ARCHIVIO ONLINE di Marco BAVA , per un Nuovo Modello di Sviluppo

 

 

LA MAPPA DI QUESTO SITO e' in continua evoluzione ed aggiornamento ti consiglio di:

  • visitarlo periodicamente
  • MARCO BAVA fornisce dati, notizie, approfondimenti analisi sui mercati finanziari , informazioni , valutazioni che pur con la massima diligenza e scrupolosita', possono contenere errori, imprecisioni e omissioni, di cui MARCO BAVA non puo' essere in nessun modo ritenuto responsabile.
  • Questo servizio non intende costituire una sollecitazione del pubblico risparmio, e non intende promuovere alcuna forma di investimento o speculazione..
  • MARCO BAVA non potra' essere considerato responsabile di alcuna conseguenza derivante dall'uso che l'utente fara' delle informazioni ottenute dal sito. I dati forniti agli utenti di questo sito sono da ritenersi ad esclusivo uso personale ed e' espressamente non consentito qualsiasi utilizzo di tipo commerciale.

QUESTO SITO e' nato il 05.06.2000 dal 03.09.01 si e' trasferito da ciaoweb ( fondato da FIAT-IFI ed ora http://www.laparola.net/di RUSCONI) a Tiscali perche' SONO STATO SCONNESSO SENZA ALCUN PREAVVISO NE' MOTIVO ! CHE TRISTEZZA E DELUSIONE !

Per ragioni di spazio il sito e' diventato www.marcobava.it

se vuoi essere informato via email degli aggiornamenti scrivi a:email

scaricare documenti inviatemi le vostre  segnalazioni e i vostri commenti e consigli email. GRAZIE !   Mb

 

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,5-19
“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».”

 

 

LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA FORZA  E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e meteriologiche  imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.

Che lo Spirito Santo porti buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !

CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !  Mb 05.04.12; 29.03.13;

 

 

ATTENZIONE IL MIO EX SITO www.marcobava.tk  e' infetto se volete un buon antivirus gratuito:

http://www.avast.com/it-it/free-antivirus-download

x trasferire files pesanti  www.wetransfer.com

RIUSCIRE A LEGGERE QUESTO SITO RAPPRESENTA UN TEST DI INTELLIGENZA

VUOI SCRIVERE QUELLO CHE  PENSI su quello che leggi in questo sito online ?

SCRIVETE A Mbmarcobava@gmail.com per avere la newletter quotidiana

tu sei il visitatore N:

 

Marco Bava ABELE: pennarello di DIO, abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista responsabile.

Sono quello che voi pensate io sia (20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)

La giustizia non esiste se mi mettessero sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni all'auto.

(12.02.16)

TO.05.03.09

IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI  IL PANE E LA ACQUA QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO, IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.

TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .

SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A TE.

Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile "d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale per questa ragione (12.02.16)

Non prendo la vita di punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)

La vita e' fatta da cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si vorrebbero fare.(20.01.16)

Il mondo sta diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per irresponsabilità politica (16.02.16)

I cervelli possono viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e' soggettivo. (19.02.17)

L'auto del futuro non sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono . Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno , e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto. INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone possono essere confrontate con i prototipi del prossimo salone.(18.06.17)

La siccità e le alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che invece che utilizzare risorse per cercare  inutilmente nuovi pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo, dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui rischiano di estinguersi . (31.10.!7)

L'Italia e' una Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)

La prepotenza della FIAT non ha limiti . (05.11.17)

I mussulmani ci comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)

In Italia mancano i controlli sostanziali . (09.11.17)

Gli alimenti per animali sono senza controllo, probabilmente dannosi,  vengono utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza alcun rispetto ai loro veri bisogni  alimentari. (20.11.17)

Ho conosciuto l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)

L'elicottero di Jaky e' targato I-TAIF. (20.11.17)

La Coop ha le agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato. (20.11.17)

Sono 40 anni che :

1 ) vedo bilanci diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?

2) faccio esposti e solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al Parlamento sia andato avanti ?

 (21.11.17)

La Fornero ha firmato una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)

Si puo' cambiare il modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)

La FIAT-FERRARI-EXOR si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la residenza fiscale in Sw (21.11.17)

La prova che e' il femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si sono rotte ossa, (21.11.17)

Carlo DE BENEDETTI un grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993 aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori CARENA-FIGINI. (21.11.17)

Quando si dira' basta anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)

Per i consiglieri indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo (11.12.17)

La maturita' del mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione dei bitcoin (18/12/17)

Chi risponde civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)

Non e' la FIAT filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI (13.02.18).

Infatti quando si comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella scissione

Tesi si laurea sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e' diventato il padrone :

https://1drv.ms/b/s!AlFGwCmLP76phBPq4SNNgwMGrRS4

 

Prima di educare i figli occorre educare i genitori (13.03.18)

Che senso ha credere in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito  Gesu' che e' il figlio di DIO come provato  per ragioni storiche da almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani  declassano Gesu' da figlio di DIO  a profeta perché riconoscono implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio di DIO. E tutti gli usi mussulmani  rappresentano una palese involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne (19.03/18)

Il valore aggiunto per i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)

I medici lavorerebbero gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi per pagarle ? (26.03.18 )

lo sfregio delle auto di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio alla polizia  con i loro autisti (19.03.18)

Se non si tassa il lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)

Quanto poco conti l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).

Credo che la lotta alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare tangenti (27/04/2018).

Non riusciamo neppure piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i mirtilli....(27/04/2018)

Abbiamo un capitalismo sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e degli operai (27.04.18)

Le imprese dell'acqua e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente (29.05.18)

Nel 2004 Umberto Agnelli, come presidente della FIAT,  chiese a Boschetti come amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang che avrebbe dovuto  essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128 che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO  venne licenziato da Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO ! Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI, molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)

(   vedi :  https://1drv.ms/w/s!AlFGwCmLP76pg3LqWzaM8pmCWS9j ).

La differenza fra ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.

FATTI NON PAROLE E FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA DIRETTA.  Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI GABETTI (04.06.18).

Piero ANGELA : un disinformatore scientifico moderno in buona fede  su auto elettrica. auto killer ed inceneritore  (29.07.18)

Puoi anche prendere il potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto (01.08.18)

Ho provato la BMW i8 ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete ! (20.08.18)

LA Philip Morris ha molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso, aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari. Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67 milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio 2018 ). E PROSSIMAMENTE  un'uomo Philip Morris uccidera' anche la FERRARI .   (20.08.18) (25.08.18)

verbali assemblee italiane azionisti EXOR :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pg3Y3JmiDAW4z2DWx

verbali assemblee italiane azionisti FIAT :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76phApzYBZTNpkGlRkq

 

Prodi e' il peccato originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo dell'ALFA ROMEO alla FIAT) ad oggi (25.08.18)

L'indipendenza della Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)

Ho sempre vissuto solo con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed oggettive. (28.08.18)

Buono e cattivo fuori dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza che i bambini non hanno (20.10.18) 

Ma la TAV serve ai cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri soldi ? PERCHE' ?

Un ruolo presidenziale divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una Repubblica Presidenziale (11.11.2018)

La storia occorre vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e' finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)

I SITAV dopo la marcia a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)

La storia politica di Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della lungimiranza di Fassino , (18.12.18)

Perche' sono investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione non vanno bene ? (27.12.18)

Le auto si dividono in auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di valore (28.12.18)

Fumare non e' un diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)

Questo mondo e troppo cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)

Le ONG non hanno altro da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli scafisti ? (11.02.19)

La giunta FASSINO era inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)

Quello che l'Appendino chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)

La spesa pubblica finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari  (19.07.19)

AMAZON e FACEBOOK di fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il Governo Americano ?

(09.08.19)

LA GRANDE MORIA DI STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)

Il computer nella progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed innovazione. (17.08.19)

L' uomo deve gestire i computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non annullarle  (18.08.19)

LA FIAT a Torino ha fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO ! Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo di saperlo ! (13.09.19)

Non potro' mai essere un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)

L'arretratezza produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a dx.sx, che costa molto (09.10.19)

IL CSM tutela i Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI  e Davide Rossi ? (10.10.19).

Le notizie false servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole (12.10.19)

L'illusione startup brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie al alto valore aggiunto (15.10.19)

Gli esseri umani soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)

Non e' logico che l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di lavoro. (22.10.19)

L'intelligenza artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori  (24.11.19)

Quando ci fanno domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)

La prova che la qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^ si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere (27.11.19)

Per combattere l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e nel pagamento (29.11.19)

La famiglia e' come una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti (25.12.19)

Le tasse sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa e sa non importa (25.12.19)

Il calcio e l'oppio dei popoli (25.12.19)

La religione nasce come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)

L'auto a guida autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini

Il vero potere della burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per crearli.  Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)

Gli immigrati tengono fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le etnie piu' queste  divideranno l'Italia sovrastando gli italiani imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio. (05.01.20)

La sinistra e la lotta alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere come ragione di vita (07.01.20)

Credo di avere la risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no a mangiare la mela ?  Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti. (07.01.20)

Le sardine rappresenta l'evoluzione del buonismo Democristiano  e la sintesi fra Prodi e Renzi,  fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta  (08.01.20)

Un cavallo di razza corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)

PD e M5S 2 stampelle non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)

non riconoscere i propri errori significa sbagliare per sempre (12.04.20)

la vera ricchezza dei ricchi sono i figli dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai genitori che credono di non avere nulla da perdere  ! (03.11.21)

GLI YESMEN SERVONO PER CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)

DALL'INTOLLERANZA NASCE LA GUERRA (30.06.22)

L'ITALIA E' TERRA DI CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)

La dimostrazione che non esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)

Cara Meloni nulla giustifica una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)

I politici che non rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)

Di chi sono Ambrosetti e Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb

Piero Angela ha valutato che lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ? (30.12.22)

OSI

 

LA mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA  e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,  perche' DIO ESISTE,  ANCHE SOLO per assurdo.

IL MONDO HA BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO' CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !

PER QUESTO IL MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !

LA VIOLENZA DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI che potrebbe stare dietro a Berlusconi. 

IL GOVERNO DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI,  IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO perche' vetusto obsoleto e compromesso !

E' UN GIOCO AL MASSACRO dell'arroganza !

SE NON CI FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !

TU SEI UN SOLDATO ?

COMUNICAMI cio' pensi !

email

 

 

Riflessioni ....

Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo vincere  .Mb  15.05.13

Torino 08.04.13

Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria economica del valore che definisce

1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:

Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.

2) liberalizzazione dei taxi collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i cittadini.

3) tre sono gli obiettivi principali della politica : istruzione, sanita', cultura.

4) per la sanità occorre un centro acquisti nazionale  ed abolizione giorni pre-ricovero.

vedi PRESA DIRETTA 24.03.13

chi e' interessato mi scriva .

Suo. MARCO BAVA

 

I rapporti umani, sono tutti unici e temporanei:

  1. LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO E RISPARMIO.(02.02.10)
  2. Se non hai via di uscita, fermati..e dormici su. 
  3. E' PIU'  DIFFICILE  SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
  4. Ciascun uomo vale in funzione delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
  5. Vorrei ricordare gli uomini piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto fare !
  6. LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA  MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
  7. PIU' I MEZZI SONO POVERI X RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
  8. L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA MORTE.
  9. MEGLIO NON ILLUDERE CHE DELUDERE.
  10. L'ITALIA , PER COLPA DI BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
  11. IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3 VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU' POVERI ALMENO 2 VOLTE.
  12. LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',  QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ'  CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE  E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL 10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE CHIESE)
  13. la vita eterna non puo' che esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
  14. SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA VERAMENTE UNA STRADA.
  15. QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
  16. L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
  17. IL PRESENTE E' FIGLIO DEL PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
  18. L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
  19. L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
  20. BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
  21. GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
  22. IL DISASTRO DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
  23. Quante testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
  24. I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI  PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)

  25. L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne' temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la cruna di un ago ..."

  26. sapere x capire (15.10.11)

  27. la patrimoniale e' una 3^ tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)

  28. SE LE FORZE DELL'ORDINE INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117  PER UN PROBLEMA BANALE MI HA RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)

  29. GRAN PARTE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI ( DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)

  30. Spesso chi compera auto FIAT lo fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)

  31. Gli immigrati per protesta nei centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli  affinché  li redistruggono? (18.10.20)

  32. Abbiamo più rispetto per le cose che per le persone .29.08.21

  33. Le ragioni  per cui Caino ha ucciso Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)

  34. Quelli che vogliono l'intelligenza artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche telefoniche? (24.11.22)

     

     

     

     

     

L'obiettivo di questo sito e una critica costruttiva  PER migliorare IL Mondo .

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI.
  4. LA DEMOCRAZIA AZIENDALE

 

L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI GESU'. 15.06.09

 

DIO CON I PESI CI DA ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)

 

IL BAVAGLIO della Fiat nei miei confronti:

 

IN DATA ODIERNA HO RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi amministratori. Fatte salve iniziative autonome anche davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora, veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per tutelare le quali mi riservo iniziative esclusive dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09

 

TEMI SUL TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:

 

IL TRIBUNALE DI  TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE

Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto come e quando vuole, basta leggere la sentenza SENT.FIAT Mb

 

Tweet to @marcobava

08.03.16

 

TEMI STORICI :

 

VIDEO DELLA TRASMISSIONE TV
Storie italiane
Puntata del 19/11/2019

SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI

https://www.raiplay.it/video/2019/11/storie-italiane-504278c4-8e8c-4b79-becc-87d5c7a67be6.html

 

10° Convegno
 
La grafopatologia in ambito giudiziario
L’applicazione della grafologia in criminologia, nelle malattie neurologiche e psichiatriche nel contesto giudiziario
 
Roma, 7 Dicembre 2019
 
Auditorium Facoltà Teologica “S. Bonaventura”
Via del Serafico 1 - Roma

 
alle ore 17,50
 
Vincenzo Tarantino
Gino Saladini
 
Elio Carlos Tarantino Mendoza Garofani
Grafologo giudiziario, esperto in fotografia forenseGiornalista, Criminologo
 
Il “suicidio” di Edoardo Agnelli: aspetti medico-legali criminologici e grafopatologici.

 

Edoardo Agnelli è stato ucciso?" - Guarda il video

I VIDEO DELLE PRESENTAZIONI GIA' FATTE LI TROVI SOTTO

LA PARTE DEDICATA AD EDOARDO AGNELLI SU QUESTO SITO

 PERCHE' TORINO HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?

Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI.  Gli feci presente che dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo delle indagini.

A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del "suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.

Mb

02.04.17

 

 

grazie a Dio , non certo a Jaky,  continua la ricerca della verità sull'omicidio di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il servizio de LA 7, e gli articoli di Visto,  ora il Corriere e Rai 2 , infine OGGI e Spio , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10

 

LIBRI SULL’OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

www.detsortelam.dk

www.facebook.com/people/Magnus-Erik-Scherman/716268208

 

ANTONIO PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-

 

CRONACA | giovedì 10 novembre 2011, 18:00

Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".

Il giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di curiosità ed informazioni inedite

 Per dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli, precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano, sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare autopsia.

Anonime “fonti investigative” tentarono in più occasioni di screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia fu mai fatta.

Ora  Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante, pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa settimana presenta.

Perché la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo destinato a ereditare il più grande capitale industriale italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici però che riguardano la famiglia Agnelli.

Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi, Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che, nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano assai più di politici e governanti.

Il volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più importante d’Italia.

 

 

Mondo AGNELLI :

Cari amici,

Grazie mille per vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )

http://www.youtube.com/watch?v=QLnbFthE5l0

Thanks again,

Jennifer

Un libro che riporta palesi falsita' sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta. Intanto anche grazie a queste salsita' il prezzo del libro passa da 15 a 19 euro! www.marcobava.it

SE VUOI COMPERARE IL LIBRO SUL SUICIDIO SOSPETTO DI EDOARDO AGNELLI A 10 euro manda email all'editore (info@edizionikoine.it)  indicando che hai letto questo prezzo su questo sito , indicando il tuo nome cognome indirizzo codice fiscale , il libro ti verrà inviato per contrassegno che pagherai alla consegna. 
NON DIMENTICARE CHE:

Le informazioni contenute in questo sito provengono
da fonti che MARCO BAVA ritiene affidabili. Ciononostante ogni lettore deve
considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti
e per l'uso che fa di queste di queste informazioni
QUESTO SITO non deve in nessun caso essere letto
come fonte di specifici ed individualizzati consigli sulle
borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
contenute in sono fornite come un servizio di
pura informazione.

Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.


MARCO BAVA

 

 

  ENRICO CUCCIA ----------MARCO BAVA

 

SITI SOCIETARI

 

Ø     http://www.aedesgroup.com

Ø     http://www.bancaprofilo.it

Ø     http://www.ngpspa.com

Ø     http://www.centralelatte.torino.it

Ø     http://www.a2a.eu

Ø     https://www.enelgreenpower.com

Ø     http://www.gabettigroup.com

Ø     http://www.mef.it/it/index.html montefibre

Ø     http://www.gruppozucchi.com

M&C SITO :  http://www.mecinv.com/

 

 

La ringraziamo sinceramente per il Suo  interesse nei confronti di una produzione duramente colpita dal recente terremoto, dalle stalle, ai caseifici fino ai magazzini di stagionatura. Il  sistema del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano sono stati fortemente danneggiati con circa un milione di forme crollate a terra a seguito delle ripetute scosse che impediscono a breve la ripresa dei lavori in condizioni di sicurezza. Questo determina di conseguenza difficoltà nella distribuzione del prodotto “salvato”, che va estratto dalle “scalere” accartocciate, verificato qualitativamente e poi trasferito in opportuni locali prima di poter essere posto in vendita. Abbiamo perciò ritenuto opportuno mettere a disposizione nel sito http://emergenze.coldiretti.it tutte le informazioni aggiornate relative alla commercializzazione nelle diverse regioni italiane anche attraverso la rete di vendita degli agricoltori di Campagna Amica.

 

Cordiali saluti.

Ufficio relazioni esterne Coldiretti

 

 

www.taxjustice.net ; www.fanpage.it

www.ecobiocontrol.bio

www.andreagiacobino.com

 

 

http://www.matrasport.dk/Cars/Avantime/avantime-index.html

 

 

Auto e Moto d’Epoca 2013

 

- Nuovo sistema tutela auto e moto d'epoca;
- 
Veicoli d'interesse storico, la fiscalità e il redditometro;
- 
Norme per la circolazione dei veicoli storici;
- 
Veicoli d'interesse storico e collezionistico: circolazione e fiscalità 

 

 

 

http://delittodiusura.blogspot.it/2011/12/rete-antiusura-onlus.html

http://www.vitalowcost.it

http://www.terzasettimana.org

 www.attactorino.org SITO SOCIALE TORINESE

 

 

 

 http://www.giurisprudenzadelleimprese.it/

 

http://www.avvocatitelematici.to.it/

 

http://www.uibm.gov.it/

 

http://www.obiettivonews.it/

 

http://www.penalecontemporaneo.it

 

http://controsservatoriovalsusa.org/

 

http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/price-sensitive/home.html?lang=it

 

http://www.societaquotate.com/

 

 

 

http://smarthyworld.com/renault.html

http://www.turbo.fr/renault/renault-avantime/photos-auto/

http://avantimeitalia.forumattivo.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/PSA_ES_e_Renault_L7X

http://www.avantime-club.eu/

http://www.centropestelli.it/  scuola di giornalismo torinese

www.foia.it x la trasparenza

http://www.lingottoierieoggi.com la storia del lingotto

www.ipetitions.com PETIZIONI

http://www.casa.governo.it GUIDA AGEVOLAZIONI CASA

http://www.comune.torino.it/ambiente/bm~doc/report-siti-procedimenti-di-bonifica_informambiente.pdf AREE EX SITI INDUSTRIALI TORINESI DA BONIFICARE

 

 

 

 

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO 22/03/2023 00.19.19

Controlla se scrivo bufale su https://www.poynter.org/

CONTROLLO SICUREZZA EMAIL : https://haveibeenpwned.com/

POTETE 

SCARICARE

 

LE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI

BOSSI PRODI DE BENEDETI GIANNI AGNELLI SCALFARI 1 SCALFARI 2 PANELLA GIANNI AGNELLI 2

ORIGINALI CUSTODITI DALLA BIBLIOTECA DI SETTIMO TORINESE  LETTERA SETT.T

SE VUOI AVERE UNA COPIA  DELLE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI  :

 https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pgSdXDIwzmDgGSLkE

 

COMODATO EA COMODATO D'USO DI VILLA SOLE DOVE VIVEVA EDOARDO AGNELLI

DOCUMENTi SULLA DICEMBRE SOCIETA' SEMPLICE CHE CONTROLLA STELLANTIS

DICEMBRE 2021

DICEMBRE 1984

il mio libro sui Piani INDUSTRIALI

Libro Mb

LA MIA TESI DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA SUL PROCESSO AL SENATORE AGNELLI  PER AGIOTAGGIO

CON SENTENZA NEL 1912

TESI SEN AGNELLI

 

VEDETE  COME LAVORA UIBM

CACAO&MIELE\7228-REG-1547819845775-rapp di ricerca.pdf

 

22.03.23
  1. I NODI VENGONO AL PETTINE :   Ora abbiamo una «guida per la sopravvivenza». Se vogliamo salvare il Pianeta dalle conseguenze peggiori dell'emergenza climatica dobbiamo agire subito e con decisione. Tagliando le emissioni di gas serra ed eliminando i combustibili fossili dalle nostre attività. «È vitale, urgente e possibile»: si può riassumere così il bilancio del sesto rapporto di sintesi dell'Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite. L'organo più importante per il contrasto del climate change, già premio Nobel per la Pace nel 2007, ha presentato ieri il suo ultimo rapporto del decennio. «È un allarme ma anche un messaggio di speranza», ha detto il presidente dell'Ipcc Hoesung Lee. Questo rapporto diventa ora la nuova Bibbia per chi dovrà prendere decisioni in ambito ambientale e climatico: governi, enti internazionali, aziende.
    I DATI SCIENTIFICI
    Nell'ultimo anno l'Ipcc aveva già pubblicato le prime parti del rapporto, basate sul lavoro di più di 300 scienziati e su più di 10.000 articoli scientifici. Il cambiamento climatico non solo è «inequivocabile», ma è anche provocato dalle attività umane. L'uso indiscriminato di combustibili fossili – petrolio, carbone, gas – ha generato un effetto serra che ha già riscaldato il pianeta di 1,1°C di più rispetto al periodo pre-industriale (prima della Rivoluzione industriale di fine Settecento). La concentrazione di CO? nell'aria è salita a 420 parti per milione, un valore mai registrato dalle civiltà moderne. L'ultimo decennio è stato il più caldo degli ultimi 125.000 anni.
    Emettiamo più di 50 miliardi di tonnellate di gas serra l'anno (CO?, metano e altri gas climalteranti). Il 79% delle emissioni arriva dal settore energetico, dall'industria, dai trasporti e dagli edifici. Il 21% dall'agricoltura e dallo sfruttamento del suolo. Ma un'altra classificazione è ancora più indicativa: il 10% più ricco del Pianeta genera il 35-45% delle emissioni globali, mentre il 50% più povero appena il 13-15%. Il cambiamento climatico non è solo figlio dell'uso indiscriminato dei combustibili fossili ma anche delle diseguaglianze sociali.
    LE CONSEGUENZE GLOBALI
    Le emissioni antropiche mettono a dura prova la resistenza naturale del Pianeta e delle specie viventi. A partire dalla nostra: costringe a insicurezza alimentare, migrazioni, stress idrici e danni da eventi meteo estremi. E provoca ferite enormi alla biodiversità. Più il pianeta si riscalda, più il futuro che ci aspetta è complicato, instabile e imprevedibile. Gestire i rischi in un mondo più caldo sarà sempre più difficile, e la natura stessa fornirà molti meno aiuti, perché si attiveranno una serie di effetti a catena difficili da fermare. Nonostante cresca l'attenzione per la questione climatica, stiamo facendo troppo poco. Per l'Ipcc i piani di mitigazione e adattamento non sono adeguati. Gli investimenti sono ancora minori rispetto agli incentivi ai settori dell'energia fossile.
    LE STRATEGIE
    Le conclusioni del Ipcc mostrano le possibili strategie di uscita, che richiedono sforzi notevoli. Innanzitutto: bisogna mantenere in vita l'obbiettivo +1,5°C. Il surriscaldamento globale medio deve essere rimanere entro questa soglia così da evitare gli effetti peggiori, come previsto dagli Accordi di Parigi. Abbiamo solo il 50% di possibilità di riuscirci anche se implementassimo le attuali promesse e gli obiettivi di riduzione annunciati dagli Stati negli scorsi anni.
    Per farlo dovremmo ridurre le emissioni di CO? del 48% entro il 2030 (rispetto al 2019), dell'80% entro il 2040 e del 99% per il 2050. Per raggiungere questi target è necessario agire su più livelli, spiega l'ente Onu. Eliminare le fonti fossili, incentivare e accelerare la transizione verso fonti rinnovabili (il solare costa oggi l'85% in meno rispetto a dieci anni fa, l'eolico il 55%). Dovremmo anche gestire diversamente gli spazi verdi: riforestando e proteggendo aree naturali sulla terra ferma e in mare. Ma non basterà ancora: saranno necessarie anche le emissioni negative, ovvero dovremmo trovare tecnologie o strumenti naturali per assorbire più CO? di quella che produciamo. Gli impianti di cattura e stoccaggio di anidride carbonica, però, sono ancora costosi e tecnologicamente non avanzati: saranno necessari investimenti e sviluppi industriali.
    LA SPERANZA
    L'Ipcc lascia, infine, la porta aperta alla speranza. «Se agiremo con ambizione, otterremo risultati positivi anche per la salute, per la sicurezza alimentare, per lo sviluppo». L'umanità sta affrontando il problema insieme, e più si unirà dietro questa grande sfida più avremmo successo. «Bisogna trasformare la procrastinazione climatica in azione climatica».
    La spinta delle persone va in questo senso e sta influenzando il mercato e la politica. Abbiamo di fronte una sfida enorme, una delle più grandi dell'umanità. Ma lo stiamo capendo e la stiamo affrontando. Quando l'intera società – cittadini, aziende, Paesi – volge lo sguardo nella stessa direzione è possibile fare in pochi anni progressi che in altri momenti storici sembravano irraggiungibili. L'evoluzione dell'essere umano è anche questa. Una specie capace non solo di distruggere ma anche di rigenerare. —
  2. INTANTO SI EMETTE PIU' GAS :Difficile non vederla la Golar Tundra 292 metri di lunghezza, 43 di larghezza e 55 di altezza che si stagliano nel porto di Piombino. È arrivata domenica quando era notte, come i ladri, come chi ha qualcosa da vergognarsi. Con quella stazza le manovre non sono uno scherzo, le hanno chiesto di aspettare mezz'ora dall'uscita dell'ultimo traghetto per garantirle spazio e libertà. Dopo le 23, trainata da quattro rimorchiatori, la nave si è accostata alla banchina est dove resterà almeno tre anni. Salvo cambiamenti.
    La nave della libertà, l'ha definita ieri il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani accorso ad accoglierla all'arrivo e tornato anche ieri pomeriggio. «Il mostro», risponde Mariacristina Biagini del comitato Gazebo 8 giugno, sulle barricate fin dal primo istante nelle proteste contro il rigassificatore della Snam che può trattare 5 miliardi di metri cubi l'anno di gas.
    «La nave affrancherà l'Italia dalla dipendenza energetica russa», insiste il presidente Giani che è anche commissario straordinario del governo per il rigassificatore. «La partita è ancora sul tavolo e la passerella del Commissario di questi giorni non è certamente servita a rassicurare i cittadini», risponde il sindaco di Piombino Francesco Ferrari.
    I nemici della nave, infatti, non hanno alcuna intenzione di arrendersi anche se la nave è ormai dentro il porto. «È una tigre di carta, un guscio vuoto. Non può farci del male finché non avrà completato l'iter autorizzativo, è lì non solo perché Snam si prepara, ma perché il nostro Presidente deve fare la sua passerella e minacciarci con la sua presenza. Non è neanche una nave italiana, deve ancora essere nazionalizzata. E mi chiedo a tal proposito perché la Marina scorti a nostre spese una nave straniera», commenta Mariacristina Biagini. Una minaccia visiva, insomma. Un modo per colpire le speranze di chi in questi mesi si era illuso.
    Ieri in città era grande la delusione. Su alcuni balconi sventolavano drappi colorati, su alcune bacheche dei social c'erano dei segni di lutto. E alcuni rappresentanti dell'Usb hanno steso uno striscione a pochi metri dalla nave. Ma nelle strade del centro i simboli del no al rigassificatore che qualche mese fa spuntavano dalle vetrine dei negozi apparivano invecchiati, scaduti.
    «Ci hanno presi per i fondelli come sempre», sostiene Alessandro che è passato dal porto a vedere che accadeva ed è andato subito via. «Tante chiacchiere, ora ci tocca sopportare pure questa», sostiene la signora Corinna mentre cammina lungo il corso Italia.
    Alla manifestazione organizzata domenica erano in pochi, al massimo una quarantina. Ad aver voglia di protestare sono sempre di meno. Ma questo non vuol dire che la battaglia si sia conclusa. Anzi.
    Ieri mattina, quando da poco più di otto ore la sagoma della Golar Tundra si imponeva tra le banchine del porto, Mariacristina Biagini e Alessandro Dervisci del comitato Liberi Insieme hanno varcato l'ingresso del comune di Piombino. L'appuntamento con il sindaco era già stato fissato da giorni ma è parso quanto mai tempestivo. Un quarto d'ora di colloquio nell'ufficio del sindaco sono bastati a confermare la voglia di andare avanti nella lotta. «Nonostante quello che sostiene Snam, fin a venerdì non era ancora stato presentato il piano definitivo della sicurezza, anche di questo abbiamo discusso nell'incontro con il sindaco», racconta Mariacristina Biagini. In assenza del piano, non può essere rilasciata l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale e la nave non può iniziare a rigassificare.
    Ieri, infatti, Snam ha annunciato che a fine aprile saranno realizzati gli ultimi test. «Entro la metà di maggio - ha precisato Massimo Derchi, managing director di Snam Rete Gas - entreremo in servizio commerciale».
    Nei quattro serbatoi che si trovano al centro dello scafo potrà contenere circa 170 mila metri cubi di gas naturale liquefatto per volta. Il primo carico «per fare i test - ha aggiunto l'amministratore delegato di Snam Fsru Italia, Elio Ruggeri - arriverà a fine aprile. A breve sapremo chi si sarà aggiudicato la capacità della Golar Tundra per i prossimi 20 anni».
    Nel frattempo - come ricorda il sindaco Ferrari - «c'è ancora un ricorso pendente al Tar». Se il Tribunale dovesse accoglierlo, «la Golar Tundra dovrà disormeggiare e andarsene dalla città». Nemmeno su questo c'è accordo. In quel caso - sostiene invece il presidente Giani - «si apre un'altra procedura per rimediare a queste illegittimità. Ma a quel tempo la nave sarà già in attività e quindi andrà avanti finché non si individuano gli atti che rimediano a queste ipotetiche illegittimità». Mentre l'Usb ha presentato una diffida per chiedere comunque «lo stop a ogni attività fino a pronunciamento definitivo del Tar del Lazio il 5 luglio» e comunque «finché Snam non avrà soddisfatto tutte le prescrizioni relative alla sicurezza dell'impianto e alla sua eventuale operatività». La battaglia va avanti. —

 

 

 

21.03.23
  1. Ora la verità su Bruno Caccia"
    Quarant'anni fa la mafia uccideva il primo e unico magistrato al Nord. A Torino, via Sommacampagna, 26 giugno 1983: un commando armato spara a Bruno Caccia, procuratore capo della Repubblica di Torino. Era davanti a casa con il suo cane. «Per il trentennale della sua morte avevamo chiesto oltre alla memoria anche di dare una svolta alla ricerca della verità che era ferma. In questi dieci anni poco è cambiato», dice la figlia del magistrato, Paola Caccia. «Allora, a parte l'organizzatore dell'omicidio, non sapevamo niente. Siamo poi riusciti a far riaprire il processo sulla base del fatto che nelle carte del primo processo c'erano tanti elementi non presi in considerazione, però non è uscito molto di nuovo», prosegue. Paola Caccia è una dei familiari di vittime di mafia che il 21 marzo sarà a Milano, per la XXVIII Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti delle mafie, organizzata da Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie. Per l'omicidio di Bruno Caccia sono stati condannati in via definitiva Rocco Schirripa, accusato di aver partecipato al delitto, e Domenico Belfiore come mandante. Ma alla famiglia non basta: «Oramai ci interessa più che altro la verità storica, passando il tempo non si riescono più ad avere testimoni. Io però seguo tutti i processi per mafia, perché vedo che sono tutti collegati uno con l'altro, a volte dei pezzetti possono arrivare da lì» dice ancora Caccia. È avvenuto, ad esempio, il contrario: come racconta l'avvocato Fabio Repici nel suo ultimo libro, indagando sul caso di Caccia è stato riaperto il caso di Cristina Mazzotti. «Siamo felici per questa ricaduta positiva sulla verità di un altro caso», dice la figlia di Caccia, carica di speranza che possa accadere anche l'inverso.

 

 

 

20.03.23
  1. IL PONTE FRA SALVINI-VERDINI-BISIGNANI PER PORTARE I SOLDI ALLA MAFIA ?   Ci sarebbero di nuovo cognati e suoceri eccellenti, in mezzo a questa storia di nomine che vede al centro di un'ennesima contesa di governo Rfi, l'azienda che controlla la rete ferroviaria italiana, parte del Gruppo Fs. Fratelli d'Italia non vede di buon occhio la scelta che ha in testa la Lega, perché gli uomini della premier Giorgia Meloni sospettano che dietro la proposta di Matteo Salvini ci sia lo zampino del padre della fidanzata Francesca, l'ex senatore berlusconiano Denis Verdini, condannato in via definitiva a sei anni e mezzo per bancarotta.
    Ma andiamo con ordine. Anche se non fa parte della prima linea delle aziende partecipate – Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste -, quelle per intenderci che hanno un peso geostrategico e una diretta responsabilità sulla sicurezza dell'Italia, Rfi è uno dei veicoli principali per la messa a terra dei finanziamenti del Pnrr. Sono poco meno di 25 miliardi di euro i soldi destinati dal piano europeo alla costruzione della rete ferroviaria e dell'Alta velocità. E basta questo dato per capire quanto il leader della Lega Salvini tenesse a guidare il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, una volta sbarrata la strada del Viminale. Chi avrà in mano Rfi avrà in mano gli appalti dei prossimi anni, in teoria quelli che entro il 2026 dovrebbero cambiare il volto all'Italia. E avrà anche la regia della costruzione del Ponte sullo Stretto, opera simbolo per Salvini.
    Il vicepremier vuole un uomo di fiducia. Ha fatto un nome, Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, a capo del colosso dopo la tragedia del Ponte Morandi. La ricostruzione di Genova è considerata dai leghisti un modello che si può e si deve replicare altrove. Ed è un ottimo biglietto da visita per Tomasi, sponsorizzato dal viceministro genovese Edoardo Rixi e da WeBuild, la società nata dalla ex Salini Impregilo, che ha partecipato al rifacimento del ponte nel capoluogo ligure. Per FdI è Salini a spingere per Tomasi, grazie ai consigli rivolti a Salvini da Verdini e dal figlio Tommaso, che negli ultimi anni, attraverso la sua società di consulenza, la Inver Srl, ha indirizzato gli affari su aziende specializzate in lavori pubblici. Per dire, la scorsa estate Verdini jr è risultato indagato per corruzione e traffico di influenze, in un'inchiesta della procura di Roma sugli appalti dell'Anas, società che gestisce le strade e che da sei anni è parte del Gruppo Fs. Il rampollo di Denis, secondo i pm, si sarebbe attivato con i politici e con il Tesoro per favorire la carriera dei dirigenti amici in Anas. Nell'azionariato della società che si occuperà del Ponte è previsto che il 51 per cento rimanga al ministero dell'Economia, dove siede un altro leghista, Giancarlo Giorgetti. Ma alla governance parteciperanno, assieme alle Regioni Calabria e Sicilia, anche Anas e Rfi. Il decreto approvato tre giorni fa con la formula salvo-intese, che è finito sotto la lente del Quirinale, prevede, di fatto, il ritorno del general contractor Eurolink, guidato da WeBuild, già Salini Impregilo. Chiaro che un interlocutore già apprezzato come Tomasi faciliterebbe molto i rapporti. Di sicuro è quello che pensano nella Lega e al ministero.
    A questo punto bisogna solo attendere e capire se alla fine la spunterà davvero lui. Perché, tra i diversi nomi che hanno ricevuto i punteggi più alti dai cacciatori di teste ingaggiati dal Mef, l'altro candidato forte alla guida di Rfi è Luigi Corradi, attuale ad di Trenitalia, sostenuto dall'ad di Fs Luigi Ferraris, dal suo braccio destro Massimo Bruno e da una vecchia conoscenza del potere romano: il faccendiere Luigi Bisignani.
  2. AGI - In tutto 12 punti in cui la Cina chiede il sostegno a colloqui tra Russia e Ucraina e il cessate il fuoco, e ribadisce il no di Pechino all'uso di armi nucleari e agli attacchi alle centrali nucleari. Il piano, pubblicato dal ministero degli Esteri cinese nel primo anniversario dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, mantiene le posizioni già espresse dalla Cina rispetto al conflitto, e appare una summa del pensiero cinese sulla guerra in corso.

    Di seguito i 12 punti:

    1. Rispettare la sovranità di tutti i paesi. Le leggi internazionali riconosciute, compresi gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, dovrebbero essere rigorosamente osservate e la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale di tutti i paesi dovrebbero essere effettivamente garantite. Tutti i paesi sono uguali indipendentemente dalle loro dimensioni, forza o ricchezza. Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali e salvaguardare l'equità e la giustizia internazionali. Il diritto internazionale dovrebbe essere applicato in modo equo e uniforme e non dovrebbero essere adottati doppi standard.

