto finale, devono essere riportate nel foglietto illustrativo.
L’elenco degli eccipienti è importante, sostengono i ricercatori, perché
gli eccipienti possono includere allergeni e altri “pericoli nascosti”
per i destinatari dei vaccini.
OpenVAERS riferisce che il CDC ha reso le informazioni sugli eccipienti
dei vaccini disponibili al pubblico “quasi impossibili da trovare”.
OpenVAERS offre un elenco completo degli eccipienti dei vaccini per tipo
e per vaccino.
Tuttavia, il sito OpenVAERS rileva anche che test indipendenti sulle
fiale di vaccino hanno trovato “contaminanti che vanno ben oltre quelli
resi pubblici dai produttori”, come identificato in questo studio.
Le tre fiale Pfizer contenevano
rispettivamente 19, 16 e 21-23 elementi non dichiarati. Le fiale Moderna
contenevano 21 e tra 16-29 elementi non dichiarati.
Tutti i metalli pesanti rilevati sono
collegati a effetti tossici sulla salute umana, scrivono i ricercatori.
Sebbene i metalli si presentassero con frequenze diverse, molti erano
presenti in più campioni. “Ci sono elementi chimici non dichiarati in
comune, come boro, calcio, titanio, alluminio, arsenico, nichel, cromo,
rame, gallio, stronzio, niobio, molibdeno, bario e afnio in tutte le
marche” di vaccini COVID-19, hanno scritto i ricercatori.
Altri elementi, come il cromo e l’arsenico,
che aumentano il rischio di gravi tumori e malattie della pelle, erano
presenti come elementi non dichiarati rispettivamente nel 100% e
nell’82% dei campioni. I ricercatori hanno anche trovato il lantanide
cerio, che può danneggiare il fegato e causare embolie polmonari, nel
76% dei campioni.
Questi elementi chimici sono solo alcuni esempi dei 62 elementi chimici
non dichiarati identificati da questo studio e da studi precedenti messi
insieme, scrivono i ricercatori. Essi hanno concluso che, data la
“diversità e la notevole presenza in tutte le marche, insieme alle
caratteristiche peculiari degli elementi trovati”, è improbabile che i
risultati siano dovuti a contaminazione o adulterazione accidentale.
INOLTRE il lavoro, pubblicato il 18 luglio
2024 sul’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research
(IJVTPR con sede a Dallas, USA), conferma per l’ennesima volta la
presenza di grafene nei sieri genici mRNA e ne certifica la presenza non
solo in Pfizer ma pure nel prodotto farmacologico di Moderna, come
peraltro già testimoniato dagli specifici brevetti della Big Pharma di
Cambrdige (Massachusetts) .
Lo studio è stato condotto dalla dottoressa
Young Mi Lee, medica specializzanda in Ostetricia e Ginecologia
dell’Hanna Women’s Clinic di Jeju (Repubblica di Corea) che si occupa
anche di ricerche sulla fertilità e ha prestato particolare attenzione
anche sulla pericolosità di tali terapie geniche sul liquido seminale
maschile.
E dal ricercatore Daniel Broudy, docente di Linguistica dell’Okinawa
Christian University (Giappone) ma esperto anche nell’ambito
elettromagnetico che gospa News aveva già citato in realzione agli studi
sulle segnali Bluetooth riscontrati da un esperimento nei vaccinati.
A lui è toccato il compito di curare la redazione del testo finale ed
analizzare le immagini e i dati raccolti dalla scienziata medica in una
lunga e meticolosa analisi biochimica condotta con uno stereomicroscopio
(specializzato per l’esame di campioni tridimensionali e dinamici )
potenziato da una camera di conteggio Makler (specializzata anche nel
conteggio degli spermatozoi in spazi limitati per la valutazione della
fertilità maschile).
«Questo rapporto sui nostri risultati è
stato aiutato dalla ricerca indipendente di un gruppo noto come Korea
Veritas Doctors (KoVeDoc) con il quale abbiamo condiviso gli iniettabili
prodotti da Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Novavax».
Come si spiega nel paragrafo Materiali e metodi: «Nello studio sono
stati utilizzati cinquantaquattro campioni: 50 fiale iniettabili residue
(43 Pfizer, 7 Moderna) acquisite immediatamente dopo il loro utilizzo
nella campagna di vaccinazione contro il COVID-19 e 4 fiale iniettabili
nuove non aperte (2 Pfizer, 1 AstraZeneca, 1 Novavax)».
riportiamo integralmente l’Abstract della
ricerca intitolata: “Autoassemblaggio in tempo reale di costruzioni
artificiali visibili allo stereomicroscopio in campioni incubati di
prodotti mRNA principalmente da Pfizer e Moderna: uno studio
longitudinale completo– Real-Time Self-Assembly of Stereomicroscopically
Visible Artificial Constructionsin Incubated Specimens of mRNA Products
Mainly from Pfizer and Moderna: A Comprehensive Longitudinal Study”.