    2. Abbandonare la mentalità della guerra fredda. La sicurezza di un paese non può andare a scapito della sicurezza di altri paesi e la sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari. I legittimi interessi e le preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi dovrebbero essere presi sul serio e adeguatamente affrontati. Problemi complessi non hanno soluzioni semplici. Dovremmo aderire a un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile, concentrarci sulla stabilità a lungo termine del mondo, promuovere la costruzione di un'architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile e opporci all'instaurazione della sicurezza nazionale su la base dell'insicurezza di altri paesi e prevenire la formazione di scontri di campo. Salvaguardare congiuntamente la pace e la stabilità del continente eurasiatico.

    3. Cessare il fuoco e smettere di combattere. Non ci sono vincitori nelle guerre di conflitto. Tutte le parti dovrebbero mantenere razionalità e moderazione, non aggiungere benzina sul fuoco, non intensificare i conflitti, impedire che la crisi ucraina si aggravi ulteriormente o addirittura vada fuori controllo, sostenere Russia e Ucraina affinchè si incontrino, riprendere il dialogo diretto non appena possibile, promuovere gradualmente l'allentamento e il rilassamento della situazione e raggiungere infine un cessate il fuoco globale.

    4. Avviare colloqui di pace. Il dialogo e il negoziato sono l'unica via d'uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina. Tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe attenersi alla giusta direzione per persuadere la pace e promuovere i colloqui, aiutare tutte le parti in conflitto ad aprire la porta a una soluzione politica della crisi il prima possibile, e creare le condizioni e fornire una piattaforma per la ripresa dei negoziati. La Cina è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.

    5. Risolvere la crisi umanitaria. Tutte le misure che contribuiscono ad alleviare le crisi umanitarie dovrebbero essere incoraggiate e sostenute. Le azioni umanitarie devono rispettare i principi di neutralità e imparzialità e impedire la politicizzazione delle questioni umanitarie. Proteggere efficacemente la sicurezza dei civili e stabilire corridoi umanitari per l'evacuazione dei civili dalle zone di guerra. Aumentare l'assistenza umanitaria nelle aree interessate, migliorare le condizioni umanitarie, fornire un accesso umanitario rapido, sicuro e senza barriere e prevenire crisi umanitarie su vasta scala. Sostenere il ruolo di coordinamento delle Nazioni Unite nell'assistenza umanitaria alle aree di conflitto.

    6. Protezione dei civili e dei prigionieri di guerra. Le parti in conflitto dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale, astenersi dall'attaccare civili e strutture civili, proteggere le donne, i bambini e le altre vittime del conflitto e rispettare i diritti fondamentali dei prigionieri di guerra. La Cina sostiene lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e tutte le parti dovrebbero creare condizioni piu' favorevoli per questo.

    7. Mantenere la sicurezza delle centrali nucleari. Opporsi agli attacchi armati contro impianti nucleari pacifici come le centrali nucleari. Chiediamo a tutte le parti di rispettare le convenzioni sulla sicurezza nucleare e altre leggi internazionali e di evitare risolutamente incidenti nucleari provocati dall'uomo. Sostenere il ruolo costruttivo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica nella promozione della sicurezza e della protezione degli impianti nucleari pacifici.

    8. Ridurre i rischi strategici. Le armi nucleari non possono essere usate e la guerra nucleare non può essere combattuta. L'uso o la minaccia di uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastato. Prevenire la proliferazione nucleare ed evitare una crisi nucleare. Ci opponiamo allo sviluppo e all'uso di armi biologiche e chimiche da parte di qualsiasi paese e in qualsiasi circostanza.

    9. Garantire l'esportazione di grano. Tutte le parti dovrebbero attuare l'accordo sul trasporto di cereali nel Mar Nero firmato da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite in modo equilibrato, completo ed efficace e sostenere le Nazioni Unite affinchè svolgano un ruolo importante in tal senso. L'iniziativa di cooperazione internazionale per la sicurezza alimentare proposta dalla Cina fornisce una soluzione fattibile alla crisi alimentare globale.

    10. Stop alle sanzioni unilaterali. Le sanzioni unilaterali e le pressioni estreme non solo non risolveranno i problemi, ma ne creeranno di nuovi. Opporsi a qualsiasi sanzione unilaterale non autorizzata dal Consiglio di Sicurezza. I paesi interessati dovrebbero smettere di abusare delle sanzioni unilaterali e della "giurisdizione a braccio lungo" contro altri paesi, svolgere un ruolo nel raffreddare la crisi in Ucraina e creare le condizioni affinchè i paesi in via di sviluppo sviluppino le loro economie e migliorino i mezzi di sussistenza delle persone.

    11. Garantire la stabilità delle filiere industriali e di approvvigionamento. Tutte le parti dovrebbero seriamente salvaguardare l'attuale sistema economico mondiale e opporsi alla politicizzazione, alla strumentalizzazione e all'uso di armi dell'economia mondiale. Mitigare congiuntamente gli effetti di ricaduta della crisi e impedire che l'energia, la finanza, il commercio di cereali, i trasporti e altre cooperazioni internazionali vengano interrotte e danneggino la ripresa dell'economia globale.

    12. Promuovere la ricostruzione postbellica. La comunità internazionale dovrebbe adottare misure per sostenere la ricostruzione postbellica nelle aree di conflitto. La Cina è disposta a fornire assistenza e svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.

 

19.03.23
  1. XI CONSEGNERA' PUTIN AD USA ED EUROPA IN CAMBIO DI UN RUOLO DI GARANTE DELLA PACE MONDIALE:  Il presidente della Federazione russa è entrato in un club esclusivo, frequentato dai peggiori esempi criminali della Storia contemporanea. Il suo nome è stato iscritto per sempre accanto a quello del signore della guerra congolese Thomas Lubanga Dylio, che amava trasformare i bambini in soldati, o a quello di Ali Kushayb, comandante delle milizie Janjaweed, che in Darfur ordinava stupri, omicidi di massa, atti inumani contro i civili. Nel club esclusivo di cui Putin è entrato a far parte si possono incontrare i responsabili di torture, stermini, deportazioni, mutilazioni, riduzione in schiavitù, e un catalogo di atrocità di massa di una violenza difficile da immaginare. Lo Zar diventato paria della comunità occidentale è "solo" il terzo presidente in carica ad essere oggetto di un mandato d'arresto della Corte penale internazionale, dopo il sudanese Omar al-Bashir e il libico Muammar Gheddafi.
    A poco più di un anno dall'inizio delle indagini in Ucraina, il 17 marzo, la Camera preliminare della Corte penale internazionale ha spiccato due mandati di arresto relativi alla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina per il presidente Vladimir Vladimirovich Putin e per la commissaria Maria Alekseyevna Lvova-Belova. Il capo d'accusa formulato dalla corte dell'Aja è, per ora, per la deportazione forzata di bambini ucraini. Putin e la sua commissaria per i diritti dei bambini, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, sono ritenuti responsabili del crimine di guerra di «deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell'Ucraina verso la Federazione russa. I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino a partire almeno dal 24 febbraio 2022». Secondo Kyiv parliamo di migliaia di deportazioni: «Potrebbero essere oltre 16.000», ha evidenziato il procuratore ucraino Kostin. E i casi seguiti dal procuratore della Cpi Karim Khan «includono la deportazione di almeno centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di accoglienza».
    Dopo il rapporto della Commissione di inchiesta dell' Onu, che giovedì aveva di fatto confermato tutti i sospetti delle ong e dei giornalisti sul campo, la Corte dell'Aja ha ritenuto di dover accelerare i tempi per «contribuire a prevenire l'ulteriore commissione di reati». «Il trasferimento di bambini ucraini in Russia potrebbe essere considerato un crimine di guerra», aveva concluso la Commissione che ha raccolto prove di «crimini di guerra che includono uccisioni volontarie, attacchi a civili, reclusione illegale, torture, stupri, trasferimenti forzati e deportazione di bambini». I presunti crimini, tra cui la deportazione di bambini, sono stati descritti in dettaglio. «Il corpus di prove raccolte mostra che le autorità russe hanno commesso un'ampia gamma di violazioni del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario».
    Ieri i giudici istruttori dell'Aja, tra cui l'italiano Rosario Aitala, hanno valutato che vi fossero «ragionevoli motivi per ritenere che ciascun sospettato sia responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini».
    Da mesi centinaia di genitori ucraini denunciavano che gli invasori avevano strappato loro i figli, portandoli in Russia assieme ai bambini orfani dei territori occupati. Da anni, se si contano gli appelli lanciati già dal 2014. In questo contesto appare ancora più sinistro l'annuncio di Lvova-Belova, che solo poche settimane fa aveva rivendicato trionfante l'adozione di una 15enne di Mariupol.
    Lo schema di Mosca, che per mesi è stato derubricato da propagandisti e complottisti a «psicosi anti-russa», consisteva in norme che concedevano la cittadinanza russa ai minori e permettevano il loro "inserimento" in famiglie adottive in modo da creare una cornice nella quale i bambini sarebbero rimasti per sempre in Russia. Anche i trasferimenti che avrebbero dovuto essere temporanei sono diventati «prolungati» con una serie di ostacoli - burocratici, finanziari, informativi - che impedivano di fatto ai genitori di mantenere i contatti con i figli. Alla fine i bambini sparivano e basta.
    Il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Vladimir Putin ha più che un valore simbolico: da oggi lo Zar non potrà uscire dai confini russi senza rischiare di essere arrestato e consegnato all'Aja. È ricercato nei 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto, ma anche in quelli che non lo hanno fatto - ma hanno votato la risoluzione di condanna all'Onu -, in base a una sorta di "collaborazione diplomatica". Tra le nazioni firmatarie vi sono tutte quelle europee, tutto il Sud America (compresi alleati di Mosca come il Venezuela), ma anche Tajikistan, Afghanistan, Nigeria e Repubblica Centrafricana. Putin, che paradossalmente potrebbe recarsi a Kyiv ma non a Caracas, alleata storica di Mosca, potrà però viaggiare senza pericoli in Cina, Iran, negli Usa e persino in Ucraina, tutti Paesi che non hanno sottoscritto lo Statuto di Roma e che, quindi, non riconoscono l'autorità della Cpi.
    Resta da vedere come un ricercato per crimini di guerra verrà accolto da leader che aspirano a ruoli di primo piano nello scacchiere internazionale, come ad esempio, il presidente cinese Xi che lunedì dovrebbe volare a Mosca.

 

18.03.23
  1. JAKY E' STATO INCORONATO DALLA NONNA NON DAL NONNO.
  2. LA STORIA DI GIANNI AGNELLI SENZA MONTEZEMOLO NON E' REALISTICA.
  3. UN PONTE IMPOSSIBILE :  Costi elevati, poche possibilità di aumentare il traffico di persone e merci per i ritardi dell'Alta Velocità, con Frecce di Trenitalia e Leprotti di Italo fermi prima di Eboli. E poi fondali profondi, correnti marine impetuose e rischio sismico. «Il Ponte si farà», va ripetendo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Ma le incognite sulla più controversa opera ingegneristica italiana erano e restano molte. Cominciando da quelle più importanti legate alla sicurezza. Ora è vero che lo Stretto è zona rossa sismica, come innegabile è il fatto che secondo i geologi le sponde di Sicilia e Calabria ogni anno si allontanano di 4-10 millimetri. Altrettanto vero che problemi simili sono stati già affrontati e risolti in altre parti del mondo. Ma qui la sfida si fa più ardua per la lunghezza della campata, ossia la parte sospesa del ponte: 3.300 metri contro i 1.900 di quello record sullo Stretto di Akashi.
    E questo significa grandi altezze dei piloni, fino a 400 metri, come ipotizza uno dei progetti. Da decenni si studia e dibatte su quale sia la scelta migliore per collegare la Sicilia al Continente e sul tavolo di Salvini, ci sono già gli studi di fattibilità con le due soluzioni più accreditate: quelle del ponte a una sola campata oppure a tre.
    Entrambe per gli esperti presentano delle criticità. Quello sospeso a campata unica di 3 chilometri di luce, con pilastri a terra di 300 metri, si dovrebbe per forza fare lontano sia da Messina che da Reggio Calabria: perché bisogna realizzarlo nel punto meno esteso dello stretto, che si trova al suo estremo nord. Sarebbe scomodissimo per tutto il traffico locale, che continuerebbe ad usare i traghetti perché più veloci.
    Inoltre, presenta problemi sismici non trascurabili e, soprattutto, essendo una struttura molto flessibile, in tutti i giorni di venti forti, molto frequenti sullo Stretto, non sarebbe probabilmente utilizzabile. Inoltre le abnormi fondazioni dei pilastri (i maggiori del mondo, cubi di quasi cento metri di lato) presentano incertezze sulle temperature che si generano in fase di presa del calcestruzzo, con conseguenze non del tutto note sui risultati della presa stessa.
    L'altra e più recente soluzione è quella di realizzare un ponte sospeso, ma molto più lungo, che collegherebbe direttamente le due maggiori città, e sarebbe a tre campate con due pilastri, meno impegnativi dei precedenti, ma appoggiati in mare sulle pendici del fondale dello Stretto. Questo però -secondo alcuni studi fin qui eseguiti- genererebbe severissimi problemi statici, perché quelle pendici non sembrano essere affatto geologicamente stabili.
    Se l'ingegneria riuscirà a sciogliere questi nodi lo si vedrà. Ma l'altro dilemma è chi e cosa dovrebbe transitare sul ponte una volta realizzato. Partiamo dai numeri di oggi. Tra i porti di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, transitano ogni anno oltre 10milioni di passeggeri, sia a piedi che a bordo di circa un milione e 800mila autovetture e 400mila mezzi pesanti. A questi, si aggiungono più di 1,5 milioni di persone e 800mila tra mezzi pesanti e auto sulle tratte Tremestieri-Villa San Giovanni-Reggio Calabria. Per questi trasferimenti vengono effettuate circa 100mila corse tra traghetti, navi ferroviarie e aliscafi.
    Uno studio sulle ricadute in Sicilia, curato dalla regione con l'Istituto Prometeia, calcola un costo di 6,54 miliardi di euro, pari al 7,4% del Pil siciliano. La stima dei costi del ponte va invece dai 4 ai 7,1 miliardi. Insomma dal punto di vista economico non si andrebbe oltre il pari e patta. Anche se per Salvini il ponte «creerebbe 150mila posti dilavoro». Non più di 17- 50 mila con l'indotto, secondo vecchie stime del 2001.
    Affinché il gioco valga la candela, dovrebbe aumentare il transito di passeggeri e merci, portando i treni ad Alta Velocitàal di là dello Stretto. Se parliamo di progetti, pur in fase avanzata, con i binari adatti a sfrecciare a 300 all'ora si sarebbe già arrivati a Praia, nord della Calabria. Ma il piatto piange perché il Pnrr finanzia da qui al 2026 solo una trentina di chilometri di linea veloce da Battipaglia a Romagnano. Buoni per velocizzare gli spostamenti verso Potenza, non per rafforzare il traffico sullo Stretto e dare un senso al mega investimento necessario a realizzare il ponte. Che dal 1971 è già costato un miliardo di euro tra penali e indennizzi. Bruxelles è pronta a finanziare la prima fase di fattibilità, a fronte di «un progetto solido». Al resto dovremo provvedere noi. Con che risorse non si sa.
  4. IL RICATTO : Soldi, commesse, relazioni internazionali, potere. Di tutte le aziende che partecipano al gran gioco delle nomine di Stato - soprattutto tra le geostrategiche - la partita più interessante da seguire è quella su Leonardo, ex Finmeccanica. Perché l'esito non è così scontato, e perché si sta consumando una lotta interna al governo tra la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, fondatori entrambi di Fratelli d'Italia. Come ormai è noto, li divide il nome del possibile amministratore delegato, colui che prenderà il posto di Alessandro Profumo. Meloni lo ha garantito a Roberto Cingolani, scienziato, ex ministro della Transizione ecologica durante il governo di Mario Draghi, rimasto come consulente nell'attuale esecutivo di centrodestra, con la promessa di finire proprio a guidare Leonardo. La stessa promessa, però Crosetto l'ha fatta a Lorenzo Mariani, ex capo del commerciale dell'azienda, un dirigente che conosce molto bene la macchina, e sa quanto la dimensione dell'export sia essenziale per tenere in salute il colosso.
    Da quello che raccontano , si sarebbe arrivati a immaginare uno schema a due al vertice. Una sorta di compromesso che prevederebbe il ruolo di ad per Cingolani e quello comunque operativo di direttore generale per Mariani. Una soluzione che al momento non sarebbe così gradita al secondo. La sfida, comunque, è tra loro due, anche se sullo sfondo ci sono altre due ipotesi. Una è quotata Lega ma appare poco più che un tentativo: Gian Piero Cutillo, responsabile della divisione elicotteri di Leonardo, la stessa dove lavora Francesco Giorgetti, fratello di Giancarlo, numero due del Carroccio e ministro dell'Economia. La seconda ipotesi è su un manager, che torna spesso nel totonomi, anche se in questo caso nella parte dell'outsider: Flavio Cattaneo, ex ad di Terna, oggi vicepresidente esecutivo di Italo, con ottimi rapporti nel centrodestra.
    Leonardo ha più di quarantasettemila dipendenti sparsi in quindici paesi ed è organizzata in sette divisioni di business: elicotteri, velivoli, aerostrutture, sistemi avionici e spaziali, elettronica per la difesa terrestre e navale, sistemi di difesa e per la sicurezza e le informazioni. Inutile dire che di tutte le aziende a partecipazione pubblica, è quella con i rapporti più intensi con gli apparati di intelligence, e lo prova la presidenza di Luciano Carta, ex capo dei Servizi segreti esterni. Oltre ad altre controllate Leonardo partecipa a diverse joint venture: Drs Technologies, Telespazio, Thales Alenia Space, Atr e Mbda. Quest'ultima è la società che oggi guida Mariani, il candidato di Crosetto. Il ministro ha legato con Mariani negli anni in cui il ministro guidava l'Aiad, la federazione delle imprese per l'aerospazio e la difesa. Il forte sostegno al manager nasce poi da una convinzione strategica: benché Leonardo sia tuttora uno dei principali player mondiali del settore e sia controllato al 30 per cento dal ministero del Tesoro, Crosetto è convinto che l'azienda debba rafforzare le sue alleanze internazionali e se possibile andare a nozze con un'azienda cugina. E dunque quello di Mariani sarebbe il profilo perfetto: Mbda è un consorzio europeo, leader nel continente nella costruzione di missili, ed è partecipata dagli inglesi di BAE Systems, da Airbus, da Leonardo (al 25 per cento), e negli anni ha acquisito alcune società in Germania.
    Meloni sostiene invece una soluzione strategica del tutto diversa. Ha promesso la guida dell'azienda a Cingolani, oggi consulente del governo a titolo gratuito. Il patto tra la premier e Cingolani risale ai giorni dell'insediamento a Palazzo Chigi, quando gli equilibri nella maggioranza costrinsero Meloni a nominare come successore all'Ambiente una persona del tutto inesperta sulla materia, Gilberto Pichetto Fratin. La presidente del Consiglio, a dir poco preoccupata per le capacità del ministro forzista nel gestire il complesso dossier energetico ereditato da Draghi per superare la dipendenza dal gas russo, insistette con Cingolani perché gli desse una mano. Cingolani accettò, al punto da mettere in stand by una proposta di lavoro ricevuta dai giapponesi di Hitachi. Da allora l'ex ministro, ex direttore della ricerca di Leonardo e rientrato in azienda senza incarichi, attende che quell'impegno venga mantenuto. Negli ultimi venti giorni lo ha ripetuto diverse volte ad altri dirigenti della società: «Se così non sarà, accetterò le proposte di lavoro che ho ricevuto». Proposte che lo porterebbero, appunto, in Giappone.
    Pur non essendo un esperto di difesa (Cingolani è un nanotecnologo, fondatore dell'Istituto italiano di tecnologia) vorrebbe di fatto proseguire il lavoro iniziato come capo della ricerca a Leonardo. L'ex ministro è convinto che il comparto difesa dell'azienda cammini sulle sue gambe, e che l'azienda dovrebbe semmai puntare sui business più innovativi: la cybersecurity, le tecnologie derivanti dall'intelligenza artificiale, la realizzazione di grandi calcolatori e la tecnologia nucleare, un vecchio pallino del ministro, che crede nello sviluppo dei piccoli reattori di quarta generazione.
    Il mondo militare e un pezzo di azienda legata alla storia dell'ex Finmeccanica, osteggia la sua candidatura per questa ragione. Tant'è che attraverso Gianni Letta - altro regista delle nomine, seduto due giorni fa al tavolo di Palazzo Chigi assieme ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini - alcuni dirigenti hanno fatto pervenire una richiesta a Meloni. Di pensarci bene: Cingolani è uno scienziato, ha un ottimo curriculum, ma, per dirla con Crosetto, «non così adatto» per il peso del business e le strategie internazionali di un'azienda come Leonardo, proiettata a fare affari e stringere alleanze in un mondo che la guerra in Ucraina ha stravolto. È evidente, spiegano fonti della multinazionale, che Crosetto non può perdere questa partita: vorrebbe dire non essere riuscito a dare garanzie a un uomo di fiducia. Anche sul futuro presidente di Leonardo le incognite non sono poche. Carta ha buone chance di rimanere dov'è, grazie anche ad ottimi legami con la Lega. Molto però dipenderà dal destino di un suo collega, Giuseppe Zafarana, Comandante generale della Guardia di Finanza. Per lui sono ipotizzate due poltrone da presidente: a Leonardo e a Poste. Una sorta di gratifica per il finale di carriera. —

 

17.03.23
  1. LE BANCHE NON VOGLIONO CAPIRE : Per raccontare la storia di un disastro annunciato occorre partire dai prati verdi di Wimbledon. È una calda domenica di luglio del 2021. Sul campo centrale si gioca una delle finali più belle degli ultimi anni. Dopo un soffertissimo 6-7, Novak Djokovic piega Matteo Berrettini in quattro set. Nei costosissimi spalti qualcuno scorge un distinto signore portoghese. Si chiama Antonio Horta-Osorio, è l'amministratore delegato di Credit Suisse. Ha raggiunto Londra su un jet aziendale da settanta milioni di euro. In quei mesi per entrare nel Regno Unito è in vigore una rigida quaratena, ma il manager portoghese se ne infischia. Pochi mesi dopo, quando la notizia si diffonde, è costretto alle dimissioni per recidiva. Sei mesi prima era stato pizzicato e si era dovuto scusare per un caso simile durante un viaggio in Spagna.
    Il quasi fallimento della seconda banca svizzera, prima vittima in Europa della nuova crisi iniziata in California, non è un caso di contagio sistemico. O almeno, per ora non ce ne sono tracce evidenti. Il presidente dell'autorità di vigilanza europea Andrea Enria ha dato mandato ai funzionari dell'Eurotower di raccogliere più informazioni possibili sulle esposizioni della banca svizzera in tutta Europa, ed evitare che il contagio si produca adesso. Sulle cause del crollo negli ambienti finanziari invece pochi hanno dubbi: Credit Suisse era una banca gestita malissimo. Ieri i credit default swap sul titolo – il termometro del rischio di fallimento – hanno raggiunto i massimi di sempre, più alti persino di quelli di Lehman Brothers alla vigilia del fallimento. Il panico prodotto dal fallimento di Silicon Valley Bank ha iniziato a colpire Zurigo venerdì scorso, quando il titolo aveva perso il 12 per cento. Ieri ne ha persi altri venti, costringendo la banca centrale di Berna ad una linea di credito di emergenza.
    Giocando sull'assonanza, qualcuno l'ha ribattezzata Debit Suisse. Eppure a mandare a picco la banca nata a Zurigo nel 1856 non sono i debiti, bensì la fine della sua credibilità. «Tutto ciò che conta per chi fa quel mestiere, soprattutto se abituato a gestire grandi patrimoni», spiega Fabrizio Pagani di Vitale & co.
    Tutto quel che poteva accadere, negli ultimi tre anni a Credit Suisse è accaduto. A febbraio del 2020 l'allora amministratore delegato Tidjane Thiam è costretto a dimettersi per aver fatto spiare un ex dirigente. La faccenda scuote l'opinione pubblica svizzera, anche per via del suicidio di uno degli agenti. Un anno dopo – è il marzo del 2021 – crollano due fondi controllati dalla banca. Il primo è americano, si chiama Archegos, ed è trascinato nel baratro dalla crollo in Borsa del gigante dei media Viacom. Secondo alcuni è costretto a sbarazzarsi di venti miliardi di dollari di asset, altri stimano il doppio. Pochi giorni prima la banca elvetica era stata costretta a liquidare altri quattro fondi gestiti insieme a una società australiana, Greensill Capital. Ad aprile si dimette il presidente del consiglio di amministrazione, a ottobre la banca deve pagare una multa da quasi mezzo miliardo di dollari per aver contribuito ad alimentare un caso di corruzione in Mozambico.
    Il crescendo rossiniano è però nel 2022. A gennaio si dimette Horta-Osorio. Nemmeno un mese dopo scoppia lo scandalo «Suisse secret»: un informatore vende i dati di diciottomila clienti della banca. A giugno arriva la condanna per riciclaggio di denaro in Svizzera, il primo caso nella storia per una banca locale: sui conti erano transitati senza colpo ferire i soldi di un'organizzazione di trafficanti di droga bulgari. Dopo le dimissioni di due presidenti, a luglio arrivano quelle di un altro amministratore delegato, Thomas Gottstein. Il resto è cronaca di pochi mesi fa: all'inizio dell'autunno i nuovi vertici presentano un piano di tagli da diecimila posti di lavoro e un aumento di capitale da quattro miliardi di franchi: solo l'anno scorso la banca aveva accumulato perdite per sette. Secondo l'opinione prevalente degli esperti, i vertici non sono stati in grado di gestire nemmeno il piano di ristrutturazione, che procedeva a rilento.
    Orson Welles amava dire che cinquecento anni di pace in Svizzera hanno prodotto solo gli orologi a cucù. Se c'è una cosa di cui gli svizzeri andavano altrettanto fieri erano le loro banche. E invece per evitare il peggio ad uno dei brand elvetici più famosi nel mondo sono stati necessari i soldi degli emiri sauditi e qatarini. Persino loro, di fronte al disastro, ora hanno fatto un passo indietro. Credit Suisse, cinquantamila dipendenti sparsi nel mondo e una massa gestita di 1. 600 miliardi di franchi, è troppo grande per fallire. Le ultime notizie raccontano di un salvataggio già organizzato dalla banca centrale svizzera che dovrebbe permettere l'ingresso nel capitale di Zurcher KantonalBank, disposta a rilevare le attività svizzere. Il resto confluirebbe in una bad bank per gestire le enormi perdite di questi giorni. Con quali conseguenze per il sistema finanziario europeo, resta tutto da vedere.
  2. Taglia della Wagner su Crosetto Tajani: inaccettabile e criminale
    Una taglia di 15 milioni di dollari su Guido Crosetto, messa dalla brigata Wagner. Il gruppo di mercenari russi, capeggiato dall'oligarca Evgeny Prigozhin, non si ferma alle offese: i paramilitari avrebbero alzato il tiro contro il ministro della Difesa italiano arrivando a minacciarlo con i suoi sicari in Europa. L'allarme sarebbe arrivato una decina di giorni ai servizi di intelligence del nostro Paese al titolare di via Venti Settembre, ma il ministro non si sarebbe affatto scomposto. Del resto gli attacchi da Mosca erano già arrivati mesi fa, quando lo stesso era stato apostrofato come uno «sciocco» dal vice presidente del consiglio di sicurezza russo Dimitri Medvedev, dopo che Crosetto aveva paventato i timori di un'escalation nel conflitto in Ucraina. Infine l'affondo di Prigozhin solo qualche giorno fa: il ministro della Difesa aveva denunciato assieme a quello degli Esteri, Antonio Tajani, le strategie da guerra ibrida del gruppo Wagner, accusato di spingere sull'aumento degli arrivi di migranti dall'Africa sulle coste italiane. L'oligarca russo aveva però negato tutto e replicato: «Abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci», aveva detto insultando pesantemente Crosetto. Resta l'allerta sul rischio di azioni mirate, perché la brigata Wagner ha almeno due cellule in Europa con qualche decina di uomini in grado di staccarsi per compiere azioni: una nei Balcani, tra la Serbia e l'Albania, l'altra nei baltici in Estonia. Molti dei componenti di questo apparato paramilitare, ispirato al compositore Richard Wagner, è formato da ex detenuti spesso reclutati nelle carceri russe. «Inaccettabile, siamo tra il ridicolo e il criminale», ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a proposito della taglia messa dal gruppo mercenario sul titolare della Difesa.
  3. PALESE ERRORE : Legittima difesa fu il verdetto della Corte d’Assise di Alessandria che decise di assolvere Aurela P., 27 anni, dall’accusa di omicidio volontario. Ora la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha ribaltato la sentenza e pur riconoscendo all’imputata un ampio spettro di attenuanti l’ha condannata a sei anni di carcere. Viene così riscritta la storia della morte di Massimo Garitta, 57 anni, ucciso a Ovada la notte di Capodanno del 2019.

    L’imputata era una giovane commessa dell’outlet di Serravalle, la vittima un barbone dalla vita disordinata. Quel pomeriggio, intorno alle 18, Aurela P. fa salire l’uomo a bordo della propria auto, una Lancia Y: lui aveva bisogno di un passaggio, lei forse cercava un po’ di droga. Si dirigono verso l’autostrada, ma durante il tragitto lui l’aggredisce. A quel punto la ragazza imbocca una strada che sfocia in un campo: lottano e lei riesce a sfuggire all’aggressione scendendo dalla vettura. Garitta a sua volta la segue. Ed è in quel momento che la ragazza risale in fretta in auto, ingrana la marcia e fa inversione a U con l’intento di allontanarsi il più possibile. Mentre esegue la manovra, l’imputata investe il 57enne.

    Per la difesa e i giudici di primo grado, l’uomo aveva cercato di intercettare la vettura per costringere la donna a fermarsi e portare a termine la violenza. Per l’accusa, Aurela P. lo ha ucciso senza che vi fosse un reale pericolo. La donna non ha denunciato l’accaduto, solo qualche giorno più tardi i carabinieri sono risaliti a lei: sulla giacca della vittima era impresso il marchio della marmitta della Lancia Y, una firma indelebile per gli investigatori. A quel punto l’ex commessa ha confessato. La sua narrazione aveva trovato conferma in una consulenza tecnica.

    I giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno però letto in maniera diversa le prove raccolte: hanno riascoltato alcuni testimoni, riesaminato gli atti e richiamato in aula i consulenti tecnici che analizzarono le tracce lasciate dalla vettura. E infine hanno ribaltato il verdetto.

    «Non conosciamo le motivazioni della sentenza — spiega l'avvocato Marco Conti, che ha difeso la donna insieme al collega Giuseppe Cormaio —, ma non la possiamo condividere. Nonostante la pena sia molto bassa, è contestabile. La stessa Corte, negli approfondimenti tecnici, è arrivata a convergere con il nostro consulente sul fatto che l'auto procedesse a circa 10 chilometri all'ora. A questa velocità, considerato anche che la nostra assistita stava effettuando un'inversione a U per uscire dal campo, non è possibile ipotizzare che ci fosse la precisa volontà di provocare la morte dell'uomo».

    Aggiunge poi il legale: «La condotta alla guida era giustificata dalla necessità di fuggire. In primo grado questo è stato riconosciuto. Ci aspettavamo altrettanto in Appello. A chi scappa da uno stupro possiamo almeno concedere la mancanza di accortezza richiesta alla guida?». Se ne riparlerà in Cassazione

 

 

16.03.23
  1. La Siria sull'orlo del baratro dopo 12 anni di conflitto
    Oggi la Siria entra nel suo 13° anno di conflitto. I recenti terremoti che hanno colpito il Paese hanno peggiorato la già grave crisi umanitaria che si era abbattuta sulla popolazione dopo anni di sofferenze, spingendo il Paese sull'orlo del baratro. Ha lanciare l'allarme è Save the Children, l'Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro. Nel 2023, la Siria è il Paese con una delle più grandi crisi di sfollati a livello globale. Secondo un'ultima rilevazione sui bisogni umanitari nel Paese, più di 15 milioni di persone in tutta la Siria dipendevano già dagli aiuti umanitari. Si stima che prima dei terremoti ci fossero 1,9 milioni di sfollati nelle sole aree controllate dall'opposizione, la maggior parte dei quali erano donne e bambini. Secondo quanto riferito, in seguito ai terremoti almeno 86mila persone sono state sfollate nell'ultimo periodo, più della metà di queste sono bambini. —
  2. I SOLDI SI STANNO SPOSTANDO VERSO LA PROTEZIONE DALL'INFLAZIONE:   Le Borse tirano un sospiro di sollievo dopo un lunedì nero e rimbalzano, con Piazza Affari la migliore d'Europa, a +2,36%. Non cala però l'attenzione intorno a Silicon Valley Bank, Signature e le altre banche regionali statunitensi. L'agenzia di rating Moody's ha tagliato da stabile a negativo l'outlook sul sistema bancario Usa, lasciando intendere che lo stress non è ancora terminato. A pesare sono le perdite in portafoglio ancora non contabilizzate derivanti dai rialzi dei tassi d'interesse. 620 miliardi di dollari, secondo la Federal deposit insurance corporation (Fdic). Per ora il contagio è stato contenuto, ma gli analisti guardano già oltre. Domani la Banca centrale europea (Bce), salvo sorprese, alzerà il costo del denaro di altri 50 punti base. La prossima settimana toccherà alla Federal Reserve.
    Non un recupero totale, ma un rimbalzo significativo per l'Europa dopo aver ceduto 291 miliardi di euro lunedì sotto i colpi dell'incertezza derivante da Svb e Signature. L'intervento del presidente statunitense Joe Biden, che ha sottolineato di voler fare «tutto il necessario» per salvaguardare le banche a stelle e strisce, è servito. Milano al top in Europa, con il comparto bancario in lustro. A Parigi il Cac 40 ha chiuso la seduta in rialzo dell'1,86%, a Francoforte l'indice Dax è salito dell'1,83%, Madrid del 2,27%. Bene anche Wall Street, che scommette che la tempesta sia finita. Forse, come rimarcato da J.P. Morgan, è ancora presto per dirlo. Specie perché il Dipartimento di Giustizia e la Securities & Exchange Commission (la Consob americana) hanno avviato un'indagine sul crac di Svb per capire le responsabilità del management nella crisi. Nel mirino l'amministratore delegato Greg Becker e il direttore finanziario Daniel Beck. In corso ci sono, oltre a ciò, diverse class action per ottenere risarcimenti, proprio mentre la Fdic sta cercando di cedere gli asset di Svb. In lizza, fra gli altri, i fondi Apollo, Ares, Blackstone, Carlyle e Kkr.
    Nonostante gli investitori festeggino, ci sono segnali negativi. Il collasso di Silicon Valley Bank e Signature Bank ha spinto Moody's a tagliare da stabile a negativo il suo outlook sul sistema bancario statunitense, «per riflettere il rapido deterioramento del contesto operativo a seguito delle corse di depositi presso Svb, Silvergate Bank e Signature, e i fallimenti di Svb e Sny». I depositi sono garantiti, ma «il rapido e sostanziale declino della fiducia dei depositanti e degli investitori bancari», secondo Moody's «evidenzia chiaramente i rischi nella gestione delle passività delle banche statunitense esacerbato dal rapido aumento dei tassi di interesse». Il rischio è che «le banche con sostanziali perdite in titoli non realizzate e con depositanti statunitensi non al dettaglio e non assicurati possono essere ancora più sensibili alla concorrenza o a una fuga definitiva, con effetti negativi su finanziamento, liquidità, utili e capitale». Lo scenario di base per Moody's prevede che «la stretta monetaria della Fed continuerà, il che potrebbe aggravare le difficoltà di alcune banche».
    A essere cauta è anche J.P. Morgan, che ieri ha inviato una nota ai clienti istituzionali suggerendo di «restare cauti» sulle banche statunitensi. Sebbene il timore di un «largo contagio» sembri remoto, gli analisti del colosso guidato da Jamie Dimon rimarcano che «è meglio restare sulla difensiva». Questo perché fra i depositanti delle banche più piccole, da First Republic a Zions, passando per PacWest e Western Alliance, c'è stata una corsa verso gli istituti bancari maggiori, quelli considerati "too big to fail", troppo grandi per fallire. Lo scenario resta dunque carico di incognite.
    Di incertezza discuterà anche la Bce, che domani deciderà se approvare il nuovo, annunciato, aumento dei tassi principali da 50 punti base. «Non dovrebbero esserci variazioni di percorso», dicono gli analisti di Goldman Sachs. Dopo marzo, tuttavia, si aprirà il dibattito se rallentare il ritmo delle strette o no. Occhi puntati alla riunione di maggio. Meno depositi e più obbligazioni con un aumento del costo della raccolta. Le banche italiane, come si ricava dal rapporto mensile dell'Abi stanno proseguendo nel cambio di passo iniziato con la crescita dei tassi Bce. A febbraio i depositi sono scesi del 2,2% mentre le obbligazioni sono salite del 3,7%. Il tasso sulle nuove obbligazioni a tasso fisso è al 5,08% contro l'1,7% di un anno fa mentre la remunerazione dei conti deposito sale al 2,01%. Sebbene sia destinato a limarsi, il margine fra tassi attivi e passivi continua comunque a crescere a 295 punti base assicurando utili alle banche.
  3. IL PREZZO DI SPERANZA : Forse nemmeno il dottor Terzilli, alias Alberto Sordi, avrebbe potuto fare più in fretta: 9 minuti per una visita, la maggior parte dei quali trascorsi a riempire moduli sul computer dopo aver dedicato appena una manciata di secondi all'ascolto del paziente. Se vogliamo un esempio lampante di come carenza di personale, condizioni di lavoro stressanti e tecnicizzazione portata all'estremo abbiano finito per disumanizzare la medicina, basta spulciare la ricerca dell'Università di Cambridge sulla durata media di una visita, condotta in 18 Paesi tra in quali l'Italia. Perché in 9 minuti non si può creare una relazione, tantomeno empatia tra medico e paziente. Tanto più se già dopo 20 secondi si viene interrotti dalle domande del medico. Che passa due terzi del tempo incollato a un pc a compilare moduli e ricette. O a scrivere su Whatsapp, visto che secondo una ricerca dell'Ordine dei medici di Firenze il 47,6% lo usa per dispensare ricette e consigli medici. Eppure svariate ricerche internazionali narrano che già quella relazione tra curante e curato è una terapia, in grado di ridurre fino a 4 volte il rischio di ricovero e di aumentare del 30% la possibilità di tenere sotto controllo patologie come la colesterolemia, il diabete o quelle cardiovascolari.
    I dati sulla durata media delle visite sono del 2015, ma non è che da allora le cose siano migliorate, anzi. Perché in questi ultimi anni il personale è ancora diminuito, tanto che, secondo il recente Rapporto Crea, di dottori ne mancano 30 mila, di infermieri addirittura 250 mila. Vuoti in organico che sono diventati via via una voragine per effetto di una politica scellerata, che continua ad imporre un tetto assurdo alla spesa del personale, ferma al livello del 2004 e diminuita per di più dell'1,4%. Così, per aggirare l'ostacolo, Asl e ospedali ricorrono sempre più spesso ai medici a gettone, che finiscono nella voce di spesa per beni e servizi, che non ha tetti da rispettare, tant'è che come mostra la Relazione sullo stato sanitario del Paese appena presentata dal ministero della Salute, per la prima volta - spinta dai gettonisti - ha superato quella per il personale. Peccato però che i medici in affitto non sappiano nulla dei pazienti, che vedono una volta prima di rispondere alla chiamata di un altro ospedale. E a farvi ricorso sono sempre più strutture, tant'è che solo in Lombardia coprono oramai sui 45 mila turni l'anno e in Veneto 42 mila. Mentre 15 mila medici dipendenti affogano nel burnout, quell'insieme di depressione, stress e insonnia che finisce per alterare in peggio il rapporto con gli assistiti.
    È questo insieme di fattori rendere così disumana la medicina in ambulatori e ospedali, come ci ha raccontato con amarezza ieri in una lettera sulle colonne di questo giornale Bruno Macchioni, ex primario di Ostetricia all'ospedale di Venaria (Torino), rimasto 16 giorni in un letto d'ospedale prima che un medico si prendesse effettivamente cura di lui. Ma se la medicina sta sempre più perdendo di vista il paziente è anche colpa della sua iper specializzazione e tecnicizzazione. «Oggi viviamo il paradosso di una tecnologia avanzata che "entra" sempre più a fondo nel corpo del paziente, ma che rischia di riportare sempre più all'"esterno" la figura del medico», spiega Dario Manfellotto, presidente della Fondazione Fadoi, la Società scientifica del medici internisti. Gli unici forse ad aver conservato una visione a 360 gradi del paziente fatto a spezzatino dalla medicina ultra specialistica. «La crescita esponenziale delle conoscenze e della tecnica – precisa Manfellotto - ha consentito successi inimmaginabili nella cura delle malattie. Ma la medicina di precisione e personalizzata si basa in realtà su una valutazione perlopiù molecolare, genetica, che ancora una volta vede lo strapotere della tecnologia rispetto alla valutazione clinica, che dovrebbe precedere e non seguire la tecnica». Un progresso che se non governato dai medici rischia di ridurre il paziente a un algoritmo.
  4. LEONARDO HA RISCATTATO LA  DIGNITA' DELLA SCHIAVITU': Viaggio, è questa la parola che l'autore di Il sorriso di Caterina sceglie per definire il libro pronto a cambiare la percezione del Rinascimento e la mira sembra alta, ma non è poi così assurda. Carlo Vecce ha scritto un romanzo che contiene un documento e non importa l'ordine in cui si decide di prendere il largo, comunque sono 525 pagine pubblicate da Giunti e destinate a portare lontano.
    Tutto gira intorno a Leonardo da Vinci e lui neanche c'è, se non sullo sfondo, ma la storia della madre sposta anche la sua, senza cambiarne la valutazione, la percezione, anzi dando forza al giudizio più usato quando si parla di lui: «Universale». Leonardo lo è, profondamente, persino più concretamente di quanto si potesse immaginare: è multiculturale, è meticcio, è mezzo italiano e mezzo bizantino, turco, russo, vai a sapere esattamente quanti e quali mondi lo attraversano. Il libro racconta la rotta migratoria a cui è stata costretta questa Caterina che non è un nome di fantasia, come nessuno di quelli usati, ma è figlio di una violenza, le viene appiccicato addosso quando arriva, come schiava a Venezia. Sulle sue origini ci sono solo ipotesi, una donna che arriva dalla Circassia, spazio approssimativo abitato da gente abituata agli spostamenti frequenti, un luogo elastico che ondeggiava tra mare di Azov e mar Nero, bocca del Mediterraneo, allora come oggi, centro di una tratta.
    Caterina si sposta sui barconi del 1440 o giù di lì ed è nelle varie tappe in cui si muove che la sua esistenza diventa vera, sempre più definita. Da Tana, oggi Russia, alla Costantinopoli degli ultimi anni dell'impero bizantino quando tutto sta per crollare e la precarietà si fa violenta. Poi Venezia e ancora Firenze, dove le tracce restano impresse sul documento da cui è partita la ricerca. Vecce ci sbatte contro mentre lavora sull'anniversario vinciano e ci resta impigliato. C'è una via precisa, c'è un passaggio di proprietà della schiava che arriva in casa di monna Ginevra. Caterina ci entra dal gradino più basso della scala sociale e ne esce da persona libera o liberata, ci entra come balia, presa in prestito, pagata ai padroni effettivi 18 fiorini l'anno, un bene di lusso. Ci entra con dettagli rimasti su fogli e appunti e risvolti di pagine come quello che conferma la sua presenza sulla pergamena del cavaliere Francesco Matteo Castellani.
    Vecce all'inizio credeva di aver trovato il motivo per cui la leggenda attribuiva alla madre di Leonardo lo stato di schiava. Una diceria diventata sensata per abitudine, già usata in altre biografie e mai dimostrata: lo studioso di Leonardo incrocia le parole che la inquadrano e si convince di poterle smontare, invece finisce per confermarle. I suoi non sono ritrovamenti, ma ingrandimenti di microscopiche note perse in centinaia di documenti e quelle parole chiave, messe in fila diventano prove. Caterina, chiunque sia stata prima di essere marchiata così, esiste, non è italiana, è una rifugiata che ritrova la sua indipendenza e si sposta a Vinci.
    Ha già avuto un figlio e non è riuscita a tenerlo con sé, a Firenze, nel palazzo che attualmente ospita il Museo Galileo (dove oggi viene presentato il libro al pubblico) resta di nuovo incinta. È il 1452, la natura della sua relazione con il padre di Leonardo non è nota, l'autore preferisce dare una chiave romantica anche se non ha materiale per sostenere l'idea. Ne ha però per stabilire con certezza che questa donna è proprio la madre di Leonardo, rimasto con lei, nella campagna di Vinci, per dieci anni prima di trasferirsi dal padre che lo manderà a bottega dal Verrocchio. Leonardo impara a parlare in casa di una donna che non conosce la lingua, una persona costretta ad adattarsi e a mettere insieme strati di accenti e di esperienze. Riceve da lei i primi ricordi, tratti di paesaggi che poi metterà nei suoi quadri e non sono le campagne lombarde a fare da sfondo a L'annunciazione ma il sistema del Caucaso e la città marina ricorda Tana, la colonia veneziana, lo snodo di passaggio, il fulcro della compravendita di esseri umani. Forse Renzi non aveva poi tutti i torti a dire che l'Arabia Saudita è pronta al Rinascimento, le donne venivano rapite e vendute nel nostro Rinascimento e ora qualcuno lo spiega e toglie una patina di idealizzazione a un'epoca che ci ha consegnato l'estasi del bello, però non è il punto a cui tornare, non si viveva nell'esaltazione dell'essere umano. La consapevolezza non toglie meraviglia all'opera di Leonardo o a quelli come lui, ci toglie scuse per voltarci indietro di continuo.
    Ci sono orizzonti orientali nella Madonna delle rocce: riferimenti stratificati, mescolati e qui siamo alla ricerca, attenta e lenta, durata circa un decennio, poi arriva pure la parte romanzata che indaga i sorrisi senza riuscire a sovrapporli su quelli di chissà chi altro, sono supposizioni. Illusioni. Mentre il resto è un mondo che bussa per svelare l'ovvio, persino il cuore della nostra cultura è meticcio e ragionare in base a un presunto purismo è sempre più pregiudizio, con meno scuse.

 

 

 

15.03.23
  1. "Non è un salvataggio, ma un regalo così la Fed è diventata Babbo Natale"

    «È senza senso dire che il tracollo di Silicon Valley Bank non era nell'aria, bastava guardare al bilancio di fine anno. Ci sono 15 miliardi di dollari di mancati introiti sugli asset a lungo termine. Persino i miei studenti nei corsi di finanza avrebbero colto la fragilità». Steve H. Hanke, professore di economia applicata alla Johns Hopkins University di Baltimora e membro del Consiglio economico di Reagan, osserva dal suo osservatorio le mosse dell'Amministrazione Biden per tentare di prevenire il contagio.
    Quali responsabilità ha la leadership di Svb?
    «C'è stato uno scostamento sensibile fra le disponibilità, ovvero i depositi, e i reali asset, ovvero le obbligazioni a lunga durata. E questo squilibrio non è stato sufficientemente compensato. La Silicon Valley Bank è stata mal guidata. E ogni regolatore con un minimo di attenzione avrebbe visto arrivare i problemi tanto tempo fa».
    Il governo si è mosso rapidamente. Powell e Yellen hanno optato per la migliore opzione?
    «Hanno messo un cerotto, soluzione di breve durata e con costi elevati. Ora Svb è un'azienda sostenuta dal governo. Sul New York Times, Andrew Ross Sorkin ha scritto che una volta che il governo garantisce tutti i depositi, che business fanno le banche?».
    Cosa vuole dire?
    «Se la Fdic garantisce tutti i depositi, persino quelli sopra i 250mila dollari, e la Fed copre le perdite a bilancio, che banca commerciale resta?».
    Yellen ha detto che non si tratta di un salvataggio, non è un bailout.
    «Fed, Tesoro e Fdic coprono tutti i depositi, proprio tutti. Yellen ha assicurato che non si tratta di bailout? Diciamo allora che è stato un regalo».
    E il Bank Term Funding Program?
    «Tramite questo schema la Fed darà liquidità alle istituzioni che custodiscono i depositi in caso di turbolenze e crisi. La Fed offre anticipi di un anno ai mutuatari idonei (banche, associazioni di risparmio e cooperative di credito) in cambio di garanzie, come titoli del Tesoro Usa e titoli garantiti da ipoteca. La svolta è importante: la Fed valuterà il collaterale alla pari».
    Faccia un esempio…
    «Se un istituto di deposito detiene titoli idonei per un valore di 100 milioni di dollari di negoziazione di 10 centesimi al di sotto del valore nominale, i suoi titoli valgono 90 milioni di dollari sul mercato. Nell'ambito del Bank Term Funding Program, l'istituto potrebbe quindi inviare titoli per un valore di 90 milioni come garanzia e ricevere un anticipo di 100 milioni dalla Fed. La Federal Reserve ha in sintesi deciso che la copertura del rischio di tasso di interesse non è più compito delle banche commerciali. Perché coprire il rischio di tasso di interesse se la Fed coprirà le tue perdite? La Fed è diventata Babbo Natale per le banche».
    I fallimenti di questi giorni incideranno sulla politica dei tassi?
    «La politica monetaria riguarda la crescita dell'offerta di moneta. In questo momento, la Fed sta contraendo eccessivamente l'offerta di moneta (M2). Tuttavia, sembra improbabile che allenti le politiche restrittive, in parte perché la banca centrale si concentra erroneamente sulla curva di Phillips, che considera l'inflazione e la disoccupazione come forze contrarie».
    Cosa si aspetta quindi dal prossimo meeting?
    «Che se il mercato del lavoro resta su questi livelli, la Fed prevederà che le pressioni inflazionistiche al rialzo persisteranno fino al 2023, quindi la stretta quantitativa e gli alti tassi di interesse rimarranno in vigore fino a nuovo avviso».
    In Europa le Borse hanno pagato l'emergenza americana più di Wall Street. Eppure i sistemi bancari sono molto differenti. Quali i rischi e i benefici dei diversi modelli?
    «Il sistema americano è migliore. Le piccole banche che sanno come gestire i loro bilanci non rappresentano un problema. E avere un gran numero di piccole banche rende il sistema statunitense più robusto. Oggi, i titoli delle piccole banche non hanno sofferto tanto quanto i grandi titoli bancari. L'indice Nasdaq Community Bank è sceso del 7%, rispetto al 10% dell'indice bancario aggregato.
  2. Con gli ucraini che trovano i morti russi "Anche loro meritano una sepoltura"
    Erano le due meno venti. Forse era notte. Su quel che resta del polso, l'orologio del soldato russo morto a giugno è fermo lì. Al minuto esatto in cui la sua vita si è spezzata sotto i colpi di una granata lanciata dall'esercito ucraino nel villaggio di Krasnopillya, durante la controffensiva di Izyum. Se n'è andato così, il milite ignoto di Putin, da invasore. «Ma almeno la sua anima si potrà salvare», spiega Oleksyi Yukov, mentre solleva il cadavere del nemico insieme agli altri volontari della missione Tulipano Nero.
    Lo prendono per le ginocchia e dalle braccia molli. Lo stendono su un telo bianco. Il volto del russo non c'è più, si legge appena un viso sotto l'elmetto, attorno ai pochi denti rimasti. Ha una catenina al collo, con una sfilza di numeri: «Forze Armate della Russia, decreto 932014». Il suo unico brandello di identità è un ordine dei generali del Cremlino.
    Giace lì sotto terra da otto mesi, nel paesino del Nordest che era la linea del fronte, ed è stato più volte occupato e de-occupato. L'hanno sorpreso mentre cercava di scappare. La posizione del suo corpo è una fotografia agghiacciante degli istanti finali: il milite russo tende il braccio destro disperato, per appendersi alla scala, sembra gridare per l'ultima volta. Non ha giubbotto antiproiettile, non ha armi appese alla divisa, probabilmente stava dormendo. Probabilmente aveva paura, nella cantina trasformata in rifugio.
    Pennellata dopo pennellata per farlo emergere dalla terra che lo ricopriva, spuntano le spoglie tutte intere, e quelle del compagno, saltato via all'incontrario per via dell'esplosione, con gli stivali verso l'ingresso. Sembrano statue, nei corpi sagomati di cui restano solo le ossa. Sembrano una Guernica, ma qui in Ucraina erano loro gli aggressori. Vittime, ugualmente. E carnefici nel conflitto scatenato da Mosca, dal progetto neoimperiale del loro presidente.
    Sono i caduti in armi russi numero 310 e 311, tanti ne ha recuperati finora lo «squadrone della pietas» ucraino guidato da Oleksyi Yukov. Per dare loro la possibilità di una sepoltura, con un gesto lirico e umanissimo, che va ben oltre l'odio e la battaglia. «Questo è l'onore dei morti», scriveva Omero nel sedicesimo dell'Iliade. Che destino spetta al corpo del nemico, chiedeva Sofocle? Il gruppo dei sedici ragazzi dell'organizzazione Platsdarm lo sa e vuole rispondere a un imperativo morale: «Ogni uomo merita il riposo eterno. Noi siamo umani, non possiamo lasciarli qui», sentenzia il coordinatore, mentre scava con le sue mani tra i topi.
    Oleksyi ha 37 anni e da ventiquattro fa questo lavoro, recupera corpi. La sua associazione è nata nel 2012, ma all'epoca era quasi una passione, una sfida: andare a caccia dei morti ancora sepolti della Prima e della Seconda guerra mondiale. Da un anno, il mondo è cambiato. L'Ucraina ha ripiegato ogni forza, anche civile, su questa guerra, e l'urgenza è diventata un'altra. I valori e la cultura, però, restano sempre quelli: «I miei nonni stavano coi suoi nonni nelle stesse trincee, ottant'anni fa. Ora, ci combattiamo da parti diverse» dice, con parole disarmanti di fronte al coetaneo morto nelle file nemiche.
    Quando si ferma per una pausa, nelle quasi sette ore sotto il sole caldo della campagna dell'Oblast di Donetsk che trascorriamo con lui, gli chiediamo approfondimenti. Ci accontenta così: «Se la guardi dal punto di vista religioso, ogni anima rimane vicino al corpo finché non la seppellisci. Sappiamo bene che la gente è la benzina di ogni guerra. Io, personalmente, penso che se riporteremo indietro tutti i corpi dei morti, per farli piangere dai loro cari, riusciremo anche a fermare questa guerra», spiega Oleksyi. Indossa un'esile tuta verde che lo copre dal collo ai piedi. In testa ha un caschetto, sulle mani guanti logori arancioni.
    Ci avevano dato appuntamento alle 9 di mattina, «non un minuto di più o partiamo», nella piazza della stazione di Sloviansk, tra il viavai dei pochi anziani rimasti nella città colpita ogni giorno dai missili, che vanno a prendere il pane, un caffè, i pyrizhok al minimarket. Quelli di Platsdarm si presentano su un camioncino bianco con una croce rossa e il numero 200: è il codice con cui si identificano i morti in battaglia, lo stesso che portava i resti dei combattenti dell'Azovstal nei sacchi neri all'obitorio di Kiev, l'anno scorso. Lo seguiamo per una buona mezz'ora, in direzione Nord, su una strada asfaltata tra i boschi e i campi secchi del grano, dove non c'è nulla e non prende il telefono. Poi, la campagna si squaderna nei villaggi colorati, in macerie: Dolyna di qua, Krasnopillya di là. Case, un piccolo monumento, scuole, catapecchie, non importa che fossero in cemento o in legno. È andato tutto distrutto. Krasnopillya è stata evacuata, i segni dei bombardamenti lasciano frammenti di vita, tra lo sconquasso. Tavole apparecchiate e librerie che spuntano dalle abitazioni sventrate, auto bruciate e crivellate di colpi, un cancello a cui sono appesi ancora i festoni del Capodanno 2021-22 e un'icona della Madonna, rimasta miracolosamente intatta. Nell'asfalto delle strade del paesino, nei cortili, si scorgono missili conficcati, resti delle bombe a grappolo, ci dicono i volontari.
    Scendiamo dalle auto. Oleksyi si raccomanda cento volte, agitando le braccia: «Qui è tutto minato, l'abbiamo minato anche noi dopo la liberazione. Vedete quei cartelli rossi col teschio? Camminate solo dietro di noi, non un passo più in là». Gli uomini della missione Tulipano Nero portano un generatore, una sega circolare, pale, secchielli, scalpelli e pennelli. Più una lavagna e dei cartoncini gialli numerati, per segnare il conto dei corpi russi ritrovati, il luogo, l'ora, le coordinate. «Sappiamo che lì ce ne sono due, abbiamo ricevuto segnalazioni dalla gente del luogo. Andiamo», ci dicono. Passiamo il cancello di una casetta di legno dipinta di blu, prima ci viveva una famiglia di tre persone, poi è diventato il rifugio degli occupanti. Iniziano le grandi manovre senza ruspe, con la sola forza delle braccia, per disseppellire i corpi: via il tetto della cantina, via i sassi crollati per lo scoppio, via la terra. Nel cunicolo, iniziano a delinearsi i cadaveri nemici, lunghi come statue di Giacometti consumate dall'humus. Si scorgono i capelli, erano lunghi, lisci, castano chiaro. Forse, erano giovani reclute. Uno ha ancora lo zaino in spalla, dagli stivali si legge il numero di scarpe: «Portavano il 42 e il 45». Li ripuliscono con cura e li posano a terra, spuntano rubli e icone sacre dalle tasche, braccialetti e poco altro.
    Che fine faranno, dopo tanto lavoro? «Ora li portiamo all'obitorio a Sloviansk, poi l'Sbu deciderà cosa farne». Verranno scambiati, molto probabilmente, con corpi di soldati o civili ucraini nelle mani dei russi. Anche se dall'altra parte del fronte – riferiscono i media americani – i morti non ricevono lo stesso trattamento, vengono abbandonati senza clemenza nei campi. Di qua, invece, ci sono gli uomini di Oleksyi. Prima di loro, il governo di Kiev non aveva nessuno che svolgesse questo servizio. «È giusto quel che facciamo - ripetono i volontari ucraini -. Combattiamo contro i vivi, i cadaveri non fanno più male a nessuno». In qualche modo, una parola di pace. —
  3. GRAVE INGIUSTIZIA : Niente più registrazioni di figli nati da coppie dello stesso sesso a Milano. Dopo un tentativo di resistenza, il sindaco Beppe Sala è stato costretto al passo indietro a causa della circolare della Prefettura che recepisce le indicazioni del Ministro dell'Interno. Così Milano, tra le città all'avanguardia in materia di trascrizioni di figli nati da coppie omogenitoriali, si arrende allo stop nonostante il coraggioso passo di qualche anno fa nel voler procedere in assenza di una legislazione sul tema. Le direttive sono arrivate dal Prefetto Renato Saccone spinte dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Nella circolare che Saccone ha inviato a Palazzo Marino, ma anche alla Procura meneghina, viene anche specificato che le registrazioni «non sono consentite» ma che non essendo la legge chiara, «ogniqualvolta si verificassero casi di trascrizione di atti in difformità con la normativa vigente, sarà necessario che gli Uffici effettuino la segnalazione alla Procura della Repubblica».
    Il sindaco ieri non ha potuto fare altro che arrendersi – per ora – ma ha prima voluto incontrare le famiglie "arcobaleno" e i loro rappresentanti spiegando loro la difficoltà. Sala comunque ha annunciato che non si darà per vinto e ha avvertito il governo: «Diventerà una mia battaglia politica con l'esecutivo».
    Le critiche nei confronti della circolare prefettizia sono arrivate puntuali dalle opposizioni: «Nei giorni in cui in Commissione Politiche Europee del Senato si discute il Regolamento Ue che chiede che in tutti gli Stati membri siano riconosciuti i diritti delle famiglie omogenitoriali, il Ministero dell'Interno intima al Sindaco di Milano Beppe Sala di fermare le registrazioni all'anagrafe delle famiglie con due padri o due madri», tuona dal Pd Alessandro Zan, primo firmatario del ddl contro l'omotransfobia. «Sono pressioni inqualificabili che confermano l'ostilità del governo Meloni contro i diritti della comunità Lgbtqia+. L'Unione Europea chiede anche all'Italia di fare passi in avanti verso la piena uguaglianza di tutti i cittadini e il governo risponde con azioni degne dell'Ungheria di Orban», aggiunge.
    «Il sindaco di Milano ha dovuto cedere al pressing del governo Meloni e alla fine la decisione è arrivata dolorosa e ingiusta. Ci ha comunicato che bloccherà le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei bambini con due papà e la formazione di atti di nascita italiani con due mamme, come garantito negli ultimi anni nel capoluogo lombardo», ha spiegato la presidente di "Famiglie arcobaleno" , Alessia Crocini. «Abbiamo appreso con sconcerto la notizia, consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia. Questa notizia fa tristemente coppia con la decisione del governo italiano di bocciare anche la possibilità di un certificato europeo di filiazione, quello che permetterebbe ai figli delle coppie dello stesso sesso il riconoscimento dei propri diritti in tutta Europa», aggiunge ancora Crocini spiegando anche che i bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, "i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione. Ogni giorno vanno a scuola, entrano negli studi pediatrici, giocano nei parchi e nei campi sportivi, frequentano corsi di musica, come tutti i loro coetanei, senza avere i diritti di tutti i loro coetanei. Questa situazione non è degna di un paese civile e ci chiediamo quando questa ingiustizia verrà sanata da una legge di buon senso che rispecchi la realtà». A provocare la circolare del Prefetto era stata nei mesi scorsi la richiesta di un politico locale d centrodestra che si era rivolto al Prefetto sulla scorta delle polemiche estive innescate dal responsabile cultura di FdI, Federico Mollicone dopo la decisione del sindaco Sala di procedere al riconoscimento dell'omogenitorialità. Lo scorso 22 marzo anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, fu fermato dal prefetto sulle iscrizioni dei figli delle coppie omosessuali, una pratica avviata nel 2018 dall'amministrazione Appendino. Lo Russo definì quella misura di legge come una «violenza». Dietro i commi di una norma, fu il suo commento, «ci sono persone e sentimenti». —
  4. LA BOMBA NIGERIA : Mai nella storia democratica della Nigeria un presidente è stato eletto con una percentuale così bassa di voti. Bola Ahmed Tinubu, nuovo capo di Stato - elezione contestata dall'opposizione - dovrà affrontare sfide senza precedenti e risolvere problemi immensi.
    Noti per la loro resilienza, i 216 milioni di abitanti del paese più' popoloso dell'Africa vivono nella morsa di una diffusa insicurezza e di una grave crisi economica, e tutti gli indicatori sono allarmanti. Sullo sfondo di una gigantesca penuria di banconote e benzina, Bola Tinubu ha vinto le elezioni presidenziali dopo una tornata elettorale segnata da numerosi guasti tecnici e da accuse di «massicce frodi». Dopo la vittoria, Tinubu ha invitato l'opposizione a «lavorare insieme» per «raccogliere i pezzi» della Nigeria. Ma i suoi due principali oppositori, candidati alla presidenza senza successo, hanno contestato i risultati e sono in corso procedimenti legali. «Tinubu dovrà prima lavorare sodo per costruire la sua legittimità, visto come le elezioni si sono svolte con una Commissione elettorale (Inec) incompetente o complice», afferm Nnamdi Obasi, esperto dell'International Crisis Group (Icg). A 70 anni, il candidato del partito al governo (Apc) ha vinto le elezioni raccogliendo solo 8,8 milioni di voti, ovvero il 36% di coloro che si sono recati alle urne, un risultato mai così basso se si conta che gli aventi diritti erano circa 87 milioni.
    L'astensione è stata da record, 73%, dovuta sia all'insicurezza in cui versa il paese, ma anche al disincanto della maggioranza della popolazione nei confronti della politica. Ma anche per colpa degli otto anni di potere del presidente uscente, Muhammadu Buhari. Durante i suoi due mandati, Buhari non è stato capace di arginare la povertà che, anzi, è esplosa, e la violenza, anch'essa cresciuta. Il presidente uscente non è stato in grado di mantenere le promesse e di raggiungere gli obiettivi che si era dato: riduzione della povertà e sconfitta del terrorismo di Boko Haram e dello Stato Islamico. A ciò si è aggiunta una crescente violenza dovuta al proliferare di bande armate e a lotte intercomunitarie per l'accaparramento della terra. Per legittimarsi, Tinubu - considerato uno degli uomini più ricchi e influenti del paese e accusato di corruzione senza mai essere stato condannato - dovrà mandare «segnali forti e molto velocemente.
  5. UNA SANITA' INUMANA: Mi rendo conto che gran parte delle critiche che risulteranno da quest'analisi sono dovute al fatto che ho vissuto tutti gli anni della mia attività lavorativa tra i letti d'ospedale nei panni prima di assistente volontario e poi, via via, fino a quelli di primario.
    Fin dall'inizio ho cercato di realizzare ciò che mi è stato insegnato come obiettivo e cioè il benessere fisico e psicologico di chi è ricoverato, ben sapendo che le sue condizioni di morale condizionano in maniera rilevante l'efficienza delle cure sia mediche che chirurgiche. E sapendo che man mano che la posizione in carriera del medico cresce non possono aumentare solo le soddisfazioni ma anche responsabilità e doveri. La rabbia che ho accumulato deriva dalla constatazione che quanto accaduto durante il mio ricovero è un vero tradimento ai criteri di assistenza da parte della classe medica cui ho appartenuto per tanti interessantissimi e sofferti anni. Alle 14 del 29 settembre mi portano al pronto soccorso dell'ospedale di Chieri: tampone Covid (negativo); radiografia che evidenzia frattura al femore; esami di routine necessari per il ricovero e l'intervento; consulto con un gentilissimo ortopedico che mi illustra il tipo di intervento e con una anestesista altrettanto gentile. Trascorro la notte su una barella al pronto soccorso perché non ci sono posti liberi in reparto. La mattina del 30 settembre vengo sistemato nel letto 14 dell'Ortopedia e mi viene comunicato che sarò operato il 1° di ottobre. Il che avviene regolarmente. Mi dicono che al quarto giorno sarò trasferito in un istituto per il recupero funzionale.
    Fin qui dunque tutto bene. Ma poi cominciano le dolentissime note. Trascorrono le ore, il personale procede a rimettere in ordine i letti, ma nessuno pensa alla nostra pulizia personale: non possiamo lavarci né viso né denti. Spero si tratti di un inconveniente del giorno; invece no, per tutta la durata della mia degenza mi è stato dato un pezzo di stoffa umido da passarmi sul viso e sulle mani. Troppo lavoro? Così dice il personale che protesta anche per le "inopportune" chiamate dai letti. Sentirsi sporchi è molto deprimente. Per quanto concerne la mia passata esperienza di primario, era sufficiente che io fossi nei reparti prima delle sette di mattina perché tutte le pazienti prima delle otto fossero pulite. Non pretendo ovviamente di consigliare queste levatacce a chi deve organizzare questi servizi ma è indispensabile che si trovino metodi altrettanto efficaci.
    Nella stessa giornata mi colpisce un'altra sorpresa: nessuna visita medica. Le infermiere al mattino presto rilevano temperatura, pressione arteriosa e saturazione di ossigeno, ma nessun medico passa tra i letti. O, per lo meno, nel senso che ho visto medici che passano a trovare i loro "clienti" operati, ma solo loro, io non essendo cliente di alcuno non avevo diritto a questa attenzione. Se ciò è scusabile in una clinica privata è assolutamente vergognoso in un ospedale. Personalmente nessun medico è venuto mai a visitarmi. E anche qui non posso che rifarmi al mio passato di medico. Ho sempre ritenuto indispensabile la visita ai letti tutte le mattine alle otto, alla quale ho voluto partecipassero tutti i medici in modo che sapessero le condizioni di tutte le pazienti. La visita giornaliera è indispensabile per verificare se sono necessari esami e per aggiornare le terapie. Aggiungo anche che il degente ha sì bisogno di un medico tecnicamente valido ma anche di un medico "umanamente" valido, che parli con te, ti renda tranquillo.
    Altra chicca organizzativa: il servizio di fisioterapia. Alle 11,50 arriva la fisioterapista al mio letto, mi aiuta a indossare pantaloni e pantofole, mi appoggiava a un girello per tre passi, proprio tre, e poi mi fa sedere su una sedia a rotelle dove resto almeno due ore in attesa che due infermieri mi rimettano a letto. Ho chiesto alla fisioterapista le ragioni di questa cosiddetta assistenza specifica. La risposta è che hanno cinque minuti per paziente.
    Al quarto giorno dall'intervento mi viene praticato un altro tampone. E poi? Miracolo: vedo per la prima volta un medico. Ma si ferma accanto alla porta solo per dirmi che sono positivo al Covid e quindi per almeno cinque giorni dovrò rimanere lì. Passati cinque giorni ho di nuovo il privilegio di una visita di un medico; anche questa volta non arriva al letto e mi avverte che per altri cinque giorni dovrò rimanere lì perché il tampone è ancora positivo. Dopo altri cinque giorni, il medico della porta mi avverte che sono ancora positivo e quindi devo ecc... questa volta lo costringo ad accostarsi al letto (la prima in quattordici giorni); mi scopre e dice che deve togliermi i punti. Poi, guardando finalmente la cartella, aggiunge che non può chiuderla senza neppure un esame del sangue. Così facendo rimedia parzialmente ai gravissimi errori pregressi. L'esame rivela una notevolissima anemia con grave carenza di ferro che giustifica in parte la mia prostrazione fisica. Non era forse elementare che lo scoprissero prima e che cominciassero a curarla durante quei lunghissimi giorni di inerzia?
    Trascorsi quattro mesi da quando ho lasciato il letto 14 si sono depositate le scorie di quel vero e proprio livore che ho accumulato, ma non l'amarezza di sentirmi, come medico, collega di chi organizza quel tipo di "assistenza". Di chi è la colpa? Dell'amministrazione, dei medici? Molto spesso l'amministrazione non aiuta e va contrastata con decisione. Tuttavia per quanti torti possa avere, la responsabilità rimane per forza dei medici: se non vengono messi nella condizione di poter svolgere i compiti che loro competono secondo coscienza, rimane sempre un modo per non essere responsabili delle enormi manchevolezze: le dimissioni. E tra i doveri che competono ai medici occorre ricordare che se per tutte le persone è importante lo stato d'animo, il morale, lo è assai di più per chi è malato e degente.
  6. TRENI IMPOSSIBILI : Manca l'acqua. Il che non è il massimo per chi arriva correndo al binario 4A, trafelato e con una bici sotto braccio per di più. Il ragazzo domanda al capotreno: «Scusi, il rubinetto del bagno sembra a secco. È possibile?». «Può essere», risponde il capotreno. «Possiamo fare qualche domanda?», ci intromettiamo noi. «Mi dispiace. Abbiamo il divieto di rilasciare qualsiasi dichiarazione. Questione di privacy». Privacy o non privacy, il treno regionale 11618 si mette in moto. Il microfono di bordo funziona a singhiozzo: «Limitaz. Itiner. Punt com». Non si capisce niente, ma secondo l'ultimo rapporto di Legambiente siamo in viaggio su una delle dieci linee ferroviarie più sgangherate d'Italia. Ci muoviamo in una specie di Pampa piemontese, dentro una pianura deindustrializzata fatta di orizzonti bassi e di niente. Risaie, cancelli, campi di mais. Fra Novara e Biella. La linea fu costruita durante il fascismo e inaugurata nel 1939, adesso è come allora: senza elettrificazione.
    Questa littorina viaggia ancora con un vecchio motore diesel. Procede lungo un binario unico. Significa che quando incontra il convoglio in direzione opposta deve farlo nel punto giusto, l'unico preposto per lo scambio, all'altezza del raccordo di Rovasenda.
    Cinquantasei chilometri, 51 passaggi a livello. Questo è uno dei problemi. «Quando va in tilt un impianto lungo il percorso allora sono guai», dice con una certa flemma Fabio Posillipo, 36 anni. Vive a Biella, lavora a Novara. Prende questo treno da dodici anni. E come tutti i pendolari, anche lui ha adottato tecniche di sopravvivenza. «Sappiamo di non vivere in Giappone, ma in Italia. Quindi ogni mattina prendo il treno precedente a quello che potrei prendere, in modo da essere tranquillo in caso di problemi. Parto con quello delle 6.24 per evitare brutte sorprese». L'ultima volta è successo prima di Natale: «Linea in tilt. Ci siamo fermati a Casaleggio. Per fortuna non succede spesso».
    C'è qualcosa di paradossale nei treni dei pendolari. Sono sempre troppo caldi di inverno e troppo freddi d'estate, ti tirano un cazzotto come benvenuto a bordo. Hanno finestre rotte e cessi intasati. Manca l'acqua e manca il sapone. Qualcuno, su questo treno, ha sradicato anche il distributore di disinfettante per le mani, che era l'unico segno tangibile degli anni della pandemia. Ma c'è un altro segno di quel tempo, ed è qualcosa che si nota per contrasto: mancano treni, le frequenze sono più basse. Il servizio non è mai tornato al livello di prima.
    Nel suo ultimo rapporto sullo stato delle ferrovie italiane, Legambiente non ha usato mezze parole: «In generale la situazione delle linee ferroviarie in Piemonte è disastrosa, in particolare a causa dell'avversione per il trasporto su ferro dell'amministrazione regionale. Si tratta della regione che "vanta" il maggior numero di linee sospese d'Italia, una quindicina, ormai inattive da circa dieci anni. Solo grazie all'opera di Fondazione FS, recentemente sono state riattivate alcune di queste a scopo turistico, con la speranza che tale azione possa spronare la Regione affinché, almeno su quelle linee, ripristini il servizio per i pendolari». Sono treni dimenticati. Ecco che cos'è questo viaggio: un viaggio che non interessa a nessuno. Velocità massima consentita 90 chilometri all'ora. Un signore dorme di sbieco schiantato dalla fatica, un altro guarda video con risate ad altissimo volume. Siamo tutti soli dentro al telefono, mentre andiamo e torniamo. «Ci rubano la vita», dice la signora Maria Grazia Panella. È salita a bordo con il suo labrador. Ha così esperienza di treni regionali e interregionali che ricorda nitidamente, e ancora con molto sdegno, quella volta in cui il leghista Mario Borghezio salì sull'Intercity Torino-Milano armato di spray, cercando - come spiegò - di disinfettare il treno delle prostitute. «Ma, disgraziatamente per lui, a bordo c'erano anche dei ragazzi del centro sociale Loencavallo», ricorda sorniona la signora Panella. «Ho passato tantissimo tempo della mia vita sui questi treni piemontesi. Non funzionano. Ci tagliano fuori invece che unirci. Per chi vive fra Biella e Santhià raggiungere Milano è un'impresa, certe volte servono 4 ore. È una grande occasione mancata. Potremmo attrarre molte persone, potremmo diventare l'indotto delle grandi città. Ma abbiamo linee troppo vecchie. E poi, di notte, certe stazioni vuote mettono i brividi».
    Il tratto Biella-Santhià è stato elettrificato. Servono 21 milioni per l'elettrificazione del tratto Biella-Novara. Il governo ha annunciato che ne può garantire 5. Investire sui treni dei pendolari, in zone come queste, significa decretare la differenza fra vivere o condannare alla marginalità.
    Ecco i ragazzi delle scuole. «Ogni tanto trovi qualche ubriacone molesto, ma niente di che», dice una studentessa che si chiama Maria. «Quello delle 7.20 è pieno all'inverosimile, oggi per fortuna sono entrata alla seconda ora».
    Fine corsa. Avanti e indietro. Passaggio a livello dopo passaggio a livello. Chissà come vedrà il futuro una ragazza di 17 anni, su questo vecchio treno del secolo scorso.
  7. L'ACQUA DI SALVINI: Governo in secca sull'emergenza siccità. Dopo il via libera alle misure straordinarie per la crisi idrica di due settimane fa, della cabina di regia e del commissario straordinario non si è più fatto nulla. Il governo ha preferito dare la precedenza ad altri dossier, come quello sull'immigrazione. Inoltre, la maggioranza non è proprio d'accordo su come gestire una partita che muove 8 miliardi di euro del Pnrr. L'emergenza coinvolge sei ministeri: Affari europei, Affari regionali, Agricoltura, Ambiente, Protezione civile e Trasporti. Quattro i punti fondamentali dell'azione decisa dal governo: la cabina di regia con tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario d'intesa con le Regioni; un decreto per snellire le procedure di autorizzazione per la costruzione di opere in regime di emergenza; una campagna di sensibilizzazione sull'uso responsabile della risorsa idrica e, ovviamente, la nomina di un commissario straordinario. La Lega chiede un ruolo di primo piano per Matteo Salvini: «Vogliamo gestire il dossier con l'assunzione di responsabilità dirette», dicono. Alla luce di queste dinamiche, l'ipotesi di nominare più commissari proposta da Pichetto Fratin potrebbe essere dovuta alla volontà del governo di non scontentare i partiti e dividere la gestione dei fondi. «La nomina del commissario sarà in Cdm quanto prima», prometteva il ministro dell'Ambiente. È passata una settimana e i fiumi soffrono sempre più