«Le lesioni osservabili in tempo reale a livello cellulare nei
destinatari degli iniettabili COVID-19 “sicuri ed efficaci” sono
documentate qui per la prima volta con la presentazione di una
descrizione completa e un’analisi dei fenomeni osservati. La
somministrazione globale di questi prodotti, spesso obbligatori, dalla
fine del 2020 ha innescato una serie di studi di ricerca indipendenti
sulle terapie geniche iniettabili con RNA modificato, in particolare
quelle prodotte da Pfizer e Moderna. Le analisi qui riportate consistono
in una precisa “scienza da banco” di laboratorio che mira a comprendere
perché si sono verificati sempre più gravi infortuni debilitanti e
prolungati (e molti decessi) senza alcun effetto protettivo misurabile
da parte dei prodotti commercializzati in modo aggressivo. Il contenuto
degli iniettabili COVID-19 è stato esaminato allo stereomicroscopio con
un ingrandimento fino a 400X. I campioni accuratamente conservati sono
stati coltivati in una gamma di terreni distinti per osservare le
relazioni di causa-effetto immediate e a lungo termine tra le sostanze
iniettabili e le cellule viventi in condizioni attentamente
controllate».
«Da tale ricerca si possono trarre
ragionevoli deduzioni sugli infortuni osservati in tutto il mondo che si
sono verificati da quando le sostanze iniettabili sono state inoculate
su miliardi di individui. Oltre alla tossicità cellulare, i nostri
risultati rivelano numerose entità artificiali autoassemblanti
visibili, nell’ordine di 3~4 x 106 per millilitro di iniettabile, che
vanno da circa 1 a 100μm, o più, di molte forme diverse. C’erano
entità animate simili a vermi, dischi, catene, spirali, tubi, strutture
ad angolo retto contenenti altre entità artificiali al loro interno e
così via. Tutti questi sono estremamente al di là di qualsiasi livello
previsto e accettabile di contaminazione degli iniettabili COVID-19 e
gli studi di incubazione hanno rivelato il progressivo autoassemblaggio
di molte strutture artefatte. Con il passare del tempo durante
l’incubazione, semplici strutture uni e bidimensionali nell’arco di due
o tre settimane sono diventate più complesse nella forma e nelle
dimensioni sviluppandosi in entità stereoscopicamente visibili in tre
dimensioni. Assomigliavano a filamenti, nastri e nastri di nanotubi di
carbonio, alcuni apparivano come membrane trasparenti, sottili e piatte,
e altri come spirali tridimensionali e catene di perline. Alcuni di
questi sembravano apparire e poi scomparire nel tempo. Le nostre
osservazioni suggeriscono la presenza di qualche tipo di nanotecnologia
negli iniettabili COVID-19».
«Sulla scia del programma di vaccinazione di
massa, già nel marzo 2021 e nei mesi successivi, si sono verificati
aumenti significativi di decessi in eccesso per cause “sconosciute” e
gravi sequele: coaguli di sangue, emorragie inspiegabili, danni (e
guasti) a più organi), picchi improvvisi (cardiotossine) nelle malattie
cardiache, tumori del sangue tra cui leucemia e linfoma, una serie di
altri tumori “turbo”, aborti spontanei, disturbi neurologici e
autoimmuni, per citarne alcuni, sono comparsi nei pazienti (Nyström e
Hammarström, 2022; Santiago & Oller, 2023 Perez et al., 2023»
«Degno di nota è stato il comportamento di
ciascun tipo di cellule del sangue, che si mobilitano come in una
battaglia in prima linea contro ciascuno degli iniettabili: globuli
rossi contro Pfizer e AstraZeneca, globuli bianchi contro Moderna e
piastrine contro Novavax. Nonostante il comportamento osservato, questi
fenomeni specifici delle sostanze iniettabili potrebbero essere
correlati alla loro caratteristica fisiopatologia diretta del sangue:
stasi del flusso sanguigno e conseguente ipossiemia (affaticamento)
dovuta al modello Rouleaux, soppressione immunitaria dovuta a danno dei
globuli bianchi e formazione di coaguli di sangue (trombosi) o tendenza
al sanguinamento da danno o aggregazione piastrinica».«Nell’analisi dei
coaguli di sangue di persone vaccinate, sono state trovate alcune
strutture filamentose attaccate a coaguli bianchi torbidi omogenei
brunastri estratti dallo strato intermedio del sedimento di sangue
intero. Quando si trovano in prossimità di un campo elettromagnetico, i
filamenti potrebbero innescare la formazione di un coagulo e, quindi,
disturbare il libero flusso sanguigno o linfatico. Date le loro
dimensioni microscopiche e l’ampia distribuzione in tutto il corpo, se
questi materiali estranei interagiscono con fonti di energia interne o
esterne, come afferma la letteratura, potrebbero allungarsi, allargarsi
e fungere da misteriose modalità di morbilità ed eventuale
mortalità».
Scrivono Young MI Lee e Daniel Broudy tanto da sentirsi poi legittimati
a fare delle ipotesi assai inquietanti che partono da quanto affermato
(mai poi rimosso dopo l’inizio della produzione dei vaccini Covid) dal
sito di Moderna sull’uso della «tecnologia mRNA è spesso
commercializzata in termini di software come una sorta di sistema
operativo o piattaforma tecnologica».
«La ricerca nell’ingegneria dei nanomateriali
mostra che i robot magnetici bioibridi (Magnobot basati su microalghe)
potrebbero essere prodotti e azionati in tutto il corpo da una varietà
di fattori scatenanti: energia elettromagnetica, variazione
dell’intervallo di pH, manipolazione dei livelli di glucosio e
variazione degli spettri luminosi con l’obiettivo di colpire determinati
tessuti (Li et al., 2023). Le osservazioni durante i nostri studi di
incubazione suggeriscono la presenza di magnobot, soprattutto nel
campione Pfizer».
NO
AL NUCLEARE , SULL'H2-FOTOVOLTAICO NON SI SPECULA
IL RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO
CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE USATO PER GIUSTIFICARE IL
NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI RUSSIA E GIAPPONE.
CON LA SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR
PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
MENTRE LA FRANCIA INVESTE PER SANARE LO
SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE ENTRARE ?
GLI INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E
GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN
ITALIA ?
LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE
QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO
NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.
IL FUTURO H2 CHE
NON SI VUOLE VEDERE
E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI
ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE
RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI,
COME DIMOSTRA IL :
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131
IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA BESTEMMIA
RICETTA LIEVITO MADRE
RICAMBIO POLITICO BLOCCATO
L'Ucraina in fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016
(sottotitoli italiano)
"Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra
della Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino,
Dmytro Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito
russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non
sfuggano alla giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese
Cosa c’entra il climate
change con l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?
Temperature di 10°C a 3.300 metri di altezza
da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio. Sono questi i
fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto due cordate di
alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia
Il ghiacciaio
della Marmolada si sta ritirando di 6 metri l’anno
(Rinnovabili.it) – Almeno 10 morti, 9
feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente che
ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di
Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada.
Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate,
scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio,
pietre e acqua fusa.
La dinamica dell’incidente
Verso le 14 del 3 luglio ha ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la vetta
più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre 3000
metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente, alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e
ha investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia
precipitando a 300 km/h.
Ogni ghiacciaio ha dei seracchi, blocchi
di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il
movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il
ghiacciaio incontra delle variazioni nella pendenza della montagna.
Queste deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di
crepacci, che a loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio,
i seracchi. Queste formazioni, seppur normali, sono per
loro natura instabili. Tendono a cadere a valle,
ricompattandosi con il resto del corpo glaciale, ed è difficile
prevedere quando esattamente un evento del genere si può verificare.
Il climate change sul ghiacciaio della
Marmolada
Il distacco del seracco dal ghiacciaio
della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e reso più
rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni,
anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti il termometro è
salito regolarmente a 10°C. Ma è da maggio che si
registrano
anomalie termiche molto pronunciate.
Anomalie che investono tutto l’arco
alpino. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100
km più a nord-est, uno degli osservatori con le serie storiche più
lunghe e affidabili della regione alpina ieri segnalava il quasi
completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto
bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era
mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo
2003).
Che legame c’è tra il crollo del seracco e le
temperature elevate? Secondo la società meteorologica
alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla
base a causa della grande disponibilità di acqua di fusione
dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla
media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del
ghiacciaio: “la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli
interstrati) e l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono
probabilmente le cause principali di questo evento catastrofico”.
Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di
fusione – penetra fra gli strati di ghiaccio o direttamente sul fondo
del ghiacciaio, incuneandosi tra massa glaciale e rocce sottostanti, per
sgorgare poi al fondo della lingua glaciale. Questo processo “lubrifica”
il ghiacciaio, accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle
“sacche” piene d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del
ghiacciaio.
Come tutti gli altri ghiacciai alpini, anche
il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa del
riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta dal
Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha
segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la
perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.