 

 

14.03.23
  1. UNA GIUSTIZIA IMPOSSIBILE :  «Dei 27 cancellieri previsti dalla pianta organica ne abbiamo in realtà solo 14. Tra mille cose da fare, alcune urgenti, non riescono a rispondere anche al telefono. Li capisco, ma gli avvocati si lamentavano. Allora ho detto: un giorno a settimana lo faccio io». E così la presidente del tribunale di sorveglianza di Bologna, Manuela Mirandola, ha scritto un provvedimento organizzativo con cui «dispone che la dottoressa Mirandola sarà disponibile a rispondere al telefono il mercoledì dalle ore 11,30 alle 12,30 a causa della rilevante scopertura di organico». Ed è diventata la prima giudice-centralinista d'Italia.
    «Non volevo pubblicità, ma dare un segnale», racconta appena finito il primo turno da centralinista. Prima telefonata da un'avvocata che chiedeva informazioni sull'istanza per un cliente: «Gliele ho fornite, poi le ho ricordato che avrebbe potuto averle usando l'applicativo informatico».
    Oltre che centralinista, alla bisogna Mirandola funge anche da capoufficio, organizzando i piani ferie degli impiegati, l'acquisto dei toner e le comunicazioni all'Inps. E da postina, smistando mail e raccomandate (ne arrivano centinaia ogni giorno) quando i cancellieri non ce la fanno. È accaduto sotto Natale: l'unico non in ferie si è ammalato e l'ufficio era scoperto.
    «Certi giorni ho la sensazione di essere abbandonata», dice. Dopo mille denunce al ministero sulla «grave situazione che comporta l'oggettiva impossibilità di svolgere i servizi», ha deciso di arrangiarsi. «Non sono un manager, non posso fare assunzioni», spiegava a chi gli chiedeva conto della sua decisione. Può solo trasformarsi in centralinista. Gli avvocati hanno gradito. Qualche collega ha storto il naso. Ma l'Associazione nazionale magistrati le ha espresso «solidarietà e vicinanza».
    I giudici di sorveglianza svolgono una negletta ma preziosa funzione sull'esecuzione delle condanne, in un sistema costituzionale orientato alla rieducazione. «Anche alcuni colleghi ci considerano giudici di serie B - sospira Mirandola -. Gli altri fanno il lavoro nobile, noi i buttafuori dei detenuti». In Italia ci si accorge di loro solo quando scoppiano casi da prima pagina (terroristi, boss mafiosi) o lo scarcerato torna a uccidere. Mirandola si era occupata delle istanze del capomafia Totò Riina, poco prima che morisse.
    Al tribunale di Bologna arrivano 20 mila istanze l'anno da tutta l'Emilia Romagna, che si aggiungono alle 11 mila di arretrato. Attualmente ci sono circa 7 mila istanze non ancora iscritte nel protocollo. Chissà quando saranno trattate. Capita che i giudici riescano a occuparsi di una pratica quando il condannato ha già finito di scontare la pena.
    Altro che digitalizzazione: è un flusso di carte incontenibile per i 14 cancellieri e i 5 magistrati (dovrebbero essere 27 e 9). Per la verità la presidente aveva disposto un turno-centralino anche per un direttore amministrativo, ma i sindacati sono insorti contro il demansionamento. «Allora ho ritirato la disposizione per lui. Paradosso nel paradosso. Io, invece, ho confermato il mio autodemansionamento».
    L'emergenza giustizia a Bologna è questa. Mancano gli impiegati, i funzionari, gli autisti, i cancellieri. I tassi di scopertura, peraltro rispetto a piante organiche sottodimensionate, spaziano tra il 25% e il 50%. Il ministero ha promesso nuove assunzioni.
    Per mandare i fascicoli da un ufficio all'altro o in Cassazione c'è solo un'auto. Se la dividono, talvolta se la contendono. «Roma non ci ascolta. A me mancano i geometri per fare le manutenzioni - racconta Oliviero Drigani, presidente della Corte di Appello -. Ormai sono un esperto di burocrazia e manutenzioni, mi sto dimenticando come si fa il giudice. Potrei dirigere le Ferrovie dello Stato».
    Gli uffici di Procura generale e Corte di Appello sono a due passi da quello della giudice-centralinista, nel settecentesco palazzo Baciocchi scelto da Marco Bellocchio come location per un film. Un capolavoro palladiano di sale affrescate e scaloni d'onore più adatto a un museo che a processi con decine di imputati ‘ndranghetisti, dove ogni settimana di confiscano patrimoni di decine di milioni di euro. Infatti gli impianti elettrici sono fuorilegge e non tutte le aule hanno i monitor per i processi in videoconferenza. Ora sono arrivati 3 milioni di euro di fondi del Pnrr, per qualche anno gli uffici dovranno a turno traslocare. Forse in una caserma dismessa, dove saranno piazzati dei container.
    «Siamo un distretto giudiziario sottovalutato - dice la procuratrice generale Lucia Musti -. L'ho detto a tutti: qui non possiamo ammalarci. Una collega mi ha presa sul serio. Un giorno è arrivata in udienza reduce da un intervento ai denti, con la bocca semiparalizzata dall'anestesia». Nei mesi in cui ha gestito il monumentale processo ai mandanti della strage alla stazione del 1980 oltre a quelli di mafia, la Procura generale si è arrangiata con 5 magistrati in organico sui 13 previsti, «senza piangerci addosso».
    «Io stessa sono una e trina», ha detto con amara ironia Musti nella solenne cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. In attesa che il Csm copra i posti vacanti, oltre a fare da 15 mesi le funzioni del procuratore generale svolge anche quelle di avvocato generale e sostituto procuratore in udienza. «Roma è lontana: lavoriamo con organici ottocenteschi e il Csm ha tempi biblici», allarga le braccia il presidente Drigani, che denota un certo gusto per l'iperbole.
    Nel frattempo la presidente Mirandola ha finito il suo primo giorno da centralinista. La ritroviamo a pranzo con Letizia De Maria, collega e segretaria della Anm bolognese. «È un sacrificio – le racconta – ma continuerò a farlo. Mi aiuta a capire le doglianze di cancellieri e avvocati da un punto di vista diverso».
  2. LADRI INTERNAZIONALI: I bonus ai dirigenti – associati e manager – della Silicon Valley Bank sono arrivati puntuali pochi minuti prima che la banca guidata da Greg Becker passasse sotto il controllo della FDIC, l'ente federale che tutela i depositi. Venerdì il Ceo ha parlato ai dipendenti con un videomessaggio di appena due minuti nel quale ha annunciato che la banca non era riuscita a fare fronte alla massiccia domanda di prelievi e che il mercato non aveva raccolto la richiesta di una capitalizzazione di 2,25 miliardi di dollari per far fronte alla domanda. Poi l'annuncio: «E' il mio ultimo messaggio da Ceo».
    I premi in base alle performance dell'anno precedente vengono sempre liquidati il secondo venerdì di marzo. Quest'anno i bonus sul 2022 cadevano esattamente nel giorno che ha segnato il crac. Una coincidenza beffarda. Ma la procedura era stata, come previsto, avviata da settimane una volta terminati i conteggi sul bilancio di chiusura.
    I premi per i dipendenti variano da 12 mila dollari per gli associati sino a 140 mila per le figure apicali. La SVB è sempre stata una banca "generosa", nel 2018 ad esempio il salario medio si aggirava attorno ai 250 mila dollari, bonus esclusi. In totale la SVB ha 8.528 dipendenti nelle 17 filiali americane e nelle sedi fra Regno Unito, India, Canada e Sud Est Asiatico. I manager all'estero non avranno invece accesso ai bonus, perché per consuetudine questi vengono pagati a fine marzo. Ma da venerdì a mezzogiorno la SVB è sotto il controllo della FDIC e quindi è scattato il congelamento dei bonus.
    La Cnbc ieri ha anche rivelato che Becker e i direttori della divisione finanziaria e del management, Beck e Draper, hanno venduto a partire dal primo dicembre del 2022 le stock option della SVB per un valore complessivo di 5,1 milioni di dollari. L'amministrazione delegato in particolare ha ricavato dal mercato 3,57 milioni di dollari. La vendita delle azioni era preventivata ed è avvenuta nel pieno rispetto di norme e tempi, ed è stata messa a bilancio alla fine di febbraio anche se il timing ha suscitato qualche perplessità su quanto realmente i pilastri della banca – che molti analisti hanno definito una sorta di "Country club bank" per Silicon Valley – fossero solidi. E quanto le fragilità fossero note. Giovedì in una conference call con gli investitori Becker aveva invitato a «stare calmi» ma l'annuncio che stava cercando di reperire 2,25 miliardi di dollari per garantire il flusso di cassa aveva tutt'altro che dato rassicurazioni. La banca è stata travolta dall'assalto ai depositi e in meno di 48 ore è saltata. Eppure, mercoledì 8 marzo, gli analisti che avevano visionato gli aggiornamenti sulla trimestrale avevano evidenziato che c'erano garanzie sulla solidità e la capitalizzazione.
    Questa mattina le filiali riapriranno, molti dipendenti continueranno a lavorare da remoto. La FDIC ha garantito, seguendo una prassi consolidata, che al personale è stato offerto un impiego per 45 giorni con una paga superiore di 1,5 volte. La divisione Moffett-Nathanson della SVB securities holding, ieri ha diffuso un comunicato per evidenziare di attendersi che «il lavoro procederà normalmente» e che «le attività della casa madre non hanno impatto sulla divisione perché le unità sono separate». A garantire un futuro alla SVB e in fondo a confermare l'inatteso e fulmineo default, è un appello di oltre 300 società di Venture Capital pronte a continuare a lavorare con la SVB una volta passata a un nuovo proprietario.

 

13.03.23
  1. TO.11.09.23


    Ill.ma on Giorgia MELONI Presidente del Consiglio

    Mi permetta di consigliarle una sua immediata visita ai parenti delle vittime del disastro di Cutro. I suoi elettori se lo aspettano, e licenzi, se puo’, chi le ha consigliato di NON andarci in occasione del cdm.

    Per quanto riguarda la carenza d’acqua le proporrei di valutare di dare da gestire alle aziende che si occupano della depurazione delle acque di realizzare bacini e condutture per gli usi agricoli ed industriale delle acque di riciclo, oltre che la piantumazione delle piante sempreverdi che con il ciclo naturale danno origine alle nubi che produce la pioggia.

    Descalzi non sara’ in grado di produrre energia da fusione nucleare già nel 2025. perche’ nonostante l’Eni abbia siglato un accordo con l'americana Commonwealth Fusion Systems, spinoff del Massachusetts Institute of Technology (Mit), industrializzare la fusione a confinamento magnetico che sfrutta la combinazione di due isotopi di idrogeno per produrre energia in quantità virtualmente illimitata e a zero emissioni non e’ ancora stato fatto. Infatti Eni aiuterà anzitutto Cfs a ottenere i componenti e le autorizzazioni necessarie a sviluppare l'impianto pilota, Sparc, che dovrebbero essere pronto nel 2025, fra meno di tre anni ma non c’e’ alcuna garanzia che l’operazione riesca ad Eni quando finora nessuno l’ha realizzata.
    Che senso ha costruire la prima centrale, Arc, che dovrebbe essere in grado di immettere elettricità in rete agli inizi del 2030 quando il processo non e’ stato raggiunto ? L'apporto di Eni sarà ingegneristico, progettuale e di pubbliche relazioni con le autorità che certo non fanno avvenire alcuna fusione. A seguito del recente accordo fra Ansaldo, Edison ed Edf, in molti scommettono che il nucleare troverà spazio nel piano energetico al 2030 che il governo dovrà presentare alla Ue entro il 30 giugno. La fusione a confinamento magnetico, ha detto Descalzi, «può cambiare radicalmente lo stile di vita delle persone e anche la geopolitica: non ci saranno tensioni tra Stati a causa delle forniture energetiche, che sono spesso causa di conflitti», ha spiegato, sottolineando che la nuova tecnologia «deve rimanere aperta e inclusiva, così che tutti i Paesi possano aspirare ad averla a disposizione».
    Tutto questo lo si puo’ ottenere piu’ semplicemente con l’H2.
    La tecnologia progettata da Cfs impiega potenti campi magnetici per isolare il plasma generato dall'unione di due isotopi di idrogeno, ricavati dall'acqua di mare e dal litio. L'obiettivo è replicare sulla Terra il processo che alimenta il Sole, fornendo una fonte di energia pulita in grado di sostituire le fonti fossili. La fusione è infatti in grado di generare quattro milioni di volte più energia per chilogrammo rispetto alla combustione del carbone. A differenza della fissione - che comporta la scissione di un atomo pesante (spesso di uranio) e la produzione di scorie - nella fusione nucleare i due isotopi di idrogeno si uniscono per dare vita a un nucleo di elio, sprigionando nella reazione un'enorme quantità di energia: un sogno per giustificare la conferma di DESCALZI ?
    Il problema è riuscire a controllare il processo in modo sicuro, interrompendolo in caso di pericolo. Ed è qui che dovrebbero intervenire i campi magnetici di Cfs che, fondata nel 2017, ha raccolto fondi per oltre 2 miliardi di dollari da investitori del calibro di Temasek, Google e il fondatore di Microsoft, Bill Gates.
    Ma chi riesce a controllare Descalzi ?
    Con ossequio.
    Marco BAVA

     

 

 

 

12.03.23
  1. PARADOSSO:  «È un paradosso». Sara Picco, 44 anni, di Torino, si sfoga. E denuncia l'assurdità della burocrazia: «Dovrebbero aiutare chi è in difficoltà, invece rendono le cose più difficili». Sara, due figli di 10 e 15 anni, è vedova dal 2020. Lo scorso marzo presenta la richiesta per la maggiorazione per l'"Assegno unico e universale per i figli a carico": 30 euro a ragazzo, se, come nel suo caso, si ha un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Ad ottobre l'assegno diminuisce. Sara Picco chiede spiegazioni all'Inps, manda un'email, si presenta allo sportello. «Mi hanno risposto che non ho diritto alla maggiorazione, che per ottenerla servono due genitori titolari di reddito da lavoro. Ma mio marito non c'è più». Lei si confronta con altre famiglie: «La vedovanza non è considerata». Il 17 febbraio, la direzione centrale dell'Inps emette una circolare. Il decreto dispone che il bonus venga riconosciuto a chi è vedovo. Ma solo se il decesso del coniuge si è verificato nell'anno in cui è riconosciuto l'assegno e solo per un anno. «Mio marito è morto quattro anni fa - commenta Sara - E tanti, come me, sono tagliati fuori. Sono un'insegnante elementare, il mio stipendio non è esorbitante. E non ho diritto alla pensione di reversibilità. Sessanta euro al mese fanno la differenza».
    Il deputato Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra, con un'interrogazione solleva la questione e si rivolge alla ministra del Lavoro. Chiede se c'è «intenzione di emettere nuove direttive così da includere nella maggiorazione dell'assegno unico tutte le famiglie vedovili e mono genitoriali» con reddito da lavoro e con figli a carico. Sara Picco aggiunge: «Fatico a capire la ratio. Bisognerebbe aiutare le situazioni di fragilità. Ma la vedovanza non è considerata tale».
    Al suo fianco, l'associazione "Una buona idea", nata un anno fa da un gruppo di vedove che, spiega la vicepresidente Manola Tegon, si sono unite «per far fronte alle difficoltà della burocrazia». Che sono davvero tante. «Piccole cose - racconta Sara - Ad esempio i documenti per la scuola devono essere firmati da entrambi i genitori. Con gli insegnanti, si può parlare, certo. Ma ogni volta è un rivangare». Ci sono poi situazioni più complesse. Come quando ha dovuto cambiare il medico di base del figlio, ma online non ha potuto farlo. «Serviva l'autorizzazione di entrambi i genitori»
  2. OPPORTUNISMO E DELUSIONE : "Marittimi arruolati per i comizi" gli scambi di favori Onorato-Grillo
    monica serra
    milano
    A qualcuno il dubbio era venuto, ma mai sulla natura illecita delle richieste. «Eccoci Beppe, ciò che mi chiedi è avviato e fermo in Commissione europea. Unico dubbio è di natura politica. Onorato è amico e finanziatore di Renzi e gestisce Tirrenia, che sappiamo come abbia male operato. Siamo sicuri di volerci muovere per lui per tirarci addosso Msc e Grimaldi?» , chiedeva l'allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, il 12 giugno 2019, al fondatore e «garante» del M5s, Beppe Grillo. Che, «sfruttava le relazioni esistenti con pubblici ufficiali, ossia i parlamentari eletti, nominati ministri» per «veicolare» le richieste dell'armatore partenopeo Vincenzo Onorato. In cambio Grillo non riceveva solo soldi, tramite un contratto di partnership tra la Moby spa e la Beppe Grillo srl, da 240 mila euro in due anni. Ma anche la promessa di voti e l'organizzazione di comizi in giro per il sud Italia per gli esponenti del M5s: «Ora sarà battaglia per i voti del Sud». E ancora: «Ti porto la città in piazza … 60 mila persone. Torre del Greco è la capitale del regno dei marittimi disoccupati». E dopo l'evento: «Com'è andata comandante?» ; risposta: «Bene, piazza pienissima! » .
    Uno scambio che poco ha a che fare con l'amicizia di vecchia data tra l'imprenditore e l'ex comico. Tanto che entrambi sono ora accusati di traffico di influenze illecite, in un'indagine appena conclusa. C'è da dire che il modus operandi di Onorato, secondo quanto ricostruito dai pm Maurizio Romanelli e Cristiana Roveda, era sempre lo stesso, anche con altri «mediatori» che si interfacciavano col mondo politico bipartisan, non solo dell'area dei M5s. Contratti e contatti sono stati ricostruiti anche per esempio con la Casaleggio Associati. In questi casi però i pm, al termine delle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, non hanno ritenuto ci fossero gli estremi per contestare un reato e hanno avanzato una richiesta di archiviazione.
    Le pretese di Grillo ai propri referenti politici erano «finalizzate a consentire a Moby di conseguire un indebito vantaggio, a prescindere da una valutazione dell'interesse pubblico». Non solo nel giugno - luglio del 2019, quando il fondatore del M5s chiese al ministro Toninelli di attivarsi davanti alla Commissione europea per dare efficacia agli sgravi fiscali previsti dal decreto Cociancich, «a tutela di Moby e anche a fronte di interessi confliggenti». Grillo scrive a Onorato: «Ho convinto Toninelli a occuparsi della questione a Bruxelles. A sorete! » . Ma anche tra il luglio e l'agosto del 2019, quando Grillo ha chiesto a Toninelli e all'allora vicepremier Luigi Di Maio di intervenire per ottenere l'immediato pagamento dei 62 milioni di euro che il ministero doveva a Cin, controllata da Moby, per il servizio di collegamento con Sicilia, Sardegna e Tremiti. «Ti devo spiegare – scriveva Onorato – il ministero da gennaio non ci paga più la sovvenzione perché la struttura è di Grimaldi. Sono senza soldi, mi stanno strozzando! Toninelli è circondato da Giuda. Si fermano i collegamenti e la colpa sarà solo sua!». Lo stesso giorno Toninelli rassicura Grillo: «Prima di Ferragosto la mia direzione paga». E così succede. Scrive Onorato: «Caro comandante, grazie di cuore. Senza di te saremo nella m...». E ancora, tra settembre e novembre del 2019, dopo le istanze di fallimento - Onorato è anche accusato in un'altra indagine di bancarotta fraudolenta - l'armatore si rivolge a Grillo: «Comandante, Unicredit sta impedendo la vendita di due navi, si può fare qualcosa?» . E Grillo: «Contatto Patuanelli» allora ministro dello Sviluppo economico. Che risponde: «Approfondisco la questione». Grillo rassicura l'armatore: «Sei seguito dal suo ufficio e comunque ti chiama. Un abbraccio, fratello! »
  3. XI IMPERATORE CINESE : Da una parte la bandiera dell'Iran, dall'altra la bandiera dell'Arabia Saudita. E, in mezzo, quella della Cina. Pechino mette il cappello, anzi il vessillo, sullo storico accordo per la normalizzazione delle relazioni tra Teheran e Riad. I due grandi rivali del Medio Oriente hanno concordato la riprese dei rapporti interrotti nel 2016 e la riapertura delle ambasciate entro due mesi. La firma è arrivata a conclusione di 5 giorni di negoziati tenuti segreti nella capitale cinese. All'annuncio presenti il segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniana, Ali Shamkhani, e il consigliere per la sicurezza nazionale saudita, Musaid Al Aiban. Insieme a loro Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese. «Il riavvio delle relazioni porterà allo sviluppo della stabilità e della sicurezza regionale», recita un comunicato trilaterale. I rapporti si erano interrotti dopo l'esecuzione a Riad dello sceicco sciita Nimr al-Nimr (critico della monarchia) e i seguenti attacchi all'ambasciata saudita in Iran. A peggiorare la situazione le posizioni opposte sulla guerra in Yemen. Gli Stati Uniti hanno accolto «con favore» l'accordo ma dicono di dubitare che Teheran «adempia ai suoi obblighi». Positive le reazioni degli altri paesi del Golfo.
    Ma l'accordo è soprattutto una vittoria diplomatica per la Cina, in una regione dove il ruolo degli Usa è in declino. «In qualità di mediatore affidabile, la Cina ha adempiuto fedelmente ai suoi doveri di ospite», ha dichiarato Wang. Nel 2021, l'ex ministro degli Esteri aveva compiuto un tour in Medio Oriente per presentare un'iniziativa in 5 punti per il raggiungimento della stabilità regionale. Un documento basato su non proliferazione nucleare, rafforzamento della cooperazione commerciale e sviluppo di una sicurezza collettiva. Un piano piuttosto vago, ma grazie al quale la Cina è riuscita a proporsi come «potenza responsabile». A dicembre, Xi Jinping ha firmato 34 accordi durante la visita a Riad. A metà febbraio ne ha sottoscritti altri 20 ricevendo il presidente iraniano Ebrahim Raisi.
    Era comunque difficile pensare che Pechino riuscisse a destreggiarsi tra i due litiganti portandoli anche a un accordo. Un risultato che la Cina collega alla sua neonata Global Security Initiative, in cui si presenta come «garante di stabilità». Messaggio rivolto soprattutto al sud globale e che ora acquista nuovo vigore. «Nel mondo non c'è solo la crisi in Ucraina», ha commentato Wang, lasciando intendere che la Cina si preoccupa delle esigenze di sicurezza di Paesi e zone in via di sviluppo tralasciate dall'Occidente. Eppure, questo risultato potrebbe rendere internazionalmente più credibile anche la posizione cinese sul conflitto tra Kiev e Mosca.
    Non è poi forse un caso che l'annuncio sia arrivato nello stesso giorno della terza storica nomina presidenziale per Xi. L'inedito ruolo di mediazione si sposa perfettamente con la nuova postura in politica estera voluta dal leader. Nel suo discorso dei giorni scorsi durante le "due sessioni" a Pechino, Xi ha riformulato il celeberrimo manifesto di Deng Xiaoping. Dal «manteniamo le posizioni, nascondiamo i punti di forza e le nostre debolezze, non rivendichiamo mai il comando» si è passati ora al «manteniamo la calma e la determinazione, raggiungiamo proattivamente gli obiettivi, stiamo uniti e osiamo combattere». Un cambio di paradigma reso necessario dalla fine dell'era delle «opportunità strategiche» e l'incombere di «sfide senza precedenti». Per vincerle, la Cina vuole provare a giocare un ruolo da protagonista sulla scena globale. Una scelta dettata dalle opportunità, ma che cela anche rischi.
  4. POTERE ASSOLUTO CINESE : Il braccio destro alzato a metà, il malcelato sorriso di trionfo sul volto sono più illuminanti di qualsiasi discorso. Le parole verranno dopo. Adesso la pura gioia. Più che celebrare una vittoria politica, scontata, Xi Jinping afferra un successo personale a lungo coltivato e inseguito. È l'atleta che sul filo del traguardo alza gli occhi, vede il tempo e sa di aver stabilito il nuovo record mondiale. Il fatto che i giochi fossero fatti dal momento in cui il XX Congresso del Partito Comunista Cinese gli aveva conferito il terzo mandato da Segretario Generale, del quale la Presidenza è un corollario, non toglie nulla all'attimo di esaltazione. I problemi che non mancano - una Cina inquieta e una situazione internazionale esplosiva - verranno dopo.
    Con la nomina - per ovazione naturalmente - al vertice dello Stato per la terza volta Xi Jinping ha chiuso il cerchio di un'impresa apparentemente impossibile. I due mandati e basta erano stati blindati nel sistema cinese da Deng Xiao Ping per un motivo ben preciso: evitare un ritorno al potere assoluto e al culto della personalità di Mao Tse Dong. Inevitabile domandarsi se questo ritorno al passato non sia proprio quello che sta succedendo oggi in Cina. Xi, del resto, non fa mistero di voler entrare nell'empireo del Celeste Impero al pari di Mao pur essendo egli stesso stato vittima, con la famiglia, della rivoluzione culturale maoista. E per la prima volta da Mao un leader cinese mantiene per un terzo mandato tutte e tre le cariche apicali: segretario generale, presidente della Repubblica e presidente della Commissione militare. Ma non è soltanto nostalgia del Grande Timoniere. Quello che accosta Xi a Mao è il prepotente ritorno al leninismo come sistema di potere e di supremazia del Partito sullo Stato. Le due principali conseguenze sono: un'ulteriore centralizzazione dell'autorità politica e amministrativa su Pechino a scapito del resto del Paese - né gli uighuri né Hong Kong possono aspettarsi molto di buono; la sottomissione dell'economia alla politica. E questo è il rischio maggiore che corre il rieletto Presidente.
    L'economia cinese è sempre stata molto disciplinata e acquiescente alle direttive del potere politico, ma la genialità di Deng era consistita nel lasciarla a briglie sciolte. «Enrichissez vous» in mandarino. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Negli anni Ottanta la Cina era ancora un Paese beneficiario dell'aiuto allo sviluppo italiano. In tre decenni è diventata la seconda potenza mondiale che ambisce a sfidare gli Stati Uniti per il primo posto. Xi Jinping ha già cominciato a tirare le redini. L'attesa è di nuove restrizioni che mettano in riga l'attività economica e industriale con le priorità del Partito-Stato. Quest'ultimo opera con mano pesante, ove necessario. Addio mano invisibile.
    Complice Covid, Xi Jinping inizia il terzo mandato dopo l'anno di più bassa crescita della Cina (circa 3 per cento secondo le statistiche ufficiali) dagli anni delle riforme di Deng. Non ne sarà responsabile pur se la sua strategia di "zero Covid" vi ha certamente contribuito. Adesso promette il 5 per cento che è già un ridimensionamento rispetto ai tassi del passato. Basterà a soddisfare le aspettative di una popolazione assuefatta al miglioramento ininterrotto delle condizioni di vita? Anche i regimi totalitari hanno bisogno del consenso. E la Cina di Xi non è un Paese chiuso al resto del mondo come era la Cina di Mao. La politica dello "zero Covid" è crollata quando i telespettatori cinesi hanno visto gli stadi del Qatar pieni di gente in libertà di movimento.
    Il secondo macigno sulla via del terzo mandato di Xi è internazionale. La prosperità della Cina dipende dal mantenimento di un'economia mondiale aperta. Il mercato interno è in crescita ma non basta. La politica estera della Cina poggia oggi - non così in passato - su due pilastri: amicizia con la Russia di Vladimir Putin e crescente confronto con gli Usa, lievitato retoricamente proprio nel contesto dell'Assemblea del Popolo che conferiva a Xi il terzo mandato. Il rieletto Presidente si trova ad un bivio fra netta scelta di campo, pro-Russia e anti-Usa (e Europa: di cos'altro parlano oggi Ursula von der Leyen e Joe Biden a Washington?), e salvataggio di convivenza pacifica, e remunerativa, con l'Occidente. Il futuro della Cina e la stabilità mondiale dipendono dalle scelte che farà il nuovo, e vecchio, Presidente della Cina. L'ebbrezza del traguardo tagliato, chissà quanto pensato e ambito, durerà poco.
  5. CRUDELTA' LEGALE INGIUSTA: Ieri una donna è morta di cancro senza poter vedere suo figlio di dodici anni, affidato al padre. La donna, che chiameremo Anna, docente di 47 anni, qualche anno fa aveva chiesto la separazione, denunciando il marito, un medico di Trani, per maltrattamenti. Secondo Anna, il marito le aveva vietato l'uso di elettrodomestici e della connessione internet, costringeva la famiglia a vivere in un immobile inadatto, avrebbe impedito ai figli di conoscere i nonni materni, non sopportava il fatto che la moglie fosse di umile estrazione sociale.
    Anna decide di separarsi, poi scopre il cancro. È stata diverso tempo in cura al Gemelli di Roma, per poi affidarsi alle cure palliative a casa. Anna non aveva molto tempo, e lo sapeva. Con lei era rimasta la figlia più grande di 17 anni, mentre il figlio più piccolo era stato affidato al padre, padre che non gliel'ha mai fatto vedere.
    Ieri lei è morta, e questi sono i fatti. Maria Cecilia Guerra, insieme a Serracchiani e Fornaro, l'11 gennaio scorso hanno interpellato il Ministro della giustizia e il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità in merito a questa vicenda. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove ha risposto in maniera molto articolata, fornendo ulteriori elementi, come quello che la relazione del consulente tecnico di ufficio, fatta lo scorso aprile, ha evidenziato che «il minore ha dato atto, purtroppo, della volontà di non voler dialogare con la madre. Il minore, in sede di ascolto da parte del CTU nominato dal giudice, ha ulteriormente riferito di avere ricordi spiacevoli del tempo trascorso con la madre e di come gli peserebbe trascorrere tempo con essa, avendo timore e ansia quando sta con la madre».
    Mi chiedo, e dovremmo in coscienza chiedercelo tutti, come un bambino di dodici anni sia arrivato a non voler vedere la mamma per l'ultima volta perché ha dei ricordi a suo dire spiacevoli, e come nessuno abbia fatto niente affinché perlomeno la visita mensile venisse rispettata. Non è solo la volontà del minore che va rispettata, ma anche il suo interesse e il suo bene. Questo bambino probabilmente vivrà nel rimorso: non adesso, non tra pochi anni, ma succederà. Come si elabora un lutto del genere? Si può affrontare una cosa così a dodici anni? Qui è venuta meno la pietà umana sia nei confronti di Anna che di suo figlio.
    Nella replica a Delmastro Delle Vedove, Maria Cecilia Guerra dice: «Noi, purtroppo, molto spesso, quando il minore non vuole vedere il padre, assistiamo a situazioni in cui la madre viene accusata da CTU poco coerenti con il fatto che la PAS, la sindrome dell'alienazione parentale, sia stata definita non esistente, non scientificamente fondata». Questa è una storia molto comune che riguarda sia i padri che le madri, e la dovrebbero smettere, tutti. Perché poi ci sono i divorzi difficili, i rancori, le vendette, ed è tutto umano, a volte pure comprensibile, ma dove non arriva il buonsenso, arriva il giudice, e dove non arriva l'essere persone decenti, dovrebbe arrivare l'essere genitori decenti. Se non si ha più paura di fare quello che stabilisce un tribunale, che si fa? Questa impunità morale che rende le persone disumane farà fallire la civiltà, e noi con lei. Ci si riempie la bocca con parole belle, con l'interesse superiore del minore, con il fare le cose per il bene dei figli, e poi leggiamo storie di una miseria così quotidiana che nemmeno più ce ne rendiamo conto.
    Io faccio veramente un po' fatica a trovare qualcosa di più terribile della storia di una mamma che sa che sta per morire e a cui viene negata la possibilità di riabbracciare suo figlio per l'ultima volta da un ex marito che forse l'ha costretta a una vita di maltrattamenti, Mi sforzo, ve lo giuro, ma così poca umanità raramente l'ho incontrata. Anna si era rivolta al centro antiviolenza "Fammi rinascere", che ieri ha scritto su Facebook: «Le ultime volontà di questa mamma quando venne ascoltata furono: "vorrei che Isabella rimanesse con me perché questo è il suo desiderio, e deve essere rispettato, e vorrei che anche mio figlio rimanesse con me, perché è un suo desiderio, anche se io ho adesso delle difficoltà; anche perché è più di un anno che non vedo mio figlio». La verità è che queste storie non bisogna mai smettere di raccontarle, per chi muore, ma soprattutto per chi sopravvive.
  6. SENZA ACQUA CI ESTINGUEREMO : Piscine vuote, campi da golf ingialliti, strade sporche. È lo scenario che si profila in Costa Azzurra, buen retiro di multimilionari e vip da tutto il mondo, se continuerà a non cadere la pioggia. Da ieri la prefettura delle Alpi Marittime ha diramato un'ordinanza legata ad un'allerta siccità scattato d'imperio e l'urgenza. L'obiettivo è risparmiare almeno il 20% di acqua. Da subito. Lo devono fare tutti, privati, aziende e anche le amministrazioni pubbliche. Si è ancora in inverno ma i fiumi sono in secca e la parola d'ordine è fare in modo che neppure una goccia d'acqua vada sprecata.
    A rischiare grosso, oltre alle attività produttive tradizionali legate all'agricoltura e all'allevamento, è soprattutto il settore del turismo che sulla Côte genera un indotto da centinaia di milioni l'anno. Con le piscine vuote vanno incontro all'incubo di disdette un migliaio di ville-vacanza disseminate tra Nizza, Antibes, Cannes, St. Tropez, Cap Martin e altre località da favola che la scorsa estate venivano affittate anche a 5 mila euro a settimana. E in primavera potrebbero lasciare i porti anche i maxi yacht dei paperoni della nautica mediterranea, impossibilitati a fare il pieno d'acqua e a lavare via la salsedine dalle cromature. Insomma, niente modelle in bikini né a bordo piscina né sui sundeck dei 50 metri che ormeggiano per una puntatina tra Cannes e St Tropez.
    Il prefetto ha vietato ogni spreco e annunciato controlli severi e sanzioni. L'elenco dei divieti, per essere a marzo e non in piena estate, è impressionante. L'irrigazione di giardini pubblici e privati (campi da golf a 18 buche compresi) è consentita soltanto dalle 20 alle 7 del mattino. Riduzione del 20% anche per l'acqua destinata alle produzioni agricole. Vietato lavare le auto (ma gli autolavaggi potranno invece continuare a funzionare) e le barche. Le strade potranno essere pulite solo utilizzando acqua riciclata o con pressurizzatori che limitano le quantità. Niente riempimento, chiaramente, delle piscine private. Vietato anche l'utilizzo dei pozzi che si trovano all'interno delle proprietà perché potrebbero andare ad intaccare delle falde ritenute di pubblica utilità. Ma non è finita: la prefettura ha anche chiesto ai Comuni di verificare le proprie disponibilità d'acqua prima di concedere nuove licenze edilizie perché costruire significa utilizzarne tanta, troppa in un momento di emergenza come questo (alcuni sindaci del dipartimento del Var hanno bloccato le licenze addirittura per i prossimi cinque anni). Il fatto è che sono 35 giorni che non cade una goccia d'acqua. E gli esperti hanno registrato un tasso d'umidità del terreno che solitamente si registra a maggio. Siccità da una parte e rischio incendi dall'altra. Ieri a Grasse venti ettari di bosco sono andati distrutti solo nel pomeriggio per un rogo alimentato dal forte vento, i pompieri sono arrivati anche da Marsiglia.
    I drastici provvedimenti presi sulla Costa Azzurra e nel dipartimento delle Alpi Marittime al momento non trovano un corrispettivo sull'adiacente Riviera Ligure. Da Ventimiglia a Sanremo, da Arma di Taggia a Diano Marina, Andora e Alassio, la situazione appare sotto controllo. L'ex ministro Claudio Scajola, commissario dell'Ato Idrico della provincia di Imperia, ha convocato un vertice urgente nei giorni scorsi per potenziare il cronoprogramma dei lavori di potenziamento dell'acquedotto che serve il Ponente e che attinge l'acqua dai pozzi nel fiume Roja, dove però attingono anche i francesi da Mentone e dintorni. Sul versante italiano, al momento, non si parla di emergenza. Ma la fotografia non è confortante: i corsi d'acqua sono tutti in secca, si stanno prenotando autobotti e serbatoi per i mesi a venire, non passa settimana che non si verifichino rotture nelle condotte e le tubature continuano a disperdere il 40% delle risorse tra le fonti e i rubinetti delle case. All'orizzonte di piogge e perturbazioni in grado di dare almeno un po' di sollievo non se ne vedono. E per cambiare le cose, da questa e dall'altra parte del confine, ci vorrebbe una primavera davvero bagnata. I 22 gradi di ieri a mezzogiorno a Sanremo non sembrano essere un buon auspicio.
  7. ESISTONO LE PERGOLE FOTOVOLTAICHE MA SONO IGNORATE : Le mani delle società private sui campi fertili nel Torinese, con lo scopo di acquisire aree sulle quali installare pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica.
    L'allarme arriva da Coldiretti. Per adesso sarebbero già una decina i progetti proposti ai Comuni concentrati soprattutto tra Canavese e Pinerolese per un totale di circa 800 mila metri quadrati di campi che verrebbero così sottratti all'agricoltura. «L'ultimo contrattazione credo si sia verificata a Favria – spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – ed è ovvio che qualche agricoltore viene convinto. Perché questi privati pagano fino a 8 euro al metro quadrato un terreno agricolo che ne vale la metà o anche meno. Oppure lo affittano a più di mille euro all'ettaro, anche in questo caso al doppio che chi lo tratta per coltivare». Con concessioni che durano una ventina di anni, ma sono rinnovabili.
    Per dare un'idea della perdita di capacità di produzione di cibo, con le estensioni già proposte ai Comuni per i campi fotovoltaici, si possono produrre ben 9.600 quintali di chicchi di mais, 4.600 quintali di grano, 6.400 quintali di fieno.
    «Il vero guaio è che la legge glielo consente – sbotta Mecca Cici – perché i terreni che si possono vendere sono classificati di terza o quarta classe catastale ma, purtroppo, su vecchie graduatorie. Nel tempo magari sono stati resi coltivabili e irrigabili, passando in prima o seconda classe». Di solito chi vuole investire propone l'acquisto di almeno 10-15 ettari di terreno. «E infatti questa corsa all'accaparramento dei campi coltivati sta anche innescando un processo di inflazione nei valori della terra» sbotta il presidente di Coldiretti. Che incalza: «Se non fermiamo questa speculazione, tra qualche tempo le campagne del Torinese saranno una distesa di pannelli, ma soprattutto sarà prodotto meno cibo e saranno espulsi dalle produzioni agricole i coltivatori affittuari, cioè tutti quei produttori che danno valore ai terreni coltivandoli in affitto». Si tratta di agricoltori che, in generazioni di lavoro agricolo, hanno, con fatica, incrementato la fertilità di quei suoli che oggi si vedono sottratti fuori da ogni logica di mercato».
    Per fermare i «predatori di terreni» Coldiretti ha presentato alla Regione una proposta di modifica del regolamento per il fotovoltaico che vieti l'installazione di campi fotovoltaici su tutti i terreni classificati come «agricoli» dai piani regolatori e ha anche proposto a tutte le amministrazioni della Città Metropolitana di approvare una specifica delibera. Un'iniziativa che è già stata adottata, portata in Consiglio e votata da 37 comuni.
    «Gli agricoltori sono i primi a voler investire sul fotovoltaico ma utilizzando i pannelli sui tetti dei fabbricati agricoli senza consumare altro suolo – termina Mecca Cici - I tetti delle aziende agricole possono contribuire, da soli, a coprire le esigenze energetiche di oltre 50mila famiglie nel Torinese. Se aggiungiamo il contributo di possibili nuovi impianti di produzione di biogas e biometano da allevamenti animali si arriva a oltre 100mila famiglie alimentate con energia pulita dall'agricoltura senza intaccare la produzione di cibo».