Il cambiamento climatico corre più veloce
sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle
terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della
temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle
montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C).
Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi
2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi estivi,
l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può arrivare,
rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.
«Il
22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla
ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma
particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la
parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di
missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni
dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi
dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi,
capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma» si legge ancora
nell’articolo.
«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda
operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la
Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre
anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i
nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di
identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese”
e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra
è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare
di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e
può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi
infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è
“lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa
93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione
ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15,
F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».
Lannes ha aggiunto particolari agghiaccianti.
«Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da
due poliziotti della scorta della Polizia di Stato – ho riferito, o
meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone quanto avevo
scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho indicato
loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall’autorità
giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina Militare) ha
dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente esercitazione
aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su cui era
imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur
essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette
l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già
appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di
essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo
in atto dall’Arma Azzurra».
IL
VERO OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON
LO STATO.
QUESTO LA HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA
TRATTATIVA STATO MAFIA CHE HA LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A
TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.
LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI SEGRETI NELLA
MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.
I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO DELLA PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO
Dichiarazione di Giuliano AMATO
«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» -
INTERVISTA
(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi -
inserita il 02 luglio 2010 da 31
«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce
Giuliano Amato, presidente del
Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque
testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella
relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia
Giuseppe Pisanu.
Perché, presidente?
«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti
esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si
confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un
presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare
responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali
gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che
bisogna fare?».
Secondo lei?
«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può
aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono
sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo
di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è
accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».
Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne
capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di
Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una
trattativa», come dice Pisanu?
«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta
quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza
economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di
lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci
colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine
da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere
duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal
presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad
horas del provvedimento».
Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco
mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?
«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di
qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei
contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che
era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che
considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni
della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».
Perché?
«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a
decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava
comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella
presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».
L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del
'93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò
qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?
«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi
degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi
particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi
o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di
Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi
un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era
riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta
insoluto è la vera matrice di quelle stragi».
Che intende dire?
«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via
D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di
carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo,
Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale
come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai
riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza.
Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in
pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come
lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano
ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre
occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una
devastante dimostrazione di potere».
Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che
per la mafia furono controproducenti?
«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo
trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si
sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il
prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti
israeliani per punire la politica estera italiana sul versante
palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la
tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e
soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per
quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose
sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma
l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa
nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».
Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?
«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile
con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io
condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono
esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma
pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima
dei magistrati».
Infatti Andreotti e Cossiga, agli ordini
di Henry Kissinger, se ne interessarono con Delle Chiaie che
rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con la mafia
di Rejna , secondo Lo Cicero.
PERCHE' IL PRESIDENTE BIDEN NON
GRAZIA ASSANGE dimostrando di essere migliore dei suoi
predecessori ?
FATTI
NO BLA BLA BLA
DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE NON PENSANO
PRIMA DI AGIRE
LE NON RISPOSTE DI DRAGHI E CINGOLANI
DOCUMENTATE DA REPORT
QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA MORTE DI
FALCONE E BORSELLINO ?
Era il 23 maggio del 1992 quando Giovanni Falcone
guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo accompagnava
dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.
Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe
Costanza che quel giorno sedeva dietro.
Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano
anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli
agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma
azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare
Cervello e Angelo Corbo.
Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale,
viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto
il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.
La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene
sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata.
Muoiono tutti sul colpo.
L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una
pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il
parabrezza della macchina.
In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto
gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.
L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è
ancora oggi vivo.
Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così
clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento
di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità
di Cosa Nostra.
Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale.
Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare
impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o
piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare
qualcosa del genere.
Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni
precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo
sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.
È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi
pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare
l’ordigno.
Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare
che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree
circostanti.
Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in
cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte
dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del
magistrato.
Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare
del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli
presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni
necessarie per eseguire la strage.
Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti
dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.
E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario
guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di
vita.
Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo
comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.
La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione
edulcorata e distorta della strage di Capaci.
Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è
stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio
Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver
trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali
Peter Gomez e Marco Travaglio.
Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni
Falcone prima di morire.
L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI
All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali,
incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia,
Claudio Martelli.
Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di
aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.
Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che
erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito
comunista italiano.
Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono
transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione
Sovietica, a quelle del PCI.
La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività
dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque
l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si
dichiarava custode di quella ideologia.
Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro
intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi
e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con
Falcone prima di essere ucciso.
Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si
rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei
quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i
fondi.
I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri
suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate
da Stepankov.
Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito
comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava
tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da
Ronald Reagan.
Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità
di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte
d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un
costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia
dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.
Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la
probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra
Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora
come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.
Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata
e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse
troppo a Mosca.
Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione
civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse,
infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni
clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto
stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di
intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo
dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella
sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi
non allineati né con un blocco né con l’altro.
Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta
minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e
l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come
pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente
perché si era deciso di demolirla dall’interno.
La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex
segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che
preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.
Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del
globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e
sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e
ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.
Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua
derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica
senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa
struttura paragovernativa internazionale.
Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò
calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale,
soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa
società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita
a portare avanti indisturbata i suoi piani.
Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha
nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.
Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue
“riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del
raggiungimento di questo obbiettivo.
I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto
essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un
potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva
passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione
Sovietica.
Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società
post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un
numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella
storia politica recente di nessun Paese.
Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti
notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare
le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.
A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello
che era il patrimonio pubblico dello Stato.
L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare
in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per
gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e
comprati da corporation angloamericane.
Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di
soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse
finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.
Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga
girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli
affari penali, Giovanni Falcone.
Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il
procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal
secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.
Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito.
Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione
indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse
accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca
per finire in Italia.
I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per
poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di
un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso
avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.
I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media
mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta
di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa
indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno
mafioso.
L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani
Pulite
Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non
fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la
sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.
Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a
Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.
Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe
potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello
del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina
inaugurata da Achille Occhetto.
Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico
liberal progressista molto simile a quella del partito democratico
americano.
Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a
Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che
divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli
Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.
A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva
essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone
infernale della globalizzazione.
Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe
giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli
del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe
politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse
occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la
sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche
con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler
rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere
transnazionali.
Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un
cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e
tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di
garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una
condanna anticipata.
Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero
colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.
Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative
rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista
italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e
poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni
mafiose.
Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni
Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo
Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni
dopo a via d’Amelio.
Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era
nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due
stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.
Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta
la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per
essere portata in dote alla finanza anglosionista.
Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse
essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia
italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.
E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il
PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della
sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della
moneta unica, arma della finanza internazionale.
E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei
magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere
così forte che fa impallidire la mafia.
I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva
essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello
costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.
Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza
di un potere senza volto molto più potente.
È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno
quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di
retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la
verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che
eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso
anno.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate
non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e
determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire
pagare con la propria vita.
Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più
forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e
destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di
banche e corporation che erano i veri registi della mafia.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi
italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva
deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la
loro vita.
Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con
quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una
nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria
possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è
avuta dal 1945 in poi.
Autovelox mobili: la multa non è
valida se non sono segnalati
multe autovelox
La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle
pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente
segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è
certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di
dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però
delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e
quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla
Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere
nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia
opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox
mobili montati sulle auto della polizia.
UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista
di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di
velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in
cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente
sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a
sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e
aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia
stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere
fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.
LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo
di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di
installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi
luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento
della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici
possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle
caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi
alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle
caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione
di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva
segnalazione".
per non fare diventare l'ITALIA un'hotspot
europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come italiani nel
nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e chiaro : ogni
paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le risorse
disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel superare le
difficolta'.
Inventarsi un lavoro invece che fare
l'elemosina.
Quanti miracoli ha fatto Maometto rispetto a
Gesu' ?
1)
esame d'italiano e storia italiana per gli immigrati
2)
lavori socialmente utili
3)
pulizia e cucina autonoma
3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei
martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e
far germogliare il seme del Vangelo. Scrive suor Lucia: “Dopo le
due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra
Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano
sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero
incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore
che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo
indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza,
Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa
di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano
davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento
che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una
grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la
corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande
città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di
dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel
suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi
della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli
spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo
morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e
posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con
un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il
sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a
Dio”.interpretazione del
Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in
una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice: «La
terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se
no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori
per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni
saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie
nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è
una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del
Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il
Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia
si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il
mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello
del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso
il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione
completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati
a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato,
di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona
umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che
così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si
preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon
cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono
responsabili».
Le storie
degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere insieme alle
loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani all'estero:
1) Mi
trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata , mentre stato
parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi : era di
colore.
2) Mi
trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando dei
soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi pacchi,
arriva un nero in bici e me li chiede
3) Ero su un
bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che occupava i primi
posti e si e' messo lui
4) Ero in un
team di startup che doveva fare proposte a TIM usando strumenti della
stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima vedere gli strumenti
e poi fare le proposte: molto innovativo !
5) FINO A
QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA , ANCHE SE LO
SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO PRINCIPIO CHE CI
PORTA INDIETRO.
6) perche'
lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono rifiutare
clienti .
7) Immigrazione ed economia sono
interconnesse in quanto spostano pil fuori dal paese.
8) Gli
extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non solo
desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.
09.01.19
Tutti i nulllafacenti immigrati Boeri dice che
ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?
04.02.17l
L'ISIS secondo me sta facendo delle prove di
attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco simultaneo da
terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come a NY
l'11.09.11.
Riforma sostenuta da una maggioranza
trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli immigrati La
Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per le
assegnazioni penalizzano gli italiani .
Screening pagato dalla Regione e affidato alle
Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc “Controlli da marzo”
Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di scabbia In sei mesi sono
state curate un migliaio di persone.
Il Piemonte è la quarta regione italiana per
numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad aumentare.
L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta trasformando in
strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In Piemonte ci sono
14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi: nel primo mese
del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti asilo, in
confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015. Insomma, serve
un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione della Regione
Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in questi anni
sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da emergenziale a
strutturale».
La Regione punta su formazione e compensazioni
mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila migranti Solo 1200
nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in progetti di
accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i riconoscimenti delle
commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al passato prossimo: la
tendenza si è invertita, le domande accolte sono il 60% rispetto al 40%
dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a progetti di
accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai dati
aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila
migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar -
gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo
troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture.
Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La
trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese
con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il
termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone
un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di
compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e
certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica
Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per
l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della
Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto:
«Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in
termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista
degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che
andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che
attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un
salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i
progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei
servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi),
“Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione
civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di
formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni).
Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire
lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte
ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva,
aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di
Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato,
protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i
convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I
tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni,
considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e
della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone,
in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo
sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione,
Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.
INTANTO :«Non sono ipotizzabili anticipazioni di
risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La lunga attesa aveva
fatto protestare molti residenti e c’era chi già stava perdendo le
speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a un’interpellanza del
consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha messo nero su bianco
che i fondi dei privati per permettere la costruzione dell’asilo non ci
sono. Quella di via Verolengo resta una promessa non rispettata. Con la
crisi immobiliare, la società Cinque Cerchi ha rinunciato a costruire
una parte dei palazzi e gli oneri di urbanizzazione versati, spiegò mesi
fa l’ex assessore Lorusso, erano andati per la costruzione del tunnel di
corso Mortara. Ad ottobre c’è stata una nuova riunione. L’esito è stata
la fumata nera da parte dei privati. «Sarà necessario che la
progettazione e la realizzazione dell’opera vengano curate direttamente
dalla Città di Torino», scrive il Comune nella sua risposta. Senza
specificare come e dove verranno reperiti i fondi necessari, né quando
si partirà.
20 gen 2011 -L'immigrazione"circolare"
è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro
all'estero, tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...
Tutto è iniziato quando è stato chiuso il bar. I
60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia diretto a Napoli
volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi e far scoppiare
il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente, trasformando il viaggio
in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri. In mezzo al mare, nel
cuore della notte, è successo di tutto: litigi, urla, botte, un
tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai danni di alcuni
viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La situazione è
tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima dell’ormeggio, quando i
protagonisti di questa interminabile notte brava hanno visto che sulle
banchine del porto di Napoli erano già schierate le pattuglie della
polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì sera dalla Sardegna
era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che nei giorni scorsi
aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina di persone, alle
quali si sono aggiunti anche altri immigrati nordafricani. E così a
bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo ha provato a riportare
la calma ma la situazione è subito degenerata. Per ore la nave è stata
in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a Napoli, il traghetto è
stato bloccato dagli agenti della Questura di Napoli che per tutta la
giornata sono rimasti a bordo per identificare gli stranieri che hanno
scatenato il caos in mezzo al mare e per ricostruire bene l’episodio.
«Il viaggio del gruppo è stato effettuato secondo le procedure previste
dalla legge, implementate dalle autorità di sicurezza di Cagliari – si
limita a spiegare la Tirrenia - La compagnia, come sempre in questi
casi, ha destinato ai passeggeri stranieri un’area della nave, a
garanzia della sicurezza dei passeggeri, non essendo il gruppo
accompagnato dalle forze di polizia. Contrariamente a quanto
avvenuto in passato, il gruppo ha creato problemi a bordo per tensioni
al suo interno che poi si sono ripercosse sui passeggeri». A bordo del
traghetto gli agenti della questura di Napoli hanno lavorato per quasi
12 ore e hanno acquisito anche le telecamere della videosorveglianza
della nave. Nel frattempo sono scoppiate le polemiche. «I protagonisti
di questo caos non sono da scambiare con i profughi richiedenti asilo -
commenta il segretario del Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che
con gli sbarchi dal Nord Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi
giorni, arrivano poco di buono, giovani convinti di poter fare cio’ che
vogliono una volta ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un
lasciapassare che garantisce loro la libertà di delinquere in Italia.