 

 

 

11.03.23
  1. OMS CORROTTA ? Il 7 marzo 2020 il dg al Welfare chiese un aiuto per convincere il governo a chiudere la regione Il ricercatore Zambon, poi licenziato: "Dissero che era opportuno non interferire nelle cose italiane"
    La richiesta
    La risposta
    Lombardia, anche l'Oms frenò sulla zona rossa "È una questione politica"
    monica serra
    milano
    Il 7 marzo 2020, la zona rossa in Lombardia era oramai «una questione di vita o di morte».
    Così, nel corso di una call con le regioni italiane più colpite, l'allora dg al Welfare lombardo Luigi Cajazzo, in presenza del direttore dell'Oms Europa, Hans Henri Kluge, cercò nell'Organizzazione mondiale della sanità una sponda per convincere il governo italiano «a chiudere i confini della Lombardia come era stato sino ad allora fatto per la prima zona rossa» del Lodigiano. Ma l'Oms «mostrò esitazione» e dubbi sulla «scientificità delle azioni richieste». Sostenendo soprattutto che «non bisognava entrare in questioni politiche in Italia». Come se, addirittura per l'Oms, «il quadro epidemiologico allarmante della regione» e le «proiezioni che al 26 marzo del 2020 prevedevano 2 mila pazienti in terapia intensiva in Lombardia» presentate da Cajazzo fossero un problema politico e non di tutela salute dei cittadini.
    A raccontarlo ai magistrati di Bergamo, il 12 novembre del 2021, fu Francesco Zambon, ex capo dei ricercatori dell'Oms di stanza a Venezia, licenziato dopo aver pubblicato, nel maggio del 2020, il rapporto «Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell'Italia al Covid-19». Un testo, poi rimosso, in cui si bollava come «improvvisata, caotica e creativa» la risposta del Paese alla diffusione del virus. Ma soprattutto si evidenziava per la prima volta che il piano pandemico nazionale non era mai stato aggiornato dal 2006.
    Un fatto gravissimo - scriveva il 28 maggio del 2020 Zambon, prima di essere fatto fuori, in una mail indirizzata ai vertici dell'Organizzazione - che poteva esporre «a un alto rischio su molteplici fronti con possibili conseguenze catastrofiche per l'Oms». Per poi elencare il «grave incidente diplomatico con ministro della Salute e controparti italiane» che avrebbero anche «ostacolato il passaggio di informazioni acquisite nel corso della risposta italiana al Covid verso i Paesi che ne hanno necessità». E, soprattutto, denunciare «il ritiro» del suo rapporto «approvato a tutti livelli, tra cui chief scientist» sulla risposta italiana al virus che «danneggia la credibilità dell'Oms», ma anche le «pressioni» che avrebbe subito dall'allora numero due dell'Organizzazione, Ranieri Guerra (poi finite in un'indagine trasmessa alla procura di Venezia).
    «Mi presento spontaneamente come privato cittadino per depositare un documento che contiene informazioni, credo rilevanti, in relazione alla gestione dell'emergenza Covid in Lombardia», si legge nel verbale di Zambon. Si trattava di un «appunto», con numerosi allegati, da cui emerge la cronistoria di quel 7 marzo 2020 in cui l'allora dg al Welfare lombardo chiese al direttore dell'Oms Europa, Kluge, «di fare pressioni sul governo italiano, affinché adottasse drastiche misure di contenimento, sul modello cinese».
    In quell'appunto, supportato dallo scambio di mail del 7 e dell' 8 marzo del 2020, Zambon ricostruisce come Cajazzo provò a spiegare «che la situazione estremamente critica», richiedeva «attenzione politica immediata e misure che potevano essere portate avanti solo se approvate a livello centrale». Misure appoggiate anche dal governatore Attilio Fontana. In pratica, si voleva estendere la zona rossa già istituita nel Lodigiano a tutta la Lombardia, imponendo sul territorio della regione la chiusura delle scuole, degli uffici, dei bar, il telelavoro e la raccomandazione agli over 65 anni «di stare a casa».
    Il direttore dell'Oms Europa, Kluge, chiese a Zambon un parere sulla questione: «Espressi un'opinione favorevole per una chiusura - annota il ricercatore - anche se questa avesse comportato enormi conseguenze economiche. Non doveva essere considerata una decisione politica, ma tecnica», anche perché «un lockdown serrato stava funzionando in Cina».
    Kluge, però, «mostrò esitazione, avanzando dubbi sulla scientificità» delle «azioni richieste». E chiese l'intervento di Mike Ryan, capo del programma di emergenze sanitarie, mettendo in copia il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus e il suo vicario Ranieri Guerra. La sera Ryan «finalmente rispose, dicendo che era necessaria un'attenta discussione, che non bisognava entrare in questioni politiche in Italia, che non c'erano abbastanza dati e che era più opportuno non interferire».
    Nello scambio - riferì sempre Zambon - si sarebbe inserito anche Ranieri Guerra «spiegando la catena di comando in Italia e suggerendo di "non essere coinvolti in una battaglia" dato che Lombardia, Veneto e Piemonte erano gestite da partiti dell'opposizione». Una questione politica, insomma. Non «di vita o di morte». —
  2. CORRUZIONE SANITARIA ? Dietro le liste di attesa che si allungano all'infinito ci sono senz'altro la carenza di medici e l'obsolescenza di macchinari come Tac e risonanze. Ma a costringere gli assistiti ad aprire il portafoglio per aggirarle o a rinunciare proprio alle cure c'è anche il fenomeno di Asl e ospedali pubblici che, in barba alle leggi, erogano più prestazioni in modalità «solvente» che in regime Ssn. Così le aziende sanitarie risanano i propri bilanci e il 42% dei medici che fa il doppio lavoro rimpinguano per bene lo stipendio, mentre le famiglie italiane sono arrivate a spendere oltre 1.700 euro l'anno per curarsi. Record europeo di spesa sanitaria privata.
    A svelare l'altra faccia dello scandalo liste d'attesa sono due relazioni di oltre 150 pagine ciascuna sulla cosiddetta «intramoenia», l'attività privata che i medici esercitano appunto all'interno delle strutture pubbliche. Una dell'Agenas, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, l'altra inviata al Parlamento dal ministero della Salute. Questo mentre il titolare del dicastero, Orazio Schillaci, afferma che «la doppia anima pubblica e privata della nostra sanità può costituire una chiave di volta per superare le disuguaglianze a livello territoriale». Ricordando che il Milleproroghe «permette alle Regioni di utilizzare lo 0,3% del fondo sanitario per avvalersi delle prestazioni in convenzione con strutture private».
    Ma di privato se ne fa già tanto anche nel pubblico. Infatti dopo il calo legato al Covid del 2020, la spesa degli assistiti per l'«intramoenia» nel 2021 è salita da 816 milioni a un miliardo e 86 milioni, riportandosi così vicina ai livelli pre-pandemici. Ma a scandalizzare è il fatto che in ben 16 regioni su 21 ci sono strutture sanitarie pubbliche che erogano più interventi in forma privata che non in regime mutualistico. Con casi al limite dell'assurdo che spuntano dalle tabelle relegate tra gli allegati della relazione al Parlamento. All'ospedale Salvatore Paternò in Sicilia gli interventi al cristallino eseguiti privatamente sono qualcosa come 140 volte più numerosi di quelli fatti dal pubblico. Al Cardarelli di Napoli e al Policlinico di Parma le ecografie eseguite privatamente per ostetricia sono due volte tanto quelle eseguite in regime Ssn. Al Rummo, in Campania, le visite pneumologiche private sono il 250% di quelle fatte nel pubblico. Di test cardiovascolari da sforzo all'ospedale Moscati in Calabria privatamente se ne fanno il triplo che nel pubblico. E la quota dei solventi supera il 300% all'Arnas Garibaldi in Sicilia. Le elettromiografie eseguite in forma privata all'ospedale romano San Giovanni sono il doppio di quelle in regime Ssn, mentre 165% è la percentuale di privato per lo stesso esame alla Asl di Biella in Piemonte. All'ospedale umbro di Umbertide è sicuramente più facile ottenere pagando un intervento a orecchio, naso, bocca e gola, visto che la quota di privato è circa il 220% di quella assicurata gratuitamente grazie alle tasse che versiamo per il servizio sanitario nazionale. In una azienda lombarda, non meglio specificata nella relazione, di interventi di ernia inguinale e femorale privatamente se ne fanno il 750% in più che nel pubblico, mentre in un ospedale campano le operazioni alla mammella da solventi sono il 300% delle altre.
    Di esempi se ne potrebbero fornire molti altri ed è inutile dire che, mentre nel pubblico - secondo l'ultimo report di Cittadinanzattiva - si arrivano ad attendere fino a 720 giorni per una mammografia, un anno per Tac e risonanze, pagando nel 57% dei casi si aspettano meno di 10 giorni, tra gli 11 e i 30 per le visite specialistiche, tra i 30 e i 60 per gli accertamenti diagnostici in un altro 28% di casi, mentre ad attendere oltre è solo il 14% dei solventi. Una sperequazione portata avanti infischiandosene delle leggi. Un decreto legge, il numero 223 del 2006, era stato già benevolo con l'attività libero professionale dentro Asl e ospedali, stabilendo che questa non poteva superare il tetto delle prestazioni fornite in forma pubblica. E ci mancherebbe, verrebbe da dire. Anche se poi si scopre che in non pochi casi il privato finisce per farla da padrone. La stessa normativa vieterebbe però l'attività «intramoenia» qualora non si rispettino i tempi massimi di attesa fissati per legge: 72 ore per le urgenze, 10 giorni per le prestazioni differibili, 30 per le visite e 60 per gli accertamenti programmabili. Peccato che in oltre 300 pagine di relazioni non una sia dedicata al monitoraggio del rispetto di questa norma. Sicuramente infranta dove le prestazioni private superano persino quelle pubbliche.
    Quanto tutto questo produca iniquità tra chi può e chi non può aggirare l'ostacolo liste d'attesa pagando lo dicono due dati. Il primo è quello dell'11% di italiani che rinunciano a visite e accertamenti per difficoltà economiche e di accesso ai servizi. Il secondo è quello della spesa pro capite per le prestazioni in «intramoenia», che nelle più ricche regioni del Centro-Nord e più o meno tripla di quella delle regioni meridionali. Dove le liste di attesa ci sono eccome, ma a scarseggiare sono i soldi per risolvere la faccenda privatamente. —
  3. QUANTE SPIE CI SONO ?Il tribunale militare ha condannato a 30 anni di carcere il capitano di fregata Walter Biot, accusato di spionaggio per avere ceduto notizie e documenti ad un funzionario dell'Ambasciata russa in Italia. Il 58enne ufficiale era stato arrestato in flagranza il 30 marzo 2021 nel posteggio di un supermercato della periferia romana mentre in cambio di 5mila euro consegnava a Dmitri Ostroukhov, assistente dell'attaché navale dell'ambasciata russa a Roma Alexey Nemudrov – entrambi poi espulsi dal nostro Paese – una scheda di memoria contenente il materiale fotografato con il cellulare da un pc situato nel suo ufficio presso lo Stato Maggiore della Difesa dove Biot disponeva delle massime credenziali di accesso ai documenti militari.
    I 181 screenshot passati ai russi da Biot – tra cui figurano anche documenti Nato classificati come «riservatissimi» e immagini – sono valsi all'ufficiale le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all'estero di notizie non segrete né riservate a fronte delle quali la procura militare aveva chiesto l'ergastolo con aggravamento – sei mesi di isolamento diurno – sottolineando che «è stata raggiunta la prova della responsabilità di Biot per tutti i reati contestati» ed escludendo la possibilità di attenuanti generiche, concesse invece dai giudici. La sentenza è arrivata ieri sera, al termine di una giornata di udienza per la quale l'avvocatura dello Stato, che rappresenta la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministro della Difesa, costituite parti civili, aveva richiesto al tribunale di procedere a porte chiuse, visto il carattere riservato dei documenti e delle circostanze oggetto del procedimento.
    Istanza cui si era associata anche la procura militare e che è stata però respinta. Nel corso della requisitoria il pm ha ricostruito la vicenda facendo riferimento anche alle immagini delle telecamere interne al Stato maggiore che hanno incastrato Biot, mentre scatta foto dello schermo del pc dell'ufficio. «Biot ha fatto commercio di documenti segreti» e ha dimostrato «astuzia, un elevato grado di infedeltà e la capacità criminale, ma anche il triste tornaconto venale – ha affermato il pm –. Quella del 30 marzo del 2021 è stata solo quella scoperta, ma possono essercene state altre». Biot, ha spiegato il pm, è stato ripreso in tre diverse occasioni fare fotografie di documenti riservatissimi: nelle carte passate ai russi «anche documenti relativi alla coalizione internazionale contro il terrorismo islamico, l'Isis e casi di crisi, in Libia e Siria. Oggi avrebbero potuto riguardare l'Ucraina». «Biot non ha avuto possibilità di difendersi. In questo paradosso tra segreto istruttorio e segreto Nato viene calpestato l'imputato – il commento dell'avvocato difensore, Roberto De Vita –. Biot non ha potuto confrontarsi con l'accusa mossa. Continueremo la battaglia finché non verrà reintegrato con onore nella Marina Militare». La difesa farà ricorso in appello.
  4. IL PAPA HA RAGIONE : "La stanchezza o i guai fisici lascerei solo per questo"
    Papa Francesco
    CITTà DEL Vaticano
    Santità, Papa Benedetto ha aperto la strada delle dimissioni. Lei ha detto che è una possibilità ma che al momento non la contempla. Che cosa potrebbe portarla in futuro a dimettersi?
    «Una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose. La mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni. Anche il problema fisico, può darsi. Su questo domando sempre e seguo i consigli. Come vanno le cose? Ti sembra che devo… alle persone che mi conoscono, anche ad alcuni cardinali intelligenti. E mi dicono la verità: continua va bene. Ma per favore: gridare a tempo».
    Nel mondo ci sono diverse guerre. Perché si fatica a capirne il dramma?
    «In poco di più di cent'anni ci sono state tre guerre mondiali: '14-'18, '39-'45, e questa che è una guerra mondiale. È cominciata in pezzetti e adesso nessuno può dire che non è mondiale. Le grandi potenze sono tutte invischiate. Il campo di battaglia è l'Ucraina. Lì lottano tutti. Questo fa pensare all'industria delle armi. Un tecnico mi diceva: se per un anno non si producessero le armi sarebbe risolto il problema della fame nel mondo. È un mercato. Si fa la guerra, si vendono le armi vecchie, si provano le nuove».
    Prima del conflitto in Ucraina ha incontrato più volte Putin. Se lo incontrasse oggi cosa gli direbbe?
    «Gli parlerei chiaramente come parlo in pubblico. È un uomo colto. Il secondo giorno della guerra sono stato all'ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento. Putin sa che sono a disposizione. Ma lì ci sono interessi imperiali, non solo dell'impero russo, ma degli imperi di altre parti. Proprio dell'impero è mettere al secondo posto le nazioni».
    Quali altre guerre sente più vicine?
    «Il conflitto dello Yemen, la Siria, i poveri Rohingya del Myanmar. Perché queste sofferenze? Le guerre fanno male. Non c'è lo spirito di Dio. Io non credo nelle guerre sante».
    In questi dieci anni quanto è cambiato?
    «Sono vecchio. Ho meno resistenza fisica, quella del ginocchio è stata un'umiliazione fisica, anche se adesso sta guarendo bene».
    Le è pesato andare in carrozzina?
    «Mi vergognavo un po'».
    In molti la descrivono come il Papa degli ultimi. Si sente tale?
    «È vero che ho una preferenza per gli scartati, ma questo non vuole dire che io scarti gli altri. I poveri sono i prediletti di Gesù. Ma Gesù non manda via i ricchi».
    Gesù chiede di portare alla sua tavola chiunque. Cosa significa?
    «Significa che nessuno è escluso. Quando non sono venuti quelli alla festa ha detto andate agli incroci delle strade e chiamate tutti, ammalati, buoni e cattivi, piccoli e grandi, ricchi e poveri, tutti. Non dobbiamo dimenticare questo: la Chiesa non è una casa per alcuni, non è selettiva. Il santo popolo fedele di Dio è questo: tutti».
    Perché alcune persone per le loro condizioni di vita si sentono escluse dalla Chiesa?
    «Il peccato c'è sempre. Ci sono uomini di Chiesa, donne di Chiesa che fanno la distanza. E questo è un po' la vanità del mondo, sentirsi più giusti degli altri, ma non è giusto. Tutti siamo peccatori. All'ora della verità metti sul tavolo la tua verità e vedrai che sei peccatore».
    Come s'immagina l'ora della verità, l'aldilà?
    «Non posso immaginarlo. Non so cosa sarà. Soltanto chiedo alla Madonna che mi stia accanto».
    Perché ha scelto di abitare a Santa Marta?
    «Due giorni dopo l'elezione sono andato a prendere possesso del palazzo apostolico. Non è tanto lussuoso. È ben fatto, ma è enorme. La sensazione che ho avuto era come di un imbuto al rovescio. Psicologicamente questo non lo tollero. Per caso sono passato davanti alla stanza dove abito. E ho detto: "Rimango qui". È un albergo, abitano quaranta persone che lavorano in curia. E viene gente da tutte le parti».
    Della sua vita precedente, le manca qualcosa?
    «Camminare, andare per la strada. Camminavo tanto. Usavo la metro, il bus, sempre con la gente».
    Cosa pensa dell'Europa?
    «In questo momento ha tanti politici, capi di governo o ministri giovani. Dico loro sempre: parlate fra voi. Quello è di sinistra, tu sei di destra, ma siete giovani ambedue, parlate. È il momento del dialogo fra i giovani».
    Che cosa porta un Papa quasi dalla fine del mondo?
    «Mi viene in mente una cosa che ha scritto la filosofa argentina Amelia Podetti: la realtà si vede meglio dagli estremi che dal centro. Dalla distanza si capisce l'universalità. È un principio sociale, filosofico e politico».
    Cosa ricorda dei mesi di lockdown, la sua preghiera solitaria in piazza San Pietro?
    «C'era la pioggia e non c'era gente. Ho sentito che il Signore era lì. È stata una cosa che ha voluto il Signore per farci capire la tragedia, la solitudine, il buio, la peste».
    Spesso parla del chiacchiericcio. Perché?
    «Il chiacchiericcio distrugge la convivenza, la famiglia. È una malattia nascosta. È la peste».
    Come sono stati i dieci anni di Benedetto XVI al Mater Ecclesiae?
    «Bravo, è un uomo di Dio, gli voglio tanto bene. L'ultima volta che l'ho visto è stato per Natale. Quasi non poteva parlare. Parlava basso, basso, basso. C'era bisogno che traducessero le sue parole. Era lucido. Faceva domande: come va questo? E quel problema là? Era aggiornato su tutto. Era un piacere parlare con lui. Gli chiedevo pareri. Lui dava il suo parere, ma sempre equilibrato, positivo, un saggio. L'ultima volta però si vedeva che era alla fine».
    Le esequie funebri sono state sobrie. Perché?
    «I cerimonieri si erano "rotti la testa" per fare le esequie di un Papa non regnante. Era difficile fare la differenza. Adesso ho detto di studiare la cerimonia per i funerali dei Papi futuri, di tutti i Papi. Stanno studiando ed anche semplificando un po' le cose, togliere le cose che liturgicamente non vanno».
    Quando saluta chiede a tutti di pregare per Lei. Perché?
    «Sono sicuro che tutti pregano. Ai non credenti dico: pregate per me e se non pregate mandatemi buone ondate. Un ateo amico mi scrive: …e ti mando buone ondate. È un modo di pregare pagano, ma è un volersi bene. E volere bene a un altro è una preghiera».
  5. NON CI CREDO : Piazza Baldissera massimo 5 minuti per attraversarla
    Se i calcoli del nuovo progetto del Comune sono giusti, per attraversare la nuova piazza Baldissera i torinesi impiegheranno la metà del tempo rispetto a oggi. Anzi, in alcuni casi i tempi di percorrenza si ridurranno di oltre il 70%, come per chi sopraggiunge da corso Mortara e corso Vigevano. Questo perché eliminare quel girone dantesco che è la maxi rotatoria, come annunciato dall'assessora alla Mobilità Chiara Foglietta, ha l'obiettivo di tagliare drasticamente le code, diventate un incubo giornaliero per chi si sposta in auto. Fra un paio d'anni la rotonda lascerà il passo a un'intersezione regolata da sei impianti semaforici che rileveranno in tempo reale il numero di passaggi da tutte le strade limitrofe. Una strategia confermata ieri mattina dal sindaco Stefano Lo Russo, secondo cui «la progettualità messa in campo va nell'ottica di dare una soluzione speriamo definitiva ai problemi di gestione del traffico della piazza, che è in cima alle priorità dell'amministrazione».
    La rivoluzione di piazza Baldissera è stata disegnata dallo studio di progettazione Samep Mondo Engineering, su incarico della Città. Ci sono delle analisi e soprattutto dei numeri che raccontano quanto dovrebbe migliorare la circolazione dopo il pensionamento della rotonda, in mezzo a cui passeranno le auto e anche la futura linea 10 del tram. Prendiamo il caso più problematico, quello di chi proviene da corso Vigevano: attualmente chi sopraggiunge alla rotonda trascorre mediamente sei minuti in coda (ma è appunto una media fra gli orari di punta in cui il traffico è letteralmente bloccato e i momenti della giornata più scorrevoli). Grazie al nuovo scenario e alla cancellazione della rotatoria, i tempi si ridurranno a meno di due minuti, un miglioramento del 73%. L'altro esempio più evidente riguarda corso Mortara: adesso chi si vuole immettere nella rotatoria impiega mediamente cinque minuti, con il ridisegno della piazza la media si abbassa a un minuto e mezzo (con un guadagno del 71%). Ma i benefici in questo senso riguarderanno anche chi transita su corso Venezia e corso Principe Oddone, con un guadagno rispettivamente del 44% e del 39%.
    Tutti risultati che la Città intende ottenere tagliando le auto che oggi rimangono intrappolate in coda, cercando di inserirsi nella rotonda di piazza Baldissera. Anche in questo caso la comparazione fra la situazione attuale e la futura piazza senza rotatoria va a favore di quest'ultima, analizzando i quattro principali corsi che vi si immettono. In corso Vigevano ad esempio oggi si forma una media di 109 veicoli in coda, che attendono di percorrere la rotonda: con la nuova viabilità questi scenderanno a 37 (meno 66%). Vale la stessa regola per l'asse di corso Mortara, per cui la media delle auto in coda scenderà dalle attuali 52 a soltanto 20 (meno 62%).
    Questi sono i numeri che hanno convinto il Comune e l'assessora Foglietta a proseguire su questa strada per risolvere un problema che affligge i torinesi da almeno un decennio. Per ridurre al minimo i disagi, la Città vuole aprire un unico cantiere insieme a quello di InfraTo per la posa dei binari del 10: comincerà nel 2024 e durerà un anno. «Questa è una soluzione con un costo inferiore rispetto al tunnel sotterraneo, per cui non abbiamo risorse e non possiamo aspettare di averle prima di risolvere questo nodo viabilistico», spiega il sindaco.
    Il costo della risistemazione in piazza Baldissera sarà fra i 3 e i 4 milioni. «Adesso dovremo approvare in via definitiva il progetto, che è in fase avanzata ma non del tutto concluso, poi adotteremo tutti gli atti amministrativi per partire con i lavori», precisa Lo Russo. —

 

 

 

10.03.23
  1. RIDICOLIZZERANNO ANCORA IL PESCE PICCOLO ?  I tre ex ministri della Salute sotto inchiesta. Per la procura di Bergamo l'ipotesi di reato è omissione di atti d'ufficio
    roma
    Indagati Speranza, Grillo e Lorenzin "Non aggiornato il piano pandemico"
    Il Tribunale dei ministri archivia la denuncia presentata da Taormina
    FRANCESCO MOSCATELLI
    MILANO
    Non la gestione dei primi complicatissimi giorni dell'emergenza Covid. Ma il mancato rinnovo del piano pandemico. Ovvero di quello strumento che ogni Stato dovrebbe attuare in caso di allarme pandemico o di allarme epidemico grave, così come raccomandato dall'Oms nel 2013 e come ribadito anche con la Decisione 1082 dello stesso anno del Parlamento e del Consiglio europeo. Eppure il piano pandemico italiano, prima dell'ultimo aggiornamento del 24 gennaio 2021, risaliva all'approvazione della Conferenza Stato-Regioni del febbraio 2006.
    È per questo motivo che i pm di Bergamo hanno stralciato dalla maxi-inchiesta sulla pandemia e trasmesso per competenza territoriale ai colleghi di Roma le posizioni di altri dieci indagati. Si tratta degli ex ministri della Salute Beatrice Lorenzin (governo Renzi), Giulia Grillo (governo Conte I) e Roberto Speranza (governo Conte II, sotto inchiesta anche per epidemia colposa nel filone sulla mancata applicazione del piano), ma anche dei dirigenti del ministero della Salute che avrebbero dovuto occuparsi del piano o dei dettagli necessari a renderlo operativo. Sono Giuseppe Ruocco, segretario generale dal 2017 al 2021 e già direttore della Prevenzione sanitaria dal 2012 al 2014, Ranieri Guerra, Maria Grazia Pompa e Francesco Paolo Maraglino.
    L'ipotesi di reato, per tutti loro, è omissione d'atti d'ufficio. Inoltre Raniero Guerra, ex numero due dell'Oms e Maraglino, oltre ad altri tre alti funzionari del ministero (Claudio D'Amario, Loredana Vellucci e Mauro Dionisio) sono indagati anche per falsità ideologica in relazione ai «dati falsi comunicati all'Oms e alla Commissione Europea attraverso appositi questionari».
    «Tutti i direttori generali della direzione Prevenzione del ministero della Salute pro-tempore – scrivono gli investigatori della Gdf – dichiaravano di essere stati a conoscenza del fatto che il piano pandemico fosse del 2006 e che andava aggiornato, ad eccezione di Guerra, il quale riferiva, falsamente, che nel corso del suo mandato il piano non era stato aggiornato in quanto non vi erano state variazioni sostanziali epidemiologiche, tantomeno indicazioni da parte di Oms di variazione del piano». La dottoressa Pompa, inoltre, ha dichiarato che il piano pandemico non era stato aggiornato in quanto «di volta in volta vi erano altre priorità».
    Ma negli atti dell'indagine si legge: «Gli stessi direttori generali hanno anche omesso di redigere i piani di dettaglio necessari affinché il piano funzionasse in tutti i suoi aspetti. Tale negligenza ha conseguentemente comportato la circostanza di avere un documento privo delle essenziali indicazioni operative per renderlo efficace nei minimi particolari». E ancora: «Vi è anche da segnalare la totale assenza di formazione del personale: un qualunque tipo di piano o una qualunque circolare, per avere successo nella sua applicazione, è necessario che sia conosciuto a tutta la platea degli attori e che tutti partecipino a esercitazioni svolte in special modo a livello locale, ossia negli ospedali».
    Spetta ora alla procura di Roma valutare le posizioni e decidere come procedere. Per i familiari delle vittime riuniti nell'associazione #Sereniesempreuniti la trasmissione degli atti nella capitale rappresenta comunque un passo avanti. «Questa notizia ci dà ancora più forza per proseguire il nostro cammino verso la verità e la giustizia che dobbiamo a tutti i nostri cari» spiegano con una nota.
  2. LA REALTA'  SUL CONTROLLO NIGERIANO: Quando è scesa dall'aereo a Ciampino, così alta e impacciata nella sua tunica africana, scortata stretta da due agenti della polizia, uno faceva persino fatica a capire che cosa ci facesse lì in mezzo. I capelli neri e fluenti le coprivano tutta la schiena. Zoppicava e l'hanno dovuta mettere su una sedia a rotelle. Ma Momy, come la chiamano, non è una qualunque. È una delle cento persone più ricercate al mondo. Si chiama Jeff Joy. E l'Italia le dava la caccia dal 2010.
    Alla fine il questore di Ancona, Cesare Capocasa, e il capo della Squadra Mobile, Carlo Pinto, hanno vinto la loro battaglia, cominciata nel 2006, quando una giovane prostituta nigeriana si era coraggiosamente ribellata alla schiavitù e alle minacce tribali della Black Mafia, denunciando la Madame che gestiva il traffico della prostituzione, questa signora dalle maniere apparentemente garbate che si nascondeva sotto varie identità: Jeff Joy, alias Omoruy Chrity, detta Momy, nata il 12 aprile 1975. Nel 2013 era stata condannata a 13 anni di carcere per associazione a delinquere, tratta degli esseri umani e sfruttamento della prostituzione, ma lei ormai si era già eclissata da tre anni, sparendo dai radar della polizia italiana. Da allora, Momy è diventata una delle cento persone più ricercate del mondo, una donna che ha scalato le gerarchie del potere all'interno di un'organizzazione criminale dalle regole molto rigide e dalle strutture verticistiche, per alcuni aspetti simili a quelle della ‘ndrangheta, fondata su omertà e timore diffuso negli adepti esercitato anche attraverso antichi riti tribali e violenze spietate. Momy è stata arrestata in Nigeria il 4 giugno del 2022 dal Department of State Services in esecuzione di una «red notice» emessa dall'Italia, operazione complessa, perché la Black Mafia gode in patria, per motivi storici, di grandi appoggi e coperture a tutti i livelli.
    La giovane prostituta che si era ribellata alle sue leggi feroci aveva sollevato per la prima volta un velo sulla mafia nigeriana. Aveva raccontato nei dettagli come vengono reclutate e schiavizzate le ragazze come lei: pagano loro il viaggio per arrivare in Europa, con una cifra inarrivabile considerando le loro misere condizioni economiche, e sono costrette a restituire quei soldi mercificando il loro corpo. Dopo una iniziazione voodoo, che prevede anche le minacce ai familiari, danno loro i vestiti e le buttano sulla strada. Quello che non tutti sanno è che la Black mafia si forma nella società alta del Paese, composta da persone con un elevato grado di istruzione. Nasce negli Anni 80, in seguito alla crisi del petrolio, che aveva portato i gruppi dirigenti a cercare l'appoggio della criminalità per mantenere i propri privilegi. In cambio, ottengono la protezione necessaria per poter svolgere indisturbati i loro traffici, contando sull'appoggio di una parte del mondo politico, oltre che sullo scarso controllo dello Stato. Si espandono in quasi tutti i Paesi dell'Europa, e gestiscono oltre al traffico di eroina e cocaina, l'accattonaggio e la prostituzione. I vertici sono in genere maschili per le attività di narcotraffico e le truffe telematiche, femminili per lo sfruttamento della schiavitù sessuale. In genere la figura della Madame è molto spesso, come nel caso di Jeff Joy, una ex prostituta che riesce a passare dall'altra parte della barricata, o immigrate con regolari permessi di soggiorno che si adoperano come corrieri della droga conquistando la fiducia dei boss. Jeff Joy ha scalato le gerarchie partendo dal basso. Quando viene denunciata dalla giovane ribelle, lei è a capo di una vasta zona della Riviera adriatica, che parte da Rimini e attraversa le coste marchigiane. Dietro quell'apparenza persino signorile con cui si presenta, viene descritta come una donna dura e spietata.
    D'altro canto questi sono i tratti caratteristici della mafia nigeriana, fondata da persone colte e dalle buone maniere che usano i mezzi e i metodi più terribili per imporre la loro volontà. Per questo forse è stata così a lungo sottovalutata. Prima di farsi largo in Italia ha stretto alleanze con la mafia e la 'ndrangheta. A Palermo, nel quartiere storico di Ballarò, ha gestito lo spaccio e la prostituzione sotto la guida di Giuseppe Di Giacomo, boss del clan Portanuova ucciso nel 2014. E in Campania, invece, in alcune zone ha finito persino per prendere il posto dei casalesi quando questi hanno cominciato a essere colpiti seriamente dalle indagini di polizia. Adesso i maggiori alleati della Black Mafia sono cinesi e albanesi. E tanto per capire com'è cambiato il loro ruolo all'interno delle organizzazioni criminali, basti sapere che oggi per portare la droga nel nostro Paese utilizzano anche corrieri italiani, nuovi soldati della mala, remunerandoli con tremila euro per ogni trasporto.
    Per tutti questi motivi, l'arrivo di Jeff Joy in Italia è il frutto di una grande operazione diplomatica e di intelligence, seguita passo a passo dal servizio Centrale per la cooperazione internazionale di Polizia, e dalla sua Direzione centrale, guidata dal prefetto Vittorio Rizzi. Momy che scende dall'aereo a Ciampino è un capitolo che si chiude. E ce n'è voluto del tempo. Ma il bello è che questo adesso potrebbe diventare l'inizio di un'altra storia.
  3. FLOP NUCLEARE FRANCESE : 

    I prezzi dell'energia in Francia salgono mentre tornano le preoccupazioni per i reattori nucleari

    L'EDF deve rivedere i controlli sui reattori, afferma l'autorità nucleare

    Anche la Francia è sconvolta dagli scioperi mentre il freddo si impadronisce del nord EuropaDi Vanessa Dezem, Todd Gillespie e Francois de Beaupuy

    (Bloomberg) -- I prezzi dell'energia in Francia sono aumentati tra nuove preoccupazioni per la corrosione nella flotta nucleare del paese, in un contesto di scioperi diffusi che hanno causato interruzioni ovunque, dai porti alle centrali elettriche.

    La potenza francese per il prossimo anno è balzata fino al 7,9%, il massimo dalla fine di gennaio. I prezzi del gas naturale del giorno prima nella nazione sono avanzati per un secondo giorno.

    Electricite de France SA deve rivedere il suo programma di controlli sui reattori nucleari dopo aver trovato una nuova crepa su un tubo nella sua unità Penly-1 all'inizio di quest'anno, ha detto l'autorità nucleare del paese. Non è chiaro in che modo la revisione influirà sulla produzione, che la società prevede di recuperare dopo molteplici interruzioni nel 2022.
  4. LA POLITICA UN MESTIERE:


    Così si rischia di celebrare il requiem delle Circoscrizioni. Per questo motivo, nella riunione di martedì con gli otto presidenti di quartiere, Francesco Tresso, l’assessore incaricato di occuparsi del Decentramento, ha usato tutte le cautele del caso e ha promesso una comunicazione ufficiale nei prossimi giorni. La modifica del Testo Unico degli Enti Locali e l’approvazione da parte di Palazzo Civico della delibera per aumentare gli stipendi del sindaco e dei consiglieri hanno provocato un terremoto per i parlamentini costretti a fare i conti con una novità: da quest’anno non è più permesso concedere un gettone di presenza ai coordinatori partecipanti alle riunioni di giunta delle otto Circoscrizioni.

    Per gli «assessorini» è una doppia beffa. Palazzo Civico ha annunciato anche che scriverà loro una lettera con la richiesta di restituzione di quelli guadagnati nei primi tre mesi del 2023. Dopo i tagli dei finanziamenti, l’ultima novità normativa indebolisce uno degli «strumenti» di partecipazione più importanti. Le Circoscrizioni, emanazione dei vecchi consigli di quartiere, sono l’anello amministrativo, e quindi della vita politica, più vicino ai cittadini. Il «taglio» degli emolumenti delle riunioni di giunta arriva a pochi giorni dallo scoppio del caso dei gettoni delle conferenze dei capigruppo da rimborsare. I rappresentanti dei partiti del 2013 in Circoscrizione e in Sala Rossa hanno ricevuto la richiesta di restituire parte di quanto guadagnato con l’attività da consigliere. Con la conseguenza che adesso un centinaio di eletti nei parlamentini di quartiere teme la stagnata, perché la preoccupazione è di dover mettere mano al portafoglio anche per gli anni successivi, fino al 2019. Il Comune è finito sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti. I magistrati contestano la parte dello Statuto della Città, dove si legge che «la conferenza capigruppo esercita anche le funzioni di Commissione permanente» (articolo 31, comma 2) quando tratta alcune «materie», specificate nel Regolamento del Consiglio Comunale, che sono gli affari legali, i problemi della polizia urbana, la sicurezza della città.