Cosa deve accadere per far comprendere che va trovata una soluzione
definitiva alla questione delle espulsioni?» In ostaggio per ore
Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno
trasformato il viaggio in un incubo per gli altri 200 passeggeri
21.02.17
Istituto comprensivo Regio Parco La crisi spegne
la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10 euro al mese:
a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la Regione Piemonte
finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani la lingua degli
immigrati non viceversa.
Qui Foggia Gli sfollati di una palazzina
crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui Messina Nei
rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano di anno in
anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case sono coperte
da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre 400
calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo aperto
Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di famiglie abitano
prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da Lamezia a Messina.
Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di fortuna. Tra amianto,
topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia da vendere. Con gli
occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la sua testa: «Sono stata
operata due volte di tumore, è colpa di questo maledetto Eternit».
Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo qui da vent’anni.
D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa e l’umidità bagna
i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di andare via. Ma dove?».
In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi e lamiere trova la
forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i politici ci promettono
case popolari, ma una volta eletti si dimenticano di noi. Sono certa che
morirò senza aver realizzato il mio sogno: un balcone dove stendere la
biancheria». Antonio invece no, lui non ride. Digrigna i denti rimasti:
«Gli altri li ho persi per colpa della rabbia. In due anni qui sono
diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela, bidonville: Paese che vai,
emarginazione che trovi. Un essere umano su sei, nel mondo, vive in una
baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila le persone che, secondo
l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di altro tipo», diversi dalle
case. Cantine, roulotte, automobili e soprattutto baracche. Le storie di
questi cittadini invisibili (e italianissimi) sono raccontate nel
documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani,
prodotto da Parallelozero, in onda domenica sera alle 21,15 su Sky
Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Le baraccopoli sono
non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso rassegnata. Donne,
uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi economica o di circostanze
avverse. Vivono in stamberghe all’interno di moderni ghetti al confine
con quella parte di città degna di questo nome. Di là dal muro la
civiltà. Da questo lato fango, calcinacci, muffa, immondizia, fogne a
cielo aperto. A Messina le abitazioni di fortuna risalgono ad oltre un
secolo fa, quando il terremoto del 1908 rase al suolo la città. Qui
l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo Fucile, Giostra, Camaro San
Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale dei diseredati. Legambiente
ha censito più di 3 mila baracche e altrettante famiglie. I topi,
invece, sono ben di più. A Lamezia Terme oltre 400 calabresi di etnia
rom vivono ai margini di una discarica. Tra loro c’è Cosimo, che
vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio figlio, ha subìto un
trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una palazzina crollata
nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita invece nelle
casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato fatiscente è
diventato la sua dimora forzata: «Facevo l’autotrasportatore. Dopo due
ictus ho perso patente e lavoro. I miei figli non sanno che abito qui.
Non mi è rimasto nulla, nemmeno la dignità». Sognando un balcone «Il mio
sogno? È un balcone dove stendere la biancheria», dice la signora
Caterina nIl documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea
Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà in onda domani sera alle 21.15
su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Su Sky Atlantic
Il documentario 3 domande a Sergio Ramazzotti registra e fotografo “Così
ho immortalato la vita dentro quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti
delle baraccopoli? «Sono cittadini italiani, spesso finiti lì per caso.
Magari dopo aver perso il lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti
comuni? «Chi finisce in una baracca attraversa fasi simili a quelle dei
malati di cancro. Prima lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di
scendere a patti con la realtà, la depressione, infine la
rassegnazione». Cosa ci insegnano queste persone? «È destabilizzante
raccontare donne e uomini caduti in disgrazia con tanta rapidità. Sono
individui come noi. La verità è che può succedere a chiunque».
Baraccopolid’Italia
01.03.17
GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE GLI
EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.
SE VUOI SCRIVERTI UN BREVETTO CONSULTA dm.13.01.10
n33
La Commissione
europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche
europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di
milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo
della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo
per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di
euro di rimborsi da chiedere alle banche.