    Già nel 2018 la Corte dei Conti di Torino si è espressa contro questa interpretazione del Tuel, in risposta a un parere richiesto da un comune del Novarese. Una «bocciatura» ritornata d’attualità, a distanza di cinque anni, la settimana scorsa quando Palazzo Civico ha inviato le raccomandate per mettere in mora i capigruppo dei partiti eletti nelle elezioni del 2011. Una diffida che ordina la restituzione dei gettoni guadagnati in modo irregolare dai consiglieri di allora che si difendono dicendo: «Noi non abbiamo mai chiesto il loro pagamento, essendo previsto nel regolamento». Martedì però si è abbattuta una nuova tempesta sulle Circoscrizioni. Da gennaio è vietato riconoscere un emolumento ai partecipanti alle sedute della giunta. A dettarlo, è stata una delibera approvata dal Consiglio Comunale, che ha modificato il regolamento in vigore da vent’anni. La riunione degli «assessorini» perde così l’equiparazione con la commissione consigliare che prevede 60 euro lordi a seduta.

    Palazzo Civico, in un solo colpo, ha aumentato il numero complessivo di gettoni che un singolo eletto può guadagnare (sono passati da 14 a 19), ma ha «azzoppato» l’attività dei coordinatori. Cariche non marginali nei parlamentini di quartiere perché si occupano (quasi) quotidianamente dei sopralluoghi, del ricevimento dei cittadini e delle organizzazioni del calendario di iniziative amministrative. A Genova, in risposta alla modifica del Tuel, si è concesso ai coordinatori un’indennità. Mentre qui rischiano di essere «degradati». Un paradosso per amministratori che, come nel caso della Cinque, «governano» una Circoscrizione con più cittadini di molti capoluoghi di provincia.

 

 

09.03.23
  1. Ursula von der Leyen
    "Migranti, ora soluzioni Ue Investiremo mezzo miliardo per i corridoi umanitari"

    Gli sforzi comuni
    L'accoglienza
    Caro Primo Ministro, la ringrazio di avermi scritto dopo il drammatico naufragio al largo delle coste calabresi. Condivido appieno il suo parere secondo cui, in quanto europei, politici e cittadini, abbiamo il dovere morale di evitare simili tragedie, che purtroppo si verificano troppo spesso. Quest'ultima tragedia deve pertanto servire da monito per accrescere la nostra determinazione a trovare soluzioni efficaci e durature.
    È vero: il fenomeno migratorio è una realtà complessa e in costante trasformazione. È una sfida a cui facciamo fatica a dare una risposta e che richiede soluzioni radicali ed esaustive. Le soluzioni si potranno trovare soltanto agendo unitamente. Nel tempo, abbiamo dimostrato che, quando agiamo insieme, l'Ue è in grado di gestire le migrazioni. Per esempio, i milioni di ucraini in fuga dalla guerra della Russia stanno portando allo sfollamento più gigantesco sul nostro continente dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Ne consegue, chiaramente, che le migrazioni sono una sfida europea che esige una soluzione europea.
    Fare progressi significativi nel Patto europeo su migrazione e asilo è di importanza fondamentale, se davvero vogliamo spezzare il circolo vizioso delle soluzioni arrangiate che non portano a miglioramenti soddisfacenti. Ai fini dell'approccio proposto dalla Commissione europea è cruciale gestire il fenomeno migratorio agendo in maniera olistica sui diversi aspetti della nostra politica: aiutando chi ha bisogno di protezione a livello internazionale, impedendo le partenze irregolari, lottando contro le reti criminali dei trafficanti, offrendo corridoi per migrare in modo sicuro e legale, e rimpatriando coloro che non hanno il diritto di rimanere.
    Come lei fa notare giustamente, mentre ci adoperiamo per pervenire a un'intesa su un quadro giuridico comune, l'Ue può agire. Per questo motivo, ho predisposto alcune misure operative immediate in vista dell'ultimo Consiglio europeo e sono stata incoraggiata a farlo dalle reazioni e, in particolare, dall'impegno dimostrato dall'Italia nel lavorare in stretta collaborazione. Mi piacerebbe quindi sottolineare alcune delle aree d'azione più importanti, basandomi anche sul Piano d'azione sul Mediterraneo centrale ora in vigore.
    Primo, dobbiamo coordinare le nostre azioni con i partner più importanti per impedire le partenze irregolari e salvare vite in mare. A questo fine, la Commissione sta lavorando in stretta collaborazione con gli Stati membri per intensificare la cooperazione con i partner più importanti in Africa settentrionale. L'Ue e l'Italia collaborano da molti anni per rafforzare la gestione delle frontiere e così pure le capacità di ricerca e salvataggio. La nostra collaborazione ha dato vita alla capacità di tutelare il fenomeno migratorio e di gestirlo a livello internazionale in Africa del Nord e oltre, lungo le rotte migratorie più importanti. Nell'ambito della programmazione dei finanziamenti dell'Ue, ancora una volta quest'anno daremo la priorità a questa attività, con un'attenzione particolare nei confronti di Tunisia ed Egitto. Offriremo anche ulteriore appoggio alla gestione delle frontiere marine della Libia, alle capacità di ricerca e intervento di salvataggio e rafforzeremo gli interventi complementari per intensificare il controllo delle sue frontiere di terra con l'Egitto.
    Faccio affidamento sul nostro incessante partenariato e il nostro comune impegno nei confronti di un approccio europeo unitario. Questo non soltanto ci offre i mezzi per intervenire in maniera efficace, ma consolida anche la nostra capacità di agire con sistematicità e affidabilità con i partner più importanti. Il vicepresidente Schinas e la commissaria Johansson stanno lavorando in stretta collaborazione con le rispettive controparti nei vari Stati membri, coinvolgendo in un impegno congiunto e unitario europeo i Paesi partner. Questo porterà a missioni congiunte nei Paesi partner, soprattutto in Tunisia ed Egitto.
    Secondo, dovremmo concentrare i nostri sforzi nei confronti di coloro che necessitano di protezione internazionale, fornendo loro alternative reali al fatto di affidare il loro destino alle mani dei criminali. Lo sforzo dell'Italia e di altri Paesi volto a offrire rotte sicure e legali alle persone vulnerabili grazie a corridoi umanitari costituisce un contributo fondamentale. Da qui al 2025 offriremo finanziamenti per almeno mezzo miliardo di euro per i ricollocamenti e i corridoi umanitari, fornendo aiuto alla ricollocazione di circa cinquantamila persone. Continueremo a dare la priorità alle rotte sicure e legali dalla Libia e dalla Nigeria rafforzando il Meccanismo per il Transito di Emergenza e offrendo opportunità di Rimpatrio volontario assistito per chi non necessita di protezione, nell'ambito del nostro impegno a tutto campo con la task force di Ue, Unione africana, Nazioni Unite. Inoltre, per appoggiare modelli emergenti nati a partire dall'esperienza dei corridoi umanitari, a gennaio la Commissione ha lanciato un appello a finanziamenti mirati nel quadro del Fondo Asilo, migrazione e integrazione per il patrocinio comunitario. Avremo occasione di discutere maggiormente queste soluzioni nei dettagli durante il prossimo "Resettlement Forum" dell'Ue fissato a maggio, oltre a continuare a sostenere a livello di Ue l'esperienza dell'Italia con i corridoi umanitari.
    Partendo dalla cooperazione in essere con Paesi partner come la Nigeria e il Marocco, dove nel luglio dell'anno scorso abbiamo lanciato la Partnership operativa anti-trafficanti, ci stiamo adoperando per lanciarne altre due con la Tunisia e l'Egitto, aiutati da Europol ed Eurojust. Queste partnership ambiscono a consolidare la compagine legale, politica, operativa e strategica nei Paesi partner in reazione al traffico di migranti e per migliorare la partecipazione, l'impatto e la sostenibilità a lungo termine dei loro sforzi in modo strutturato. Queste partnership trarranno beneficio dal finanziamento di un nuovo programma plurinazionale nordafricano volto a intensificare la lotta al traffico di migranti nella regione.
    Terzo, per lavorare in più stretta collaborazione a un approccio di ricerca e salvataggio più coordinato, la Commissione ha rilanciato il Gruppo di contatto europeo per la ricerca e il salvataggio nell'ambito del Piano d'azione per il Mediterraneo centrale. Il gruppo mette a disposizione un forum per promuovere la cooperazione e il coordinamento tra le autorità nazionali e sono lieta di apprendere il forte impegno in tal senso dell'Italia. A partire dalla prima riunione del gruppo, si continuerà a discutere di come predisporre un più ampio assetto di collaborazione per la ricerca e il salvataggio tra gli Stati lungo le coste e gli stati di bandiera. Posso assicurarvi che la Commissione continuerà a dare la massima priorità a questo progetto.
    Nel nostro prossimo Consiglio europeo di marzo, intendo fornire una panoramica sullo stato di avanzamento delle iniziative in corso riguardanti le misure operative da me proposte a febbraio. Il sostegno e i contributi degli Stati membri, Italia compresa, saranno graditi. Questo è l'unico modo che esiste per garantire che la nostra azione faccia davvero una differenza reale sul terreno.
  2. La difesa di Fini sulla casa di Montecarlo "Ingannato da mia moglie e dal fratello"
    Ah, l'amore. La parabola politica di Gianfranco Fini sembra tutta qui. All'apice del potere, quando era presidente della Camera e leader della destra, alleato-competitor di Silvio Berlusconi, Fini s'innamorò della bellissima e furbissima Elisabetta Tulliani, vent'anni più giovane, volto patinato di una famiglia vorace della piccola borghesia romana. E fu la sua disgrazia.
    «Quella dell'appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me. Sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta», ha detto ieri Fini in una deposizione al tribunale di Roma. Lui era sua cognato, lei sua moglie e madre di sue due figlie. Fini si fidò all'inverosimile. E loro lo tradirono. La storia è tutta qui.
    Si celebra in questi giorni il processo per la compravendita del celebre appartamento di Montecarlo, la buccia di banana su cui Fini scivolò nel 2010. È sotto processo per reati seri che vedono coinvolti anche i Tullianis (il padre Sergio, i figli Giancarlo ed Elisabetta), il re dei videoslot Francesco Corallo (figlio di Gaetano, ritenuto il cassiere del clan mafioso Santapaola) finito in carcere per un'evasione da centinaia di milioni di euro, l'ex deputato Amedeo Labocetta, trasformatosi in lobbista personale dell'imprenditore. Ebbene, Fini risponde di concorso in riciclaggio perché Corallo diede 300 mila euro ai fratelli Tulliani per fargli comprare la casa di Montecarlo (proprietà della fondazione di Alleanza nazionale), li assistette per schermare i nomi dietro società di comodo, e poi i due fratelli diabolici nel 2015 rivendettero l'appartamento guadagnandoci un milione di euro.
    «Loro - ha testimoniato ieri Fini - insistettero perché mettessi in vendita l'immobile. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo, ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni».
    Ingenuo e innamorato, dunque, ma non corrotto. «Anche il comportamento di Elisabetta - ha aggiunto Fini - mi ha ferito. Ho scoperto solo dagli atti del processo che era comproprietaria dell'appartamento e poi appresi anche che il fratello le bonificò una parte di quanto ricavato dalla vendita. Tutti fatti che prima non conoscevo. Per me è stato un turbamento forte».
    Solo nel 2010 Fini avrebbe appreso chi era il reale proprietario dell'immobile. «E ruppi ogni rapporto».
    Lui pendeva dalle labbra della giovane moglie. Il cognato mirava dritto agli affari come ha testimoniato Guido Paglia, uno che in quella stagione divenne un potente alla Rai. Convocato a Montecitorio per parlare brutalmente di come andava aiutato Giancarlo Tulliani, litigò forte con Fini. Il quale ora dice: «Se avessi saputo nel 2008 chi era davvero, non avrei disturbato Paglia»
  3. DALEMA IL CERVELLO PROBLEMATICO DI SPERANZA: I verbali dell'ex ministro Speranza: "La bussola l'abbiamo sempre avuta"
    "L'Italia era senza manuale d'istruzioni"
    milano
    In mezzo alla tempesta della pandemia, «l'Italia non era "senza bussola", ma "senza manuale d'istruzione"».
    È il 21 gennaio del 2021 e l'ex ministro Roberto Speranza è davanti ai magistrati di Bergamo, sentito per la seconda volta, prima ancora di finire indagato nella maxi inchiesta per epidemia colposa. «La bussola - dice - l'abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone dinanzi a ogni altra valutazione. Ciò che ci mancava era il manuale d'istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto».
    Al centro delle incalzanti domande dei pm c'è la mancata adozione del piano pandemico vecchio del 2006 (sul mancato aggiornamento, l'indagine stralciata è ancora in corso). Convinto che l'Italia avrebbe «rappresentato un modello per il mondo per come ha affrontato la pandemia», Speranza spiega che quel piano «era datato e non costruito su un coronavirus ma su un virus influenzale. Questo ha portato i nostri tecnici a preferire la definizione di un nuovo strumento costruito sul Covid».
    In ogni caso, il «compito di applicarlo - sottolinea il ministro - spettava al dg della Prevenzione del ministero, Claudio D'Amario». Fu Silvio Brusaferro, direttore dell'Iss - ha ricostruito invece D'Amario - a proporre «un piano specifico che a partire dalla casistica cinese e seguendo dei modelli matematici poteva meglio misurare il bisogno emergenziale»: il piano elaborato da Merler, che già a fine febbraio delineava «scenari catastrofici». Anche questo, però. scrive la Gdf, fu «secretato» e «disatteso».
  4. QUANTE TANGENTI PER IL NUCLEARE DI PICHETTO ? L'atomo potrebbe rientrare nella strategia a lungo termine che l'esecutivo dovrà presentare all'Ue entro il 30 giugno
    La tentazione nucleare del governo idea reattori nel piano energetico
    Francesco Bertolino
    Il governo italiano apre il cantiere nucleare e studia l'inserimento dei reattori nel piano energetico a lungo termine. Il patto industriale sull'atomo annunciato lunedì da Edison, Edf e Ansaldo ha smosso la politica. «Sul fronte nucleare l'Italia ha forte esperienza, capacità e storia», ha sottolineato ieri il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Non si tratta, ha chiarito, «di fare domattina una centrale, ma dobbiamo stare al passo con il mondo».
    Una dichiarazione destinata a riaprire il dibattito che dovrà giungere in tempi brevi a un esito, positivo o negativo. La costruzione di reattori richiederebbe anni e, prima di avviare gli investimenti, le imprese attendono un indirizzo legislativo stabile e preciso.
    Il loro auspicio potrebbe essere esaudito già prima del 30 giugno. Per quella data l'Italia, infatti, dovrà presentare alla Commissione europea l'aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Il documento definirà la strategia che il Paese adotterà di qui al 2030 per ridurre le emissioni, aumentare l'efficienza energetica e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
    In ambienti finanziari è diffusa la convinzione che il nucleare troverà spazio nel programma. I reattori potrebbero infatti affiancare le fonti rinnovabili, assicurando la fornitura continua e flessibile di energia. D'altra parte, il centrodestra non ha mai fatto mistero della volontà di riaprire la porta alla fissione, chiusa dai due referendum del 1987 e del 2011. Il programma elettorale della maggioranza contemplava esplicitamente l'installazione di impianti nucleari di nuova generazione. All'indomani della vittoria alle primarie, invece, la neo-segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha così liquidato la questione nucleare: «Non è la strada da seguire»
    I partiti di maggioranza appaiono tuttavia decisi a maneggiare l'atomo. La loro coesione sarà sottoposta a un primo test dalla mozione presentata dal capogruppo di Forza Italia alla Camera, Alessandro Cattaneo, e dal responsabile Energia del partito, Luca Squeri. L'istanza parlamentare impegna il governo a intraprendere iniziative per promuovere la ricerca e l'adozione del nucleare in sede europea e nazionale.
    Nel caso, Ansaldo ed Edison non sono le uniche aziende nazionali pronte a partecipare al rilancio dell'industria dell'atomo in Italia. Eni è da tempo al lavoro sulla fusione a confinamento magnetico e a tal fine ha investito centinaia di milioni nell'americana Commonwealth Fusion Systems, diventandone primo azionista. Leonardo e la stessa Ansaldo sono poi coinvolte nel progetto internazionale Iter che mira a costruire la macchina per la fusione nucleare più grande al mondo.
  5. SCAMBIO ELETTORALE :Sono 311 le proposte di modifica al decreto Superbonus presentate ieri Commissione Finanze alla Camera. E stando a quanto emerso al termine di un nuovo vertice tecnico che si è svolto ieri al Mef, il governo ha dato disponibilità ad intervenire sulla cessione dei crediti, su sismabonus, edilizia libera, case popolari e Onlus. Da subito però si cercherà di salvare i crediti maturati nel 2022 attualmente bloccati nell'iter di approvazione in banca che in vista della scadenza del 31 marzo rischiano di decadere se non vengono registrati entro quella data all'Agenzia delle Entrate. Accogliendo la soluzione individuata nei giorni scorsi dal relatore al decreto, Andrea de Bertoldi (Fdi), il governo dovrebbe consentire di iscrivere il credito sulla piattaforma dell'Agenzia delle Entrate fin dal momento in cui viene preso in carica dalla banca. Per questo verrebbe emanato un «comunicato-legge» per anticipare la modifica che verrebbe poi inserita con un apposito emendamento nel decreto in discussione alla Camera.
    «Apprezzo che il governo abbia dato disponibilità sui temi di questi mesi - spiegato ieri De Bertoldi -. Aver contenuto in circa 300 il numero degli emendamenti aiuterà il dialogo tra le parti e porterà a modificare in meglio il decreto. Ci troviamo di fronte a una situazione insostenibile che va immediatamente frenata, ma che non deve penalizzare né le famiglie né le imprese».
    Forza Italia chiede lo sblocco dei crediti posseduti dalle banche tramite la compensazione con gli F24 e l'acquisto da parte delle partecipate di Stato, la proroga di tre mesi (al 30 giugno) per la conclusione dei lavori col 110% per villette e Iacp. Mentre rispetto al futuro per i redditi bassi l'idea è quella di consentire loro di poter spalmare su più anni di quelli attualmente previsti le detrazioni fiscali maturate. Oltre a questo si punta sulla deroga al blocco dello sconto in fattura per i territori terremotati, terzo settore, rigenerazione urbana e barriere architettoniche. Sulle villette insiste anche Fratelli d'Italia che punta a prolungare a fine giugno il Superbonus.
  6. LA PROVA DELLA DITTATURA SANITARIA: Il docufilm «Invisibili» censurato da Youtube e bandito dal virologo Matteo Bassetti, domenica verrà proiettato nel teatro dell'oratorio parrocchiale a Chivasso. Nella città dove in piena zona rossa si organizzavano gli aperitivi disobbedienti.
    Si tratta di un documentario realizzato da Paolo Cassina e che racconta e denuncia i drammi e le tragedie delle vittime delle reazioni avverse da vaccino Sars-Cov2. E a seguire ci sarà un dibattito a cui parteciperanno esponenti del Comitato Ascoltami, avvocati e medici.
    Alla proiezione non ci sarà il sindaco Claudio Castello nonostante abbia ricevuto l'invito all'evento promosso dal Popolo per i diritti e libertà, dal Coordinamento Piemonte e dal Comitato di Liberazione Nazionale. Ma sull'opportunità o meno della proiezione il primo cittadino preferisce tacere. Non se la sente di commentare questo tipo di iniziativa il dottor Antonio Barillà, responsabile del distretto dei medici di famiglia, ma ricorda come in quel periodo si sia «usciti dalla pandemia seguendo quanto la scienza ci aveva indicato. Non ho gli elementi per commentare l'iniziativa perché non ne conosco i contenuti, ma posso ricordare come a Chivasso si siano inoculati oltre 140 mila vaccini».
    Ma quella proiezione fa riflettere la politica. Soprattutto la minoranza. Chi probabilmente andrà a vedere il docufilm è Enzo Falbo, il consigliere di Fratelli d'Italia seduto all'opposizione: «Preciso di aver fatto tutti e tre i vaccini, ma credo sia un tema che vada approfondito». Matteo Doria consigliere della civica Amo Chivasso è certamente pro vax, ma allo stesso tempo ricorda che debba essere garantita a tutti la liberà di espressione. Stessa opinione per il consigliere della civica Per Chivasso, Bruno Prestia: «Sulla proiezione non mi esprimo perché non so di cosa tratti, ma sul convegno non ci vedo nulla di male perché ci sono dei medici».
    Per Clara Marta di Forza Italia «Don Davide, sicuramente in buona fede, ha dato la disponibilità del locale. Il tema della pandemia non va spettacolarizzato. Senza vaccini, oggi, la situazione sarebbe drammatica. Chi sostiene la battaglia no vax ha il diritto di pensarla come crede. Non mi pare però opportuno che un oratorio, luogo di educazione, diventi megafono di teorie, quantomeno discutibili.

 

 

08.03.23

Torino 06.03.2023

ALL’ECC.MA PROCURA DELLA REPUBBLICA ROMA

Oggetto: PROPOSTA ACQUISTO RETE TIM DA PARTE DELLA CDP per 18 miliardi contro una quotazione di 6,72 della intera Tim.

Il sottoscritto Marco BAVA, nato a TORINO il 07.09.57
rappresenta che : Ieri 05.03.23 CDP ha presentato una offerta di acquisto della rete Tim per 18 miliardi di euro quando la capitalizzazione borsistica , dopo la diffusione della notizia, e’ di 6,72 miliardi. Tale differenza di prezzo non e’ minimamente giustificata se non un con un gioco al rialzo orchestrato da Vivendi , socio di riferimento di Tim, attraverso l’offerta di KKR di 20 miliardi.
Corre l'anno 1988 quando Raul Gardini crea una joint venture tra due colossi della chimica: ENI, azienda pubblica leader nel settore degli idrocarburi, e Montedison, numero uno della chimica tra i gruppi privati e operante anche in altri settori come quello farmaceutico, energetico, metallurgico, agroalimentare, assicurativo e dell'editoria.
Il polo che ne nasce è una società che vede i due player spartirsi equamente le quote: 40% per entrambi, il resto è in mano ai mercati.
Il sodalizio però dura poco. Il dualismo porta a molte divergenze strategiche, così ENI tenta la scalata cercando di acquistare il 20% del flottante, attraverso una cordata di finanzieri vicino all'azienda pubblica. Come conseguenza di questo vi è l'incrinatura dei rapporti con il partner d'affari e la decisione di Gardini di cedere all'ente di Stato il 40% di proprietà di Montedison.
Il denaro incassato dalla cessione azionaria viene utilizzato per pagare le tangenti al sistema politico, attraverso l'intermediazione del finanziere Sergio Cusani che in quel periodo è un illustre dirigente della famiglia Ferruzzi, socio di maggioranza di Montedison.
Così risulta dall'inchiesta Mani Pulite condotta dall'allora pubblico ministero Antonio Di Pietro e che vede coinvolti quasi tutti i partiti della Prima Repubblica.
Come contropartita della tangente incassata, i politici promettono una defiscalizzazione generale delle plusvalenze che Montedison realizza con l'attribuzione di parte delle attività a Enimont. Le somme intascate arrivano fino a 150 miliardi di vecchie lire e almeno 90 miliardi passano attraverso lo IOR, che è la banca del Vaticano.
Il mezzo attraverso cui avviene il giro di denaro è con l'attribuzione agli esponenti dei partiti di titoli di Stato, che vengono detenuti in conti off-shore presso l'istituto di credito religioso. Questi titoli sono gestiti direttamente dal direttore dello IOR, Monsignor Donato De Bonis, che attraverso vari intermediari si occupa di convertire in denaro liquido le somme immobilizzate e di stornarle presso banche estere.

L'inchiesta è un vero terremoto giudiziario che mette in subbuglio i vertici delle istituzioni repubblicane. Gli arresti fioccano così come, per i politici, i rinvii a giudizio, che però devono passare per il vaglio dell'aula parlamentare.
Nel bel mezzo dello scandalo e della vergogna si suicida nel carcere di San Vittore, Gabriele Cagliari, presidente dell'ENI dal 1989 al 1993. Poco dopo Raul Gardini viene trovato morto nonostante la pistola che lo ha ucciso venga trovata appoggiata su un comodino.Di Pietro archivia il fatto come omicidio.
Tra tutti gli imputati accusati di corruzione, Sergio Cusani è l'unico a chiedere e ottenere il rito abbreviato, ma il suo processo è inghiottito dal ciclone che investe tutto il mondo politico-finanziario e che produce indagini su indagini e interrogatori su interrogatori.
Le prime condanne arrivano il 27 ottobre del 1995, per tutti i personaggi di spicco della politica e della finanza italiana. Per Sergio Cusani però la sentenza di primo grado viene pronunciata il 28 aprile 1994 e comporta una condanna di 8 anni.
Dopo la sentenza d'appello emessa il 7 giugno 1997, che vede alcuni imputati patteggiare la pena con la Procura, arriva per Cusani la condanna definitiva in Cassazione a 5 anni e 10 mesi il 21 gennaio 1998. Mentre per gli altri, il 13 giugno dello stesso anno si emettono questi verdetti:
· Arnaldo Forlani: 2 anni e 4 mesi;
· Severino Citaristi: 3 anni;
· Giuseppe Garofano: 3 anni;
· Carlo Sama: 3 anni;
· Luigi Bisignani: 2 anni e 6 mesi;
· Romano Venturi: 1 anno e 8 mesi;
· Alberto Grotti: 1 anno e 4 mesi;
· Renato Altissimo: 8 mesi;
· Umberto Bossi: 8 mesi;
· Alessandro Patelli: 8 mesi;
· Giorgio La Malfa: 6 mesi e 20 giorni;
· Egidio Sterpa: 6 mesi.
Poco meno di un mese dopo, esattamente il 10 luglio 1998, un'altra sentenza passa in giudicato, quella di Paolo Cirino Pomicino, con 1 anno e 8 mesi di reclusione. Mentre per altri due personaggi eccellenti del panorama politico italiano, Bettino Craxi e Claudio Martelli, bisogna rifare il processo d'appello.
Il 1° ottobre 1999 Craxi viene condannato a 3 anni ma la pena non può essere scontata in quanto l'ex segretario del PSI e Primo Ministro della Repubblica muore ad Hammamet tre mesi dopo. Mentre per Claudio Martelli viene confermata la sentenza d'appello a 8 mesi di carcere il 21 marzo 2000.
Con quest'ultima condanna si chiude definitivamente un processo che ha aperto uno squarcio nell'intreccio tra politica e alta finanza e che ha lasciato un segno indelebile nella storia delle istituzioni repubblicane.
Oggi con l’acquisto da parte di CDP per 18 miliardi di una parte di Tim che ne vale 7 in borsa , credo che si ripresentino tutti gli indizi di una ENIMONT 2 , tangenti comprese.
"La valutazione delle azioni Enimont, detenute dalla Montedison, di 2805 miliardi era eccessiva, le azioni potevano valere tra i 2000 e 2200 miliardi". Lo ha dichiarato Sergio Cragnotti, ex amministratore delegato dell' Enimont, durante il suo interrogatorio, durato circa tre ore. Prima di Cragnotti, il procuratore aggiunto Ettore Torri, titolare dell' inchiesta giudiziaria aveva ascoltato Raul Gardini. L' ex presidente della Montedison si è presentato spontaneamente per consegnare alcuni documenti. Nell' interrogatorio dei giorni scorsi Gardini si era riservato di presentare una memoria sulle vicende da lui vissute in relazione alla questione Enimont. Ma oltre la consegna dei documenti, il giudice Torri ha chiesto dei chiarimenti. Il magistrato intendeva conoscere chi fosse il responsabile legale della Montedison al momento dell' accordo di compravendita delle azioni. Gardini ha precisato che in quel periodo non era più presidente della Montedison, gli era subentrato Giuseppe Garofano mentre amministratore delegato era Carlo Sama. Torri ha voluto precisare queste circostanze perché nei prossimi giorni dovrà inviare gli avvisi di garanzia alle parti per poter poi richiedere la perizia giudiziaria. Gardini, tra l' altro, avrebbe affermato che era sua intenzione acquistare le azioni Enimont, detenute dall' Eni, purché il loro costo si aggirasse sui 2000 miliardi. C' è un particolare strano in questa vicenda. Anche Gardini avrebbe affermato che l' Eni ha sopravvalutato le azioni da acquistare e di fronte all' offerta di 2805 miliardi non c' era altra via che vendere. Sergio Cragnotti ha fatto presente al magistrato che si è battuto affinché l' Enimont fosse privatizzata per una questione di efficienza e di prospettiva economica. Ma le cose andarono diversamente e, così, lasciò l' incarico di amministratore delegato. La storia sulla compravendita delle azioni Enimont ha una versione ufficiale, quella del ministro delle Partecipazioni statali, Franco Piga, raccontata in Parlamento. Il 17 novembre 1990, Piga autorizza l' Eni a procedere alla determinazione del prezzo di acquisto-vendita dell' Enimont. Due giorni dopo la giunta dell' Eni all' unanimità comunica al ministro di aver deliberato il prezzo, rientrante nella forbice autorizzata dallo stesso Piga ed oscillante tra i 2650 e i 2850 miliardi, e chiede l' autorizzazione a lanciare un' "opa". Piga contatta la Consob per l' eventuale sospensione dei titoli e dà il via libera all' Eni per la presentazione a Montedison della proposta contrattuale finale con l' indicazione del prezzo secco di vendita-acquisto. L' attesa per sapere se Enimont sarà pubblica o privata dura due giorni. Il presidente della Montedison, Giuseppe Garofano, e l' amministratore delegato, Carlo Sama, comunicano al ministro di aver sciolto le riserve: Montedison vende la sua quota per 2805 miliardi. L' acquisto da parte dell' Eni è "un' operazione molto pesante per l' Ente di Stato" afferma il ministro Piga che ricorda al Parlamento di aver cercato di evitare un contenzioso giudiziario che avrebbe avuto un impatto devastante per la Montedison. Il 22 novembre 1990, il ministro riceve l' intera giunta dell' Eni, Giuseppe Garofano e Carlo Sama. Le parti si scambiano i contratti con la manifestazione del loro reciproco assenso. L' Eni, commenta Piga, deve svolgere uno sforzo finanziario imponente mentre l' Enimont si trova di fronte al più gravoso impegno mai affrontato nel corso della sua storia. A distanza di poco più di due anni, la magistratura cerca di fare completa luce su questa vicenda. Dalle prime indagini e dai primi interrogatori emerge un coro comune: quelle azioni sono state sopravvalutate. Lo stesso presidente dell' Eni, Gabriele Cagliari, indagato per peculato per appropriazione e false comunicazioni sociali avrebbe affermato al magistrato che lo Stato ha pagato circa 1000 miliardi di più sull' effettivo valore di tutte le azioni acquistate. Altri come l' ex consigliere di amministrazione dell' Eni, Luigi Cappugi, interrogato come testimone, ha dichiarato che il reale valore delle quote Montedison era inferiore di 600-800 miliardi. Cragnotti e Gardini affermano che c' è stata una sopravvalutazione.

Per tali motivi
Il sottoscritto chiede che codesta Ecc.ma Autorità giudiziaria verifichi se esistano estremi di reato per i fatti sopra indicati.
Chiede di essere informato a norma dell’art. 408 c.p.p di un’eventuale richiesta di archiviazione.
Con deferenza.
Marco BAVA
 

 

07.03.23
  1. QUANDO LA LEGGE E' SOGGETTA AL REGIME:   La repressione politica in Bielorussia non conosce tregua. Il regime di Aleksandr Lukashenko ieri ha inflitto condanne pesantissime a Svetlana Tikhanovskaya e altri quattro noti dissidenti. La leader dell'opposizione bielorussa è stata condannata a 15 anni di reclusione. L'ex ministro della Cultura, Pavel Latushko, a 18. Sono stati invece condannati a 12 anni Sergey Dylevsky, Olga Kovalkova e Maria Moroz. Tutti e cinque gli imputati sono però costretti da tempo all'esilio e sono stati quindi giudicati in contumacia.
    Le accuse sono tanto gravi quanto inique e politicamente motivate, inventate di sana pianta per colpire persone che hanno avuto il coraggio di opporsi a Lukashenko e al suo regime: "alto tradimento", "creazione di un'organizzazione estremista", "cospirazione per prendere il potere". Ieri si è trattato di condanne in contumacia. Ma accanto ai tanti oppositori che hanno dovuto lasciare la Bielorussia per sfuggire alla dittatura, ce ne sono molti altri che sono finiti dietro le sbarre. E l'ong Viasna stima che i prigionieri politici in Bielorussia siano quasi 1.500, compreso il fondatore dell'organizzazione: il Nobel per la Pace Ales Bialiatski, condannato a 10 anni in un processo farsa. Tikhanovskaya ha voluto ricordare proprio loro dopo essere stata condannata ingiustamente dal tribunale di Minsk. «Ma oggi non penso alla mia sentenza. Penso a migliaia di innocenti, detenuti e condannati a pene detentive reali. Non mi fermerò finché ciascuno di loro non sarà rilasciato», ha promesso la leader dell'opposizione.
    Tra i dissidenti in carcere c'è anche suo marito, Sergey Tikhanovsky: un blogger seguitissimo che tre anni fa paragonò Lukashenko alla Grande Blatta, il prepotente scarafaggio coi baffi nato dalla penna di Korney Chukovsky. Tikhanovsky prese a girare per il Paese con un'enorme ciabatta sul tetto dell'auto e organizzò manifestazioni antiregime in cui la gente agitava simbolicamente una pantofola. L'oppositore puntava alle presidenziali, ma fu presto arrestato. Fu solo allora che Svetlana Tikhanovskaya decise di candidarsi al posto del marito finito in cella e si alleò con Veronika Tsepkalo e Maria Kolesnikova. L'immagine delle tre donne unite contro il regime fece subito il giro del globo: Kolesnikova (ora in carcere) disegnava un cuore con le mani, Tsepkalo (ora in esilio) formava la "V" di vittoria con le dita, mentre Tikhanovskaya stringeva il pugno in segno di sfida.
    Le elezioni sono state vinte ufficialmente da Lukashenko, ma secondo moltissimi osservatori quel risultato è frutto di massicci brogli elettorali, e migliaia e migliaia di bielorussi sono scesi in piazza per mesi per contestare il despota. Le proteste pacifiche sono state però represse brutalmente dal regime, a manganellate e con migliaia di arresti, e la polizia bielorussa è anche accusata di torture. Tikhanovskaya è stata costretta a lasciare la Bielorussia subito dopo aver sfidato Lukashenko alle presidenziali e da ormai tre anni vive in esilio.
  2. BUGIE DI STATO: A fine febbraio del 2020 la situazione in Lombardia era già fuori controllo. A Bergamo i carabinieri andavano a caccia di ossigeno. Alla ricerca delle bombole che non c'erano per i malati di Covid che si moltiplicavano, di ora in ora. Battevano paese per paese, per recuperare le bombole dalle abitazioni di persone nel frattempo decedute o finite in ospedale. Avevano addirittura creato un hub in caserma per i dispositivi da distribuire a chi ne avesse bisogno. Eppure, in base al folle imperativo di «non creare panico», anche ai militari dell'Arma sarebbe stata negata la verità sul numero dei malati e dei morti di Covid.
    L'allora comandante provinciale, Paolo Storoni, aveva chiesto quei dati al dg di Ats, Massimo Giupponi. Ma l'ordine dei vertici di Regione Lombardia era di «evitare allarmismi», celare i fatti tragici che potessero «scatenare il panico». «A che cosa servono i numeri alle forze dell'ordine? » . Per «valutare l'opportunità e l'eventuale obbligo di dare queste info», che evidentemente non condivideva, Giupponi scrive all'ufficio Affari generali. Alla fine Ats invia una nota a tutti i sindaci per informarli che «neppure i carabinieri sono titolati a richiedere dati epidemiologici».
    Il 26 febbraio alle 19, Alberto Zoli, di Areu, manda un messaggio al vicepresidente della Regione, Fabrizio Sala: «Non vogliono o meglio Gallera non vuole dare i dati giusti, ma oramai siamo a 305 positivi». La risposta: «Sono aggiornato, ho appena sentito Attilio», il governatore di Regione Lombardia.
    L'«indicazione» era questa, a tutti i livelli: governo, Regione, Comune. Anzi, neppure i primi cittadini dovevano sapere. Nelle sue chat con Giupponi, l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, lo ripeteva spesso: «Ats non deve comunicare i dati dei positivi ai sindaci». Nonostante – annota la Gdf – anche loro fossero «autorità sanitaria locale, nonché autorità di pubblica sicurezza». E questo assurdo «divieto», per l'accusa, ha impedito loro di valutare la possibilità di adottare o richiedere «provvedimenti urgenti» e necessari, come la zona rossa ad Alzano e Nembro.
    Tacere, punto. Sminuendo la gravità della situazione. Arrivando a incontrare capiredattori e direttori dei più importanti media locali «con lo scopo di condividere con loro la non opportunità che vengano pubblicati dati sui contagi, ma notizie positive come la disponibilità del volontariato al trasporto dei dializzati». Per poi tacciare di «fake news» e bacchettare chiunque si permettesse a contraddire l'indicazione.
    Peccato che proprio il mancato rispetto del dovere di trasparenza e informazione, secondo gli investigatori, avrebbe contribuito all'espansione della epidemia.
    Si legge, infatti, nelle carte dell'inchiesta: «Non può non evidenziarsi come la continua volontà di tacere i dati, secretare il piano Merler di risposta all'epidemia» perché mostrava già quale sarebbe stato lo «scenario catastrofico» cui si andava incontro, «negare la gravità del quadro epidemiologico, minimizzare, cercare, appunto, di non creare panico», abbia, invece, prodotto nella popolazione «l'idea che la situazione non fosse così grave». Con l'assurda conseguenza che «tali indicazioni potrebbero aver indotto i cittadini a tenere comportamenti certamente meno prudenti del necessario. Concorrendo, quindi, all'espansione dell'epidemia e al loro contagio».
    Sono categorici i magistrati della procura diretta da Antonio Chiappani. E per spiegarlo mettono in fila molti esempi. Come la chat di whatsapp in cui l'assessore Gallera andava su tutte le furie quando era trapelata la notizia di un bambino di un anno di Alzano Lombardo finito in terapia intensiva al Papa Giovanni di Bergamo: «Dare questa notizia è devastante. Chi l'ha data? Vi abbiamo detto allo sfinimento di non dare numeri! » , scriveva su Whatsapp alla dg Beatrice Stasi. «Un bambino in terapia neonatale domani è l'apertura dei giornali nazionali. Notizia devastante. Licenzia l'addetta stampa! » .
    E ancora, come le preoccupazioni di Aida Andreassi, medico della direzione generale Welfare in Regione. Il 7 marzo scriveva in chat: «Sono con gli intensivisti. Mi viene da piangere, mi viene da piangere, mi viene da piangere. Sai cosa mi ha detto il presidente? Che non si può dire la verità. Gli ho risposto che allora siamo come in Cina. Lui mi ha risposto che siamo peggio che in Cina, almeno lì lo sanno che c'è la dittatura». E ancora: «Se sarai con i sindaci alle 14 ti scongiuro di dire la verità. Digli al presidente che gli intensivisti vogliono uscire con messaggi devastanti alla popolazione. Gli conviene che sia lui o i sindaci o gli sputtaneranno». Andreassi si disperava: «La proiezione lombarda dice 20 mila casi al 26 marzo. Vuol dire 10 mila ricoveri e 2 mila posti in terapia intensiva in Lombardia. Noi al massimo arriviamo a 900 posti. Solo per il Covid faremo migliaia di morti e altrettanti per pazienti con infarto, oncologici, traumi e neurologici... Ho parlato con Fontana, dice che è "una indicazione" tenere tutto nascosto... I nostri politici sono delle m.

 

06.03.23
  1. LE VERE RAGIONI DELL'ARROGANZA : È il 25 febbraio del 2020. Da quattro giorni l'Italia si è risvegliata con il terrore del Covid, senza conoscere ancora le dimensioni che, di lì a poco, avrebbe assunto la pandemia. Con il Cts (troppo «influenzato» dalla volontà politica) e un governo che invece, per l'accusa, avrebbero avuto tutti gli strumenti per capirlo. Con il premier Giuseppe Conte che alla notizia del primo caso a Codogno, nel Lodigiano, qualche sera prima, continuava a ripetere: «Che guaio». E il ministro alla Salute, Roberto Speranza, «completamente nel pallone», nonostante alert e indicazioni che dai primi dell'anno arrivavano dall'Oms. Una tragedia epocale in cui, secondo la ricostruzione della Gdf di Bergamo, ognuno avrebbe provato in qualche modo a portare acqua al suo mulino. Chi per interesse politico, chi per mero interesse economico.
    Così, tra le pieghe della maxi inchiesta per epidemia colposa appena conclusa dalla procura diretta da Antonio Chiappani, spunta fuori anche una nuova accusa mossa al professore Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, descritto come il braccio operativo del ministro Speranza nel Comitato tecnico scientifico. Si parla di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Un'accusa stralciata in un filone di inchiesta ancora in corso che, per competenza territoriale, presto potrebbe essere trasmesso alla procura di Roma.
    Perché l'Iss non solo sarebbe riuscito a ottenere dal governo il via libera iniziale per validare tutti i test che arrivavano dalle Regioni, nonostante non fosse assolutamente pronto a farlo, con un enorme spreco di tempo, e lo «sfalsamento dell'analisi dei risultati dei tamponi», mentre il virus correva. Tant'è che quel 25 febbraio, con il numero dei malati Covid che iniziava a moltiplicarsi, scriveva Brusaferro ai colleghi: «Dopo l'imposizione alle Regioni, solo noi validiamo i casi, compresi i morti. Tutti i casi! Quindi ora dobbiamo attrezzarci su h24». Ma anche perché su quei tamponi, ipotizzano gli investigatori, Brusaferro avrebbe fatto la cresta. Facendo spendere allo Stato ben «750 euro per ogni test a fronte di un costo reale di 2,82 euro».
    Così il 26 febbraio la vice capo di gabinetto del ministero Tiziana Coccoluto inoltrava al commissario Borrelli la «sintesi delle risorse necessarie stimate dall'Iss»: «Dall'esecuzione dei primi 200 test da parte dell'Iss emergono oneri pari a 150 mila euro. Tenuto conto che l'Istituto ha una richiesta di circa 100 campioni al giorno, si chiedono risorse utili per l'effettuazione di almeno 800 test, pari a 600 mila euro, nonché ulteriori risorse per il rinnovo delle attrezzature pari a 100 mila euro. Le risorse complessive per l'attuazione della presente ordinanza sono pari a 854.000 euro lordi».
    Dieci giorni più tardi, il 6 marzo, alle 23, era sempre Brusaferro a chiedere in chat a Speranza: «Scusa come sta andando il tema delle risorse all'Iss? Si riesce a includere tutto?». Risposta: «Troveremo il modo. C'è un ok politico. Dobbiamo capire se strutturale o per sei mesi». La replica di Brusaferro: «Ovviamente meglio strutturale anche per organizzare un sistema stabile partendo da questa esperienza. Grazie per il supporto».
    E ancora, in un'altra chat, Speranza sosteneva la volontà del governo di chiudere le scuole. Brusaferro: «Cts critico». La risposta del politico: «Così andiamo a sbattere, ho i ministri col fiato sul collo».
    Un rapporto privilegiato, quello tra Speranza e Brusaferro, che avrebbe ricambiato la disponibilità del ministro «influenzando» le scelte del Cts in base alla volontà della politica: «In più occasioni Speranza ha concordato con Brusaferro quale sarebbe poi stata l'indicazione del Cts sui vari quesiti che gli venivano posti», annota ancora la Gdf. Tanto che è stato il capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, il 13 marzo, inviando a Brusaferro il parere sull'essenzialità dell'Iss, necessario per ottenere ulteriori fondi, a fargli notare: «Spero lei si renda conto di che cosa sta facendo per il ministro». Per l'accusa, «come se si trattasse di uno scambio di favori». La risposta di Brusaferro: «Certamente sosteniamo il ministro al meglio delle nostre possibilità».
    Un rapporto privilegiato, che getta ombre sull'intero Cts che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo nella catena degli errori che hanno portato all'espansione dell'epidemia, a partire dalla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano. Ma anche nella decisione di non adottare il piano pandemico del 2006 e neppure quanto previsto nello stesso piano Covid, erroneamente «secretato» e non condiviso con le Regioni, del matematico Stefano Merler («Stiamo passando per «dilettanti allo sbaraglio!» , diceva un funzionario dell'Iss).
    Emblematico lo scambio in chat tra Giuseppe Ruocco, membro del Cts e segretario generale del ministero: «Non abbiamo un piano invece vogliono che siamo allineati. Insomma i politici non dovrebbero dialogare con noi. Dovrebbero ricevere i nostri suggerimenti e poi decidere». La risposta di una tale Livia, funzionaria del ministero della Salute, che già il 3 marzo se ne rendeva conto: «Certo, questa commistione è pericolosa, molto. Per la gente e per loro».
  2. Torino
    sfregiata
    Due occhi di ghiaccio: «Mi guardavano fissi, quasi persi nel vuoto. Indifferenti». La mattina dopo Pierluca ne parla come se la ragazza fosse ancora lì, dall'altra parte del vetro, a cercare in tutti i modi di sfondare la barriera di cristallo ed entrare nel suo negozio. «Sembrava giovane. Aveva un passamontagna e una grossa pietra appuntita. Batteva contro il vetro, urlando insulti in inglese». Di fianco a lei altri due ragazzi con il casco e i bastoni. Il vetro resiste. I colpi lo riducono a una ragnatela. «Urlavo anche io. La fissavo. Gridavo basta, basta, con i palmi delle mani rivolti verso di lei. Come se servisse a qualcosa. Ho sperato che il cristallo resistesse. Era l'unico diaframma. Lei non ha calcolato, non lo poteva sapere, che la vetrina è fatta di due lastre. Che dopo aver ridotto in frantumi la prima avrebbe dovuto ricominciare da capo con la seconda. Ma lei e i suoi amici, per fortuna, non avevano tutto quel tempo. Così noi, dentro il locale, ci siamo salvati». Se fossero riusciti a sfondare la vetrina? «Voglio sperare che la polizia, che era lì di fronte, sarebbe venuta a salvarci».
    Chi lo sa? Meglio non provare. Sotto il sole di marzo, dopo una notte di guerriglia, via della Consolata, pieno centro di Torino, cammina sui pezzi di vetro e i resti della serata di follia. Sui muri le scritte per tirare «fuori Alfredo dal 41 bis». L'obiettivo è quello di togliere il carcere duro a un criminale che una mattina di dieci anni fa si era svegliato di buonora per andare a sparare a un uomo che usciva di casa per andare al lavoro. Ma che cosa c'entra tutto questo con la scelta di dare l'assalto alla galleria d'arte "Spazio Musa" del signor Pierluca? Difficile da capire. Anarchici che sbagliano? È quasi certo che se Alfredo Cospito fosse stato tra loro avrebbe aiutato la ragazza dagli occhi di ghiaccio a sfasciare le vetrine. In fondo, nella sua carriera di terrorista, ha fatto ben di peggio. Nei condomini che si affacciano sulla via ci si scambia i video della serata: «Lo vedi quello che si toglie il passamontagna? Perché lo avevo insultato, quel bastardo». Piccoli eroismi di una comunità aggredita senza motivo alcuno. Nel filmato la signora inveisce dal balcone rivolta ai caschi neri in mezzo alla strada: «Codardi, conigli, toglietevi il casco se avete il coraggio». La risposta è il fragore cristallino delle vetrine dei negozi che vanno in frantumi. «Abbiamo avuto paura. Qualcuno ha infilato un fumogeno attraverso il vetro rotto di una rivendita di mobili. Se avesse preso fuoco si sarebbe incendiato tutto il condominio». Non è andata così. Ma a tarda sera i dipendenti di Rochebobois erano lì a ripulire il negozio ammassando i divani contro le vetrine rotte per evitare che nella notte entrassero i ladri.
    La via che va dal centro al santuario della Consolata e alla sede del Cottolengo, il cuore della cattolicità torinese, unisce sacro e profano. Le scritte e le bombe di vernice sfregiano le facciate indifferentemente. Colpiscono l'obelisco di piazza Savoia, monumento alla laicità dello stato e alla legge che espropriò a metà Ottocento, i beni ecclesiastici: «Morte ai ricchi», è scritto alla base. Slogan rischioso per la sopravvivenza dei familiari di un bel numero di partecipanti al corteo.
    Non c'è pace nemmeno per il santuario, la chiesa più amata dai torinesi, che da oltre mille anni si identifica con le vicende e le tragedie della città. In alto, vicino al tetto, è rimasta conficcata una palla di cannone dell'assedio francese del 1706, quando la chiesa era all'angolo del muro esterno di Torino. Da sabato sera più in basso, molto più in basso, a sfregiare la facciata ci sono le macchie di vernice marrone lanciate dai compagni anarchici in lotta per un carcere dal volto umano. Ieri mattina, al termine della messa, il rettore ha dovuto prendere atto che sul sagrato è comparsa anche una grande bestemmia scritta con la vernice nera. Nei video si vedono due ragazzi che tracciano la scritta con le bombolette: «Ho visto anche quello, purtroppo», confessa monsignor Giacomo Martinacci. «Devo dire che avrebbe potuto andarci molto peggio. Le scritte e la vernice le cancelleremo. Resta l'amarezza per il gesto compiuto contro la Chiesa dalla solita minoranza rumorosa. Gente che si sente forte quando è in gruppo. Presi uno per uno sono quasi sempre inoffensivi».
    Poi, certo, la vita continua. Già ieri sera la galleria d'arte ha ripreso l'attività. Sulla vetrina si intravede ancora il titolo della mostra di arte contemporanea, le opere di cento artisti emergenti di tutto il mondo: "Babele". Mai nome fu più azzeccato per raccontare il caos di sabato notte. Pierluca sorride: «Effettivamente, sembra fatta apposta». Si cerca di rabberciare i danni alla bene meglio. Qualcuno usa un vaso capovolto per coprire un tombino divelto. Altri radunano alla bene meglio, sul marciapiede davanti all'anagrafe, i resti di un cassonetto che ha bruciato per ore nella notte, come il roveto di Mosè, probabilmente alimentato da una latta d'olio. Sul sagrato davanti alla Consolata qualcuno a messo due rose gialle e una bianca a coprire, o meglio a tentare di stemperare, l'effetto della bestemmia. In serata la scritta verrà cancellata. In piazza Savoia si lavora con il cartone e il nastro adesivo per rabberciare il parabrezza delle auto prese a sassate in solidarietà con Cospito. Davanti al negozio di fiori di piazza Savoia una signora con il vestito verde chiaro racconta i momenti dell'assalto: «Un ragazzo con la barba ha preso un cartello stradale e ha cominciato a colpire quel suv azzurro». Oggi interverranno i carrozzieri a riparare i vetri. Quella che sarà più difficile da rimarginare è la ferita alla credibilità della battaglia per Cospito che, dopo la notte di sabato, sembra irrimediabilmente compromessa.

 

 

 

 

05.03.23
  1. LA NUTELLA E' NATA DALLA AUTARCHIA:  La Russia aggira le sanzioni, torna a un import a livelli pre invasione dell'Ucraina e spinge gli alleati a stringere i controlli sul business internazionale e a premere sui Paesi terzi. A un anno dall'imposizioni delle sanzioni è soprattutto il comparto tecnologico – chips, semiconduttori, circuiti elettrici integrati – impiegato in droni, satelliti e nel comparto militare a non mostrare cedimenti.
    Sono i dati del Trade Data Monitor, citati da Bloomberg, a delineare uno scenario in cui emerge una rete di Paesi e società che non solo sta sostenendo il business con la Russia, ma che si è sostituita, in alcune aree, ai produttori ed esportatori europei e Usa.
    Fonti dell'Amministrazione Biden hanno spiegato a La Stampa che «nessuno si aspettava che le sanzioni avrebbero avuto un impatto immediato e che il loro effetto si misurerà a medio e lungo termine». Tuttavia le difficoltà sono ben note a Washington. Sia perché diversi Paesi hanno intensificato i commerci con la Russia; sia perché l'evasione delle sanzioni è diventata sistematica.
    La task force di Dipartimento della Giustizia, Commercio e Tesoro ha varato delle linee guida per inasprire controlli per le società che aggirano le sanzioni. Il 24 febbraio il G7 aveva diramato una nota che si concludeva con l'annuncio del giro di vite contro "terzi attori" che aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni. Il pensiero era corso alla Cina, ma l'elenco dei Paesi che sfruttando i cosiddetti "transshipment points", (ovvero luoghi di trasbordo delle merci destinate alla Russia) che hanno incrementato gli affari con Putin è ben più lungo. Cina, compresi Macao e Hong Kong, Armenia, Turchia e Uzbekistan sono gli snodi chiave.
    Per fare entrare merci vietate in Russia o in Bielorussia, le società ricorrono a meccanismi di camuffamento: una rete tentacolare di distribuzione confonde le spedizione, gli IP Web non corrispondono a quelli del cliente, cambiamenti all'ultimo minuto delle rotte di spedizione, pagamenti che giungono da Paesi terzi e non riconducibili all'ultimo destinatario oltre che il ricorso a email private anziché aziendali sono alcuni dei "trucchi" per far perdere le tracce della spedizione.
    Il G7 ha varato l'Enforcement Coordination Mechanism, uno strumento di condivisione di dati per stroncare l'evasione delle sanzioni. E in novembre Washington ha imposto un'ammenda di 497mila dollari alla Vorago Technologies di Austin (Texas) che aveva inviato a Mosca – via Bulgaria – circuiti elettronici avanzati. Fonti dell'Amministrazione Usa hanno spiegato che «abbiamo già agito contro attori terzi», ma che per far funzionare appieno il regime sanzionatorio «bisogna coordinare gli sforzi». L'Ue ha regole meno stringenti degli Usa. Il controllo tocca ai singoli Stati membri e non c'è un allineamento. La Lettonia, per esempio, è l'unico Paese che considera «un crimine la violazione delle sanzioni».
    Washington da una parte inasprisce i controlli e dall'altra si muove a livello diplomatico per isolare Mosca. Il segretario di Stato Antony Blinken è da poco rientrato da una missione in Kazakhstan e Uzbekistan. Quest'ultimo è nella lista dei paesi del trasbordo. Astana esportava semiconduttori per la cifra di 12mila dollari all'anno prima della guerra in Ucraina, nel 2022 il giro di affari è salito a 3,7 milioni. Astana ha colmato una piccola parte del gap lasciato da europei e americani: prima della guerra questi fornivano beni hi tech per 163 milioni di dollari, nel 2022 appena 60 milioni. Turchia, Serbia, Asia centrale e dagli Emirati Arabi Uniti ci hanno messo il resto. Gli emiratini però sono finiti sotto i radar americani poiché nella seconda metà del 2022 hanno esportato in Russia per 18 milioni di dollari congegni hi tech che possono essere usati sul campo di battaglia. Proprio quello che a Washington, dal momento del varo delle prime sanzioni, volevano scongiurare.

 

 

04.03.23
  1. IL POTERE SCHIACCIA LA MELONI ?   Giorgia Meloni è impegnata in una trasferta in India ed Emirati Arabi. Firma di accordi politici, commerciali, contratti e strette di mano con i leader internazionali.
    Secondo Palazzo Chigi è stato un successo. Ma né a Nuova Dehli, né ieri ad Abu Dhabi la premier ha voluto rispondere alle domande dei cronisti al suo seguito. Lo scopo di questo silenzio è evidente: evitare di portare all'estero questioni tutte italiane, un'abitudine che la presidente del Consiglio (come alcuni suoi predecessori) ritiene scorretta, anche se in questo caso il governo ha di fronte una tragedia senza precedenti come quella di Crotone.
    Per farlo, però, si evita di rendere conto anche della stessa missione internazionale che la presidente vorrebbe valorizzare. Ieri nella capitale degli Emirati arabi non è stata diffusa l'agenda ufficiale e nemmeno per oggi sono stati dichiarati gli appuntamenti. È noto che Meloni incontrerà il presidente degli Emirati, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, ma non c'è un orario preciso.
    Della giornata di ieri di Meloni si conosce soltanto la prima parte, iniziata con la partenza del volo di Stato da Nuova Delhi, con l'arrivo ad Abu Dhabi intorno alle 10 del mattino (ora italiana). All'aeroporto si è svolto il primo e ultimo incontro formale della giornata, quello con il ministro della tecnologia avanzata Sultan Al Jaber. Poi della premier si sono perse le tracce.
  2. LE TANGENTI CI SONO ?Il grattacielo della Regione non finisce di riservare sorprese e costi, a sei zeri : l'ultimo è un esborso di 15 milioni pagato obtorto collo ai costruttori. Comunque assai meno delle richieste, spiegano dagli uffici dell'ente, a mò di consolazione.
    Resta il fatto che mentre anche gli assessori si preparano a traslocare nella nuova sede, la nuova sede continua a risucchiare denaro come un'idrovora. A dare notizia del nuovo step è Giulio Manfredi, Radicali Italiani, documenti alla mano: con determina dirigenziale del 27 dicembre 2022, la Regione ha dato corso alle procedure per la corresponsione all'A.T.I. Appaltatrice dei lavori del grattacielo dell'importo di 12.9 milioni di euro per interessi di mora (maturati in un mese) più 2.8 milioni di Iva, per un totale di 15.9 milioni.
    «Il pagamento, in corso, fa seguito alla decisione del Collegio consultivo tecnico, chiamato a dirimere le controversie fra Regione e A.T.I., di riconoscere parzialmente una contestazione ("riserva") avanzata dai costruttori - spiega Manfredi -: nel provvedimento non è precisato di quali lavori si tratti». Sia come sia, aggiunge citando il documento, per ora la Regione ha acconsentito a pagare, anche per ridurre al minimo i pesanti interessi di mora, "… senza che ciò costituisca in alcun modo acquiescenza o accettazione ai contenuti della pronuncia del Collegio, restando impregiudicata la facoltà della Regione di adire, nei tempi stabiliti, il giudice competente per far valere i propri interessi e diritti per l'annullabilità del lodo …".
    Dagli uffici dell'assessore Andrea Tronzano, che da quando è entrato in giunta si trova alla prese con questa gatta da pelare, confermano la sostanza. Compresa la volontà della Regione di chiedere all'Avvocatura una valutazione sulla possibilità di impugnare la decisione. Anche se, a questo punto, siamo al proforma o quasi.
    Una cartina di tornasole della complessità dell'opera, sempre sul punto di essere conclusa e sempre in itinere, è data da altri fattori: durante il percorso il numero delle ditte subappaltatrici dei lavori nel grattacielo e nella zona circostante è salito a 128.
    Sempre Manfredi segnala che con un'altra determina, sempre del 27 dicembre, la Regione ha "incardinato" la procedura per l'acquisto di 3 mila cuffie stereo con microfono, per un importo complessivo di quasi 182 mila euro, che saranno destinate ai 2.200 dipendenti «per tentare di ridurre l'inevitabile inquinamento acustico determinato dal dover lavorare in "open space" in tutti i 41 piani della nuova sede unica». Sul punto dagli uffici dell'assessore non confermano nè smentiscono. Sempre la Regione ha avviato le procedure per sostituire uno dei tre componenti della Commissione di collaudo in corso d'opera e definitivo dei lavori del grattacielo, che si è recentemente dimesso.
    Venendo alle notizie positive, la "torre" che giganteggia sul quartiere Lingotto - 43 piani e 204,4 metri, che la rendono una delle più alte in Italia - comincia lentamente a popolarsi. Come abbiamo premesso, il prossimo passaggio, a breve, riguarda il trasferimento di tutti gli assessori: entro giugno si conta di completare lo spostamento di tutto il personale. Le altre sedi di proprietà dell'ente che oggi ospitano i diversi assessorati verranno messe in vendita, ad eccezione del Palazzo storico di Piazza Castello.
    Lo scorso 14 ottobre la "presa in carico" da parte della giunta. Per quanto tribolata, parliamo di a struttura innovativa anche dal punto di vista della sostenibilità, che sfrutta la geotermia e il fotovoltaico, consentendo al palazzo una autonomia energetica di oltre il 30% (non c'è uso di gas e il sistema sfrutta anche l'acqua piovana). Al grattacielo si affianca un centro servizi con un auditorium da circa 300 posti e altre due sale eventi da quasi 100 posti l'una: una noviytà nella novità è la passerella con copertura fotovoltaica, che potrà essere percorsa a piedi o in bicicletta dai cittadini creando un collegamento diretto tra il sottopasso della stazione Lingotto e via Nizza.

 

 

 

03.03.23
  1. ILLEGALE :  Parlavano di droga, di cannabis, di liberalizzazione delle droghe ma anche dei loro effetti sugli adolescenti e a un certo punto – erano all'incirca le 9,40 del mattino di mercoledì – è arrivata la polizia. A un adulto magari non farebbe effetto, ma se ci si mette nei panni dei tre ragazzi di diciotto anni o poco più, che stavano gestendo l'assemblea su Meet, dunque a distanza, la prospettiva cambia del tutto.
    «Hanno chiesto chi eravamo, i nostri nomi e noi non abbiamo capito perché, volevamo spiegazioni e ci hanno risposto che le domande le facevano loro», hanno raccontato il rappresentante d'istituto e i due della consulta provinciale degli studenti, ancora visibilmente colpiti.
    Succede a Piazza Armerina, città in provincia di Enna famosa per la Villa romana del Casale, mosaici millenari in cui arrivano visitatori da tutto il mondo: all'istituto superiore Majorana-Cascino, licei classico e scientifico e istituti tecnici tutti insieme, è arrivata invece la polizia. L'incontro di approfondimento a distanza – presenti pure i professori delle varie classi collegate – con i rappresentanti dell'associazione Meglio legale, è stato sospeso qualche minuto, «non si può parlare di irruzione o di interruzione – spiega la preside, Lidia Di Gangi – però, ecco, diciamo che la presenza degli agenti in borghese per i ragazzi è stata un po' inquietante».
    È diplomatica, la dirigente dell'istituto, ma non nasconde né sorpresa né disappunto: «Io in quel momento ero fuori sede, ma gli agenti hanno parlato con me al telefono e tanto sarebbe dovuto bastare – chiosa –. Sono io la rappresentante legale della scuola e avevo dato tutte le autorizzazioni per lo svolgimento dell'assemblea». Il questore di Enna, Corrado Basile, al telefono non tradisce emozioni, ma nella sua carriera avrà certamente vissuto giornate migliori, visto che infuria la polemica politica attorno all'operato di uomini che lavorano nel commissariato di Piazza Armerina, dipendente dalla sua questura: «Non voglio commentare – dice – ma stiamo valutando la situazione». E in effetti nel tardo pomeriggio arriva una nota stringata: nessuna interruzione e nessuna identificazione formale degli studenti, «qualsiasi attività condotta presso l'istituto scolastico comunque non avrà alcun seguito». Ma vai a smontare il caso: anche se ai ragazzi non sono stati chiesti i documenti, poco cambia.
    «La nostra scuola – riprende la dirigente – sta seguendo un preciso percorso educativo e didattico, non c'era improvvisazione ma un iter preciso, ripeto, con la presenza degli insegnanti, non c'era un barlume di possibilità che ci fosse qualcosa di strano, di losco. E i ragazzi erano visibilmente agitati, dopo questa esperienza», racconta Lidia Di Gangi. Ma allora cos'è successo? La ricostruzione fatta attraverso testimonianze e il contributo del professore Massimiliano Blandini, che ha materialmente accolto i poliziotti e poi ha scritto una relazione alla preside, parla di una chiamata (non si sa se anonima) arrivata alla questura di Enna, da cui sarebbe partito l'input per il controllo, poi delegato agli agenti del commissariato piazzese. Basile non commenta, tanto meno conferma: probabile che quello che doveva essere un banale controllo («Tante volte siamo noi a sollecitare la loro presenza», afferma la preside) sia sfociato in un atto apparso come prevaricatore, certamente fuori luogo.
    Si poteva pensare che si stessero facendo dimostrazioni dell'uso della cannabis? «Ma scherziamo? – sorride Antonella Soldo, presidente di Meglio Legale –. Facciamo assemblee dappertutto, ogni settimana in una scuola diversa e non era mai capitato che arrivasse la polizia. Non capiamo nemmeno noi le ragioni, la nostra associazione non sostiene l'uso delle droghe, nemmeno di quelle leggere. I nostri esperti spiegano anzi con chiarezza gli effetti negativi e collaterali che anche questo tipo di stupefacenti possono avere sulle fasce giovanili, adolescenziali. Questi incontri, anche quello che si svolgeva con la presenza del mio collaboratore Pierluigi Gagliardi, collegato con l'istituto Majorana-Cascino, hanno una doppia valenza, anche contro la mafia». Nella realtà siciliana, in particolare, gli studenti apprendono come i traffici di droga siano tornati a essere centrali, tra le forme di finanziamento delle mafie: «Non si devono a maggior ragione criminalizzare queste iniziative: quello che è successo – conclude la presidente Soldo – è stato arbitrario, irrazionale. Non vorrei che fosse un effetto del nuovo clima politico».
    Indignato anche Marco Greco, originario dell'Ennese e coordinatore nazionale della Federazione degli studenti: «I diritti di assemblea e alla libera espressione del pensiero – dice – sono sanciti dalla nostra Costituzione, che proprio nelle scuole dovrebbe trovare il suo massimo grado di esplicazione». Gli fa eco Alfredo Alerci, segretario dei Giovani del Pd: «Abbiamo condannato il gesto, abbiamo diritto a spiegazioni».
  2. CRIMINI DI GUERRA :Nell'appartamento del secondo piano di via Pershotravneva lo scaffale dello studio contiene pile di documenti catalogati con ordine. Lo stesso ordine che si trova in camera da letto, dove negli armadi giacche e camicie sono appese senza che si schiaccino e le maglie sono sistemate in pile simmetriche. Chissà se il suono del pianoforte del ragazzino del quarto piano arrivava fino allo studio grigio e giallo, o se rallegrava l'anziana signora del terzo piano. Forse i gomitoli di lana rossa precipitati nel cortile sono i suoi. Forse queste stanze ora aperte sul vuoto hanno risuonato delle risate di bambini e di televisori con il volume troppo alto.
    La casa di Lesia, 5 anni, e di sua zia Marika, 13 anni, è un pezzo di cielo azzurro. Una casa che non esiste più da quando il 9 marzo scorso alle 7 di mattina un missile russo l'ha colpita facendo conflagrare l'intero condominio sul seminterrato dove i residenti speravano di trovare riparo. È qui, in questo complesso residenziale proprio all'ingresso di Izium, che sono morte 47 persone, poi seppellite nelle fosse nei boschi scoperte a settembre, dopo la liberazione della città.
    C'è voluto tempo, e pazienza, ma ora tutte le vittime scomparse nelle sepolture di massa di Izium sono state esumate. Mancavano «pezzi», alcuni non sono mai stati ritrovati, come le mani amputate di uomo seviziato mentre era ancora vivo. Di quei 436 corpi molti portano le tracce di una morte violenta, bombe, schegge, proiettili. Almeno trenta mostrano segni inequivocabili di tortura. Le donne sono state stuprate, gli uomini feriti, un giovane è stato evirato e lasciato a morire per dissanguamento, dice il rapporto dei medici forensi e confermano le testimonianze del Kharkiv Human Rights Protection Group.
    Nei boschi di Izium, accanto al cimitero, sulle 436 fosse ora vuote scende una neve leggera, mentre lentamente si procede a dare i nomi a quei resti. Nemmeno la contabilità del massacro è certa, né mai, forse, lo sarà: «194 corpi di sesso maschile; 215 corpi di sesso femminile; 22 corpi di soldati; 5 corpi di bambini; 11 non identificati».
    Ogni fossa porta una croce di legno e un numero, la neve non ha ancora ricoperto il mucchio di guanti blu e tute bianche usate dai tecnici forensi che hanno lavorato qui per mesi. Il Dna ha permesso di confermare che il corpo sepolto con il numero "319" è quello del poeta e scrittore per bambini Volodymyr Vakulenko. Era stato sequestrato dai russi nel marzo 2022 e assassinato. Senza confronti genetici molti numeri sono destinati a rimanere tali. Vicino alla strada ci sono altre fosse, queste grandi abbastanza per nascondere un carro armato, scavate dai russi per proteggere se stessi e poi la loro fuga. Davanti i tank, dietro i morti.
    Tra le buche di fango dove prima di ritirarsi avevano buttato le loro vittime, ci sono anche quelle di via Pershotravneva, di Lesia e di Marika, assieme alle loro famiglie. Qualcuno dei quarantasette del palazzo sbriciolato - forse il ragazzino che suonava il pianoforte o la babushka che sferruzzava -, avrebbe potuto essere salvato se il bombardamento non avesse impedito qualsiasi tentativo di salvataggio.
    I sopravvissuti dicono che per giorni, da sotto tonnellate di macerie, si sono sentiti urla e lamenti. Quando le bombe hanno dato tregua è stato chiaro che quasi tutti i membri di due famiglie, inclusi tre bambini, erano stati uccisi, anche se la portata della tragedia è diventata evidente solo con la scoperta del luogo di sepoltura di massa nella foresta di Izium. Lesia, sua sorella di 8 anni, la mamma Olena e suo marito Dmytro. Assieme a loro la sorella tredicenne di Olena, Marika, e i genitori. Sotto le bombe è morta anche la bisnonna di Lesia, Liudmyla. E assieme a loro altre 39 persone. In quel seminterrato è sopravvissuta solo Halyna, 71 anni. Sette vittime sono state sepolte senza essere identificate e altre sette non sono state trovate: hanno trovato i loro documenti, ma non i corpi. Presumibilmente la bomba li ha distrutti.
    Ora che a tutte le 436 salme dei boschi è stato dato un numero inizia il tempo in cui si cercherà di dare a tutte loro un nome.
    Le strade per Izium hanno il suono tipico delle strade ucraine ferite dai cingoli dei carri armati, che qui sono passati avanti e indietro per mesi. L'80% delle infrastrutture civili è stato distrutto, poche case sono rimaste intatte. Davanti a un piccolo caffè Tatiana e Ludmila, 63 anni, vendono calze fatte a mano. Tatiana ha passato i cinque mesi di occupazione nascosta nello scantinato di casa con altre dieci persone, i primi tre mesi notte e giorno, gli ultimi due solo di notte. «Uno di noi usciva solo per prendere l'acqua, ma avevamo troppa paura di incontrare i russi, e cercavamo di bere poco. Abbiamo capito che se ne erano andati quando per tre giorni di c'è stato silenzio, poi alcuni conoscenti dei paesi vicini sono venuti ad avvertirci che eravamo liberi». L'amica di Tatiana, Ludmila, ha saputo che l'incubo era finito perché dalla cantina in cui si nascondeva ha sentito un rumore assordante: «Erano gli stivali dei fascisti russi che se ne andavano di gran fretta, poi sono passati i loro carri armati».
    La radio aveva annunciato il coprifuoco per 24 ore: «Quando siamo usciti erano scomparsi, avevano lasciato indietro tantissimi mezzi e materiale, ma in compenso si erano portati via tutto quello che avevano potuto rubare dalle case: forni a microonde, frigoriferi, televisioni, perfino i nostri vestiti». Tatiana ride di gusto: «Quando sono venuti in casa mia si sono guardati attorno, hanno sputato sul pavimento della cucina, hanno detto che ero una poveraccia e se ne sono andati a mani vuote. Non c'era niente da rubare». Tutti quelli rimasti in città sanno delle fosse del bosco e delle torture, ma fanno fatica a parlarne: «A mio nipote hanno fatto cose orribili, poi l'hanno buttato in un buco».
    Non tutte le vittime uccise dall'aggressione russa a Izium sono state sepolte nel bosco. Alla fine di gennaio gli investigatori hanno riferito che almeno altri 400 corpi non erano ancora stati identificati. Ma non è solo il numero delle vittime a fare inorridire, quanto un metodo che – ormai è chiaro – è un modello consolidato: come dice l'Institute for the Study of War, le fosse e le camere di tortura a Izium confermano che «le atrocità di Bucha non erano crimini di guerra isolati, ma piuttosto un microcosmo di atrocità russe in tutte le aree occupate».