La storia parte
con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un
cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo
l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso
dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un
mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra
questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore
complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato
giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche
europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento
per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato
all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli
operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi
banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i
valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria
convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha
potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano
preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi
valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie
posizioni commerciali ed esposizioni»
Il risultato
ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta
Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di
Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha
subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della
sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé,
Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di
euro.
La Ue ha sempre
rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine
l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte
«censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle
direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai
mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora
potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e
inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti:
«Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno
pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza
europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo
quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo,
leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1
settembre 2005 al 31 marzo 2009».
27.01.17
Come creare un meeting su
Zoom? In un
periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale,
la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante
per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un
processo estremamente semplice, che non richiede neppure la
registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che
desiderano creare un meeting su Zoom.
Ecco dunque una semplice guida per semplificare
la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla
piattaforma senza confondersi le idee.
Come si crea un meeting su Zoom
Dopo aver
scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione,
si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In
(è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o
Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo
modo:
Fare tap su New Meeting
(pulsante arancione)
Scegliere se avviare il meeting con la
fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
Premere Start a Meeting
A questo punto è stata creata la
videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i
partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:
Fare tap su Participants
(nella parte in basso dello schermo)
Premere su Invite
Scegliere il mezzo attraverso cui
inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o
messaggio, per esempio)
Una volta invitati gli utenti, chi ha creato
il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per
utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare,
piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.
Facendo tap sul pulsante Chats
(in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare
messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una
volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap
sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà
in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting),
permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare
tutti (End Meeting).
Windows File Recovery
recupera i file cancellati per sbaglio
È la prima app di questo tipo
realizzata direttamente da Microsoft.
A tutti - beh, a quanti non hanno un
backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file,
non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per
sempre.
Recuperare i
file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la
zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per
software specializzati.
Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi
Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha
rilasciato una piccola
utility che si occupa proprio del recupero dei file.
Si tratta di un programma privo di
interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la
diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di
Windows.
L'utility ha tre modalità base di funzionamento.
Default, suggerita per i drive
Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i
segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece
sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome,
la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si
basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni,
cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per
le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).
Windows File Recovery è in grado di tentare il
recupero da diversi filesystem - quali Ntfs,
exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a
disposizione una
pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.
Qui sotto, alcune schermate di Windows File
Recovery.
Non si può dire che Windows 10 sia un
sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé,
insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che
per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non
fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.
Rimuoverle a mano una a una è un compito
tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera
operazione:
Bloatbox.
Nata come estensione per
Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con
Microsoft da
Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che
coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.
Il motivo è un po' la medesima
ragione di vita di Bloatbox: non rendere
Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni
che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere
un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.
Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di
archivio.zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa
operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file
Bloatbox.exe per avviare l'app.
La
finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è
presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche
quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo,
Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del
computer.
Ciò che occorre fare è selezionare quelle app
che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il
pulsante, che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si
trovano tutte le app condannate alla cancellazione.
A questo punto si può premere il pulsante
Uninstall, posto nella parte inferiore della
colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.
L'ultima versione al momento in cui scriviamo
mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare
una "pulizia
generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato
dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....
Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di
eliminazione tutte le app preinstallate e considerate
bloatware. Chiaramente l'elenco
può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si
intende tenere tramite il pulsante Remove selected.
Il sito che installa tutte le
app essenziali per Windows 10
Bastano pochi clic per ottenere
un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo
software.
Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un
incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra
quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente
configurato e utilizzabile.
A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di
installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono
i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di
un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter
automatizzare.
Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che
permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e
installarle in autonomia.
Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti
(Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e,
dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di
fornire un'interfaccia grafica.
Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione
delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.
Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da
visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da
installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è
molto simile al già citato Ninite.
Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer
dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve
essere preventivamente installato sul Pc.
Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo
sviluppatore ha battezzato Featured Pack.
Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità
comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si
possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare
il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.
In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa
di invocare Winget per portare a termine il compito.
I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a
creare il proprio e a condividerlo.
Leggi l'articolo originale su ZEUS News -
https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369
Cos’è e a cosa serve la pasta madre
La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo
pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la
pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad
esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane
da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice
impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si
arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che
consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.
Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di
lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane,
pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili,
conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.
La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di
altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre
diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla
composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad
assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.
I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri
buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e
migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane
preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore
rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che
quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di
glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno,
evitando picchi glicemici.
Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali
migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi,
si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito
naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari
tipi di farine, anche senza glutine.
La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per
chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri
cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può
migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi
vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.
ATTENZIONE MOLTO
IMPORTANTE PER LA TUA SALUTE :
La tecnologia di riferimento
per le Cellule Tumorali Circolanti