 

 

02.03.23
  1. SOLO COSI POTRANNO FORSE  CAPIRE GLI ARROGANTI ERRORI: È chiusa dopo tre anni l'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid nei primi mesi della pandemia nella provincia più colpita di tutta Italia. Diciannove gli indagati tra politici e tecnici, in cui spiccano l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza. Tutti accusati, a vario titolo, di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. «Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità, durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica», ha affermato l'ex premier. Sulla stessa falsariga ha commentato Speranza: «Sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina e onore nell'esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura». I loro nomi non compaiono nell'avviso di chiusura, ma sono stati separati per essere trasmessi al Tribunale dei Ministri. Questo perché avrebbero commesso le ipotesi di reato a loro contestate quando ricoprivano le funzioni di capo del governo e ministro.
    Nell'atto, che ieri sera doveva essere ancora notificato ai diretti interessati, invece compaiono i loro rispettivi omologhi lombardi: il governatore Attilio Fontana, recentemente confermato alle ultime regionali, e l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera. «Abbiamo affrontato il Covid a mani nude - ha sottolineato Gallera - e, sulla base delle pochissime informazioni che avevamo, abbiamo messo in campo le decisioni più opportune per affrontare l'emergenza». Rischiano un processo anche il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo e l'ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli. E ancora esponenti locali tra cui vertici dell'Asst Bergamo Est, quella competente in Val Seriana.
    Le indagini, avviate nell'aprile 2020, come ha scritto in una nota il procuratore Antonio Chiappani «sono state articolate, complesse e consistite nell'analisi di una rilevante mole di documenti sequestrati» al ministero della Salute, l'Istituto superiore di sanità, il dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l'ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, ma anche «migliaia di mail e di chat telefoniche in uso» agli indagati, «oltre che nell'audizione di centinaia di testimoni». Un'attività condotta dalla Guardia di Finanza e in prima persona dai pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, coordinati dall'aggiunto Maria Cristina Rota, che si è mossa su tre piani: quello locale sulla fulminea chiusura e riapertura dell'ospedale di Alzano dopo la scoperta del primo caso in Bergamasca, per poi salire a quello nazionale con la mancata istituzione della «zona rossa» a inizio marzo fino a lambire anche quello globale con l'Oms. Accertamenti che hanno ricostruito «i fatti così come si sono svolti dal 5 gennaio 2020». Il giorno in cui l'Oms aveva lanciato l'allarme globale sul Coronavirus. Nelle valutazioni degli inquirenti ha poi pesato la gigantesca consulenza firmata dal microbiologo Andrea Crisanti, secondo il quale con un tempestivo lockdown di Nembro e Alzano si sarebbero potute salvare migliaia di vite. «Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite - è stato il commento dell'associazione dei familiari delle vittime -. La storia di un'Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni».
  2. l procuratore di Bergamo Antonio Chiappani: "Il mio obiettivo è che la gente sappia quello che è successo" La relazione Crisanti, superconsulente dei pm: chiudendo tutto il 27 febbraio 2020, si sarebbero evitati 4.148 morti
    L'ospedale in tilt e i continui rinvii così esplose l'inferno in Val Seriana
    monica serra
    milano
    C'è un'immagine simbolo di che cosa è stata la pandemia nella provincia di Bergamo, che l'Italia intera non può dimenticare. Quella dei furgoni militari incolonnati, uno dietro l'altro, che portavano via le bare delle vittime del Covid, a decine, perché nella camera mortuaria del cimitero non c'era più posto.
    Era il 28 marzo del 2020. Quando ci si rese conto di che cosa stava accadendo era già troppo tardi. Nove giorni dopo, il 6 aprile, l'aggiunta Maria Cristina Rota, all'epoca reggente della procura – in attesa della nomina del procuratore Antonio Chiappani – decise di aprire d'ufficio il fascicolo d'inchiesta che ha riscritto la storia di quei giorni. Lo definì, senza girare attorno alle parole, «un atto dovuto». Erano i giorni in cui già la pagina Facebook del comitato «Noi denunceremo» esplodeva di rabbia e dolore coi racconti dei parenti delle persone morte di coronavirus, poi confluiti nei 150 esposti presentati tra il giugno e l'ottobre del 2020 alla stessa procura. Il filo conduttore, come si legge in una delle denunce firmate dagli avvocati Consuelo Locati e Luca Berni nel pool di legali che rappresenta il Comitato dei familiari delle vittime, era quello della «inerzia assoluta che ha provocato un incendio di proporzioni devastanti in Valle Seriana» da parte di governo e Regione Lombardia rispetto alla decisione di chiudere Nembro e Alzano, i due comuni dove il virus già imperversava. Come a Codogno e negli altri paesi del Lodigiano, dove però i confini erano già stati sigillati, mentre in provincia di Bergamo alla decisione si arrivò solo l'8 marzo, con il resto del Paese.
    La difficoltà maggiore di un'inchiesta, che portò presto i magistrati a Roma, per gli ascolti eccellenti dell'allora premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute, Roberto Speranza, era l'ipotesi di reato: epidemia colposa. Un'accusa nell'ambito della quale, anche a causa di una precedente pronuncia della Cassazione, è difficile dimostrare l'esistenza del nesso causale tra i decessi e la diffusione della pandemia. Tanto che, durante la relazione di apertura dell'anno giudiziario, a febbraio, lo stesso procuratore Chiappani, facendo riferimento alle «gravi omissioni accertate da parte delle autorità sanitarie nel valutare i rischi epidemici e nella gestione complessiva della pandemia», ha spiegato: «Questa indagine presenta molte difficoltà tecniche, ma il mio obiettivo è che la gente sappia quello che è successo».
    Tre i piani su cui, nei tre anni di accertamenti serrati che hanno portato al provvedimento di ieri, si sono mossi i magistrati. Quello locale, sulla gestione dell'ospedale di Alzano nel febbraio del 2020; quello nazionale, sulla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca; quello mondiale, che è arrivato a lambire l'Oms.
    Centrale nelle indagini è stato anche il mancato aggiornamento e la mancata applicazione del piano pandemico, fermo al 2006, sia a livello nazionale che regionale, e pure dei protocolli per Sars-Cov1 (del 2002 e del 2003) e Mars Cov (2012). Molto probabilmente non sarebbero riusciti ad arginare del tutta la diffusione del contagio, ma avrebbero previsto misure di contenimento almeno in grado di frenare il virus: mascherine, percorsi sicuri, tamponi. In quei giorni difficili mancava ogni cosa a Bergamo, in Lombardia, in Italia.
    C'era poi la vicenda dell'ospedale di Alzano, stretto tra Bergamo e Nembro, primo epicentro del contagio. Gli accertamenti non si sono concentrati tanto sulla chiusura e poi riapertura del pronto soccorso, nel giro di poche ore domenica 23 febbraio del 2020, dopo la scoperta del primo caso di Covid. Ma, soprattutto, sul fatto che da quel momento in avanti, nonostante nei reparti si contassero un centinaio di persone infette tra pazienti e personale sanitario, non fu adottato alcun provvedimento.
    E ancora, sulla mancata istituzione della zona rossa, sentito direttamente a Palazzo Chigi, a giugno del 2020, Giuseppe Conte dichiarò di essere stato informato solo il 5 marzo della situazione di Bergamo. Ma le indagini avrebbero dimostrato che l'allora premier, nel corso di una riunione blindata, di cui non fu redatto alcun verbale, era già stato messo al corrente di tutto almeno due giorni prima. La superconsulenza affidata dalla procura di Bergamo al professore Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd, mette nero su bianco il numero delle vite che si sarebbero potute salvare. Se la zona rossa fosse stata istituita il 27 febbraio, ci sarebbero state 4. 148 vittime in meno. Il 3 marzo, invece, 2. 659. In una provincia in cui, solo tra la fine di febbraio e l'aprile del 2020, venne registrato un eccesso di mortalità di 6. 200 persone rispetto agli anni precedenti. —

 

 

 

 

 

01.03.23
  1. LA MAFIA USA COSPITO ? Solo il tempo dirà se diventerà un'onda oppure resterà un'iniziativa personale. Da 24 ore, nel supercarcere Bancali di Sassari c'è un altro detenuto ristretto al 41 bis che ha iniziato lo sciopero della fame. È un boss (presunto) della mafia metapontina: Scansano, Tursi, Policoro, una lingua di mare Jonio incastrata tra la Calabria e la Puglia sulla statale 106 che collega Reggio Calabria a Taranto sulla quale si è abbattuta una sentenza di primo grado definita storica dagli investigatori: la prima per 416 bis in Basilicata. Si chiama Domenico Porcelli, 49 anni, originario di Bitritto (Bari), condannato a giugno a 26 anni e 6 mesi di carcere, non vuole più mangiare. «Ieri lo ha comunicato al personale del penitenziario e oggi – assicura il suo legale Maria Teresa Pintus – chiederà di essere sentito per inviare una comunicazione al tribunale di Sorveglianza e al ministro della Giustizia Carlo Nordio».
    Da quando è iniziata la battaglia dell'anarchico Alfredo Cospito contro il 41 bis è il primo uomo di un'organizzazione mafiosa che segue la linea dell'ideologo del Fai (federazione anarchica informale) che pure a Bancali aveva iniziato a rifiutare di alimentarsi salvo essere trasferito per motivi di salute nel reparto assistenza intensiva del carcere di Opera, dove è tornato da 48 ore al termine di un temporaneo ricovero all'ospedale San Paolo di Milano.
    Porcelli è detenuto dal 2018, ha già trascorso 4 anni in regime di carcere duro e da poche settimane il provvedimento – come da protocollo – è stato prorogato. Nelle relazioni depositate a supporto della decisione «si parla di telefonini e computer in suo possesso». Ma – ribatte la legale già difensore (tra gli altri) di Alfredo Cospito – non sarebbero «mai state svolte indagini approfondite sul caso». E poi nella zona di influenza del boss tra i vertici del cosiddetto «clan Schettino» (un ex carabiniere condannato a 25 anni e mezzo di cui Porcelli è ritenuto luogotenente) sarebbero successe cose strane negli ultimi tempi: incendi, atti intimidatori che qualificherebbero la pericolosità sociale del detenuto. «Il mio assistito – racconta la legale Pintus – non c'entra con questa storia, che pare radicata in motivi privati di un uomo mai collegato al presunto clan. Porcelli avrebbe voluto fare una dichiarazione oggi (ieri, ndr) in aula a Potenza dove si celebra il processo a suo carico, ma c'è stato un rinvio e non gli è stato permesso di parlare. Ad ogni modo ha iniziato il suo percorso». Collegamenti con Cospito? «I fatti di Alfredo sono noti, le notizie vengono apprese dai giornali. Porcelli ritiene che il provvedimento del carcere duro nei suoi confronti sia immotivato».
    La sentenza, peraltro ancora non definitiva (Porcelli è detenuto in custodia cautelare dal giorno dell'arresto), è arrivata il 22 giugno: 24 persone sono state condannate, una sola assolta. Per la Dda, una pietra miliare nella lotta alla mafia fin qui senza precedenti.
  2. GRAZIE SPERANZA-DRAGHI-PD: La girandola dei medici a gettone: camici itineranti che fanno spola da un pronto soccorso all'altro, da una chirurgia all'altra per tamponare i buchi di organico. Medici pagati a incarico. E non poco. Un fenomeno in «preoccupante» aumento che impoverisce le finanze statali e rischia di ridurre la qualità professionale.
    Da Torino a Roma si diffonde l'allarme dei magistrati della Corte dei Conti: per salvare la sanità pubblica dalla penuria di medici, dalle liste d'attesa interminabili per prestazioni diagnostiche e specialistiche, dall'assedio di pazienti in barella, servono nuove strategie, risorse e soprattutto più personale «stabilizzato» negli ospedali.
    Nei giorni scorsi la presidente della sezione controllo della magistratura contabile piemontese, Maria Teresa Polito, a conclusione dell'analisi annuale del bilancio della Regione, ha deciso di scrivere al ministro della Sanità, Orazio Schillaci per sollevare l'allarme sulla proliferazione dei contratti a gettone in corsia. «Questa situazione - afferma la presidente Polito -, che i dirigenti ospedalieri conoscono bene ma non riescono ad arginare, sta assumendo livelli allarmanti: occorrono soluzioni tempestive per porvi rimedio. Soprattutto in vista degli importanti investimenti connessi al Pnrr: le assunzioni periodiche e temporanee fino al 2026 del personale sanitario, ad esempio, non possono considerarsi delle soluzioni adeguate rispetto agli investimenti individuati per la creazione delle case e degli ospedali di comunità».
    Negli ultimi anni le aziende sanitarie regionali hanno fatto sempre più ricorso a contrattati a tempo determinato, affidandosi a convenzioni con cooperative professionali per sopperire alle carenze di medici nei reparti che forniscono servizi essenziali. Un riflesso, osserva la Corte dei Conti, di una programmazione inadeguata che non ha difeso la qualità della sanità pubblica. Alterando così il bilanciamento tra domanda sanitaria e offerta di medici per soddisfarla.
    Nelle 18 aziende ospedaliere piemontesi, si legge nelle relazione presentata ieri a Torino in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della magistratura contabile, questi rapporti sono quasi decuplicati. Un salasso. E non solo. I giudici della sezione controllo, incaricati di vigilare con un'ottica preventiva sui bilanci degli enti pubblici, hanno rilevato il sistematico «abbandono delle strutture pubbliche da parte dei medici». Un cambio di rotta verso il settore privato che «accentua i costi del servizio sanitario e non assicura quella continuità assistenziale adeguata».
    Colpa della continua girandola degli incarichi a gettone. I medici finiscono così per lavorare in ospedali diversi, a contatto con esperienze diverse, perdendo in altre parole «continuità formativa». Tutto ciò a scapito dei cittadini: da una parte nelle veste di contribuenti, attraverso le tasse, e dall'altra come pazienti, quando vengono ricoverati o sottoposti a visite. Poi c'è un altro problema. Le verifiche sui rapporti di convenzione. «Questa frammentazione di incarichi da un ospedale all'altro - aggiunge la presidente Polito - non rende agevole l'attività di verifica». E aggiunge: «Non esistono regole di accreditamento che impongono standard comuni nella definizione delle convenzioni». Infine, cosa tutt'altro che trascurabile se si considerano gli incarichi in ballo, «i controlli che le aziende sanitarie dispongono sui servizi resi vengono svolte ex post».
    Anche la procura regionale del Lazio ha acceso un faro sul fenomeno. «La questione – ha detto il procuratore Pio Silvestri - è di recente esplosa in tutta la sua problematicità mettendo in rilievo le difficoltà in cui opera, a causa della mancanza di personale e di retribuzioni non sempre adeguate, il personale medico del servizio pubblico. Il nostro intento sarà quello di verificare possibili omissioni nella individuazione di profili organizzativi che potrebbero consentire alle aziende ospedaliere, di far fronte alle esigenze della medicina soprattutto quella di urgenza».
    Soluzioni? Per invertire la rotta si potrebbe rivedere la regola del numero chiuso a medicina o alzare l'asticella dei limiti nei bandi per le scuole di specializzazione. Oppure restringere i piani di «rientro nelle regioni con elevati disavanzi finanziari». In altri termini, poi, il ricorso ai medici a gettone, sottolineano i giudici piemontesi «è una formula organizzativa non adeguata, sia sotto il profilo economico-finanziario, sia della qualità del servizio reso, con evidente danno di un diritto essenziale come quello della salute, costituzionalmente tutelato»
  3. BISOGNA PIANTARE ALBERI : Era già successo lo scorso anno, ma questa volta gli effetti, e i problemi, rischiano di essere ancora più gravi. La siccità non risparmia gli invasi destinati alla produzione dell'energia idroelettrica. Nonostante l'inverno non sia ancora stato archiviato e malgrado l'ultima neve depositata in quota. Qualche esempio? L'«oro blù» dell'invaso di Ceresole alimenta la centrale di Rosone e, da lì, le acque scaricate fanno girare le turbine dell'impianto di Bardonetto, a Locana e poi ancora quelle di Pont. A Ceresole invece la centrale di Villa è raggiunta dall'acqua degli invasi più a monte delle dighe Serrù e Agnel. Solo per citare quelli della Valle Orco.
    «A causa della carenza idrica, nel 2022 è stata dimezzata la produzione di energia da fonte idroelettrica, con un conseguente impatto economico negativo e la necessità di fare ricorso a fonti di energia alternative. Ora vedremo come va nei prossimi mesi, anche se siamo preoccupati di questa scarsità di precipitazioni nevose che allo stato attuale ci riporta alle condizioni del 2022» dice Giuseppe Bergesio, l'ad di Iren Energia. Precisa: «Analizzando i dati mese per mese, nei nostri bacini abbiamo registrato riduzioni mensili dal 30 fino al 90 per cento di afflusso dell'acqua utilizzabile per scopi idroelettrici». Non solo: «Lo scorso anno e, probabilmente succederà anche quest'estate, sono stati modificati i programmi di produzione di energia per concedere una portata costante nei canali irrigui per circa due mesi. Ci è sembrato doveroso, vista l'attenzione che l'azienda da sempre riserva al territorio e alle sue popolazioni». L'acqua "liberata" nel torrente Orco consentì a circa 5.500 agricoltori di irrigare 8.500 ettari di terreni in Canavese.
    Il guaio è che il lungo periodo di siccità, dagli invasi sulle Alpi Graie, ha condizionato pure le attività della pianura, influendo sulla produzione della centrale termoelettrica lungo il tratto del Po a Moncalieri, che oggi è operativa solo in parte. «Si tratta di un impianto che viene raffreddato da canali appositi che attingono acqua dal Po - spiega Bergesio - E, con scarsità d'acqua, non è possibile garantire un funzionamento pieno e costante. Diversa è la situazione nell'impianto termoelettrico che abbiamo nell'area nord di Torino e che è raffreddato ad aria». Anche per questo i prossimi investimenti di Iren andranno in quella direzione, verso forme di raffreddamento alternativo all'acqua piuttosto che verso il rinnovabile fotovoltaico: «Il cambiamento del mix produttivo di energia necessita comunque qualche anno perché bisogna rispettare quello che viene definito in ingegneria il "trilemma energetico" - puntualizza l'ad di Iren Energia - Vale a dire la sicurezza degli approvvigionamenti, la compatibilità economica e la sostenibilità ambientale, altrimenti non funziona».
    Il risultato è che anche i vertici Iren sposano i progetti futuri di realizzare nuovi invasi in quota o comunque l'impiego massiccio di tecnologie come i pompaggi che consentano di «riutilizzare la stessa acqua in un ciclo virtuoso, in un'ottica di massimo efficientamento e piena sostenibilità economica. «I cambiamenti climatici sono ormai una realtà oggettiva - insiste Bergesio - Di conseguenza il nostro piano industriale al 2030 prevede un forte e rapido sviluppo delle energie rinnovabili abbinate a sistemi di storage elettrico e termico da accompagnarsi a nuovi modelli di consumo ispirati al risparmio e all'efficientamento energetico»

 

ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

COST PONTE M

 

 

 

 

Diritti degli azionisti

La Direttiva 2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa' quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti posti.

 

Considerando le difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da seguire per porre domande alle societa',

 

Ritiene la Commissione:

che il diritto degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?

che la possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con la Direttiva 2007/36/EC?

 

In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato appieno? Sergio Cofferati

 

 

IL MIO LIBRO "L'USO DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT, TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da LIBRAMI-NOVARA nel 2004,  e' ora disponibile liberamente  CLICCA QUI 

 

In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto eccone la prova:   

DOC DIGOS

 

Sentenze  

1) IL 21.12.12  alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO aula 80 C'E'  STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE  PER LA QUERELA DELLA  FIAT,  PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME  DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA NELLE ASSEMBLEE .

 Mb

SCAPARONE     SENT Mb

il 24.11.14 alle ore 1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e' responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1° grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di opinione con una sentenza del 14.09.15.

SOTTO POTETE TROVARE LA DOCUMENTAZIONE

SENT 2013   FIAT 2013  PM 2013 SENT 2015  FIAT 2015  PG 2015  SCA 14.11.14 SCA 24.11.14  SENT CASS

2) il 21 FEBBRAIO 2013  GS-GABETTI sono stati condannati per agiotaggio informativo.

SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS

SENT CASS  SENT AP TO

 

Ifil-Exor: no risarcimento a parti civili, Consob punta a Cassazione

Borsa Italiana-21/feb/2013

Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli azionisti, tra cui Marco Bava, noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so ...

 

SU INTERNET IL  LIBRO DI GIGI MONCALVO  SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

PRES LIBRO   COP LIBRO DICEMBRE

Edoardo, un Agnelli da dimenticare

 

Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e' l'ultimo di Puppo :

EDOARDO AGNELLI, UN GIALLO TROPPO COMPLICATO - DIRITTO DI CRONACA

Ma Lapo ricorda il suo cane :

http://www.today.it/rassegna/morto-cane-lapo-elkann-comodino.html

 

 

La vostra voce in Europa - Consultazioni aperte - IT

 

 

www.italiachecambia.org

www.jobyourlife.com

www.osservatoriodannoallapersona.org

www.valserena.it PER PRODOTTI NATURALI

 rowdfundingbuzz.it

http:/fliiby.com/marcobava/?utm_source=in150&utm_medium=email&utm_campaign=life_cycle

http://paoloferrarocdd.blogspot.it/

 

Sarà operativa dal 9 gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo

http://ec.europa.eu/consumers/odr/

 

 

http://www.freevillage.it/ sito avv.Mario Piccolino ucciso il 29.05.15

 

VIDEO Mb

https://youtu.be/ACwrglgdOeA

https://youtu.be/gQoC1u6yWOM

https://youtu.be/pJ3Y_oSqMV8

https://youtu.be/cSQo3ljpM-Y

 

 

 

 http://www.barattobb.it/

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Videoinforma :  www marcobava.it

 

SE VUOI VEDERE COME VA IL MOND0 VAI SU : https://youtu.be/3sqdyEpklFU

 

 

Sistema di Gestione e Controllo PRNN

https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/sistema-di-gestione-e-controllo

 

 

 

Mentre i deceduti non vaccinati sono stati soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza seconda dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è quello che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.

 

La tabella del Bollettino Covid-19 pubblicato il 24 giugno scorso dall’Istituto Superiore della Sanità di Roma – link a fondo pagina

 

 

NO AL NUCLEARE , SULL'H2-FOTOVOLTAICO  NON SI SPECULA
  1. IL RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE USATO  PER  GIUSTIFICARE IL NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI RUSSIA E GIAPPONE.
  2. CON LA SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
  3. MENTRE LA FRANCIA INVESTE PER SANARE LO SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE ENTRARE ?
  4. GLI INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN ITALIA ?

 

LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE    FUSIONE NUCLEARE    QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.

IL FUTURO H2 CHE NON SI VUOLE VEDERE

E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI, COME DIMOSTRA IL : https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131

 

   INFETT VIRUS  DIO UOMINI      IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA BESTEMMIA     BESTEMMIA

   RICETTA LIEVITO MADRE LIEVITO MADRE

RICAMBIO POLITICO BLOCCATO BLOCCO   ROMA  MELONI    INTERNI

 

L'Ucraina in fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016 (sottotitoli italiano)

https://www.youtube.com/watch?v=2AKpsBF-bvo

"Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese

https://war.ukraine.ua/russia-war-crimes/

 

 

 

Cosa c’entra il climate change con l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?

 

Temperature di 10°C a 3.300 metri di altezza da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio. Sono questi i fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto due cordate di alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia

 

Ghiacciaio della Marmolada: il climate change fa almeno 6 morti
crediti: Local Team

Il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando di 6 metri l’anno

(Rinnovabili.it) – Almeno 10 morti, 9 feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente che ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada. Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate, scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio, pietre e acqua fusa.

La dinamica dell’incidente

Verso le 14 del 3 luglio ha ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre 3000 metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente, alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e ha investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia precipitando a 300 km/h.

Il punto di distacco del seracco è ben visibile in alto a destra. Crediti: Local Team.

Ogni ghiacciaio ha dei seracchi, blocchi di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il ghiacciaio incontra delle variazioni nella pendenza della montagna. Queste deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di crepacci, che a loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio, i seracchi. Queste formazioni, seppur normali, sono per loro natura instabili. Tendono a cadere a valle, ricompattandosi con il resto del corpo glaciale, ed è difficile prevedere quando esattamente un evento del genere si può verificare.

Il climate change sul ghiacciaio della Marmolada

Il distacco del seracco dal ghiacciaio della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e reso più rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni, anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti il termometro è salito regolarmente a 10°C. Ma è da maggio che si registrano anomalie termiche molto pronunciate.

Anomalie che investono tutto l’arco alpino. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100 km più a nord-est, uno degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della regione alpina ieri segnalava il quasi completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003).

Che legame c’è tra il crollo del seracco e le temperature elevate? Secondo la società meteorologica alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla base a causa della grande disponibilità di acqua di fusione dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del ghiacciaio: “la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli interstrati) e l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono probabilmente le cause principali di questo evento catastrofico”.

Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di fusione – penetra fra gli strati di ghiaccio o direttamente sul fondo del ghiacciaio, incuneandosi tra massa glaciale e rocce sottostanti, per sgorgare poi al fondo della lingua glaciale. Questo processo “lubrifica” il ghiacciaio, accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle “sacche” piene d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del ghiacciaio.

Come tutti gli altri ghiacciai alpini, anche il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa del riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta dal Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.

Il cambiamento climatico corre più veloce sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C). Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi 2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi estivi, l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può arrivare, rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.

 

 

https://www.rinnovabili.it/ambiente/impatti-ambientali-delle-guerre/

 

 

 

 

 

 

IL VERO OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

QUESTO LA HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA  CHE HA LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI SEGRETI NELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.

I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO


Dichiarazione di Giuliano AMATO

«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» - INTERVISTA

(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi - inserita il 02 luglio 2010 da 31

«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce Giuliano Amato, presidente del Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu.

Perché, presidente?

«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che bisogna fare?».

Secondo lei?

«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».

Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una trattativa», come dice Pisanu?

«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad horas del provvedimento».

Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?

«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».

Perché?

«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».

L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del '93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?

«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta insoluto è la vera matrice di quelle stragi».

Che intende dire?

«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo, Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza. Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una devastante dimostrazione di potere».

Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che per la mafia furono controproducenti?

«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti israeliani per punire la politica estera italiana sul versante palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».

Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?

«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima dei magistrati».

Infatti Andreotti e Cossiga, agli ordini  di Henry Kissinger,  se ne interessarono con Delle Chiaie che rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con la mafia di Rejna , secondo Lo Cicero.

 

 

 

CARO PIERO ANGELA UOMO DI STATO

CARO

 

 

ESPERIENZA STORICA DELL'ARROGANZA DELLA FIAT

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2022/07/watchfolder-tgr-piemonte-web-de-ponte-auto-elettrica-vl-tg1tgp2mxf-5f9b9ee5-2a7f-4d92-81c5-52a913e172bc.html

 

 

Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks

 

 FATTI NO BLA BLA BLA  DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE NON PENSANO PRIMA DI AGIRE

LE NON RISPOSTE DI DRAGHI E CINGOLANI DOCUMENTATE DA REPORT

DRAGHI NO RISP

QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO ?

Era il 23 maggio del 1992 quando Giovanni Falcone guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo accompagnava dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.

Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe Costanza che quel giorno sedeva dietro.

Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale, viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.

La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata. Muoiono tutti sul colpo.

L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il parabrezza della macchina.

In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.

L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è ancora oggi vivo.

Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità di Cosa Nostra.

Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale. Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare qualcosa del genere.

Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.

È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare l’ordigno.

Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree circostanti.

Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del magistrato.

Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni necessarie per eseguire la strage.

Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.

E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di vita.

Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.

La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione edulcorata e distorta della strage di Capaci.

Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali Peter Gomez e Marco Travaglio.

Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni Falcone prima di morire.

L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI

All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali, incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli.

Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.

Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito comunista italiano.

Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione Sovietica, a quelle del PCI.

La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si dichiarava custode di quella ideologia.

Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con Falcone prima di essere ucciso.

Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i fondi.

I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate da Stepankov.

Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da Ronald Reagan.

Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.

Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.

Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse troppo a Mosca.

Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse, infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi non allineati né con un blocco né con l’altro.

Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente perché si era deciso di demolirla dall’interno.

La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.

Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.

Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa struttura paragovernativa internazionale.

Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale, soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita a portare avanti indisturbata i suoi piani.

Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.

Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue “riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del raggiungimento di questo obbiettivo.

I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione Sovietica.

Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella storia politica recente di nessun Paese.

Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.

A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello che era il patrimonio pubblico dello Stato.

L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e comprati da corporation angloamericane.

Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.

Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli affari penali, Giovanni Falcone.

Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.

Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito. Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca per finire in Italia.

I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.

I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno mafioso.

L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani Pulite

Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.

Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.

Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina inaugurata da Achille Occhetto.

Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico liberal progressista molto simile a quella del partito democratico americano.

Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.

A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone infernale della globalizzazione.

Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere transnazionali.

Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una condanna anticipata.

Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.

Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni mafiose.

Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni dopo a via d’Amelio.

Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.

Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per essere portata in dote alla finanza anglosionista.

Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.

E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della moneta unica, arma della finanza internazionale.

E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere così forte che fa impallidire la mafia.

I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.

Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza di un potere senza volto molto più potente.

È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso anno.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire pagare con la propria vita.

Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di banche e corporation che erano i veri registi della mafia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la loro vita.

Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è avuta dal 1945 in poi.

 

 

 

Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
multe autovelox

La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati

AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox mobili montati sulle auto della polizia.

UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.

LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva segnalazione".

 

  

COSTITUENDA ASSOCIAZIONE:

NO-ISIS.cloud

www.no-isis.cloud

per non fare diventare l'ITALIA un'hotspot europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come italiani nel nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e chiaro : ogni paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le risorse disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel superare le difficolta'.

Inventarsi un lavoro invece che fare l'elemosina.

Quanti miracoli ha fatto Maometto rispetto a Gesu' ?

SI ACCETTANO ISCRIZIONI : STATUTO

PROGR ELET

scrivere a :

mailto:no-isis@outlook.con

@mbnoisis

www.facebook.com/No-isiscloud-1713403432283317/

obiettivi:

1) esame d'italiano e storia italiana per gli immigrati

2) lavori socialmente utili

3) pulizia e cucina autonoma

3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e far germogliare il seme del Vangelo.  Scrive suor Lucia: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. interpretazione del Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice:  «La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».

Le storie degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere insieme alle loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani all'estero:

1)  Mi trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata , mentre stato parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi : era di colore.

2) Mi trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando dei soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi pacchi, arriva un nero in bici e me li chiede

3) Ero su un bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che occupava i primi posti e si e' messo lui

4) Ero in un team di startup che doveva fare proposte a TIM usando strumenti della stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima vedere gli strumenti e poi fare le proposte: molto innovativo !

5) FINO A QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA , ANCHE SE LO SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO PRINCIPIO CHE CI PORTA INDIETRO.

6) perche' lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono rifiutare clienti .

7) Immigrazione ed economia sono interconnesse in quanto spostano pil fuori dal paese.

8) Gli extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non solo desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.

 

09.01.19

Tutti i nulllafacenti immigrati Boeri dice che ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?

04.02.17l

L'ISIS secondo me sta facendo delle prove di attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco simultaneo da terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come a NY l'11.09.11.

Riforma sostenuta da una maggioranza trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli immigrati La Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per le assegnazioni penalizzano gli italiani .

Screening pagato dalla Regione e affidato alle Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc “Controlli da marzo” Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di scabbia In sei mesi sono state curate un migliaio di persone.

Il Piemonte è la quarta regione italiana per numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad aumentare. L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta trasformando in strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In Piemonte ci sono 14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi: nel primo mese del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti asilo, in confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015. Insomma, serve un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione della Regione Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in questi anni sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da emergenziale a strutturale».

La Regione punta su formazione e compensazioni mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila migranti Solo 1200 nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i riconoscimenti delle commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al passato prossimo: la tendenza si è invertita, le domande accolte sono il 60% rispetto al 40% dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a progetti di accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai dati aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar - gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture. Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto: «Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi), “Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni). Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva, aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato, protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni, considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone, in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione, Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.

INTANTO :«Non sono ipotizzabili anticipazioni di risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La lunga attesa aveva fatto protestare molti residenti e c’era chi già stava perdendo le speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a un’interpellanza del consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha messo nero su bianco che i fondi dei privati per permettere la costruzione dell’asilo non ci sono. Quella di via Verolengo resta una promessa non rispettata. Con la crisi immobiliare, la società Cinque Cerchi ha rinunciato a costruire una parte dei palazzi e gli oneri di urbanizzazione versati, spiegò mesi fa l’ex assessore Lorusso, erano andati per la costruzione del tunnel di corso Mortara. Ad ottobre c’è stata una nuova riunione. L’esito è stata la fumata nera da parte dei privati. «Sarà necessario che la progettazione e la realizzazione dell’opera vengano curate direttamente dalla Città di Torino», scrive il Comune nella sua risposta. Senza specificare come e dove verranno reperiti i fondi necessari, né quando si partirà.

 

Tunisia. Frattini: "Proporremo immigrazione circolare" - Il portale dell ...

www.stranieriinitalia.it/.../tunisia-frattini-qproporremo-immigrazione-circolareq.html

20 gen 2011 - L'immigrazione "circolare" è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro all'estero, tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...

Tutto è iniziato quando è stato chiuso il bar. I 60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia diretto a Napoli volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi e far scoppiare il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente, trasformando il viaggio in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri. In mezzo al mare, nel cuore della notte, è successo di tutto: litigi, urla, botte, un tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai danni di alcuni viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La situazione è tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima dell’ormeggio, quando i protagonisti di questa interminabile notte brava hanno visto che sulle banchine del porto di Napoli erano già schierate le pattuglie della polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì sera dalla Sardegna era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che nei giorni scorsi aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina di persone, alle quali si sono aggiunti anche altri immigrati nordafricani. E così a bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo ha provato a riportare la calma ma la situazione è subito degenerata. Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a Napoli, il traghetto è stato bloccato dagli agenti della Questura di Napoli che per tutta la giornata sono rimasti a bordo per identificare gli stranieri che hanno scatenato il caos in mezzo al mare e per ricostruire bene l’episodio. «Il viaggio del gruppo è stato effettuato secondo le procedure previste dalla legge, implementate dalle autorità di sicurezza di Cagliari – si limita a spiegare la Tirrenia - La compagnia, come sempre in questi casi, ha destinato ai passeggeri stranieri un’area della nave, a garanzia della sicurezza dei passeggeri, non essendo il gruppo accompagnato  dalle forze di polizia. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, il gruppo ha creato problemi a bordo per tensioni al suo interno che poi si sono ripercosse sui passeggeri». A bordo del traghetto gli agenti della questura di Napoli hanno lavorato per quasi 12 ore e hanno acquisito anche le telecamere della videosorveglianza della nave. Nel frattempo sono scoppiate le polemiche. «I protagonisti di questo caos non sono da scambiare con i profughi richiedenti asilo - commenta il segretario del Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che con gli sbarchi dal Nord Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, arrivano poco di buono, giovani convinti di poter fare cio’ che vogliono una volta ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un lasciapassare che garantisce loro la libertà di delinquere in Italia. Cosa deve accadere per far comprendere che va trovata una soluzione definitiva alla questione delle espulsioni?»  In ostaggio per ore Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno trasformato il viaggio in un incubo per gli altri 200 passeggeri  21.02.17

Istituto comprensivo Regio Parco La crisi spegne la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10 euro al mese: a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la Regione Piemonte finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani la lingua degli immigrati non viceversa.

 Qui Foggia Gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui Messina Nei rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano di anno in anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case sono coperte da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo aperto  Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di famiglie abitano prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da Lamezia a Messina. Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di fortuna. Tra amianto, topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia da vendere. Con gli occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la sua testa: «Sono stata operata due volte di tumore, è colpa di questo maledetto Eternit». Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo qui da vent’anni. D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa e l’umidità bagna i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di andare via. Ma dove?». In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi e lamiere trova la forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i politici ci promettono case popolari, ma una volta eletti si dimenticano di noi. Sono certa che morirò senza aver realizzato il mio sogno: un balcone dove stendere la biancheria». Antonio invece no, lui non ride. Digrigna i denti rimasti: «Gli altri li ho persi per colpa della rabbia. In due anni qui sono diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela, bidonville: Paese che vai, emarginazione che trovi. Un essere umano su sei, nel mondo, vive in una baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila le persone che, secondo l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di altro tipo», diversi dalle case. Cantine, roulotte, automobili e soprattutto baracche. Le storie di questi cittadini invisibili (e italianissimi) sono raccontate nel documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, in onda domenica sera alle 21,15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Le baraccopoli sono non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso rassegnata. Donne, uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi economica o di circostanze avverse. Vivono in stamberghe all’interno di moderni ghetti al confine con quella parte di città degna di questo nome. Di là dal muro la civiltà. Da questo lato fango, calcinacci, muffa, immondizia, fogne a cielo aperto. A Messina le abitazioni di fortuna risalgono ad oltre un secolo fa, quando il terremoto del 1908 rase al suolo la città. Qui l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo Fucile, Giostra, Camaro San Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale dei diseredati. Legambiente ha censito più di 3 mila baracche e altrettante famiglie. I topi, invece, sono ben di più. A Lamezia Terme oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica. Tra loro c’è Cosimo, che vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio figlio, ha subìto un trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita invece nelle casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato fatiscente è diventato la sua dimora forzata: «Facevo l’autotrasportatore. Dopo due ictus ho perso patente e lavoro. I miei figli non sanno che abito qui. Non mi è rimasto nulla, nemmeno la dignità». Sognando un balcone «Il mio sogno? È un balcone dove stendere la biancheria», dice la signora Caterina nIl documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà in onda domani sera alle 21.15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Su Sky Atlantic Il documentario 3 domande a Sergio Ramazzotti registra e fotografo “Così ho immortalato la vita dentro quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti delle baraccopoli? «Sono cittadini italiani, spesso finiti lì per caso. Magari dopo aver perso il lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti comuni? «Chi finisce in una baracca attraversa fasi simili a quelle dei malati di cancro. Prima lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di scendere a patti con la realtà, la depressione, infine la rassegnazione». Cosa ci insegnano queste persone? «È destabilizzante raccontare donne e uomini caduti in disgrazia con tanta rapidità. Sono individui come noi. La verità è che può succedere a chiunque». Baraccopolid’Italia

01.03.17

GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE GLI EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.

 

 

 

SE VUOI SCRIVERTI UN BREVETTO CONSULTA dm.13.01.10 n33

13/01/2010 - Decreto ministeriale del 13 gennaio 2010, n. 33 - Uibm

 

 

 

CORRISPONDENZA sulla Xylella fastidiosa con la UE luglio 2018

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967.pdf

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967-cover.pdf

 

 

 

Mutui, la prova della truffa Via a rimborsi per 16 miliardi

Dopo tre anni ecco la sentenza Ue sull'Euribor truccato da banche estere. Ma si può far causa pure alle italiane

Giuseppe Marino - Sab, 19/11/2016 - 15:52

La Commissione europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di euro di rimborsi da chiedere alle banche.

La storia parte con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie posizioni commerciali ed esposizioni»

Il risultato ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé, Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di euro.

La Ue ha sempre rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte «censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti: «Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo, leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1 settembre 2005 al 31 marzo 2009».

27.01.17

 

 

Come creare un meeting su Zoom? In un periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale, la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un processo estremamente semplice, che non richiede neppure la registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che desiderano creare un meeting su Zoom.

Ecco dunque una semplice guida per semplificare la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla piattaforma senza confondersi le idee.

Come si crea un meeting su Zoom

Dopo aver scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione, si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In (è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo modo:

  • Fare tap su New Meeting (pulsante arancione)
  • Scegliere se avviare il meeting con la fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
  • Premere Start a Meeting

A questo punto è stata creata la videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:

  • Fare tap su Participants (nella parte in basso dello schermo)
  • Premere su Invite
  • Scegliere il mezzo attraverso cui inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o messaggio, per esempio)

Una volta invitati gli utenti, chi ha creato il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare, piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.

Zoom, anche su dispositivi mobile

Zoom (immagine: Zoom).

Facendo tap sul pulsante Chats (in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting), permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare tutti (End Meeting).

 

 

Windows File Recovery recupera i file cancellati per sbaglio

È la prima app di questo tipo realizzata direttamente da Microsoft.

A tutti - beh, a quanti non hanno un backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file, non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per sempre.

Recuperare i file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per software specializzati.

Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha rilasciato una piccola utility che si occupa proprio del recupero dei file.

Si chiama Windows File Recovery ed è disponibile gratuitamente sul Microsoft Store.

Si tratta di un programma privo di interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di Windows.

L'utility ha tre modalità base di funzionamento. Default, suggerita per i drive Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome, la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni, cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).

Windows File Recovery è in grado di tentare il recupero da diversi filesystem - quali Ntfs, exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a disposizione una pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.

Qui sotto, alcune schermate di Windows File Recovery.

wfr01
 
Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28141

 

Bloatbox ripulisce Windows 10 dalle app indesiderate

Bastano pochi clic per eliminare tutto il bloatware preinstallato.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28201

Non si può dire che Windows 10 sia un sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé, insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.

Rimuoverle a mano una a una è un compito tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera operazione: Bloatbox.

Nata come estensione per Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con Microsoft da Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.

Il motivo è un po' la medesima ragione di vita di Bloatbox: non rendere Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.

Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di archivio .zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file Bloatbox.exe per avviare l'app.

La finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo, Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del computer.

Ciò che occorre fare è selezionare quelle app che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il pulsante , che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si trovano tutte le app condannate alla cancellazione.

A questo punto si può premere il pulsante Uninstall, posto nella parte inferiore della colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.

L'ultima versione al momento in cui scriviamo mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare una "pulizia generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....

Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di eliminazione tutte le app preinstallate e considerate bloatware. Chiaramente l'elenco può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si intende tenere tramite il pulsante Remove selected.

 

 

 

 

Il sito che installa tutte le app essenziali per Windows 10

Bastano pochi clic per ottenere un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo software.

Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente configurato e utilizzabile.

A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter automatizzare.

Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e installarle in autonomia.


Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti (Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e, dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di fornire un'interfaccia grafica.

Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.

Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è molto simile al già citato Ninite.

Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve essere preventivamente installato sul Pc.

Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo sviluppatore ha battezzato Featured Pack.

Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.

In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa di invocare Winget per portare a termine il compito.

I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a creare il proprio e a condividerlo.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369

 

 

Cos’è e a cosa serve la pasta madre

La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.

Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane, pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili, conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.

La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.

I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno, evitando picchi glicemici.

Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi, si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari tipi di farine, anche senza glutine.

La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.

 

 ATTENZIONE MOLTO IMPORTANTE PER LA TUA SALUTE :

 La tecnologia di riferimento per le Cellule Tumorali Circolanti 

               http://www.isetbyrarecells.com/faq/

 

Nostra Madre Terra - Articoli

http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?cat=12

 

Dai termovalorizzatori alla raccolta differenziata

http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?azione=det&id=2548

 

Video Marco Bava Giuseppe Catizone 6 marzo 2009

http://video.google.it/videoplay?docid=-2712874453540054702&hl=it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Videoinforma :  www marcobava.it